lunedì 30 marzo 2020

QUANDO “ACCETTARE L’INGIUSTIZIA” SERVE A GIUSTIFICARE I CARNEFICI, MERITEVOLI DI “SOLA MISERICORDIA” (seconda parte)

A SanKiko poverello
hanno sempre pagato ricche vacanze
Nella prima parte abbiamo ricostruito la “misericordia” neocatecumenale, comodissima per i carnefici, ingiusta e umiliante per le vittime.

Proseguiamo qui con altre citazioni dal "Secondo Scrutinio" neocatecumenale, ad opera di Kiko Argüello e Carmen Hernández, in vigore da oltre mezzo secolo nel Cammino, come ulteriori dimostrazioni e per mostrarne le conseguenze.
Per esempio:
“Bene, fratelli, adesso cantiamo; perché come cristiani, siamo chiamati ad essere Cristo, a soffrire l'ingiustizia del mondo. Questo che abbiamo letto è una cosa tale che chi la può sopportare? Ma NOI SIAMO CHIAMATI A SOFFRIRE INGIUSTAMENTE L'INGIUSTIZIA. CIOÉ A SOFFRIRE L'INGIUSTIZIA CHE UN TALE TI FA, NEL TUO CORPO, OFFRENDOCI COME VITTIME IN FAVORE DI COLUI CHE CI UCCIDE, PER COLUI CHE CI DISTRUGGE, PER IL PECCATO CHE TI FA L'ALTRO (che ha macchiato la tua casa, denunciato, criticato, che ha mormorato contro di te) e invece di giudicarlo e dargli un colpo in testa così, perché non ci riprovi, la Parola di Dio dice: "Lasciati distruggere, accetta che ti insozzino, accetta che ti distruggano, ed offri questa sofferenza che ciò ti provoca per quel FRATELLO: amandolo". Questo è il cristianesimo.”
Allora lo sa cos’è il male, lo elenca lui stesso: ingiustizia, omicidio, distruzione, peccato, critica, mormorazione. E il cristiano è chiamato a: lasciarsi distruggere, insozzare, offrendo la sofferenza che TI FA QUEL FRATELLO.

Esatto: chi è colui che ti fa tutto questo male? IL FRATELLO.
Ma com’è possibile che un “fratello cristiano”, chiamato alla Misericordia e quindi all’amore, faccia tutto questo male che distrugge il prossimo, senza che si possa parlare di giustizia e di inefficacia di una predicazione che pretende di “fare un altro Cristo” solo quanto alla non resistenza al male, concedendogli impunemente e dichiaratamente la possibilità piena di “fare del male?”
C’è qualcosa che non torna.
Qualcosa di ESSENZIALE.
Nel Movimento Neocatecumenale, infatti, anche i peggiori peccati pubblici sono giustificati, peccati commessi in nome di un “cristianesimo” che ti insegna solo a prendere su di te il male, ma non anche la strada per arrivare a non compierlo così pesantemente, ignorando il prossimo, vessandolo, senza che ti venga detto MAI che esiste la possibilità della virtù, che il Signore la dispensa a chi la cerca con rettitudine di cuore, perché peccato libero e santità non possono MAI camminare insieme. Tantomeno lo può la Misericordia, che non deve essere provata solo dalla “vittima” verso il carnefice, ma nella Chiesa dovrebbe essere anzitutto il “carnefice” a provarla verso la vittima, dato che la misericordia non è un concetto astratto ma riguarda il vero cristiano “amore”.
Nella Chiesa non dovrebbero esserci né carnefici né vittime.

No, nel Cammino Neocatecumenale il “fratello” può impunemente compiere tutto quanto di male espressamente dichiarato dalla bocca di Kiko, essendo solo la vittima chiamata alla santità.
Poi magari, quella vittima che “sembrava” santa tanto da non resistere al male, diventa a sua volta carnefice procurando il male ad altri. Negando così ogni santità.
È questo il caso del catecumeno che si prende tutta l'ingiustizia su di lui operata dal catechista o dal "fratello", ma che quando si trova egli stesso in posizione di "supremazia", fa scontare all'inferiore tutto quando precedentemente aveva ingoiato.
"Liturgia" neocatecumenale.
Deboli con i forti e forti con i deboli. Esattamente come avviene in molti posti di lavoro, i cui in "capi novelli" fanno scontare ai sottoposti tutto ciò a cui si sono dovuti adeguare quando i sottoposti erano loro.

Allora ci chiediamo: ma di che si parla? Che “nuova religione” è questa, che insegna solo alle vittime a tacere e non reagire, non insegnando di pari passo ai carnefici a fuggire il male?
Un Cristo ridotto a metà.
Si prende di Cristo solo la parte della non resistenza al male e dell’assunzione dell’ingiustizia, scartando in toto l’altra componente, propedeutica all’immolazione, che è quella che per sua GRAZIA si può vincere il peccato e perseguire la virtù, perché nel peccato non può esserci Misericordia, ma solo ingiustizia.

Proseguendo si ha l’apoteosi:
“voi dovete passare la vostra fede ai bambini con le Lodi nelle case; e così loro imparano che sono un popolo di sacerdoti e QUANDO LORO DIRANNO CHE VOGLIONO ANDARE A GIOCARE AL PALLONE TU DIRAI: "NO FRATELLO, TU NON PUOI OGGI ANDARE A GIOCARE A PALLONE PERCHÉ TU SEI FIGLIO DI SACERDOTI e tu hai una missione sacerdotale che è quella di benedire il Signore. COMINCIA AD IMPARARE CHE TU SEI UN FIGLIO DIVERSO DA TUTTI GLI ALTRI RAGAZZI: per questo quando ti menano nella scuola tu non puoi menare come fanno tutti, TU DOVRAI SUBIRE L'INGIUSTIZIA, FRATELLO. TU SEI UN RAGAZZO CHE SEI NATO GIÀ SEGNATO, SEI NATO IN UNA FAMIGLIA CRISTIANA, SEI NATO PER IL MACELLO". NOI CRISTIANI SIAMO NATI PER PORTARE SULLA NOSTRA PELLE LE SOZZURE DEL MONDO, CHI NON HA VOGLIA CHE SE NE VADA. STA NASCENDO QUA UN NUOVO POPOLO CHE È IL FRUTTO DEL CONCILIO VATICANO II. MA IL CONCILIO VATICANO II HA APERTO LA PORTA AD UNA NUOVA ERA NELLA CHIESA.
A parte il fatto di inculcare ai figli che non possono andare a giocare a pallone perché “sono carne da macello” e sono “segnati” perché nati in una famiglia cristiana”, non ci pare proprio corretta la libera interpretazione operata nei confronti del Concilio Vaticano II.
“Il Concilio Vaticano II ha portato una NUOVA ERA nella Chiesa” e così “sta nascendo un nuovo popolo” destinato a portare le sozzure del mondo”, non anche ad amare non facendo del male.
Come può chi fa del male portare su di sé le sozzure del mondo?

Disconoscendo la potenza della divina grazia e la libertà dell'uomo, Kiko convince i suoi adepti che “non possono non peccare”, che “sono figli del demonio e a lui soggetti”, ma poi pretenderebbe che questi “impossibilitati a fare il bene” si assumessero le sozzure del mondo…
Ma se sono proprio loro i portatori delle sozzure, non riuscendo MAI a fare il bene e giustificando ogni azione malvagia come “inganno del demonio”?
Questo finché non "arriva lo Spirito Santo" che, senza nulla fare e nulla chiedere, ti cambia quasi con violenza la natura da peccatore a santo. Senza la tua libertà. Così ti insegna il Cammino. Lo Spirito Santo ridotto a bacchetta magica di Harry Potter.
L’evidenza è che questo cambiamento nel Movimento Neocatecumenale non arriva mai, anche se ci sono per natura (e non per merito del Cammino), persone buone e rette di cuore.

"Liturgia" neocatecumenale:
abbeverarsi tutti allo stesso coppone kikiano
E così si può benissimo ascoltare come l’Arguello convince i figli di Dio di peccato, di peccato anche eventuale e futuro, instillando in loro l’idea di essere capaci di tutto, ignorando totalmente la strada della virtù e del santo combattimento contro la tentazione ed il peccato:
“Quando tu hai toccato il fondo e stai vicino alle acque della morte e hai conosciuto te che cosa sei: che TU SEI UN ASSASSINO CAPACE DEGLI STUPRI, DELLE BARBARITÀ, DELLE MOSTRUOSITÀ PIÙ GRANDI. SONO UN MOSTRO. Bene, se io vedo che la stessa società prende uno di questi mostri e li mette al muro e lo manda alla ghigliottina, io che penso? Prima cosa che IO SONO CAPACE DI FARE QUELLO, CHE È SOLO QUESTIONE DI CIRCOSTANZE. In questo sono stato illuminato dallo Spirito Santo. E pertanto ho l'amore verso quelle persone che la società non può avere; mi sento identificato con lui. C'è tutta una situazione nuova. Non mi sento di giudicare anche la canaglia più canaglia perché io sono capace di questo.”
L’aspirante cristiano, secondo Kiko, DEVE pensare che è capace di stuprare, uccidere, compiere barbarità, mostruosità.
Non deve pensare a quello che in realtà è, non deve pensare al peccato che ha commesso e che commette attualmente, ma si deve proiettare in una visione oscura di peccato futura ed eventuale e convincersi che è un mostro.
Tutto il contrario del cristianesimo in cui, giusta la consapevolezza di peccato attuale, la si considera punto di partenza per ricercare la retta via, la via della purificazione, della virtù e della santità. Il cristiano si pente di ciò che ha commesso, e si rialza col sacramento della riconciliazione. Il cristiano esamina la sua coscienza e non si incolpa di peccati che non ha commesso.

Non si tratta di “giudicare”, si tratta di DESIDERARE di non essere quella “canaglia”, di disporre di tutti gli strumenti che la Chiesa mette liberamente a disposizione per allontanarsi dal male, non di identificarsi in essa.
Questo insegnamento non fa bene all’uomo, perché lo porta ad identificarsi più col male che col bene e a perdere l’orientamento, confondendolo e rendendolo impermeabile alla dura lotta contro il male, tutto volto soltanto ad imparare a “non resistere al male”, lasciando che il male imperversi.
La follia kikiana non conosce limiti:
“Quando leggete sul giornale che un uomo ha infilato il coltello ad un altro, credete che lo volesse uccidere? No, fratelli, NON SE NE ERA RESO CONTOE QUANTE VOLTE SEI STATO NEL TUO MATRIMONIO TENTATO DI PRENDERE IL COLTELLO? Forse non c'era la mano. Ti può capitare che una frase detta ti faccia uscire fuori dai gangheri e quando ti sei reso conto LÀ DAVANTI A TE C'È IL SANGUE.
Ma che razza di predicazione sarebbe? L’omicida che “non si rende conto” di uccidere.
Se questo è possibile in alcuni casi, non lo è in moltissimi altri, in cui la legge stessa, insieme alla legge scritta nel cuore dell’uomo, riconosce il dolo, l’intenzionalità.

Ma come si può dire così spudoratamente e con faciloneria che l’omicida (generico) “NON SI RENDE CONTO” di uccidere?
Ma non solo, si attesta che l’ascoltatore, che sarebbe lì per la santificazione, “è solo perché non c’era la mano che non ha ucciso la moglie col coltello durante un litigio”, il tutto senza farsi mancare la truculenta immagine del sangue che scorre. Gli si fa credere che sia capace di uccidere e NON RESISTERE all’eventuale occasione, giustificandolo perché “non si rende conto”.

Signori, non vorrei arrivare a tanto, ma questa è ISTIGAZIONE al peccato bella e buona, altro che predicazione cristiana!
Si mette l’uomo di fronte al male e gli si dice: anche tu sei questo, convincitene. E non hai scampo, perché il demonio è il tuo signore. Ma non ti preoccupare: anche tu, come l’omicida dell’esempio, uccidi “senza rendertene conto”, quindi SENZA RESPONSABILITÀ, degno solo di perdono da parte della vittima o dei suoi  familiari. Se LE VITTIME non lo fanno, secondo Kiko non sono cristiane! Non sono come te, che hai ucciso “senza rendertene conto” e non per tua piena avvertenza e deliberato consenso.
Questa predicazione, oltre a ignorare il dolore per il male inferto, crea un esercito di cristiani-omicidi, cristiani-ladri… tanto “non se ne rendono conto”.
MA COM’È POSSIBILE TACERE?

Inoltriamoci ancora nell’abisso del male, come suggerito dall’Arguello:
CHI NON HA LO SPIRITO DI GESÙ CRISTO NON SI LASCIA DISTRUGGERE DA NESSUNO e per nessuna cosa; NON ACCETTA IN ASSOLUTO PORTARE SOPRA DI SÉ L'INGIUSTIZIA. I "giustizieri" sono giustizieri perché vogliono togliere l'ingiustizia dalla terra. PER ESEMPIO TUTTI GLI ASSASSINI CHE SONO NELLE CARCERI SONO GIUSTIZIERI. Una sorpresa enorme che ho avuto è che TUTTI I LADRI CHE STAVANO CON ME NELLE BARACCHE ERANO TUTTI GIUSTIZIERI. RUBAVANO PERCHÉ ERANO TUTTI DEI GIUSTIZIERI. Avevano visto, per esempio, che sua madre era una prostituta perché suo padre l'aveva abbandonata e la avevano buttata nella strada perché aspettava un bambino non essendo sposata, e quel figlio era lui. E aveva visto la sofferenza terribile di questa donna che AVEVA PORTATO SULLE SPALLE L'IPOCRISIA DI UNA SOCIETÀ CHE SI CHIAMA CATTOLICA; dunque questo ragazzo rubava per togliere ai ricchi, COME ROBIN HOOD. ERA UN GIUSTIZIERE; NON SOPPORTAVA L'INGIUSTIZIA ASSOLUTAMENTE.
Ma come può uno che “uccide non rendendosene conto” e quindi giustificatamente, pur se in una via che gli promette la “fede adulta”, avere lo Spirito di Gesù Cristo e lasciarsi distruggere portando l’ingiustizia?
Un omicida, per il peccato che lo macchia, mai potrà farsi carico dell’ingiustizia e lasciarsi distruggere, perché lo Spirito di Gesù non si posa sugli omicidi fintanto che non si pentono profondamente, determinano di voler cambiare vita e iniziano la strada della conversione alla virtù cristiana.

Ma chi l’ha detto, come con prosopopea dichiara l’Arguello, che “tutti gli assassini sono giustizieri?”
TUTTI. Non dubita l’Arguello che si possa essere assassini perché si è sprofondati nel peccato, perché si vuole per sé ciò che ha l’altro, perché, come nel nazismo, si vuole deliberatamente e scientemente assoggettare e sterminare un popolo.
A SanKiko poverello
i maggiordomi
hanno sempre comprato
sigari e sigarette e aragoste
Porta l’esempio del “Robin Hood” spagnolo e vorrebbe far credere che rubava per “giustizia” e non per vizio o anche solo per “necessità”. Avrebbe rubato perché aveva visto la sofferenza della madre in una “società ipocrita cattolica” (chissà perché non manca mai una stoccata kikiana contro la Chiesa). Vorrebbe far credere che era perché “non sopportava l’ingiustizia” e NON per altri possibilissimi motivi.
DÀ UN’INTERPRETAZIONE ED INDUCE AD UN PENSIERO. Ma è solo il suo. E pure parziale e distorto, in contrasto alla sua stessa predicazione che non afferma assolutamente che il peccato possa derivare dall'insopportazione dell'ingiustizia, bensì dalla natura stessa dell'uomo, che è un MOSTRO soggetto e dominato dal demonio, suo padre e suo signore. L'ingiustizia in tutto questo non c'entra proprio nulla.

E sulla giustizia, l’Arguello insiste:
UN GIUSTIZIERE È UNO CHE NON SOPPORTA L'INGIUSTIZIA. Bene. Il cristianesimo è il contrario. L'unico che poteva veramente aver fatto giustizia, GESÙ, NON HA FATTO GIUSTIZIA, HA PREFERITO ACCETTARE L'INGIUSTIZIA.
Ma chi erano coloro che facevano “ingiustizia” a Gesù, che lo condannarono a morte, a parte Giuda?
Forse i suoi “fratelli”, i suoi discepoli o i suoi seguaci?
Certo che no! Erano coloro che a ben dire potevano essere chiamati suoi nemici, “altro” da Lui e da ciò che rappresentava. I Farisei, i Romani, il popolo subordinato alla legge farisaica e romana, non certo i “suoi”, anche se, come Pietro, hanno mostrato la debolezza umana, poi piangendo amaramente e pentendosi del tradimento, non dicendo “sono schiavo del demonio che mi ha ingannato, in fondo sono solo una vittima da scusare, amare e compatire”.

Conclude poi con quei concetti, che se si trattasse di veri cristiani santi e ricchi di virtù, sarebbero una condivisibile esortazione:
E sarete molto contenti di essere umiliatiovvero che ci facciano ingiustizia, perché avrete occasione che si mostri il vostro cristianesimo, spezzando la catena del male che provoca la ingiustizia, nel vostro corpo. Questo è terribile, perché il mondo non sopporta una ingiustizia senza risolverla, si deve risolverla. Se tua moglie ti fa un'ingiustizia devi menarla, devi fermare questa ingiustizia; deve imparare perché non lo faccia più: due schiaffi e così sta.”
Il vero santo è veramente lieto di subire l’ingiustizia (quando non riesce ad evitarla), ma solo perché sa che ciò va a "completare nel suo corpo quello che manca alle sofferenze di Gesù". Non se ne sottrae, ma la assume. I martiri muoiono. Non cercano la morte. Non desiderano l'ingiustizia. Ma quando arriva, se ne fanno carico in nome di un amore, del loro amore per il Signore. Non fanno la sceneggiata neocatecumenale della "vittima" che deve chiedere perdono al suo "carnefice".

Fatte salve le persone con cuore retto, il neocatecumenale è un cristiano di facciata, un ipocrita. Perché nel Movimento Neocatecumenale, sono proprio quelli che si dichiarano “maestri” ad essere portatori di ingiustizia, menzogna, disamore ed indifferenza al dolore del prossimo.
Sono loro i primi a fare del male, molto spesso, per non dire sempre, seguiti dagli adepti convinti dell’illuminazione di questi “mostri” (come Kiko definisce i peccatori che fanno male all’uomo) o troppo impegnati ad adularli per conquistarsene le grazie.
Come mai nel Movimento Neocatecumenale la “catena del male” non si è mai fermata, pur essendoci state e tuttora essendoci persone che subiscono l’ingiustizia?
È la "domanda da cento milioni di dollari", la domanda tabù. Ma ha una risposta.

"Barman liturgico" col coppone designed by Kiko,
durante una "liturgia" neocatecumenale
E la risposta è che nel Movimento Neocatecumenale non si persegue MAI la giustizia e la virtù, nonché l’allontanamento dal peccato.
Nel Movimento Neocatecumenale si forgia un popolo di peccatori incorretti ed impenitenti, convinti di “non poter non peccare”, che insegnano a loro volta ad altri la stolta dottrina, con l’effetto finale che esistono immancabilmente carnefici e vittime nella stessa “chiesa”.

È inutile evidenziare che i carnefici solitamente sono i “maestri” (anche se ne esistono di retti) e tutti quei “fratelli” che hanno ben compreso quanto sia inutile combattere il peccato, cose da legalisti, moralisti e falsi superbi.

Le vittime saranno invece i retti di cuore, quelli che realmente cercano di piacere a Dio nella loro fallace umanità, che accorgendosi dell’enorme buco malvagio neocatecumenale cercano dall’interno di contrastare il sistema senza alcun successo, anzi vedendo realizzata la Parola del Salmo che parla della prosperità dei malvagi.
A questi sarà riservato disprezzo, giudizio, maledizione, umiliazione e pubblico ludibrio, accusati di non accettare l’ingiustizia che gli stessi “fratelli” e “maestri” sono LIBERI di perpetrare contro di loro.

Lo dice bene il card. Kasper cos'è la Misericordia:
"Come dice la parola stessa significa avere un cuore per i miseriessere attenti per gli altriper il prossimo, Vedere dove soffrono, dove sono le loro ferite, i loro bisogni. Avere occhi aperti, non rimanere indifferenti... In secondo luogo bisogna ricordarsi che la Misericordia non è solo una compassione, ma è un ATTEGGIAMENTO, UNA VIRTÙ, una virtù ATTIVA (nda. non "passiva" come diceva più sopra l'Arguello). Vuole combattere la miseria, vuole andare incontro. Non muove solo il cuore, ma anche le mani e i piedi. Ci fa camminare, andare incontro agli altri, aiutare come il buon samaritano che si è abbassato nel fango, ha toccato le ferite, e poi ha anche pagato per l'uomo misero che aveva soccorso. Il buon samaritano ha fatto di più di quello che avrebbe richiesto la giustizia. E questo perché la misericordia è la giustizia più grande".
E così nacque davvero una “NUOVA CHIESA” (diversa dalla bimillenaria cattolica che fu fondata da Nostro Signore), con una sua dottrina eretica e anticristiana, a servizio del male.

venerdì 27 marzo 2020

QUANDO “ACCETTARE L’INGIUSTIZIA” SERVE A GIUSTIFICARE I CARNEFICI, MERITEVOLI DI “SOLA MISERICORDIA” (prima parte)

"Liturgia" neocatecumenale:l'autonominata "iniziatrice"
beve, come tutti gli altri,
allo stesso calice
È un po’ l’orientamento in voga recentemente, quello di basare la fede cristiana sulla sola misericordia, tralasciando l’intima connessione che essa ha con la giustizia.

Per questo, già da prima del Concilio Vaticano II si sentiva parlare solo di misericordia, come se si fosse aperta una nuova era cattolica che si distaccava dal precetto cristiano di “giustizia”.

Giovanni XXIII, nel 1962 al discorso di apertura del Concilio, annunciò la scelta della Chiesa di “di usare la medicina della misericordia invece di abbracciare le armi del rigore”, espressione che ha trovato in seguito la sua chiarificazione.

Le successive parole dei Papi si sono tutte incentrate sul concetto di “misericordia”, molto più che su quello di giustizia.
Si può leggere quindi:
“...cosa indica infatti la giustizia di Dio nella fede cristiana? L’azione attraverso la quale Dio che è compassionevole, misericordioso, non solo «dichiara giusto» — COME AFFERMA LUTERO — ma «rende giusto» l’uomo peccatore. La giustizia di Dio, quando si mette in azione è misericordia, una misericordia non meritata, gratuita, una misericordia che non è accompagnata dalla pena ma è rigenerazione, ricreazione, trasfigurazione della creatura peccatrice.”
Questo pare chiaro da diverse affermazioni che si possono leggere un po’ ovunque:
“Si tratta di un discorso ispirato, profetico, che segna un prima e un dopo nella vita della chiesa; un discorso che indicava al concilio una via nuova da percorrere, una via che non esprimeva condanna, come era avvenuto nei ventuno concili universali celebrati nella storia, ma annunciava la fede con mitezza e misericordia.”
A queste parole però segue una determinante specificazione, che inquadra lo spirito di questa “nuova via da percorrere”:
“...papa Giovanni apriva un nuovo tempo e poneva fine a una lunga epoca caratterizzata da una forte intransigenza assunta nella difesa della dottrina cattolica, nella proposizione della morale e nel confronto polemico tra chiesa e società, tra cattolici e quanti non si dicevano cristiani. Intransigenza, rigorismo e ministero di condanna dovevano lasciare posto, secondo la volontà del papa, a una nuova situazione caratterizzata dall’impegno e dalla fatica del fare misericordia e dell’annunciarla. Il concilio percorse quella via indicata dal papa, non solo non emettendo condanne, ma cercando la riconciliazione con quanti avevano vissuto ROTTURE, SEPARAZIONI e CONFLITTI con la Chiesa.”
Allora la questione della misericordia e della giustizia, in questa prospettiva, assume una colorazione diversa: la Chiesa è chiamata alla Misericordia verso la società, verso i non cristiani, verso coloro che “avevano vissuto rotture, separazioni e conflitti con la Chiesa”, perché si dà per scontato che ne abbia per definizione al suo interno.

Questa la nuova intenzione che “il nuovo tempo che poneva fine a una lunga epoca caratterizzata da una forte intransigenza assunta nella difesa della dottrina cattolica” si proponeva.

Una Chiesa non “intransigente”, “rigorista” e basata sul “ministero di condanna”, però verso l’esterno, verso i non credenti, verso la società, verso i separati dalla Chiesa, che è normale vivano secondo principi ad essa non inerenti.

E questo è un discorso.

"Liturgia" neocatecumenale
Ci chiediamo allora: «Ma “ALL'INTERNO” della Chiesa?». Vale ugualmente quello “di nuovo” che viene predicato per una Chiesa in uscita verso l’esterno?

Perché la risposta a questo quesito è fondamentale per determinare cosa e come il popolo di Dio possa portare questa misericordia all’esterno.

Sembrerebbe proprio che il popolo di Dio, per poter portare misericordia, debba per primo essere misericordioso, cioè non solo abbia beneficiato della misericordia, ma anche che “abbia cambiato natura”, perché sarebbe una contraddizione in termini che si ipotizzasse misericordia nell’uomo ingiusto, nell’uomo dedito al peccato, nell’uomo vizioso o comunque farisaicamente falso, essendo la misericordia una virtù morale che non significa solo “perdonare”, ma prima ancora “amare”.
Cristianamente parlando, non si può disconoscere l’antinomia che separa la misericordia, tratto tipicamente divino, dalle più inveterate bassezze umane e dalla dedizione abituale al peccato o dal fare del male al prossimo.

Qui non si tratta di “morale” e ce lo dimostrano benissimo tante figure “moralmente” ineccepibili, come nella Scrittura risultavano essere i farisei e, in tempi relativamente recenti, anche qualche dittatore omicida.

Qui si tratta di fede e di “nuova natura”, che rende l’uomo simile a Cristo non solo quanto a misericordia, ma quanto all’intera santa condotta di vita. Cristo era misericordioso, ma anche giusto ed amorevole, non faceva del male ad alcuno, anzi era l’esempio di ogni virtù. Non sarebbe quindi ammissibile, né tantomeno possibile, parlare di misericordia da parte di carnefici o persecutori, per esempio, perché privi della natura di Cristo, privi della componente “divina” che attraverso lo Spirto e la Grazia santifica e rende nuova la natura dell’uomo, tanto da non poter fare del male ad alcuno, perché “ama”.

Si apre allora uno scenario piuttosto confuso, dacché esistono nella Chiesa componenti che si attagliano e seguono benissimo la “nuova epoca” della Misericordia, bypassando del tutto la necessaria statura della santificazione dell’uomo. Come se fosse possibile essere misericordiosi solo appellandosi alla “morale” e non attraverso la santificazione della vita nel perseguimento delle virtù cristiane e nella costante battaglia contro il male a cui Cristo concede per definizione la sua assistenza e la sua Grazia.
Se prima, o contemporaneamente, non ricerchi ed ottieni per grazia la santità di vita, non puoi nemmeno aver ottenuto la misericordia, anch’essa amoroso dono divino per i giusti.
Il tiranno non può essere per definizione misericordioso, né può esserlo chi fa del male, chi è dedito al peccato sistematico, chi uccide, chi ruba, chi mente… anche se “moralmente retto”, vive in antìtesi alla misericordia, che instilla nel cuore dell’uomo quell’amore e quella predisposizione al perdono che impediscono di ferire l’altro, di fargli del male, diventando al contrario un amante dell’uomo, veramente allora con sguardo di tenerezza e misericordia, come dice Papa Francesco.

Per questo la Chiesa può essere portatrice di Misericordia verso l’esterno, perché Dio l’ha santificata, ha reso gli uomini giusti e santi, quindi anche misericordiosi, pur nell’imperfezione della condizione umana.
Se ciò non avviene, penso sia molto arduo poter parlare di Misericordia, che rimane una parola, ma non si può incarnare nella vita.
Nell’esperienza che abbiamo fatto nel Movimento Neocatecumenale, è proprio questo che abbiamo visto e abbiamo vissuto: la pretesa della Misericordia attaccata ad una morale e non alla santificazione personale.
Il Movimento Neocatecumenale, infatti, mal interpretando le istanze del rinnovamento, ha inteso usare “misericordia” al peccatore all’interno della Chiesa. Ma non al peccatore pentito, con tutto il peso del suo peccato ben presente e sofferto, bensì dequalificando il peccato a mera deresponsabilizzazione e inevitabilità costante per essere i cristiani (il neocatecumenalesimo parla alle parrocchie) “figli del demonio” e non di Dio.

E’ bene chiarire che il percorso per la santità è una lotta quotidiana contro il male, la tentazione ed il peccato, non una lotta CONTRO Dio che ti manda le disgrazie per convertirti e tu gli resisti, come ben evidente nella catechesi di Giacobbe del Movimento Neocatecumenale.

Il cristiano è chiamato a tendere alla virtù e a resistere al male, mettendosi in gioco per primo invocando in questa battaglia il sostegno di Dio, l’unico che può riportare vittoria. In questo percorso si inserisce il dono della Misericordia, ben diverso dall’umano “lasciar fare” o “mettere una pietra sopra” o “far finta di non vedere”.

Non si può essere “tiranni” e “despoti” in casa e misericordiosi all’esterno.
La misericordia è “parte integrante” della nuova natura in Cristo: o c’è o non c’è. Altrimenti è posa, esteriorità, spesso ipocrisia e inganno.

Nel Movimento Necoatecumenale non si istruiscono le persone nella via delle virtù, perché lì il peccato viene considerato “inevitabile” anche per gli uomini di Chiesa, in quanto anch’essi “figli del demonio” come potrebbero (impropriamente) essere definiti i “figli del mondo”.

Nel Movimento Neocatecumenale si istruiscono le persone solo alla “misericordia passiva”, a “farsi carico dell’ingiustizia”, a “non rispondere al male”, predicando allo stesso tempo che l’uomo, soggetto al demonio, potrà ottenere una nuova natura solo seguendo i loro precetti e le loro assemblee, avendo già perso in partenza la lotta contro il male, per intervento automatico e incessante dello Spirito Santo sulle comunità "che fanno bene il Cammino", intervento che non si sa come possa arrivare, data la totale inerzia dei kikos nel combattimento contro il male ed il peccato.

"La nuestra eucarestia"...
Sembra quasi che l’educazione a “farsi carico dell’ingiustizia” sia volta, in modo totalmente lassista, a concedere al male ed al peccato di imperare, senza contrasto alcuno.
Gli stessi che predicano “il farsi carico dell’ingiustizia” e la “non resistenza al male”, sono quelli che impunemente dispensano il male, accusando la “vittima” di non essere sufficientemente “cristiana adulta” se non è in grado di assumersi l’ingiustizia che loro stessi le infliggono.

Nel Movimento Neocatecumenale non è MAI il carnefice che deve pentirsi e fare ammenda, ma è la vittima che viene invitata ad andare a chiedere perdono al carnefice.
Esperienza vissuta da molti, anche da me.

Esasperando il concetto fino al grottesco, i poveri adepti vengono istruiti al silenzio, alla non reazione, ad assumersi qualsivoglia ingiustizia, insinuando che il peccato nell’uomo è talmente latente e pervadente, che il povero peccatore è solo vittima dell’inganno del demonio, mai esecutore diretto, mai volontario autore del male.

Per bocca di Kiko, alcuni allucinanti esempi tratti dalle catechesi del "Secondo Passaggio", emblematiche di una predicazione incessante e mai smentita, rinvenibile puntualmente in ogni singola occasione:
San Pietro dice: "Voi avete chiesto grazia per un assassino e rifiutato il giusto". Questo lo facciamo noi quando la moglie ci fa una cosa cattiva: perché NON ACCETTI DI SUBIRE L'INGIUSTIZIA. Nel lavoro, PERCHÉ NON ACCETTIAMO L'INGIUSTIZIA? Diciamo che quella attitudine del servo, dell'agnello, così passiva, è un assurdo. Diciamo che quella Croce del Cristo non serve a nulla, che quel che serve è fare la giustizia, insegnare a fare la giustizia, contestare la giustizia, che è quello che voleva fare Barabba, che contestava, che voleva cacciare i Romani.”
Come potete notare facilmente, il concetto è sottilmente spostato: si tratta la “giustizia” ridicolizzandola, analizzando solo la parte di chi “contesta” l’ingiustizia “del mondo”, perché non assomiglia al servo di Jahvé, che prese su di sé l’ingiustizia e il peccato dell’uomo. Non si dice affatto né qui né MAI, che chi fa ingiustizie non è “giusto” ed ha bisogno di convertirsi seriamente alla santità di vita, prima di poter “morire al nemico”.

Capiremo meglio andando avanti.
Infatti si dice:
FARE GIUSTIZIA CON LE NOSTRE MANI, DIVENTARE ASSASSINI. QUANDO NOI, NELLA NOSTRA VITA, FACCIAMO QUESTO, CIOÈ ALL'INGIUSTIZIA CHE CI VIENE INFLITTA NOI CI OPPONIAMO, PONIAMO RESISTENZA.”
Ma a chi lo dice? Ai cristiani?
Non parrebbe. I cristiani non “si fanno giustizia da soli”. Se lo fanno, non sono cristiani.
Allora a chi dice “fare giustizia con le nostre mani, diventare assassini?”
È automatico che chi chiede giustizia diventi “assassino”, o non è più sicuro che casomai “assassino” è stato di certo colui che ha danneggiato, ferito e ucciso l’altro?

Continuiamo:
“Perché chi crede che questo è l'Unico, che questo è amore, NON GIUDICA L'ALTRO, CHE RISPETTA CHE L'ALTRO SBAGLI, CHE PRENDE SU DI SÉ L'INGIUSTIZIA, CHE SI LASCIA UCCIDERE.”
Ma può valere questo tra cristiani? Un cristiano deve “rispettare” che l’altro sbagli, non genericamente spesso, ma anche su di lui di peccati a volte mortali, rendendolo vittima più e più volte, senza che sia possibile far rendere conto che il peccato uccide anche il peccatore e che peccare come habitus non è cristiano? Magari anche che questo “tra cristiani” non è giusto?
E che c'entra il “non giudica l'altro”? Forse che è vietato chiamare "male" il male?

Ma Kiko va oltre:
“Anche se vi offendono nell'onore profondamente e voi avete il diritto cioé la legge vi aiuta, anche se vuoi fare giustizia, fare causa a qualcuno, voi non lo farete anche se avete tutti i diritti, voi porgerete l'altra guancia. SE QUALCUNO TI RUBA, TU NON GLIELO RECLAMARE. Se qualcuno ti toglie del tuo, tu non lo disturbare. Ecco, così va dicendo il Signore; sono segni concreti della vita pratica perché nessuno si inganni di questa ATTITUDINE DEL SERVO DI JAHVÉ, CHE È IL CARISMA CHE IL SIGNORE CI INVITA A VIVERE NELLE COMUNITÀ PROFONDAMENTE. Apparirà in voi un’attitudine diversa, apparirà una missione universale: DOBBIAMO AMARE ANCHE I PADRONI.”
E qui inizia a svelarsi il vero concetto retrostante.
Se uno ti ruba, lascialo rubare. E chi è che RUBA nel Movimento Neocatecumenale? Il Movimento Neocatecumenale stesso, attraverso la martellante ed ingannevole predicazione che debba essere versata la “decima” come “precetto della Chiesa”, per tutta la vita, per liberarsi dall’idolo del denaro, le incessanti raccolte per costruire edifici lussuosissimi destinati al beneficio di pochi e fatti passare come “necessari” all’evangelizzazione, per campare famiglie intere che non lavorano, per offrire soldi ai vescovi. Tutto tranne che ai poveri. Solo per sé.
Ma ancora di più: dobbiamo amare anche i padroni.
E chi sono i padroni “spirituali” nel Movimento Neocatecumenale? Chi sono quei padroni che con la scusa dell’insegnamento spirituale incontrastato hanno il “diritto acquisito” di vessarti, umiliarti, maledirti, solo perché hai la tua ragione e non gli deferisci “obbedienza cieca”?
Così agendo sono loro per primi cristiani? O non manca loro quella tanta parte di vita cristiana che riguarda il “trattare il prossimo come te stesso” e “amarlo”, senza fargli del male”? A maggior ragione se lo consideri peccatore, in virtù della misericordia che Dio ti avrebbe donato?

Ma la predicazione kikiana continua:
L'AMORE NON È COSTRINGERE L'ALTRO A FARE GIUSTIZIA, a che l'adempia con la legge. No, l'amore è prendersi i peccati degli altri.”
Discorso che “parrebbe” corretto, ma di quale “altro” si parla, e di quale "amore"? Ed in che senso uno si dovrebbe "prendere" i peccati degli altri? Nel senso di rendere loro facile il peccare ancor di più?

Lo sa Kiko che l’“AMORE” è anche non fare del male al prossimo, proprio perché lo si AMA?
"Liturgia" neocatecumenale:
in attesa che scatti
il segnale manducatorio
Perché se si parla della “vittima”, significa già in sé che ha ricevuto un’ingiustizia, che l’«altro» ha peccato contro di essa, che non ha "amato".
Se si parla del “carnefice cristiano”, “maestro e fratello” della vittima, come si può non tenere in conto che il SUO PECCATO  e la SUA INGIUSTIZIA non debbano essere corrette e sanate nell’indirizzarlo alla via della virtù e dell’abbandono dell'ingiustizia e del peccato, correggendolo?
Qui non si parla di “cristiani” contro il “mondo”. Qui si parla di cristiani nella Chiesa, in cui uno è carnefice e l’altro è vittima.
Dov’è l’invito a dismettere l’habitus di carnefice-peccatore per perseguire le virtù cristiane santificandosi, in parallelo all’invito alla vittima di non resistere al male che le procura?

Si rincara anche la dose:
“In nome della nostra legge trascorriamo la nostra vita giudicando costantemente gli altri perché CREDIAMO CHE QUELLO DI CUI C'È BISOGNO É DI FARE GIUSTIZIA. "BISOGNA FARE GIUSTIZIA!" Dobbiamo vivere nella realtà... chiaro! Tu hai un'idea della verità. Ognuno ha la sua e ogni volta che questa verità viene meno, la verità che tu proietti, soffri moltissimo.
NOI INVECE PASSIAMO LA VITA GIUDICANDO IN NOME DELLA NOSTRA LEGGE; IN DEFINITIVA VOGLIAMO AFFERMARE LA NOSTRA GIUSTIZIA PERCHÉ NON CI SENTIAMO AMATI.
Perché non mi ama se io tento di compiere la legge da quando mi alzo a quando vado a dormire? Perché non ama me che compio la legge e invece ama quelli che non la compiono?”
Con questa affermazione si insinua che il grido di dolore delle vittime sarebbe nientemeno che un “giudicare” (quanti di noi sono stati chiamati “giudicatori” perché vittime, senza che al “carnefice” sia stato torto un capello, povero carnefice vittima del demonio che l'ha ingannato). Si insinua che le vittime “hanno una propria idea della verità”.

Questo nella Chiesa? O non sa Kiko che nella Chiesa ESISTE UNA SOLA VERITÀ ed è quella proclamata e difesa dal Magistero, e da tutto il depositum fidei cristiano? Come può dire alle vittime “voi avete una vostra versione della verità?” E come può MAI negare che i “carnefici” stessi, compiendo il peccato, mostrano per primi di avere “una propria verità” che li rende insensibili alle sofferenze dell’altro?

Le vittime quindi soffrirebbero “perché vien meno la loro verità”, non perché i carnefici stanno facendo loro del male. Ma che razza di cristianesimo sarebbe?
Se tutto ciò si rivolgesse all’”uomo del mondo”, che disconosce i precetti cristiani, potrebbe avere anche un senso (sia pure espresso con termini sbagliati), ma non può avere senso all’interno della Chiesa, dove secondo Kiko le vittime dovrebbero essere trattate diversamente dal carnefice, che invece va sempre compreso, tutelato, amato e scusato per il male che infligge al prossimo.
È mostruosa poi l’insinuazione finale: «perché “non mi ama” se tento di compiere la legge e ama quelli che non la compiono?» La vittima retta, che sa di dover rifuggire il peccato “da quando si alza a quando va a dormire”, dovrebbe invece chiedersi perché l’altro, pure lui nella Chiesa, le fa del male e non la ama?
All’interno della Chiesa non sarebbe più opportuna la domanda del “perché il carnefice fa del male e non ama il prossimo, pur essendo chiamato alla Misericordia?”.

La Chiesa, secondo Kiko, è praticamente il luogo in cui si può commettere impunemente il peccato reiterato e poi potersi fregiare di Misericordia verso l’esterno, reclamando il perdono e la misericordia della vittima.

(fine prima parte)

mercoledì 25 marzo 2020

I Neocatecumenali di Kiko come la setta della Chiesa di Gesù Shincheonji

L'Annunciazione
come i neocat non l'hanno mai meditata
Avendo vissuto nel Cammino per decenni, e seguendolo da vicino da molti anni, abbiamo avuto ampie testimonianze delle vette di stupidità e fanatismo raggiungibili dai servitori di SanKiko de León, quando si tratta di onorare il proprio idolo e - magari - avere l'opportunità di salire anche solo un gradino della lunghissima scala gerarchica di stampo massonico che caratterizza il movimento neocat. Tanti kikos hanno come maggiore aspirazione non il servire meglio Dio e la Chiesa, non il lavorare per la maggiore Gloria del Signore e guadagnarGli anime, ma solo l'essere a loro volta serviti e rispettati come "catechisti", "itineranti", "responsabili" e altri ridicoli titoli nobiliari neocatecumenali inventati dall'eretico spagnolo.
Per raggiungere questo scopo sappiamo che tanti sono capaci delle peggiori nefandezze e menzogne, poco importa se per difendere il cammino e applicare tutti i loro infantili rituali fino all'ultimo stupido dettaglio sia necessario calpestare i diritti dei piccoli, e zittire la voce degli ultimi.

Questo modello comportamentale è senza ombra di dubbio applicabile al recente picco di contagi da Sars-CoV2 (il coronavirus responsabile della pandemia attualmente in corso) verificatosi in alcuni comuni della provincia di Salerno, precisamente nella zona denominata Vallo di Diano,

Non vogliamo soffermarci, se non per brevissimi cenni, sul lato meramente legale, oserei dire "secolare", della faccenda: di questi aspetti si stanno occupando debitamente le istituzioni, e già ampiamente se ne discute sui media, online e sui social.
Ciò che da sempre ci preme è dimostrare come la dottrina predicata nel Cammino sia molto lontana da quella della Chiesa, sebbene con abili dissimulazioni i due "iniziatori", Kiko e la defunta Carmen, siano riusciti ad ingannare diversi Pontefici, ottenendone - purtroppo! - sostegno e approvazione.

"Rito mistico" del bere tutti dal "calice",
cioè dal coppone a 12 lati designed by Kiko
Cos'è accaduto, in breve? Dopo aver partecipato a una convivenza svoltasi ad Atena Lucana dal 28 febbraio al 1° marzo 2020, e all'«annuncio di Quaresima» del 4 marzo, i fratelli di alcune comunità del Vallo di Diano - pro, guidate da un "catechista" di 76 anni originario di Bellizzi, Raffaele C., sono risultati positivi alla Covid-19, costringendo i sindaci di quattro comuni della zona al completo isolamento dei loro paesi. Raffaele C. è purtroppo deceduto lo scorso 10 marzo, seguito il 19 marzo dal parroco di Caggiano, don Alessandro B., non un loro simpatizzante, oggi vittima della capacità persuasiva dei neocatecumenali . Alle loro famiglie e ai loro cari vanno tutte le nostre più sentite condoglianze.
La serietà della situazione è resa evidente dalla dura reazione del presidente della Regione Campania, De Luca, e dei sindaci di ben 23 comuni che hanno chiesto, e ottenuto, di essere isolati, oltre che dal bailamme seguìto alle accuse del presidente della Regione, giunto a minacciare i responsabili del cammino di ritorsioni legali.
Relativamente a questo passaggio sottolineiamo due aspetti:
  • il presidente della Regione accusa esplicitamente accusa della diffusione del contagio un "rito mistico" nel quale diverse persone avrebbero bevuto dallo stesso "calice";
  • le celebrazioni del Cammino Neocatecumenale si svolgono sempre a "porte chiuse" e in piccoli spazi, salette, alberghi, dove diventa praticamente impossibile rispettare le indicazioni di prevenzione (che erano già state ampiamente diffuse all'epoca della convivenza).
Il 26 febbraio il Governo aveva emanato il primo dei decreti-legge in favore della gestione dell'emergenza "coronavirus", consentendo alle Autorità di ogni luogo la
"...sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi  natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo  pubblico  o  privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche  se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico";
Kiko Argüello, autoproclamatosi
"iniziatore" del Cammino Neocatecumenale
Il 28 febbraio erano già in vigore i suggerimenti della Conferenza episcopale circa le celebrazioni delle Messe, e in molte diocesi del Nord Italia, già dal 24 febbraio, le Messe coram populo erano state sospese. E' del 3 marzo, inoltre, il Decreto del Governo che istituiva le "zone rosse" in diversi comuni del nord del paese, in seguito all'escalation dell'emergenza e l'aumento del numero di contagiati.

Induce alla riflessione la mancanza di prudenza dimostrata dai neocatecumenali in questa occasione. Il Papa Francesco, il 1° febbraio 2014,  redarguì i neocatecumenali sottolineando come "a volte può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli", ciò che il cammino "esige" per conservare la comunione ecclesiale. Mai come oggi questa raccomandazione suona attuale: non poteva essere salvaguardata la comunione della Chiesa attuando le stesse severe norme di prudenza e prevenzione emanate dalla CEI, rinunciando, per una volta, a una delle solite "convivenze" che nulla aggiungono alla fede dei neocat e servono solo come collante per mantenere i fedeli kikiani ancorati alla comunità e ai propri catechisti?

E ancora di più per i ridicoli «annunci di Kikuaresima» o Kikopasqua talmente importanti che quest'anno il Sommo ha anticipato si farà addirittura "per lettera" (non sia mai che lasci i kikos in pace per una volta! A proposito, come mai ultimamente tace e non si fa vivo?), contenenti i soliti sterili deliri fotocopiati dagli anni precedenti. Cari fratelli neocatecumenali, era davvero necessario, in tempo di emergenza, partecipare a queste riunioni?

Sarebbe bello che una volta i neocatecumenali chiedessero scusa per un atteggiamento poco responsabile che ha causato decine e decine di contagi (e la conta è destinata inevitabilmente a salire), ma purtroppo questa speranza è destinata a restare nella fantasia.
L'ufficio stampa neocatecumenale, a firma del famoso Notaio Chinaglia e di Don Ezechiele Pasotti, ha già diramato un comunicato al veleno, nel quale vengono respinte tutte le accuse del Governatore De Luca - che minaccia ritorsioni legali contro i "responsabili" del Cammino, attaccandosi alla semplice questione normativa (i decreti del Governo non erano validi per tutto il territorio nazionale). Non poteva esserci risposta più triste di questa.

Torniamo sul "rito mistico del coppone" denunciato da De Luca, che noi ex-neocat ben conosciamo (ci si riferisce all'abitudine utraquista di bere tutti quanti, sistematicamente, in tutte le celebrazioni di "Eucarestie neocatecumenali" le specie del vino dallo stesso calice, a forma di coppone-insalatiera a 12 lati, incuranti di ogni possibile norma igienica e di buonsenso). Sappiamo per certo che nella convivenza svoltasi dal 28 febbraio a 1° marzo si è svolta una "Eucarestia" in "piccole comunità" - perché tale rito è obbligatoriamente previsto nei raduni neocat di più giorni, ovvero trovandosi tutti insieme in un piccolo ambiente a porte chiuse per circa un'ora e mezza, dove l'aria rapidamente si vizia - durante la quale, al momento della Comunione, tutti i fratelli, compresi i più fragili e anziani, avranno bevuto dalla stessa coppa.

"Rito mistico" tutti dallo stesso coppone
La logica, le nostre conoscenze ed esperienza, gridano che è stata questa la causa del contagio, così violento, così rapido, avvenuto tra i "fratelli" di Sala Consilina, Atena Lucana, Polla e Caggiano. Chiunque sia stato nel cammino anche solo un mese è a conoscenza delle pratiche neocatecumenali durante la loro "messa", ma poiché i responsabili del Cammino sono «gente fanatica, abilissima a mentire e malata di presunzione», come ebbe a definirli il compianto padre Zoffoli, essi continuano a diffondere la menzogna pur di difendere il sacro inviolabile cammino, con pertinacia demoniaca - della quale risponderanno - sostenendo che, magicamente, proprio in questa occasione non si sarebbe svolto il rito del "calice" tutti insieme appassionatamente.
Spiace vedere che un uomo di una certa caratura intellettuale come Gandolfini smentisca le accuse di irresponsabilità - utilizzando peraltro la piattaforma del comitato "Difendiamo i nostri figli" ma senza citare esplicitamente la questione della "coppa" - come spiace ancor di più vedere il vescovo Antonio De Luca (omonimo del governatore) difendere i neocat sostenendo la loro tesi.

Da Kiko, pare, neanche una parola, come sempre, nello specifico caso. Intanto i casi aumentano, e notizie di seminari neocatecumenali Redemptoris Mater infettati e in quarantena si susseguono.

Cari fratelli neocatecumenali, che altro vi serve per capire che il cammino è una setta tale e quale la cosiddetta "chiesa di Gesù" che in Corea del sud ha causato il contagio di mezzo paese? Di che altro c'è bisogno per capire che è necessario uscirne, perché il cammino è tanto dannoso da causare non solo la morte spirituale ma anche quella fisica, per superficialità e settarismo?

"Liturgia" neocatecumenale, momento del "rito mistico".
Notare la grande aria di sacralità e l'immancabile coppone

domenica 22 marzo 2020

Il "rito mistico" del coppone ottagonale, ne parlano i giornali

Armamentario liturgico neocatecumenale:
"calice" formato insalatiera ottagonale,
patèna ottagonale, focaccia sbriciolosa
Notizia dell'ANSA del 19 marzo 2020:
Nuova vittima in Campania per Coronavirus: si tratta del parroco di Caggiano [...] Il sacerdote, originario di Salerno, si era infettato partecipando ad un incontro di neocatecumanali...
Notizia da Il Quotidiano di Salerno del 19 marzo 2020:
...il Cammino Neocatecumenale, dopo aver annunciato una possibile querela contro il TG/1 e il TG/2 per diffusione di notizie false, risponde a muso duro... alla data del primo raduno neocatecumenale (che il Cammino asserisce essere stato effettuato il 28 febbraio) era già in vigore fin dal 23 febbraio 2020 il Decreto Legge n. 6 del 23 febbraio... posso solo dire che tutto questo non compare nel succinto comunicato stampa del Cammino Neocatecumenale.
Notizia di La Città di Salerno del 19 marzo 2020:
Sale a due il numero dei decessi provocati dal coronavirus in provincia di Salerno ed in entrambe i casi si tratta di persone che hanno contratto il virus nel corso dei due raduni religiosi del cammino neocatecumenale...

Su come il virus si sia diffuso in maniera così capillare... ci sono diverse ipotesi e quella più plausibile, anche se categoricamente smentita dal Cammino Neocatecumenale, è l’aver bevuto dallo stesso calice durante la comunione sotto le due specie...
Notizia di La Città di Salerno del 21 marzo 2020:
Non si fermano più i contagi nel Vallo di Diano... Tre uomini, tutti collegati, direttamente o indirettamente, ai raduni neocatecumenali...
Sul caso neocatecumeni è intervenuto nuovamente anche il governatore della Campania, Vincenzo De Luca: «Abbiamo avuto persone che in maniera irresponsabile - ha detto ieri nel corso del suo intervento social - hanno dato vita a manifestazioni religiose con decine di persone. Abbiamo dovuto mettere in quarantena una zona della Regione nel Vallo di Diano perché vi erano state due manifestazioni religiose. Non sono manifestazioni di spiritualità, ma manifestazioni di imbecillità». 
Comunione nella Chiesa cattolica
Comunione nella Chiesa cattolica
"Rito mistico" del Cammino Neocatecumenale
"Prima Comunione" nel Cammino Neocatecumenale

giovedì 19 marzo 2020

SULLA “COMUNIONE DEI BENI”. VERIFICATE SE PER CASO NON VI HANNO PRESI IN GIRO…

Kiko sostiene da sempre che la “comunione dei beni” è più facile da realizzarsi in confronto alla “comunione di spirito” e la sbologna quindi come primo grado del suo percorso per arrivare ad essere “cristiani adulti”.

Riprendiamo qui alcune affermazioni tratte dai mamotreti dello Shemà e del Secondo Passaggio, parole uscite dalla bocca di Kiko stesso, e poi riportate nell’esattezza del concetto da tutti i suoi “catechisti”, sia della prima ora che di quelle successive, fino ad oggi.

Dice Kiko:
E se non c'è comunione di beni come potete essere un segno dell'amore? Perciò cominciate a pensare che nella prossima porta non potrete entrare.
(pare voler ridurre la “comunione dei beni” ad una sola volta, una sola occasione. Se uno non vende “tutti i suoi beni” al II passaggio, deve cominciare a pensare che sarà bocciato. Oppure mente, caso più diffuso. Dopo questa “prova”, puoi teoricamente fare come vuoi)
“Dice il Signore - una Parola: “provatevi". Come? Cominciamo a provarci con i beni, perché provarsi con l'affetto per tua moglie, figli, ecc., è un po’ più difficile
(appunto, è una “prova”, ma non lo “dice il Signore”, lo dice solo Kiko. E dice che bisogna "provarsi" coi beni solo perché la “prova” con gli affetti è più dura…)
Tu sei disposto ad amare Dio sopra ogni cosa? Comincia a vendere i tuoi beni. Dimostralo a te stesso. È chiaro che odiare tua moglie in senso evangelico è difficile.
(se vuoi dimostrare a te stesso e ai cosiddetti "catechisti" che sei “disposto ad amare Dio sopra ogni cosa”, devi vendere i tuoi beni. Dove lo dice questo la Chiesa? Non lo dice da nessuna parte! Allora ci chiediamo perché secondo Kiko sarebbe "CHIARO": se non vendi i tuoi beni, come potrai poi "ODIARE" tua moglie "in senso evangelico"? È ancora più difficile…)

Quindi, secondo Kiko, bisogna COMINCIARE provandosi coi beni, perché se non c’è “comunione dei beni” non si può essere “segno dell’amore”.

A tale scopo il Movimento Neocatecumenale ha istituito sia il “bottino” del Secondo Passaggio, come prova che uno è “capace” di disfarsi di TUTTI i suoi beni e, una volta dissanguato (ma chi si fa veramente dissanguare? solo i più tonti. La maggioranza, prudentemente, ha solo fatto finta) “vendendo tutti i beni”, sia l'improvviso obbligo della tassa della “decima”, che dura tutta la vita.

Alcune delle giustificazioni che Kiko adduce alla sua predicazione battente (per i primi 3 passaggi non si fa che parlarne), all’esortazione sulla “vendita dei beni” per arrivare alla “comunione dei beni”, per sua bocca sono queste:
NON HAI CAPITO NULLA, FRATELLO. Guarda, IO TI DICO: per essere cristiano, per essere mio discepolo, tu DEVI odiare tuo padre, tua madre, rinunciare a TUTTI i tuoi beni etcetera..."
(LUI TI DICE, nemmeno fosse Gesù… Se non capisci che il cristiano è quello che ODIA il padre, la madre… e VENDE TUTTI I SUOI BENI, caro fratello, NON HAI CAPITO UN BEL NULLA! Infatti nella Chiesa, dove queste cose NON SI FANNO, i cristiani della domenica non hanno capito MAI nulla)

Adesso devo dirvi qualche altra cosa riguardo al fatto che, DOPO IL SECONDO SCRUTINIO, la comunità comincia a vivere nella comunione. I beni si cominciano a vivere in comunione.
(quindi è lui che decreta il tempo della “comunione”: DOPO IL II° SCRUTINIO, tutti esattamente in quel momento. Chi “NON HA CAPITO NULLA” VERRÀ BOCCIATO “PER IL SUO BENE”)
Quello che vuole il Signore è illuminare le tue tenebre. E questo cosa è? È illuminarti sul fatto che tu non ami, che odi qualcuno, che realmente ancora non sei cristiano, che non ami come Cristo, che ami a parole ma che hai dei beni che l'altro non ha, etc.”
(questa è bellissima! “AMI A PAROLE MA HAI DEI BENI CHE L’ALTRO NON HA!” Per esempio la casa, e l’altro in affitto, per esempio la casa al mare, e l’altro senza vacanze, per esempio molti vestiti à la page, e l’altro con vestiti riciclati, per esempio uno stipendio da nababbo, e l’altro col minimo sindacale… KIKO DIXIT: «SE SUCCEDE QUESTO, AMI “A PAROLE” E NON “PER DAVVERO”»)
IN MOLTE CONVIVENZE LA GENTE SI RIBELLA E NON INTENDE VENDERE I BENI e pensa che deve fare una ELEMOSINUCCIA... non capite. Ora io vi dirò una cosa: Non siamo rimasti d'accordo, fratelli, che la comunità DEVE essere "sacramento di Gesù Cristo" e che è la futura umanità?
(anche questa è meravigliosa! “LORO sono D’ACCORDO che la comunità DEVE essere sacramento, addirittura LA FUTURA UMANITÀ!” Si son messi d’accordo…, come un tempo, magari, “si misero d’accordo” i Padri della Chiesa…)
Ora, tu che ti scandalizzasti perché tu sei un uomo di azione e qui non si fa niente: e NON ci si preoccupa della parrocchia, e NON si visitano infermi, e NON si fa altro che ascoltare la Parola, in UN ANGELISMO ASSURDO, che tu forse sei stato quello che si scandalizzò e per questo stai cercando cose da fare in altri posti; bene ti abbiamo cominciato a dire che ora DEVI fare un pochino e TI ABBIAMO DATO LA GRAZIA PER FARLO: vendere i tuoi beni. Provare te stesso con il denaro, dato che l'arrivare a odiare tuo padre e tua madre è arrivare ad amare Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la mente e tutte le forze, sopra ad ogni cosa e amare il prossimo come te stesso, forse non puoi arrivare a farlo. Per questo, per cominciare, per mettere le fondamenta prima di costruire la torre, È NECESSARIO che tu provi te stessa con il denaro.
(Si va in un crescendo… adesso afferma che LORO hanno dato la Grazia, mica Dio, LORO: “TI ABBIAMO DATO LA GRAZIA…” Poi scade in ciò che depreca. SI DEVE, BISOGNA, È NECESSARIO… Ma non erano LORO che avevano tolto dal LORO vocabolario la legalistica parola “DOVERE”?)

"DEVI" vendere TUTTI i beni,
anche la casa…
Quindi anche solo da queste tre frasi esemplificative (ne abbiamo scelte alcune, ma la predicazione ne contiene decine e decine uguali a queste, non sono “isolate”), il concetto che emerge è abbastanza chiaro:

TU NON HAI CAPITO NULLA, KIKO DICE CHE PER ESSERE CRISTIANO DEVI ODIARE PADRE, FIGLI… E RINUNCIARE A TUTTI I TUOI BENI.
COSÌ FACENDO, QUANDO LO COMANDA LUI (E NON SECONDO UNA CRESCITA PERSONALE), LA COMUNITÀ COMINCIA A VIVERE NELLA COMUNIONE E “I BENI SI COMINCIANO A VIVERE IN COMUNIONE”.
NON VA BENE SE TU “AMI A PAROLE” MA “HAI DEI BENI CHE L’ALTRO NON HA”, SI DEVE VIVERE IN “COMUNIONE DI BENI”, ALTRIMENTI NON SIAMO CRISTIANI.
PAROLA DI KIKO.

Poi c’è tutta la tiritera sulla giustificazione della “decima”, passo successivo e permanente della “pulizia” dall’idolo del denaro, e qui i camminanti vengono meritamente presi in giro, almeno l’assoluta maggioranza, che non ha conoscenze in materia.

Kiko cerca di trovare un fondamento alla decima nei “precetti” della Chiesa, ma siccome nella Chiesa non ci sono precetti in tal senso, l’unico appiglio che gli resta è la Didaché.

La lettura della Didaché può essere un supporto conoscitivo, ma non è un fondamento della fede, non è stata annoverata nel cànone del Nuovo Testamento, tranne che dalla Chiesa Ortodossa Etiope, è considerata dalla Chiesa uno scritto apòcrifo. Qualcuno avanza addirittura l’ipotesi che si tratti di “finzione letteraria” e l’autore è sconosciuto.

Quindi nella Chiesa Cattolica Romana, la Didaché è solo una conoscenza storica, interessante, certe volte utile, ma non è un’acquisizione, non è un pilastro della fede, anche per il fatto che ciò che si è voluto trattenere è stato ripreso poi dai successivi Padri della Chiesa dei primi secoli. Quel che non è stato ripreso, è stato scartato.

Anche il periodo in cui è stata scritta è controverso: si va dal I° secolo addirittura al III° secolo e non si sa nemmeno chi l’abbia scritta, non certo un apostolo.

Frammenti della Didaché
Quindi è un documento NON FACENTE PARTE DEL DEPOSITO DELLA CHIESA e per giunta apòcrifo.

Però Kiko, tralascia tutte queste informazioni e parla della Didaché come se i poveri camminanti la conoscessero, dà per scontate certe cose ed arriva a fare affermazioni FALSE:
Nell'Antico Testamento sta scritto che davano le decime e le primizie. Nella religione che Dio ha rivelato dice che le primizie del tuo olio, del tuo grano, delle tue pecore, dei tuoi agnelli, le darai ai sacerdoti; ed inoltre darai una parte dei tuoi beni. Per questo Gesù dice ai farisei: "Voi che tassate la decima del cumino", cioè voi che se una persona ha un seme esigete perfino che paghi la decima su di esso, la decima parte di tutto quello che ha in casa, e "inghiottite cose più grandi". Questo lo dice Gesù Cristo che si stava preoccupando molto… QUESTO FATTO DELLA DECIMA È POI PASSATO ALLA CHIESA: È UN COMANDAMENTO DELLA SANTA MADRE CHIESA. "PAGARE DECIME E PRIMIZIE ALLA CHIESA DI DIO"; È UN COMANDAMENTO DELLA CHIESA CHE SI STUDIA NEL CATECHISMO.
(un “comandamento della Chiesa che si studia nel catechismo?????” “È passato alla Chiesa????” “È un comandamento di Santa Madre Chiesa????”… Ma quando mai… È FALSISSIMO!)
Nella Didaché, che è la prima catechesi, sta scritto che le primizie e la decima parte dei tuoi beni le darai ai profeti. Se non hai profeti nella tua comunità la darai, dice la Didaché, ai poveri che sono Cristo.
(vero, la Didaché lo dice al capitolo XIII, “il precetto delle primizie”. Ma è LA DIDACHÈ, non la Chiesa)
“...ora, nel cammino catecumenale DOVRETE arrivare a dare le primizie e la decima. QUESTO FATTO È GIÀ PRESENTE NEI COMANDAMENTI DELLA CHIESA.
(e lo ribadisce: “GIÀ PRESENTE NEI COMANDAMENTI DELLA CHIESA.”. E così i camminanti, che generalmente della Chiesa non sanno nulla o molto poco, ci credono come allocchi. Ci credetti anch’io. Infatti io della Chiesa non sapevo un bel nulla.)

Questo è proprio il modo con cui Kiko raggira i camminanti sull’ammissibilità della “decima”, retaggio ebraico per il supporto ai sacerdoti Leviti che, non lavorando, venivano campati dal popolo attraverso la legge ebraica delle “decime”.
Si rifà ad un documento che la Chiesa, fin dai primissimi secoli non ha adottato, e ciò lo verifichiamo negli scritti dei Padri e Dottori della Chiesa dell’epoca.
Si potrebbe dire allora che la Chiesa primitiva, quella successiva alla Didaché, che nemmeno sappiamo con certezza a quando risale, già era “inquinata”, ancor prima di Costantino, perché della decima non se ne parla. Poteva essere magari nella primissima epoca della commistione tra ebraismo e cristianesimo, che più tardi ci si prese in cura di separare, chi lo sa…
Il riferimento alla “Chiesa primitiva”, per Kiko, parrebbe essere quindi solo la Didaché.

Poi, dopo aver istruito i suoi camminanti su basi FALSE, passa ad un’altra sottile predicazione, atta ad instillare l’idea che chi non fa come lui dice, non si potrà convertire:
Mi ricordo che noi abbiamo in una comunità un uomo molto ricco che NON È PASSATO AD UNO SCRUTINIO PERCHÉ INCAPACE DI VENDERE I BENI; PERÒ FACEVA MOLTA ELEMOSINA, ha molti miliardi, è un industriale. L'ABBIAMO LASCIATO PERSINO 3 ANNI NEL SECONDO SCRUTINIO, DOPO 3 ANNI GLI ABBIAMO DETTO: "NON PUOI CONTINUARE"
(capito??? Hanno cercato di trattenerlo per 3 anni, poi l’hanno sbattuto fuori, perché nel Movimento Neocatecumenale, se non fai come dice “la Didaché secondo Kiko”, ti sbattono fuori. Per il tuo bene, s’intende…)

E, insieme a tutto questo, dice anche cose che tutti sappiamo benissimo non essere MAI accadute, frutto soltanto di una visione “teorica” e verbosa di ciò che “sarebbe bello accadesse”:
Come sacramento C'È BISOGNO che, IN MEZZO A NOI, NON CI SIANO NÉ POVERI NÉ RICCHI, SAREBBE UNA COSA MOSTRUOSA CHE IO TI DICESSI CHE TI AMO MOLTO SE TU NON HAI DA CENARE ED IO HO IL SUPERFLUO IN CASA.
(intanto dire che “c’è bisogno” in relazione ad un sacramento, è veramente fuori luogo: il sacramento esplica un effetto di per sé, non è soggetto ai BISOGNI per dimostrare qualcosa. Inoltre, questa del MOSTRUOSO se uno “dice di amare molto ma ha il superfluo e un altro non ha da cenare”, è veramente MITICA. Si potrebbe allora dire, con le parole di Kiko, che il suo Movimento è MOSTRUOSO, perché c’è una disuguaglianza come in poche altre parti si vede e purtuttavia si parla di “amare”. VERAMENTE MOSTRUOSO!”)
Noi abbiamo detto agli ITINERANTI CHE NON POSSONO CHIEDERE SOLDI, non possono chiedere soldi alle loro comunità. Altrimenti sarebbe molto facile: ogni volta che rimani senza soldi, chiedi e… Abbiamo detto che i soldi si chiedono solamente per i viaggi.
(ed anche questo è un EMERITO FALLIMENTO, perché sappiamo benissimo i vari “gemellaggi” con le missioni, i “missionari” che chiedono aiuto per questo o per quello… Come la “comunione dei beni”, anche questo esperimento è miseramente FALLITO)
Perché SE NOI NON PREPARIAMO LA COMUNITÀ PERCHÉ AIUTI UN POCO I CATECHISTI allora, chiaramente, ARRIVERÀ UN MOMENTO IN CUI…
(qui la frase la concludo io: “… arriverà il momento in cui dovremo CHIUDERE”. Altre volte lo ha detto.
Pensa un po’ che tutto lo scopo, quindi, è PREPARARE LA COMUNITÀ AD AIUTARE I CATECHISTI, perché se “non la preparano”, “arriverà il momento in cui… si dovrà chiudere”.

Capito allora gli espedienti del “bottino” e della “decima” e la predicazione incessante a cacciar soldi per “liberarsi dall’IDOLO DEL DENARO" che scopo hanno sempre avuto???? PREPARARE LA COMUNITÀ AD AIUTARE I CATECHISTI, ALTRIMENTI VERRÀ IL MOMENTO DI CHIUDERE TUTTA L’IMPALCATURA ORGANIZZATIVA!)

L'ultimo pezzo di "pane e salame",
il pasto povero per catechisti poveri.
Il parroco di Zamora ieri, per esempio, ha detto che mai aveva potuto andarsene in vacanza. Con le cinquantamila lire vive tutta la sua famiglia a un piccolissimo orto di suo padre in cui pianta cipolle ed insalata e dove alleva conigli e galline. Di ciò e delle cinquantamila lire vive la sua famiglia perché le elemosine che raccoglie sono pochissime e lui non vuol farsi pagare i funerali. Ma il MIRACOLO PIÙ GRANDE è che sia capace di TIRARE FUORI L'ULTIMO PEZZO DI SALAME PER I SUOI CATECHISTI. PERCHÉ HANNO FAME.
(ma come è possibile che i camminanti si lascino intortare così…
Primo, c’è da chiedersi perché la famiglia del parroco di Zamora dovesse vivere sulle sue spalle, con le sue “cinquantamila lire” - magari pesetas. Non c’era nessuno di quella famiglia che poteva lavorare? Inoltre la MENZOGNA E LA BEFFA: questo poveraccio di parroco, che non aveva nemmeno potuto MAI andare in vacanza, quando arrivano “I SUOI CATECHISTI”, tira fuori l’ultimo pezzo di pane e salame (come la vedova di Sarepta), perché KIKO E CARMEN “HANNO FAME”!!! Chiaro il concetto? Questi si nutrono con pasti luculliani che voi, poveri camminanti, vedrete solo quando andate nei lussuosi alberghi (ma che pagate, e pagate pure per loro) o alla Domus (pagate anche quella, mica è “casa vostra” gratis per davvero… provate ad andarci individualmente e a reclamare vitto e alloggio…). Kiko e Carmen sono famosi per i loro pasti luculliani a base di aragoste e piatti costosi, in baffo ai vostri minimi salari! INCREDIBILE!!! Spillano “pane e salame” ad un povero parroco di campagna” perché “HANNO FAME!!!”)
Infine, come al solito, invita all'«arcano», ed è bene ASCOLTARE LA MOTIVAZIONE DELL’ARCANO:
SE IN PAESE CORRE LA VOCE CHE PER ENTRARE IN QUESTE COMUNITÀ BISOGNA VENDERE I BENI, NESSUNO VIENE PIÙ AL LE CATECHESI. 
Potrete fare le catechesi che vorrete MA NON VERRÀ NESSUNO. Questo è successo a Barajas (Baracas) un quartiere di Madrid. SI È SPARSA LA VOCE CHE BISOGNAVA DAR VIA I BENI E NON C'È MODO CHE LA GENTE VENGA ALLE CATECHESI. Dicono: "Vacci tu! Io fare come quello che ha venduto la casa? No!".
PER QUESTO È MOLTO IMPORTANTE CHE NON VI VANTIATE NÉ FACCIATE PUBBLICITÀ PERCHÉ LA GENTE CHE È FUORI DEL CONTESTO NON LO CAPISCE.
(al peggio non c’è mai fine. Ma lo capite o no il senso dell’”arcano”? Ma come ve lo deve dire, più chiaro di così? Vi spaccia come dottrina della Chiesa quella che della Chiesa non è, vi convince, e poi vi intima di “NON PARLARE”, “ALTRIMENTI LE PERSONE NON VENGONO ALLE CATECHESI”. Mica vi dice che se non vengono, non è solo per paura di dover dare via i soldi, ma anche perché in quello NON RICONOSCONO LA CHIESA! Quello che a lui preme non è nemmeno la salvezza delle anime, ma “che vadano alle sue catechesi”. Poi è grandiosa la motivazione che dà al "parlare": "se ne vantano", quindi fare quelle cose non è per la conversione, ma per sentirsi "qualcuno"; oppure "fanno pubblicità", cioè non testimoniano o evangelizzano, "fanno pubblicità". Per chi ha la ragione in funzione è così chiaro…)

Riassumendo, i poveri comminanti CREDONO A QUESTE COSE:

  • Che devono VENDERE “TUTTI I LORO BENI” sennò non possono diventare cristiani (i consigli evangelici per Kiko vanno praticati da tutti: i padri di famiglie numerose quindi, disfacendosi dei loro beni, diventano irresponsabili verso i figli).
  • Che la “DECIMA” è un precetto della Chiesa, un COMANDAMENTO.
  • Che si creerà la “comunione (permanente) dei beni”, che invece non si crea MAI.
  • Che devono preservare l’«arcano» per non scandalizzare e questo, li fa sentire veramente “iniziati”, speciali, depositari di un “segreto(il VANTO). In realtà lo devono preservare perché siccome le cose che dice Kiko nella Chiesa non si fanno, e non ne fanno proprio parte, se le avessero diffuse fin dagli inizi avrebbero arrecato un danno al suo Movimento, portando a conoscenza cose che, non solo avrebbero allontanato eventuali pretendenti, ma avrebbero messo i “segreti” del Movimento a conoscenza di troppe persone atte a confutarli.

Ma la frase che più attesta il TOTALE FALLIMENTO dell’esperimento kikiano sulla “comunione dei beni”, da lui stesso dichiarata propedeutica per la realizzazione della “comunione fraterna dell’amore”, è questa:
Come sacramento c'è BISOGNO che, in mezzo a noi, non ci siano né poveri né ricchi, Sarebbe una COSA MOSTRUOSA che io ti dicessi che TI AMO MOLTO se tu non hai da cenare ed io ho il superfluo in casa.
Da qui si capisce che, se non si è realizzata NEMMENO la “comunione dei beni”, come può realizzarsi la “comunione delle anime”?

Sfido ogni singolo camminante ad affermare che, anche dopo tanti anni, non esistono differenze patrimoniali all’interno della sua comunità.

Diceva il mio primo parroco neocatecumenale, molto confidente e molto idealista: “Se in una comunità ci sono i poveri, significa che i ricchi non si sono convertiti”.

Questo è il succo della mancata “comunione dei beni”.

Invece, come TUTTI sappiamo, e lo sanno anche i camminanti benissimo, dentro le comunità non si verifica MAI che si condivida TUTTO.
E quindi, per dirla con Kiko: ci «sarebbe» stato BISOGNO che in mezzo a loro, non ci fossero né ricchi né poveri, perché è MOSTRUOSO PARLARE DI AMORE se tu non hai da cenare ed io ho il superfluo in casa”.

E non ci si attacchi al mero esempio della “cena” e del “superfluo”, sarebbe un cavillo debole.

La realtà è che nelle comunità esistono i RICCHI e i POVERI.
Quelli a cui dare la “decima” non costa nulla, e quelli che si dissanguano per darla.
Quelli che arrivano a fine mese a stento, tutti i mesi, e quelli che non solo hanno il superfluo, ma molto di più.
Il "ricco" e il "povero"

Così molti, e lo so per certissimo, nascondono di essere facoltosi o benestanti, per non essere chiamati a dare, ma a volte vengono sgamati dal tenore di vita che conducono.
Al che di solito rispondono che hanno acquistato quella costosissima auto perché hanno incassato un’assicurazione, o perché hanno percepito degli arretrati, o perché gliela ha comprata il “suocero” che loro "ODIANO"…

Nelle comunità ci sono i FALSI, gli approfittatori, i mantenuti, quelli che hanno più del superfluo e, per contro, ci sono i pensionati minimi, i disoccupati, quelli dal basso stipendio, quelli con troppi figli, quelli che pagano affitti e quelli che hanno diverse case di proprietà, quelli che si passano i vestiti usati e quelli agghindati all’ultima moda, quelli coi cellulari ultimo modello e quelli con il telefonino antesignano, quelli con la casa al mare e quelli che non possono fare vacanze perché non hanno soldi…

Altro che “comunione dei beni”!

Allora dico a quelli con la fascia reddituale più bassa, che continuano ingannati a dare decime e pagare collette varie:

“Ma non ve ne rendete ancora conto? Lo dice Kiko, il vostro “catechista scelto da Dio per voi”:
Se non c’è “comunione dei beni”, non verrà MAI la “comunione dell’amore”.Il “fratello che permette che tu stia a tirare tutti i mesi la cinghia e per se stesso e per la propria famiglia ha il DI PIÙ, caro fratellino povero, NON TI AMA, mai TI HA AMATO e MAI TI AMERÀ!”Finché dura la diseguaglianza…