Qualche anno fa è nato un blog neocatecumenale in lingua spagnola con un nome che ricalca esattamente quello del nostro blog, e cioè 'Observatorio del Camino Neocatecumenal'.
Forse l'intenzione dei suoi creatori era quella di fornire un contraltare, con notizie favorevoli al Cammino Neocatecumenale, ai molti utenti che, provenienti dalla vastissima area latino-americana, attraverso specifiche ricerche o in modo quotidiano e puntuale, seguono le notizie del nostro blog Osservatorio.
Un
articolo del blog Observatorio, molto lungo e documentato, con citazioni dai discorsi dei Papi, si propone l'obbiettivo abbastanza ambizioso di dimostrare che i papi (Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco) concordemente ritenevano che fosse cosa buona e giusta trasformare la parrocchia in un ricettacolo di gruppi neocatecumenali.
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La parrocchia atomica: tutto gira intorno a Kiko |
Per farlo, ricorre a molte citazioni di omelie, discorsi, documenti estratte dal contesto ed abilmente reinterpretate 'pro domo sua'.
In particolare, poi, si basa sul fatto che il mondo neocatecumenale si è appropriato della terminologia della Chiesa per trasformarla profondamente, cosicché 'comunità' ad esempio , per un lettore che da anni è avvezzo a riconoscere e ad esprimersi solo tramite il lessico del Cammino, è sempre comunità neocatecumenale, non parrocchiale o diocesana, né tantomeno può riferirsi ad altri contesti comunitari afferenti ad altri movimenti ed associazioni religiose o laicali.
Per un lettore neocatecumenale quindi, affermare che una parrocchia deve essere 'comunità di comunità', ha a che fare con il sogno del proprio fondatore Kiko Argüello di neocatecumenalizzare le parrocchie in modo che le uniche realtà presenti ed attive sono le Comunità neocatecumenali, naturalmente agli ordini di una gerarchia che nulla ha a che fare con la Chiesa cattolica, perché si forma da sé, si organizza da sé, si regola da sé.
E chi in parrocchia volesse rimanere un fedele cattolico senza alcun signore e padrone che non sia la Chiesa e i suoi ministri? O si adegua a fare da spettatore pagante del teatrino neocatecumenale o 'che se ne vada' (come dice Kiko).
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Un gruppo che si sostituisce alla comunità parrocchiale
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L'articolo esordisce con la citazione di un discorso a braccio di Papa Giovanni Paolo II in visita nel 1988 alla Parrocchia romana di Santa Maria Goretti.
Diciamo subito che la frase citata
"c'è un modo penso di ricostruire la parrocchia basandosi sulla esperienza neocatecumenale"
non è stata pronunciata dal Pontefice.
Il Santo Papa dice qualcosa di diverso, e cioè "Allora la parrocchia è una comunità basilare nella Chiesa; può crescere sull’esperienza e sullo sfondo dell’esperienza neocatecumenale".
"È la parrocchia la comunità basilare della Chiesa"! Non è abbastanza chiaro?
È la parrocchia la vera comunità , non i gruppi neocatecumenali .
Perché il Papa consente comunque a ciò che chiama 'esperienza neocatecumenale ' (e non comunità neocatecumenali) di rimanere 'sullo sfondo' della vera comunità, la parrocchia?
Il
parroco aveva fatto incontrare al Santo Padre le Comunità sostenendo
che esse costituiscono 'quasi' l'asse portante della parrocchia: taceva,
il parroco, del fatto che si stava dedicando solo a questa realtà, che
aveva occupato in 18 anni tutti gli spazi fisici soffocando ogni altra
possibile aggregazione: infatti nella parrocchia di Santa Maria Goretti
il Papa non incontrerà, in quella visita, altre associazioni o gruppi
spontanei oltre a quella neocatecumenale.
Quindi
Papa Giovanni Paolo II non conosceva il Cammino neocatecumenale, pensava che potesse rimanere modestamente sullo sfondo, a servizio della parrocchia e della comunità parrocchiale, come un vero e proprio catecumenato che, dopo un corso di alcuni anni, esaurisce il proprio mandato.
Infatti il Papa aveva affermato:
"non è un cammino breve; se si prende il catecumenato missionario a volte sembra duro: quattro anni! Voi siete più esigenti: il vostro dura sette anni!".
Capito? Sette anni, non tutta la vita!
Nessuno aveva alzato allora educatamente la mano per spiegare che, proprio in quella parrocchia c'erano comunità neocatecumenali con sulle spalle 18 anni di Cammino, ben lontani dall'averlo completato ed ancor oggi, a 32 anni di distanza, nonostante i morti, i fuggitivi, le fusioni, sono ancora là, funzionalmente e spiritualmente separati dalla parrocchia.
Nessuno infatti aveva chiarito al Santo Padre che, anche una volta terminato, la comunità organizzata autonomamente in obbedienza ai catechisti laici avrebbe dovuto accompagnare i propri adepti fino alla tomba, sostituendosi di fatto alla comunità parrocchiale.
Pensava, il Pontefice, che si trattasse pur sempre di un periodo limitato di tempo: sette anni, al
termine dei quali queste famiglie rientravano a pieno titolo a far parte
della unica vera comunità, quella 'basilare', la comunità parrocchiale.
E già sette anni gli parevano uno sproposito...
Continuiamo con il commento dell'articolo sul blog Observatorio.
Altra citazione per giustificare l'invasione delle parrocchie da parte delle comunità neocatecumenali, quella tratta dalla esortazione Evangelii Gaudium di Papa Francesco.
"È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario".
Ebbene, è necessario leggere questa frase nel suo contesto per capire che anche l'attuale Pontefice, come Giovanni Paolo II, NON si riferiva al modello delle comunità tutte uguali, tutte neocatecumenali che occupano la sede parrocchiale.
Leggiamo infatti:
Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione.
Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario.
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Chi è il presbitero dei tre? |
Quindi, dopo aver stigmatizzato un concetto errato e deviante di parrocchia vista come "gruppo di eletti ", il Papa afferma la necessità che essa sia "comunità di comunità" in quanto luogo di comunione e di comunicazione fra diverse attività e molteplici carismi.
Nel termine 'comunità di comunità ' non sono incluse le comunità neocatecumenali, in quanto immediatamente dopo e separatamente scrive:
Le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base e piccole comunità, movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa. Ma è molto salutare che non perdano il contatto con questa realtà tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare. Questa integrazione eviterà che rimangano solo con una parte del Vangelo e della Chiesa, o che si trasformino in nomadi senza radici.
Quindi la Evangelii Gaudium chiarisce:
Che le comunità neocatecumenali non si identificano in alcun modo con le comunità parrocchiali;
Che sono 'altre istituzioni ecclesiali';
Che
è necessario per esse integrarsi con piacere nella pastorale parrocchiale (e non viceversa) perché non rimangano con una parte del Vangelo e della Chiesa e non rimangano nomadi: cioè esattamente la situazione dei gruppi neocatecumenali che hanno una visione parziale del vangelo e che sono pronti ad abbandonare la parrocchia che non tolleri o non favorisca questa loro impostazione limitata e limitante
Continuiamo con le citazioni a sproposito dell'articolo pubblicato su Observatorio.
A conferma del tripode parola, comunità, liturgia del CNC, un altro paragrafo citato strumentalmente è il numero 69 dal Direttorio generale per la Catechesi:
Per favorire tale processo, c'è bisogno di una comunità cristiana che accolga gli iniziati per sostenerli e formarli nella fede. « La catechesi rischia di diventare sterile, se una comunità di fede e di vita cristiana non accoglie il catecumeno ad un certo grado della sua catechesi ». (210)
La citazione si riferisce al decreto sulla attività missionaria della Chiesa di Paolo VI Ad Gentes. Per capire cosa intenda per catecumenato e di che comunitàdi fede e di vita cristiana parli esattamente, riportiamo questo paragrafo:
Queste
due forme di attività (l'apostolato nei confronti dei non credenti e la
pastorale nei confronti dei credenti) si ricongiungono saldamente con
l'attività missionaria della Chiesa: la divisione dei cristiani è
infatti di grave pregiudizio alla santa causa della predicazione del
Vangelo a tutti gli uomini ed impedisce a molti di abbracciare la fede.
Così la necessità della missione chiama tutti i battezzati a radunarsi
in un solo gregge ed a rendere testimonianza in modo unanime a Cristo,
loro Signore, di fronte alle nazioni. Essi, se ancora non possono
testimoniare pienamente l'unità di fede, debbono almeno essere animati
da reciproca stima e amore.
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Riti dei pellegrini
nella cantina di casa Argüello |
Naturalmente la '
catechesi' è, secondo il redattore dell'articolo di Observatorio, eminentemente catechesi neocatecumenale così come la comunità è solo comunità neocatecumenale, mentre
il richiamo della qui citata Ad Gentes è sempre, come abbiamo scritto sopra, alla comunità cattolica intesa come 'unico gregge' un cui si manifesta pienamente l'unità di fede e
il catecumeno è il non battezzato, non certo il fedele cattolico che fa finta di non aver mai ricevuto il Battesimo.A maggior dimostrazione del fatto che la comunità neocatecumenale in nessun modo si può sovrapporre alla comunità di fede cattolica, sta il richiamo al paragrafo 210 dello stesso Direttorio generale sulla catechesi che l'autore dell'articolo si guarda bene dal citare.
Esso recita così:
Il Catechismo della Chiesa Cattolica richiede espressamente la redazione di catechismi locali appropriati, in cui « attuare gli adattamenti... richiesti dalle differenze di cultura, di età, di vita spirituale e di situazione sociale ed ecclesiale di coloro cui la catechesi è rivolta »
Ebbene, che inculturazione attuano i neocatecumenali che ovunque vadano applicano il loro catechismo, mai aggiornato nè adattato, uguale in Spagna, in Giappone, nel Perù come in Kenia?
Ricordiamo infatti una delle tre tirate d'orecchie di papa Francesco, riguardava proprio l'inculturazione, la capacità di adattarsi alle diverse realtà culturali che per i neocatecumenali è una vera bestemmia, loro che impongono a chi ha la tradizione di San Nicolò di credere ai re magi portatori di doni di Madrid, loro che saltellano il balletto ebraico davanti ai siriani allergici al sionismo, loro che cercano di inculcare, come fosse un dogma cattolico, il provvidenzialismo da zingari delle Palomeras, agli efficientissimi Giapponesi.
Proseguiamo con la carrellata delle citazioni 'a casaccio'.
Viene di nuovo scomodato san Giovanni Paolo II per la sua esortazione post sinodale Chiesa in America del 1999; in particolare viene citato il paragrafo 141:
Una via di rinnovamento parrocchiale, particolarmente urgente nelle parrocchie delle grandi città, si può forse trovare considerando la parrocchia come comunità di comunità e di movimenti.
Ma naturalmente ci si astiene dal citare ciò san Giovanni Paolo II scrive in seguito:
Ciò consentirà di vivere più intensamente la comunione, avendo cura di coltivarla non solo « ad intra», ma anche con la comunità parrocchiale alla quale tali raggruppamenti appartengono, e con l'intera Chiesa diocesana e universale.
Come pure non si ricordano i tanti punti in cui l'appello all'apertura a tutte le realtà ecclesiali viene ribadita dal Pontefice, come quando raccomanda
mutua comunicazione tra operatori pastorali per attività missionarie specifiche ».
(99)
progetti di cooperazione e di prevenzione comune in temi di maggiore importanza, soprattutto in quelli che riguardano i poveri ».
(124)
capacità dei pastori di discernere le attese del Popolo di Dio e i diversi carismi, e di lavorare insieme ».
(133)
apertura delle parrocchie «alla varietà di carismi, servizi e ministeri, organizzate in modo comunitario e responsabile, capaci di coinvolgere i movimenti di apostolato già esistenti, attente alla diversità culturale degli abitanti, aperte ai progetti pastorali e sovraparrocchiali ed alle realtà circostanti ».
Tutti spunti, questi, emersi dai lavori sinodali che fanno ben capire la proprietà della apertura verso tutte le realtà e del loro coinvolgimento in progetti comuni, caritativi ed aperti al mondo circostante, rispettosi di tutte le peculiarità culturali.
Esattamente il contrario del 'carisma' neocatecumenale chiuso in sé stesso, elitario', incapace di comunicare e di condividere.
Altra mistificazione, sempre ai danni di Giovanni Paolo II, viene compiuta quando l'ignoto autore dell'articolo attribuisce al santo Pontefice una lode delle 'piccole comunità' come 'laboratori della fede' nell'ambito dell'omelia fatta ai partecipanti alla GMG durante la veglia a Tor Vergata il giorno 19 agosto del 2000.
Una falsificazione scandalosa!
Per intendersi, si tratta di quell'omelia in cui papa Woytila fece quel famoso discorso ai giovani
In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna.
Vergognosa idea associare a questa storica commovente omelia una lode alle comunità neocatecumenali che invece ai giovani tarpano le ali e, al posto che ad amare Gesù, insegnano ad idolatrare Kiko!
A dimostrazione del fatto che il Cammino neocatecumenale non solo inganna i pontefici, non solo li mistifica, ma proprio li disprezza.