domenica 30 novembre 2008

"Non sia turbato il vostro cuore."(Gv. 14,1) - Ancora sul Sacerdozio

Mi permetto di aprire questa discussione in prosecuzione di quella precedente, dopo aver meditato profondamente su questi temi così importanti.

Il Signore in Persona, a Santa Faustina, disse:

"Il sacerdote, quando Mi sostituisce, non è Lui che opera, ma sono io per suo tramite". (Cfr. "Diario della Divina Misericordia", pag 91).

Il Signore Gesù stava Istruendo Santa Faustina sul Sacramento della Penitenza, sul Dogma che Egli stesso ha consegnato alla Chiesa Cattolica.

Noi, per Grazia di Gesù, questo crediamo e professiamo. Il Sacerdote Ordinato, perpetua il Sacerdozio Unico di Gesù Sommo Sacerdote. Il Sacerdote è suo Mezzo, e per questo è Gesù Stesso che Opera ciò che Vuole! Il Sacerdote è investito di una Potestà ed ha un Carattere UNICO e differente Sostanzialmente e NON SOLO per Grado, dal Sacerdozio Battesimale con cui comunque è in relazione. I Fedeli Laici hanno bisogno di Santi Sacerdoti, non di tristi surrogati, perchè per loro tramite Essi vengono Santificati dal Signore.
Sacerdoti che sono legati a Pietro, nella Chiesa di Sempre. Che sono Istruttori, Reggitori ed Evangelizzatori per "DEFINIZIONE". E che devono obbedienza al loro Ordine, ai Vescovi, al Santo Padre.

E' stata per noi una sofferenza immane, vedere tanti Sacerdoti Ordinati da Roma, formalmente Romani, ignorare le Leggi della Chiesa e non attuare il Culto che Essa ha ricevuto come Dono.

Perchè ho voluto titolare con quella frase di Gesù? Perchè è la chiave delle nostre sofferenze. Il "turbamento del nostro cuore" è un fatto. Gesù però ci CONFORTA. E CI CONSOLA. Affidandoci a Lui, per le mani di Maria Santissima, RICEVIAMO IL CONFORTO NELL'ANGOSCIA! E per me in questo tempo di prova è una Speranza che è certezza. Signore DACCI FORZA.

Ma Gesù, sempre annotato da Santa Faustina che chiedeva spiegazioni delle Sofferenze del suo Confessore, così prosegue: "Scrivi che giorno e notte il Mio sguardo riposa su di lui e che permetto queste contrarietà per aumentare i suoi meriti. Io do la ricompensa non per il risultato positivo, ma per la pazienza e la fatica sopportata per Me"

Così il Signore non ci abbandona, e per i Meriti del Cuore Immacolato di Maria chiediamo la Pazienza e la Perseveranza nei suoi disegni di Amore. IO PER PRIMO! Che troppo spesso mi lascio travolgere dall'umano sconforto! Ma la Medicina è nel Tabernacolo.

Per concludere vorrei fare alcune riflessioni. Il vero disastro sta nella volontà di eliminare la Fonte della nostra Salvezza, il Sacro Culto. Il Santissimo e i Santi Sacramenti. Infatti nell'indimenticata Via Crucis del 2005 il futuro Papa Benedetto così pregava:
" ....Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci (cfr. Mt 8, 25).

Ma ci uniamo a questa preghiera:
"Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi."

Ed insieme a questa preghiera, unisco il ricordo del Santo Angelo di Dio venuto a Fatima:
Ci alzammo per vedere cosa succedeva e vedemmo l'Angelo con un calice nella mano sinistra e sospesa su di esso un'Ostia, dalla quale cadevano nel calice alcune gocce di sangue.”
Lasciando il calice e l'Ostia sospesi in aria, si prostrò a terra vicino a noi e ripeté tre volte la preghiera:

Trinità Santissima, Padre, Figliolo e Spirito Santo Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso. E per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori.
Poi, sollevandosi, prese di nuovo in mano il calice e l'Ostia, e diede l'Ostia a me e ciò che conteneva il calice lo diede da bere a Giacinta e a Francesco, dicendo nello stesso tempo:
“Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio”. Di nuovo si prostrò a terra e ripeté con noi altre tre volte la stessa preghiera: "Trinità santissima ecc." e scomparve.

giovedì 27 novembre 2008

Camino NC e 'difformità' dalla Chiesa: nulla è cambiato

Convivenza inizio corso 2008/2009, Porto S. Giorgio 25-28 settembre 2008

Abbiamo ricevuto da parte di un sacerdote inorridito i documenti relativi alla ripresa del nuovo anno catechetico NC che, com'è loro prassi, vede tutti i supercatechisti "in convivenza" nella cittadella di Porto S. Giorgio, per ricevere e poi "riportare" pedissequamente in tutte le comunità i contenuti che hanno ascoltato.

Quest'anno è ritornato fortemente in auge il teologo modernista Farnès, l'ispiratore di Carmen Hernandez, in che termini lo abbiamo anche riportato sul sito [vedi] del quale vi renderemo note appena possibile, eloquenti esternazioni...

Al momento pubblichiamo l'estratto di un'omelia molto citata del Card. Schönborn, da lui pronunciata proprio a Porto S. Giorgio alcuni giorni prima...
"...E' intervenuto il card Schönborn, Arcivescovo di Vienna, proprio qui a Porto S. Giorgio. Nella sua omelia la settimana scorsa ha detto che: Il Concilio afferma una differenza non gradu tantum sed essentia, dice il latino, tra il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale dei presbiteri, del vescovo. Non gradu tantum non c'è una differenza di grado perché, se il presbitero avesse un grado superiore al livello comune del sacerdozio battesimale, sarebbe un "supercristiano", un cristiano a livello maggiore, sarebbe un'ingiustizia che certe persone siano escluse dal ministero sacerdotale, dal ministero presbiterale. Per esempio sarebbe un'ingiustizia che le donne non possono diventare prete perché sarebbero escluse da un grado superiore di vita cristiana. No, non è una differenza di grado, non gradu tantum sed essentia. Alcuni si sono sbagliati sull'espressione "essentia". Vuol dire che noi presbiteri siamo superiori a voi laici, siamo esseri diversi di essenza diversa? No, no, siamo poveri peccatori forse più di voi. No, cosa vuol dire? Lo spirito in termini tomistici: il sacerdozio battesimale è nell'ordine del fine, delle finalità, tutta la vita cristiana è orientata alla santità realizzata" (cap V Lumen Gentium - vocazione ministeriale alla santità). Tutto, tutto nella Chiesa è al livello di mezzi e al servizio di questa santità. Quindi per non diventare clericali dovete sempre pensare che diventare presbitero è diventare uno strumento nelle mani di Gesù Cristo per aiutare i fedeli per raggiungere la santità..."
___________
Come è dato riscontrare anche nella predicazione kikiana, ad asserzioni veritiere fanno seguito insegnamenti ambigui, che evidentemente tendono a diluire sempre più la differenza tra il sacerdozio regale del popolo e quello ministeriale del sacerdote...

Riporto di seguito cosa dice il Magistero della Chiesa sul Sacerdozio nella Dichiarazione della Dottrina della Fede circa "Catholicam Doctrinam de Ecclesia contra nonnullos errores odiernos tuendam" che nel 1973, già a ridosso del concilio (!!!), è stata costretta a difendere verità di fede cattoliche: questa riguarda la distinzione tra sacerdozio comune e quello ministeriale

6. La Chiesa associata al sacerdozio di Cristo
Cristo Nostro Signore, Pontefice dell'antica e nuova alleanza, ha voluto associare e configurare al suo sacerdozio perfetto (Eb 7, 20-22 e 26-28; 10,14 e 21) il Popolo che egli ha acquistato con il suo sangue. Egli ha dunque dotato la Chiesa di una partecipazione al suo sacerdozio che consiste nel sacerdozio comune dei fedeli e nel sacerdozio ministeriale o gerarchico, i quali, sebbene abbiano una differenza, non solo di grado, ma di essenza, non sono di meno ordinati l'uno all'altro nella comunione della Chiesa. (Cf. Conc. Vat. II : Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 10; Cost. Decr. Decl., p. 110).
Il sacerdozio comune dei fedeli, che giustamente riceve la qualificazione di regale (cfr. 1 Pt. 2, 9; Apoc. 1, 6; 5, 9 s.), poiché per mezzo di esso i fedeli, membri del popolo messianico, sono uniti al loro Re celeste, è conferito dal Battesimo. Per effetto di questo sacramento, i fedeli « incorporati alla Chiesa sono deputati al culto della religione cristiana » in virtù di un segno indelebile chiamato carattere, e « rigenerati come figli di Dio, essi sono tenuti a professare, davanti agli uomini, la loro fede ricevuta da Dio tramite la Chiesa (Ibid., n. 11 ; Cost. Decr. Decl., p. 111.) ». Avendo dunque ricevuto la grazia della rinascita battesimale, essi « concorrono, in ragione del loro sacerdozio regale, all'offerta dell'Eucaristia ed esercitano questo stesso sacerdozio nella ricezione dei sacramenti, per mezzo della preghiera e dell'azione di grazia, della testimonianza di una vita santa, dell'abnegazione e della fattiva carità ». (Ibid. 10: Cost. Decr. Decl., p. 111).
Tuttavia Cristo, capo della Chiesa, che è il Suo Corpo mistico, ha stabilito come ministri del suo sacerdozio e destinati ad agire al suo posto nella Chiesa (Cfr. PII XI Litt. encycl. Ad Catholici Sacerdotii: AAS 28, 1936, 10 (DENZ.- SCHÖN. 3755); cfr. Lumen Gentium, 10, et Presbyterorum Ordinis, 2: Const. Decr. Decl., pp. 110 s. et 622 s.) i suoi apostoli, e, attraverso le loro persone, i vescovi, loro successori; essi, a loro volta, hanno legittimamente trasmesso anche ai presbiteri, ad un grado subordinato, il ministero sacro di cui erano stati investiti (Cfr. Lumen Gentium, 28: Cost. Decr. Decl., p. 145). Così nacque nella Chiesa la successione apostolica del ministero sacerdotale per la gloria di Dio e per il servizio del Suo Popolo e di tutta la famiglia umana che deve essere convertita a Dio.

Attraverso questo sacerdozio, i vescovi e i presbiteri « sono in qualche modo 'messi da parte' nel seno del popolo di Dio, non per essere separati né da esso né da qualunque uomo, ma per essere consacrati interamente all'opera in vista della quale il Signore li prende con sé (Presbyterorum Ordinis, 3: Cost. Decr. Decl., p. 625) » : e cioè l'opera di santificazione, d'insegnamento e di governo il cui esercizio è determinato ulteriormente dalla comunione gerarchica (Cfr. Lumen Gentium, 24, 27 s.: Cost. Decr. Decl., pp. 137, 143-149). In questa opera multiforme, la costante predicazione del Vangelo figura come principio e fondamento (Presbyterorum Ordinis, 4: Const. Decr. Decl., p. 627), il sacrificio eucaristico rappresenta il culmine e la sorgente di tutta la vita cristiana (Cfr. Lumen Gentium, 11: Const. Decr. Decl., pp. 111 s.; cfr. etiam CONC. TRID. Sess. 22, Doctrina de Missae Sacrificio, cap. 1 et 2: Conc. Œc. Decr.³, pp. 732- 734 (DENZ.-SCHÖN. 1739-1743). Questo sacrificio è offerto dai ministri del sacerdozio a Dio Padre nello Spirito Santo, nel nome di Cristo, in persona del quale essi agiscono, e a nome di tutto il suo Corpo mistico (Cfr. PAULI VI Sollemnis Professio fidei, 24: AAS 60, 1968, 442); e questo sacrificio è completato dalla Santa Cena, nella quale i fedeli, partecipando all'unico corpo di Cristo, divengono un solo corpo (cf. 1 Cor 10, 16).
_________________
Sostanzialmente l' "essentia" sulla quale molti si sarebbero sbagliati secondo l'arcivescovo, è quella 'investitura' determinata dal 'carattere' conferito dal Sacramento dell'Ordine', con il quale viene conferita la successione apostolica e per mezzo del quale il sacerdote può agire nella Chiesa in persona Christi, celebrare il Sacrificio, operare la "Consacrazione" e inoltre tutte le altre sue prerogative e cioè l'opera di santificazione, d'insegnamento e di governo, queste ultime nettamente in mano ai catechisti nell'ambito del cammino NC; mentre, quanto alla Celebrazione conosciamo tutte le derive neocat: basti partire dal fatto che, come dice Kiko: "noi non abbiamo altari": tant'è che la celebrazione avviene unicamente sulle ipertrofiche "mense", con tutte le altre difformità dai libri liturgici... e tenendo soprattutto conto della diversa teologia che abbiamo più volte evidenziato

martedì 25 novembre 2008

Alla ricerca della VERA religiosità

Siamo coinvolti in una deriva CONTRO il concetto di religiosità....SI PRETENDE UNA CHIESA UMANA E SI SORPASSA SUL CONCETTO CHE LA CHIESA E' ISTITUZIONE DIVINA....e di conseguenza ecco che si cerca AIUTO NELL'UOMO..... aiuto nei Movimenti....nei Cammini...

Non vi è infatti una negazione cosciente di Dio, al contrario, mai come oggi la Chiesa stessa ha intessuto LEGAMI E DIALOGO CON CHIUNQUE CERCA DIO anche con i NON cattolici....mai come oggi si è parlato in passato di DIO con chi cattolico non lo era....

la Bibbia è il libro più venduto nel mondo...
i Protestanti storici con quelli moderni (Pentecostali) ci hanno superato insieme nei numeri, sono oltre un miliardo (400 milioni i Protestanti storici e 300 milioni i Pentecostali); i cattolici sono un miliardo.... gli Ortodossi nell'insieme delle loro autocefalie sono circa 200 milioni.... i musulmani sono oltre un miliardo.... gli ebrei circa 13 milioni.... possiamo unire l'oltre miliardo e mezzo quasi due dei fedeli delle religioni orientali che comunque sia cercano Dio... non sono atei....

Dio non è dunque (o la ricerca di LUI) il grande SCONOSCIUTO....il problema è: DI QUALE DIO PARLIAMO?

Ecco perchè non è vero che i Movimenti "salvano" la Chiesa come sostengono alcuni.....

per conoscere la vera identità di questo Dio di cui parliamo occorre LA CHIESA non il Movimento.....non un Cammino...non una Congregazione.... questi semmai sono STRUMENTI EFFICACI se tuttavia sono ancorati essi stessi AL MAGISTERO DELLA CHIESA, alla IDENTITA' RELIGIOSA ECCLESIALE che non è solo "l'appartenenza" alla Chiesa, ma è combattere l'indifferentismo A TUTTO CIO' CHE E' SACRO, NORMATIVO, MAGISTERIALE...

Se la Chiesa è "malata" lo è semmai perchè nei Movimenti NON c'è ancora una piena maturità e una piena comunione a ciò che abbiamo di prettamente RELIGIOSO, ossia, il rapporto con Dio Vivo e Vero NEL CULTO A DIO, NELLA SACRALITA' DEI RITI....nella religiosità squisitamente cattolica legata dalla TRADIZIONE E DAL DEPOSITO DELLA FEDE di cui parla san Paolo...

Fraternamente CaterinaLD

sabato 22 novembre 2008

Il card. Arinze sulla Liturgia

Stralcio i seguenti brani dell'intervista al card Arinze pubblicata oggi dall'Osservatore Romano. Possiamo ricavarne interessanti spunti di ulteriore riflessione:

Quali sono i maggiori problemi che riscontrate nel campo della liturgia?
Diciamo subito che la Congregazione non è una sorta di "polizia" ecclesiastica o di "pronto intervento" per ogni genere di problemi. Il dicastero è nato in primo luogo per promuovere il culto divino. Certamente non possiamo chiudere gli occhi di fronte a situazioni oggettivamente problematiche. Abbiamo scritto nella Redemptionis sacramentum del 2004 che molti abusi non sono dovuti a cattiva volontà, ma all'ignoranza. Qualcuno non sa, ma purtroppo non è consapevole di non sapere. Non sa, per esempio, che le parole e i gesti hanno radici nella tradizione della Chiesa. Così crede di essere più originale e creativo cambiando quei testi e quei gesti. Di fronte a queste cose, bisogna riaffermare che la liturgia è sacra, è la preghiera pubblica della Chiesa.

Sono allo studio dei cambiamenti nel rito liturgico?
Ve ne sono alcuni scaturiti dal Sinodo dei vescovi sull'Eucaristia celebrato nel 2005. In aggiunta all'Ite, missa est, per esempio, il sacerdote oggi ha a disposizione altre formule, per far capire meglio ai fedeli che tutti noi siamo chiamati a vivere ciò che abbiamo celebrato, in modo più dinamico, più missionario. Benedetto XVI, dopo una serie di studi da noi condotti, senza abolire l'Ite, missa est, ha approvato tre alternative: Ite ad Evangelium Domini annuntiandum; Ite in pace glorificando vita vestra Dominum; Ite in pace. Un altro punto di riflessione riguarda una diversa collocazione del segno della pace durante la messa. Spesso non si comprende in pieno il significato di questo gesto. Si pensa che sia un'occasione per stringere la mano agli amici. Invece è un modo per dire a chi ci sta vicino che la pace di Cristo, presente realmente sull'altare, è anche con tutti gli uomini. Per creare un clima più raccolto mentre ci si prepara alla Comunione, si è pensato di trasferire lo scambio della pace all'offertorio. Il Papa ha chiesto una consultazione di tutto l'episcopato. Poi deciderà.
....
(©L'Osservatore Romano - 22 novembre 2008)

venerdì 21 novembre 2008

Continuare, da cattolici... Perché?

Se volete possiamo approfondire questo tema che ci dà un altro motivo per non tacere:

Dice Holger Milkau, capo della Chiesa evangelica luterana in Italia in un articolo pubblicato da Zenit che così titola: Apprezzamento di un leader protestante per la catechesi del Papa sulla giustificazione.....

...“La giustificazione per fede e non per le opere è stata accolta e accettata ormai come base del credo cristiano (?) – prosegue –. Il Papa tuttavia ha espresso un 'ma', e non poteva essere diversamente. Questo 'ma' lo vede nel pericolo del libertinismo che Paolo nega, e con lui anche Lutero. La fede deve avere una conseguenza, che, secondo i luterani, si esprime nell'impegno per la libertà del prossimo, impegno talvolta difficile e pieno di sofferenza”.
“Non è quindi sufficiente, a nostro avviso – osserva Milkau –, definire per decreto ciò che è buono e condannare ciò che non lo è. Bisogna invece incentivare la capacità di giudizio per diventare più autonomi e responsabili, ma al tempo stesso consapevoli di essere fallibili anche nell'amare. 'Sola fide' significa non fidarsi dei propri poteri ma aspettare tutto da Dio”.

Dice, tra l'altro, il Papa nella catechesi del 19 novembre scorso

...“Il muro – così dice (Paolo) nella Lettera agli Efesini – tra Israele e i pagani non era più necessario: è Cristo che ci protegge contro il politeismo e tutte le sue deviazioni; è Cristo che ci unisce con e nell’unico Dio; è Cristo che garantisce la nostra vera identità nella diversità delle culture. Il muro non è più necessario, la nostra identità comune nella diversità delle culture è Cristo, ed è lui che ci fa giusti. Essere giusto vuol semplicemente dire essere con Cristo e in Cristo. E questo basta. Non sono più necessarie altre osservanze. Perciò l’espressione "sola fide" di Lutero è vera, se non si oppone la fede alla carità, all’amore. La fede è guardare Cristo, affidarsi a Cristo, attaccarsi a Cristo, conformarsi a Cristo, alla sua vita. E la forma, la vita di Cristo è l’amore; quindi credere è conformarsi a Cristo ed entrare nel suo amore. Perciò san Paolo nella Lettera ai Galati, nella quale soprattutto ha sviluppato la sua dottrina sulla giustificazione, parla della fede che opera per mezzo della carità (cfr Gal 5,14).”... e conclude: “Alla fine, possiamo solo pregare il Signore che ci aiuti a credere. Credere realmente; credere diventa così vita, unità con Cristo, trasformazione della nostra vita. E così, trasformati dal suo amore, dall’amore di Dio e del prossimo, possiamo essere realmente giusti agli occhi di Dio.
_______________________
Una "trasformazione" che non entra nell'antropologia degli "inesorabilmente peccatori" tanto per Lutero quanto per il Cammino Neocatecumenale, che non prendono in considerazione la "risposta" dell'uomo attraverso le Opere della Fede non della Legge (quando si è mossi dall'amore ri-generante che Cristo incide nei cuori dei credenti in Lui e non dal dovere sancito dalla Legge). Infatti, nel loro universo spirituale non ha diritto di cittadinanza la Grazia Santificante, che neppure il Papa nomina, ma della quale sottolinea gli effetti ('conformazione' a Cristo e Carità)

Il parlare del pastore è ambiguo e non completo e strumentalizza il discorso del Papa. Basterebbe e bisognerebbe andare un po' più a fondo... ma chi lo fa? E quando il Papa lancia un "masso erratico" di apertura insieme al suo profondo insegnamento e c'è chi lo raccoglie strumentalmente perché ne coglie solo la parte in cui Egli in qualche modo 'viene incontro'? Chi è che precisa? Zenit riproduce semplicemente le parole del pastore, ma non dà nessuna interpretazione, che pure sarebbe necessaria, da parte di un organismo cattolico, che conosce anche il testo del Papa...
Io mi chiedo se è proprio indispensabile che la Chiesa, per 'andare incontro' a chi poi non vuol ascoltare e resta nelle sue posizioni (vedi anche la vicenda con gli ebrei), perda oltre che la certezza della sua Autorità conferitale da Cristo anche l'orientamento di molti fedeli confusi, perché il discorso del Papa è chiaro per noi, ma si presta ad una ambigua interpretazione adottata pari pari, ad esempio e non soltanto, dal Blog de La Stampa, che ha censurato un mio intervento con i chiarimenti di cui sopra...

mercoledì 19 novembre 2008

Continuare, perché?

Empoli, 12.11.2008

Don Elio carissimo,

la saluto e l’abbraccio rispettosamente, con tanto affetto e gratitudine, ringraziando il Signore per aver messo sulla mia, la nostra strada, un Sacerdote come lei, punto di riferimento e di luce per il passato, per il presente e prego Dio per un lungo futuro.

In mezzo a un momento di così grande confusione nella Santa Chiesa, rimanere Cattolici la ritengo una specialissima Grazia e avere anche se pochi ma Santi Sacerdoti quale lei è, per noi è certamente una grande consolazione, è uno speciale amorevole dono del buon Dio oltre all’assicurazione, da parte di Lui, della Sua costante vicinanza e della Sua cura per ognuno di noi.

A proposito dei neocatecumenali, credo che, umanamente parlando, ci sia ormai poco più da fare. Qui nella nostra zona vanno avanti, direi senza ritegno, protetti in alto e indisturbati in basso. I loro Parroci vengono promossi e ottengono incarichi di maggiore potere e prestigio.

In una situazione del genere, dopo anni di impegno e di informazioni diffuse tra il clero, tra i fedeli, ripetute lettere inviate alla curia fiorentina, ai vari dicasteri romani e finanche al Santo Padre, visti i risultati ottenuti, personalmente mi sentirei proprio di mettere un punto a tutto questo, continuando, certamente, a pregare e offrire al Signore queste nostre, vorrei chiamarle, vere sofferenze.

La mia amica Gianfranca è invece di diverso avviso e vorrebbe continuare a impegnarsi ancora nell’informazione e nella testimonianza.

Di seguito le scrivo il testo che la stessa vorrebbe che le stampassi per diffonderlo.

Diffida degli inviti alle CATECHESI PER ADULTI E GIOVANI dietro ai quali si cela il CAMMINO NEOCATECUMENALE, perché nonostante gli inizi, gli slogans allettanti, si tratta di entrare in una setta dalla quale è poi difficile uscire per le minacce sottili che i catechisti fanno, dicendo che chi esce è preda del demonio. Inoltre, nonostante quello che loro affermano, non risulta esplicitata alcuna approvazione del Papa a monte dei loro STATUTI, mentre egli 'mostra' e insegna un comportamento liturgico del tutto incompatibile col loro. Dovrebbe bastare ciò per scoraggiare chiunque a partecipare a queste catechesi.
("Cooperatores Veritatis")
Caro Don Elio ci dia, la prego, un suo parere sia sullo scritto in quanto tale (aggiunga, tolga o modifichi come lei ritiene meglio), sia sull’opportunità di continuare su questa strada.

La ringrazio, la saluto, prego per la sua salute e perché il Signore la sostenga sempre nel suo servizio a Lui, alla Verità e alle anime affidatele.

Spero, anzi sono certa, che non ci abbandonerà anche lei, perché di abbandoni da parte del clero ne abbiamo sofferti e ne soffriamo veramente tanti.

Ci ricordi nelle sue preghiere, lei è sempre presente nelle nostre.
________________________
N.B. Il documento sarà a breve completato con la risposta di Don Elio, che ha fatto già conoscere, a voce, la sua esortazione a non tacere tutto quanto è nella Verità...

martedì 18 novembre 2008

"Venga meno l'atteggiamento di sufficienza": così è l'intero passato a essere disprezzato!

La riconciliazione comincerà dopo l'ultimo sorriso d'ironia, dopo l'ultima smorfia di disprezzo. "C'è bisogno come minimo di una nuova consapevolezza liturgica che sottragga spazio alla tendenza a operare sulla liturgia come se fosse un oggetto della nostra abilità manipolatoria. Siamo giunti al punto che dei gruppi liturgici imbastiscono da sé stessi la liturgia domenicale. Il risultato è certamente il frutto dell'inventiva di un pugno di persone abili e capaci. Ma in questo modo viene meno il luogo in cui mi si fa incontro il totalmente Altro, in cui il sacro ci offre se stesso in dono; ciò in cui mi imbatto è solo l'abilità di un pugno di persone. E allora ci si accorge che non è quello che si sta cercando. È troppo poco, e insieme di qualcosa di diverso. La cosa più importante oggi è riacquistare il rispetto della liturgia e la consapevolezza della sua non manipolabilità. Reimparare a riconoscerla nel suo essere una creatura vivente che cresce e che ci è stata donata, per il cui tramite noi prendiamo parte alla liturgia celeste. Rinunciare a cercare in essa al propria autorealizzazione, per vedervi invece un dono. Questa, credo, è la prima cosa: sconfiggere la tentazione di un fare dispotico, che concepisce la liturgia come oggetto di proprietà dell'uomo, e risvegliare il senso interiore del sacro. Il secondo passo consisterà nel valutare dove sono stati apportati tagli troppo drastici, per ripristinare in modo chiaro e organico le connessioni con la storia passata. Io stesso ho parlato in questo senso di "riforma della riforma". Ma, a mio avviso, tutto ciò deve essere preceduto da un processo educativo che argini la tendenza a mortificare la liturgia con invenzioni personali.

[...] leggi tutto

Tratto da Joseph Ratzinger, "Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio", Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo 2001, pp. 379-381
_________________
L'argomentare di Benedetto XVI è chiaro, limpido e consapevole e prosegue con altre indicazioni contenute nel testo intero. Che il Signore lo aiuti a portare a compimento non solo la restaurazione, ma anche la riconciliazione che non può che esserne il frutto

sabato 15 novembre 2008

Quale laicato nella Chiesa? Testimonianza di un NC attivo

Questa testimonianza è una risposta concreta agli interrogativi di Francesco nel thread precedente, cui rinvio per le riflessioni sulle dichiarazioni dei vescovi e per gli spunti che esse possono fornirci qui:

simone
Comment Time 26 Dec 2007

Sono responsabile di una comunità catecumenale da + di 1 anno. Secondo me Kiko ha avuto l'intuizione di formare una "nuova chiesa". Mi spiego: Se parlo di Dio ad una persona (atea, credente, agnostica), cmq ne ha rispetto. Se parlo della chiesa, alcune di quelle che hanno rispetto di Dio parlano male dei preti, del papa, delle suore. Cioè: molta gente si è allontanata dalla chiesa e non da dio.E' vero che nel cammino c'è un misto di protestantesimo, ebraismo, cristianesimo e forse altro. Lo vedo con i miei occhi. E' anche vero che il prete ha la funzione di celebrare la messa e fare le omelie mentre il resto è in mano ai catechisti (nominati da non so chi). E' anche vero che tra un prete ed un catechista è certamente il secondo che può fornirmi spiegazioni su sesso, vita di coppia, divorzio, famiglia. Il prete sa la teoria ma la pratica no. Siamo eretici? Forse. La liturgia è gonfiata da canti? Si. E' anche vero che è più sentita da chi partecipa. Rispetto alla messa della domenica.Preghiamo Gesu Cristo? Assolutamente si. Chi arriva nelle com catecumenali? I figli di già catecumenali. Gli amici dei figli (come me) e i disperati. Questi ultimi sono quelli che si aggrappano alla croce xchè le hanno provate tutte. A volte arrivano da matrimoni falliti, genitori che non hanno saputo fare i genitori, figli che hanno combinato un mare di cazzate (droga, alcool, furti). Come ho detto all'inizio, il cammino è una "chiesa parallela".
Al di là degli statuti, della liturgia mi piacerebbe che altri scrivessero testimonianze VERE di ciò che hanno trovato nel cammino. Anche per aiutare me.
http://www.parrocchiasantostefano.it/forum/comments.php?DiscussionID=199&page=4
…………………………
Prendiamo questa testimonianza innanzi tutto perché chiede egli stesso un aiuto…. Poi perché provenendo da un altro forum non si dica ancora come scusa per non rispondere, che tale testimonianza possa essere stata creata a tavolino…. e abbiamo già affermato a odiezioni del genere che non ci facciamo servitori della menzogna, consapevoli da chi proviene... Infine perché questa persona fa delle affermazioni che più volte qui sono state ampiamente dibattute, prima fra tutte la deformazione del vero Volto del Signore.
Elenchiamo i punti salienti:

Il fatto che ci siano persone che accolgono “Cristo si e la Chiesa no” non può giustificare la creazione di un Cammino che modifichi la Liturgia della Chiesa per renderla più “gradevole”, disse così Benedetto XVI in una delle sue prime Udienze:
“Gesù sì, Chiesa no”. Questo Gesù individualistico scelto da alcuni è un Gesù di fantasia. Non possiamo avere Gesù senza la realtà che egli ha creato e nella quale si comunica: la Chiesa
Quando il Papa si riferisce alla Chiesa intende ovviamente con tutto ciò che essa comporta: dalla Dottrina al Magistero, dalle Norme Liturgiche al Catechismo, dall’esegesi biblica alla Teologia…. dalla virtù dell’umiltà all’obbedienza!

Il nostro amico NC che si firma “simone” conferma che nel CN c’è un misto di protestantesimo, ebraismo e, aggiunge “forse altro”…. Detto da un NC ci fa piacere da una parte, così come ci può deprimere dall’altro lato dal momento che c’è poco di che vantarsi di un riconoscimento del genere…. Se dunque il NC si rende conto di questa situazione, perché non fa qualcosa di concreto affinché tale connubio possa essere smascherato ed eliminato?

La testimonianza di simone conferma anche che la funzione del sacerdote, all’interno del CN, è molto marginale e che “il resto” è nelle mani dei “catechisti”…. Ci chiediamo a questo punto se i Sacerdoti di oggi sono consapevoli del loro ruolo e ministero o se invece non abbiano delle “paure” nascoste che impediscono loro di esercitare pienamente quel mandato che li rende testimonianza vivente ed operante del Vescovo ? In realtà essi hanno delle lacune teologiche paurose, specialmente quelli formati nei Seminari NC Redemptoris Mater che, per statuto seguono l’iter di formazione del cammino (!) Ed è assurdo constatare che nel CN si insegni che il “prete conosce la teoria, ma non la pratica” e di conseguenza solo i “catechisti” che sono dei laici sono in grado di aiutare altri laici…. Questa affermazione sconcertante elimina di fatto il ricorso alla Confessione individuale grazie alla quale è proprio il Sacerdote invece non solo ad assolvere, ma a dare consigli, suggerimenti e metodi per intraprendere un vero cammino di conversione e perseguirlo con costanza e nella grazia santificante del Sacramento della Riconciliazione.
Secondo il ragionamento dei NC dunque, il Papa stesso sarebbe incapace di “fornire spiegazioni” dal momento che non è sposato e magari non ha provato neppure il divorzio…. Per sapere che una pistola fa del male e uccide, non c’è bisogno che io la usi e spinga il grilletto…. So che fa male e uccide e ciò mi basta…. Così è per la funzione del Sacerdote il quale non è affatto tenuto a dover provare tutte le situazioni della vita di un uomo per poter “fornire spiegazioni”…. Lo stesso Kiko per altro non è sposato, né ha figli, con quale audacia si arriva dunque ad affermare che il Sacerdote non sarebbe in grado di “fornire spiegazioni” mentre Kiko sarebbe in grado addirittura di salvare la Chiesa?

Per ultimo abbiamo lasciato l’aspetto più devastante di questa testimonianza: la conferma che tale NC sottolinea:
Kiko ha avuto l'intuizione di formare una "nuova chiesa"
Come ho detto all'inizio, il cammino è una "chiesa parallela".

Come vedete, estrapolate così le due frasi sembrano scritte da uno che vuole attaccare il CN, ma come abbiamo letto non è così, a queste affermazioni hanno fatto seguito delle spiegazioni che ci sembrano molto in linea con la ricca documentazione postata in questo Blog….
E che questo sia vero lo si deduce anche dall’atteggiamento di alcuni cardinali, compreso il card. Rylko, il quale dice ERRONEAMENTE che questi fondatori sono degli INNOVATORI per la Chiesa, dando così ad essi una sorta di imprimatur a CAMBIARE la Chiesa come essi la vedono!
Nulla di tutto ciò è più devastante….
Si capovolge il principio eterno e cristologico secondo il quale è la Chiesa che genera e non gli innovatori a generare la Chiesa… infatti il nostro interlocutore afferma esserci nel CN un po’ di protestantesimo, ebbene anche Lutero si definì un Riformatore nei confronti di una Chiesa corrotta e degenerata come era quella dei suoi tempi e pretese di cambiarla secondo la sua visione, e i frutti li abbiamo veduti!

E’ la storia stessa della Chiesa che ci insegna che tutti quei “riformatori-innovatori” sorti per modificare la Chiesa, hanno fallito lasciando dietro di se DIVISIONI, ERESIE E CONTESE, al contrario tutti quei Riformatori che hanno aiutato la Chiesa senza pretendere cambiamenti strutturali si sono arricchiti ed hanno arricchito la Chiesa stessa di Santi e Benefattori: è la Chiesa che genera santi e fondatori e non il contrario….non a caso diceva santa Teresina del Bambin Gesù: “NEL CUORE DELLA CHIESA, MIA MADRE, IO SARO’ L’AMORE” l’Amore dunque, non un riformatore, non un innovatore….La Chiesa è nostra MADRE non un teatrino dentro al quale esibirci e modificarne le scene e gli sfondi…

Se la Chiesa è malata, come ha detto il card. Rylko, si cerchi di scoprire quale sia questa patologia e ci si chieda perché essi stessi, primi responsabili delle cure, continuano a curarla con medicinali sbagliati. Ben vengano i Movimenti e i Cammini se in essi però, è stato chiarito che è la Chiesa colei che Santifica e mai il contrario….e che le medicine le procura la Chiesa non il Movimento o un Cammino, non i super catechisti… i super-laici che prendono il posto dei sacerdoti!
“La Chiesa si riceve ed insieme si esprime nei sette Sacramenti”
(Benedetto XVI Sacramentum Caritatis n.16)

“Da laici nella storia con coraggio e creatività”

Questo il titolo con cui oggi l’Osservatore Romano dà notizia dei risultati dell 23^ plenaria del PCL.
Non per essere ripetitivi e cocciuti, ma vale la pena leggere con attenzione e meditare questo documento, perché segna, nel bene e nel male, un chiaro spartiacque tra la stagione del laicato vissuta fino a questo momento e quella che ci stanno preparando a vivere per il Terzo Millennio.
.......................................................................................
Identità, presenza e formazione: in queste tre parole chiave sono racchiusi i compiti che con maggiore urgenza si prospettano ai cristiani all'inizio del terzo millennio. Li ha indicati il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, aprendo giovedì 13, a Roma, la XXIII assemblea plenaria del dicastero.
Tutta la relazione del porporato ha avuto come bussola l'esortazione apostolica Christifideles laici di cui ricorre il ventennale… E la plenaria è stata chiamata a discutere della responsabilità dei fedeli nei diversi ambiti della vita pubblica e dell'efficacia della loro presenza nella società civile: dalla politica alla promozione della vita e della famiglia, dal lavoro all'economia, dall'educazione alla formazione dei giovani.
In quest'ottica la Christifideles laici ha avuto il merito di approfondire tre questioni che nell'immediato dopo-Concilio si prospettavano come novità assolute: i cosiddetti ministeri laicali, i movimenti ecclesiali e la promozione della donna. Oltre agli aspetti positivi del generoso impegno dei laici nella vita delle comunità cristiane, infatti, in questo campo non sono mancati pericoli: la nuova stagione aggregativa ha rappresentato un grande segno di speranza, ma sono apparsi necessari criteri puntali per il discernimento dell'autenticità dei carismi sorgivi.
L'analisi del relatore si è poi spostata sui recenti mutamenti globali, che hanno portato a un contesto dominato dalla "dittatura del relativismo". "Sta guadagnando terreno - ha ammonito - la pretesa di creare un "uomo nuovo", completamente sradicato dalla tradizione giudeo-cristiana, un "nuovo ordine mondiale"". C'è anzi di più, una sorta di "nuovo anticristianesimo" che "fa passare per politicamente corretto attaccare i cristiani, e i cattolici in particolare. Chi vuole vivere e operare secondo il Vangelo di Cristo deve pagare il conto perfino nelle liberalissime democrazie occidentali". Senza tralasciare che sono una sessantina i Paesi del mondo in cui diritti umani sono violati palesemente. Il porporato ha aggiunto all'elenco le discriminazioni subite dai cristiani e il paradosso per il quale nonostante il secolarismo dilagante vanno sempre più diffondendosi fondamentalismi e fanatismi religiosi. Da qui l'esortazione: "È giunto il tempo di liberarci dai nostri falsi complessi di inferiorità nei confronti del cosiddetto mondo laico, per essere coraggiosamente discepoli di Cristo". E a quanti lamentano un calo della presenza nella società ha risposto affermando che "il vero problema non è essere minoritari, ma essere diventati volutamente marginali, irrilevanti, per mancanza di coraggio, per essere lasciati in pace, per mediocrità". Per questo anche in Chiese di antica tradizione si avverte la necessità di un nuovo "primo annuncio".
Riprendendo questa sollecitazione, il cardinale Angelo Scola - nella successiva relazione che affrontava il tema in agenda da una prospettiva teologica - ha ricordato il vivace dibattito acceso in ambito civile sul concetto di laicità, che vede la comunità cristiana impegnata su un nuovo fronte nel dialogo con il mondo contemporaneo. Il patriarca di Venezia ha evidenziato come la testimonianza dei cattolici in politica debba mettere in moto la virtuosa ricerca del "compromesso nobile", con il realismo di chi sa che non si dà convivenza civile senza sacrifici. "I laici - ha spiegato - sono chiamati a perseguire, di volta in volta, il giusto ordine della società". È un lavoro intenso quello che spetta loro nella vita personale e comunitaria e richiede - ha concluso - "un'assunzione creativa e coraggiosa del compito missionario".
Nel pomeriggio sono intervenuti il sotto-segretario del dicastero, Guzmán Carriquiry - il quale ha parlato della nuova stagione aggregativa dei fedeli, sottolineando la grande pluralità e diversità dei movimenti, i cui carismi restano però innestati nella tradizione cattolica, attraverso l'inserimento nelle Chiese locali - e l'arcivescovo di Monaco e Frisinga, monsignor Reinhard Marx, che ha auspicato un "ripensamento" della formazione del laicato, iniziando dalla catechesi per i bambini. Bisogna - ha detto - "intendere la catechesi in un modo nuovo, come una proclamazione integrale della dottrina cristiana". Attraverso una rilettura della Christifideles laici e del romanzo del 1992 Westend, dello scrittore cattolico Martin Mosebach, il presule è partito dal presupposto che l'educazione cristiana dei laici si estende tra i poli dell'iniziazione e della maturità, dunque tra catechesi e la testimonianza. Il primo polo porta dal mondo verso Cristo, il secondo da Cristo al mondo. Entrambi sono necessari, ma nessuno dei due è concepibile senza l'altro. Tuttavia, essi possiedono una cronologia: prima viene l'iniziazione catechetica al mysterion, l'evento salvifico, poi l'iniziazione a una vita ispirata dalla fede.
Il problema attuale è che si crea un vuoto tra i due momenti, tanto che alcuni autori cattolici hanno paradossalmente definito il momento della Confermazione come quello dell'"uscita solenne dalla Chiesa", in quanto la ricezione del sacramento della Cresima finisce con il costituire per molti giovani l'ultimo contatto con la comunità ecclesiale.
Per questo - ha spiegato il relatore - occorre recuperare il terreno perduto e trovare il modo di passare direttamente dalla catechesi alla testimonianza cristiana, come avviene per esempio in occasione delle Giornate mondiali della gioventù. Esse sono pensate per aiutare i giovani cristiani, non solo a essere testimoni autentici della loro fede nel corso della celebrazione dell'avvenimento, ma per insegnare loro a declinarla in ogni momento della loro vita quotidiana. Questa relazione tra catechesi e testimonianza, mostra il legame di reciprocità inscindibile tra raccoglimento e missione, tra vita spirituale e di azione, tra mistica e politica, secondo la definizione di Charles Péguy.
…………………………………………………………
Pensavo di schematizzare, per comodità di lettura, le varie proposte e le contraddizioni insite tra le stesse, specialmente tra quella del cardinale Scola e le altre nonché le assonanze sorprendenti tra la visione di Mons. Marx ( quel Reinarth Marx , arcivescovo di Frisinga,che nei giorni scorsi ha “riabilitato” la speculazione del suo omonimo Karl Marx inventore del socialismo reale, ritenendolo uno dei pochi filosofi che abbia veramente attinto ai valori evangelici per elaborare la sua speculazione) e la visione di Mons. Rylko.
Ma preferisco lasciare a chi legge l’analisi delle varie posizioni espresse.
Domando soltanto, e mi domando: alla luce delle autorevolissime proposte del Pontificio Consiglio per i Laici, quale sarà la nuova dimensione pedagogica, formativa, operativa del “nuovo laicato cattolico”? E quale ruolo in tutte queste “novità” eserciterà la fucina dei ”i movimenti” e, nella fattispecie, il Cammino Neocatecumenale, ormai ritenuto giuridicamente un" Agenzia catechetica" della Chiesa Cattolica?

giovedì 13 novembre 2008

Spieghiamo il Centuplo promesso da Gesù

Amici, senza nulla aggiungere di "nostro" ossia di opinioni personali, parlando del Centuplo abbiamo notato che è una dottrina difficile da comprendere perché il CN la spiega malissimo.

Non sappiamo se sia responsabilità dei Catechisti del CN, ma sta di fatto che i NC qui convenuti hanno fatto affermazioni errate sul Centuplo.

Innanzi tutto rispondo anche a tale "giovanni battista" NC che afferma:

"la vostra è una Caporetto. Una dopo l'altra stanno cadendo tutte le accuse contro il Cammino."

Se codesta persona volesse dirci dove, nei Documenti della Chiesa e in quello che sta chiedendo il Papa nella pratica della Messa e in ciò che ha scritto mons. Nicola Bux nel suo recente libro: "La Riforma di Benedetto XVI" e a fronte della Lettera del card. Arinze del dicembre 2005 e delle parole del Papa del 12.1.2006 …. Dove a fronte di tutto ciò le "accuse" (termine improprio, le chiamerei CONSTATAZIONI!) avanzate da questo Blog al CN nella sua catechesi liturgica siano venute meno, gliene saremo grati!

Veniamo ora alla questione del Centuplo:

In quel tempo, Pietro disse a Gesù: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguìto". Gesù gli rispose: "In verità vi dico: "non c’è nessuno, che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o campi a causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva il centuplo adesso, in questo tempo, in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, con persecuzioni, (Lc dice: che non riceva molto di più in questo tempo) e la vita eterna nel secolo che viene" (Mc 10,29-30; parall. Mt 19,28-29; Lc 18,28-3o).

Gianluca del CN lo spiega così:

Se si passa per la Croce, se si segue Cristo, se ci si converte davvero, il valore dei nostri affetti e dei nostri beni sarà già in questa terra 100 volte superiore... Cristo non mente, ma se lo si segue non ascoltando l'avviso sulle persecuzioni, la Croce, allora si rimane delusi.

Proviamo a rispondere.

Indubbiamente non è Cristo a mentire, ma loro ad interpretare in modo ambiguo cosa Egli intendesse dire… come del resto interpretano male i Pentecostali i quali affermano che con il Centuplo promesso da povero diventi ricco…

Partiamo dal fatto che Cristo non ha mai promesso BENI MATERIALI, essi certamente ci vengono dati ma per essere usati a nostra volta a favore del Prossimo, il Centuplo è un'altra cosa ancora che ha a che fare direttamente con il nostro essere e il ciò che diverremoNon dimentichiamo poi che la promessa del centuplo viene a seguito di UNA RINUNCIA e non semplicemente della rinuncia del peccato (o del SOLO CRISTO come dicono i Protestanti), ma di una rinuncia di sè stessi...

Un giorno, tanto per fare un esempio concreto, appare Gesù a Santa Caterina da Siena mentre era in preghiera, chiedeva da giorni al Signore UN GESTO DELLA SUA BENEVOLENZA....
Gesù le si presenta con due CORONE; UNA DI SPINE, L'ALTRA DI DIAMANTI e le dice:
"Figlia mia, quale scegli delle due? Quella che sceglierai sulla terra NELLA TERRA RESTERA', quella che sceglierai per il cielo ti sarà data per l'eternità...."
Santa Caterina da Siena non ci pensa due volte e sceglie quella di spine per stare sulla terra....e spiega ai suoi discepoli che la richiesta che dobbiamo fare a Cristo per ricevere IN CENTUPLO , LA CORONA DI GLORIA, è portare qui la corona di spine....

Inoltre quale Centuplo avrebbero mai i nati con handicap qui sulla terra in concetto kikiano di BENI MATERIALI? I Beni materiali, dunque sono necessari perché finalizzati alle opere di bene… ma non sono il PREMIO che scaturisce da quel Centuplo che si inizia ad assaporare qui sulla terra

Benedetto XVI così disse nell'omelia di apertura pontificato:
"Così, oggi, io vorrei, con grande forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita personale, dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita. Amen."

Non mi risulta che Ratzinger si riferisse ai beni materiali …
il CENTUPLO è collegato alla VERA VITA dice Benedetto XVI....
La sua stessa esperienza personale alla quale fa cenno è proprio a quel centuplo nel quale Ratzinger ha sperimentato di INCONTRARE La VERITA' E SERVIRLA... infatti nel suo motto episcopale ha scritto: COOPERATOR VERITATIS... chi ha Cristo HA TUTTO, non manca di nulla, non cerca altro che non di servirlo…

ANCHE NELLA POVERTA'..... c'è dignità e santità, c’è IL CENTUPLO promesso dal Signore, così come nell’AMMALATO, inchiodato nel letto di un ospedale c’è il Centuplo… nel momento in cui l’ammalato offre se stesso al Signore…altrimenti e secondo quello che dicono alcuni NC il Centuplo lo riceverebbero solo i sani, i belli, i forti che accettano Cristo magari all'interno del proprio Cammino…..

Basti pensare ad una Mamma che perde il proprio figlio in situazione drammatica e con un atto di fede lo offre al Signore… quale sarà il suo Centuplo? Passando questa Croce, e secondo quanto ha affermato sopra il NC: il valore dei nostri affetti e dei nostri beni sarà già in questa terra 100 volte superiore...…. ma a questa MADRE che ha perduto il Figlio cosa può esserci di 100 volte superiore alla vita perduta del figlio? È ovvio che NON è questo il Centuplo! Inoltre Gesù afferma che a causa sua ci sarà invece divisione fra moglie e marito, padri e figli e sorelle perché chi pone gli affetti familiari al di sopra di Dio non è degno di Dio… questo non vuol dire che non dobbiamo amare i nostri familiari, c’è per questo il Quarto Comandamento che è chiarissimo e il Libro dei Proverbi, ma non sono loro il nostro Centuplo promesso!

Dice il card. Caffarra in una sua Omelia dove spiega proprio il Centuplo:
Il Centuplo ADESSO, DOPO la Vita eterna: cosa vuol dire "il centuplo ora"?
Zaccheo, Paolo, la Samaritana, Agostino hanno ricevuto il centuplo subito. Né poteva essere diversamente. (…) la presenza di Cristo nella vita di una persona eleva la sua umanità alla centesima potenza.
… centesima potenza: è il centuplo ADESSO, ORA, SUBITO, come dirà san Paolo "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me"
perché l’incontro con Cristo eleva alla massima potenza l’io? Perché decidendo di seguire Cristo, la persona umana decide di se stesso in ordine al suo destino eterno. Si pone nel tempo come un io destinato all’eternità.
Nell’incontro con Cristo l’uomo riceve subito il centuplo perché, come scrive san Tommaso, vive una certa "inebatio vitale aeternae"; vive in pienezza il tempo perché in esso già respira l’eterno.
Termino rivolgendomi in particolare a voi giovani: correte il rischio di immergervi dentro alla Chiesa che vi educherà alla vera libertà, perché dentro essa voi riconoscerete che Cristo è tutto ciò che voi desiderate. E la vostra notte sarà piena di stupore, perché sarà piena di grazia.
ed è qui che riceviamo questo Centuplo ORA, ADESSO....non più io vivo, ma Cristo vive in me....

Ed è sempre Gesù che ci ricorda: cercate le cose di lassù, il resto vi sarà dato in più… i beni materiali sono quel “in più” utile ma non indispensabile per il Regno dei Cieli, mentre la malattia è interpretata dalla Tradizione quale FONTE DI BENEDIZIONE per chi sa accettarla per farne un sacrificio gradito a Dio da unire ai patimenti del Cristo…

Così dice Benedetto XVI all’Udienza del 10.1.2007:
"Possiamo comprendere che la Croce rimane sempre centrale nella vita della Chiesa e anche nella nostra vita personale. (basti pensare qui al Centuplo ricevuto da Giovanni Paolo II)."

E ancora dice a Sydney ai giovani nel luglio 2008:
"I beni materiali, in sé, sono cose buone. Non sopravviveremmo a lungo senza denaro, abiti e un´abitazione. Per vivere abbiamo bisogno di cibo. Ma, se siamo ingordi, se rifiutiamo di condividere quanto abbiamo con l´affamato e con il povero, allora noi trasformiamo questi beni in una falsa divinità.
(…)Il culto dei beni materiali, il culto dell´amore possessivo e il culto del potere spesso portano la gente a "comportarsi da Dio": cercare di assumere il controllo totale, senza prestare nessuna attenzione alla sapienza o ai comandamenti che Dio ci ha fatto conoscere. Questa è la via che conduce alla morte. Al contrario, l´adorazione dell´unico vero Dio vuol dire riconoscere in lui la sorgente di tutto ciò che è bene, affidare noi stessi a lui, aprirci alla forza risanatrice della sua grazia e obbedire ai suoi comandamenti: questa è la via per scegliere la vita."

In sostanza dunque, la promessa di Gesù del centuplo a chi lascia tutto per seguirlo è riferita principalmente ai Missionari, ai Religiosi, alle Religiose e ai nostri Sacerdoti, persone tutte che per vivere ed annunciare il Vangelo, rinunciano a farsi una loro famiglia e accolgono, come tale la Comunità cristiana che essi generano con i sacramenti e la predicazione della Parola. Si ripete per loro l’esperienza di san Paolo, che poteva sentire come figli i tanti discepoli a cui egli aveva fatto conoscere il Cristo. Per cui, se l’Apostolo, a causa della sua scelta celibataria, non aveva potuto avere dei figli dalla carne, ne ha contati a migliaia, secondo lo Spirito….
infatti Gesù gli rispose: "In verità vi dico: "non c’è nessuno, che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o campi a causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva il centuplo adesso, in questo tempo, in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, con persecuzioni, [Lc dice: che non riceva molto di più in questo tempo] e la vita eterna nel secolo che viene"

E’ naturale che tale promessa la possiamo vedere attuata anche nel Matrimonio che è un Sacramento… (così come abbiamo spiegato sopra che si attua anche nel povero e nell’ammalato, ma anche nel carcerato che pentendosi del male compiuto, vive la sua penitenza per Cristo ed in Cristo con Cristo), il coniuge che accoglie ogni giorno il proprio coniuge come “sacramento” di Cristo. Accetta che i figli, prima che “suoi”, siano di Dio.
Abbandona, cioè, ogni deformazione possessiva degli affetti e s’impegna ad amare i suoi cari nella carità di Cristo. Allora il Signore “centuplicherà” il suo amore e lo renderà capace di gratuità e di perdono.
Saprà perseverare nell’amore coniugale e paterno o materno, anche quando l’altro, umanamente parlando, non lo meriterebbe. Saprà accettare, o almeno rispettare, le scelte di vita dei propri figli, anche quando queste non saranno conformi ai suoi desideri… riceverà forza per affrontare le avversità della vita come le malattie, ed anche nelle ristrettezze economiche egli saprà sempre far quadrare i conti familiari con dignità e mai disperazione… ecco che DOPO, riceverà allora in premio la Vita Eterna, la Beatitudine eterna…

Idem dicasi per i "singol" che vivono una vita santa e casta (rinunciare comunque sempre a qualcosa per DONARSI)... che magari non sono chiamati al sacerdozio, ma diventano frati, missionari non religiosi, nella società sono bravi insegnanti, saggi professori con il sacro Timor di Dio...ecc, il Centuplo viene dispensato dal Cristo nel momento in cui l'Uomo rinuncia a sè stesso, alle sue prerogative per seguire il Progetto di Dio in qualunque posto Egli lo ha messo...

Potremo concludere con una preghiera: Gesù, io non ho la sicurezza di Pietro, che afferma d’aver abbandonato tutto per te. Io sono legato ancora a troppe cose e persone. Abbi ancora pazienza con me. Insisti nella tua chiamata. Aiutami a vincere titubanze e paure. E fa’ che, finalmente, mi fidi di te e ti ami sopra ogni cosa e persona.

Amen.

PER UNA LAICITA' "SANA"


Non vi poteva essere risposta migliore alle parole pronunciate dal Cardinale Rylko due giorni fa, e riportate nel thread precedente, di quella data oggi dal Papa in persona durante l'incontro con l'ambasciatore di San Marino.
Non la "laicità" improbabile di movimenti e nuove comunità, ma la laicità SANA di chi, individualmente o in gruppo, vive secondo il Magistero della Chiesa, ne diffonde l'annuncio, ma non intende sovrapporsi o sostituirsi ad esso.
Ecco quanto in merito riporta stasera il servizio di Radiovaticana:

Il “reciproco rispetto” e il “costante dialogo” sono “le condizioni di quella laicità ‘sana’ che è indispensabile per costruire una società dove convivano pacificamente tradizioni, culture e religioni . Separare infatti totalmente la vita pubblica da ogni valore delle tradizioni – ha spiegato il Papa - significherebbe introdursi in una strada cieca e senza uscita. Ecco perché è necessario ridefinire il senso di una laicità che sottolinei la vera differenza e autonomia tra le diverse componenti della società, ma che conservi anche le specifiche competenze in un contesto di comune responsabilità. Certamente – ha aggiunto il Papa - questa ‘sana’ laicità dello Stato comporta che ogni realtà temporale si regga secondo proprie norme, le quali tuttavia non devono trascurare le fondamentali istanze etiche il cui fondamento risiede nella natura stessa dell’uomo, e che, proprio per questo, rinviano in ultima analisi al Creatore. Quando la Chiesa cattolica, attraverso i suoi legittimi Pastori, fa appello al valore che taluni fondamentali principi etici, radicati nell’eredità cristiana dell’Europa, rivestono per la vita privata, ed ancor più per quella pubblica, è mossa unicamente dal desiderio di garantire e promuovere la inviolabile dignità della persona e l’autentico bene della società”.

LA MALATTIA DELLA CHIESA E LE TERAPIE, SECONDO MONS. S. RYLKO

Nell’intervista a Radiovaticana di due giorni fa il Card. Stanislaw Rylko offre un chiarissimo e rivoluzionario esempio di come sia possibile curare tutte le malattie, avendo cura di adattare la diagnosi e non la terapia.
Ecco cosa afferma nell’intervista rilasciata in occasione della riunione dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici sulla “Christifideles Laici”:

<<La cultura dominante pretende di rendere i cristiani invisibili, assenti dalla vita sociale, dalla cultura, dalla politica, vorrebbe rinchiudere la fede in un ambito strettamente privato. Il Papa spesso incoraggia i cattolici a partecipare attivamente alla vita pubblica dei propri Paesi, contribuendo con la competenza, l’onestà morale e lo slancio profetico del Vangelo. E ci sono tanti segni positivi in tale senso. Ad esempio, sta portando abbondanti frutti la “nuova stagione aggregativa dei fedeli laici”. Le numerose aggregazioni laicali, e in modo particolare i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, stanno formando una nuova generazione di laici, caratterizzati da identità cristiane forti e coerenti, animati da uno straordinario slancio missionario.
E’ un grande segno di speranza! Dobbiamo tutti aprirci molto di più all’opera straordinaria dello Spirito Santo nei nostri tempi e non dare troppo ascolto ai “profeti di sventura”. Sì,
c’è una forte erosione della fede che sfocia nell’ indifferenza religiosa di non pochi battezzati, in particolare nella nostra vecchia e stanca Europa. Ma molti altri tornano alla fede, mentre si nota un grande salto di qualità nella vita cristiana di tanti laici, uomini e donne, giovani e adulti. Le Giornate Mondiali della Gioventù - ad esempio - dimostrano che sta nascendo una nuova generazione di giovani adulti, che riscopre la gioia e la bellezza di essere cristiani. Credo che le nostre comunità ecclesiali dovrebbero essere molto più aperte a questa novità che lo Spirito Santo genera per i nostri tempi. Occorre che le nostre comunità ecclesiali escano coraggiosamente dalla loro autoreferenzialità, dal loro ripiegamento su se stesse, per riscoprire il coraggio della fede e lo slancio missionario.>>


A rendere la diagnosi palesemente ,tendenziosamente e volutamente errata ci sono, nel discorso di Mons. Rylko, tre falsi presupposti :

1. "La cultura dominante, pretende di rendere i cristiani invisibili, assenti dalla vita sociale, dalla cultura, dalla politica, vorrebbe rinchiudere la fede in un ambito strettamente privato."

Non è affatto vero! La cultura dominante (quella catto progressista) da almeno 40 anni pretende e ottiene che i cattolici siano anzitutto operatori sociali: è sotto gli occhi di tutti. Il cattolico medio oggi è portatore di una cultura genericamente solidaristica, ambientalista, pacifista, aperta ai grandi temi sociali( aborto, divorzio,ecc) e nulla di più!

2. "Le numerose aggregazioni laicali, e in modo particolare i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, stanno formando una nuova generazione di laici, caratterizzati da identità cristiane forti e coerenti, animati da uno straordinario slancio missionario."

La "nuova generazione di laici" non può essere , o non può essere soltanto, quella dei movimenti ( peraltro numericamente quasi insignificante - 2 o 3% -) il più delle volte chiusi nel loro settarismo e assolutamente incapaci ( come i neocatecumenali) di incidere veramente sul tessuto della Chiesa, ma solo volti a sostituire i loro percorsi pseudodottrinali e catechetici a quelli del Magistero della Chiesa.

3. "C’è una forte erosione della fede che sfocia nell’ indifferenza religiosa di non pochi battezzati, in particolare nella nostra vecchia e stanca Europa. Ma molti altri tornano alla fede, mentre si nota un grande salto di qualità nella vita cristiana di tanti laici, uomini e donne, giovani e adulti. Le Giornate Mondiali della Gioventù - ad esempio - dimostrano che sta nascendo una nuova generazione di giovani adulti, che riscopre la gioia e la bellezza di essere cristiani."

La "forte erosione della fede" è opera del secolarismo, ma anche del settarismo che si è moltplicato all'interno della Civiltà Cattolica, dove sono nati cattolici di serie A,B,C,D,E.F...ecc, connotati in mille modi, separati in casa dagli altri cattolici, inutilmente e pericolosamente provvisti di un loro corredo mistagogico e dottrinario che non serve certo a unire e a rinnovare la Chiesa.
____________

E' evidente che dopo l'analisi di Mons. Rylko, l'unica terapia sembrerebbe essere costituita da "I movimenti e le nuove aggregazioni e comunità ecclesiali" (delle "vecchie" aggregazioni, dei "vecchi" ordini religiosi nemmeno l'ombra).MA E' ANCHE EVIDENTE CHE MONS. RYLKO HA CONFUSO I RIMEDI TERAPEUTICI CON ALCUNE DELLE MAGGIORI CAUSE DEI MALI VERI DELLA CHIESA NEL NOSTRO TEMPO!

mercoledì 12 novembre 2008

Card. Martini. Conversazioni a Gerusalemme, ma davvero "notturne"

Osservazioni sulle "conversazioni notturne" di Carlo Maria Martini e Georg Sporschill di Pietro De Marco

La forma di questo libro, una ben costruita intervista scandita in capitoli introdotti da brevi testi, spesso domande, di "giovani", ne fa un testimone importante della mente del cardinale Carlo Maria Martini. E di quanti lo seguono dentro e fuori i confini ecclesiali.Del libro sottolineerò quello che non mi sento di approvare e specialmente quella che mi appare l'intima contraddizione, una contraddizione che segna forse l’intera vicenda pubblica del gesuita, già arcivescovo di Milano. [...]
L'educazione religiosa proposta dal cardinale è di "ascoltare le domande e le scoperte dei giovani e accettarle", per arrivare al suo fondamento, la Bibbia: "Non pensare in modo biblico ci rende limitati, ci impone dei paraocchi, non consentendoci di cogliere l’ampiezza della visione di Dio" (p.20). Va certamente apprezzato tale fiducioso e ragionato primato dato alla Scrittura, in anni in cui c'è chi propone nel cristianesimo una "religione della ragione", ovvero una ricerca di Dio che elimina la Bibbia quale coacervo di falsità. Ma quando il cardinale va a spiegare in che cosa si esprime la "ampiezza della visione di Dio" dischiusa dalla Scrittura, la indica in Gesù che si meraviglia della fede dei pagani e accoglie in cielo il ladrone, o in Dio che protegge Caino che ha ucciso il fratello. "Nella Bibbia Dio ama gli stranieri, aiuta i deboli", prosegue il cardinale. E con ciò slitta nel troppo detto, nel sermone, che prosegue nella risposta alla domanda successiva: "Dobbiamo imparare a vivere la vastità dell’essere cattolico. E dobbiamo imparare a conoscere gli altri. [...] Per proteggere questa immensità non conosco modo migliore che continuare sempre a leggere la Bibbia. [...] Se ascoltiamo Gesù e guardiamo i poveri, gli oppressi, i malati, [...] Dio ci conduce fuori, nell’immensità. Ci insegna a pensare in modo aperto".

Si coglie qui un compendio di pensiero che merita un commento. Intanto, se la fede/fiducia in Dio e la conoscenza/ascolto di Cristo sono l’essenza della condizione cristiana, questa bella formula non può essere usata come già per sé sufficiente. Il solo rimando a un leggere/pensare biblico e ad una "apertura" di cuore resta del tutto indeterminato. L'unica, minima determinatezza nelle parole del cardinale è quella che procede dalla "apertura agli altri" alla Scrittura, per ritrovare in questa quella medesima apertura. Una simile circolarità, per quanto importante, è veramente poco rispetto all’immensità del tesoro scritturistico. Che ne è della conoscenza delle cose divine? Del timore e dell'amor di Dio? Della economia trinitaria? Se la Rivelazione ci trasforma è perché essa implica "infinitamente" di più che un pensare "in modo aperto" alla maniera dei moderni; un "aperto" che si oppone a ciò che Sporschill liquida come "mentalità ristretta".

Questo orizzonte, che tanto piace all’intelligencija laica e cattolica, spiega anche la riduzione che Martini fa delle grandi festività dell’anno liturgico a "semplici usanze". Riduzione forse involontaria, eppure rivelatrice. Quando mai nel pensoso e spesso profondo ragionare del cardinale si intravvedono la "lex orandi" e la pienezza del mistero liturgico? A lui sfugge il legame tra l’immensità del "pensare in modo biblico" e l’immensità del culto cristiano che davvero ci apre a una liturgia cosmica, anche se non siamo né diventiamo per questo degli "spiriti aperti" alla maniera moderna. Non è questione da poco né recente. I cattolici e ancor più gli ortodossi sono in questo su sponde opposte rispetto alle comunità protestanti, alle quali non è bastato, per far fronte alla modernità, il frequentare la Scrittura e "pensare in modo biblico".


Il "vivere la vastità dell’essere cattolico" non si compie neppure nel guardare "i poveri, gli oppressi, i malati". Quello che il cardinale chiama il "rischio" della Chiesa di porsi come un assoluto non mi pare evocato in maniera pertinente. L’assolutezza della incarnazione del Logos nel cosmo e nella storia non è un "rischio" ma è il fondamento di quella "vastità", è ciò che davvero ci fa "aperti". Senza sottovalutare i "mondi vitali" che il cardinale predilige, è nell’assolutezza che si radicano da sempre universalità e responsabilità cristiane. Solo qualche pensatore laico insiste ancora, specialmente in Italia, sull'equazione tra "pretesa di verità" e "chiusura" intellettuale e morale.

Mi preoccupa il passaggio in cui Martini dice: "Gli uomini si allontanano dai [...] dieci comandamenti e si costruiscono una propria religione; questo rischio esiste anche per noi. Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo. Nella vita ne abbiamo bisogno, è ovvio, ma non dobbiamo confonderli con Dio".Mi preoccupa perché è rischiosissima l’idea che una religione positiva sia in sé allontanamento da un fondamento indeterminato che la precede e le è superiore. Anche dal punto di vista della scienza delle religioni non sussiste per sé un religioso indeterminato, comune e primario. Solo le religioni sono religione.

Trovo infelice anche la formula del "Dio cattolico", quasi che le teologie su Dio della "Catholica Ecclesia" rappresentino un’indebita appropriazione e perdita del divino, invece che l’amorosa e gelosa sollecitudine spirituale e gerarchica per quanto è rivelato in Cristo. Certamente Dio è al di là delle nostre definizioni; ma non è "per la vita", cioè per motivi di praticità, che noi stabiliamo delle "definizioni"; infatti è molto più pratico non definire, come preferiscono tanti moderni e postmoderni. La mirabile teologia trinitaria dei concili e le "summae" teologiche sono più e altro che contingenze. Sono monumenti di lode al Dio di Gesù Cristo eretti dalla ragione cristiana. Forse è difficile per l’esegeta moderno, anche cattolico e della generazione di Martini, capirlo.Tutto il percorso di queste conversazioni notturne nasconde molti passaggi rischiosi. Forse l’antica perizia da rocciatore di Martini li predilige, li cerca. Per restare nel capitolo primo, a p. 18 il cardinale dice: "Gesù si è battuto in nome di Dio perché viviamo secondo giustizia". E a p. 24: "Gesù ha osato intervenire e mostrare che l’amore di Dio deve cambiare il mondo e i suoi conflitti. Per questo ha rischiato la vita, sacrificandola infine sulla croce. La sua abnegazione, però, la vediamo già in precedenza. [...] Credo che questo sia il suo amore, che sento nella comunione, nella preghiera, con i miei amici, nella mia missione". Non ho alcun timore di impopolarità nel dire che questa cristologia di taglio liberazionista sarà anche pastoralmente utile con alcuni giovani aperti al progresso, ma mi appare seriamente lacunosa. È inutile che io ricordi a un grande conoscitore dei testi del Nuovo Testamento quanto sia criticamente infondato, oltre che profondamente riduttivo del significato della Rivelazione, affermare che Gesù "si è battuto in nome di Dio" come uno dei tanti ribelli religiosi, ed è morto sulla croce per cambiare il mondo secondo le contingenti istanze del mondo (pace e giustizia secondo chi e per chi?). Ammettiamo che la lettura che Martini fa di Gesù implichi un antagonismo più spirituale e meno "politico"; non vi scorgo, comunque, quasi niente della tradizione trinitaria e cristologica. Tradizione che innerva invece profondamente il "Gesù di Nazaret" di Joseph Ratzinger, sul quale il padre Sporschill ironizza ("il buon Gesù di Ratzinger") con scarsa intelligenza.
[...]
Insomma, anche apprezzando in queste pagine tante osservazioni misurate e di grande delicatezza pastorale, trovo nel cardinale una troppo debole consapevolezza di ciò che è in gioco nell'attuale passaggio di civiltà. Prevale in lui l’ascolto delle opinioni, delle preoccupazioni e delle proteste, interne ed esterne alla Chiesa, e una programmatica sintonia con esse, tipica dell'intellettuale. Valga la considerazione, davvero eccessiva, che riserva alle tesi del filosofo tedesco Herbert Schnädelbach in un saggio del 2000 sulle "colpe del cristianesimo". Trovo rivelatrice anche la risposta di Martini alla domanda se ha mai avuto paura di prendere decisioni sbagliate (p. 64): "Per paura delle decisioni ci si può lasciar sfuggire la vita. Chi ha deciso qualcosa in modo troppo avventato o incauto sarà aiutato da Dio a correggersi. [...] Non mi spaventano tanto le defezioni dalla Chiesa. Mi angustiano, invece, le persone che non pensano. [...] Vorrei individui pensanti. [...] Soltanto allora si porrà la questione se siano credenti o non credenti. Chi riflette sarà guidato nel suo cammino. Ho fiducia in questo". Intravedo in queste formule un metodo talvolta adottato da uomini di Chiesa e in particolare dalla Compagnia di Gesù: attrarre le persone che pensano, non importa se credenti; non smarrirsi per le passate o presenti defezioni dall’istituzione; avere fiducia nella guida e nella correzione di Dio in questo genere di impresa. Questo coraggio spesso appare efficace, anche se non sappiamo cosa ne scaturirà di più profondo e decisivo per la formazione alla fede e per la Chiesa stessa. Ma c'è qualcosa di essenziale che sfugge. Chi giudica delle "persone pensanti"? E pensanti che cosa? Cosa intende esattamente il cardinale, se andiamo oltre le generali e generose formule educative ed entriamo nel cuore dell’istruzione cristiana? È evidente che quella espressa dal cardinale è stata anche la scommessa di parte della Chiesa nella lunga crisi di uomini e di fede del postconcilio. È evidente anche l’ottimismo che regge una simile pedagogia della provvidenziale realizzazione di sé nella libertà. Così, però, si è sottovalutata e alla fine favorita la falcidie degli uomini dell’istituzione, del clero. Non era difficile, in anni ancora vicini a noi, sentir dire dai pastoralisti che la mancanza di clero è un falso problema ed è anzi una chance per il rinnovamento della trasmissione della fede e per la sua purificazione, naturalmente in senso "non clericale". L’ottimismo che accompagna la conversazione notturna del cardinale Martini non può essere, dunque, proposto semplicemente alla futura sperimentazione. Ha già segnato pratiche del passato. E i risultati di questo ottimismo sono sotto il giudizio di tutti. Si può sospettare che, dietro il fascino delle formule e il consenso di tanti amici non credenti, tale ottimismo abbia alimentato quell’intima contraddizione di cui il cardinale appare portatore: da un lato una visibilità cristiana dotata di un profilo "aperto", dall’altro un messaggio reticente quanto a completezza della confessione di fede.

Nel suo modello pedagogico, tra frequentazione della Bibbia e confidenza con gli articoli del Credo lo squilibrio è vistoso: uno squilibrio in cui la Tradizione e il Credo vivono in sordina come fosse superfluo menzionarli. Una contraddizione simile segna paradossalmente anche le pagine di Carlo Maria Martini sugli esercizi spirituali di sant’Ignazio. Essi sono per il cardinale "esercizi pratici e semplici che mantengono vivo l’amore. È un po’ come nella vita familiare [...]. Anche l’amore per Gesù e l’intimità con Dio vivono di una condotta quotidiana. Non riesco ad immaginare la mia vita senza l’acquasanta ecc.". Accolgo queste formule delicate, e alla base di esse la distinzione tra gli esercizi "nella loro forma completa, solo per pochi", e i "numerosi esercizi facili" per tutti (p. 88). Però perché riservare ai semplici la prima settimana, dedicata (dico per semplicità) all’esame di coscienza, e non farli accedere almeno alla seconda? Nel testo italiano del 1555, che traduce la cosiddetta "vulgata", si legge: "La seconda settimana è contemplare il regno di Iesù Christo per similitudine de uno re terreno il quale chiama li suoi soldati alla guerra". L’autografo di Ignazio è più secco: "El llamamiento del rey temporal ayuda a contemplar la vida del rey eternal", ma non muta la sostanza. La regalità di Cristo e la sua chiamata sono forse irrilevanti per il "buon cristiano" e per la sua vita di fede? Evidentemente per il cardinale Martini non è essenziale, anzi è imbarazzante "considerare Christum vocantem omnes suos sub vexillum suum", salvo forse in una versione tutta spirituale. Ma credo che anche parte della Chiesa abbia troppo offuscato i propri "vexilla" e si sia autolimitata al domestico, sia familiare sia comunitario. Ne hanno sofferto i suoi necessari profili universali e pubblici. Ne ha sofferto la sua stessa dedizione e chiamata alla Verità; poiché se a una famiglia possono bastare la consuetudine privata del Pater Noster e la lettura dei Vangeli o dei Salmi, questo non basta alla fede e alla missione. Né può bastare, penso, alla Compagnia di Gesù, ai suoi uomini, alla sua ragione di vita. È stato necessario che fosse la cattedra di Pietro a fare attiva e autorevole memoria di tutto questo, negli ultimi decenni.
© Copyright www.chiesa

martedì 11 novembre 2008

Un fatto recente: mia testimonianza sulla situazione attuale...

Manco a farlo apposta. Francesco inserisce l'articolo sulla Santa Messa chiedendosi se è "finita"... Io, domenica scorsa, ho partecipato alla Messa descritta in quell'articolo...La realtà supera la fantasia. L'unica sostanziale differenza è che non mi sono chiesto se quello in cui mi trovavo era il palazzetto dello sport....Sapevo benissimo che era una "Chiesa"...

Significativo che lo stridore si sia fatto sentire proprio nel giorno in cui si fa Memoria della Dedicazione della Cattedrale di Roma, madre di tutte le Chiese...Se ancora esistono ^__^

Qualche giorno fa, ricevo una chiamata. E' Don M., presbitero della mia Comunità, che mi dà una buona notizia. O meglio, la conferma. Visto che già ne ero al corrente. Don M. è chiamato dal Vicario Papale a colmare la "vacanza" della Sede Parrocchiale di Santa G., a causa della morte del Parroco. Da Vice-Parroco della mia "ex" parrocchia, deve diventare PARROCO. Una grande responsabilità... Don M. mi chiama dicendomi che sarebbe felice di vedermi alla "cerimonia di insediamento" (MAH! Siamo al parlamento?).... Al telefono gli sfugge un "sarà difficile, ma te lo chiedo lo stesso"... Forse è finalmente consapevole dei grandi problemi che abbiamo avuto con il CnC (chissà!), di cui lui è "presbitero" formato al seminario di Kiko R.M.
In ogni caso gli dico che con gioia io sarò lì, con mia moglie, e che sono riconoscente per la considerazione che mi ha dato.

Inutile dirvi che lì trovo TUTTI i "fratelli di comunità". Delle comunità della mia ex parrocchia. Rivederli è sempre un "dolore" per me. L'affetto umano che mi lega a loro è forte. E li considero purtroppo come "vittime" di "prove di forza", tira e molla, di "partiti" in cui hanno la malasorte di trovarsi. Forse loro malgrado.

Dopo aver rivisto e salutato tutti, con molto dolore, entro in...."chiesa". Ovvero una sala SPOGLIA, fatta a gradinate (come San Bartolo a Scandicci)... Con una specie di "presbiterio" dove campeggia un grande tavolo di "pietra" (forse cemento). Con a fianco l'Ambone. La "sede del presidente" alta, anch'essa di "pietra", circondata dall' esedra dei "ministri". Sopra la "sede" un Crocifisso "particolare"...Quasi "solitario", a rompere la monotonia grigia della SALA.
Appena entrato mi colpisce il fatto che non riesco a torvare confessionali... Mia moglie mi fa notare che in fondo alla sala c'è una porta in ferro, segnata da un Croce. Mi dice che probabilmente quello è IL confessionale della parrocchia. Vedo uscire dopo un po' il Sacerdote, nella confusione. Aveva ragione lei. La folla aumenta e il brusio pure. Si fa come si riesce una "prova dei canti".... Si cerca di richiamare un po' il chiasso dicendo che fra poco arriverà il Vescovo di Settore.
Mi giro e mi rivolto e mia moglie mi chiede cosa succede. Gli dico che non riesco a trovare il "Padrone della Messe". Mi aiuta di nuovo....e lo vedo in una saletta laterale, simile ad una specie di "sacrestia", sempre dietro una porta di ferro. Dentro di me penso: Se non ci fosse il Padrone della Messe, non ci sarebbe nessun OPERAIO; siamo qui riuniti per "celebrare" l' Operaio... E ignoriamo il Padrone!
Come Dio vuole, inizia la "tortura" (perdonatemi, ma non riesco a chiamarla in altro modo per il disagio che mi provoca). Il Vescovo siede sulla "presidenza". Poi inizia con una serie di introduzioni alla "celebrazione" (sui libretti, che conservo, c'è scritto "Celebrazione Eucaristica", mentre io pensavo di partecipare alla Santa Messa....^__^). Vi sono molti "dialoghi" tra lui e Don M., culminati in un momento effettivamente toccante: il rinnovo delle promesse Sacerdotali. Momento che mi ha messo un disagio ulteriore addosso.

L'Omelia del Vescovo è tutta tesa a rimarcare l'importanza del Tempio "non fatto da mani d'uomo". Del nostro Corpo, Tempio di Dio. Sicuramente vero... ma non posso non notare il contrasto stridente con le Parole del Papa, che ha giustamente sottolineato l'importanza del Tempio di "pietra", come simbolo del Corpo (mistico) di Cristo, e come utile per l'Edificazione del Tempio di "carne". Mettendo questi due ambiti in stretta relazione, poichè complementari. Pensando al Tempio di Pietra, dove mi trovavo, certamente la "catechesi di pietra" della parrocchia difettava..^__^

Arriva il momento. Dice il Vescovo: "Don M., rinnova le tue promesse sacerdotali", o una formula simile. "Prometti di essere fedele al Papa, alla Tradizione della Chiesa, di difenderla e di diffonderla" (o qualcosa di simile)? La risposta che suonò limpida è SI'! Mi è venuto un brivido sulla schiena, dopo aver guardato intorno a me... E aver visto come lì NESSUNO DI NOI era fedele al Papa e alla Tradizione della Chiesa! Nessun simbolo e norma Liturgica, dati a noi come DONO, era considerato da noi davvero come tale. Infatti la Parrocchia era modellata da coloro che l'hanno costruita. E mi è tornato in mente il Salmo: "Se il Signore non costruisce la Casa, lavorano invano i costruttori". Arriva il momento della Consacrazione, ormai unico di questi rimaneggiati NOM in cui riesco a pregare il Signore.. Mi vorrei inginocchiare, rialzandomi solo prima del Pater. Come ormai ho preso fare alle Messe NOM. Nessuno si stupirà se vi dico che non esistevano inginocchiatoi. Ma io e mia moglie ci siamo messi per terra. Pazienza. Si arriva, tra un brusio, un applauso e lo Scambio della Pace, alla Santa Comunione. Amministrata dogmaticamente sulle mani... Ero in uno stato tale, senza essermi degnamente confessato, da non sentirmi nelle disposizioni per ricevere il Santissimo, per cui ho fatto la Comunione di Desiderio chiedendo pietà per i miei peccati e di quelli di tutti noi presenti.
A questo punto Don M. fa un discorso, a più riprese, seguito con attenzione e nei punti più degni sottolineato da molti applausi.
Alla fine si arriva alla Benedizione... "La messa è finita"... Come si direbbe nell'altro post.
In mezzo ad una confusione veramente grande, prendo per mano mia moglie e i miei genitori e li porto nella "saletta" del Santissimo... Entriamo e troviamo molti che si intrattengono proprio davanti a quello che dovrebbe essere un Tabernacolo, e siamo visibilmente a disagio perchè ci inginocchiamo....... davanti a queste persone!
Vedendoci, finalmente, si spostano. Ma il raccoglimento, almeno per un minuto davanti a Dio (!!) NON RIESCO A TROVARLO! Saluto il Signore come posso, e SCAPPO VIA con i miei familiari. Sono state due ore lunghissime. Una vera tortura.

Dimenticavo di dirvi che la Parrocchia in cui Don M. sarà Parroco "ospita" 10 comunità Nc...

Signore, aiutaci.

lunedì 10 novembre 2008

LA MESSA E' FINITA?

Cosmonauta Mario Rossi a Pianeta Terra.

Oggi pomeriggio volevo andare a una partita di calcio, uno sport che sul pianeta Gaia chiamano calcetto. I manifesti ai muri promettevano un incontro tra due squadre di rango e non sono riuscito a resistere. Non sapevo dove si trovasse il palazzetto dello sport, ma mi son detto che non sarebbe stato difficile individuarlo. Infatti, avviandomi verso la periferia della città, ho visto la gran costruzione in cemento che cercavo.
Poco dopo sono arrivati i primi tifosi. Qualcuno portava dei cartelloni, altri chitarre e tamburelli per sostenere la loro squadra. L'atmosfera si è riscaldata con bellissime canzoni e danze molto allegre, ma le squadre non accennavano ad entrare in campo. Ho chiesto al mio vicino quando si sarebbe cominciato e quello mi ha risposto che dipendeva dal prete. "Guarda come son religiosi qui" mi son detto. " I preti fanno assistenza persino nei palazzetti dello sport." Al momento giusto è entrato quello che poi ho capito essere il prete e ha cominciato un fitto e lungo dialogo con i presenti, che ogni tanto esternavano e ogni tanto cantavano.
"E la partita?" ho chiesto impaziente al mio vicino. "Ma quale partita?" ha ribattuto lui. "Pensa te! Questo viene a Messa e pretende di vedere la partita. Ma da dove arrivi? " Ho cercato di giustificarmi: "Vuol dire che ho sbagliato orario, non sapevo che proprio a quest'ora il palazzetto dello sport lo prestassero per la Messa. Avete degli amministratori molto religiosi". Il vicino mi ha guardato male: "Guarda che questa è la chiesa, non il palazzetto dello sport! Non vedi l'altare?"
Quando sono usciti tutti (dopo la danza finale), mi sono aggirato per la chiesa in cerca dell'altare. Ma, un po' per il buio e un po' per la figuraccia, non sono stato capace di trovarlo.

(Da Gnocchi e Palmaro: Il pianeta delle scimmie, 2008)

venerdì 7 novembre 2008

Il cattolicesimo dei SENSI DI COLPA

Un giorno ho letto un breve saggio dove si spiegava il concetto dei SENSI DI COLPA... ossia, si spiegava come una certa esplosione (o implosione visto che è interna alla Chiesa) modernista si è avuta a causa dei sensi di colpa di molti cattolici (preti, laici e suore) i quali, ignorando il PROPRIO PASSATO O ABBARBICATI SULLA PROPAGANDA PROTESTANTE ed anticlericale, SI VERGOGNAVANO DEL PASSATO DELLA CHIESA interpretando così il Concilio come un VOLTARE PAGINA e RICOMINCIARE DA NUOVO TUTTO... l'articolo era molto convincente poichè riportava anche fatti concreti, testimonianze e opinioni di molte di queste persone, anche di vescovi fra i quali vi erano discussioni sulle opportunità o meno di atti pontifici durante i tempi delle due Guerre Mondiali.

C’è del vero in tutto questo... e lo vedemmo quando infatti uscì fuori il Mea Culpa per il quale il Papa dovette modificare il testo come racconta il card. Biffi nel suo libro... e che dovette impegnare il card. Ratzinger per una spiegazione sul senso e sul significato....

MOLTI CATTOLICI NON AMANO IL PROPRIO PASSATO, SI VERGOGNANO DEL PASSATO DELLA CHIESA altri si rifiutano perfino di approfondire questo passato, altri ancora pensano che la Chiesa sia esclusivamente quella narrazione fatta di Crociate ed Inquisizione interpretate dalla stampa anticattolica del ‘700 e dell’800, rifiutando di aggiornare le proprie conoscenze attraverso saggi odierni sulle rivisitazioni di storici credibili con l’apprendimento di nuovi documenti....

Molti sacerdoti non sono da meno, anzi molti di loro credono di poter fare del bene quanto più presentassero UNA CHIESA NUOVA, APERTA, SENZA DOTTRINE....le dottrine sono viste come lacci, come impedimenti, come obblighi di una Chiesa del passato, una Chiesa MATRIGNA… il concetto di CHIESA NUOVA è quanto più di diabolico possa essere uscito NON dal Concilio, ma dalla sua strumentalizzazione... per questo Paolo VI non avrebbe dovuto fare nessuna riforma liturgica, l'aveva fatta già Giovanni XXIII..... cambiare la Liturgia, la Messa, CONFERMO' A MOLTI FEDELI L'IDEA ERRATA DI UNA CHIESA NUOVA... e una chiesa NUOVA necessita DI NUOVE DOTTRINE.... Attenzione però, perché Paolo VI al tempo stesso INSEGNAVA che le cose non stavano così… mercoledì del 12 gennaio 1966 così si esprimeva Paolo VI all’Udienza generale:

Bisogna fare attenzione: gli insegnamenti del Concilio non costituiscono un sistema organico e completo della dottrina cattolica; questa è assai più ampia, come tutti sanno, e non è messa in dubbio dal Concilio o sostanzialmente modificata; ché anzi il Concilio la conferma, la illustra, la difende e la sviluppa con autorevolissima apologia, piena di sapienza, di vigore e di fiducia. Ed è questo aspetto dottrinale del Concilio, che dobbiamo in primo luogo notare per l’onore della Parola di Dio, che rimane univoca e perenne, come luce che non si spegne, e per il conforto delle nostre anime, che dalla voce franca e solenne del Concilio sperimentano quale provvidenziale ufficio sia stato affidato da Cristo al magistero vivo della Chiesa per custodire, per difendere, per interpretare il «deposito della fede» (cfr. Humani generis, A.A.S., 1960, p. 567).

Non dobbiamo staccare gli insegnamenti del Concilio dal patrimonio dottrinale della Chiesa, sì deve vedere come in esso si inseriscano, come ad esso siano coerenti, e come ad esso apportino testimonianza, incremento, spiegazione, applicazione. Allora anche le «novità» dottrinali, o normative del Concilio appariscono nelle loro giuste proporzioni, non creano obbiezioni verso la fedeltà della Chiesa alla sua funzione didascalica, e acquistano quel vero significato, che la fa risplendere di luce superiore.

Perciò il Concilio aiuti i fedeli, maestri o discepoli che siano, a superare quegli stati d’animo - di negazione, d’indifferenza, di dubbio, di soggettivismo, ecc. - che sono contrari alla purezza e alla fortezza della fede.
Esso è un grande atto del magistero ecclesiastico; e chi aderisce al Concilio riconosce ed onora con ciò il magistero della Chiesa; e fu questa la prima idea che mosse Papa Giovanni XXIII, di venerata memoria, a convocare il Concilio, come Egli ben disse inaugurandolo: «ut iterum magisterium ecclesiasticum . . . affirmaretur»; «fu nostro proposito, così si esprimeva, nell’indire questa grandissima assemblea, di riaffermare il magistero ecclesiastico» (A.A.S. 1962, p. 786). «Ciò che più importa al Concilio ecumenico, Egli continuava, è questo: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia più efficacemente custodito ed esposto» (ibid. p. 790).

Non sarebbe perciò nel vero chi pensasse che il Concilio rappresenti un distacco, una rottura, ovvero, come qualcuno pensa, una liberazione dall’insegnamento tradizionale della Chiesa, oppure autorizzi e promuova un facile conformismo alla mentalità del nostro tempo, in ciò ch’essa ha di effimero e di negativo piuttosto che di sicuro e di scientifico, ovvero conceda a chiunque di dare il valore e l’espressione che crede alle verità della fede.
Il Concilio apre molti orizzonti nuovi agli studi biblici, teologici e umanistici, invita a ricercare e ad approfondire le scienze religiose ma non priva il pensiero cristiano del suo rigore speculativo, e non consente che nella scuola filosofica, teologica e scritturale della Chiesa entri l’arbitrio, l’incertezza, la servilità, la desolazione, che caratterizzano tante forme del pensiero religioso moderno, quand’è privo dell’assistenza del magistero ecclesiastico.
(Paolo VI http://www.vatican.va/holy_father/pa...660112_it.htm )

CaterinaLD

...leggi tutto

giovedì 6 novembre 2008

Interrompiamo brevemente i thread per una comunicazione


Per daquestosapranno & C.


non fate altro che mandare post pretestuosi: Cris continua a prendere per i fondelli scrivendo parole su parole su mie asserzioni sulla liturgia NC, costruendoci su un poema senza citarle, come sarebbe logico, ma come è impossibile, dal momento che non le ho mai fatte; i rimanenti sono, come al solito, completamente slegati dal discorso che facciamo con pretese di legarvici in modo del tutto assurdo, ad esempio citando A NOI le catechesi del Papa sulla Croce, voi catechizzati da Kiko in tutt'altro modo... Perciò, invece che costruire un discorso insieme, dovremmo riprendere il malsano e demenziale smontare le vostre logorroiche falsità che sviano, interrompono, sovvertono ogni discussione, tornano su cose già confutate... ecc. ecc.

In ogni caso non pubblicheremo nessun vostro post finché rimarrà sul vostro blog quell'abominio scorretto e disgustoso e FALSO in ogni sua virgola del processo a Padre Zoffoli... tutto ha un limite e voi ne avete superati parecchi.

Benedetto XVI: vocazione "Liturgo"


Una sintesi da un articolo di Avvenire di ieri
:

Nella prefazione dell’edizione tedesca della sua "Opera Omnia"– che dovrebbe essere pubblicata tra pochi mesi in italiano – papa Benedetto XVI spiega perché ha scelto di pubblicare per primo il volume con gli scritti sulla liturgia. «La liturgia della Chiesa è stata per me, fin dalla mia infanzia, l’attività centrale della mia vita – scrive Benedetto XVI – ed è diventata… anche il centro del mio lavoro teologico». E ancora: «Non mi interessavano i problemi specifici della scienza liturgica, ma sempre l’ancoraggio della liturgia nell’atto fondamentale della nostra fede e quindi anche il suo posto nella nostra intera esistenza umana».

E' partita da queste citazioni la riflessione della presentazione del volume Omelie: "L’anno liturgico narrato da Joseph Ratzinger, papa" (Scheiwiller), cui ha partecipato anche Sandro Magister, curatore del volume. Il Papa è perfettamente consapevole della diffusa difficoltà, oggi, di pensare e organizzare un’omelia. E nel discorso fatto a braccio durante il Sinodo dei Vescovi il 14 ottobre scorso ha attribuito questa difficoltà alla mancanza, nell’esegesi attuale, di un’ermeneutica della fede, ormai sostituita da un’ermeneutica filosofica profana. Infatti: «dove l’esegesi non è teologia, la Scrittura non può essere l’anima della teologia e, viceversa, dove la teologia non è essenzialmente interpretazione della Scrittura nella Chiesa, questa teologia non ha più fondamento». Perciò «per la vita e la missione della Chiesa e per il futuro della fede, è assolutamente necessario superare il dualismo tra esegesi e teologia». Joseph Ratzinger-Benedetto XVI lo fa perché è «uno straordinario omileta e uno straordinario catechista che, con la semplicità e la sostanza della sua parola, spezza in modo comprensibile a tutti il pane della Parola di Dio e del Mistero della nostra salvezza». Una capacità, questa, che discende dal «carattere essenzialmente biblico, patristico, liturgico e storico della sua teologia» e della sua formazione, che probabilmente ne ha affinato la capacità trovare il legame tra la storia e l’oggi, tra la Parola di Dio e le parole degli uomini. Insomma, «in realtà Joseph Ratzinger elabora e fa vivere il grande patrimonio della fede biblica ed ecclesiale in un interscambio fecondo con le grandi problematiche del tempo che stiamo vivendo, di cui coglie in profondità il senso, le origini e i dinamismi ». Le sue parole, nei momenti di maggiore inquietudine, aiutano a trovare le risposte giuste. Infatti «hanno la forza di raggiungere da una parte le vette della ragione dei presenti». e della fede, e dall’altra gli abissi del nostro cuore». C’è inoltre un sentiero che attraversa tutti questi testi, ed è «la concezione della vita e della fede come dimensioni relazionali, comunicative.

Nell'omelia del 18 maggio, festa della Trinità, Benedetto XVI ha spiegato che il Dio dell’Amore non è una monade chiusa in sé, ma una vita che vuole comunicarsi, donarsi, stabilendo legami saldi e duraturi. E se Dio è essere in relazione, anche l’uomo lo è, in ogni dimensione della propria vita, compresa quella pubblica e politica». È dunque la fede in Dio la risposta all’individualismo imperante. «Le ideologie della felicità e della libertà del secolo scorso hanno romanzato il passato o idealizzato il futuro. Ma è il presente l’occasione per stare bene, è la discesa nel presente e in noi stessi che ci fa incontrare Cristo, facendoci uscire dal cerchio dei bisogni e dei desideri individuali».

Sandro Magister è convinto che, senza leggere le omelie, è molto difficile capire l’insegnamento di questo Papa. «Anzitutto le omelie sono quanto di più genuino esce dalla mente di Papa Benedetto, le scrive quasi integralmente di suo pugno, talvolta le improvvisa. Ma soprattutto imprime in esse quel tratto inconfondibile che distingue le omelie da ogni altro momento del suo magistero: il loro essere parte di un’azione liturgica; anzi, esse stesse liturgia». Di se stesso, questo Papa ha detto di avere la vocazione a «servire come liturgo di Gesù Cristo per le genti». Un’affermazione in cui si ritrova quella che Magister definisce una certezza incrollabile per questo Papa : «Quando celebra la Messa sa che lì c’è tutto l’agire di Dio, intrecciato con i destini ultimi dell’uomo e del mondo».