domenica 30 luglio 2017

Carmen allo stesso livello di Giovanni Paolo II?!

Ascoltiamo uno dei tanti peana favorevoli a SanCarmen:
A differenza di Massimiliano Kolbe, con Carmen Hernández capita come con Giovanni Paolo II.

Non hanno subìto il martirio, però compenetrati dalla propria testimonianza di vita, senza risparmiarsi la sofferenza causata dal logorio delle persecuzioni, che relativamente è la stessa cosa, meritano di ricevere la palma della vittoria.

Certamente è la Chiesa a decidere a chi concedere il titolo di santo per la venerazione, però il fatto che dipende da un paio di miracoli, non esclude forse migliaia di persone che in silenzio ricevono e riceveranno per mezzo di questa persona un miracolo, non solo fisico ma morale?

Questa preghiera è un incoraggiamento per chi vuole liberamente pregarla e diffonderla, con il fine di conservare viva la presenza di questa grande donna rivelando l'azione di Dio in Gesù Risorto, fino alla sua manifestazione definitiva; per ottenere ora assieme a lei ciò che proclama il Salmo 2 chiedimi e ti darò in eredità le nazioni ora che lei, liberata dalla tribolazione e salita in cielo, gode del banchetto nuziale da sposa dell'agnello.
(cfr. il video "Carmen Hernández Oración de intercesión")

Questa incomprensibile "supercazzola" ammannita a tutti i lettori del blog ("...compenetrati dalla propria testimonianza...", "logorio delle persecuzioni....", "banchetto nuziale da sposa dell'agnello...") oltre a contenere dei madornali errori teologici, ha un chiaro intento: i neocatecumenali non vogliono aspettare i tempi della Chiesa per dichiarare "santa" la Carmen Hernàndez, quindi è la Chiesa che si deve adeguare di conseguenza, impiegando la fama di santità come corsia preferenziale per avviare la causa di beatificazione, come avvenuto per Giovanni Paolo II.

Grazie a Dio questo potere è conferito solo al Pontefice, che è l'unico con l'autorità per avviare un processo senza dover attendere i cinque anni previsti dalla morte del beatificando, e ci auguriamo che Francesco non conceda mai loro questo "indulto" che sarebbe uno scandalo spaventoso per tutta la Chiesa
Accostare la Carmen Hernàndez a Giovanni Paolo II è poi un insulto alla memoria di quest'ultimo, al quale si potrebbero muovere tante critiche su alcune scelte umane discutibili o azzardate, ma non sulla solidità della dottrina. Già solo a proposito dell'Eucarestia (giusto per fare un esempio), le posizioni di Carmen e di Giovanni Paolo II non potrebbero essere più lontane.

Scrive Giovanni Paolo II in Ecclesia de Eucharistia:
«25. Il culto reso all'Eucaristia fuori della Messa è di un valore inestimabile nella vita della Chiesa. Tale culto è strettamente congiunto con la celebrazione del Sacrificio eucaristico. La presenza di Cristo sotto le sacre specie che si conservano dopo la Messa – presenza che perdura fintanto che sussistono le specie del pane e del vino – deriva dalla celebrazione del Sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale. Spetta ai Pastori incoraggiare, anche con la testimonianza personale, il culto eucaristico, particolarmente le esposizioni del Santissimo Sacramento, nonché la sosta adorante davanti a Cristo presente sotto le specie eucaristiche.
È bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto (cfr Gv13,25), essere toccati dall'amore infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per l'« arte della preghiera », come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!
Di questa pratica ripetutamente lodata e raccomandata dal Magistero, numerosi Santi ci danno l'esempio. In modo particolare, si distinse in ciò sant'Alfonso Maria de' Liguori, che scriveva: « Fra tutte le devozioni, questa di adorare Gesù sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi ». L'Eucaristia è un tesoro inestimabile: non solo il celebrarla, ma anche il sostare davanti ad essa fuori della Messa consente di attingere alla sorgente stessa della grazia. Una comunità cristiana che voglia essere più capace di contemplare il volto di Cristo, nello spirito che ho suggerito nelle Lettere apostoliche Novo millennio ineunte e Rosarium Virginis Mariae, non può non sviluppare anche questo aspetto del culto eucaristico, nel quale si prolungano e si moltiplicano i frutti della comunione al corpo e al sangue del Signore.» 
 ....e scrive invece la "santa di categoria superiore" accuratamente fabbricata dalla propaganda kikiana:
«Che crediamo che pregare sia dire: padre nostro che sei nei cieli..., o stare davanti al tabernacolo, con l'immaginazione che se ne va non so dove? (p. 15)
Di questo, quelli di voi ché avete vissuto il cristianesimo a livello di religiosità naturale, avrete una piccola esperienza: quando andavate a Messa, vi mettevate dietro, e se ti capitava di essere vicino al tabernacolo sentivi un tuffo al cuore, perchè ti avvicinavi all'intoccabile, al luogo dove c'era il sacro. Noi cristiani non abbiamo altare (p. 56)
Io sempre dico ai Sacramentini, che hanno costruito un tabernacolo immenso: se Gesù Cristo avesse voluto l'Eucarestia per stare lì, si sarebbe fatto presente in una pietra che non va a male. Il pane è per il banchetto, per condurci alla Pasqua. La presenza reale è sempre un mezzo per condurci ad un fine, che é la Pasqua. Non è un assoluto, Gesù Cristo è presente in funzione del Mistero pasquale. (p. 329)
In molti conventi di monache si dice la messa per riempire il tabernacolo. Abbiamo trasformato l'Eucarestia che era un canto al Cristo glorioso, nel divino prigioniero del tabernacolo. In questa epoca comincia il Corpus Christi, le esposizioni solennissime del Santissimo, le processioni col Santissimo, le messe sempre più private, le visite al Santissimo e tutte le devozioni eucaristiche (p. 330).
Come una cosa separata dalla celebrazione cominciano le famose devozioni eucaristiche: l'adorazione, le genuflessioni durante la messa ad ogni momento, l'elevazione perché tutti adorino. Nel Medio Evo all'elevazione si suonava la campana e quelli che erano in campagna adoravano il Santissimo. Tutto questo è già molto lontano dal senso della Pasqua.... L'adorazione e la contemplazione sono specifiche della Pasqua, ma dentro la celebrazione, non come cose staccate....(p. 331)
Ma oggi il mondo si è secolarizzato e solamente una pastorale sacramentale è assurda perché molta gente non va al tempio. A che serve dire che nel tabernacolo c'è Dio se non ci credono né hanno fede? (p. 348)»
Non è neanche da commentare questo disgustoso vomito demoniaco, anche perché più volte abbiamo parlato del disprezzo dei fondatori per la Santissima Eucarestia: lodata in modo ammirabile da tutti i pontefici di tutti i tempi, da tutti i Santi di ogni secolo e denigrata, derisa e ridotta a pagliacciata dai due eretici spagnoli.

Noi ci fidiamo di Dio e della Chiesa Sua Sposa [*], nonché di Maria Vergine che la custodisce e protegge nei secoli, tuttavia ci fidiamo meno degli uomini di Chiesa, perciò vogliamo dare loro un aiutino: siete davvero disposti a elevare agli onori degli altari una persona che ha avuto così tanto disprezzo per l'Adorazione del Santissimo Sacramento e che ha insegnato questo stesso disprezzo a legioni di cristiani? Davvero volete beatificare una donna che ostinatamente ha proclamato eresie ponendo quindi se stessa fuori della Chiesa?


[*]: Per inciso la "sposa dell'Agnello" è la Chiesa, non l'anima di Carmen Hernandez. L'anima è sposa di Cristo in senso simbolico! Ma i kikos queste cose le ignorano, come tutto il resto.

sabato 29 luglio 2017

Faenza: il vescovo NON ha autorizzato la missione neocat

Diocesi di Faenza-Modigliana:

19-07-2017

In questi giorni ho avuto notizia dello svolgimento di una missione in Diocesi da parte di rappresentanti della Comunità Neocatecumenale.

Premesso che è facoltà del Vescovo ammettere o meno il Cammino Neocatecumenale nella propria diocesi, si precisa che questa Autorità ecclesiastica diocesana non ha autorizzato in alcun modo tale missione popolare.

giovedì 27 luglio 2017

I diari di Carmen Hernandez (col Prologo del Papa Francesco?): inarrestabile escalation!

Mentre ci stavamo sottoponendo alla sofferenza di sbobinare, fedelmente, la tanto attesa presentazione a Madrid dei Diari di Carmen, ci siamo resi conto che, oramai, l'escalation è inarrestabile!

«Se avessi saputo quanto soffriva - povera Carmen! - avrei detto: Chiamiamo un medico!»
Kiko! Kiko! ma che dici? neanche Cordes crede alle sue orecchie!

Questo l'ultimo atto, per ora, e noi non possiamo più attendere!


Da un articolo di S. Cernuzio pubblicato il 19 luglio 2017 su Vatican Insider: Carmen Hernández, ad un anno dalla morte i diari della sua “notte oscura”:
Pubblicato in Spagna per la Bac il volume con i pensieri e le confessioni della co-iniziatrice del Cammino neocatecumenale dal 1979 al 1981. La pubblicazione in Italia a settembre, probabilmente con un prologo del Papa.

Ogni notte, in ogni luogo del mondo in cui si trovasse insieme a Kiko Argüello per portare il Vangelo, Carmen Hernández appuntava su un quaderno o su fogli di carta sparsi i suoi pensieri e i suoi ricordi, le sue inquietudini e le angosce, gli attimi di felicità. Non solo “annotazioni” ma un dialogo incessante e confidenziale con Gesù Cristo, il suo «amico», la sua «speranza», il suo «amore di gioventù» come lo definiva, durato per decenni.

Confessioni, queste della co-iniziatrice del Cammino neocatecumenale, realtà ecclesiale tra le più diffuse nel mondo a partire dal Concilio Vaticano II, che ora compongono il libro “Diarios 1979-1981”, edito dalla casa editrice spagnola Bac (Biblioteca de Autores Cristianos) pubblicato ad un anno dalla morte di Carmen avvenuta il 19 luglio scorso, a 86 anni, e presentato lo scorso 30 giugno a Madrid.

Trecentoquaranta pagine, quasi 800 note, che coprono solo il primo triennio in cui Carmen e Kiko davano forma a questo «itinerario di formazione cristiana» nato nelle baracche di Palomeras Altas, tra i poveri più poveri di Madrid, e, che a quasi cinquant’anni, si è concretizzato in 25mila comunità in seimila parrocchie di quasi 130 Paesi, centinaia di missio ad gentes, 113 seminari Redemptoris Mater che ogni anno sfornano sacerdoti pronti a servire le diocesi di tutto il globo.

"Che io mi ricordi,
tra loro non c'era neanche un dottore!"
(Canto del Cammino)
Numeri grandi che non sono mai interessati a Carmen, sempre lontana da trionfalismi e glorie mondane, o da riconoscimenti pubblici come il dottorato in teologia honoris causa che la Catholic University of America di Washington le aveva concesso insieme ad Argüello il 16 maggio 2015. [vedi nota 1] Per lei, che sin da giovanissima desiderava diventare suora o missionaria come i tanti che da bambina vedeva passare a Tudela, sulla riva dell’Ebro, dove era cresciuta insieme alla sua numerosa e facoltosa famiglia, ciò che veramente contava è che la gente aderente al Cammino fosse toccata dall’annuncio del kerygma, la morte e resurrezione di Cristo. Tutto il resto passava in secondo piano.

«L’assenza di Gesù rende impossibile l’allegria», scriveva infatti in uno degli appunti nel gennaio dell’81. E continuava: «Tutto il giorno triste, triste, triste, abbattuta, senza orizzonte e senza energia, senza forza, in niente. Che cosa potrei desiderare? Solo la tua presenza, Signore». Seguono nel libro altre rivelazioni intime su quella «notte oscura» attraversata da santi come Teresa d’Avila, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni della Croce citati nei suoi scritti. «Tu non ci sei Gesù mio. Cammino controcorrente. Questa psiche tenebrosa, lamentosa, che amarezza. Non so vivere. Abbi compassione di me. Mi affatico in una tragedia esistenziale», si legge. O ancora: «Gesù mio, ti amo, non mi abbandonare: vieni ad aiutarmi… Vieni, vieni, amore della mia gioventù e mia speranza. Infondimi energia, che sto crollando nel nulla». «Gesù mio, quando arrivi non ho bisogno di scrivere lamenti, vagiti». «Forza mia… grazie, mi conforti nel profondo. Sento la libertà».

A volte queste annotazioni erano solo brevi racconti della giornata o stringati «buonanotte, Signore». Non mancano “critiche”, animate da quella schiettezza che l’ha sempre contraddistinta, verso il suo compagno di evangelizzazione per mezzo secolo, Kiko. Critiche che Carmen non risparmiava in pubblico durante gli affollati incontri vocazionali per i giovani in giro per l’Europa, l’Africa, il Sud America. «Io dico sempre che l’inferno è pieno di predicatori come Kiko Argüello» era l’esordio ormai standard dei suoi interventi sul palco, dove era attesa soprattutto dalle donne alle quali ricordava l’importanza del loro ruolo di «fabbriche della vita» nella famiglia, nella Chiesa, nella società.

Kiko sorrideva poggiandosi una mano sulla testa, e ringraziava questa donna conosciuta quasi casualmente a Madrid che lo voleva ingaggiare per una missione in Bolivia, perché «quando salgo su, su, mi prende dai piedi e mi fa tornare a terra». Due personalità diametralmente opposte ma unite da una missione comune: l’ex pittore impetuoso e carismatico, e la teologa per anni impegnata a Madrid, a Roma, in Israele, a «masticare» e approfondire le indicazioni del Vaticano II per incanalarle in questa realtà che non voleva che si definisse un «movimento», come puntualizzò in un incontro in Sistina con Giovanni Paolo II al quale era legata da una forte amicizia. Tanto che il Papa le concedeva pure di fumare nel suo Refettorio: «Neanche il presidente Pertini l’aveva fatto con la sua pipa...», diceva Wojtyla.

Nella prefazione del volume, Argüello scrive: «Dopo 50 anni insieme in ogni istante, penso di aver diritto a conoscere il cuore di Carmen... Eroico che sia stata con me cinquant’anni, sempre soffrendo in silenzio, senza mostrarlo a nessuno». E nella presentazione dei Diarios in Spagna, alla presenza dei cardinali Paul Josef Cordes e Ricardo Blàsquez Pérez, presidente della Conferenza episcopale, ha confessato: «Tante volte Carmen diceva che ero insopportabile, ma al tempo stesso era sempre accanto a me. Ora comprendo la libertà che aveva nei miei confronti, in quelli della Chiesa e del Cammino, nei confronti di tutti. Una libertà che veniva da una relazione profondissima con Gesù Cristo».

Ad un anno dalla morte Carmen non è stata sostituita nella équipe internazionale che guida il Cammino neocatecumenale nei cinque continenti. «È insostituibile», diceva Kiko in una recente intervista, «finché io e padre Mario Pezzi siamo in salute andiamo avanti come due apostoli». [vedi nota 2]

Dei suoi quaderni, ritrovati nella sua casa natale e custoditi, dopo la scomparsa, nel seminario Redemptoris Mater di Madrid, verranno pubblicati altri volumi a formare una sorta di collana che attraversa gli ultimi decenni spesi per l’evangelizzazione, e terminati con una malattia che ha costretto Carmen a restare immobile e a riposo, come mai nella sua vita era stata. È possibile che saranno pubblicati anche cinque o sei libri. Questa prima edizione edita dalla Bac – la stessa casa che ha distribuito lo scorso anno “Annotazioni” di Kiko Arguello - nel primo mese ha venduto 10mila copie in tutta la Spagna. (ndr. Business-Money)

In Italia dovrebbe uscire a metà settembre con Cantagalli; oltre al lavoro di traduzione si attende un prologo di Papa Francesco che stimava Carmen, «una donna – scriveva nel messaggio per i funerali del 21 luglio 2016 nella Cattedrale dell’Almudena - animata da sincero amore per la Chiesa che ha speso la sua vita nell’annuncio della Buona Novella in ogni ambiente, anche quelli più renitenti, non dimenticando le persone più emarginate».

Questo articolo di Cernuzio è sintesi formidabile di tutto.
Ci dà la perfetta percezione dell'«aria che tira» nel Cammino.

I Diari, appena dati alle stampe, ricoprono solo tre anni, l'attività di Carmen ricopre decenni, altri volumi ci attendono, una collana.
Ma Carmen scriveva, come dice Kiko, durante le notti, immersa nella "notte oscura" come le più grandi Sante della Storia della Chiesa, paragonata, per restare ai nosti giorni, alla contemporanea Santa Madre Teresa di Calcutta e allo stesso San Giovanni Paolo II, per il costante dialogo che ella aveva con il suo Signore.
Questi due confronti li fa, a Madrid, il Cardinale Emerito del Cor Unum, Paul Cordes, che era Presidente del Consiglio Pro Laicis al tempo della famosa Lettera Ogni Qualvolta di papa Giovanni Paolo II del 30 agosto 1990 - Lettera la cui pubblicazione fu accompagnata da polemiche e interrogativi, sbandierata come approvazione definitiva da parte degli Iniziatori e di tutti gli Itineranti e, da allora, esposta in bella vista, in cornice, nelle case di tutti i neocatecumeni.

Kiko, nel suo intervento, dopo quello del Cardinale, aggiunge un altro tassello:
egli esordisce subito nominando Papa Francesco, ricordando che la cosa più bella su Carmen l'avrebbe detta proprio il Santo Padre, pronunciando le fatidiche parole: "La Chiesa deve al cammino neocatecumenale la Notte Santa".
La cosa più squallida, invece, è che Kiko prende occasione dalle parole di Papa Francesco per minacciare di nuovo grandi battaglie contro i Parroci, che «non vogliono farci celebrare tutta la notte».
Con questo articolo, dal quale appare chiara la volontà di strumentalizzare lo stesso Papa e pubblicato proprio il giorno dell'Anniversario della morte della Sora Carmen-Santasubito, si capisce dove vogliono andare a parare.
A noi, sinceramente, sembra una balla colossale:
il Santo Padre che scriverebbe il prologo alla Carmen, che tanto stimava!
Ci pare una vera assurdità! Certo, non riusciamo a crederci!
Ma sappiamo anche che questi sono capaci di tutto!


Il Papa in persona, che avrebbe riconosciuto la "Carmen zelante nell'annuncio del Vangelo specie ai più emarginati".
Ma se Carmen non ha avuto mai capacità di relazionarsi con "gli ultimi"!
E' risaputo, da parte di chi ha avuto a che fare con lei, che Carmen provava solo ripulsa per gli ultimi, gli itineranti più dimessi erano il suo bersaglio preferito, in particolare le donne, sfinite dalle tante maternità, quelle più umili però, quelle più malandate, non le mogli di nobile schiatta dei mega-titolati itineranti di alto rango, sempre in linea, belle e super curate; allo stesso modo non tollerava le baby-sitter o le ragazze; era, in generale, molto insofferente nei rapporti con gli altri, specie se di rango inferiore, e mostrava quasi una condiscendenza anche solo a rivolgere loro uno sguardo.
Considerava tutti inferiori a lei, li considerava al suo servizio, pretenziosa e arrogante, sempre. "Sua Grazia" faceva una grande concessione anche solo a rivolgere una parola.
Papa Benedetto si sforza di sorridere.
Notare il product placement della Carmen
Oltre questo, Carmen è stata durante tutta la sua vita, molto esigente e capricciosa, maniaca nella ricerca di cose belle da comprare, sempre desiderosa di acquistare abiti, con una stanza piena di belletti e rossetti. Anche se il risultato non era poi dei migliori!
Andava alla ricerca di tessuti particolari; spesso, sui capi di abbigliamento che le regalavano, faceva cambiare i bottoni; se una cosa, acquistata con cura per compiacerla, a lei non piaceva, te lo diceva in malo modo e la rifiutava. Tutto le era dovuto. Anche se era di gusti difficili, se ti presentavi senza nulla nelle mani, subito te lo rinfacciava: «Non mi hai portato neanche un regalino?» in tono di rimprovero, come a dire "Come ti sei permesso! Che brutto coraggio hai avuto!"
Quella dei regali per lei era una vera fissazione, così con «Le Cardenali» come li definiva nella sua pessima pronuncia della lingua italiana, diceva sempre: "Dobbiamo prendere le regalini per le Cardenali!"

E poi, spiegatemi come e quando scriveva, nelle notti insonni?

Se di giorno si barcamenava appena, tra la sigaretta sempre accesa, la tazza di thè, o altra bevanda che le veniva servita continuamente, la borsa, qualche scartoffia, chi la immagina con una penna in mano in Estasi Mistica?
Era in una continua agitazione, afflitta da una continua irrequietezza; altre volte spenta e inerme, non si smuoveva neanche se Kiko la esortava mille volte e, se insisteva troppo, lo mandava a quel paese senza tante cerimonie.

Ma domando a chi ha conosciuto Carmen in quegli anni:
ai tanti itineranti - itineranti italiani e itineranti spagnoli (chapeau!) - ai presbiteri, da lei definiti «minus», ai fratelli delle sue comunità, ai seminaristi, ai cantori delle equipe e su, su... fino ai Parroci, ai Vescovi, ai Cardinali:
Dove era "questa" Carmen che ora ci descrivono così?

La hanno tenuta nascosta, seppellita nella sua stanza? E chi era colei che abbiamo conosciuto? Che vedevamo al fianco di Kiko? Che con "discernimento ispirato" ha disseminato il suo passaggio di morti e feriti, maliziosa, a caccia di retropensieri: rimandava a casa, spediva in Africa, minacciava la Siberia, padrona assoluta dei destini umani...

Era lei che ripeteva sempre: «L'Itinerante deve essere unito a noi!» (non "a Dio": «a noi»!) e, su questo "essere uniti" fondava il suo sapiente discernimento!
Spiegatemi che diavolo significa questa specie di "sentenza senza appello", pronunciata da colei che, rivolgendosi ai preti del Redemptoris Mater, diceva con altrettanta arroganza:
«Tu obbedisci a noi o al Vescovo?»
«Dì la verità: Tu sei andato per conto tuo dal tuo Vescovo per metterti d'accordo con lui!»
Ma non è ora il momento di raccontare i tanti aneddoti, che riserviamo per le prossime occasioni, che dipingono la Sora Carmen meglio di ogni sciocchezza, che altri hanno scritto per lei.
Ma si sa: gli scritti sono fondamentali per la Causa di Canonizzazione! Dunque i neocatecumenali si sono attrezzati!


Sì, facciamo come Kiko, parliamo per pennellate e, ripetiamo:
Cosa era la Carmen di quegli anni? Era storia di un'altro pianeta? Abbiamo vissuto in un altro mondo?

Ora, un accorato appello a tutti i fratelli del Cammino:
Perchè non vi svegliate e parlate? Perchè non raccontate ciò che avete veduto con i vostri occhi e vissuto sulla vostra pelle, anche voi?
Dite fatti concreti!

Kiko, che conosce meglio di noi queste verità, sta cercando di salvarsi, il furbastro, con l'ossessivo ripetere: "Stupore! Meraviglia! Chi poteva immaginare".
Bravo Kiko, con il tuo atteggiamento ci stai solo dando conferme su conferme. Noi non dobbiamo fare molto, solo starti ad osservare.
Kiko ripete, a Madrid, il suo infinito stupore, non può crederci che Carmen abbia scritto tutto quello, abbia sofferto tutto quello, ad un certo punto afferma costernato...

Questa sua affermazione va riportata per intero:
«Eroico che Carmen è stata con me 50 anni, sempre soffrendo in silenzio, senza mostrare a nessuno, SE AVESSI VISTO CHE SOFFRIVA TANTO AVREI DETTO. perchè non mi hai chiesto aiuto? NON SO, AFFIDIAMOCI A UN MEDICO, CHIEDIAMO A QUALCUN ALTRO... Non sai che passa, sarà inferma?»
No, ragazzi, pietà! E' da incorniciare..

Ma Kiko continua, ed è ancor peggio!:
«Nel Cammino Dio ha dato una donna CON UN GRADO DI SANTITÀ UNICO, e non poteva essere diversamente, vista l'importanza della missione che Dio ci ha affidato...»
Kiko non si può proprio sopportare (le frasi riportate le trovate nel video citato, potete ascoltare le sue parole con le vostre orecchie e verificare personalmente), specialmente quando dice che mentre si affaticavano, lui e Carmen, nel lavoro dell'«Evangelizzazione senza sosta» ascoltando fratelli e fratelli e facendo scrutini e scrutini... poi Carmen si ritirava nella sua stanza e, nel segreto, gridava a Gesù, suo unico Amore!

Piccola Parentesi:
prima di proseguire - ormai siamo al "gran finale" - con il memorabile intervento di Kiko a Madrid, non possiamo esimerci dal dedicare, a proposito di SCRUTINI, una parentesi al Cardinal Cordes.

Nel suo precedente intervento, proprio a questo proposito, come potete verificare nel video ai minuti citati, Cordes dice testualmente:
[dal minuto 23:48]
Per una parte appresi personalmente l'importanza del "direttore spirituale" del "catechista" per i membri delle comunità che si formarono dopo.
Io sono stato presente personalmente in alcune riunioni e convivenze del Cammino, ricordo i commenti e le domande di Carmen, il discernimento dello Spirito, i suoi saggi consigli.
Il Diario riflette il gran peso della attenzione richiesta, che durava ore e ore.

Scrive Carmen: «Di nuovo tutto il giorno, mattina e giorno, ascoltando e non so se siamo pazzi! Anche senza dormire, morta! Gesù, non posso più!»
Nello stesso tempo si sente gratificare, ascoltando i fratelli: «Che allegria, Signore, tu guidi e sostieni il tuo popolo visibilmente, come un Buon Pastore, grazie Gesù mio!

[dal minuto 25:35]
...Catechista non è solo un obbligo, un peso, se no che dà molta soddisfazione.
Cito: «Gesù chiama a tante vocazioni, al principio mi ha spaventato, ora mi consola, Gesù Dio, Dio Unico, mi prostro per terra, davanti alla tua grandezza!»
Nostre conclusioni:

Il Cardinal Cordes intenderebbe che il catechista neocatecumenale sarebbe a pieno titolo "direttore spirituale" dei fratelli del Cammino.

Ottima conferma per le teorie di Kiko, tanto desiderata!
Mille ringraziamenti, da parte di tutti coloro ai quali quell'«illuminato» discernimento ha tante volte devastato la vita spirituale e materiale, personale e della famiglia.

Chiusa parentesi.

Ritorniamo a Kiko, quando dice:
«...Penso la fede di Carmen, l'Amore nel suo cuore a Gesù Cristo, lei diceva costantemente Gesù mio, di notte gridava Gesù mio, Gesù mio, ti amo, ti amo, vieni, vieni, aiutami!»«Carmen ha scritto lungo 30 anni e noi ora stiamo trascrivendo per il bene spirituale dei fratelli del cammino e di tutta la chiesa.»
Continua ancora, imperterrito:
«Quando anche io sia morto e si studino i nostri scritti, la storia del cammino, mistero enorme, la nostra relazione, la missione, vivere con Carmen nella fede, che Dio la aveva posta lì, per il bene della Chiesa. E lei lì, 50 anni, soffrendo tutti i giorni, pare impossibile, impossibile.»«Tutto così giorno dietro giorno, trenta anni!»
(andate ad ascoltare il tono drammatico con cui parla di qualcosa di umanamente insostenibile, povera Carmen!)


Pensata in versione maschile...
ricorda qualkuno!
E mette qui un'enfasi, come a dire sofferenze inaudite, inenarrabili!

Kiko, ma facci il piacere, non farci ridere, o peggio, piangere!

Tu stai offendendo ancora una volta tutti quelli che veramente soffrono, patiscono nella vita mille vicissitudini, problemi, disagi, malattie.
Non mi pare che a voi sia andata poi tanto male! Anzi!

Ormai, completamente disgustati e con tutto il cuore, sentiamo di dirti, con le tue stesse parole:
"Vergognati, Kiko! Vergognati davvero! Anzi, va' a nasconderti... nella tua grotta, e senza portarti i fotografi questa volta, per piacere!"

Quando Carmen era malata, o ha dovuto sottoporsi a interventi chirurgici, anche prima degli ultimi terribili anni, non è stato mai semplice gestirla, era arrogante, ribelle, irosa, anche con i medici che la dovevano curare, o le infermiere a cui toccava assisterla.

Tu continui a ripetere mille volte le stesse cose, chi vuoi convincere? oltre che te stesso?
Che noia, che cosa patetica, ma quello che voglio sottolineare più di tutto è l'affermazione:
«Se avessi saputo quanto soffriva avrei detto:
chiamiamo un medico!»

Ah, Kiko, ma queste sono manifestazioni mistiche, o no? Prove dello spirito? Notti oscure? L'opera dello Sposo che vuole rendere la sposa uguale a Sè, in una profonda purificazione che porta dritto al Paradiso? e tu vuoi chiamare il medico!

Eh, di grazia, che genere di medico? Uno psichiatra forse, un neurologo, o semplicemente uno psicologo? Questo è un lapsus di cui ti pentirai!
Uno di quelli bravi di Roma, dove eravate soliti indirizzare chi, dopo anni dietro a voi, cadeva in depressione o aveva sindromi di panico e angoscia?
Forse che lo stesso padre Mario non è in cura neurologica da anni, notoriamente sostenuto dagli psicofarmaci per starvi accanto una vita?

E la stessa Carmen: non prendeva, anche lei, le sue medicine?
Tutti lo sapevano.

Che vuoi fare Kiko? Devi stare più attento!

Ti è scappato e ora non puoi più tornare indietro, un lapsus imperdonabile che qualcuno, al termine dell'incontro, ti avrà fatto sicuramente notare. Sei stato molto imprudente!

Ma come Kiko, il medico volevi chiamare?
Sei proprio a digiuno di cose dello Spirito!

Hai aggiunto, infine, questa perla che mi ha fatto sobbalzare e che non merita alcun commento, e che è la naturale conclusione di tutta questa porcheria che state facendo, e che è la conclusione, per una volta, condivisibile, e senz'altro condivisa, in toto, da tutti, ma proprio da tutti... pensaci... anche da noi!

Ecco la perla di Kiko:
"Noi non sapevamo niente
del suo amore a Gesù Cristo."

E ora, dopo Trieste, cala il sipario anche su questo squallido spettacolo di Madrid!


Pax



[Nota 1]

Carmen, a cui ufficialmente non interessavano le umane e periture glorie di questo mondo di vanità, ha accettato ben volentieri il prestigioso titolo, per una volta assegnato anche a lei insieme a Kiko che, per parte sua, era al suo terzo riconoscimento accademico, la terza laurea honoris causa.


Kiko, sprofondato in profonda umiltà,
Carmen gli sta dietro.
Abbiamo motivi validi per credere che la modesta ed umile "amante del nascondimento" Sora Carmen - che rinfacciava sempre a Kiko di essere lei il perno del Rinnovamento della Chiesa dovuto al loro "potente" CAMMINO e non certo lui con le sue "kikate" megalomani, che lei disprezzava profondamente - abbia fatto ferro e fuoco per avere, il  "meritatissimo" titolo di Dottore in Teologia (honoris causa, naturalmente).

Ossia:
Come si permetteva Kiko di brigare, dimenticandosi proprio di lei? Insieme ai suoi itineranti più "attivi"- i temuti e famelici Gennarini - mentre non gli era proprio passato per la mente di caldeggiare, in primis, la candidatura di Carmen ad un titolo di "Dottore in Teologia", titolo che a lei sola spettava di diritto?

Notiamo, significativamente, che nel 2013 Kiko ha ricevuto il secondo dottorato in Teologia, presso l'Università di Lublino (Polonia), università che si trova nella zona in cui regna incontrastato il Responsabile Itinerante Stefano Gennarini - grande zar neocatecumenale di tutto l'Est d'Italia e di tutta l'Europa dell'Est e fratello del più grande Giuseppe Gennarini, colonizzatore di tutte le Terre dell'America del Nord, dove alla Catholic University of America (CUA), di Washington, il 16 maggio 2015 i due salvatori della Chiesa post-concilio. Francisco Gómez de Argüello Wirtz (Kiko) e a María del Carmen Hernández Barrera, autonominati santi, iniziatori del Cammino Neocatecumenale, hanno ricevuto il dottorato honoris causa in Teologia, il terzo per Kiko, solo il primo ed unico per Carmen.

Kiko ha ricevuto, nel 2009, il suo primo Dottorato, honoris causa, dall’Istituto Giovanni Paolo II a Roma; Roma dove regna - capo incontrastato ai vertici del Potente Cammino Romano e Mondiale - Giampiero Donnini, incidentalmente imparentato coi sullodati Gennarini.


Dal mamotreto dell'Annuncio di Quaresima 2017,
parla Kiko Arguello - fonte "di prima mano"


Giampiero Donnini, presidente del consiglio di amministrazione della fondazione neocatecumenale Famiglia di Nazaret è, da sempre, il principale responsabile di tutta la gestione economica del Cammino Neocatecumenale, in nome e per conto di Kiko; è lui, infatti, che segnala quando la "potente Merkabà" del Potente Cammino inizia ad andare a riserva e i conti sono in rosso ed è giunto, di nuovo, il momento di indire la prossima "colletta speciale".

«POTENTE CAMMINO»: ringraziamo Kiko per questa efficace immagine, frutto delle sue «potenti ispirazioni divine» che ha voluto condividere con noi, facendoci leggere, a sua vergogna, le sue intime "Anotaciones"!

[Nota 2]

Ancora una volta e a dimostrazione della obbedienza che li contraddistingue! Lo Statuto è chiaro su questo punto, ma Kiko la pensa diversamente e COME AL SOLITO, fa come gli pare e piace.

Domandina retorica: "A cosa servono gli Statuti?"
(Perdonatemi ma, prepotentemente, mi torna in mente il grande Totò!)

STATUTO DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE:
Articolo 34 (Titolo VI):
[L’attuale Équipe Responsabile internazionale del Cammino]

§ 1. L’Équipe Responsabile internazionale del Cammino è composta, vita natural durante, dal Sig. Kiko Argüello – che ne è il responsabile – e dalla Sig.ra Carmen Hernández, iniziatori del Cammino Neocatecumenale, e dal presbitero D. Mario Pezzi, del clero diocesano di Roma.

§ 2. Dopo la scomparsa di uno dei due iniziatori di cui al paragrafo precedente, l’altro rimane responsabile dell’Équipe internazionale e, sentito il parere del Presbitero, procederà a completare l’Équipe internazionale. In caso di scomparsa o rinuncia del Presbitero, gli iniziatori scelgono un altro presbitero e lo presentano al Pontificio Consiglio per i Laici per la sua conferma.

§ 3. Dopo la scomparsa di ambedue gli iniziatori, si procederà a eleggere l’Équipe Responsabile internazionale del Cammino, secondo la procedura stabilita nell’articolo successivo.
 [Nota 3]

Principali articoli di questi ultimi mesi sullo stesso tema:

martedì 25 luglio 2017

È lecita una "Liturgia domestica"? No!

La diffusione dell'Autoannuncio di Pasqua 2017 ci dà modo di riflettere un secondo su una pratica comune del Cammino, ovvero la "liturgia domestica", che, stando a Sankiko, nel prossimo futuro abbraccerà anche la Liturgia Eucaristica, quando il Cammino si trasferirà nelle case (sì, come no).

Possiamo notare innanzitutto che se cerchiamo su Google le parole "liturgia+domestica" e "chiesa+domestica", vengono fuori solo concetti protestanti (esiste una voce in Wikipedia che si riferisce all'abitudine squisitamente protestante di riunirsi in casa in gruppi per pregare, al di fuori del luogo sacro) e pagine storiche riferite ai primi tre secoli del cristianesimo. La locuzione a volte impiegata da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI per descrivere la famiglia cristiana cattolica non si riferisce alle abitudini kikiane.

Nel cammino, a partire dal II scrutinio in poi, diventerà prassi comune "fare" liturgie domestiche, una volta al mese in gruppi per "celebrare" un salmo, un tema del Credo, una petizione del Padre Nostro e così via, e tutte le domeniche con la propria famiglia nel rito delle lodi a Kiko. La liturgia domestica kika comprende addobbare una tavola in modo elegante, in bianco, con un cero al centro, fiori, leggio, una croce o icona e nel caso della recita delle lodi anche l'esecuzione di canti e risonanze dopo la lettura di un vangelo.
La liturgia kikiana è aperta da una benedizione iniziale del capogruppo o del capo-famiglia e invocazione allo spirito, comprende letture, risonanze e preghiere, scambio di pace e benedizione finale (e "agape" dopo la celebrazione). E' un atto liturgico, a tutti gli effetti, che segue lo schema di una liturgia della parola.

Ad oggi sembra che Kiko voglia far diventare prassi comune la "Messa in casa" fra le sue comunità, come - per sua stessa ammissione - avviene in Giappone e in Russia e, aggiungiamo noi, anche nelle case delle "missio ad gentes" kikianas, benché in quest'ultimo caso, sempre secondo la parola di Kiko, siano i Vescovi a invitare queste famiglie: se le invita, che bisogno hanno di nascondersi in casa? O Kiko mente, o inganna i Vescovi.

La Messa in casa è permessa dal canone 932 §1 del Codice di Diritto Canonico solo «in un caso particolare di necessità»:
Can. 932 - §1. La celebrazione eucaristica venga compiuta nel luogo sacro, a meno che in un caso particolare la necessità non richieda altro; nel qual caso la celebrazione deve essere compiuta in un luogo decoroso.
§2. Il sacrificio eucaristico si deve compiere sopra un altare dedicato o benedetto; fuori del luogo sacro può essere usato un tavolo adatto, purché sempre ricoperto di una tovaglia e del corporale.
i casi di necessità possono essere solamente:
  • la presenza di un infermo
  • eccezioni particolari per un motivo pastorale specifico (es. una messa in famiglia di un defunto)
  • pericolo di vita per i partecipanti alla Messa
  • Messa abituale per gruppi famigliari che comprendano anche un infermo
In tutti gli altri casi, si tratterebbe di modelli pensati per un'élite; lo spiega bene il liturgista don Silvano Sirboni:
2) MODELLI PER “ELETTI”
«Il motivo potrebbe essere invece (cosa che giudicherei negativamente) dato da una sorta di rifugio nel privato… intendo dire che una certa prospettiva di fede oggi tende a proporre modelli di fede per piccoli gruppi, per “eletti”, per persone che vivono la loro fede in modo individualisticoperdendo così tutta la dimensione ecclesiale della liturgia, la forza dello spazio santo e dei suoi simboli …».
Queste ragioni non sono altro, sentenzia il liturgista, che «derive pericolose, soggettivistiche, personalistiche e vagamente gnosticizzanti».
La logica, sorretta dalla retta ragione, suggerisce quanto riportato da don Silvano, chiarissimo per tutti ma non per i mentalmente circoncisi neocatecumenali, che invece non solo hanno creato la propria personalissima liturgia separata da quella di tutta la Chiesa e la celebrano con spirito da "eletti", perdendo la dimensione ecclesiale, in salette prive della forza tipica dello spazio santo, ora addirittura illecitamente nelle case (senza una vera e seria motivazione) e in piena disobbedienza ai propri Vescovi, legittimi pastori del popolo di Dio: se il Vescovo ti chiede di smetterla con le celebrazioni speciali per eletti e tu continui a farle nelle case, come ti giudicherà Dio? Cosa ti dirà Gesù Cristo che istituì quell'autorità in persona?
Basta! Come forse ANCHE NOI DOVREMO ANDARE VIA DALLE PARROCCHIE. Andremo ai pagani (…) Come in Giappone che stiamo vivendo nelle case.
(Kiko Argüello, Annuncio di Pasqua 2017)
Ci pensino i neocatecumenali, aprano gli occhi e si accorgano che stanno seguendo uno gnostico scismatico ed eretico!

domenica 23 luglio 2017

Che c'entra l'orrido "Cena Pascual" con santa Gianna Beretta Molla?

Gianna Beretta Molla (1922-1962) nacque a Magenta (diocesi e provincia di Milano) il 4 ottobre 1922, decima dei 13 figli dei coniugi Alberto Beretta e Maria De Micheli.

Già dalla fanciullezza accoglie con piena adesione il dono della fede e l'educazione limpidamente cristiana ed apprende ad avere fiducia nella Provvidenza, ad essere certa della necessità e dell'efficacia della preghiera; la Prima Comunione, all'età di cinque anni e mezzo, segna in Gianna un momento importante, dando inizio ad un'assidua frequenza all'Eucaristia, che diviene suo sostegno  e luce.

Negli anni del liceo e dell'università è giovane dolce, volitiva, e riservata, e si dedicò a un impegno generoso di apostolato tra le giovani di Azione Cattolica e di carità verso gli anziani e i bisognosi nelle Conferenze di San Vincenzo. Laureata in Medicina e Chirurgia, apre un ambulatorio medico, si specializza in Pediatria e predilige, tra i suoi assistiti, mamme, bambini, anziani e poveri.

Mentre compie la sua opera di medico, esprime con gli sci e l'alpinismo la sua grande gioia di vivere e di godersi l'incanto del creato. Si interroga, pregando e facendo pregare, sulla sua vocazione che considera anch'essa un dono di Dio. 

Si fidanza con l'ing. Pietro Molla e vive il periodo del fidanzamento, nella gioia e nell'amore. Ringrazia e prega il Signore. Si sposa ed è moglie felice. Diviene mamma più che felice di tre bambini.

Nel settembre 1961, verso il termine del secondo mese di gravidanza, è raggiunta dalla sofferenza e dal mistero del dolore; insorge un fibroma all'utero. Prima del necessario intervento operatorio, pur sapendo il rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, supplica il chirurgo di salvare la vita che porta in grembo e si affida alla preghiera e alla Provvidenza. La vita è salva, ringrazia il Signore e trascorre i sette mesi che la separano dal parto con impareggiabile forza d'animo e con immutato impegno di madre e di medico. Trepida, teme che la creatura in seno possa nascere sofferente e chiede a Dio che ciò non avvenga.

Alcuni giorni prima del parto, pur confidando sempre nella Provvidenza, è pronta a donare la sua vita per salvare quella della sua creatura: «Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete - e lo esigo - il bimbo. Salvate lui». Il mattino del 21 aprile 1962, dà alla luce Gianna Emanuela e il mattino del 28 aprile, nonostante tutti gli sforzi e le cure per salvare entrambe le vite, tra indicibili dolori, dopo aver ripetuto la preghiera «Gesù ti amo, Gesù ti amo», muore santamente. Aveva 39 anni. 

Rapidamente si diffuse la fama di santità per la sua vita e per il gesto di amore e di martirio che l'aveva coronata.

«Meditata immolazione», così Paolo VI ha definito il gesto della beata Gianna ricordandola come «una giovane madre della diocesi di Milano che, per dare la vita alla sua bambina sacrificava, con meditata immolazione, la propria». È evidente, nelle parole del Santo Padre, il riferimento cristologico al Calvario e all'Eucaristia.

Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1994, nell'Anno Internazionale della Famiglia

_____________________________________

La santa della Famiglia, Gianna Beretta Molla, suscita molta devozione in Italia e all'estero; a lei sono stati dedicati quadri, altari, cappelle, chiese, perché il suo esempio possa essere conosciuto ed imitato. Nella breve rassegna che segue, riportiamo alcuni dei luoghi di culto e degli arredi a lei dedicati:




Ebbene, anche le parrocchie neocatecumenalizzate hanno pensato bene di dedicare qualcosa alla santa della Famiglia.
Per esempio, la parrocchia di San Leonardo Murialdo di Milano ha voluto dedicare una cappella, intitolandola a lei.

Ne vogliamo mostrare alcune foto, tratte dalla pagina di uno studio di architettura.
I patetici commenti a corredo delle immagini sono tratti dallo stesso sito.

I fuochi liturgici, SEDE, AMBONE, e MENSA sono posti al centro e a questi è orientata tutta l'assemblea poiché l'Eucarestia è un banchetto pasquale nel quale il Cristo ci invita a sederci intorno alla mensa.

Il cuore del corpo, la MENSA (...). Essa é di ampia forma quadrata per essere vero tavolo per il banchetto pasquale, ed é alla stessa quota rispetto all'assemblea e collocata al centro della stessa.


L'icona della SANTA GIANNA BERETTA MOLLA a cui è dedicata la cappella è posta al centro della sala sulla parete sinistra...

(Questa immagine è nostra)
Le immagini dicono già tutto, ma vogliamo aggiungere un breve commento.

In primo luogo, l'icona della Santa cui è dedicata  la cappella, e a cui si fa riferimento nel commento alle immagini della pagina new evangelization style, deve essere ben nascosta: tra le molteplici immagini dedicate alla cappella non siamo stati in grado di individuarla.

Nella sala vediamo invece troneggiare, al posto d'onore, dietro il seggio della presidenza, una stampa di grandi dimensioni: si tratta di una riproduzione dell'inquietante Cena Pascual di Kiko Argüello,
È una delle icone "consegnate" alle comunità neocatecumenali al termine del cammino, spesso affrescata, nelle salette delle comunità che hanno raggiunto gli ultimi passaggi iniziatici, con sfondo a foglio d'oro.
La Cena pascuál rappresenta una cena di Gesù con gli Apostoli, avvenuta però dopo la risurrezione, con Gesù Risorto recante i segni della passione. Gli Apostoli sono undici ma non è Giuda a mancare (infatti è rappresentato mentre intinge nel piatto). In essa è rappresentata la comunità dei credenti neocatecumenali, tra i quali non manca mai un Giuda, mentre è più facile che venga escluso dalla comunione con i fratelli chi per esempio preferisce rimanere a casa a curare la cognata malata.

Queste sono nostre deduzioni sul significato del dipinto, non ne abbiamo la spiegazione  e ufficiale: chissà se durante l'inaugurazione con il Cardinale Dionigi Tettamanzi (nella foto) ne è stato illustrato il significato, saremmo curiosi di saperlo!

L'inquietante dipinto, lo stile della cappella, a partire dall'altare trasformato in tavola per banchetti senza alcun valore sacrificale per finire alle seggiole pieghevoli in plexiglas attorno al tavolone (senza inginocchiatoi) e la lugubre spiritualità degli arredi tutti rigorosamente designed by Kiko, rappresentano perfettamente l'antitesi del messaggio di vita e di fede di Santa Gianna Beretta Molla, che, secondo quanto testimoniato dal marito, "amava tutte le cose belle che Dio ci ha donato", e la cui devozione era tale da farle affermare:
«La condizione più essenziale di ogni attività feconda è l’immobilità  pregante. L’apostolato si fa prima di tutto in ginocchio».

__________________

P.S.: ringraziamo Simonetta che è riuscita a rintracciare, tra una finestra e l'altra, in mezzo ad una selva di sedie in plexiglass, il ritratto della santa.😉




venerdì 21 luglio 2017

Macché cattolici! I neocatecumenali sono indistinguibili dai protestanti!

"Prima Comunione" neocatecumenale
Negli anni passati più volte nelle pagine del blog è stato dimostrato come moltissimi aspetti del neocatecumenalismo (per la verità quasi tutti) siano pesantemente ripresi dalle abitudini e dalla predicazione protestante.
Ad esempio, l'abitudine di ballare e cantare in piazza abbinandoci una specie di "predicazione" con l'intento (fallito in partenza) di catturare i passanti, è tipicamente luterana - ne parlammo nel post "Piccolo quiz per i nostri lettori" - ; molti concetti della predicazione kikiana contengono per la maggior parte elementi della teologia protestante - si veda ad esempio l'autoannuncio di Quaresima 2017 , o la perniciosa dottrina della "sola gratia" neocatecumenale - e, come se non bastasse, la liturgia neocatecumenalizia è ripresa per la gran parte dalla Santa Cena protestante - si vedano le agghiaccianti fotografie di una santa cena e le analogie con salette e pagnotte kikiane...

Le commistioni fra neocatecumenali e protestanti sono talmente evidenti a chi non abbia deciso di cucirsi pezze sugli occhi e foderarsi le orecchie, che qualsiasi cattolico, animato di un pizzico di onestà intellettuale, senza particolare istruzione può giungere alla conclusione che i neocatecumenali evidentemente non sono cattolici. Probabilmente l'assoluta maggioranza di essi è in questa situazione di scisma e di eresia in completa buona fede, e sicuramente ci saranno ottime intenzioni dietro l'adesione alla setta eretica neocatecumenale. Di sicuro gioca un ruolo importante nella diffusione del kikismo l'aver conquistato la fiducia - mal riposta purtroppo - di diversi Papi, e di aver comprato il consenso di Vescovi e Cardinali pigri e/o compiacenti. Tuttavia per diversi principi della Chiesa non asserviti al pensiero comune (come Mons. Schneider, per esempio, o il Card. Burke, l'Arcivescovo Byrnes, i vescovi del Giappone, Mons. Villegas, e molti altri...), il settarismo e l'adesione a pratiche e insegnamenti formalmente eretici sono a dir poco evidenti.

Ce ne danno una ulteriore dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, i video reperiti su internet dalla lettrice del blog che si firma Annalisa. Guardare per credere! Di seguito il commento di Annalisa:
«Ogni volta che guardo una "Cena del Signore" di origine PROTESTANTE-LUTERANA rimango stupita delle similitudini con la CENA celebrata dal Cammino:
- CHIESA EVANGELICA

(notate in particolare al minuto 2:00 lo spezzare della pagnotta, cosa ancora più evidente al minuto 3:25 e 5:40)
- CHIESA BATTISTA

(notate in particolare al minuto 1:36 come i "ministranti" laici passano a distribuire le pagnotte spezzate alle persone che stanno al loro posto)
Mi sembra sempre più evidente che la religione professata da Kiko è solo un minestrone di sincretismo tra LUTERANESIMO, EBRAISMO e GNOSTICISMO.
Anche le risonanze e le "catechesi" dei laici (ossia le lunghe ambientali-omelie dei catechisti) durante la celebrazione della "Cena del Signore" sono tipiche dei protestanti.
Ricordo ai neocatecumenali che la differenza tra la Chiesa Cattolica e tutte queste altre chiese è il fatto che loro non credono come noi nella presenza reale di Gesù Cristo nel Pane e nel Vino consacrati, e che per loro è solo un rivivere l'evento simbolico dell'Ultima Cena.
Annalisa»
Un solo appunto facciamo alla considerazione chiara e limpida di Annalisa, ovvero che i protestanti (e Kiko lo sa benissimo) per la maggior parte credono alla presenza reale, o meglio i luterani e i riformati non negano la presenza reale di Cristo nelle sacre specie, ma considerano tale presenza solo "un mezzo per un fine" che dovrebbe "condurti" da qualche parte (transfinalizzazione) o in altri casi un sottolineare un qualche "significato" da portare avanti, quindi un "cambiamento di segno" più che una realtà (transignificazione), oppure ancora predicano la consustanziazione (coesistenza della sostanza della specie e di quella di Cristo) che si esaurirebbe al termine della liturgia - e infatti ritengono che il Signore non vorrebbe essere "prigioniero del Tabernacolo" che aborriscono.

Insomma, tutta la predicazione e la prassi neocat rimandano ai luterani, agli evangelici, o addirittura ai battisti e ai calvinisti.

Ma che cattolici e cattolici! I neocatecumenali sono gli adepti di una nuova religione sincretica gnostica, cristiana e giudaica!

mercoledì 19 luglio 2017

Il Concerto della "SPADA" (di Damocle, e che pende su Kiko)

"La sofferenza degli innocenti" è già stata rappresentata in tutto il mondo (centinaia di Rabbini la hanno ascoltata ai quattro angoli della terra): a Gerusalemme, Betlemme, Parigi, ad Auschwitz davanti alla Porta della Morte, all’Opera di Budapest, alla Boston Symphony Hall, al Lincoln Center di New York, alla Chicago Orchestra Hall, in Giappone a Fukushima, alla Suntory Hall di Tokyo, a Roma nell’Aula Paolo VI della Città del Vaticano).

Ma scusa Kiko, non faceva un caldo bestiale a Trieste, che fai con la tua inseparabile, fedele sciarpa?
E poi, lo dico subito, siamo alla follia megalomane, ormai fuori controllo.


"Stola nera Argüello" (Trieste, 25-06-2017)

Kiko dice:
«Il Signore mi ha ispirato di fare una celebrazione sinfonico-catechetica, non solo si tratta di sentire una musica... Canteremo Shema' Israel» (vedi più avanti Piccola parentesi) e, tutto orgoglioso, ci ragguaglia sul fatto che centinaia di Rabbini, emozionandosi profondamente, lo hanno cantato insieme a loro!

Continua:
«Siamo spettatori dell'agire di Dio» e, come sempre, conclude: «Dio ci precede con eventi...»

Orribile da dire, ma è terribilmente fastidioso sentirlo comandare Dio a bacchetta, con le sue inconfutabili affermazioni, che non lasciano spazio al dubbio.
E noi, senza essere stati interpellati da nessuno, ci intromettiamo in tanta ostentata sicurezza e spudorata insolenza e proviamo a distinguere, per favore, l'agire di Dio, che riguarda anche noi, dall'agire di Kiko.

Kiko ripete spesso di essere un miserabile, un peccatore, ma della santa umiltà non conosce neanche l'ombra.

Follia megalomane, ormai fuori controllo, appunto.

Gli preme sottolineare che, grazie a lui, il mondo ebraico si è avvicinato portentosamente alla Chiesa di Roma, non dimentichiamo la auto-dedica del suo santino, che si è scritta da solo e che rimettiamo in evidenza, per la centesima volta.
Leggiamo e non crediamo ai nostri occhi!

Santino di SanKiko con auto-investitura
Ma se Kiko pensa di prenderci per i fondelli e per stanchezza, può toglierselo dalla testa: quando lui parla noi lo ascoltiamo, ma senza spegnere i nostri cervelli! E lo ribattiamo, colpo su colpo.
Kiko racconta che un Rabbino ebreo, profondamente colpito dalla Sinfonia del "Sufrimiento",  gli ha raccontato di due  Chassidim. Dice l'uno all'altro: "Boris, tu mi vuoi bene? Sai tu quello che mi fa soffrire?"; "Perché? come puoi dire che mi vuoi bene, se non sai quello che mi fa soffrire?".
Kiko soggiunge: «Questo per dire che loro, gli ebrei, hanno sentito che noi capiamo profondamente il soffrire del popolo ebraico. E questo lo ha fatto Dio, non noi!» (rieccolo che si permette di attribuire a Dio ogni cosa che gli passa per la testa). Amicizia vera con i nostri fratelli maggiori, come Giovanni Paolo II ha definito, per la prima volta, gli ebrei: i nostri «fratelli maggiori».

Kiko ama vestire i panni del profeta degli ultimi giorni e, dunque, si spaccia per l'inviato per convertire gli ebrei che, finalmente, grazie a lui riconoscano miracolosamente, in Cristo, il Messia tanto atteso.

Tutto è preceduto da una "Celebrazione della Parola", il filo conduttore è "La Spada".

Prima lettura dal profeta Ezechiele (Ez 22,1.7-12; 21,14-22)

Dice Kiko: «Profetica, molto attuale: si chiama "Spada".
Il profeta enumera i peccati terribili del popolo di Israele, dopo questo elenco chiama la Spada per uccidere e per castigare, una profezia che si compirà con Nabuccodonosor, fino all'esilio. Ma la Parola di Dio è sempre perfetta, vuole dire che in tutte queste Nazioni, dove ci sono questa quantità di assassinati, di peccati orribili, come è stata la shoah, verrà la Spada. Che significa? Una guerra mondiale?» (sì, è proprio ciò che ha detto Kiko, potete verificare nel video indicato sopra)

Kiko vuole concludere che così, in questa generazione, piomberà la SPADA per i peccati abominevoli delle Nazioni, lontane da Dio.

Mi soffermo un attimo sulla Parola, per far notare il taglio che ad essa è stato dato.

Io vorrei consigliare a Kiko - e a Stefano Gennarini che l'ha proclamata - di andare a leggere e meditare i passi della scrittura, che hanno arbitrariamente bypassato.
(In realtà, se osservate bene il video, noterete la grande difficoltà di Gennarini che, per saltellare su e giù da un versetto all'altro, non si raccapezza tra il foglietto da consultare  e la Bibbia che ha davanti!)
Ma cosa attuano così, i due marpioni?
Fanno quello di cui SEMPRE hanno accusato chi li ha colti in fallo, i due marrani:
ESTRAPOLARE FRASI DAL CONTESTO, STRAVOLGENDO COMPLETAMENTE IL SENSO.

La Parola di Dio è perfetta - ancora oggi si compie tutta - ha detto Kiko, ma io gli ricordo che il Signore dice: "Finché il cielo e la terra non passeranno, neppure un iota, o un solo apice della legge passerà." (Mt 5:18).

Noi a lui ricordiamo l'Epilogo dell'Apocalisse di San Giovanni Apostolo:
[18] Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; [19] e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.

Mettiamo in evidenza i versetti che sono stati omessi: dal taglio stesso, dato alla parola del Profeta - poichè Kiko ha scelto i passi che confermassero quanto voleva trasmettere, andando avanti e indietro dal capitolo 21 al  22 - coglieremo qualcosa di molto interessante.

Kiko applica questa profezia a una visione di punizione divina, che si abbatte sulle Nazioni per i suoi abomini e peccati, come oggi avviene nel mondo.
Ma, se si legge il passo di Ezechiele, si scopre che è rivolto tutto al suo popolo, in quanto suo popolo, non ai peccati di chi non teme Dio e non lo conosce.
  
Partendo dal versetto 4: "...ti sei contaminata con gli idoli che hai fabbricato: hai affrettato il tuo giorno, sei giunta al termine dei tuoi anni. Ti renderò perciò l’obbrobrio dei popoli... o città disonorata e piena di disordini. 6Ecco in te i prìncipi d’Israele, ognuno secondo il suo potere, intenti a spargere sangue... 15 ti disperderò fra le nazioni». (Ez 22)

E dal capitolo 21, laddove si rivolge a "chi sta in alto", ossia a colui a cui "più è stato dato", leggiamo:
30A te, malfattore infame, principe d’Israele, il cui giorno è venuto, al colmo della tua iniquità, 31così dice il Signore Dio: Deponi il turbante e togliti la corona; tutto sarà cambiato: ciò che è basso sarà elevato e ciò che è alto sarà abbassato" (Kiko, togliti e deponi la tua sciarpa)

E dal capitolo 22:
24«Figlio dell’uomo, di’ a Gerusalemme: Tu sei una terra non purificata, non lavata da pioggia in un giorno di tempesta. 25Dentro di essa infatti i suoi prìncipi, come un leone ruggente che sbrana la preda, divorano la gente, s’impadroniscono di tesori e ricchezze, moltiplicano le vedove in mezzo ad essa. 26I suoi sacerdoti violano la mia legge, profanano le mie cose sante. Non fanno distinzione fra il sacro e il profano, non insegnano a distinguere fra puro e impuro, non osservano i miei sabati e io sono profanato in mezzo a loro. 27I suoi capi in mezzo ad essa sono come lupi che dilaniano la preda, versano il sangue, fanno perire la gente per turpi guadagni. 
 28I suoi profeti hanno come intonacato con fango tutti questi delitti con false visioni e vaticini bugiardi e vanno dicendo: Così parla il Signore Dio, mentre invece il Signore non ha parlato.

Questa dell'aver "come intonacato con fango" tutti i delitti enumerati, utilizzando, come fango, appunto, le "false visioni e vaticini bugiardi" mentre vanno blaterando che "Così parla il Signore Dio, mentre invece il Signore non ha parlato", è una perla inestimabile, tutta dedicata a Kiko, un dono di Dio che ci conforta.

Povera Parola di Dio, così orribilmente mutilata!

Hai ragione, Kiko, quando dici che la Parola di Dio è perfetta e si compie, su questa speranza vivono i poveri, ma la Parola come essa è, tutta intera, non come tu la tagli e ritagli e strumentalizzi ai tuoi fini, caro Kiko, ricordalo!  
Per cui, guai a te!

Ti intrigava quella "spada"? Ti ha entusiasmato Ezechiele, nella tua potente ispirazione artistica del potente tuo cammino? 
Hai collegato con la spada che ha trapassato l'anima di Maria, e di tutte le madri straziate di Israele ma, a parte quello che abbiamo segnalato, avresti fatto bene, ancor prima, a leggere tutto il capitolo 20 di Ezechiele, che inquadra perfettamente l'obiettivo della punizione per cui Dio manderà la tua amata "spada"... e forse avresti scelto un diverso brano della Scrittura.

Così, invece, ti sei fatto una splendida auto-profezia.

Ed è allora una vera spada di Damocle quella che ora ti pende tra capo e collo, Kiko, grande principe d'Israele, profeta intonacatore col "fango" delle tue menzogne!

Andiamo avanti.

Kiko legge la sua solita monizione al Concertone:
«Carissimi fratelli, come pretendere di fare musica, sarà la mia presunzione? La mia vanità? Sia come sia. non lasciare mai di fare il bene per paura della vanità perché questo viene dal demonio, mi disse una volta un anziano sacerdote.»
Siamo di nuovo all'espressione che ritorna, sulle labbra di Kiko, ogni volta che fa un dipinto, presenta un suo libro o legge la solita introduzione al Concertone.
Ogni volta che compie, insomma, "le sue opere di bene".

Ma perchè ti affanni a giustificare il tuo operato? Chi ti chiede di giustificarti? Hai forse da nascondere qualcosa?
Già i latini insegnavano: excusatio non petita, accusatio manifesta.

Anche san Girolamo, nell'Epistola 4, ci ricorda: "dum excusare credis, accusas" (mentre credi di scusarti, ti accusi).
Questo già ti inchioda, abbastanza, direi. Eppure tu continui:
«Fare il bene. È un bene tentare di comporre musica? Vi presento una piccola composizione musicale, che vorrei fosse celebrativa e direi anche catechetica sulla sofferenza degli innocenti, sulla sofferenza della Vergine Maria, della Madonna, forse che la musica riesce a dire qualcosa di più profondo su un tema così importante: la sofferenza degli innocenti.»
Kiko ancora si chiede: "è un bene...?" Già vorremmo rispondere, per semplificare: NO. Ovvio, poiché non rientra nè tra le Opere di Misericordia Spirituale, nè tra quelle di Misericordia Corporale, a te tanto invise, se pure ne conosci l'esistenza.

Ma vogliamo fargli una concessione: l'anziano Sacerdote, che evidentemente Kiko riconosce come guida spirituale (cosa che da sola sarebbe già una grande notizia), gli ha dato un indirizzo certo nel discernimento del suo operare quando, per timore della vanagloria, Kiko vorrebbe desistere dal compiere "un bene" che potrebbe dargli lustro e gloria.
Tentare di comporre musica è un bene?
Kiko pone l'interrogativo e lo lascia lì, aperto; tanto si sa che se Kiko ha deciso di fare il compositore, la Sinfonia ci sarà, come c'è stata.
Ma rileva ancor più quello che Kiko sempre ripete, quando racconta la sua esperienza, ossia che Dio ha fatto una storia con lui in funzione nostra - novello san Paolo egli non vive per se stesso - dunque Kiko avrebbe dovuto usare lo stesso metro con le persone che, a sua volta, conduce.

Ma poi, ricordando la nostra esperienza e richiamando tante testimonianze, dobbiamo dire che, se qualcuno, dentro il Cammino, intraprende qualche "opera" non viene tranquillizzato con il "non lasciare di compiere il bene a causa della vanagloria!".
E parliamo di vere opere di bene, che vengono puntualmente scoraggiate, sconsigliate perché secondo i cosiddetti "catechisti" del Cammino servirebbero solo a nutrire l'orgoglio, a far crescere l'ego, e così finirebbero, piuttosto, per convincere il povero camminante di essere migliore degli altri e giudicare.
Ripeto, parliamo di opere di bene, come tante volte abbiamo raccontato dal volontariato, alle adozioni difficili, al soccorso ai poveri, cose tutte bandite dal cammino.

Cosa sono, al confronto, le opere in cui Kiko si affatica per fare del bene?
Che la predicazione di Kiko è falsa lo conferma il fatto che, da un lato, non una delle cose che insegna egli mette in pratica, quando tocca a lui; dall'altro, quello che egli sperimenta vero nella sua esperienza, che (a suo dire) Dio gli fa vivere per noi, non lo ritiene trasferibile agli altri.
Kiko afferma:
«Il filosofo Sartre ha detto: "guai a colui che il dito di Dio schiaccerà contro il muro".E Nietzsche dice "se Dio esiste e non aiuta coloro che soffrono è un mostro e se non può aiutarli, non è Dio, non esiste" essere schiacciati contro il muro, uomini buttati per strada, morti di freddo, bambini abbandonati raccolti in orfanotrofi di orrore tante volte violentati abusati, quella donna con la malattia del Parkinson abbandonata dal marito che ho conosciuto in quella borgata che il figlio malato di mente picchiava con un bastone. Sono rimasto sconvolto davanti a Gesù morto in croce presente in lei e in tanti altri e altri.

Così Kiko ha trovato e ha lasciato i poveri!
Sapete che io sono andato a vivere lì e mi sono trovato con la sofferenza degli innocenti che mi ha sconvolto la vita. Allora ho lasciato l'arte, ho lasciato la mia vita, ho lasciato tutte le mostre che abbiamo fatto, tutto, e me ne sono andato a vivere con i poveri. Pensando: "Dio quando viene, nella sua seconda venuta, vorrei che mi trovi in ginocchio davanti alla sofferenza degli innocenti!". Gli innocenti sono quelli che sono vittime dei peccati degli altri, questa povera donna che suo figlio la menava con un bastone tutti i giorni, perché? Che ha fatto? E perché non io?»
Ma davvero? Kiko avrebbe lasciato l'arte? No, Kiko ha lasciato i poveri.
E' tornato all'arte alla grande, e ora va a gonfie vele!

Grazie al Cammino ha trovato un palcoscenico eccezionale, invece che solo pittore, oggi è anche poeta, compositore, architetto...e chi glielo doveva dire, a uno come lui?
Infatti ognuno può concludere, da solo, quale sarebbe stata la fama di "Artista" di Kiko, se non ci fosse stato il Cammino Neocatecumenale!

Egli, dunque, "rinunciando a tutto", ha scelto di andare a vivere con i poveri, per farsi trovare, addirittura, in ginocchio ai loro piedi nel giorno del giudizio.

Cosa ne ha fatto dei suoi santi propositi? Delle sue divine ispirazioni?
Bisogna riflettere, dunque, su come si è comportato nel Cammino con i poveri, e su come si comportano, davanti al suo pessimo esempio, i cosiddetti "catechisti itineranti" del Cammino.

Tante esperienze e testimonianze sono già presenti in questo blog e altrove, ma noi speriamo di raccoglierne ancora, nel nostro dichiarato impegno di de-canonizzazione, condiviso da tanti che, come noi, sono atterriti alla sola idea che Kiko e Carmen possano, un giorno, raggiungere entrambi gli onori degli altari.

Parla ancora Kiko:
Quanta gente uomini ubriachi quante violenze. Di fronte a questa sofferenza, che fare? [sospira].
Di fronte a questa sofferenza... Che mistero è la sofferenza di tanti innocenti che portano su di sé i peccati di altri, incesto, una violenza inaudita, nella zona di Napoli la televisione ha detto trecentomila incesti, non vi dico in tutta Europa.  E quella fila di donne e bambini nudi verso la camera a gas e un guardiano che nel suo cuore sentiva una voce che gli diceva: "mettiti nella fila e va con loro alla morte" e non sapeva da dove gli veniva. Questo è storico un nazista che ha scritto un libro...Chi mi spiegherà questo? Vedeva l'orrore che stavano facendo che posso fare per loro? Ha sentito dentro di se questa voce... Spogliati e... entra con loro nella camere a gas! e questo non lo ha fatto, ma lo ha sconvolto e nel libro dice ancora nessuno mi ha spiegato perché ho sentito questo. Ma noi lo sappiamo, questo lo ha fatto il padre Kolbe, Gesù Cristo è la risposta perché ci dicono che dopo Auschwitz non si può più credere in Dio, hanno detto dopo gli orrori poiché la vita è una mostruosità e si uccide e voi sapete la statistica ogni minuto si uccide una persona sulla terra, nella statistica certa, non vi dico la quantità di suicidi in Europa e dei giovani. Se la vita è una mostruosità non c'è amore nella vita. Però se un uomo liberamente si spoglia e entra con te nella morte, una morte assurda c'è l'amore, c'è Dio nel mondo, questa è la nostra missione, la missione dei cristiani, non solamente nel sociale... una missione escatologica, molto più profonda. [sospira]
Dicono che dopo l'orrore di Auschwitz? No, non è vero... Dio si è fatto uomo per prendersi lui tutta la sofferenza degli innocenti, è lui innocente totale, l'Agnello condotto al macello, senza aprire bocca, colui che porta su di sé i peccati di tutti. In questa piccola opera si vede la Vergine Maria sottomessa allo scandalo della sofferenza degli innocenti nella sua propria carne, nella carne del suo proprio figlio "ahi che dolore", mentre una spada attraversa la sua anima... vorremmo celebrare insieme con questa sinfonia quando un angelo sostenne la Vergine, come Gesù nell'orto degli ulivi quando un angelo lo sostenne a bere il calice preparato per tutti i peccatori. Vorremmo contemplare e sostenere la Vergine che accetta questa "spada" che secondo il profeta Ezechiele Dio ha preparato per i peccati del suo popolo e che ora attraversa l'anima di questa povera donna, Maria, madre di Dio, Santa Theotokos tu sei la Madre di Dio... e Madre nostra canteremo tutti con te Shema' Israel.
Piccola parentesi.
Qualcuno dovrebbe ricordare a Kiko che sarebbe corretto da parte sua precisare che lo Shema' Neocatecumenale è un canto che ha composto, tanti e tanti anni fa, l'itinerante Giorgio Filippucci, responsabile della Regione Umbria, morto giovane all'improvviso mentre celebrava le lodi, a causa di un infarto, lasciando la moglie Lucia incinta dell'undicesimo figlio.

Giorgio era ingegnere, Kiko lo accusava sempre dicendo che egli si riteneva più intelligente di lui, perché era un "catechista" neocatecumenale pieno di zelo e di iniziative... ma si sa, le iniziative nel cammino possono essere solo quelle decise dai vertici!
E poi, che significa il fatto che Kiko spesso ripeteva, e non solo a Giorgio: "Tu pensi di essere più intelligente di me!"?
Il canto dello Shema' composto da Filippucci, però, è piaciuto troppo a Kiko, forse è uno dei canti più particolari del cammino, per cui Kiko se ne è appropriato, lo porta nei suoi Concertoni - è senz'altro il punto forte di attrazione per gli ebrei - non citando mai il vero autore.
Kiko è molto bravo a seppellire e cancellare i morti e, a volte, con loro seppellisce anche i vivi, i migliori sempre, nell'un caso e nell'altro.
Non lo ho mai visto piangere, in realtà, per la morte di qualcuno di questi, che pure a lui hanno dedicato la loro vita, con profonda abnegazione.
Chiusa parentesi.

Nella vita ci si imbatte, in ogni ambiente, in furbi e prepotenti che approfittano dei deboli e dei piccoli, in tante forme vittime dei loro peccati.
Kiko lo ha detto!
Ma si percepisce, nel suo esporre, un certo imbarazzo malcelato.
La menzogna pesa, anche ad un bugiardo patentato come lui, abituato a tutto.
Troppo diverso egli è nelle sue vere vesti, lui e i suoi degni scagnozzi, che tanto bene hanno imparato la lezione dal loro illustre maestro.
Perchè Kiko non ci racconta, dopo quella ispirazione, cosa ha fatto della sua vocazione per i poveri?
Così, come Carmen è passata dalla profonda devozione per il raccoglimento e la comunione quotidiana, a cui per nulla al mondo avrebbe rinunciato, al fulgore della Pasqua che trascina, secondo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II fatta a modo suo; Kiko è passato dai poveri (ai quali aveva votato la sua vita, rinunciando a tutto) alla costruzione di un impero di cui lui è il capo assoluto, innalzando continuamente monumenti alla sua immortalità e alla sua imperitura fama, gestendo un gigantesco fiume di denaro di cui mai è sazio.

Quello che più grida vendetta è che compone una Sinfonia sulla sofferenza degli innocenti, che sono coloro che patiscono ingiustamente per i peccati degli altri, proprio Kiko che nel suo cammino non lascia alla giustizia alcuno spazio.
Abbiamo visto quale parola Kiko riserva per sè: non lasciare mai di fare il bene per paura della vanità perché questo viene dal demonio, e ora vediamo le parole che riserva nel cammino ai poveri, agli innocenti vittime di abusi, angherie o violenze.

Ecco qui sotto elencate alcune parole che Kiko aveva per loro: facciamo solo una sintesi (fatti concreti ne abbiamo raccontati e ne racconteremo), vogliamo solo portare alla luce la gigantesca ipocrisia del nostro autonominato iniziatore, ci bastano solo un paio di aspetti.

A chi denunciava al "Tripode" Kiko-Carmen-Pezzi fatti gravissimi, che richiedevano la difesa dei più piccoli di fronte alla violenza e prevaricazione di chi, tante volte, approfittava proprio del suo ruolo di comando nel cammino,
Kiko rispondeva:
1. «Il nevrotico è colui che si identifica con la sofferenza dell'altro: tu non accetti vedere soffrire? Sei un nevrotico. Non sei adatto per itinerante»
2. «Perché denunci queste cose? Tu cerchi la giustizia? Ma dietro ogni richiesta di giustizia c'è il demonio!»
In un capovolgimento totale, il perfido Kiko riusciva a ribaltare la realtà, completamente, giocoliere e incantatore, per cui il demonio abitava negli innocenti e in coloro (pochissimi in verità) che avevano il coraggio di farsi portatori delle loro ragioni, mentre la grazia, intesa a modo loro, abitava negli oppressori e violentatori che, avendo scoperto l'abisso dei loro peccati, potevano convertirsi alla predicazione del prossimo "kerygma", che il profeta Kiko avrebbe urlato dal leggìo brandendo la sua croce e indossando la sua sciarpa-stola nera, e ricevere lo Spirito Santo.

Una cosa mancava alla fine, sempre, il perdono della vittima - SI UMILIASSERO O NON SI UMILIASSERO I CARNEFICI POCO IMPORTA -... Quanti piccoli piegati sotto questo giogo crudele, implacabile, brandito da un lato da Kiko e Carmen, spettatore padre Mario, dall'altro dalla equipe itinerante del posto del misfatto, il povero o si piegava, sfinito, o se ne andava via, fuori dal recinto, gettato per terra, sanguinante, impazzito.

Delle due l'una: o Kiko ha mentito (ossia non è vero quello che racconta, della sua divina chiamata tra i poveri, e ha copiato da qualche memorabile vita di santi la sua finta vocazione, per rendersi canonizzabile), oppure ha tradito la sua prima chiamata, come ha fatto Sora Carmen.

Ecco la famosa "inversione ad U" della vera "metanoia", una conversione che avviene al contrario, fino a quando Kiko e Carmen non si sono comodamente sistemati nella vita che a loro piaceva fare.
Cosa piaceva fare?
Godere di tutto, togliersi ogni sfizio e ogni desiderio, comandare e spadroneggiare a tutto campo, fare la bella vita a spese del prossimo.

Come non concludere come abbiamo iniziato? 
Dulcis in fundo, ecco il Simpatico Commiato dell'arcivescovo Crepaldi:
«Termina qui questo straordinario incontro che abbiamo fatto e io voglio ringraziare di cuore prima di tutto il Signore che ci ha risparmiato i fulmini e i temporali, avevo tanta paura che andasse a finir male, ma il Signore ci ha aiutato come sempre, credo che ci sia lo zampino di Carmen, vero Kiko? Lei è stata il sole del Cammino.»  [questa battuta è proprio mondiale!]

Che dire? 
Stefano ascolta tutto compiaciuto, seduto accanto a Kiko, tutto pacione.
Certo, molto di ciò che è Crepaldi col cammino, è merito suo!
Il nostro Vescovo riserva a Kiko l'ultimo ringraziamento, e al Cammino Neocatecumenale: «ormai il Cammino è una presenza internazionale, che sta facendo tanto bene a tante persone, e con Kiko vogliamo dare un altro straordinario applauso a questa bellissima orchestra e al suo direttore.»
E, ringraziamenti a profusione, per tutti.

Noi speriamo solo che i nostri ringraziamenti, così sentiti, espressi qualche giorno fa parlando del primo incontro, per qualche via provvidenziale, gli siano arrivati. (*)

Non aggiungiamo nulla, davvero non c'è più parola.
Può calare, finalmente, il sipario su Trieste!
Ora ci aspetta Madrid, per i Diari di Carmen.

Fine secondo incontro.



(*) Trascriviamo qui sotto, dal precedente post, i ringraziamenti all'Arcivescovo di Trieste.

Conclusione della prima parte:
Io, personalmente, prima di passare al santo iniziatore, sento di ringraziare mons.Crepaldi, per tutti gli elogi fatti a Kiko, velati, forse è vero, da più di una sottile ironia, nel suo simpatico discorrere ma, se le reprimende esplicite e dettagliate a Kiko-Carmen e al Cammino, in tutti questi anni, hanno solo fatto loro il solletico, cose volete che faccia qualche sottile ironia canzonatoria? Nulla, nulla in assoluto, se non dare pubblicamente un'altra pessima impressione che è quella della confidenza tra amici che si respira fra Crepaldi e i kikos.
Confidenza dalla quale noi cattolici ci sentiamo totalmente esclusi, dalla quale ci sentiamo, anzi, profondamente offesi o, per meglio dire, presi in giro.
Sì, io lo ringrazio, infatti, a mio nome e a nome di tutti quelli che nel Cammino sono stati angariati, distrutti, usati e gettati via, come stracci, che hanno assistito a mille ingiustizie, che hanno fatto sentire la loro voce alla Chiesa, a tanti santi Pastori (Cardinali e Vescovi, insieme ai nostri cari Parroci) come era nostro diritto e sacrosanto dovere. Questo lo abbiamo fatto non senza prima aver provato, innumerevoli volte, a farci ascoltare dagli iniziatori e da chiunque comanda all'interno del cammino, gli unici che potevano e dovevano governare le situazioni anomale che si andavano creando.
E dunque, insieme a Lei, Eminentissimo Mons. Crepaldi, "ringrazio" tutti gli altri Pastori a cui ci siamo rivolti, senza mai ricevere alcuna risposta.
No, non posso credere che mai nulla di tutto questo dolore sia arrivato - come a tanti, a tutti i Pastori della Chiesa - al caro arcivescovo Crepaldi, così simpatico. 
Ma ognuno ha la propria coscienza a cui rispondere, in primis, e poi a Dio; anche gli Arcivescovi.