Carlos Metola recita la solita litania, la solita storia narrata che conosciamo a memoria.
Ma andando avanti la sua arringa si fa interessante sempre più. Metola scivola inesorabilmente nella enorme voragine delle loro consuete, vergognose menzogne. Dopo le mistificazioni delle origini che ben conosciamo si dispiega un racconto che non convince, o convince sempre meno, e lascia nello sconcerto chiunque li abbia conosciuti davvero, vivendo il cammino in prima persona.
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Carmen e Kiko e l'incontro fatale
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Kiko e Carmen finalmente si incontrano e la descrizione fatta dal postulatore dell'alchimia tra i due è esilarante. Intanto si rimarca con enfasi che Carmen perfeziona la sua superlativa formazione alla scuola del padre Farnes "gran liturgista" che la provvidenza proprio in quegli anni cruciali mette sul suo cammino. Anche qui la solita solfa!
Metola definisce "disegno di arte ineffabile" il fatale incontro tra Kiko e Carmen. Una Carmen tanto necessaria, con la sua "irresistibile chiamata all'evangelizzazione", consolidata dalla sua "grande preparazione" in campo teologico, spirituale e liturgico. E a noi viene la pelle d'oca (dal min. 48).
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Scenografia neocatecumenale
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Fondamentale il contributo di Carmen al piano preparato da Dio per la chiesa con Kiko Arguello che, per parte sua, concretizzava "la presenza di Cristo sofferente tra i più poveri e la capacità di riunire e creare piccole comunità" (secondo la rivelazione della Madonna di 5 anni prima, l'8 dicembre 1959).
Da questo connubio cosi speciale nasce il Cammino Neocatecumenale.
Cammino che si è diffuso in 135 nazioni, per un totale di 30.000 comunità in tutto il mondo, con 1 milione e mezzo di fratelli in 6800 parrocchie. 52 anni di costante attività evangelizzatrice. (*)
Diceva Carmen: "Questo non è il nostro lavoro, è Dio che lo porta avanti".
Ma non si è mai vista libertà in entrambi né distacco nel loro "servizio" di servi inutili. Allo stesso modo - per parte loro - non hanno mai lasciato libero nessuno di tutti quelli che li hanno seguiti. "Senza nessuno stipendio né alcuna sicurezza economica; vivendo di elemosina" (non c'è chi non vorrebbe vivere di elemosina come loro!).
Intanto Carmen, è risaputo, provvide a liberare e purificare Kiko dal cursillismo (oggetto di tutta la sua riprovazione, fondato com'era - a suo dire - su un volontarismo e sforzo di migliorarsi assolutamente da bandire. A conferma che senza di lei niente di buono, di innovativo, nel Cammino e nella Chiesa!) e dalla visione in cui lo trovò invischiato al tempo delle baracche, tutta incentrata sul "Servo di Jhavè" e lui tutto "mistico". La verità è che Carmen trovava Kiko patetico. In buona sostanza per Carmen - e nei suoi racconti lo ripeteva spesso - Kiko prima di conoscerla era completamente fuori strada ed egli deve a lei sola la sua "correzione" di rotta. Dall'unione di questi due, in cui è evidente chi tenga le redini in mano, nasce e si sviluppa il C.N. come noi lo abbiamo conosciuto (min. 49:36).
In sostanza Kiko, secondo il pensiero tante volte espresso da Carmen, senza di lei non avrebbe fatto un bel nulla e, probabilmente, non sarebbe stato mai nessuno nella vita. Rinfacciava - all'ignorante - di avergli "servito il CVII su un piatto d'argento".
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Quelli con cui Carmen ama collaborare
i
Kiko e i padre Farnes |
Quel Concilio stravolto dalla colta Carmen, col supporto dei padre Farnes di turno. Carmen amava circondarsi solo di chi suffragasse le sue tesi, disdegnando in toto il magistero bimillenario della Chiesa e chiunque provasse ad allargare i suoi angusti orizzonti; deragliando così, inesorabilmente, dalla dottrina cattolica e tirandosi dietro a precipizio nei suoi stessi inganni un popolo di creduloni, trascinati al contempo dal fascino delle trovate kikiane ribattezzate: Sintesi teologico catechetica e kerigmatica.
"Al Cammino Neocatecumenale Carmen ha contribuito con la sua teologia, l'intuizione, la ricerca e lo studio e Kiko con la realizzazione, l'architettare in una sintesi teologico catechetica e morale che attira i più lontani dalla Chiesa ed è valida anche per i battezzati tiepidi delle parrocchie ..." (parola di Metola per una descrizione completa).
Insomma, il C.N. è per tutti. E nessuno, se vuol essere "cristiano adulto", può sottrarsi...
E' opportuno ricordare qui - per completezza e senza tema di smentite - che Carmen definiva Kiko un gran teatrante e show-man che senza di lei nulla avrebbe combinato di duraturo (salvo che è da chiedersi cosa avrebbe combinato lei senza il suo attraente affabulatore, con indiscusse doti di leader e grande trascinatore di masse).
Kiko, secondo il Carmen-pensiero, tra il suo patologico YO YO YO e la sua predicazione basica, emotiva e ripetitiva, al massimo avrebbe messo in piedi una simpatica brigata di sfaccendati bohemien in fuga dalla loro storia e ripiegati su se stessi, che si divertono a giocare agli itineranti del Servo di Jhavè, scimmiottando in tutto il loro idolo indiscusso.
Senza la Pasqua che lei ha riscoperto dopo secoli di oblio, senza l'Eucarestia neocatecumenale che è una creatura della Carmen, la sua creatura: lo scempio più grande, in dispregio del supremo Sacramento dell'Amore (Dominicae coenae n. 5):
"L'animazione e l'approfondimento del culto eucaristico sono prova di quell'autentico rinnovamento che il Concilio si è posto come fine, e ne sono il punto centrale. E ciò, venerati e cari fratelli, merita una riflessione a parte. La Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta in questo sacramento dell'amore. Non risparmiamo il nostro tempo per andare a incontrarlo nell'adorazione, nella contemplazione piena di fede e pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non cessi mai la nostra adorazione." Così il Papa da Carmen più amato, Giovanni Paolo II.
Vedete che millantano?
Doveroso per loro, lo ripetiamo, ricordare i numeri del Cammino (dal min. 50:49)
Metola non può certo tralasciare!
"
"Il C.N. è diffuso in più di 135 nazioni per un totale di 30.000 comunità in tutto il mondo, con un milione e mezzo di fratelli in 6.800 Parrocchie."
Ancora solo un milione e mezzo di fratelli? Da troppo tempo non vanno oltre.
Per quanto si sono sbattuti e hanno millantato... un pò pochino, direi...
Noi constatiamo, ancora una volta, che questi numeri più o meno sono sempre gli stessi ormai da molti anni, con qualche forzatura e con variazioni minime. Un poco su un poco giù, gonfia di là e gonfia di qua. In ogni caso, conoscendoli, sono certamente da stimare al ribasso. E i Seminari R.M. in proporzione sono troppi, le vocazioni scarseggiano. Ma intanto riescono a tenere ancora in piedi la baracca coi soldi dei fratelli. Almeno così pare.
Ma l'apice assoluto Metola lo tocca quando, descrivendo l'indefessa attività di evangelizzazione dei due, protrattasi per 52 anni di ininterrotta, turbolenta collaborazione, aggiunge:
"senza nessuno stipendio, nè sicurezza economica, vivendo di elemosina" (min. 51:59)."Eroica attività evangelica senza avere dove posare il capo." (min. 52:22) (*)
Quando è sotto gli occhi di tutti la virata a 180° dai poveri più poveri ai ricchi più ricchi, avendo il Cammino privilegiato e abbordato, al posto dei poveri, le parrocchie dell'alta borghesia per attecchire nella Chiesa.
E' bene sapere che Kiko e Carmen hanno avuto a disposizione per tutta la vita alloggi più che decorosi. A Roma hanno vissuto a lungo in una villa con giardino di una facoltosa vedova dei Martiri Canadesi, dentro la città, fino a quando hanno ottenuto un appartamento tutto per loro sotto i portici del Vaticano (dove si son fatti conoscere anche per le casse di vino pregiato che regolarmente arrivavano per approvvigionarli, e non solo per le eucarestie; per gli schiamazzi frequenti e il grande movimento e andirivieni continuo di una
corte di fedeli kikos adoranti).
A
Porto San Giorgio l'appartamento sopra il
Centro Internazionale era tutto per loro, con servitù inclusa a disposizione, anche quando volevano recarsi lì, a prescindere dalle convivenze di itineranti, magari per un periodo di meritato riposo o vacanza.
Credo che lo stesso fosse in Spagna a
Madrid o in qualunque altro posto desiderassero andare. Dovunque avevano dimore pronte ad ospitarli da
"figli di re", come amavano definirsi per giustificare se stessi e l'opulenza che li precedeva e seguiva ovunque.
"Dio ricolma di benedizioni i suoi servi"... non mancano di nulla.
A parte che per le vacanze potevano disporre di altrettante ville al mare in Calabria, ad esempio, o sulle Dolomiti o dovunque avessero desiderio di recarsi, in Austria, in Germania o in Veneto.
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Stefano and Kiko, i due compari
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Kiko amava l'alta montagna e andare a pescare in ameni laghetti in compagnia di Stefano Gennarini, responsabile storico di tutto l'est Europa e soprannominato "zar di tutte le Russie", un clone di Kiko. Carmen, che mai andava con loro preferendo Madrid d'estate, li appellava in tutti i modi, accusando di sentirsi esclusa dal loro rapporto esclusivo. Si divertiva a definirli "i due fidanzati"; "sembrate due gay" spesso affermava, ridendo, davanti a tutti, e accusava Stefano di chiamare sempre Kiko a telefono e parlare per ore con lui invece che con l'equipe intera, escludendo lei dalle decisioni. Quando Carmen si dilungava in queste accuse in pubblico Kiko, sconfortato, ripeteva invano "Carmen, Carmen, smettila!... che santa pazienza con questa donna!".
Dopo le baracche la povertà non l'hanno mai più conosciuta davvero. E, se "vivere di elemosina", significa vivere di elemosina, certo la loro vita non è stata quella. Non hanno vissuto Kiko e Carmen di quello che veniva offerto loro. Hanno avuto molte pretese e "giudicato" chi non era in grado di soddisfarli a dovere. Hanno appesantito i fratelli con sensi di colpa inculcati da una predicazione incalzante e ossessiva sul tema "mollate il malloppo", così come tante volte documentato.
In quest'arte Kiko è stato maestro. Ma Carmen gli stava dietro da par sua.
L'altro tratto delle pretese più strettamente personali, invece, era molto più di Carmen che di Kiko, è da dire. Lei è stata sempre molto più esigente per se stessa, sfrontata anche, con richieste a volte difficili o molto complicate da soddisfare. Ma lei non faceva sconti. Tutto le era dovuto. Fino al punto che, se qualcuno osava recarsi in udienza privata da loro (che già era una gran concessione graziosamente concessa a pochi privilegiati) a mani vuote, glielo faceva pagare caro e amaro. Poi non è che si accontentasse della qualunque. Se il dono, sempre di un certo valore, non era di suo gradimento, lo rispediva al mittente. E la parola "grazie" non l'ho mai sentita uscire dalle sue labbra. Qualunque cosa facessi non facevi mai abbastanza.
So quel che dico, sfido a smentirmi, per esperienza personale e per quel che ho visto come testimone oculare.
Ospitarli significava anche solo dover cucinare cose diverse per l'uno e per l'altra (neanche sul mangiare andavano d'accordo) e anche in orari diversi.
Con infinita gratitudine per essere angariata (a tanto si arriva per devozione assoluta) ho sentito definire Kiko 'difficile' (pover'uomo!) e Carmen 'capricciosa' da chi tanto devotamente li accudiva. Pur seriamente provata da un mese di convivenza era immensamente grata a Dio di poter servire due "santi" pieni di difetti.
Carmen era così, non aveva orari, la notte era uguale al giorno e se quando si alzava al mattino aveva un'impellenza, tutti dovevano attivarsi per soddisfarla. E non era detto ci riuscissero.
E parlo anche di desideri squisitamente materiali, come il dover acquistare un abito particolare o qualche monile ad esempio. Carmen amava recarsi al mercato il giovedì a Porto San Giorgio, e puntualmente disertava l'assemblea arrivando con comodo quando le pareva e sempre in gran ritardo.
Kiko chiedeva: "Dov'è Carmen? Perché non scende?" E qualcuno all'orecchio gli sussurrava. "Kiko, è andata al mercato (o... dal parrucchiere)".
Perché lo so? Mi chiederete.
Perché qualche volta Kiko perdeva proprio la pazienza e, vedendola arrivare con un insolito camicione di lino fresco molto colorato piuttosto che con la messa in piega appena fatta, tutta allegra e pimpante, l'apostrofava: "Carmen, ma proprio al mercato dovevi andare?". E lei: "Sempre meglio che stare qui a sentire te dire sempre le stesse cose, il solito compact disc. Oggi quale hai messo? L'1, il 2 o il 3?" ...e rideva e rideva...
...Certo, erano simpatici pure. E divertenti. L'assemblea si sbellicava grata.
Ma non ci dica Metola che Carmen avesse a cuore solo Gesù Cristo. (dal min 53 in poi).
(al min. 53:45) "Nel mondo nulla la attrae, non desidera essere circondata da persone, pensa solo a Lui, a stare sola con Lui.".
Perché non gliene frega proprio niente né degli altri, che per la gran parte disprezza, né di cosa si pensi di lei.
(*)
Da
Valentina Giusti:
Dice Metola di Carmen:
"senza nessuno stipendio, nè sicurezza economica, vivendo di elemosina". L'articolo
spiega invece anche troppo bene la realtà: i due iniziatori vivevano
alle spalle dei propri "fratelli": da quando in qua un mantenuto si dice
che vive di elemosina?
Ma soprattutto, da quando in qua una
elemosina viene pretesa in modo scientifico così come vengono riscossi i
soldi nel Cammino e permette a chi la riceve di vivere in modo molto
più agiato della maggior parte di coloro che l'elemosina invece la
danno? Se si verifica un caso del genere, il mendico in realtà viene
definito, a buona ragione, un truffatore!
Inoltre: non ci risulta
che nessuno dei due avesse rinunciato all'eredità familiare; in
particolare Carmen, figlia di industriale, alla morte del padre scrisse a
Kiko che a lei non interessava l'eredità, ma la ricevette comunque.
Come si può definire una persona ricchissima che sia nel pieno possesso
dei propri beni e viva invece alle spalle altrui?
E proprio alla
luce di questa ricchezza comprendiamo anche il perché del travagliato
connubio tra i due sorto e durato tanto a lungo: Carmen era teologa, ma
in primo luogo era una ereditiera, a cui il padre voleva comprare un
convento per soddisfarne i capricci: Kiko, per quanto non facesse del
pauperismo, sicuramente costava meno.
Per cui sentir dire che i due
profittatori del buon cuore o della dabbenaggine altrui vivessero
"di
elemosina", fa montare il sangue alla testa. Allora possiamo dire che
anche
Sai Baba, che ha lasciato una eredità di 12 miliardi, vivesse di
elemosina: elemosina che fu in parte devoluta per iniziative benefiche,
tra l'altro: iniziative che i due non pare proprio abbiano mai
intrapreso.