venerdì 29 marzo 2019

Don Ariel: "...poi giunsero Kiko e Carmen e l'eresia si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"

C’ERANO UNA VOLTA L’EUCARISTIA E IL SACERDOZIO CATTOLICO, POI GIUNSERO KIKO ARGÜELLO E CARMEN HERNÁNDEZ FONDATORI DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE … E L’ERESIA SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI

È un lungo saggio che vale la pena di essere letto tutto e con attenzione, quello scritto da don Ariel Levi di Gualdo. Lo trovate [qui] sul sito web L'isola di Patmos.

Il saggio è scaricabile anche in formato PDF su quella stessa pagina.

Invitiamo coloro che volessero commentare i contenuti di tale saggio a inserire i commenti direttamente in fondo alla sua pagina anziché in questa.

Invitiamo caldamente i lettori del nostro blog a far leggere tale saggio al proprio parroco e al proprio vescovo.
Aggiornamento: don Ariel aveva pubblicato in precedenza anche un articolo sulla "danza" assiro-babilonese-neocatecumenale (cioè l'imbecillissimo "girotondo col passetto" che conclude le celebrazioni neocat del sabato sera, vedi foto in alto).

L'articolo è disponibile a questo [link].

giovedì 28 marzo 2019

Fratello del Cammino, dov'è la tua corona?

"Che importa se non faccio più
in tempo adesso a dire il rosario...
Caffè caldo dentro la tazzina,
un whiskino la mattina,
resta tutto il tempo per le mie
cattive abitudini..."
Il Cammino notoriamente disprezza la preghiera del rosario. Infatti lo "consegna" (in forma ovviamente kikizzata) soltanto all'apposita "tappa" di Loreto che i fratelli delle comunità hanno dopo una dozzina di anni. Durante tutti questi anni il rosario o è scoraggiato ("roba da religioso naturale! ...serve prima una fede adulta!") oppure è del tutto ignorato.

Può capitare che ogni tanto per esigenze del Cammino si chieda di pregare il rosario (come ad esempio quando Kiko chiese di pregarlo contro le decisioni del Vaticano riguardo le liturgie del Cammino). Ma quando avviene, non è mai un invito a pregarlo frequentemente o in libertà. Mentendo, i fratelli vi diranno che il rosario nel Cammino sarebbe incoraggiato, poiché una volta Kiko amava farsi vedere in giro col rosario appeso alla cintola - poi si sarà stufato di portare quell'oggetto che non usa mai, né incoraggia mai ad usare.

Eppure il rosario è un tesoro spirituale benefico per chiunque, adatto perfino ai bambini, come apprendiamo ad esempio dai santi pastorelli di Fatima. E per capire come mai padre Pio diceva "questa è la mia arma" mostrando la corona del rosario, proponiamo le riflessioni qui sotto.

DOV'È LA TUA CORONA?

Nella tredicesima apparizione di Lourdes, 1 marzo 1858, andando alla grotta, Paolina Sens (una giovane sarta di Lourdes, di gran virtù) pregò Bernardetta di recitare il Rosario davanti alla Madonna con la sua corona. Bernardetta accondiscese, «ma, come ella stessa racconta, verso la fine dell'apparizione la Signora mi domandò dove avevo a mia corona. Risposi che l'avevo in tasca, la cavai e la mostrai, sollevandola. La Signora soggiunse: Servitevi di quella!». Così fece in appresso e non cedette a nessuno la sua corona, nemmeno quando un Vescovo gliela volle cambiare con una d'oro. La corona del Rosario è il dolce vincolo, che ci lega a Maria è il fido pegno della sua protezione, è arma della vittoria. 

Dovremmo arrossire, se interrogati dalla Madonna come Bernardetta: «Dov'è la tua corona?», non la potessimo subito mostrare, estraendola dalla tasca.

Mantenendo fuori dal ragionamento le rare personalità che determinano l'eccezione, ma un neocatecumenale portato ad "abbellirsi" di amuleti kikiani - poiché altrimenti non prende gusto a vivere - e altresì a circondarsi di essi nei luoghi da lui frequentati - casa, ufficio...- cosa potrebbe rispondere alla Mamma del Cielo? Forse: "eh Signora, ne sono sprovvisto poiché non ho ancora effettuato la Tappa preposta. Abbia pazienza!
Però ho al collo la croce-sogliola di kiko e nel taschino delle immaginette della «madonna del cammino», vale lo stesso?"


Questo aneddoto della vita di Santa Bernadetta mi fa pensare un'altro insegnamento che la Madonna vuole lasciare inciso nella sua figlia prescelta.
Prima cosa chiediamoci perché la sarta, pur di grandi virtù, chiede alla piccola veggente di pregare il Rosario con la sua corona... Di certo riconosceva in Bernadetta qualcosa di unico, potremmo dire un "carisma". Giusto? Come se la sua Corona del Rosario venisse santificata dal fatto che proprio con quella un giorno avesse pregato nientemeno che Santa Bernadetta.
Quello che la Madonna, alla fine del Rosario, dice a Bernadette come un dolce rimprovero dimostra cosa pensa Maria del "culto della persona ", come Lei ascolta tutti i suoi figli con identico Amore, non ha bisogno di raccomandazioni né di intermediari più o meno "ispirati" o autonominati "santi".
Maria dà l'esempio con la sua umiltà, discrezione, amore per il Nascondimento.
"Nascosti con Cristo in Dio" dice San Paolo.

Quanto sia lontano Kiko da questo e quanto poco abbia avuto Maria per maestra è evidente.

martedì 26 marzo 2019

Marta Obregón e l'appropriazione indebita del Cammino

Kiko: «Cominciamo con una buona notizia che ci dà la nostra sorella.
Ascensión: la buona notizia è che si è aperta all’inizio di febbraio la causa di beatificazione del primo membro del Cammino Neocatecumenale...»
Kiko (mostrando la foto dal giornale): «Guardate che bella ragazza! È stata assassinata con 14 coltellate».
Ascensión: «La notizia è uscita sui giornali spagnoli all’inizio di febbraio: “Marta Obregon, la ragazza di Burgos assassinata, verso gli altari”» (segue leggendo l’articolo)
Ecco come viene data la notizia nell'annuncio di Quaresima di Kiko Argüello: «causa di beatificazione per il primo membro del cammino Neocatecumenale.... bella ragazza... 14 coltellate».

La cosa stupisce non poco il popolo neocatecumenale, abituato ormai da due anni alla martellante "pubblicità" sulla prossima canonizzazione della santa di categoria superiore, la fondatrice Carmen Hernandez, e che mai, assolutamente, aveva sentito dai propri catechisti, neppure dalla stessa Hernandez che ci dicono (solo ora) essere stata sensibilissima alla causa delle donne, alcunché sulla giovane Marta, sulla sua morte e neppure sul fatto che fosse stata dichiarata Serva di Dio e poi Venerabile, fino ad arrivare alla soglia della causa di beatificazione.

Ascensión, da brava segretaria, legge la notizia addirittura da un giornale! Mentre avrebbe dovuto dare notizie ben più dirette, visto che  risale al 14 febbraio 2010 (capite? dal 2010!!) la lettera con la quale un certo "D. Francisco Gómez Argüello" proponeva il Cammino Neocatecumenale quale attore della causa di beatificazione per Marta Obregón, uccisa nel gennaio del 1992 a ventidue anni dal "maniaco dell'ascensore" dopo essersi difesa dal tentativo di stupro con estrema determinazione.

Per più di un decennio Kiko Argüello e Mario Pezzi, hanno taciuto la storia di questa ragazza, non ne hanno mai parlato, mai hanno portato la sua difesa della purezza ad esempio ai giovani nelle GMG.
Anche oggi, e solo per il fatto che ne parlano tutti i giornali, hanno permesso alla segretaria di darne la notizia, della quale a Kiko interessano solo tre cose:

  1. cammino Neocatecumenale
  2. bella ragazza
  3. quattordici coltellate.
La santità artefatta
proposta ai giovani del Cammino
Per la gazzarra che hanno fatto invece per la Santa Subito di Categoria Superiore Carmen Hernández, vi rimandiamo ai molteplici articoli già  presentati qui.

Perché tanta freddezza?

Innanzitutto, perché Marta Obregon non è una dei due iniziatori del Cammino Neocatecumenale (uno dei quali ha già provveduto a canonizzarsi in vita), e questo lo abbiamo capito.

In secondo luogo, la sua forma di santità non è apprezzata.
Intanto, dobbiamo dire che per cinquant'anni Kiko ha ripetuto che la santità non è un raggiungimento individuale, perché è la comunità intera a santificarsi; le uniche eccezioni ammesse, come già chiarito, sono quelle degli iniziatori ma esclusivamente per "essere d'esempio" ai fratelli.
Poi, appunto, nella mentalità neocatecumenale, la difesa del proprio corpo (che è tempio di Dio) non è un atto considerato di valore in un contesto in cui la donna è vista come "fabbrica della vita" che mai e per nessun motivo deve sottrarsi alle voglie del marito e la castità, anche quella dello spirito, è sconosciuta ed avversata.

Infine perché chiunque legga la biografia della giovane Marta si rende conto che l'appartenenza al Cammino Neocatecumenale era solo una delle diverse esperienze religiose che la ragazza stava facendo, mentre una sola era l'esperienza formativa di fede che aveva fatto fin dall'infanzia e alla quale ancora partecipava quotidianamente (messa quotidiana, adorazione del Santissimo in ginocchio, direzione spirituale di un sacerdote): cioè quella nell'Opus Dei.

La madre di Marta Obregón appartiene infatti all'Opus Dei e la famiglia tutta è molto religiosa. Dopo essere cresciuta nei Club giovanili dell'Opus Dei, Marta aveva fatto un esperienza entusiasmante a Taizé, in occasione della quale nacque il suo fervore spirituale. 

Il Cammino invece lo aveva conosciuto quasi al termine della sua breve esistenza tramite alcune amiche che lo frequentavano e soprattutto tramite un sacerdote itinerante Neocatecumenale che, a Madrid, le aveva dato l'assoluzione dopo che un altro sacerdote gliela aveva negata (non si sa perché il primo sacerdote avesse negato a Marta l'assoluzione, certo non ci stupisce invece che gliela avesse assicurata un presbitero neocatekiko, categoria dal perdono facile per i delitti che non siano contro il Cammino).

La cronologia della sua biografia ci informa in conclusione che Marta Obregon entrò in una Comunità Neocatecumenale a Quaresima del 1991 e morì a gennaio 1992. Quindi fece pochi mesi di cammino (come conferma anche la madre in un'intervista), durante i quali la generosa ragazza si propose persino come itinerante.

Stare pochi mesi in Cammino significa non aver capito assolutamente ancora dove ci si trovi, lo sappiamo molto bene: è la fase della "luna di miele", durante la quale i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali si guardano bene dall'intervenire, sono ancora lontanissimi il primo scrutinio e gli altri momenti "forti" in cui è possibile, a chi ha una certa sensibilità, esperienza e cultura religiosa, rendersi conto dell'eterodossia del cammino e del suo settarismo. Pensate alla solita storiella del "latte ai bambini" usata dai cosiddetti "catechisti" per nascondere ciò che avviene "dopo" nel Cammino...

Inoltre se si legge con attenzione la biografia della giovane, si scopre che la quotidianità dell'esperienza religiosa di Marta nulla aveva a che fare con il Cammino: il fidanzato apparteneva ad un altro movimento religioso, la madre era Opus Dei, la migliore amica e confidente degli ultimi mesi era numeraria dell'Opus Dei, frequentava quotidianamente un club femminile dell'Opus Dei, la sua guida spirituale era un giovane sacerdote dell'Opus Dei.
Gli ultimi atti della sua vita sono stati l'inginocchiarsi davanti al Santissimo ripromettendosi, la mattina seguente, di partecipare alla Messa quotidiana.

Questi particolari non appartengono certo all'esperienza quotidiana proposta a un giovane dal Cammino Neocatecumenale anzi! Fosse stata al primo o al secondo passaggio, sarebbe stata aspramente rimproverata per il fatto di frequentare di propria iniziativa la Messa o altre esperienze religiose.
Visse la propria fede
in diverse realtà ecclesiali

Così lo stesso arcivescovo di Burgos, la diocesi che propone la causa di beatificazione, scrive di Marta Obregon, scrive nel documento dedicato all'apertura del procedimento da parte del Vaticano:
«In tutto contò sull'appoggio della sua famiglia, profondamente cristiana.
Dal punto di vista religioso, sempre si manifestò inquieta e alla ricerca, cosa che la portò a vivere con questa attitudine la propria fede nella parrocchia e in differenti movimenti e realtà ecclesiali.
Un momento forte di per lei l'inverno del 1990 quando fece un'esperienza a Taizé. Lì Marta scoprì nuovi aspetti della vita e della fede e fu toccata profondamente dal Signore.
La vita di Marta si arricchisce, inoltre, di una profonda esperienza ecclesiale, che vive in maniere e forme differenti. Ella è cosciente di questa pluralità, perché percepisce che la ricchezza della Chiesa non si radica in se stessa, ma nel tesoro che ella offre: l'esperienza ineguagliabile dell'incontro con Cristo.
Però specialmente, la grandezza della castità, come si rende visibile quando resiste e lotta fino a morire assassinata per difenderla.
Vi invito a pregare perché un giorno possiamo venerarla come modello e intercessora di tutti i nostri giovani.»
Ce n'è abbastanza per capire che questa "candidata" non piace e mai potrà piacere a chi insegna da anni ai giovani che sono nati grazie al Cammino Neocatecumenale e che fuori dal Cammino Neocatecumenale c'è solo droga, disperazione e suicidio, non una Chiesa ricca di esperienze in cui incontrare l'amore gratuito di Gesù.

Le informazioni sulla vita di Marta Obregón sono tratte dalla biografia pubblicata dall'arcidiocesi di Burgos [qui].

domenica 24 marzo 2019

Per il Cammino, con il Cammino e nel Cammino


Più e più volte abbiamo denunciato la strumentalizzazione della vita spirituale degli adepti che il Cammino Neocatecumenale perpetra attraverso i propri catechisti, addirittura giungendo a privatizzare la Grazia di Dio.
Solo il Cammino converte, solo in Comunità si ascolta come si deve la Parola di Dio, tutto ciò che lo precede è sbagliato o perlomeno insulso, tutto ciò che è estraneo al Cammino potenzialmente pericoloso, ogni persona, attività o interesse che può allontanarti da esso, per quanto apparentemente buona e giusta, addirittura demoniaca.




Kiko Argüello, il leader di questa organizzazione impropriamente definita itinerario per la riscoperta del Battesimo, ha elaborato una nuova  dossologia che sostituisce, nei fatti, quella eucaristica.

"Per Cristo, con Cristo e in Cristo" diventa:

"per il Cammino"  - tutto ciò che fai, per quanto buono e giusto, deve essere finalizzato al Cammino e venirti donato attraverso il cammino: donazioni in danaro, buone opere, preghiera anche personale: nulla deve essere estraneo ad esso, neppure i peccati, che Dio permette che tu faccia per convertirti ad esso;

"con il Cammino" - devi adottare anche il sistema di vita e persino di linguaggio che sia compatibile ad esso, devi trovare sempre spazio nel tuo quotidiano  per le sue innumerevoli e crescenti richieste;

"nel Cammino" -non puoi permetterti di allontanarti dalla Comunità, neppure per i motivi più gravi: dal momento che Dio ci salva "a grappoli", tu sei destinato a salvarti solo con essa, e frequentarla non assiduamente o addirittura abbandonarla significa perdere la  fede e può portarti ipso facto alla dannazione.

In sostanza, ciò che ritieni in coscienza di dover fare o essere, deve risultare essere merito del Cammino e tornare a sua maggior gloria, non certo di Cristo.





Per quanto esposto in premessa, non ci stupisce più di tanto la seguente domanda fatta su Facebook da un neocatecumenale piccolo piccolo a un presbiterone kikiano in "missione" in Giappone, al servizio di un paio di famiglie in Missio ad Gentes (e perciò titolatissimo a rispondere "in persona kiki").

La domanda è la seguente:

«E se uno sbaglia nei confronti degli altri, si deve scusare???
Perché ieri mi è capitato di dire al mio catechista di aver trovato il mio nemico che non riesco a perdonare da una vita, ma siccome abbiamo il secondo scrutinio mi ha detto di aspettare  ma io volevo andare subito perché sono arrivato a una conclusione che sto male per quella persona e per me che lo trattato sempre come una m***.»

Capite? 

Il neocatecumenale piccolo piccolo, pieno di fervore quaresimale, ha incontrato un suo "nemico" storico e non vede l'ora di umiliarsi e chiedergli perdono così come in Cammino gli è stato insegnato.

MA
il neocatecumenale piccolo piccolo, invece di obbedire al proprio impulso, prontamente consulta in proposito il proprio catechista, perché ha imparato a proprie spese che non sottoporre e delegare le proprie scelte di vita ai propri catechisti, guide cieche solitamente ignoranti su tutto ciò che non sia contemplato nel catechismo di Kiko, può costargli rimproveri e piccole-grandi vessazioni.
Per questo Il neocatecumenale corre felice dal proprio catechista per annunciargli questa bella novità.

SICURAMENTE 
il neocatecumenale piccolo piccolo si aspettava dalla propria guida spirituale un caldo sorriso, un abbraccio, un incoraggiamento... in fondo, non ha fatto egli catechesi su catechesi, ammonizioni e quant'altro su questo amore al nemico che contraddistingue il fedele kikiano dal parrocchioso della Messa delle 12, ancora fermo al superato "amore per il prossimo" e ai fioretti quaresimali?

EPPURE...
Eppure non succede nulla di ciò che si aspettava. Il catechista non sorride, non si rallegra con il fratello per i segni della fede e per i frutti della propria stessa predicazione;
il catechista invece, accarezzandosi enigmaticamente la barba alla Kiko, gli ha non consigliato, ma certamente ordinato (perché ai catechisti, si sa, si deve obbedienza canonica, quindi i loro sono sempre ordini e non mai suggerimenti) di aspettare il secondo scrutinio per fare il fatidico passo.

A QUESTO PUNTO
comprensibilissimo è lo sconcerto del neocatecumenale piccolo piccolo.
Ma come, si chiede e chiede al super-presbi-nipponico sicuramente più vicino al cuore di Kiko: devo perdonare il nemico OPPURE NO? Sento ora questo desiderio, questa urgenza, e adesso ne ho l'occasione, non vedo l'ora di farlo...
Perché devo aspettare?

Non sapendo se il social-presbitero giapponese si adopererà a dare risposta al dilemma del neocatecumenale piccolo piccolo, ci sentiamo di spiegargli noi l'arcano, sperando che sia tra i nostri 25 lettori.

CARO FRATELLO,
DEVI ASPETTARE CHE SIA IL CATECHISTA A DIRTI DI PERDONARE IL NEMICO. DEVE ESSERE IL SECONDO SCRUTINIO A MIETERE QUESTO MIRACOLO DELLA FEDE.
ALTRIMENTI, IL CAMMINO, CON LE SUE TAPPE PROGRESSIVE CHE CI STAREBBE A FARE? PERCHÉ DOVREBBE DURARE TRENT'ANNI SE UN PICCOLO FRATELLINO COME TE SI SANTIFICA DOPO TRE ANNI?
ABBI PAZIENZA, È COSÌ CHIARO!
PER IL CAMMINO, CON IL CAMMINO E NEL CAMMINO... 
E SE NON CAPISCI È PERCHÉ SEI COME UN BAMBINO CHE BEVE ANCORA IL LATTE, POI CAPIRAI...
VAI IN PACE, FRATELLO.


venerdì 22 marzo 2019

Parrocchia neocatecumenalizzata? No grazie! L'esperienza di Sant'Apollinare in Baggio

Continuiamo con il nostro paziente lavoro di indagine e di raccolta di testimonianze su cosa sia successo nelle parrocchie, d'Italia e del mondo, in cui si sono insediate le comunità del Cammino Neocatecumenale.
Sappiamo che le parrocchie neocatecumenalizzate, invece di rinascere a nuova vita come nelle speranze dei loro parroci che hanno permesso che si facessero le prime catechesi, diventano ben presto delle parrocchie a zero stelle, ove impera la divisione e dalle quali i parrocchiani non neocat, purtroppo e a malincuore, devono, o prima o dopo, allontanarsi.
Altre volte è il cammino che se ne va, non senza lasciare strascichi livorosi di minacce ed anatemi.
Sempre, anche la parrocchia più serena, comincia a divenire litigiosa e poco fraterna: quando il parroco è neocatecumenale convinto, viene totalmente stravolta, anche dal punto di vista estetico, per consentire al grasso cuculo neocatecumenale, di estromettere dal nido tutti gli altri uccellini. Ma un parroco non è per sempre, e spesso, per fortuna, con l'avvento di un sacerdote non neocatecumenale, le cose vengono rimesse in ordine e la parrocchia rifiorisce. 

Ci è capitata fra le mani la pubblicazione fatta in occasione del settantesimo anniversario della dedicazione della chiesa di Sant'Apollinare in Baggio, quartiere di Milano posto nella periferia occidentale di Milano, dove, con molta chiarezza, si capisce quanto il cammino neocatecumenale abbia deluso le aspettative e con che difficoltà si sia potuto ripristinare l'equilibrio della comunità parrocchiale nonostante e forse anche in aperto contrasto con i kikos.

A partire da pagina 87 infatti leggiamo:
Il fenomeno del movimento neocatecumenale a Sant’Apollinare ha inizio proprio in questo contesto. Sono gli anni terminali della contestazione e molte famiglie devono fare i conti con i brandelli di rapporti lacerati, soprattutto fra genitori e figli. I neocatecumenali si propongono l’obiettivo di recuperare a se stessi e alla Chiesa quelle persone che si sentono in qualche modo alla deriva; lo fanno attraverso la catechesi e la formazione di gruppi secondo un meccanismo che ricorda un po’ lo sciamare delle api. La loro è una modalità particolare di avvicinare le persone, che col tempo porterà anche a dei numeri considerevoli, lasciando in molti un’intima convinzione. Dopo un iniziale momento di perplessità, don Lodovico Cerri intravede in questo movimento una possibile risposta a un certo irrigidimento della comunità cristiana e della Chiesa stessa. Apre così ai neocatecumenali la facoltà di organizzare le attività parrocchiali, ivi comprese quelle liturgiche, in parallelo o anche in alternativa alla realtà esistente. Col tempo, si creano così a Sant’Apollinare due entità che si riferiscono agli stessi presupposti cristiani ma che si differenziano sensibilmente per le modalità di concepire la liturgia, la spiritualità, la pastorale, le stesse relazionalità interpersonali. Con l’espandersi del movimento neocatecumenale, Sant’Apollinare attraversa una delicatissima fase di incrinatura interna, nella quale all’arrivo di persone da altre zone di Milano (e anche della Lombardia) fa riscontro uno sgocciolare di baggesi che, insoddisfatti della situazione che si è venuta a creare, trasferiscono la loro partecipazione cristiana e la loro attività pastorale ad altre parrocchie del decanato: un fenomeno i cui effetti si fanno sentire ancor oggi, poiché i loro figli frequentano le comunità di ‘rifugio’ scelte dai loro genitori.
Questa situazione di controversa convivenza (che trova il suo culmine nella celebrazione di due veglie pasquali distinte) non impedisce a don Lodovico di confermare la sua fiducia nel movimento neocatecumenale, fiducia che rimarrà inalterata sino a oggi: “…è la Chiesa del futuro…”. Si creano però inevitabili ripercussioni a livello della Curia. In una relazione sulle attività parrocchiali don Lodovico osserva che “…molto efficace è l’esperienza delle comunità neocatecumenali, anche se a proposito vi sono alcuni problemi da risolvere sul piano diocesano…”. E i problemi sono confermati da una valutazione di monsignor Mascheroni, vicario episcopale:
“…la Parrocchia di Sant’Apollinare, un po’ particolare e difficile…”.
Il fascicolo prosegue con questa notazione:
1983: le suore Missionarie della Carità (suore di Madre Teresa di Calcutta) si insediano nell’ex casermetta dei Carabinieri e avviano il servizio dell’ospitalità per le ragazze madri.
Se ci chiediamo come accolsero i fratelli neocatecumenali l'insediamento delle buone suore, non abbiamo che da leggere un commento lasciato sul nostro blog proprio da un parrocchiano di Sant'Apollinare:

Da: Anonimo, 21 agosto 2013 13:03:
  • Ho fatto il cammino per 8 anni a milano nella parrocchia di s.Apollinare in Baggio. A un certo punto si sono installate in parrocchia le suore di Madre Teresa di Calcutta. Ricordo che i cosiddetti "catechisti" del Cammino ogni tanto non mancavano di fare commenti di disprezzo verso le suore, sostenendo che noi in comunità ci occupavamo di crescere nella fede e non [...]. Questo anche se due fratelli di comunità andavano a fare i volontari presso queste suore. Ricordo che una domenica venne in parrocchia Madre Teresa di Calcutta in persona, ma noi non potemmo partecipare perchè prorprio quella domenica dovevamo fare il 1° passaggio. No, la decima non serve per aiutare i poveri (chi li aiuta viene disprezzato), ma solo per portare avanti il Cammino e le sue strutture.
Tornando alla lettura del fascicolo sui settant'anni di Sant'Apollinare in Baggio, veniamo a sapere che, a partire dal 2000, la situazione cambia notevolmente con l'arrivo di un nuovo parroco:
Don Vittorio viene da due esperienze sacerdotali in altrettanti quartieri ‘problematici’ del sud-ovest di Milano: San Giovanni Bono alla Barona e San Barnaba al Gratosoglio. Non è un caso che venga destinato a Baggio, dove i suoi primi sforzi si concentrano sul restituire alla parrocchia di Sant’Apollinare ciò che a una parrocchia non può mancare: il senso di (com)unità. Lo stato di dispersione dei fedeli è evidente, con la presenza di numerosi gruppi (particolarmente rilevanti i neocatecumenali) che conducono una vita e una pratica liturgica in modo pressoché autonomo rispetto al resto della parrocchia.
(...)
Pochi mesi dopo l’arrivo di don Vittorio, nel 2001 viene istituita la Festa della Comunità, da celebrarsi nella seconda metà del mese di maggio.
Dalle motivazioni del nuovo parroco: “….ritrovare la gioia di essere Chiesa di Dio, Chiesa di fratelli e sorelle. Dobbiamo reimparare a parlare nell’unica lingua dello Spirito, oltre le nostre dispersioni e i nostri particolarismi. Eucaristia, Parola, Carità devono essere sempre più i capisaldi della nostra comunità. Per questo vogliamo marcare fortemente la prima Festa della Comunità e ritrovare uno stile di accoglienza che riveli la presenza tra noi del Signore Gesù”. Questa chiarissima dichiarazione d’intenti non può non risultare 'segno di contraddizione’ in una realtà frammentata come quella che vive all’epoca la parrocchia e incontra inevitabilmente resistenze. Occorrerà un po’ di tempo per venire a capo del problema.
Ancora nel 2003, in occasione della Festa della Famiglia di fine gennaio, don Vittorio enfatizza la necessità di viverla ‘come Parrocchia e non come realtà di gruppo. Questa gestione lottizzata della Parrocchia deve scomparire… la nostra Parrocchia deve ritornare al gusto di stare insieme…”.
Credete forse che i neocatecumenali abbiano mai voluto porgere orecchio?

mercoledì 20 marzo 2019

Shemà Israel: ascolta, neocatecumeno

Quante volte un neocatecumenale medio ha ripetuto cantando o scrutato sulla Bibbia durante preparazioni e convivenze o ascoltato catechesi sul tema dei versetti di Deuteronomio 6,4-9 che esordiscono con "Shemà Israel", cioè "Ascolta Israele"?
Non è certo arrivato al punto di ripeterle due volte al giorno, come viene prescritto, al mattino ed alla sera, ma certo lo ha ripetuto e ascoltato infinite volte, oltre ad aver fatto una specifica convivenza, intitolata proprio allo Shemà, fra il primo ed il secondo scrutinio.

Canti e balli ebraicizzanti a S.Pietro
Anche in questo annuncio di Quaresima 2019, un Kiko visibilmente alterato, ripetitivo e in preda ad una sorta di cortocircuito mentale, non ha mancato di esordire con il proprio canto preferito, introdotto con queste parole:
«Andiamo a cominciare cantando "Shemá Israel": questa parola che in ebraico significa: "Ascolta, ascolta Israele, Adonai elohenu: il Signore è unico. E amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze e il prossimo come te stesso". Questo è il nucleo centrale dell'ebraismo. Se cantiamo Shemá Israel davanti agli ebrei, vedrete che si emozionano, molti piangono. È il contenuto più profondo di ciò che è l'ebraismo: Ascolta Israele.(...)Questa missione passa a noi.Per questo per il Cammino è molto importante questo canto: Shemá Israel, ascolta Israele. Siamo il popolo dell'ascolto, congiuntamente con il popolo ebreo.»

Chiariamo prima di ogni altra cosa che il canto è di Giorgio Filippucci, catechista neocatecumenale prematuramente scomparso, ma è stato assorbito nel corpus dei canti kikiano al punto che nessuno ricorda più che esso non è stato composto da Kiko Argüello.

Ed ora ci chiediamo: come mai i neocatecumenali hanno bisogno di ripetere in continuazione i versi di Deuteronomio 6 in particolare nella loro  dizione ebraica? Lo sanno cosa intendono dire gli ebrei recitandola?

Per la tradizione rabbinica la preghiera dello Shemà Israel, cioè la professione di fede che gli ebrei praticanti ripetono due volte al giorno, segna in modo incontrovertibile la diversità della propria fede nell'Unico Dio rispetto a quella della cristianità e in particolare la contrapposizione e la categorica negazione dei  dogmi della Trinità e della Divinità di Cristo.

Infatti, mentre l'esegesi cristiana ha ravvisato nella triplice menzione di Dio  "Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno solo" la dimostrazione della Trinità, al contrario, per gli ebrei, essa contiene una precisa negazione del dogma trinitario, né hanno mutato, in tempi più recenti contrassegnati dal dialogo interreligioso, la propria convinzione in proposito.
Altarino neocat con Tallit e Hannukiah

Anzi, i rabbini blanditi e "comprati" per partecipare alle convivenze a loro dedicate nella Domus Galileae, pur apprezzando gli sforzi dell'ospitale padrone di casa, i crocefissi ricoperti, i balletti per la festa del Lag Ba'Omer, lusingati per questa evidente ansia di compiacerli da parte di questi strani cattolici, non hanno certo fatto marcia indietro sulla propria concezione di monoteismo, anzi, hanno apprezzato la "riconversione" dei cattolici della Domus all'idea ebraica di Dio.

Dal diario on line del rabbino Jonathan Kliger, che nel 2015 partecipò alla prima convivenza dei rabbini principalmente perché gli permetteva un viaggio gratuito in Israele (« ...ho ricevuto una telefonata da un caro collega, che mi chiedeva se mi sarebbe piaciuto un viaggio tutto pagato in Israele... erano a corto di 40 rabbini ... ho pensato che avrei potuto giocare con la mia crescente covata di nipotini»), leggiamo le seguenti frasi:

«L’acme della sinfonia fu raggiunto quando il coro, a cui si unì l’uditorio, cantò un ritornello in crescendo dello Shemà Israel.Ho potuto constatare quanto i cattolici là presenti ci tenessero ad affermare che il Dio dei Giudei è anche il loro Dio, e che Dio è Uno. Come spiegherò, si tratta di un importante e positivo cambiamento nella Chiesa Cattolica da non prendersi alla leggera.»

È evidente che il buon rabbino, che ha fatto un resoconto molto acuto di ciò a cui ha assistito nei giorni di vacanza insperata e gratuita presso la Domus Galileae, ribattezzata da Kiko "il nuovo Vaticano", ha ben compreso che la dottrina della Chiesa Cattolica, così come incarnata nei kikos, stava cambiando, e che la Trinità di Dio stava diventando più evanescente.

Tanto più che Kiko li aveva supplicati di non convertirsi al cattolicesimo, in quanto:
«noi consideriamo che la vostra missione come popolo ebreo è molto importante: voi siete il vero olivo che sostenete noi. L'elezione su di voi, per noi, è irrevocabile, siete voi il popolo eletto e noi insegniamo ai fratelli in tutte le comunità del mondo, migliaia e migliaia, l'amore a voi»
Le untuose parole di Kiko avranno suscitato il compiacimento di rabbini come David Rosen, che, anche in un recente incontro nell'ambito del dialogo interreligioso, ha dichiarato che i cattolici non dovrebbero definirsi "il" nuovo Israele, ma al massimo "un" nuovo Israele.

Pasqua giudea neocat del martedì santo

I rabbini si saranno rallegrati  doppiamente, visto che essi stessi conoscono molto bene ciò che l'apostolo Paolo spiega con tanta chiarezza, e che Kiko Argüello volutamente dimentica, e cioè che sono i cristiani ad essere coeredi di Gesù, ed eredi di Dio (Rm 8,16-17), sono i cristiani l'olivo selvatico innestato sulla radice nobile al posto dei rami originali (il vecchio Israele) e quei rami potranno essere di nuovo fertili solo se si convertiranno a Lui, per essere nuovamente innestati sul vero olivo (Rm 11, 24).

Trenino alla Domus Galileae con rabbini e prelati neocat

Tornando allo Shemà Israel: 
riporto anche ciò che ha dichiarato il rabbino Daniel Allen dopo la convivenza dei rabbini secretata del 2017:
"Essi (i Neocatecumenali) amano i Giudei, onorano e studiano la Torah, sostengono lo Stato di Israele ed hanno inserito come punto fondamentale del loro essere cattolici la recita dello Shemà e la fede in esso".
Ed infatti non è raro trovare, digitando l'hashtag #neocatkids, video di bambini del Cammino che recitano fedelmente il testo del canto "Shemà Israel".

Naturalmente dobbiamo dire che, come sempre, o almeno come succede per il 99% dei canti neocatecumenali del Risuscitò, ritenuti fedelmente biblici, in realtà il testo non riporta con accuratezza  i versetti citati in parentesi sotto il titolo: quando si espungono interi scomodi versetti, quando si modificano, quando si integrano, quando si interpretano assai liberamente e secondo la dottrina eterodossa di Kiko e Carmen.


In particolare, nella seconda parte della strofa dello "Shemà Israel" del Cammino, il solista canta:
"Questo è il primo comando della vita il secondo è simile a questo. Ama il tuo prossimo come te stesso, fa questo e avrai la vita eterna".
In Deuteronomio non si ritrova certo questo concetto del comandamento "nuovo", cioè oltre all'amore a Dio anche l'amore al prossimo come a sé stessi.(Gv 13,35).
Gli episodi evangelici a  cui questa seconda parte della strofa dello Shemà Neocatecumenale si ispira sono principalmente due:
la risposta di Gesù al giovane ricco che gli chiedeva come fare "per avere la vita eterna" e ciò che Gesù dice allo scriba che gli chiede quale sia il primo dei comandamenti:
(«Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici» Marco 12,28-34). Infatti la frase "Ama il tuo prossimo come te stesso" la ritroviamo in Levitico 19,18, insieme ad altre prescrizioni che non hanno nel testo biblico, valore di comandamento.
Gesù che prega nella Sinagoga
secondo la visione di Kiko

Ma la citazione biblica, posta in dimensione evangelica inserita nel canto dello Shemá, sotto ambedue i profili, è incompleta, perché allo scriba, vedendo che aveva risposto saggiamente, Gesù disse: «Non sei lontano dal regno di Dio», mentre al giovane ricco al quale rispose che deve rispettare i comandamenti e poi, saputo che già li onorava, spiegò più chiaramente: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi» (Marco 10,21)

La vita eterna infatti secondo la dottrina cristiana e più specificatamente cattolica, non viene dall'ascolto della Scrittura e neppure dal rispetto dei comandamenti di per sè, ma da quel "vieni e seguimi", cioè dal Battesimo, in cui ci rivestiamo di Cristo divenendo nuove creature.
Infatti, mentre celebra questo Sacramento, il sacerdote rammenta per ben quattro volte che la vita eterna viene donata, al battezzando come già è stata donata a tutta la comunità: nella benedizione dell'acqua, nel rinnovo delle promesse battesimali, nella unzione con il Sacro Crisma e nella consegna della veste bianca.
Sono invece i protestanti, a credere che la vita eterna venga dall'ascolto della predicazione e dall'accoglimento nella propria vita di Gesù come personale Signore e Salvatore: si tratta di una salvezza che non ha bisogno dell'azione di Dio attraverso il battesimo.

Così succede che il neocatecumenato kikiano, percorso per la riscoperta del Battesimo, ancora una volta invece, si rivela essere il peggior negatore del significato del lavacro battesimale e della sua forza sacramentale

Secondo quanto credono i protestanti, e, per merito di Kiko e del suo filo-ebraismo e cripto-protestantesimo esasperato, i Neocatecumenali. E i frutti di questo "libero esame" della Scrittura, si vedono e si leggono ogni giorno.

lunedì 18 marzo 2019

Provate a riflettere: se ad un certo punto avessimo la certezza che lo Spirito Santo non parla per bocca dei catechisti di Kiko, cosa rimarrebbe di quello che dicono? Messaggio ai neocatecumenali.

Egli tiene in  pugno la vostra vita:
solo voi potete sottrargliela
Facciamo nostro l'appello che Nicola rivolge ai neocatecumeni - abbiano o non abbiano finito il cammino - che ancora continuano alla sequela di Kiko, degli itineranti e dei loro diretti catechisti:


Lo scopo di questo blog è quello di indurre i lettori a riflettere.

E aggiungo che, se non bastasse quello che scriviamo qui sul blog, su internet se ne trovano tanti altri, in altre lingue, scritti da persone che vivono in altri paesi. E indovina un po'? Anche loro scrivono, in sostanza, quello che scriviamo noi.

Cos'è più probabile: che ci sia un complotto globale, in vari paesi, contro il CNC, oppure che tanta altra gente si sia accorta di ciò che non va nel CNC?

Se qualche neocat ci sta leggendo in questo momento, vorrei mandar loro questo messaggio:

Non accontentatevi di quello che vi raccontano i catechisti. Se avete dei dubbi, sono SEMPRE legittimi, e mai "parole sussurrate dal demonio", "parole dettate dall'egoismo", o assurdità del genere.
Ogni dubbio merita di essere approfondito, non soppresso, e non accontentatevi delle risposte auto-referenziali del catechisti.
Diffidate da tutti quelli che dicono che "lo Spirito Santo parla per bocca loro": è solo un modo vigliacco e sacrilego di zittire le domande scomode. Il CNC non è nemmeno il primo gruppo religioso che usa questa tecnica: la storia è piena di sette, più o meno grandi, in cui le domande scomode venivano zittite proprio in questo modo.
La Verità non teme confronti.

Chiedetevi da dove ha preso le liturgie,
da dove ha preso le interpretazioni dei Vangeli.
Chiedetevi come mai vogliono tutti i vostri soldi. Chiedetevi come mai sono così esosi, e voi ricevete così poco in cambio. Siete sicuri che la vostra vita sia veramente migliorata, da quando siete in cammino? Tutti gli impegni settimanali, le serate, le convivenze, le trasferte, ecc., hanno portato un miglioramento alla vostra vita, oppure vi hanno apportato un peso via via sempre più insopportabile?

Se pensate che qua ci stiamo inventando le cose, cercate altrove su internet: cercate altri siti in cui ex-neocatecumenali hanno riportato le loro testimonianze. Ce ne sono parecchi, sia in italiano che in altre lingue. Cos'è più probabile: che ci sia un complotto a livello globale, in più paesi, contro il Cammino, oppure che il Cammino EFFETTIVAMENTE provochi il dolore descritto da quegli ex-membri ovunque, essendo un prodotto esportato in un "format" uguale in tutto il mondo?

Fatevi delle domande, perché sono queste che i "calibri alti" del Cammino temono di più: chiedetevi dove finiscono tutti i soldi che gli date, chiedetevi da dove hanno preso le loro liturgie, chiedetevi da dove Kiko ha preso quell'interpretazione così peculiare dei Vangeli (che contraddice qualsiasi altra interpretazione, e nota bene: Kiko non ha nessuna preparazione a livello teologico, è solo uno che ha preso in mano il Vangelo e ha detto "secondo me è così").
Chiedetevi se avete effettivamente fatto qualcosa di male per sentirvi in colpa di continuo; chiedetevi se è vero che siete degli "schifosi peccatori", anche se siete brave persone dedite al lavoro e alla famiglia.
Chiedetevi come mai alcune persone sono costrette a inventarsi dei peccati commessi da riferire durante quelle tremende assemblee-interrogatorio, altrimenti vengono etichettati come persone disoneste che non vogliono "aprirsi ai fratelli". Provate a vedere, nei Vangeli, se Cristo ha mai sottoposto qualcuno a una simile umiliazione.

Chiedetevi perché dovete chiedere sempre scusa, anche se non avete mai fatto nulla di male, fino ad arrivare al caso paradossale in cui dovete chiedere scusa a chi vi ha fatto un torto perché "avete nutrito rancore nei suoi confronti".

Provate a pensare: se ad un certo punto avessimo la certezza che lo Spirito Santo non parla per bocca dei catechisti, cosa rimarrebbe di quello che dicono? Insegnamenti validi, o deliri da parte di persone che non sanno di cosa stanno parlando?

Sedotti e abbandonati...
in quale stato vi ha ridotti!
E ricordate una cosa: in questo blog, non critichiamo i neocatecumenali. Critichiamo il Cammino Neocatecumentale, un mostro istituzionale che mastica i suoi membri e li sputa dopo averli privati dei loro beni e della loro autostima e fiducia in se stessi. Se qualche persona merita la critica, sono i fondatori che l'hanno creato, e i catechisti che contribuiscono a diffondere i suoi comportamenti oppressivi, come i kapò dei campi di concentramento.

E se vi rispondono "il Cammino Neocatecumenale non esiste da solo, il Cammino Neocatecumenale SIETE VOI", non gli credete: se foste veramente voi, allora avreste il diritto di fare delle domande, di esprimere la vostra opinione, e di rimuovere dal Cammino ciò che è inaccettabile. Ma questo diritto, voi non ce l'avete: e non ce l'hanno nemmeno i catechisti. Quindi, è evidente che il CNC non siete voi, ma è qualcun altro. Qualcun altro che si sta approfittando della vostra buona fede, perché NESSUNO, in questo blog, pensa che siate meno intelligenti: al contrario, vi consideriamo persone che ad un certo punto erano in cerca di risposte e di una via da seguire, e qualcuno senza scrupoli si è approfittato della vostra fiducia.


(da: Nicola)

sabato 16 marzo 2019

Come agisce la discontinuità? Con un discorso fluido e mai definitorio. Parole nuove che velano l’antica Sapienza

Il compito di svelare le sorgenti
 non è solo del Poeta
ma anche del Testimone.
E soprattutto del Maestro.

Dice il filologo: “La parola è come l'acqua di fonte, un'acqua che ha in sé i sapori della roccia dalla quale sgorga e dei terreni per i quali è passata”. Le parole hanno il loro peso e incidono nella comunicazione e quindi nella conoscenza nella misura in cui sono portatrici e veicolano tutto lo spessore della realtà che significano. Nella nostra epoca oscura e caratterizzata da confusione e disorientamento anche le parole hanno perso la loro pregnanza, non sono più feconde luminose e incandescenti del fuoco originario della Verità, ma diffondono il pallido chiarore lunare di un significato originario attenuato, diluito o spesso addirittura sovvertito. Molte di esse addirittura sono sparite dall'orizzonte della fede annunciata e trasmessa alle nuove generazioni. Basti pensare a termini come espiazione, vittima, sacrificio, redenzione.

La studiata ma colpevole strategia modernista ha usato la dichiarata non-dogmaticità del Concilio Vaticano II come varco per introdurre nella Chiesa novità dottrinali attraverso la ‘pastorale’; con l'accortezza, quindi, di non intaccare de voce il Depositum fidei, ma operando de facto la sua mutazione attraverso un linguaggio affascinante e coinvolgente, sentimentale e soggettivista, centrato sull'uomo e sulla sua “nuova consapevolezza” della Chiesa, fondata sul personalismo e non più sulla Rivelazione. Un linguaggio non definitorio per scelta perché solo rimanendo in bilico sul dire e non dire si possono veicolare alcune interpretazioni piuttosto che altre.

[...]

Le strategie e gli arcani del cammino neocatecumenale

Chissà come intendono “aprire la gabbia del linguaggio” dalle parti del Pontificio Consiglio per i Laici o della Congregazione per la dottrina della Fede a proposito del Direttorio Neocatecumenale appena approvato, coacervo di diversi volumi, del quale è legittimo affermare:  ...che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa, perché contiene l’Arcano e per questo non viene pubblicato! Può esistere una sorta di ‘catechismo’ cattolico non a disposizione di tutti i credenti che volessero conoscerlo o di chi aderisce al movimento che lo usa? Eppure molte diocesi hanno attuato la cosiddetta “conversione pastorale” a questo metodo chiavi in mano, nelle mani esclusive di iniziatori e catechisti, loro pedissequi ripetitori ed esecutori per quanto concerne le rigide ‘prassi’, persino quelle che violano il “foro interno” delle persone,  costrette a rivelare in pubblico i loro segreti più intimi.[1]

Si usa il nuovo lessico per definire nuove prassi: la conversione  è ri-orientamento del cuore e della vita al Signore, mentre la CEI per conversione pastorale intende “cambiamento di rotta” in senso pastorale, cioè di prassi con la quale si vuole formare e condurre il popolo dei fedeli: significa che la Chiesa intende cambiare rotta e prassi? Ma, in questo caso, la “conversione” avviene nei confronti di un “metodo” – che fa di sé un assoluto e che purtroppo si identifica col Signore – non nei confronti del Signore.

Riguardo alle sue catechesi e alle sue prassi, ad esempio, il Cammino neocatecumenale, continua a magnificare l'arcano, e conosciamo tutti la differenza tra “ascoltare” e “leggere”, che si continua a sottolineare, come se la “sorpresa” di ciò che accade ne giustificasse l'efficacia... ma non è lo Spirito che opera nell'annuncio? Che bisogno c'è di strategie, di metodi psicologici manipolatori o di arcani? Quello che conta è se nelle parole annunciate e nel cuore di chi le pronuncia c'è Verità che è una Presenza: quella del Signore... e allora le parole possono cambiare. Anzi, se sono parole autentiche non schemi rigidi, come accade in questa realtà ecclesiale, di fatto cambiano per ogni situazione a seconda del bisogno di chi ascolta, non del progetto di chi addottrina... E può esistere nella Chiesa cattolica una catechesi ed una prassi che continua a rimanere ‘segreta’, ma è di fatto utilizzata per la “nuova evangelizzazione”? 

L'insegnamento cristiano non è una dottrina né un fare gnostico e anche molto ebraico; è un incontro, un fatto, ma è soprattutto la narrazione e quindi la condivisione di un evento che le parole di Salvezza provocano per effetto dello Spirito e della buona volontà di accogliere e operano nella semplicità... non c'è bisogno di creare l'atmosfera, il clima, i canti, l'emozionalità esasperata, quei questionari, quella catechesi, quel percorso a tappe uguale per tutti, quei martellamenti... Se il cuore non assapora il Sacro Silenzio da cui le parole scaturiscono e nel quale prendono vita, gli ammaliati staranno tanto bene (momentaneamente, resta da vedere alla distanza), ma al cuore non succede nulla, rimane nella ‘morte’ anche se l'allegria lo frastorna, lo scuote e lo inganna.

E neppure c'è bisogno di “Aprire la gabbia del linguaggio” per favorire una comunicazione più efficace e feconda e un impegno concreto perché l'evangelizzazione sia realmente nuova, come dicono i nuovi ‘guru’ dell'evangelizzazione che vanno per la maggiore.

Si possono cambiare tutti i linguaggi del mondo, ma se nel comunicare dei parlanti manca la Parola Viva, che è il Signore (e che è quella che rende veri parlanti), allora c'è bisogno di trovare strategie comunicative e linguaggi nuovi... invece il linguaggio dell'Amore è uno solo ed è sempre quello. Servono solo veri parlanti portatori della Presenza del Verbo, che sappiano tirar fuori dal tesoro del loro cuore, per ogni situazione cose vecchie (la Rivelazione ricevuta) e cose nuove (l'attualizzazione necessaria per il momento che si sta vivendo), che il Signore ogni volta fa germogliare come “ruscelli d'acqua viva”, che portano la Sua Vita qualunque situazione e qualunque cuore ‘tocchino’.


1. “Conversione pastorale” viene indicata dal Documento CEI per il primo decennio del nuovo millennio “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”.  Un saggio significativo sul tema qui.

venerdì 15 marzo 2019

Saluti a un amico


Risultati immagini per angelo in preghiera statua
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Ricòrdati del tuo creatore
nei giorni della tua giovinezza,
...prima che vengano i giorni tristi
prima che si oscuri il sole,
la luce, la luna e le stelle
e ritornino le nubi dopo la pioggia;
...prima che si rompa il cordone d'argento
e la lucerna d'oro s'infranga
e si rompa l'anfora alla fonte
e la carrucola cada nel pozzo
e ritorni la polvere alla terra, com'era prima,
e lo spirito torni a Dio che lo ha dato.
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
e tutto è vanità.

(Qo 12,1-2.6-8)


Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità. Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.
Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
La morte è stata ingoiata per la vittoria.
Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?

Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!

(1Cor 15,50-56)


Niente altro vien da dire, se non che davanti alla morte il mistero della vita umana raggiunge la sua vetta più alta. Tanto più quando a morire è un amico, un uomo gentile e premuroso, colto, riservato, mite. Un uomo retto che amava la Chiesa, che amava Cristo e la Vergine Maria con tutto se stesso ma senza farne un vanto, senza aver bisogno di ostentare, perché ciò che viveva dentro di lui era palese per chiunque gli avesse parlato.
Lui che sapeva combattere per difendere il deposito della Fede con arguzia e ironia, usando con cuore e dolcezza i talenti che Dio gli aveva donato.
Lui che Dio ha chiamato alla più grande di tutte le prove, l'ultima delle grandi battaglie. Agli occhi del non credente la sua morte sembrerà una sconfitta, ma noi sappiamo per fede che invece egli è vincitore in Cristo Gesù, perché è andato nel riposo, a incontrare il Suo Creatore.
Mi mancheranno le sue parole, e vivrà con me il rammarico di non esser riuscito a dargli l'ultimo addio.
Mancherà a tutti noi, che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo.

Addio Lino, grazie per ciò che sei stato. Prega il Padre per noi che dobbiamo ancora resistere in questa valle di lacrime.


PERCORSI

Stringiti al petto amico, stretto abbracciami,
la via curva davanti ed oltre il gomito,
tra pochi metri di cammino sdrucciolo,
saremo al bivio che divide gli uomini.

Tieniti al braccio e non restare immobile,
niente c’è nella vita inseparabile,
chi si ricorda d’un taglio cesareo,
di quello del cordone chi può gemere.

Tra un mese sembrerà passato un secolo
ma non è stato il nostro un viaggio futile,
mi resteranno in mente i tuoi vocaboli
coi quali descrivevi l’indicibile.

Tu m’hai mostrato schiudersi crisalidi,
farfalle uscire da forme terribili,
fiori spuntare da terreni aridi,
api affamate dai roveti suggere.

Ed io t’ho fatto udir vagiti flebili
d’anemoni precoci, ai loro brividi
tremato abbiamo e redarguito Zefiro
che troppo presto ne rapisce i pollini.

In te ho visto in volto il Dio invisibile
specchiandomi nei cristallini umidi,
io t’ho svelato Iddio che il cor vivifica
fondendo una preghiera ed una lacrima.

Ancora pochi passi, amico, stringimi,
il bivio ch’è davanti può confondere,
che sia la strada tua piana ed agevole,
ti penserò per rischiarare tenebre.


Lino Lista

mercoledì 13 marzo 2019

Annuncio di Quaresima 2019: un'occasione come un'altra per Kiko di soggiogare a sé gli adepti spogliati di tutto e costretti al peggior proselitismo.

Sagra paesana dei prodotti ortofrutticoli
Siamo proprio sorpresi e allibiti. Per la prima volta in 50 anni Kiko non riporta, per l'annuncio di quaresima, la consueta catechesi trita e ritrita delle tre tentazioni (Mt.4,1-11) ma punta dritto al suo obiettivo oramai dichiarato: scardinare definitivamente i suoi seguaci da ogni altro contesto - familiare, lavorativo, sociale: tutte idolatrie da odiare - per essere pronti e disposti in ogni momento e ad un solo cenno di comando ad andare ad ogni parte, per la diffusione del suo "potente cammino".

Da pag. 6 a pag. 12 dell' Annuncio Quaresima 2019 di Kiko Arguello. Roma.
Seminario Redemptoris Mater (28 febbraio 2019).
Luca 14:25-3525Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27 Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. 33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
34Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà? 35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda».
Kiko parla, con la stola sacerdotale,
intimando comandi perentori a cui lui mai si è sottomesso.
Nella penombra un fantasma lo ispira e lo assiste:
la Carmen..."me ne vado ad ogni parte" ...
Intanto dov'è lei, lì lo aspetta.
Questa la Parola del Vangelo, scelta e proclamata da Kiko per l'Annuncio di Quaresima 2019.
In essa la sintesi di tutta la sua dottrina riduttiva: Odiare (nel vero senso italiano della parola, non nel senso inteso dal Vangelo) gli affetti più cari, rinunziare a tutti i propri averi, obbedire per sempre a lui.

Intanto ai camminanti basta ascoltare la proclamazione di questa parola per riportare alla mente, ipso facto, un concentrato di tutta l'opera che il neocatecumenato ha compiuto o sta compiendo in loro. Stupefacente!
Ci chiediamo: che collegamento ha tutto questo con la preparazione a vivere la Santa Quaresima?
Se non l'unico senso di predisporre, in questo tempo forte della Chiesa come in qualunque altro momento che scandisca il cammino, coloro che ascoltano a cedere in modo totale la loro volontà, la loro vita, tutti loro stessi nelle mani di Kiko?
Questo sempre più, nello scorrere degli anni, in maniera marcata. Kiko è insaziabile, più ne ha più ne vuole. Così con tutto: adepti, famiglie da mandare in missione, vocazioni femminili per vari usi, ragazzi da mettere nei suoi seminari e, ancora, sempre più seminari, sempre più domus, sempre più "catecumenium"... tutto così.

In questo ultimo annuncio appare evidentissimo ed è sconcertante addirittura.

Basta scorrere le 16 pagine appena del predicozzo kikiano per rendersene conto, senza lasciare alcun margine al dubbio (pensiamo che per ascoltare questa squallida predicazione gli itineranti si sottopongono tutte le volte a lunghi spostamenti, andata e ritorno, dalle loro zone a Roma).
La parola di Kiko, sempre più povera, non offre alcuno spunto, anche lontanamente ispirato, al bene spirituale di chi lo ascolta.
Un ininterrotto unico martellante lavaggio del cervello, per inculcare sottomissione assoluta, pronta obbedienza, dedizione  totale - contro tutto e tutti, in primis contro se stessi e la propria dignità di persone - a Kiko e a Kiko solo e alla sua suprema causa.

Kiko prepara astutamente il terreno così:

"Che posso dirvi per aiutarvi in questa Quaresima? La Quaresima è un tempo che ricorda i quaranta anni nel deserto, dove il Signore preparerà il suo popolo... E come preparerà questo popolo? Prima di tutto deve conoscersi, per questo dice: “Ti ho portato nel deserto perché tu imparassi che cosa avevi nel cuore, se eri o no disposto a obbedirmi” (Cfr. Deut. 8,2)....
...Questo è interessante perché anche noi, per divenire il popolo di Dio, dovremo essere preparati dal Signore, e la prima cosa che fa il Signore è portarci nel deserto perché impariamo a scoprire cosa abbiamo nel cuore, se siamo o no disposti a obbedire al Signore, a divenire il popolo del Signore... e la cosa più importante della nostra vita è il Signore. Per questo dice Gesù Cristo: “Chi non odia il padre e la madre, chi non odia la sua propria vita non può essere mio discepolo”, perché la cosa più importante della vostra vita adesso è che siete il popolo di Dio, che Dio vi ha scelto per manifestarsi attraverso di voi."

Sostituite a "Signore" "Kiko" e... il gioco è fatto!

Due cose afferma Kiko che assumono nel contesto neocatecumenale un senso ben preciso e ben noto a tutti i camminanti, per averlo vissuto sulla loro stessa pelle fin dal giorno che sono entrati in comunità:
  • dobbiamo imparare a scoprire cosa abbiamo nel cuore...
E qui è descritto tutto il percorso iniziatico che conduce alla scoperta di "essere un peccatore che non può non peccare", nella comunità "il peggiore di tutti" che "non deve giudicare mai i fratelli"....
  • ...e se siamo o no disposti a obbedire al Signore ​(leggi Kiko)
Questo il fulcro attorno al quale ruota tutto il Neocatecumenato: obbedienza cieca a Kiko (tuo "catechista" per volontà di "Dio" e tuo unico signore) e ai catechisti che lo stesso Kiko un giorno ha inviato alla tua vita. E questo per sempre.

Abbiamo qui l'ennesima plastica conferma della furbesca strumentalizzazione che Kiko fa,  a suo unico vantaggio , della parola di Dio che attinge dalla sua inseparabile Bibbia che porta sempre sottobraccio, addomesticata a dovere.

I due pilastri portanti del Cammino Neocatecumenalela distruzione di ogni autostima con la terapia "del fango" svelata da Lino Lista, che ti mette senza scampo in pugno ai catechisti - dai quali dipende tutto il tuo cammino e ogni tua scelta - annullando ogni barlume di bene che, per avventura, si affacci alla tua mente in modo autonomo e votarti totalmente al cammino, prodigandoti in ogni modo per la sua diffusione e crescita e vivendo solo in funzione di questo grazie all'obbedienza irrazionale di tutti gli adepti, pretesa con violenza dai ricalcitranti: "Hai finito il cammino e ancora non hai imparato ad obbedire A ME?". Questa obbedienza cieca garantisce ai camminanti - secondo la predicazione martellante di Kiko stesso - di "fare la volontà di Dio" che è, ovviamente, sempre e soltanto la volontà di Kiko.

Dopo questo e prima di andare oltre per raggiungere i suoi scopi precisi Kiko mostra ai fratelli radunati come la Quaresima (finalmente appare la Quaresima, ma solo in funzione strumentale ai suoi beceri fini egoistici) deve aiutarli a prepararsi per compiere la kikomissione.

Porto San Giorgio: classico clima
del giorno del "sorteggio" per mandare "ad ogni parte"
Kiko gioca con la vita dei fratelli e avviene il miracolo:
il tavolo del convito si trasforma per una volta in "ara sacrificale"
...e Kiko se la ride...lui solo
La Quaresima è il tempo che deve portare i fratelli camminanti, nella prossima Veglia di Pasqua, a...
"...lasciare nella piscina battesimale... la salma dell’uomo della carne, dell’uomo vecchio. Ma non è facile lasciare l’uomo vecchio, prima di tutto perché non sappiamo cosa dobbiamo lasciare in quanto non lo conosciamo... [ndr. di fartelo conoscere si premurerà il cammino] ...il Signore vuole distruggere in noi l’uomo egoista, che cerca in tutto se stesso, l’uomo della cupidigia, attaccato al denaro, attaccato alle sue proprie idee, l’uomo che fa della sua vita una cosmogonia, un cosmo nel quale lui è al centro per soddisfarsi, essere felice. Questa è la missione della vita? Questo è un errore terribile. Dio vuole che questo uomo vecchio sia veramente distrutto, lasciato nelle acque del nostro Battesimo, perché questo è il Battesimo. Ma il Battesimo non è una cosa magica, deve contare sulla nostra adesione, per questo c’è il catecumenato, un tempo nel quale l’uomo possa scoprire che significa essere cristiano e come mi preparo a questa realtà, che il Signore faccia in me questa opera. Questa opera consiste nel distruggere in noi l’uomo della carne, l’uomo del peccato, l’uomo dell’egoismo, l’uomo del denaro, e possa nascere in noi un bambino." [ndr. ma Kiko, pronunciando queste parole che sono il suo perfetto autoritratto, si presenta ai suoi come colui che, dopo tante Veglie Pasquali, sta al punto di partenza perché ad oggi nelle acque del Battesimo non ha lasciato ancora un bel nulla della sua cosmogonia megalomane e kikocentrica. Qualcuno può forse dimostrarci il contrario?]
Kiko mette, a questo punto del discorso, davanti agli occhi dei suoi ascoltatori stupefatti l'immagine del bambino. Gli fa comodo certo! E come bambini li tratta, totalmente nelle sue mani, e li porta dove egli vuole.

E siamo alla parte finale, ci avviciniamo al traguardo, alla buon'ora, al quale Kiko abilmente tutti conduce. Mentre intanto ci siamo dimenticati che stiamo ascoltando un annuncio di quaresima! Perfino dimentichiamo cosa sia la quaresima!

Kiko mostrerà ora come Dio ama.

Invito a leggere con molta attenzione i passaggi dell'annuncio che si mettono in evidenza di seguito e che descrivono la riduzione del mondo in cui i camminanti vivono, per volontà di Kiko, al solo universo kikiano fatto di comunità chiuse, di fratelli da non giudicare, di chiamata a partire a evangelizzare per mostrare al mondo un amore che ha fatto intorno all'eletto prescelto terra bruciata, dopo averlo isolato da tutto il resto, e averlo messo perfino contro gli affetti più cari.

Insomma una contraddizione in termini.
Ma che amore è mai questo che ti spinge a rinnegare coloro a cui Dio stesso ti ha unito? Attraverso il Sacramento del matrimonio, ad esempio, ti ha unito a tuo marito o a tua moglie. Ti ha stretto con obblighi primari di assistenza e di educazione ai tuoi genitori o ai tuoi figli. E chi più ne ha più ne metta!
Per amare solo Kiko (come canta lo Shemà del Cammino con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze) e mettersi al servizio della sua opera, in ultima analisi, bisogna odiare tutto il resto: da se stessi, ai propri cari, ai propri beni, alle proprie aspirazioni di vita, ai propri desideri e ai propri progetti; tutto è sacrificato a Kiko: il Moloch, l'Idolo insaziabile, Unico dio e signore della loro vita.

Sostituite a "Dio" "Kiko" ancora una volta e tutto sarà chiaro come la luce!

"Dio sta portando avanti la nostra vita e ci sta mostrando un pochino come ci ama, e in questo amore c’è la vostra comunità, c’è il Cammino, ci sono io, c’è Maria Ascensión, c’è il padre Mario, c’è Carmen, c’è l’itinerario di educazione alla fede, c’è tutto quello che sta facendo il Signore (sic!).
...Per questo la Quaresima è un momento nel quale dobbiamo seriamente riflettere su chi sono io, cosa sia il Cammino e cosa vuole Dio da me. Dio vuole da te che accetti che Dio ti ami totalmente, totalmente, come uno, e ti invita a vivere questa Parola: “Chi non odia suo padre, sua madre, sua moglie, i figli, il lavoro e la sua propria vita, non può essere mio discepolo”. Chi non odia la propria vita, ossia noi dovremmo rinunziare a noi stessi e consegnare la nostra vita a Cristo e dire: “Signore, fai di me quello che tu vuoi. Vuoi abitare in me totalmente? Non hai paura che io ti cacci via, che commetta stupidaggini? Vuoi essere in me? Ma come è possibile?”. Eppure Dio vuole essere perfettamente uno in me, e non solamente uno in me, ma nella comunità, in ciascun fratello. È Parola di Dio nel Vangelo per la comunità: “Se siete perfettamente uno il mondo crederà” (Gv 17,23). La nostra missione di evangelizzazione nel mondo non è all’esterno, è all’interno della comunità nell’essere perfettamente uno...

...Che dici, Giancarlo, siamo uno? Per essere perfettamente uno, Giancarlo deve rinunziare alla sua vita totalmente, deve perdere la sua vita, odiarla, essere qua facendo la volontà di Dio. Non ha più volontà sua, non ha storia, non ha futuro, non è amareggiato per qualche motivo; e così tutti: chi non odia la sua propria vita non può essere mio discepolo.(ndr. discepolo di Kiko, ovvio!)

Che significa odiare la vita? Che io mi trovo in questa chiesa, e non so chi sono, la mia vita non mi appartiene, sto facendo la vita di un altro, sto seguendo un Altro che mi ha portato qui a parlare della Quaresima. E domani? Non so cosa sarà della mia vita. Ma io non vivo in me, è Cristo che vive in me (cf Gal 2,20) (ndr. qui è blasfemo! Ma dai Kiko! Ma chi ti crede! Tu vivi la tua vita! E chi vive meglio di te?). Questo è molto profondo, molto serio: vivere in Cristo accettando che Lui porti la tua vita dove vuole e come vuole, sapendo che Dio è amore. (ndr. qui Kiko perfeziona il percorso, verso l'abbandono totale della vita altrui nelle sue mani...ohi loro!)"

Ora, in un continuo crescendo, Kiko esce sempre più allo scoperto e cadono definitivamente tutte le maschere, inesorabilmente!

Leggiamo ancora di seguito, mettendo - come sempre -  al posto di "Signore" "Kiko" e tutto apparirà manifesto nella sua cruda realtà!
No, davvero non serve aggiungere null'altro. Basta seguire con attenzione il verbo kikiano per trarre da soli le terribili e allucinanti conclusioni di tutto questo suo inqualificabile "predicare" che non si può sentire.

"Quando esce dall’acqua, nasce un bambino, una nuova creazione, una persona che ha dentro la partecipazione della natura divina. Questo è così grande che l’uomo che esce dall’acqua non ha più vita in se stesso ma è Cristo (Kiko) che vive in lui e quindi dice ciò che gli dice Cristo (Kiko). Andrà a vivere con i poveri, missionario in Madagascar, ecc. Lui non esiste, non è lui che vive. Dice S. Paolo: “Non sono io che vivo ma Cristo che vive in me” (Gal 2,20). Per questo domani mattina, quando ci alziano, diciamo: “Cristo Signore, cosa vuoi da me oggi? Vuoi che vada per la strada a chiedere l’elemosina? Lo farò. Vuoi che chieda l’elemosina alla porta della chiesa? Cosa vuoi da me? Farò quello che tu vuoi perchè non vivo in me, ma sei tu (Kiko) che vivi in me”. Pensa un po’: come devo vivere per essere più vicino a Cristo (Kiko)? Risponditi! Quella è la volontà di Dio per te. Cosa devo fare per essere più vicino a Cristo? Devo vendere i miei beni? Cosa devo fare? Come devo vivere? Domadaglielo e ti risponderà. Vuole che ti alzi come famiglia in missione? Io ti invio alla Patagonia, lì, al sud dell’Argentina. Abbiamo bisogno di missionari. Al principio sarai terrorizzato ma dopo arrivi là e vedi che è tutto nuovo, che Dio è con te e ti aiuta e sarai contento, più contento di adesso. Che devo fare con la mia vita? Continuare in comunità, continuare nel lavoro, accettare la vecchiaia, accettare…: cosa vuoi da me? Questo è il dialogo che dobbiamo fare tutti in questa quaresima. Signore (Kiko) cosa vuoi da me? Vuoi che mi preparo in questa Quaresima per realizzarlo nella Veglia Pasquale. Sono disposto! Quello che hai deciso che io faccio, che io riceva come un sigillo nella Notte Santa, lo farò! In quella Notte riceverò un sigillo e riceverò il tuo Spirito e partirò. Partire! Partirò dove tu vuoi, con mia moglie, o senza moglie, come tu hai deciso. I primi monaci lasciavano le mogli e andavano al deserto. (ndr. qui Kiko supera decisamente se stesso e si manifesta per quello che è, al di là sicuramente delle sue stesse intenzioni, poiché addirittura incita i più zelanti a lasciare anche la moglie, se necessario, per correre dietro a lui in perdizione!) Nel deserto non c’è niente, solo Dio, il silenzio e tu. In quel silenzio devi ascoltare il Signore che ti parla. Il deserto è parte della nostra formazione cristiana, il tempo del deserto. Tempo di silenzio, tempo per ascoltare con il Signore, tempo di vivere solo per lui (per Kiko): amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua intelligenza, con tutte le tue forze. Ascolta Israele! Odierai tua moglie, odierai tuo marito, odierai i tuoi figli. Chi non odia i suoi figli, chi non odia le sue sorelle, chi non odia suo padre, sua madre… Avete sentito? I fratelli, le sorelle, persino la propria vita non può essere mio discepolo. Dobbiamo lasciare il mondo tutti, altrimenti che facciamo qua? Noi non siamo più del mondo, il Signore vorrebbe che lasciassimo il mondo e andassimo con Lui, lo abbracciassimo, vivessimo con Lui. Stanotte, prima di andare a dormire, mettiti in ginocchio e dì: Signore, vieni da me, aiutami ad amarti, a volerti bene, si realizzi in me ciò che dicono i Padri del deserto: amare Cristo è l’unica verità, il resto è tutto vanità. Amare Cristo! (leggasi Amare Kiko!)
Siete qui per prepararvi per la Quaresima. Ho la missione di dirvi questo: in questa Quaresima dovresti fare degli esercizi spirituali per amare Cristo. Inventarti degli esercizi perchè il Signore vorrebbe più amore da parte vostra. Lui è amore per te, ma trova poca consonanza in te. Come si ama Cristo? Domandalo a Lui: Signore, donami il tuo Spirito, che con il tuo Spirito dentro di me ti possa amare con tutto il mio cuore. Sono disposta ad odiare mio marito, mia moglie, i figli, la mia carriera, tutto me stesso, sono disposto a odiare la mia propria vita. Essere in te uno, perfettamente uno in te. Vivere in Cristo è essere già nel cielo. La morte fisica non può più distruggere nulla, il Signore ha già preso possesso di te e ti ama e vorrebbe essere amato. Amare Cristo è l’unica verità, il resto è tutto vanità. È importantissimo per tutti noi. (ndr. un Amore che ti porta a disprezzare ogni cosa, a distruggere tutto. E' certo che: "La morte fisica non può più distruggere nulla"... cosa vuoi che abbia più da distruggere, dopo tutta questa devastazione?)
In questa Quaresima il Signore vorrebbe che la vivessimo così, desiderando che Lui ci amasse e che noi lo amassimo di più. Per questo facciamo le lodi in comunità, è il tempo per fare qualche sacrificio per amore a Cristo. Anticamente i contadini spagnoli rinunziavano al formaggio perchè era Quaresima. Si fanno sacrifici perchè la Quaresima è il tempo nel quale noi, imitando Cristo crocefisso, possiamo fare qualche piccolo gesto (ndr. aspettiamoci la prossima colletta: ora hanno comperato all'asta anche il Monte degli Ulivi in Israele, ma scherzate! Una spesa esagerata...coraggio fratelli la prossima colletta nel sacco nero è alle porte!) perchè Cristo sia più presente in noi e si risvegli l’amore a Lui. Amare Cristo è l’unica verità, il resto è vanità! Amare Cristo è l’unica verità nella tua vita, il resto è tutta vanità, tu sei tutto vanità perchè non ami Cristo. Tutto vanità! Amare Cristo! Per amore a Cristo sei disposto a fare un pellegrinaggio senza soldi, come facevano anticamente. Per amare Cristo che devo fare? Amare Cristo è l’unica verità, il resto è vanità! Pensalo, domanda a Cristo cosa devi fare per amarlo. Lui ti risponderà: “Fatti ultimo, il peggiore di tutti. Considerati l’ultimo, il peggio di tutti, togli da te i giudizi, togli da te ogni giudizio nei confronti dei fratelli della comunità. Considerati l’ultimo, il peggio di tutti, considera che dovresti stare in galera, rientra in te stesso e stai contento che ti ho chiamato e che per te la mia amicizia sia l’unica verità, l’unica bellezza, l’unica gioia. Amare Cristo, il resto è tutto vanità!
In questa Quaresima ci alziamo presto per pregare, pregare. Pregare il Signore, fare mezz’ora di preghiera, pregare il Rosario. Domandati: cosa devo fare per amarti? Che vuoi da me, Signore? Che perdoni i miei nemici! Senza dubbio. Che faccia elemosina! “Sì, va’ e vendi i tuoi beni e seguimi”. Ah, questo vuoi da me? Che venda tutto e ti segua? Sì!


Eccolo El Kiko! Alè! Animo fratelli!
Voi rinunziate a tutto.
Che a fare la bella vita ci pensa lui: da Panama e dintorni...
..."ad ogni parte"
“Buona cosa è il sale ma se il sale perde la forza di salare con cosa il sale potrà essere salato? Non serve nè per la terra, nè per concime o lo buttano via” (Lc 14,34). Avere sale! Il sale è la capacità di soffrire per i fratelli, per il Signore, per tutto. Ma coloro che perdono il sale perdono l’amore agli altri, perdono l’amore a Cristo e questo è gravissimo; per questo tutti dobbiamo essere disposti a piangere e a chiedere piangendo al Signore: “Abbi pietà di me, Signore, hai ragione: non ti amo per niente, sono un disgraziato, sono un poveraccio, aiutami tu ad essere ultimo, ad avere amore a te e amore ai fratelli, a considerarmi non degno della comunità, ad amare i fratelli della comunità, a servirli bene, ad essere cristiano. Aiutami tu, Signore, aiutami ad essere cristiano”. I Padri del deserto dicono: Considerati l’ultimo ed il peggiore di tutti. Guarda che cosa interessante: considerati l’ultimo ed il peggiore di tutti e non giudicare nessuno; considera che non sei degno di stare in una comunità, nè di essere cristiano, considera queste cose! Dovremmo tutti domandare al Signore con la preghiera: “Signore, aiutami tu, aiutami ad essere cristiano, aiutami ad essere come tu vuoi che io sia, se devo fare qualche passo e vendere i miei beni, o andare a vivere con i poveri, offrirmi come itinerante, dimmelo tu. Se questo significa guadagnare Te, tutto considero spazzatura pur di guadagnare Cristo” (Fil 3,8), dice S. Paolo. Tutto! Guadagnare Cristo! Che tu senta dentro amore a Cristo, vero, e tu gli offra la tua vita, che Cristo prenda la tua vita e con essa faccia un’opera grande di evangelizzazione, di salvezza per gli altri. O cosa vuoi fare, continuare così, senza essere nè freddo e nè caldo? Dice il Signore: Siccome non sei nè freddo nè caldo sto sul punto di vomitarti (cf Ap 3,15). Sono le parole più terribili della Scrittura, le più terrbili sono per il tiepido, per la gente che vive così. Perchè non sei nè freddo nè caldo sto sul punto di vomitarti. Il Signore vorrebbe che fossi vero, freddo o caldo, cristiano, profondamente cristiano, unito al Signore, amando il Signore.
In questa Quaresima dobbiamo pregare gli uni per gli altri. Io come vostro catechista, con Ascensión e P. Mario, pregheremo per voi, perchè si realizzi il disegno che Dio ha per voi in questa Quaresima. Non potete far passare questo tempo di Quaresima come niente, senza che si realizzi in voi la volontà divina e la volontà di Dio per voi è la vostra santità, la vostra santificazione. Signore che devo fare per essere santo? “Me lo chiedi davvero?” Sì! Chiedilo seriamente al Signore e lui te lo dice. So che la tua volontà è che io sia santo. Che devo fare per essere santo secondo la tua volontà? Devo lasciare il cammino? Sono disposto a lasciare tutto, cosa vuoi da me? “Sì, lascia tutto, e vieni con me”. Dove mi porti? “Al deserto, con me”. Dove vuoi che vada? Dovremmo essere disposti a fare la volontà di Dio al di sopra di ogni cosa. (ndr. Kiko! Ma quando te ne vai finalmente?... Nel nascondimento del deserto tu per primo, dando l'esempio?)
Avete sentito qui la Parola: chi non odia il padre, la madre, la moglie, i figli, le sorelle, non può essere mio discepolo. Anzi, chi non odia la sua vita. Signore, vuoi la mia vita? Eccola, prendila tu. Il Signore con me ha fatto così, mi ha portato a vivere tra gli zingari...." (ndr. il resto ve lo risparmio!)

(fine seconda parte;