"Alabanza" e allegria dei neocatecumenali |
Persona veramente eccezionale, spiccata sensibilità e intelligenza sopraffina per una ragazza di 18 anni.
Dopo diversi mesi di relazione mi confessa imbarazzata di far parte del Cammino, il suo imbarazzo era dovuto, a suo dire, dal fatto che molti dall'esterno li vedano in modo "negativo".
Personalmente questo non ha destato in me eccessive preoccupazioni, poiché ne faceva già parte quando ci eravamo innamorati e non vedevo come questo potesse cambiare le cose.
Piano piano vengo a sapere che il suo intero universo sociale (tutte le sue amicizie), me escluso, faceva parte del Cammino, e ciò inizia a insospettirmi. Ma lei ne giustifica il fatto dicendo che essendo tutti figli di persone che hanno svolto il cammino, sono cresciuti tutti assieme. Inoltre, mi fa notare che lei fa parte di esso non tanto perché ci creda, quanto perché i suoi genitori (come i genitori degli altri adolescenti che ne fanno parte) sarebbero delusi se lei non ne facesse parte, palesando un'incapacità di emanciparsi dai modelli genitoriali che, da lei, non mi aspettavo affatto.
In ogni caso quando mi confessa tutto questo, circa un mese fa, deve ancora svolgere il "Primo passo", che consiste, come penso saprai, in una convivenza di quattro giorni in cui si affrontano prove ardue come la confessione pubblica e numerose psicocatechesi.
Prima di questa convivenza lei viene da me molto preoccupata e mi confessa che tutti i suoi famigliari le han detto che al termine della convivenza non sarà più quella di prima e questo la spaventa terribilmente perché teme di perdermi. Ovviamente la tranquillizzo, so bene che nella realtà è impossibile un "mind-game" tale da cambiare le persone in un così breve lasso di tempo. O almeno così pensavo.
La convivenza avviene, lei supera in maniera decente i primi giorni, le prime pesanti catechesi, poi giunge il rito della confessione pubblica. Una confessione in cui sei costretto di fronte all'intera comunità (non tenuta al vincolo del segreto sacerdotale) a rispondere alle domande del cosiddetto "catechista" neocatecumenale sui tuoi rapporti affettivi, sociali, intimi e sessuali. E' il crollo, le chiedono molte cose di me, dalle più carnali alle più morali, devastandole completamente la psiche. Le fanno notare come io non faccia parte del Cammino, non sia un figlio di Israele. Un prescelto.
Nei giorni seguenti continuano a starle addosso, la convincono che in me si è fatta un idolo e che io sarei una tentazione del maligno. Non so che altro le dicono, ma ha un effetto potentissimo su di lei. Morale della favola? Rottura completa dei rapporti. Un rapporto che non aveva mai avuto nemmeno l'ombra di una crepatura, che anzi donava a entrambi una felicità difficile da descrivere.
Tornata dalla convivenza, vedendola di persona, lei non era davvero più la persona di prima. Ripeteva in maniera quasi robotica che il Cammino è la cosa migliore che le potesse capitare e che "se cambiare significa diventare come i suoi genitori è felice di stare cambiando".
Tutta un'altra persona.
Vedersi cambiare sotto gli occhi una persona a cui si è così legati è una cosa davvero devastante.
Analizzata a qualche giorno di distanza mi sono parsi evidenti anche altri aspetti della questione che avevo sottovalutato: durante la convivenza precedente (che non sapevo fosse una convivenza poiché, non avendomi ancora confessato del Cammino, mi aveva spacciato per una gita con gli amici) numerosi ragazzi (16/17/18 anni) erano stati portati via in ambulanza, circa due al giorno, senza conseguenze per fortuna, in seguito ad attacchi di panico, crisi epilettiche e crisi d'asma. Non esattamente la normalità per degli adolescenti.
Gruppetto di kiko-boys intento a sfoggiare la felpa neocatecumenale di riconoscimento |
Un ulteriore testimonianza di ciò mi è stata data dal suo ex-fidanzato, che quando è stato lasciato ha tentato svariate volte il suicidio e ha fatto numerosi mesi praticamente senza appetito né sete, mettendo a serio repentaglio la propria salute e senza che i suoi famigliari o il suo gruppo di amici facessero niente per aiutarlo.
Il Cammino, giunto ormai alla seconda generazione, credo abbia imparato a coltivare personalità fragili che possano fornire nuova linfa al movimento. Sono un ragazzo che viaggia molto e che conosce svariate persone e mi sento di dire che delle personalità così fragili in uno stesso gruppo di amici non possano essere una casualità.
(testimonianza inviata da un lettore del blog)