venerdì 27 aprile 2012

Cosa rispondere?

Carissimi, mi aiutate a rispondere a questa mail che purtroppo leggo soltanto ora, a giorni di distanza?
E' evidente che si tratta di domande retoriche; ma c'è il grande dilemma dell'"approvazione", con la quale vorrebbero metterci a tacere. Ma qui ci sono anche quegli aspetti positivi dell'esperienza che, su un adepto che non ha la visione globale del cammino, prevalgono su qualunque altra sia pur fondata obiezione con l'oggetto della quale egli non sia ancora venuto in contatto. Obiezione che, soprattutto, non fa presa su chi non abbia una solida formazione cattolica e non sia quindi in grado di riconoscere gli 'sviamenti' da noi messi in luce. A questo si aggiunga il pesante condizionamento psicologico, il forte imprinting identitario che esso genera ed il clima di esaltazione che, attraverso l'emozione, appaga il sentimento, ma non educa la volontà. Il resto lo fa la comunicazione pilotata ed autoesaltatoria che circola all'interno e che ormai sono in diversi a riconoscere.

Salve,
Ho visto il Vs sito. Non ho conoscenze teologiche, dottrinali di Catechismo della Chiesa Cattolica. Faccio parte del Cammino Neocatecumenale. Sinceramente non mi sono mai posto tante domande e ho seguito sempre il Cammino perché consigliatomi dal mio parroco. In effetti grazie alla guida dei catechisti e soprattutto della Parola di Dio ho fatto tante esperienze dell'amore di Dio di fronte a tante esperienze di peccato dovute alla mia indole umana.
Ma leggendo i Vs articoli vado un po' in crisi, si smonta una certezza di sostegno alla mia già misera se non nulla fede. Per avere maggiori chiarimenti vi pongo umilmente alcune domande alle quali vi pregherei di rispondere con vero zelo cristiano.
- perché il Vaticano non disincentiva o dichiara eretico questo movimento, invece di approvare statuti, ricevere i fondatori, ecc.? Quale miglior voce del Papa che in materia di fede dovrebbe essere infallibile?
- cosa dovrei fare io per camminare verso Cristo in una vita da vero cristiano? Lasciare il Cammino Neocatecumenale per quale altra alternativa?
Grazie per la considerazione, Vi saluto e auguro una Santa Pasqua di Risurrezione.
Nome Cognome

giovedì 26 aprile 2012

Il pragmatismo uccide la fede

"Honesta turpitudo pro causa bona est".

Lo disse Pubblilio Siro duemila anni fa, ma è terribilmente attuale. Non è il demonio ad uccidere la fede, e nemmeno l'ateismo. È il pragmatismo, che spinge la Chiesa ad accogliere tutto ed il contrario di tutto sotto il sacro manto. Ed è il relativismo religioso, non meno pernicioso di quello filosofico, per cui non vi sarebbero beni assoluti e mali assoluti e tutto va contestualizzato, storicizzato.

Questa concezione dominante ha spinto ad un cambio di prospettiva: dal male assoluto si è passati al male relativo. Così il cammino neocatecumenale è stato evidentemente considerato, nella peggiore delle ipotesi, un male minore rispetto alla lontananza dalla fede, alla violenza della società, all'espansionismo islamico, ecc. ecc.

Kiko, di certo, non è un dèmone. Più che altro, è un individuo che ha imparato progressivamente a gestire la propria eccentricità, il proprio carisma sugli altri, fino a trasformarlo in uno strumento di esaltazione collettiva. Sapendo circondarsi degli appoggi giusti nelle gerarchie e fuori di esse. Alla fine l'ha vinta, a dimostrazione di quanto possa il connubio auto-esaltazione e lucidità.

Quanto al Papa, fa il suo mestiere, che è quello di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, sapendo accogliere anziché respingere. Tuttavia, grava su di lui il peso di scelte sicuramente problematiche e piuttosto dirompenti tra i fedeli.

Bisogna pregare anzitutto per lui, perchè se un Papa si sbaglia, sono disastri per la Chiesa (e per l'umanità).

Al momento in cui siamo, ci chiediamo se il Papa abbia ancora qualcosa da dire sulla questione CNC: non lo sappiamo e crediamo non lo sappiano neppure i suoi più stretti collaboratori. Ci appare difficile, comunque, che possa imprimere una sterzata fortemente correttiva sui direttori, che nonostante la sorprendente approvazione continuano a rimanere "segreti", dopo aver approvato lo statuto del CNC al di là di ogni ragionevole dubbio. Anche se ora, in extremis, qualcosa sulla Liturgia si è mosso.
A dire il vero, il nostro Papa è un inguaribile ottimista, poiché è riuscito a vedere quel poco di buono nel Cammino in un mare magnum di contraddizioni e storture che lo accompagnano, come denunciato qui e altrove.

Ed è un Papa che sorprende, perchè dopo aver chiaramente impresso una svolta nella riscoperta dei valori della tradizione cattolica ed ecclesiale, ha approvato il frutto più controverso e plateale della ermeneutica post-conciliare, con aggiunte sincretiste e giudaizzanti.

Parlavo di pragmatismo come vero malanno della Chiesa. In effetti ciò che danneggia e disorienta il credente cattolico è la mancanza di posizioni inequivoche, tradizionali o progressiste che siano.

Nessuno è abbastanza progressista nella Chiesa odierna da suscitare un sano moto oppositivo nelle coscienze dei credenti tradizionalisti. E nessuno è abbastanza tradizionalista da sgomberare il campo da qualsivoglia equivoco sulla certezza dei dogmi fondanti della fede, con assunzione di comportamenti consequenziali.

O meglio. Vi è una certa contraddizione tra l'affermazione dei dogmi ed il perseguimento di politiche diplomatiche e tolleranti. Sarà colpa della globalizzazione, della secolarizzazione, non so. Impera, però, una strategia fifty-fifty, da via di mezzo, cerchiobottista e pragmatica, all'insegna dell'embrassons-nous.

Un clima che non è nato oggi, visto che il Cammino ha preso piede negli anni sessanta, senza particolari reazioni e non certo in virtù dell'aura di segretezza di cui si è circondato, considerato che le notizie su di esso circolavano già allora. Diciamo che è nato nel momento giusto, con una Chiesa divisa e spaccata su tutto, come il mondo esterno, inserendosi alla grande tra le opposte fazioni per seguire una propria originale strada, fatta di parole antiche e comportamenti ultramodernisti.

Solo qualche ventennio prima, e il CNC sarebbe stato liquidato senza troppi preamboli, esattamente in difesa di quei valori oggi tranquillamente messi in discussione, senza particolari doglianze, a parte qualche lamento.

Temo proprio che Publilio Siro abbia colto nel segno, a proposito delle turpitudini quando diventano utili alla causa. Il dilemma è se la causa, rinforzata dalle turpitudini, rimanga incorrotta o non si trasformi in qualcosa d'altro.
Materia per fini disquisizioni teologiche.
Liberio

mercoledì 25 aprile 2012

Che cosa si intende - nella Chiesa - per "dare l'autorizzazione per pubblicare" un testo destinato alla catechesi?

Si tratta dell'ennesimo testo di grande rilevanza sul Cammino neocatecumenale che negli ultimi tempi non proviene da noi, ma da altre autorevoli fonti, come, ad esempio, questo di Cantuale Antonianum, che smonta l'interpretazione pro-cammino sulla vexata questio della pubblicazione del Direttorio NC.

Un anonimo lettore, manda un apparentemente dotto commento che dobbiamo smontare - per solo amore di verità -, in quanto rivela la sottile mentalità farisaica di chi vuole giocare con il diritto, sollevando questioni formali, senza tener conto delle particolarità del diritto canonico, il quale si interessa del bene delle anime, non - in primo luogo - di cavilli da giureconsulti (non sempre ben informati...). Io, certo, non pretendo di essere un esperto di diritto, ma chi ha mandato il suo commento non ha neppure lui un'invidiabile conoscenza di ciò di cui parla, per usare un eufemismo. E comunque, da vari macroscopici indizi, il commentatore mostra di prendere granchi grandi come case. Per essere gentili. Iniziamo il vaglio.

1) Il commento si riferisce a questo post, che dovreste utilmente rileggere:

2) Il testo del commento inviato dice:
Forse, caro Fr A.R., dovrebbe considerare meglio cosa si intende nel diritto (in generale, ma anche nel diritto canonico) col termine "pubblicazione". Il diritto, come tutte le scienze ha un linguaggio tecnico se si ignora il quale si rischia di incorrere in errori e confusione. Pubblicare in linguaggio giuridico non si riferisce ad un atto materiale di stampa, ma ad una consegna nelle mani di un organo pubblico, il quale garantisca che il testo non sia modificato senza autorizzazione e che il testo non sia occultato. E’ solo l’organo pubblico che garantisce ciò, e non l’edizione, che è un fatto privato e può contenere refusi, alterazioni, o semplicemente essere oggetto di riedizione. In questo caso per pubblicazione si intende il deposito del testo già approvato presso gli archivi della Santa Sede. Vada in Vaticano e chieda di prenderne visione. La decisione di concederglielo o meno non è in mano ai NC ma alla Santa Sede, e da parte loro con la consegna alla Biblioteca Vaticana la disponibilità al pubblico è pienamente effettuata. La “pubblicazione” come accordo commerciale con un editore per realizzare un testo a stampa acquistabile in libreria non è un obbligo per nessuno, ed è un fatto privato non “pubblico".
La messa a disposizione tramite l’organo pubblico non vuol dire che si debba metterle il testo su un piatto d’argento, affinchè lei lo esamini e giudichi se è cattolico. Questo lo hanno già fatto coloro che ne hanno l’autorità. Pertanto lei può chiederne una copia o prenderne visione andando in Vaticano, e sarà poi l’organo pubblico a determinare se e come farglielo consultare. Quel testo non appartiene più nè ai NC, nè a lei o a me. Quel testo è un atto della Chiesa, perchè è lo Statuto di un associazione PUBBLICA di fedeli su cui la Santa Sede ha messo il suo sigillo. Grazie per l'ospitalità. :)
3) L'anonimo commentatore in buona fede, probabilmente più esperto di diritto commerciale che di diritto della Santa Chiesa, commette vari e gravi errori, che ora esporremo (ed essendo alquanto comuni cerchiamo di correggerli):
  1. Il Cammino Neocatecumenale non è e non ha mai voluto essere una ASSOCIAZIONE PUBBLICA DI FEDELI, come asserito dall'anonimo. E qui si vede che lo scrivente non ne fa parte, o è un "novizio". Quante volte deve ripeterlo il povero Kiko che non vuole sentir parlare per il Cammino di "Associazione"? E infatti il Cammino Neocatecumenale, dicono gli Statuti, è una Fondazione di religione e di Culto (basta leggere la nota 3 dell'art 1 §3).
  2. Il caro commentatore non si accorge però di che cosa si sta esattamente parlando nell'articolo che commenta e di quale documento si discuta nel post. Non si tratta, come egli afferma nel concludere la sua filippica, dello STATUTO del movimento (il quale è stato pubblicato, divulgato, ciclostilato e può essere trovato anche qua), ma del Direttorio per la Catechesi del Cammino Neocatecumenale (se il giurista-commentatore non ha colto la differenza tra l'uno e l'altro documento, lascio ai lettori l'ardua sentenza....). Comunque sia continuiamo nel merito.
  3. Nel linguaggio ecclesiale un testo viene "approvato PER la pubblicazione", e questo non coincide con il linguaggio del diritto civile (o diritto "in generale" come dice l'amico) che prevede il deposito di statuti o altri regolamenti di aziende per darne la necessaria pubblicità, cioè perché non venga occultato. Quest'ultima è una precauzione necessaria in altri ambiti. Nessuno, infatti, può o vuole occultare la dottrina della Chiesa o il vangelo; anzi devono essere annunciati ad ogni creatura per comando di Cristo! La Chiesa, però, volendo tutelare i fedeli da opinioni eventualmente non conformi alla dottrina cattolica, prevede che i testi che trattano di fede e morale, prima di essere divulgati, usati pubblicamente, in forma scritta (stampata o meno, non importa il supporto) vengano vagliati e approvati. Tanto più un documento che si propone di essere un DIRETTORIO PER LA CATECHESI, cioè di un testo di riferimento per l'insegnamento della fede. Dice il Diritto canonico in maniera generale:
    Can. 823 - § 1. Perché sia conservata l'integrità della verità della fede e dei costumi, i pastori della Chiesa hanno il dovere e il diritto di vigilare che non si arrechi danno alla fede e ai costumi dei fedeli con gli scritti o con l'uso degli strumenti di comunicazione sociale; parimenti di esigere che vengano sottoposti al proprio giudizio prima della pubblicazione gli scritti dei fedeli che toccano la fede o i costumi; e altresì di riprovare gli scritti che portino danno alla retta fede o ai buoni costumi.
    § 2. Il dovere e il diritto, di cui al § 1, competono ai Vescovi, sia singolarmente sia riuniti nei concili particolari o nelle Conferenze Episcopali nei riguardi dei fedeli alla loro cura affidati, d'altro lato competono alla suprema autorità della Chiesa nei riguardi di tutto il popolo di Dio.
    Per quanto poi riguarda il nostro caso, il decreto di approvazione del Direttorio Catechetico si riferisce ad esso come a "sussidio valido e vincolante per le catechesi del Cammino Neocatecumenale" (vedi qui). Perciò ad esso si applica il seguente canone che si riferisce a "scritti pertinenti all'istruzione catechetica":
    Can. 827 - § 1. I catechismi come pure gli altri scritti pertinenti all'istruzione catechetica o le loro versioni, per essere pubblicati, devono avere l'approvazione dell'Ordinario del luogo, fermo restando il disposto del can. 775, § 2.
    § 2. Qualora non siano stati pubblicati con l'approvazione della competente autorità ecclesiastica o da essa successivamente approvati, nelle scuole, sia elementari sia medie sia superiori, non possono essere adottati come testi-base dell'insegnamento i libri che toccano questioni concernenti la sacra Scrittura, la teologia, il diritto canonico, la storia ecclesiastica e le discipline religiose o morali.
    § 3. Si raccomanda che i libri che trattano le materie di cui al § 2, sebbene non siano adoperati come testi d'insegnamento, e parimenti gli scritti in cui ci sono elementi che riguardano in modo peculiare la religione o l'onestà dei costumi, vengano sottoposti al giudizio dell'Ordinario del luogo.
    § 4. Nelle chiese o negli oratori non si possono esporre, vendere o dare libri o altri scritti che trattano di questioni di religione o di costumi, se non sono stati pubblicati con licenza della competente autorità ecclesiastica o da questa successivamente approvati.
    Ovviamente trattandosi di un testo di catechesi destinato virtualmente a tutto il popolo di Dio non è approvato da un Ordinario di qualche luogo, ma dalla Santa Sede. Se un parroco scrive un catechismo per la sua parrocchia (e può farlo) ha bisogno dell'approvazione, se Kiko scrive un direttorio catechistico per i neocatecumenali ha bisogno dell'approvazione. E si ritiene che sia il parroco che Kiko non intendano tenere in un cassetto o nel chiuso di polverosi scaffali un'unica copia del loro testo che con tanta fatica hanno composto. O sbaglio?
4) Come si può ampiamente costatare, nel vocabolario del Diritto della Chiesa pubblicare vuol proprio dire "rendere pubblico", divulgare con lo scritto - in questo caso -, perché non si tratta di semplici documenti che riguardano il funzionamento interno di una associazione, ma di testi destinati - per loro stessa natura - a diventare predicazione pubblica, fatta a nome della Chiesa, e devono perciò essere diffusi e dati in mano a quanti dovranno usarli in maniera "vincolante".

5) Inoltre, proprio per evitare gli errori materiali che l'anonimo commentatore paventa, la Chiesa prevede che prima di tutto vengano approvati gli scritti per la pubblicazione, poi, se di essi vengono fatte nuove edizioni o traduzioni, anche queste, di volta in volta, siano controllate e approvate singolarmente. La prudenza non è mai troppa:
Can. 829 - L'approvazione o la licenza di pubblicare un'opera ha valore per il testo originale, non però per le sue nuove edizioni o traduzioni.
6) Il commentatore sornione e ironico afferma poi: "La messa a disposizione tramite l’organo pubblico non vuol dire che si debba metterle il testo su un piatto d’argento, affinchè lei lo esamini e giudichi se è cattolico". E io rispondo: non pretendo di avere il testo su un piatto d'argento, e tantomeno ritengo di dover giudicare "se è cattolico". Il problema è che questo testo è destinato alla catechesi (cioè per sua natura è un testo che pretende di essere reso pubblico in qualche forma) e io, come presbitero o parroco o vescovo, ho il dovere di controllare che ciò che viene detto corrisponda al testo approvato. Se per caso sorgono dubbi o ambiguità a chi pensa si rivolgeranno i fedeli per avere un chiarimento? Ma se non ho accesso al sussidio, come posso svolgere il compito che mi è stato affidato dall'Autorità ecclesiastica, al quale mi sono assogettato dal giorno della sacra ordinazione e del quale dovrò render conto a Dio?

7) Personalmente ritengo che il ritardo nella pubblicazione si sia verificato solo a causa dell'iter che è stato seguito per far approvare in maniera specifica, dalla Congregazione per il Culto Divino, le "celebrazioni" particolari del Movimento, mentre il resto del testo è approvato dal Pontificio Consiglio per i Laici su mandato della Congregazione della Dottrina della Fede. Adesso, dopo l'ultima approvazione di qualche mese fa, non dovrebbero esserci più ostacoli al "rendere pubblico" un testo per la catechesi che la Chiesa ha con tanto impegno fornito del proprio sigillo di approvazione.

8) Mi pare di aver ampiamente risposto all'anonimo che deve informasi meglio sul peculiare gergo del diritto ecclesiale, soprattutto per quello che riguarda la "Funzione di insegnare nella Chiesa", il cosiddetto "munus docendi", che - per quanto ne so - non mi sembra abbia paralleli nel diritto pubblico o privato che sia. Perciò sostenere che: "Pubblicare in linguaggio giuridico non si riferisce ad un atto materiale di stampa, ma ad una consegna nelle mani di un organo pubblico" potrà anche valere in altro ambito (perfino nel diritto canonico, per esempio quando si parla di fare le "pubblicazioni per il matrimonio", dove non si intende ovviamente "stampare il libretto della liturgia di nozze"!), ma non ha lo stesso significato quando si tratta di predicazione e di catechesi e di pubblicazioni che hanno per oggetto la fede e la morale.

9) Aspettiamo, quindi, fiduciosi, di poter prima o poi vedere diffuso in ogni forma - come merita - il testo del Direttorio Catechetico che non è - lo ricordo ancora - destinato solo ad un movimento o una associazione come un regolamento interno, ma a tutti i fedeli (e anche a quelli che vogliono diventare fedeli), compresi i pastori.

martedì 24 aprile 2012

Cammino neocatecumenale: un passo falso per il « Piccolo Ratzinger »?

Questo articolo è stato tradotto dal Blog Francese Riposte Catholique, che lo ha pubblicato ieri 23 aprile. A dimostrazione che non siamo i soli a farci domande e che certe incongruenze stanno facendo il giro del mondo. E forse era anche ora; anche se non possiamo esser certi del tipo di conclusione di questa brutta storia, a causa dell'enorme potere economico, curiale ed altro che questa entità ora ecclesiale ha saputo intessere negli anni con molte connivenze, ma anche con subdola penetrazione, facilitata dal sia pur ridimensionato - se non dalle nostre denuce e testimonianze, ma purtroppo non abbastanza - 'segreto' sulle sue prassi e sulla sua dottrina, inversamente proporzionale allo sbandieramento delle ripetute 'approvazioni'. Quanto al cardinal Cañizares, ricordiamo anche come egli abbia clamorosamente smentito il Santo Padre il giorno successivo ai suoi richiami al Cammino, indicandone enfaticamente la liturgia come esemplare sulla stampa spagnola...

Al momento della sua nomina alla testa della Congregazione per il Culto Divino, nel dicembre 2008, il cardinal Antonio Cañizares Llovera godeva di una solida reputazione di prelato ortodosso al punto da venir qualificato dalla stampa come « Piccolo Ratzinger ».

Inoltre arrivando in un Dicastero il cui predecessore, il cardinal Arinze, aveva preparato il terreno alla « riforma della riforma » voluta da Benedetto XVI, specialmente con l'Istruzione Redemptionis Sacramentum del merzo 2004 « su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia» (1), a molti psservatori e fedeli il prelato spagnolo sembrava l'uomo giusto per rimettere Dio nel cuore della Liturgia.

Per questo, il cardinal Cañizares poteva appoggiarsi sul segretario della congregazione, Mons Malcolm Ranjith, pienamente devoto al Santo Padre e alla sua opera di restaurazione della Messa, culine della vita cristiana. I primi mesi dell'attività del « Piccolo Ratzinger » confermarono d'altronde le speranze riposte in lui, soprattutto per la ripetuta celebrazione della forma extraordinaria (2) e di dichiarazioni forti come la sua prefazione al libro di don Nicola Bux La Riforma di Benedetto XVI o la sua intervista al Tagespost del luglio 2010 nella quale il cardinale perorava « una virata a 180° » in materia di pastorale dei giovani, al fine di aiutarli a rinnovare il senso del mistero divino.

Tuttavia, nel giugno 2009, Mons. Ranjith viene inviato dal Papa nello Sri Lanka – ciò che gli aprirà le porte del cardinalato – e sostituito dal domenicano americano Joseph Augustine Di Noia. Eccellente teologo, Mons. Di Noia purtroppo conosce male il nuovo movimento liturgico e s'impegna a frenarlo quanto gli è possibile. E ciò, senza che il cardinal Cañizares sembri preoccuparsene. Questa strana passività del prefetto della congregazione contribuisce di fatto poco a poco a raffreddare l'ardore dei suoi sostenitori che si scoraggiano soprattutto per l'assenza di promozione della comunione nel modo tradizionale, a dispetto dell'esempio dato da Benedetto XVI dal Giovedì Santo 2008.

Occorre dire che il cardinal Cañizares sembra molto impegnato per la Chiesa di Spagna e, soprattutto, per una delle comunità più dinamiche, il Cammino neocatecumenale che, in 40 anni, s'è installato in più di 1 000 diocesi in tutto il mondo. Spesso citato ad esempio per la sua spinta missionaria e la sua fedeltà al magistero morale della Chiesa, « il Cammino » è tuttavia da molto tempo criticato per le sue pratiche liturgiche, ciò che il cardinal Cañizares, proprio per la sua funzione, non può ignorare.

Il tempo che egli dedica a Kiko e Carmen, i fondatori del Cammino, dovrebbe dunque giustificarsi non soltanto attraverso un incoraggiamento alle eccellenti disposizioni dei suoi membri, ma anche attraverso la volontà di ricondurli ad una concezione della Liturgia più ortodossa (come d'altronde richiesto dal cardinal Arinze nel 2005).

Ora ecco che il Papa, secondo il vaticanista Sandro Magister, ha appena ordinato alla Congregazione per la Dottrina della Fede di esaminare se le messe neocatecumenali sono conformi o meno alla dottrina e alla pratica liturgica della Chiesa cattolica.

Una decisione che suona come una umiliazione per il Prefetto della Congregazione per il Culto divino, che si era adoperato perché il suo dicastero desse parere favorevole ad un decreto preparato dal Pontificio Consiglio per i laici e che Radio Vaticana presentava, il 19 gennaio scorso, [ovviamente la notizia è sparita, ma c'è questa del 22 successivo] come se segnasse «l’approvazione della liturgia» del Cammino neocatecumenale. In effetti a torto, poiché, dal 20 gennaio, e con grande sorpresa di Kiko e dei membri del cammino riuniti a Roma per festeggiare questo decreto, il Papa stesso precisava erano implicate soltanto le loro celebrazioni che non fossero “strettamente liturgiche”. Una riserva formulata all'ultimo minuto con grande sollievo del buon numero di ufficiali di curia che avevano visto con meraviglia il Culto divino non apportare alcuna modifica al testo uscito dal pontificio Consiglio dei laici.

le ragioni che spiegano come il « Piccolo Ratzinger » abbia lasciato passare un simile testo, suscettibile, secondo i commenti di Magister, d’introdurre « nella liturgia latina un nuovo “rito” creato artificialmente dai fondatori del Cammino, estraneo alla tradizione liturgica, pieno di ambiguità dottrinali e fautore di divisione nella comunità dei fedeli » (e dunque talmente agli antipodi della visione liturgica promossa da Benedetto XVI che egli etssso ha dovuto modificarlo all'ultimo momento) rimangono per il momento misteriose. Ciò che è certo, è che, su questa questione, il cardinal Cañizares diminuito di molto il numeor dei suoi ferventi sostenitori.

__________________
(1) Preparata in collaborazione con la congregazione per la Dottrina della Fede, allora presieduta dal cardinal Ratzinger…
(2) Ordinazioni per le Comunità Ecclesia Dei e due messe pontificali nella basilica di San Giovanni in Laterano, la prima per i Francescani dell'Immacolata nell'aprile 2009 e la seconda per i preti della Confraternity of Catholic Clergy nel gennaio 2010.

lunedì 23 aprile 2012

A rincarare la dose non è stato Magister, ma papa Benedetto XVI

Riprendiamo alcune riflessioni dal blog Cantuale Antonianum del 16 gennaio 2012 che suscitano domande che ancor oggi (potevate scommetterci) i fratelli delle comunità neocatecumenali schivano in ogni modo.

Domande ancor più scottanti alla luce del fatto che è stato papa Benedetto XVI a "rincarare la dose", poiché aveva scoperto la «trama ordita alle sue spalle» dai cosiddetti "iniziatori" e dai loro potenti amici vaticani.




Neocatecumenali e liturgie: Magister rincara la dose

Un paio di giorni fa il grande vaticanista dell'Espresso era uscito con un pezzo che ha scatenato l' "ira di Dio" tra le comunità neocatecumenali di mezzo mondo. Oggi Magister rincara la dose, e torna all'attacco. Potete leggere qui la sua requisitoria, dove si difende dai tanti attacchi che avrà certo subito in questi giorni.
Kiko: al centro di tutto
D'altra parte, anche nel nostro piccolo, non si vede spesso un post che attiri tanti commenti come quello dedicato al problema dell'adattamento autonomo e autarchico della liturgia neocatecumenale. Alcuni non li ho potuti pubblicare: solidarizzo con Magister e affermo che l'anonimato dei commenti fa dire cose - diciamo - sconvenienti, sia a chi difende sia a chi controbatte.
Intanto leggete Settimo cielo, poi riflettiamo su alcune domande.

1) Come è possibile che una FONDAZIONE, in questo caso un "insieme di beni spirituali" (Statuto, art 1 §3, nota 3), non di persone, possa essere soggetto di una liturgia propria o perfino di un indulto?

Questo ce lo devono spiegare i canonisti. Molti, anche fra i neocatecumenali, non si rendono conto che quello che è approvato è "il cammino", non le persone che lo frequentano. Mi spiego. Il neocatecumenato, per volere dei fondatori, non è un'associazione di persone nella Chiesa, non è una confraternita, non è un gruppo religioso. Nossignore. E' l'insieme di beni spirituali (CIC canone 115), cioè il cammino catechetico stesso, gestito dagli amministratori di tale Fondazione che sono le Equipes dei vari livelli. I beneficiari dei servizi catechetici di questa fondazione si incontrano in comunità. Ma non sono esse soggetto di diritti nella chiesa, quanto piuttosto le singole persone che utilizzano il servizio della Fondazione di beni spirituali che è il Neocatecumenato, sotto l'assoluta giurisdizione dei vescovi del luogo e dei loro delegati che sono i parroci. Le comunità neocatecumenali in quanto tali hanno la stessa rilevanza, nella Chiesa, di una classe di catechismo. Sia chiaro. Non sono un ente o una persona per il Diritto canonico, per esplicito volere dei fondatori.

2) Passiamo ad un'altra questione. Per volere del Concilio Vaticano II, in SC 22 troviamo che la prima norma che presiede al modo di procedere nella riforma della liturgia dice:

L'ordinamento liturgico compete alla gerarchia
Regolare la sacra liturgia compete unicamente all'autorità della Chiesa, la quale risiede nella Sede apostolica e, a norma del diritto, nel vescovo. [quindi una duplice autorità: universale, la Santa Sede, locale, con compiti di controllo, il vescovo del luogo
In base ai poteri concessi dal diritto, regolare la liturgia spetta, entro limiti determinati [traduzioni, adattamenti nazionali...], anche alle competenti assemblee episcopali territoriali di vario genere legittimamente costituite [terza autorità, distinta dalle altre due perchè. come si sa, le conferenze episcopali non sono "di diritto divino", come invece il ministero petrino e quello episcopale]. 
Di conseguenza assolutamente nessun altro, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica. [non ci sono altre autorità competenti in materia, nè i presbiteri (come amano dire i neocatecumali), nè tantomeno laici ispirati o particolarmente dotti ed eruditi, nemmeno le Università pontificie o gli Istituti di Liturgia.]
Ma allora ci chiediamo: chi ha introdotto certe modifiche e adattamenti alle liturgie neocatecumenali? Chi ha deciso che non si deve dire il Gloria o il Credo fino a un certo "passaggio"? Chi ha inventato la distinzione bizantina fra "comunione e manducazione" per inficiare la chiara volontà del Messale e dell'Istruzione Redemptionis Sacramentum 92? Chi ha deciso che inginocchiarsi alla consacrazione è contro il rispetto per il giorno del Signore, il giorno della Risurrezione? (e anche se si volesse interpretare in questo modo fantasioso il concilio di Nicea, perchè non inginocchiarsi almeno nelle messe feriali da lunedì a sabato mattina??).
Tante domande rimangono aperte. Ed è meglio non addentrarsi troppo.

Rimane poi l'ultima, il grande quesito: come è possibile che un Direttorio per la catechesi approvato "per la pubblicazione" dalla Santa Sede, a quasi un anno dall'approvazione tanto sbandierata (vedi qui), non sia neppure pubblicato (=fatto conoscere, reso pubblico) in internet e venga tenuto segreto? Tutti e 13 i volumi sono secretati, ne conosciamo solo i titoli, come si desumono dal decreto di approvazione.

Io l'ho chiesto, l'ho cercato e proprio non ho avuto fortuna. Se qualcuno fosse così gentile da rispondere al mio appello gli sarei grato. Altrimenti c'è da pensare e vien pure da sospettare.

Come è possibile, d'altra parte, che un vescovo tolleri di far entrare nel suo territorio un gruppo che proclama un Vangelo di cui non deve rendere conto al pastore proprio della Diocesi? Eppure l'art. 5 degli Statuti recita: "Il Neocatecumenato è uno strumento al servizio dei Vescovi per la riscoperta dell’iniziazione cristiana da parte degli adulti battezzati". Uno strumento di cui i vescovi devono fidarsi a scatola chiusa? Come è possibile che io, se fossi parroco, non debba ricevere una copia di tale Direttorio, per informarmi e magari armonizzare la catechesi anche della parrocchia intera su di esso, visto che è così fatto bene. Perchè privare la comunità cristiana di un bene spirituale? Non c'è niente di nascosto che non debba essere rivelato. Noi siamo la Chiesa Cattolica: la storiella della disciplina dell'arcano, nel 2012, la possono raccontare a qualcun altro... Se il Cammino fa parte della Chiesa, a richiesta del rappresentante ordinato della Chiesa locale deve consegnare e rendere pubblico il Direttorio. Altrimenti fanno bene i vescovi a non "avvalersi" di un tale strumento, visto che possono usarlo o meno a loro massima discrezione, come dicono gli Statuti approvati!

giovedì 19 aprile 2012

L'errore merita "correzione" o soltanto "dialogo"?

Deliberatamente la mano sbagliata
In queste ultime settimane avevamo riproposto riflessioni di un ex neocatecumenale sulle mistificazioni di Kiko (che tentò di gabbare persino padre Zoffoli), sulla "nueva teologia", sulla inquietante "Cena" dipinta da Kiko...

Quando avevamo poi proposto di riflettere su un fatto di cronaca, c'è stato un vero e proprio putiferio, perché il fatto in questione ricordava altri danni fatti dal Cammino.

Quindi avevamo riportato il caso - allucinante ed esilarante allo stesso tempo - del "santino di san Kiko" e della "preghiera" ivi stampata. Senza contare una vecchia riflessione sulla "giudaizzazione" operata dal Cammino (confermata comicamente dal catalogo degli articoli acquistabili ancor oggi nei kiko-shop).

La più importante notizia recente è che all'insaputa del Papa era stata preparata un'approvazione delle liturgie kikiane-carmeniane da parte del Pontificio Consiglio al quale Carmen aveva promesso «un futuro immenso».

E tutto questo ha fatto temporaneamente porre in secondo piano altre questioni non proprio secondarie, come ad esempio la pubblicazione del Direttorio Catechetico (cosa che permetterebbe ai neocatecumenali di verificare personalmente se i cosiddetti "catechisti" insegnano ciò che la Chiesa ha approvato anziché le eresie kikiane-carmeniane).

Da qualunque angolazione lo si osservi, il Cammino presenta dunque aspetti inquietanti che i neocatecumenali - per convinzione, o più spesso per paura - si rifiutano persino di discutere.

Ed infatti è di questo tono il solito neocatecumenale dialogante che però, di fronte alle questioni serie, ci accusa:
questa è la santa inquisizione, qualsiasi cosa potremmo dire, il pollice è sempre "a morte"
per questo i fratelli ci girano un poco dentro, sentono questo fetore e non ci tornano più, per questo ogni tanto i santi osservatori si chiedono "dove sono finiti i nc"
rispondo, da nessuna parte, solo che il fetore è nauseabondo, e siccome ormai lo sento in modo fastidioso anch'io, vi saluto per sempre, mi auguro lo facciano anche gli altri neocatecumenali.
fratelli ci vediamo a Napoli e Milano, la pace
Ecco dunque il Cammino che cammina per conto suo: "ci vediamo a Napoli e Milano per il solito kiko-show", ecco dunque il dialogo dei neocatecumenali che chiamano "fetore" le «decisioni del Santo Padre» a cui si rifiutano di ubbidire, ecco dunque che chiamano "inquisizione" il semplice riportare le testuali parole dei cosiddetti "iniziatori"... Ed ecco dunque la fuga di fronte alla realtà: "vi saluto per sempre", poiché qui non hanno trovato nessuno che di fronte ai loro slogan si convinca che Kiko e Carmen sarebbero superiori al Papa e alla Chiesa.

mercoledì 18 aprile 2012

Presbiteri neocat si mimetizzano

Questa "lettera aperta al Santo Padre in occasione dell'inizio dell'anno dedicato all'Eucaristia" fu inviata il 2 novembre 2004 a Giovanni Paolo II (chissà se l'ha mai potuta leggere) e pubblicata integralmente nel n. 198 (dicembre 2004) della rivista "Il segno del soprannaturale". Ne pubblichiamo la prima parte, che riguarda il Cammino Neocatecumenale.

Le riflessioni dell'autore, a firma G.C., partono dal caso di un sacerdote che mentre ai "cristiani della domenica" dice cose normali, coi fratelli delle comunità kikiane-carmeniane professa qualcosa di ben diverso...



Sommo Pontefice,

chi Le scrive è un italiano qualsiasi, un comune uomo di mezza età, un fedele qualunque che spera tanto in Lei, in quest'anno santo dedicato all'Eucaristia.

Un sacerdote, a termine della S. Messa di alcune domeniche fa, ne ha dato l'avviso, soffermandosi, con l'occasione, sull'importanza di celebrare, ricevere e adorare degnamente l'Eucaristia! E a proposito di come ricevere l'Eucaristia, ha sottolineato che purtroppo molti La ricevono come se fosse un pezzo di pane. Poi sull'adorazione ha ricordato l'importanza di andare in Chiesa ad adorare il Santissimo, Cristo Eucaristico, il giorno della settimana in cui viene esposto.

Tutte cose sicuramente buone e che meritano di essere dette. Ma chi Le scrive è rimasto alquanto perplesso. Perché quello stesso sacerdote porta avanti, nella propria parrocchia, un "movimento" che con i suoi errori di culto mina, al cuore, la fede stessa nell'Eucaristia. un movimento che è un a vera e propria chiesa nella Chiesa (pur senza essere un ordine religioso) e che ha posto al centro della formazione cristiana il ritorno alle origini. Un "ritorno" che purtroppo ha interessato anche il modo di ricevere l'Eucaristia, cioè come pane azzimo, sotto forma di "focaccia", e sulle mani oltre che seduti. Modalità, queste, che dovrebbero essere semplicemente bandite se vi fosse una "presa di coscienza" coerente con il Dogma della Transustanziazione. Il fatto è che, probabilmente, una vera "presa di coscienza" è ancora tutta da realizzare proprio tra le varie Autorità responsabili!

Eppure quella della "presa di coscienza" della Presenza di Gesù, Nostro Signore, nell'Eucarestia dovrebbe essere la "battaglia" personale di ogni cristiano.

In ogni caso, Santità, non pensa che ricevere sulle mani l'Eucaristia confonde enormemente il fedele che così accostandosi, è indotto a pensare che sta assumendo solo un pezzo di pane e non di essere al cospetto della Sostanza di Dio?

E la Sostanza non indica forse la Presenza stessa di Dio?!

Eppure chi viene a Lei, consapevole di essere al cospetto del Pontefice di Cristo sulla Terra, si inginocchia e nessuno ha da ridire al riguardo. Anzi, è possibile che sia lo stesso protocollo a richiederlo. Allora, come mai nessuno si preoccupa di educare il cristiano al rispetto della Verità insita in un Dogma? E la mancanza di fede in un dogma non è forse un peccato contro lo Spirito Santo?

Devo amaramente constatare che in Italia (a differenza della Sua Polonia e di altri Paesi) NON esistono parrocchie dove viene praticato il culto dell'Eucaristia in ginocchio. L'Italia, che dovrebbe essere il cuore pulsante della cristianità, è purtroppo ultima in tale modo di venerare Gesù Eucaristico. Anzi, vi è dove addirittura è vietato ricevere la S. Comunione in ginocchio.

Come italiano, ne ho profonda vergogna.

lunedì 16 aprile 2012

Vogliono "giudaizzare" tutto!

I "giudaizzanti", coloro che regrediscono il cristianesimo al giudaismo, furono biasimati e condannati già al tempo degli Apostoli. Dopo venti secoli di Tradizione cristiana e di santità della Chiesa, c'è oggi ancora qualcuno in vena di bizzarrie esotiche e di improbabile dialogo (improbabile perché costruito su un'imitazione che sfiora la parodia), qualcuno che cerca di "giudaizzare" il cristianesimo farcendolo inutilmente di elementi ebraici: si tratta dei leader del Cammino Neocatecumenale (vedi per esempio: [link1], [link2], [link3]). Per coincidenza non voluta, ma utile a chi ama approfondire, questo thread si ricollega a questo di oggi su Chiesa e Post concilio.

Il testo qui sotto è la risposta data quasi dieci anni fa (nel 2003), in un forum di Hispavista, ad un neocatecumenale che respingeva l'accusa di "giudaizzante" e che proponeva a sua difesa dei paralleli tra Antico e Nuovo Testamento pescati da un libro. Tale risposta è stata ripubblicata qualche giorno fa dal blog satirico blog Info-Caòtica [in español], che l'ha corredata con recentissime immagini di prodotti in vendita nel kiko-shop italiano CAAL.


Sono proprio giudaizzanti...

Riportiamo qui sotto una lettera aperta ad un membro del Cammino Neocatecumenale; si tenga presente che di solito si suole stigmatizzare ogni critica al Cammino come se provenisse da tradizionalisti lamentosi, devoti del Rito Gregoriano, etc. I lettori, invece, noteranno che l'autore confronta le invenzioni kikiane con le norme liturgiche post-conciliari, senza fondarsi su posizioni tradizionaliste. Il Cammino crea varie fratture in diversi settori della Chiesa.

Caro membro del CNC:


in primo luogo qui non si discute se sia il caso di leggere l'Antico o il Nuovo Testamento, problema affrontato già una volta e per tutte dal Concilio di Trento nel secolo XVI. In secondo luogo io non sono "fratello minore" di nessuno, il mio unico fratello non scrive certo su questi siti web, e tutti gli esseri umani mi sono "fratelli" (al plurale) nel senso generico del termine, "fratelli nella fede" o come dir si voglia. Dato che non mi hai chiesto il permesso di trattarmi con tutta questa confidenza, apprezzerei molto che nel parlare con me tu ti rivolga con rispetto ed educazione, esattamente come sto facendo io con te.

Devo supporre che è a me che tu ti stia riferendo, poiché ero stato io quello che aveva affermato che siete giudaizzanti. E lo riaffermo di nuovo, a meno che tu non riesca a rispondere ai miei interrogativi in maniera ragionevole.



Voi utilizzate nell'Eucarestia e nelle catechesi oggetti ornamentali ebraici, per esempio un candeliere a sette o nove braccia, alcuni con un proprio stile, altri di stile ebraico. La mia domanda è: visto che non è prescritto dalle norme liturgiche, perché lo fate? Servono solo due candele per celebrare l'Eucarestia, quattro per l'adorazione minore del Santissimo (nella pìsside) e sei per l'adorazione maggiore (nell'ostensorio). Come potete vedere, le regole liturgiche sono molto dettagliate per quel che riguarda l'uso delle candele sull'altare. Perché invece mettete 7 o 9 candele con un candelabro di chiaro stile ebraico?

In alcuni posti voi utilizzate il "talid" ebraico, panno che gli ebrei si pongono sulla testa per la preghiera, che voi usate anche per coprire l'ambone e il leggìo, per la lettura della Parola. In primo luogo vi chiedo: non avete proprio altro modo per decorare l'ambone? Magari si può trovare qualche cosa migliore in un negozio di tessuti, o magari avete gente capace di preparare meglio quei tre panni monotematici: ma allora perché vi affannate ad utilizzare il "talid"? La cosa suona alquanto offensiva verso gli ebrei: che ne penserebbero i cristiani se qualcuno utilizzasse calici e patene per fini diversi dalla liturgia, oppure usasse paramenti liturgici come mantelli o chissà cosa?

Quei panni del "talid" con tasche quadrate decorate con motivi ebraici come le Tavole della Legge, la Corona della Toràh e cose del genere, utilizzate come copribibbia... Non so, penso che siamo nello stesso caso.

Ma non finisce qui! Voi addirittura usate canti ebraici e traducete in ebraico pezzi della liturgia, come ad esempio la mania del cantare l'Ave Maria in aramaico: non vi accorgete che qualcosa non quadra?


E c'è di più: nel libro scritto da uno degli architetti del Cammino, "Spazi liturgici per la celebrazione" (edizioni EGA), quando ti viene presentata la forma con cui si progetta un Tabernacolo, ti pongono come esempio l'armadio della sinagoga, quello dove gli ebrei ripongono la Torah! Ma guarda che coincidenza: anche le progettazioni kikiane sono molto simili; l'unica differenza è che sotto l'area riservata alla Bibbia c'è un piccolo spazio (con una porticina per permettere di guardarlo), riservato al Santissimo Sacramento. L'altra porta, invece, chiude sia la Bibbia che il Santissimo, in modo tale che se si fa la genuflessione davanti al Signore ci si sta genuflettendo anche davanti alla Bibbia (vero è che nel Cammino Neocatecumenale ci si genuflette pochissimo).

Tutto questo non mi pare né cattolico né cristiano.

La Bibbia è Parola di Dio quando si legge nella liturgia, quando si prega, quando volete, e il libro certamente merita grande rispetto, però da qui a porlo come oggetto di adorazione è davvero troppo, ed è ancor peggio il fatto di equipararlo al Santissimo Sacramento dell'Eucarestia, che è lo stesso Cristo che si fa cibo, Presenza del Signore; la Bibbia si legge solo in presenza del Signore. Quante volte abbiamo detto che non siamo la religione del Libro? Non c'è motivo di tenere la Bibbia nel Tabernacolo, per quanto affetto e rispetto possiamo avere verso le Scritture. Sono Parola di Dio e Parola del Signore solo quando si leggono, e certamente Cristo è la Parola, ma Cristo non è la Scrittura, questo è detto assai chiaramente dal Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica Dei Verbum. La Parola è Dio stesso, e trascriverla è solo per trasmetterla, con la voce di chi la legge.


Voi poi vi impegnate a cantare gli Shemà e a scrivere gli Shemà in ogni dove, mettendo quei bei quadretti dietro la porta, nei posti più visti, eccetera... Ma questa è proprio una norma del giudaismo, noi non abbiamo mica da recitare lo Shemà parecchie volte al giorno, o in prossimità della porta, tanto meno in ebraico, una lingua che non conosciamo. Se non l'avete capito, Cristo ha cambiato tutto in meglio: è il Padre Nostro che dobbiamo recitare, che include tutto ciò che ci può essere nello Shemà e anche di più, e l'abbiamo ricevuto da Dio stesso, per cui non c'è bisogno di tenerlo scritto sulle porte, sulle chiavi, sui filattèri e quant'altro, perché il Padre Nostro ce lo dobbiamo avere scritto nel cuore, e il Signore, che vede nel segreto dei cuori, ci ricompenserà.

Non ditemi che non siete giudaizzanti e che vorreste solo dare qualche significato allegorico al pane azzimo dell'Eucarestia, col pane inteso come schiavitù del peccato e col vino inteso come liberazione del peccato, e l'esodo e la manna e tutto il resto... poiché è noto che quel pane e quel vino, dopo la consacrazione non sono più "pane" e "vino", ma sono il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, Dio stesso presente, e questa faccenda dell'allegoria impoverisce il sacramento, lo nasconde, mette in ombra quella Presenza!

Per cui non c'è da meravigliarsi che tantissimi tra voi entrano nella chiesa per celebrare l'Eucarestia ma non si genuflettono quando passano davanti al Santissimo Sacramento! Mi piacerebbe vedervi quando qualcuno entrasse in casa vostra senza nemmeno guardarvi in faccia. E comunque perfino nelle pagine "non ufficiali" sul Cammino si vedono cose ebraiche, come ad esempio in questa [link qui] con "Judaismo" e tutto il resto...


E non venitemi a dire che non siete "giudaizzanti", voi che quando costruite una grande cappella la chiamate Yeshivà o Casa della Parola, rigorosamente senza inginocchiatoi perché quella sarebbe la postura dei penitenti anziché dell'assemblea dei risorti e bla-bla-bla... anche se inginocchiarsi è prescritto da santa Madre Chiesa e dal Papa nei libri liturgici: invece voi ponete due gruppi di sedie, uno di fronte all'altro, di fronte al Tabernacolo con la Bibbia, come ho descritto sopra. Beh, queste vostre Yeshivà sono identiche alle Yeshivà delle sinagoghe ebraiche, sia nelle cappelle dei vostri seminari "Redemptoris Mater", sia nei vostri numerosi centri neocatecumenali.

Tutto questo senza contare quante volte ho dovuto sentire la signora Carmen Hernàndez dire stupidaggini sulla concezione giudaica della sessualità, come ad esempio quelle elucubrazioni sulle abluzioni rituali delle donne quando hanno il ciclo... Ricordo ancora quando ci fecero leggere il libro "Le acque dell'Eden" nel 1991 (ediz. DDB), un altro testo assai giudaizzante, sulla concezione giudaica della vita, su come pregano i giudei, su questo e quello dei giudei... Nota che io non sto dicendo che gli ebrei siano migliori o peggiori, visto che Nostro Signore e la Beata Vergine e gli Apostoli erano ebrei; sto solo dicendo che io non sono di religione ebraica, per quanto molti dei primissimi cristiani lo siano stati.

E no, non mi piace per niente essere chiamato figlio di Israele, perché non mi considero tale anche se la nostra fede giunge con le sue radici fino ad Abramo, nostro padre nella fede e tutto quel che volete, ma san Paolo ha chiarito bene tutto questo discorso.

Piuttosto, io sono figlio di Maria, che credette senza dubitare, con più fede che non lo stesso Abramo, che non dette troppo credito alla promessa ed ebbe Ismaele. La Vergine invece credette, e diede alla luce Dio fatto uomo. È Lei la nostra madre nella fede, è Lei la vera figlia di Sion, madre di tutti coloro che credono in Cristo, immagine della Chiesa, Chiesa che è anche madre nostra e che crede con una fede come quella della Vergine Maria.

Se per grazia di Dio io son figlio della Chiesa, figlio della Beata Vergine, figlio di Dio in Cristo, allora posso, come Cristo ci ha insegnato, invocare il Padre con la preghiera "Padre nostro...", cosa che è impossibile per un giudeo, che lo troverebbe scandaloso e blasfemo.

Insisto a ripeterlo: io sono per il nuovo, le cose antiche sono passate, ora tutto è nuovo, il padrone di casa estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche, ma quelle antiche non sono per sostituire le nuove!

Per cui, se volete dirmi che non siete giudaizzanti, fatelo in un modo convincente e con argomenti concreti, senza dire stupidaggini.

sabato 14 aprile 2012

...le «nuove indicazioni» possono essere soltanto le vecchie!

Apro questo articolo con una frase lapidaria e assolutamente VERA di Tripudio.

Questo perchè arrivati a questo punto giova analizzare il percorso fin qui portato avanti dalla Santa Sede e dal Papa in prima persona a riguardo del Cammino NeoCatecumenale.

Alcuni commenti di Nc, tra lo stupito e l'incredulo, ci hanno "ricordato" che "non si può arrivare a nulla di diverso rispetto a ciò che è stato approvato". Che il "Papa non si può contraddire" e che non "può contraddire i suoi collaboratori". A questo riguardo sono state citate alcune frasi del Prefetto del Culto o del Prefetto dei Laici.

Ebbene, tutte queste "domande" avrebebro una risposta molto semplice. Quasi disarmante. Ovvero: il Papa, se dovesse (come si prospetta) pretendere il rispetto della dottrina Cattolica e l'adeguamento del Cammino ad essa, non starebbe facendo altro che PROSEGUIRE la correzione del CnC!

Il Cammino Neocatecumenale, da quando è stato "vagliato" ufficialmente dalla Santa Sede, ha ricevuto SOLO documenti correttivi!

Il percorso è iniziato nel pontificato di Giovanni Paolo II, con la prima notificazione del Culto Divino del 1988 che richiamava all'obbedienza delle norme Universali per le celebrazioni della Santa Messa, offerta per gruppi particolari. E' da quella Notificazione che sono state consentite quelle famose "concessioni" al Cammino. Le quali sono DUE: Pace spostata e Comunione alle due Specie!

Si è proseguito con la PRETESA di Giovanni Paolo II di dotare il Cammino di uno STATUTO, nel quale fosse riconosciuto come "aggregazione laicale". Ed è il 2002 quando il Cammino è dotato di Statuto. In quello Statuto vengono richiamate le Norme Universali in materia di fede e liturgia e vengono date delle condizioni precise affinchè il Cammino sia davvero a "servizio della Parrocchia".
Si arriva alla Lettera del Santo Padre del 2005, resa pubblica all'orbe Cattolico dallo stesso Pontefice nel gennaio 2006 e pubblicata altresì in NOTITIAE. Lettera che tutti conosciamo.
Si giunge poi alla approvazione definitiva, avvenuta in circostanze molto ma molto discutibili, della forma attuale dello Statuto del CnC. In esso viene RECEPITA la lettera del Santo Padre, e viene aggiunta UNA concessione alle due precedenti: poter ricevere la Santa Comunione in Piedi ed al proprio posto. Questa modalità di ricezione, però, è legata alla Messa offerta "in piccola comunità", la quale, proprio riguardo le NORME impartite dal Santo Padre, NON DEVE ESSERE il modo "normale" di partecipare alla Santa Messa FESTIVA delle comunità Nc! Infatti, essa deve essere concessa dal Vescovo Diocesano. Dunque non la modalità "normale" con cui il CnC partecipa alla Messa Domenicale, ma una Messa da INSERIRE nella Pastorale Domenicale della Parrocchia e da stabilire mediante le disposizioni del Vescovo Diocesano!

In questo iter si inseriscono pienamente le LEZIONI tenute dal Santo Padre al CnC nei vari incontri e "auto-invii" alla Sala Paolo VI. In queste lezioni il Santo Padre ha SEMPRE ribadito (insieme ai suoi incoraggiamenti ed elogi) cosa DEVE fare il CnC per dirsi realmente Cattolico! Per essere davvero a servizio della Chiesa. Una sfilza interminabile di "l'obbedienza e l'unità con la Chiesa è condizione indispensabile...", "in obbedienza filiale...al Vescovo...alla Santa Sede", "obbedite alla pastorale diocesana", "seguite fedelmente i libri liturgici", ecc, ecc...

Insomma. Un percorso CHIARO per chi vuol vedere!

Un percorso di CORREZIONE EVIDENTE! Pur in mezzo a mille ambiguità e COLPI DI MANO messi a segno dalla cattiva volontà dei "leaders" del CNC!

Ultimo dei quali si stava consumando qualche tempo fa ed è stato bloccato proprio dalla mano ferma e MITE del Papa!

Quindi, quali NOVITA' potranno mai esserci? MA NESSUNA, ovvio!

L'unica "novità" sarà vedere finalmente in modo UFFICIALE la retta interpretazione dei documenti che finora è stata lasciata al buon cuore CATTOLICO di chi li leggeva (perchè non è che serva una retta interpretazione a chi ragiona da cattolico!)!

Infatti nell'ultimo discorso del Papa, discorso EPOCALE dal quale sono discese le successive prese di posizione, discorso dove si approvavano i riti extra-liturgici delle tappe, la RETTA INTERPRETAZIONE DEGLI STATUTI è stata data CHIARAMENTE.

Il Papa ha richiamate LE SUE NORME, presenti negli stessi statuti, suscitando la meraviglia di chi le ascoltava, che come molti hanno ricordato da quell'orecchio non SENTE!

Infatti, quale meraviglia poteva esserci nell'ascoltare il Papa che CHIEDEVA FERMAMENTE al Cammino di partecipare FIN DA SUBITO alla Vita Domenicale della Parrocchia, visto che questo aveva chiesto e questo era stato inserito in nota nello statuto? Quale meraviglia nel sentirlo richiamare alla fedeltà dei libri liturgici (Attenzione: non solo della Santa Messa!), tenendo conto delle DUE concessioni esplicite fatte al CNC di cui sopra? Quale meraviglia nel sentirlo richiamare al rispetto della dottrina della Chiesa?

Tra l'altro queste cose sono state dichiarate già in queste pagine, ricevendo solenni reprimende dai vari NC in quanto queste sarebbero state interpretazioni fantasiose!

L'ultimo nodo da sciogliere, il più importante dopo la Liturgia, sarà la PUBBLICAZIONE del Direttorio. Che è stata dichiarata contestualmente al decreto che lo approva dopo averlo CORRETTO. Speriamo che anche in questo la mano saggia e paziente del Papa rimarrà ferma.

venerdì 13 aprile 2012

Allucinante: il 'santino' di Kiko!!


Carissimi fratelli,

vi offriamo questa immagine nel più profondo desiderio che preghiate per noi: per me, per Carmen e per il padre Mario.

Siamo sorpresi e allo stesso tempo spaventati  per quanto sta succedendo con gli ebrei. Forse che il MESSIA, presente in noi, voglia avvicinarsi al suo popolo? Noi non lo sappiamo. Quello che è importante, è che abbiamo bisogno del vostro sostegno, del vostro amore ma soprattutto delle vostre preghiere.

Pregate per me.
Kiko


Che dire? Dopo lo sbigottimento, le prime parole che vengono in mente sono: "esaltazione", "fuori di testa", "rivelatore sintomatico", "allucinante", "culto della personalità"...
Ridicolizzarlo non basta, perché dopo le risate restano gli angoscianti interrogativi:"ma fa sul serio?"
A nome di chi parla? A nome dei suoi seguaci? Il fatto è che pretende di parlare a nome della Chiesa! Rifletteteci. Ma è preoccupante perché in questa fase della sua vita si trova a fare quello che non vuole perché è "Dio che lo obbliga", compresa la lugubre sinfonia che qualunque esperto di musica sa che tutto è tranne che una sinfonia, attraverso la quale si sente pervaso di "sacro timore" come se fosse inviato agli ebrei....

Chiedetevi poi seriamente di quale "Messia" sta parlando. Per esempio, che vuol dire "che è in noi"? E che vuol dire "suo popolo"?Vuol dire forse che noi cristiani non saremmo il popolo che ha riconosciuto il Messia? Vuol dire forse che il Messia sarebbe funzionale agli ebrei mentre il cristianesimo sarebbe stato solo un piccolo incidente di percorso durato venti secoli? Vuol dire forse che Kiko sotto sotto intende trasportare i suoi seguaci verso l'ebraismo?

Questa evidentemente bizzarra "giudaizzazione del cristianesimo" (nei simboli, negli insegnamenti, nella prassi) non fa bene né al cristianesimo né all'ebraismo. Ma allora, perché?
Cos'è dunque il Cammino? Un "medium-canale"? E verso cosa porta? Quanta gente (a parte Kiko) crede davvero che le sinfonie kikiane servano ad avvicinare gli ebrei al "Messia"?

E' una cosa gravissima da mettere in risalto in tutta la sua portata, sia di esaltazione che di distacco dalla realtà. Avevamo forse torto nel riconoscervi una specie di messianismo?

Quello spavento di cui parla sarà mica un falso sacro timore, di chi si sente investito della missione messianica e distribuisce dei santini perché si preghi per lui? Ma lui chi è? Quel che è grave è che si porta dietro tante persone. Quel che è peggio è che pretende di parlare in nome della Chiesa. Pensiamo a quei poveracci che in buona fede si fanno guidare da un simile figuro... per farsi portare dove? Prima pretendeva di rifondare la Chiesa -ed erano i restauratori della "vera" Chiesa (hannukkiàh, Zorobabele...)- adesso si autoelegge canale attraverso il quale Dio il Messia  raggiunge gli ebrei? E, poi, quando invita gli ebrei ad ascoltare la sua sinfonia toglie la croce e le immagini della Vergine...

Note a margine

1) Trieste è stata teatro di molte sue performaces: Kiko ha fatto il suo "spettacolo" prima al Palasport di Trieste e poi nella Cattedrale di san Giusto. Il santino di san Kiko è stato distribuito nella cattedrale di Trieste lo scorso Giovedì Santo (5 aprile 2012), durante la Messa Crismale.

2) Nella Cattedrale di Trieste era stato invitato per una Conferenza quaresimale, invece martedì 27 marzo ha descritto il suo incontro con Cristo che si è trasformato in una esaltazione personale.

3) Chiede di pregare per gli iniziatori; ma è il suo volto - scultoreo, cupo, buio, come scura è l'immagine - quello che propone. E, alla fine, dice "pregate per me"!

4) È la stessa Carmen Hernàndez che da anni lo chiama «san Kiko» (cfr. El Paìs, giugno 2008, l'articolo che parla di Kiko "con quella sua barbetta luciferina").

5) Padre Zoffoli a suo tempo scrisse: «se la mia critica fosse campata in aria - e quindi gravemente calunniosa - ai Neocatecumenali non costerebbe nulla pubblicare una dettagliata professione di fede per purgarsi delle accuse di eresia e favorire i successi del loro Cammino... Non occorrerebbe altro per calmare gli animi, cattivarsi la stima di vescovi é parroci; e certamente allora - non prima! - sarei felice di ricredermi...». Fino ad oggi, Kiko e Carmen e i loro scagnozzi non hanno mai fatto alcuna "pubblica e dettagliata professione di fede". I loro seguaci infatti, potrebbero ribellarsi: ma come?! fino ad oggi ci avevate insegnato che... e invece...

mercoledì 11 aprile 2012

Tutto all'insaputa del Papa

Evidenziamo qui sotto alcuni passaggi salienti dell'articolo Quella strana messa che il papa non vuole pubblicato stamattina da Sandro Magister.


Quella strana messa che il papa non vuole  [English]  [Français]  [Español]

È la messa secondo il rito del Cammino neocatecumenale. Benedetto XVI ha ordinato alla congregazione per la dottrina della fede di esaminarlo a fondo. La sua condanna pare segnata

di Sandro Magister

ROMA, 11 aprile 2012 – Con una lettera autografa al cardinale William J. Levada, Benedetto XVI ha ordinato alla congregazione per la dottrina della fede di accertare [sic!] se le messe dei neocatecumenali sono o no conformi alla dottrina e alla prassi liturgica della Chiesa cattolica.

Un "problema", questo, che il papa giudica "di grande urgenza" per tutta la Chiesa.

Benedetto XVI è da tempo in allarme per le modalità particolari con cui le comunità del Cammino neocatecumenale celebrano le loro messe, il sabato sera, in locali separati.

A far crescere in lui l'allarme è stata anche la trama ordita alle sue spalle in curia lo scorso inverno, di cui www.chiesa ha dato conto nei seguenti servizi:

> "Placet" o "Non placet"? La scommessa di Carmen e Kiko (13.1.2012)

> Diario Vaticano / Ai neocatecumenali il diploma. Ma non quello che si aspettavano (23.1.2012)

Era accaduto che il pontificio consiglio per i laici presieduto dal cardinale Stanislaw Rylko aveva predisposto il testo di un decreto di approvazione globale di tutte le celebrazioni liturgiche ed extraliturgiche del Cammino neocatecumenale, da rendersi pubblico il 20 gennaio in occasione di un previsto incontro del papa con il Cammino.

Il decreto era stato redatto su indicazione della congregazione per il culto divino, presieduta dal cardinale Antonio Cañizares Llovera. I fondatori e leader del Cammino, Francisco "Kiko" Argüello e Carmen Hernández, ne furono informati e anticiparono festanti ai loro seguaci l'imminente approvazione.

Il tutto all'insaputa del papa.

Benedetto XVI venne a conoscenza del testo del decreto pochi giorni prima dell'incontro del 20 gennaio.

Lo trovò sconclusionato e sbagliato. Ordinò che fosse cancellato e riscritto secondo le sue indicazioni.

Infatti, il 20 gennaio, il decreto che fu promulgato si limitò ad approvare le cerimonie extraliturgiche che scandiscono le tappe catechistiche del Cammino.

Il papa, nel suo discorso, mise in chiaro che solo queste erano convalidate. Mentre a proposito della messa impartì ai neocatecumenali una vera e propria lezione – quasi un ultimatum – su come celebrarla in piena fedeltà alle norme liturgiche e in effettiva comunione con la Chiesa.

In quegli stessi giorni Benedetto XVI ricevette in udienza il nuovo arcivescovo di Berlino, Rainer Maria Woelki, uomo di sua fiducia, che di lì a poco avrebbe fatto cardinale. Woelki gli parlò tra l'altro proprio delle difficoltà che i neocatecumenali creavano nella sua diocesi, con le loro messe separate

Pochi giorni dopo, l'11 febbraio, il papa inoltrò copia di questa lettera alla congregazione per la dottrina della fede, assieme alla sua richiesta di esaminare al più presto la questione, che "concerne non soltanto l'arcidiocesi di Berlino".

La commissione d'esame presieduta dalla congregazione per la dottrina della fede si sarebbe dovuta avvalere, secondo le indicazioni del papa, della collaborazione di altri due dicasteri vaticani: la congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, e il pontificio consiglio per i laici.

E così è stato. Il 26 marzo, nel Palazzo del Sant'Uffizio, sotto la presidenza del segretario della congregazione per la dottrina della fede, l'arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, gesuita, si sono riuniti per un primo esame della questione i segretari degli altri due dicasteri – per il culto divino l'arcivescovo Augustine J. Di Noia, domenicano, e per i laici il vescovo Josef Clemens – e quattro esperti da loro designati. Un quinto esperto, assente, dom Cassiano Folsom, priore del monastero di San Benedetto a Norcia, inviò per iscritto il suo parere.

I giudizi espressi sono stati tutti critici delle messe dei neocatecumenali. Molto severo è risultato anche quello che la stessa congregazione per la dottrina della fede aveva chiesto, prima della riunione, al teologo e neocardinale Karl J. Becker, gesuita, professore emerito alla Pontificia Università Gregoriana e consultore del dicastero.

Il dossier predisposto per la riunione dalla congregazione per la dottrina della fede comprendeva la lettera del papa dell'11 febbraio, la lettera del cardinale Woelki al papa nell'originale tedesco e in versione inglese, il parere del cardinale Becker e una traccia per la discussione nella quale si metteva esplicitamente in dubbio la conformità alla dottrina e alla prassi liturgica della Chiesa cattolica dell'art. 13 § 2 dello statuto dei neocatecumenali, quello con cui essi giustificano le loro messe separate del sabato sera.

In realtà, il pericolo temuto da Benedetto XVI e da molti vescovi – come risulta dalle numerose denunce pervenute in Vaticano – è che le modalità particolari con cui le comunità neocatecumenali di tutto il mondo celebrano le loro messe introducano di fatto nella liturgia latina un nuovo "rito" artificialmente composto dai fondatori del Cammino, estraneo alla tradizione liturgica, carico di ambiguità dottrinali e fattore di divisione nella comunità dei fedeli.

Alla commissione da lui voluta, il papa ha affidato il compito di accertare la fondatezza di questi timori. In vista di decisioni conseguenti.

I giudizi elaborati dalla commissione saranno esaminati in una prossima riunione plenaria della congregazione per la dottrina della fede, un mercoledì – una "feria quarta" – della seconda metà di aprile.

martedì 10 aprile 2012

Ragioniamo un attimo

A margine di un doloroso fatto di cronaca un nostro lettore si interrogava preoccupato sull'ipotesi che dietro tante parole vi fosse un dramma assai più grave di quello descritto dai giornali. Ma l'ipocrisia e la perfidia di certuni impediscono di parlarne serenamente qui, per la minaccia di azioni legali (in verità, tra i commenti ricevuti e non pubblicati, ve n'erano sì di meritevoli di azione legale; ma se dovessimo querelare tutti i neocatecumenali che ci insultano e minacciano...)

Al di là di quel preciso episodio, sono decenni che il Cammino Neocatecumenale nei fatti, ancor prima che nelle parole, insegna, tra le altre cose, che:
- i cosiddetti "catechisti" sono infallibili
- Kiko "ha il carisma" al di sopra di ogni critica
- il prestigio del Cammino va salvaguardato a costo di mentire e a costo di calpestare coloro che soffrono a causa del Cammino stesso.

Proviamo dunque, di fronte a quell'episodio, a rileggere alcuni brani da un libro che tutti i "kikos" dovrebbero leggere e meditare: Neocatecumenali sul viale del tramonto (edizioni Segno). Ciò che si narra è stato scritto anni prima del fatto di cronaca.
Nell'equipe di catechisti di cui anch'io e mia moglie facevamo parte, c'era una ragazza di 25 anni. A poco a poco la predicazione martellante del Cammino, tutta incentrata su una visione dell'uomo votato per natura alla morte e al peccato ed impossibilitato a compiere il bene, ha minato la sua vita psichica al punto da cadere in gravi squilibri mentali e comportamentali: [...]

In una depressione analoga è caduto il figlio di un catechista. Lo ricordo come un ragazzo sensibile ed educato. Attualmente è quasi trentenne. A poco a poco nel Cammino ha perso slancio vitale e fiducia di base. Ha dovuto lasciare gli studi universitari e adesso se ne sta solo, lontano perfino dalla famiglia, in una casa di campagna, avendo rifiutato ogni contatto sociale.

Qualche anno fa, un giovane di 35 anni, infermiere, da circa 12 nel Cammino, in preda ad una crisi depressiva si è suicidato, impiccandosi.

Nessuno nel Cammino osa analizzare le cause che determinano fatti del genere. La semplice idea di poter mettere in discussione una semplice "virgola" del Cammino viene percepita come "attacco di Satana".

Naturalmente nelle Comunità non si possono nascondere fatti del genere, ma i commenti e le espressioni, specie dei catechisti, sono di una ottusità fideistica e pseudo-mistica allarmante:

"Il Signore ha permesso questo...; questa è la storia che sta facendo il Signore...; sono eventi che ora non ci è dato di capire...; il Signore vuole parlare alla nostra vita...; ecc.".

Come spiegare razionalmente fatti del genere?

Nel Cammino si educano le persone solo a scoprire peccati e gli aspetti peggiori della propria persona. Mai, dico mai, si invitano le persone, e soprattutto i giovani, a scoprire le potenzialità, il valore, la grandezza di origine divina di ciascuno di noi. Persino le opere di bene vengono additate come peccato, perché con esse "in fondo in fondo ci si vuole realizzare".

lunedì 9 aprile 2012

Il card. Ruini e la lettera del card. Arinze

Il card. Ruini, in qualità di cardinal vicario di Roma, inviò il 24 maggio 2006 una lettera a tutti i parroci di Roma e a tutti i responsabili del Cammino Neocatecumenale. Riportiamo il testo qui sotto, tratto dalla Rivista Diocesana di Roma (pp.1039-1040, anno 2006), evidenziando qualche passaggio.


L'invito a seguire le determinazioni contenute nella lettera del cardinale Arinze

Carissimi,

accogliendo le richieste e sollecitazioni che ho ricevuto da non pochi di voi, vi scrivo a proposito dell'attuazione nella Diocesi di Roma di quanto disposto nella lettera che il Cardinale Francis Arinze, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha indirizzato in data 1° dicembre 2005 ai Responsabili del Cammino Neocatecumenale, lettera di cui allego copia.

Desidero anzitutto ricordare quello che ha sottolineato il Santo Padre, nel suo discorso del 12 gennaio 2006 alle Comunità del Cammino Neocatecumenale, cioè che le norme impartite a Suo nome dalla predetta Congregazione hanno lo scopo di aiutare il Cammino «a rendere ancora più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il Popolo di Dio». Perciò il Santo Padre si è dichiarato certo che tali norme saranno attentamente osservate.

In particolare nella Diocesi di Roma, della quale il Santo Padre è il Vescovo, le norme stesse, come in genere tutte quelle emanate dalla Santa Sede, devono essere osservate in maniera esemplare, secondo quella esemplarità a cui è chiamata, di fronte alle Chiese sorelle, la Diocesi del Papa. Ciò vale in rapporto sia ai contenuti delle norme sia ai tempi entro i quali devono essere applicate.

Non ritengo pertanto di aggiungere alcuna determinazione particolare, oltre a quelle contenute nella lettera del Cardinale Arinze ai Responsabili del Cammino Neocatecumenale. Chiedo piuttosto che, sia da parte dei Sacerdoti impegnati nella pastorale della Diocesi di Roma sia da parte dei Responsabili romani del Cammino, si voglia ottemperare alla lettera stessa pienamente e di buon grado.

Nel contempo desidero esprimere la gratitudine della Diocesi e mia personale per il grande servizio pastorale e missionario che le Comunità Neocatecumenali e i Sacerdoti formati nel Seminario Redemptoris Mater svolgono a Roma e in tante parti del mondo.

Con affetto e con la benedizione del Signore,

Camillo card. Ruini
Vicario Generale di Sua Santità
per la Diocesi di Roma

sabato 7 aprile 2012

Surrexit vere Dominus. Alleluia!



A tutti gli amici, conosciuti e sconosciuti,

BUONA PASQUA di Resurrezione!







Exultet iam angelica turba caelorum:
exultent divina mysteria:
et pro tanti Regis victoria tuba insonet salutaris.
Gaudeat et tellus tantis irradiata fulgoribus:
et, aeterni Regis splendore illustrata,
totius orbis se sentiat amisisse caliginem.
Laetetur et mater Ecclesia,
tanti luminis adornata fulgoribus:
et magnis populorum vocibus haec aula resultet.
Quapropter astantes vos, fratres carissimi,
ad tam miram huius sancti luminis claritatem,
una mecum, quaeso,
Dei omnipotentis misericordiam invocate.
Ut, qui me non meis meritis
intra Levitarum numerum dignatus est aggregare,
luminis sui claritatem infundens,
cerei huius laudem implere perficiat.
Esulti il coro degli angeli,
esulti l'assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto. Gioisca la terra inondata da così grande splendore;
la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo. Gioisca la madre Chiesa,
splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni
per le acclamazioni del popolo in festa.
E voi, fratelli carissimi,
qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova luce,
invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.
Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,
nel numero dei suoi ministri,
 irradi il suo mirabile fulgore,
perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.

venerdì 6 aprile 2012

Non siamo soli ad osservare le distorsioni della realtà da parte degli iniziatori del Cammino NC

Kiko travisa le parole del Papa con una dimestichezza e una naturalezza che lasciano sbigottiti i normali fedeli (cioè quelli che non hanno bisogno di un cammino autoreferenziale e pluridecennale per diventare cristiani dalla fede adulta). Riprendiamo l'articolo comparso sul blog Campari & De Maistre segnalatoci da Rosy. Il grande mistero è che ci siano persone che continuano a fidarsi di chi ha loro mentito e continua a mentire distorcendo le parole del Papa.

La versione di Kiko    di Mandimartello

Il discorso del Santo Padre al Cammino Neocatecumenale del 20 gennaio scorso, dal momento che è stato pronunciato è stato subito oggetto di proteste, contese e fraintendimenti da non poche parti del popolo cristiano. Alcuni hanno gridato “al disastro” e all’apostasìa della Chiesa Cattolica, annunciando imminenti scenari apocalittici, ritenendo erroneamente, che con questo documento il Papa avesse approvato una “nuova” liturgia eucaristica, o meglio una liturgia “alternativa” propria ed esclusiva del cammino neocatecumenale. Altri invece (in primis i destinatari del discorso, cioè i fondatori del Cammino) hanno ringraziato il Santo Padre per la sua paternità e per questa grande grazia che ha concesso al Cammino Neocatecumenale. Ma cosa è stato effettivamente detto e “concesso” con questo discorso del Santo Padre che ha provocato un diffuso e disordinato effetto a catena che ricorda il telefono senza fili?

Partiamo allora dalle parole stesse del Santo Padre pronunciate nel discorso in oggetto con le quali afferma: "vengono approvate le celebrazioni presenti nel “Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale, che non sono strettamente liturgiche”. Per chi non mastica molto termini di carattere ecclesiastico ciò che non è liturgico è evidentemente fuori dalla regolamentazione dei libri liturgici (Messale Romano, Rubriche ecc…), per ciò questa frase non si riferisce alla celebrazione eucaristica della Santa Messa. Ergo, non è stato approvata alcuna “liturgia neocatecumenale”, che per il significato stesso del termine liturgia, non può esistere, poiché la Liturgia è l’atto pubblico di culto per eccellenza della Chiesa Universale, dal greco leitos = “del popolo” (aggettivo di laos = “popolo”), quindi “pubblico”. Non può esistere quindi una liturgia diciamo così “privata” o personalizzata, ed è fuori discussione quindi la temuta convalida di un culto all’interno della Chiesa Cattolica che non sia appunto “Cattolico” cioè di Tutti! Ad attestarlo è sempre il Papa quando parlando della celebrazione nelle piccole comunità, afferma che essa è :“regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino” che contemplano come due sole eccezioni ammesse dalla Congregazione per il Culto Divino, lo scambio della pace anticipato al momento dell'offertorio prima della consacrazione, e il ricevere la comunione “in piedi restando al proprio posto” (art.13 co.3 degli Statuti).

A questo punto è bene confrontare il discorso del papa con le dichiarazioni fatte dai fondatori del cammino neocatecumenale a distanza di due mesi dal suo pronunciamento, in occasione dell’Annuncio di Quaresima che ogni anno i fondatori consegnano alle comunità più anziane del cammino :
“Quest’anno, con grande sorpresa, - è Kiko Arguello che parla - dopo l’approvazione del Direttorio Catechetico, sono state approvate anche le celebrazioni. Vedremo ora quello che dice il Papa. E’ un grande evento, un momento storico del cammino. A partire da adesso la Chiesa ci ha dato un’armatura .” Qui egli parla espressamente di “celebrazioni”, e giustamente poiché in questo modo si è espresso il papa tenendo però a specificare che si tratta di quelle “che non sono strettamente liturgiche”. Fin qui nulla da eccepire se non che poche righe sopra Kiko aveva introdotto il discorso ricordando il lungo processo di approvazione che ha attraversato sia la catechetica del cammino sia le celebrazioni che in esso vengono proposte con queste parole “Volevo dire che quando aspettavamo che si rendesse pubblico, risulta che non si può pubblicare perché prima si doveva approvare la liturgia. E quando l’approvano questo? Ah, stanno studiando! E non arrivava mai quest’approvazione di tutte le celebrazioni del processo neocatecumenale, non so perché fosse cosi difficile per metterci tanti anni. Bene, il Papa, l’anno scorso, ha detto: bene, anche se non e stato completato lo studio della liturgia, intanto approviamo le catechesi..”
Qui si afferma apertamente che l’oggetto in questione è proprio la “liturgia” e che la Chiesa anzi il Papa, aveva affermato che la commissione stava studiando appunto la liturgia “del cammino”.

Come abbiamo però già evidenziato, questa affermazione è strutturalmente errata e infondata, non può esistere una Liturgia del Cammino e qui sorge quindi il dubbio sull’autenticità di una tale illazione attribuita al Papa. Inoltre nel paragrafo successivo, paragona l’approvazione appena concessagli dal Santo Padre, con la riforma liturgica dei Santi Cirillo e Metodio:
"Hanno fatto – si riferisce ai due santi - la liturgia della Chiesa Cattolica in lingua cirillica, cosa che era proibita in tutta la Chiesa, solamente il latino. Il Concilio ha accettato ora la liturgia nella nostra lingua. Ma Cirillo lo aveva fatto diversi secoli prima e guardate, loro sono venuti a Roma ed il Papa ha approvato la loro liturgia. Non solo l’ha approvato a ma la fa lui in Vaticano, il Papa con immenso zelo apostolico.”
Ora sorge spontanea la domanda: qual è la relazione tra la liturgia in lingua slava concessa in via eccezionale ai due santi fratelli missionari e l’approvazione delle “celebrazioni non strettamente liturgiche” del cammino neocatecumenale? Ma proseguiamo con le parole di Kiko:
"C’e una frase impressionante del Papa, che ci ha fatto notare Mons. Rylko, quando parla delle celebrazioni delle piccole comunità, regolate dai libri liturgici che vanno seguiti fedelmente, con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino, le particolarità del Cammino, come l’eco della Parola, la pace ecc. Alla fine dice questa cosa della parrocchia, ma è normale che lo dica”.
Quest’ultima frase sembra quasi intendere bonariamente che il papa non diceva sul serio quando affermava nel discorso del 20 gennaio che la “piccola comunità deve favorire il loro inserimento (il singolo e la piccola comunità) nella vita della grande comunità ecclesiale (la parrocchia)” aggiungendo subito dopo che :”anche durante il cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia”. Il sacerdote dell’equipe dei fondatori, don Mario Pezzi interviene poi, a scanso di equivoci, per corroborare l’intervento di Kiko affermando
“che alcuni Vescovi hanno interpretato le parole finali del Santo Padre che mette in luce l’unità della parrocchia che si da soprattutto nella celebrazione dell’Eucarestia, noi abbiamo interpellato il Card. Rylko del Pontificio Consiglio per i Laici, e il Card. Canizares che hanno detto: “No, guardate che il Papa ha parlato esplicitamente degli Statuti e gli Statuti per noi sono il punto di riferimento e la chiave di interpretazione anche della parola del Papa”.
In questo caso viene inserita nel discorso del papa una chiave interpretativa non necessaria per la verità data la chiarezza del documento, che chiama in giudizio il cardinal Stanisław Ryłko presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, e il cardinal Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. I quali, secondo don Mario, avrebbero “rettificato” le parole del papa, quasi a voler rassicurare i fondatori e continua
“Quindi anche queste frasi che il Papa ha detto alla fine del suo discorso, e che alcuni hanno interpretato in modo limitativo, si è visto che alla luce degli Statuti si possono capire e potete spiegarlo ai parroci. Il Card. Canizares ha detto: “Se qualche parroco o qualche Vescovo ha delle difficolta, che mi interpelli e noi risponderemo”.
In entrambe queste affermazioni sono stati compiuti due gravi errori:
  1. Il Papa non ha posto il suo discorso, e neanche lo potrebbe, sullo stesso piano o addirittura al di sotto degli Statuti, che secondo don Mario, dovrebbero illuminare le sue parole. 
  2. Forse egli ignora il fatto che le parole del Papa non si interpretano con nient'altro che con le parole del Papa, e che non c'è comparabilità giuridica tra uno statuto approvato da un pontificio consiglio, che oltretutto non può in alcun modo legiferare in materia liturgica o di governo interno alle chiese particolari, ma al massimo in questioni di disciplina interna al movimento di cui si occupa, ed un discorso del Papa in un'udienza ufficiale, in cui tra l'altro egli intende dare proprio un'espressa indicazione su come comprendere e applicare lo statuto del movimento stesso.
Il Santo Padre non aveva inoltre tralasciato di evidenziare altri aspetti importanti che gli stanno a cuore, come l’Unità della Chiesa che è il mistico Corpo di Cristo “Nella vostra preziosa opera ricercate sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i Pastori delle Chiese particolari, nelle quali siete inseriti: l’unità e l’armonia del Corpo ecclesiale sono una importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo in cui viviamo”.

Ma ancora una volta ci sembra di cogliere una dissonanza tra il contenuto inequivocabile del discorso del Santo Padre che cerca l’unità e l’armonia dell’intero Corpus Ecclesiae e le parole di Kiko in riferimento al suo desiderio di evangelizzazione della Cina e dell’India:
"Mancano i sacerdoti. Dovrei parlare con i vescovi e dire: se non ci date i sacerdoti..., beh forse dovremo fare una congregazione di preti per conto nostro per evangelizzare l’Asia, se volete solo tenerli nelle parrocchie”. In un altro passo afferma anche che: "se tutti rimangono nelle diocesi come viceparroci allora tutta questa evangelizzazione... il Cammino è nato non per le parrocchie fondamentalmente, ma è nato per la nuova evangelizzazione, cosi ha detto il Papa”.
In realtà se prendiamo il testo pronunciato dal Santo Padre tout court vi leggiamo sine glossa che la “vita della grande comunità ecclesiale, trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato (cfr Statuti, art. 6) la sua forma ordinaria”.

L’intenzione del Sommo Pontefice e la sua visione del Cammino Neocatecumenale inserito nella Chiesa e ad essa sottomesso in filiale obbedienza ed armonizzato agli altri membri del corpo si esprime in queste parole chiare e inequivocabili, che di alcuna interpretazione hanno bisogno, ma di una semplice docilità e messa in atto. Resta soltanto da chiarire la posizione degli iniziatori di questo movimento inter ecclesiale, che solo se resterà unito come il tralcio alla vite darà frutto, consapevole che se da essa si stacca, anche se non giuridicamente, ma solo intenzionalmente, inevitabilmente andrà incontro al suo inaridimento.
___________________________
[Fonte: Blog Campari & De Maistre]