Mi ha molto colpito questo post de "il Signor Veneranda"
I nostri amici dimenticano che nell’Enciclica “Divino afflante spiritu” Pio XII diceva: “Oggi quest’arte che suol chiamarsi critica testuale e nelle edizioni degli autori profani si impiega con grande lode e pari frutto con pieno diritto si applica ai sacri libri appunto per la riverenza dovuta alla Parola di Dio … oggi occorre dire che quell’arte ha raggiunto una tale stabilità e sicurezza di forme che agevolmente se ne può scoprire l’abuso e con i progressi conseguiti essa è diventata un insigne strumento atto a propagare la divina parola in una forma più accurata e più pura. Neppure fa bisogno qui ricordare – essendo cosa nota e palese a tutti gli studiosi della Sacra Scrittura – in quanto onore abbia tenuti la chiesa dai primi secoli all’età nostra, questi lavori di critica”.
Ricorderei al Signor Veneranda che nella stessa enciclica Pio XII diceva molte altre cose e lui ci riporta il vezzo tutto neocat di prendere solo i frammenti che fanno comodo per costruirsi una verità a proprio uso e consumo... E trovo davvero poco 'logico' poter affidare tanta sicurezza soltanto a delle 'tecniche', per quanto sofisticate esse siano, dal momento che, come si sa, esse sono sempre strumenti e, in quanto tali, dipende da chi le usa e dall'uso che ne fa...
Contrariamente alla sua visione di un ottimismo quanto meno acritico, lo stesso Pio XII, nella successiva "Humani generis", 22 agosto 1950 - "CIRCA ALCUNE FALSE OPINIONI CHE MINACCIANO DI SOVVERTIRE I FONDAMENTI DELLA DOTTRINA CATTOLICA"
I dissensi e gli errori degli uomini in materia religiosa e morale, per tutti gli onesti, soprattutto dei i sinceri e fedeli figli della Chiesa, sono sempre stati origine e causa di fortissimo dolore, ma specialmente oggi, quando vediamo come da ogni parte vengano offesi gli stessi principi della cultura cristiana....
È vero pure che i teologi devono sempre ritornare alle fonti della Rivelazione divina: è infatti loro còmpito indicare come gli insegnamenti del vivo Magistero "si trovino sia esplicitamente sia implicitamente" nella Sacra Scrittura o nella divina tradizione. ... Ma per questo motivo la teologia, anche quella positiva, non può essere equiparata ad una scienza solamente storica. Dio insieme a queste sacre fonti ha dato alla sua Chiesa il vivo Magistero, anche per illustrare e svolgere quelle verità che sono contenute nel deposito della fede soltanto oscuramente e come implicitamente. E il divin Redentore non ha mai dato questo deposito, per l'autentica interpretazione, né ai singoli fedeli, né agli stessi teologi, ma solo al Magistero della Chiesa. Se poi la Chiesa esercita questo suo officio (come nel corso dei secoli è spesso avvenuto) con l'esercizio sia ordinario che straordinario di questo medesimo officio, è evidente che è del tutto falso il metodo con cui si vorrebbe spiegare le cose chiare con quelle oscure; anzi è necessario che tutti seguano l'ordine inverso. Perciò il Nostro Predecessore di imperitura memoria Pio IX, mentre insegnava che è còmpito nobilissimo della teologia quello di mostrare come una dottrina definita dalla Chiesa è contenuta nelle fonti, non senza grave motivo aggiungeva le seguenti parole: "in quello stesso senso, con cui è stata definita dalla Chiesa".
...Ritorniamo ora alle teorie nuove, di cui abbiamo parlato prima: da alcuni vengono proposte o istillate nella mente diverse opinioni che sminuiscono l'autorità divina della Sacra Scrittura. Con audacia alcuni pervertono il senso delle parole del Concilio Vaticano (1) con cui si definisce che Dio è l’Autore della Sacra Scrittura, e rinnovano la sentenza, già più volte condannata, secondo cui l'inerranza della Sacra Scrittura si estenderebbe soltanto a ciò che riguarda Dio stesso o la religione e la morale.
Anzi falsamente parlano di un senso umano della Bibbia, sotto il quale sarebbe nascosto il senso divino, che è, come essi dichiarano, il solo infallibile. Nell'interpretazione della Sacra Scrittura essi non vogliono tener conto dell'analogia della fede e della tradizione della Chiesa; in modo che la dottrina dei Santi Padri e del Magistero dovrebbe essere misurata con quella della Sacra Scrittura, spiegata, però, dagli esegeti in modo puramente umano; e non piuttosto la Sacra Scrittura esposta secondo la mente della Chiesa, che da Cristo Signore è stata costituita custode e interprete di tutto il deposito delle verità rivelate.
Inoltre il senso letterale della Sacra Scrittura e la sua spiegazione elaborata, sotto la vigilanza della Chiesa, da tali e tanti esegeti, dovrebbe, secondo le loro false opinioni, cedere il posto ad una nuova esegesi, chiamata simbolica e spirituale; secondo quest’esegesi i libri del Vecchio Testamento, che oggi nella Chiesa sono una fonte chiusa e nascosta, verrebbero finalmente aperti a tutti. In questo modo - essi affermano - svaniscono tutte le difficoltà alle quali vanno incontro soltanto coloro che si attengono al senso letterale delle Scritture.
Tutti vedono quanto tutte queste opinioni si allontanino dai principi e dalle norme ermeneutiche giustamente stabilite dai Nostri Predecessori di felice memoria: da Leone XIII nell'Enciclica "Providentissimus Deus", da Benedetto XV nell'Enciclica "Spiritus Paraclitus", come pure da Noi stessi nell'Enciclica "Divino afflante Spiritu".
Non deve recare meraviglia che tali novità in quasi tutte le parti della teologia abbiano prodotto i loro velenosi frutti. ...
Queste parole di Pio XII possono ben valere anche per molti frutti avvelenati del concilio, della sua ambiguità molto strumentale per i modernisti e per i falsi profeti...
In effetti, se l'allora card Ratzinger [nella prefazione al Documento della Commissione biblica "Interpretazione della Bibbia nella Chiesa" (1993)] diceva che "la Dei Verbum unisce le prospettive durature della teologia patristica e le nuove conoscenze metodologiche dei moderni e ci dà una sintesi che rimane autorevole... Credo che il documento rechi veramente un aiuto prezioso per rischiarare la via verso una giusta comprensione della Sacra Scrittura e apra nuove prospettive. Prosegue nella linea delle encicliche del 1893 e del 1943 e prolunga questa linea in maniera feconda..." in un'altra parte del testo dice anche: "perciò l'apparizione del metodo storico critico ha subito suscitato un dibattito circa la sua utilità e la sua giusta configurazione, un dibattitto che non si è concluso finora in nessun modo"
Torno a ripetere che secondo me il problema non sono tanto il metodo o i metodi, che possono dispiegare grandi possibilità, ma che le difficoltà e gli arbitrii nascono da chi li usa e da come li usa, cioè se davvero viene conservato il legame vitale con le fonti (Scrittura, Patristica, Magistero)
Oggi l'unico Magistero autorevole sembra quello conciliare e nella Chiesa ci sono due anime e tanto disorientamento...
Violencia en nombre de Dios en el Camino (III)
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*Más extractos del texto sobre gurús religiosos manipuladores, por si a
alguien le ayuda descubrir cuánta similitud hay con cierto grupo cuyo
nombre no ...
11 ore fa