lunedì 27 febbraio 2023

Annuncio di Quaresima 2023

Inizia la Quaresima e, mentre i fedeli cattolici normali si recano in parrocchia ad ascoltare il parroco che spiega il valore purificatorio di digiuno, preghiera ed elemosina, la Chiesa Autocefala Neocatecumenale riunisce a parte, nelle sue proprie strutture, il suo sacro concistoro, per ricevere la sacra parola del suo Neonapoleone Autoincoronato Kiko Argüello, il quale, dal canto suo, irradia coi suoi sacri lumi il valore spirituale di questo tempo liturgico e, già che c'è, pure gli IBAN per le cospicue offerte in denaro attese dai fratelli della base.

Leggiamo quindi il mamotretino stagionale dell'annuncio di Quaresima. Stavolta, o i ghostwriters del Cammino sono riusciti a ricalcare il Kiko dei vecchi tempi, cari lettori, oppure gli è proprio scappato di mano e parla a ruota libera, tronfio, mitomane ed autoreferenziale come siamo abituati a leggere nei vecchi mamotreti. I pochi elementi cattolici posticci non riescono a coprire eresie e sfondoni. E tanto meglio così, perché quando Kiko parla a ruota libera si vede bene a cosa vada incontro chi si avvicini al Cammino per la prima volta, proprio mentre nelle parrocchie si tengono le Catechesi Iniziali del Cammino Neocatecumenale.


Cominciamo bene, a pagina 3, con la notizia che la santadecategoriasuperiore si sta stufando di fare miracoli:

"Molti di voi siete stati a Madrid, all’apertura della causa di Beatificazione di Carmen. Penso che siate stati contenti. Tutti abbiamo vissuto un giorno di grazia, di grande comunione, di gioia: per potere vivere insieme questo momento così importante per noi, e per tutto il Cammino. Adesso già possiamo chiamare Carmen: “Serva di Dio”. E speriamo nel suo aiuto. Ci ha detto Charly, il postulatore della Causa, che dopo quel giorno è diminuito il numero di grazie ricevute; e dovrebbe essere tutto al contrario! Adesso dobbiamo notificare di più tutti i favori ricevuti per sua intercessione, perché questo può accelerare il processo."

Sarà un messaggio cifrato per Puntini, che ultimamente ha riferito solo un miracolo di Carmen ogni due post? Oppure, magari, la grazia vera - e già ottenuta - consiste nel fatto che, tramite questa diminuzione di miracoli, il Signore ci fa capire che la Serva Padrona sta chiedendo intercessioni e preghiere per sé, invece di dover aiutare gli altri, magari? Vedremo se il senso di pìetas dei neocatecumenali saprà superare l'ironia della sorte toccata alla fondatrice del Cammino, la quale, avendo disprezzato i Santi in vita venne proclamata santa a sua volta dopo morta, così che nessuno pregò per lei, né chiese Sante Messe per la sua anima.

Segue l'elogio funebre del Cardinale Pell e di Papa Benedetto XVI, a cui Kiko aveva augurato la morte per sottrarre il suo Cammino alle ben meritate correzioni. Subito dopo, e questo lo precisiamo per chi vive in zona sismica - e siamo tanti: non leggete a pagina 3, laddove Kiko dice, parlando del terremoto in Turchia: 
"Ad Antiochia ci sono tre comunità. La situazione è drammatica. La parrocchia cattolica è rimasta in piedi ma c’è 1 sorella morta sotto le macerie. Preghiamo per loro e per tante persone morte. Facciamo un applauso per loro."
Come successo per l'Ucraina, il "focus" è sempre e solo sul Cammino, cui appartiene la povera sorella deceduta sotto le macerie. L'applauso alle vittime è l'ennesimo rumore inutile sulle disgrazie altrui (che ben si coniuga col girotondo e il battimani ai funerali), da parte di questo grandissimo cafone della mente, del corpo e dello spirito.


Kiko conferma poi che il Cammino non dura affatto 7 anni come aveva promesso al Papa per ottenere l' "approvazione". Se i neocatecumenali usano questa bugia nelle salette, ebbene: è una bugia:

"Molti si scandalizzano di quanto lungo è il cammino, ma un albero quanto più ha radici profonde tanto più alto e forte cresce! Noi mettiamo radici, forti radici."

E anche: 

"E speriamo che i nostri preti non cadano nella trappola della religiosità naturale che è una trappola che può venire dal demonio."

Dunque Kiko spera che i "nostri preti" cioè i presbiteri del Cammino, il settore considerato più debole e incline a vizi e peccati, non cadano nella trappola della religiosità  naturale, che sappiamo essere, per Kiko, la santa devozione cattolica, che inevitabilmente li allontanerebbe dai loro compiti di "distributori di sacramenti" a loro assegnati nell'ambito delle comunità.

Il guru ci conferma anche che il Cammino non finisce in parrocchia come promesso inizialmente al Papa (cfr. mamotreto delle catechesi iniziali) per ottenere l' "approvazione". Soprattutto se questa parrocchia è fatta di gente a modo, che ha studiato un minimo di Catechismo e quindi non crede ad una sillaba dei discorsi di questo imbroglione:

"Dove finisce il cammino? In una parrocchia bene con gente borghese? No, fratelli! Evangelizzando per tutto il mondo, sicuro!"

Con i "borghesi", altrimenti detti "cattolici della domenica", non si vuole contaminare. A meno che non si mettano in fila con gli altri per autoaccusarsi ed umiliarsi pubblicamente in comunità. Ed ecco il solito ritornello:

"È necessario fare dei cristiani, preparare cristiani autentici con delle radici, con delle crisi, con problemi, con sofferenze, e questo richiede molto tempo. Una fede che  non sia basata soltanto sul sentimento, ma che sia basata sulla storia, sulla risposta a Dio  nella storia e sul combattimento...Essere sufficientemente umile per essere paziente con me stesso, con i miei difetti, ecc., non è facile!"

Forse che Kiko vuole insegnare la pazienza cristiana indispensabile nelle inevitabili difficoltà della vita? Purtroppo sappiamo bene che no. Quando il guru accosta le parole "autenticità" e "sofferenza" vuole intendere che, finché i fratelli non ammettono pubblicamente che la loro esistenza prima del Cammino era fango e che, grazie al Cammino, hanno capito di essere stati ciechi, non saranno graditi al sistema. Chi non è passato per il Cammino può ugualmente rendersi conto di questo fatto, leggendo i dialoghi di scrutini nel mamotreto del secondo passaggio.

Ovviamente questa implicazione vale anche al contrario: se vai a dire ad uno di questi catechisti fanatici che tutto sommato sei tranquillo e confidi nel Signore, se il catechista è particolarmente kikizzato rischi di trovarti un avvoltoio che aspetta solo una tua caduta, per poter esultare con un: "e lo sapevo!". Per convalidare le persone, Kiko vuole prima vederle sbriciolate e poi rincollate a modo suo, durante un tempo molto lungo.


Ricordiamo anche che la tesi che per essere cristiani occorra fare un simile corso di laurea, l'ha sostenuta pubblicamente anche don Pezzi in una recente intervista. Ma la Chiesa allora che battezza i bambini appena nati, con la fede vicaria dei genitori e dei padrini, e che forma sacerdoti in pochi anni di Seminario, ha sempre sbagliato tutto? Ci vogliono trent'anni per formare un cristiano autentico, con l'ausilio dei testi sgrammaticati di Kiko e la costante protestantizzazione della dottrina e mistificazione dei Sacramenti?

Notiamo poi che per il guru spagnolo il combattimento  non è  finalizzato al perfezionamento di sé, per amore di Dio e del prossimo, ma ad essere pazienti con se stessi e con i propri peccati, come ricordato nel suo "Inno allo Spirito  Santo" fatto cantare alle comunità a Pentecoste.

Ma in tutto questo, non sia mai che Kiko dia il buon esempio in ciò che raccomanda: dopo aver recitato la parte del profeta tormentato in un quartiere malmesso di Madrid, negli anni '60 si è insediato a Roma in una zona borghese della domenica, dal quale non si è mai più allontanato molto, neppure dopo averlo "evangelizzato". È invece rimasto a crogiolarsi nello stesso piatto su cui ora sputa pubblicamente e non è mai tornato a vivere da baraccato sofferente tra i baraccati sofferenti. 

In definitiva, quel primo maldestro ruolo del santone delle favele si conferma per quello che fu: un virtuosismo da sfoggiare con enfasi, perché questo tipo di sensazionalismo colpisce le emozioni dei figli del benessere. E si sa, dei ricchi, meglio se milionari, a Kiko piace sicuramente una cosa: i loro soldi.

Segue uno sproloquio sul combattimento spirituale, ma per capire dove vada a parare saltiamo subito alle conclusioni cioè, a pagina 21

"Ascension: [...] Dobbiamo fare una colletta perché siamo in difficoltà. All’inizio della Quaresima farete una colletta per comunità per aiutare l’evangelizzazione.

Kiko:
Una colletta! Siate generosi, coraggio! La vita è un passaggio."

Ed ecco, subito dopo, un paginone pieno di IBAN vari, della fondazione "Famiglia di Nazareth" per l' evangelizzazione (leggi: neocatecumenalizzazione), con l'esortazione a non inviare raccomandate o vaglia postali. 


Annuncio di Quaresima, Roma - Seminario Redemptoris Mater, 8 Febbraio 2023
Primissime parole di Kiko: Buonasera a tutti. Complimenti al pittore del retablo, l'ha fatto molto bene! Preghiamo: Ti rendiamo grazie Signore...

Ma come vengono spinti verso gli IBAN i fratelli neocatecumenali? Torniamo allo sproloquio kikiano sul combattimento spirituale, una mini catechesi sui vizi capitali, copiata (non sappiamo quanto fedelmente) da Isaia Di Scete, padre del deserto del V secolo. Apprezziamo il fatto non scontato che Kiko abbia dato un riferimento da poter controllare. 

Senza grande sorpresa, notiamo che la parte sull'avarizia è di quattro volte più lunga di quelle relative agli altri vizi. Come al solito, il guru mette in chiaro che se qualcuno non sgancia il dinèro al Kiko, sta dimostrando che odia Dio:

"RAMI DELL’AVARIZIA, dell’affanno di denaro, dell’amore al denaro: non credere che Dio ha cura di te.

Anzi, l’avaro è tale perché ha disprezzato le promesse, ha disprezzato le promesse di Dio. Dio ha detto: “Perché vi angustiate per la vostra vita, cosa mangerete, cosa indosserete?”. Bene, l’avaro non ha ascoltato questo, l’ha disprezzato, ha avuto disprezzo per questa Parola, l’ha considerata spazzatura. Ha detto: “Questa Parola è stupida”. E Dio deve contenere gli angeli custodi che aiutano l’uomo perché non lo aiutino, perché nella sua libertà l’uomo non veda l’agire divino; o deve dire agli angeli: “Fatelo di nascosto, perché lui disprezza la mia opera”, per questo accumula, lavora. Dio non c'è!

Un altro ramo dell’avarizia è la vanagloria: l’avaro è un vanaglorioso, ama molto il comfort, lo stare bene, desidera la gloria mondana. L’avaro è implacabile, ha un cuore duro.

Altra ramificazione dell’avarizia: carenza di coscienza; l’avarizia ha distrutto l’anima, gli manca la compassione. L’avarizia gli ha indurito il cuore, ha durezza dentro e non crede nel giudizio divino, non crede che c’è un Dio che lo castigherà. Crede nel denaro!"

Citando Isaia di Scete, Kiko legge che il giogo soave di Cristo, in grado di affrancare il credente dall' oppressione dei peccati, porta a:

"la purezza, l’assenza di collera, la temperanza, la bontà, la dolcezza, l’allegria di spirito, la temperanza."

Esattamente al contrario dei comportamenti apprezzati nei catechisti neocatecumenali, protervi, collerici, incontinenti, lugubri e spesso rancorosi, mai sorridenti, mai accondiscendenti: esattamente  come i loro "esempi spirituali", i loro iniziatori.

A pagina 9 parte il ritornello condensato della solita catechesi camminocentrica e ultraconfusionaria in linguaggio tipico, che ben conosciamo dai mamotreti: abbracciare la Croce, vendere i beni, Nostro Signore Gesù Cristo subisce uno scrutinio (la riedizione kikerètika delle 3 tentazioni di Nostro Signore nel deserto), vendere i beni, la suocera bisbetica, il quinto figlio che arriva e non lo volevi, vendere i beni, l'astenersi dal giudicare il prossimo qualunque cosa faccia, la cognata ammalata, vendere i beni, la sottomissione al nemico, la tentazione del pane, lasciarsi massacrare sul lavoro senza reagire e vendere i beni, la tentazione della mormorazione contro chi ci fa del male, e tutto il menù dei concetti kiki.

Ad eccezione del fatto che, quando la contrarietà o, peggio, lo scandalo travolge qualcuno dei loro notabili, allora sì che scattano denunce, minacce, connivenze e trasferimenti, secondo il caso.

Chi non è entrato ancora in Cammino sappia cosa lo aspetta, perché chi ne è uscito non ne vuol più sapere.


Va nei dettagli il Kiko a pagina 11, sfumando i contorni dell'abuso sessuale su minore, che nella sua narrativa ambigua diventa un "chissà cosa", insinuando che si tratti non di pedofilia ma di vicende di mutuo consenso e colpa condivisa. Osiamo troppo? No di certo, perché questa narrativa, in perfetto stile neocatecumenale, è da lungi collaudata, come già visto in altri casi (leggi anche qui e qui). Si tratta dell'egualitarismo delle colpe e capitalismo delle immunità:
"E che significa salire sulla croce? Per esempio, adesso arrivi a casa e ti chiama la polizia dicendo che ha trovato tua figlia non so dove con un tizio, e non so che ha fatto. Uh! Ti hanno dato una botta nello stomaco, vero? Mamma mia! “Mia figlia... Che succede? Mia figlia!”. 
Bene, tu sali sulla croce e andando in macchina al commissariato per questo evento così brutale, così difficile, tu tranquillo: sali sulla croce con Cristo, aspetta tutto il peggio con Cristo, non scendere! È facile? Speriamo di sì. La croce viene sempre a cercarti: forse è molto tempo che non preghi e grazie a quel fatto hai cominciato a pregare. Salire sulla croce significa accettare totalmente la tua realtà storica, quello che ti uccide, che ti distrugge: accettarlo come proveniente da Dio. 
Non opporre resistenza al male è il cuore del Vangelo. Non opporre resistenza al malvagio o al male. Entra nella croce confidando in Dio, sapendo che Dio è causa prima e che niente di male ti può succedere; se Dio lo permette per te, sarà buono per te!"
Naturalmente Kiko fa come sempre un gran pasticcio, confondendo l'episodio della figlia finita in non si sa quale guaio ed il martirio cristiano fino al sangue per testimoniare la fede. Inoltre, la raccomandazione a rimanere del tutto atarassici e come beoti di fronte ad eventi tragici, soprattutto riguardanti la famiglia e i figli, contribuisce a creare quelle personalità frigide ed insensibili che caratterizzano molti camminanti e a creare lancinanti ferite affettive nella prole..

Per non parlare di quando certi "fattacci" accadono all' interno del Cammino e le vittime vengono obbligate dai catechisti a chiedere perdono ai loro violentatori, mentre criminali sono protetti (vedi anche qui), premiati con ruoli di rilievo e avanzamenti di "carriera" nella gerarchia neocatecumenale.
 
A proposito di nemici, vogliamo dimenticare che Kiko è scappato davanti al SARS-CoV-2, lasciando in campo le comunità italiane con l'ordine di riunirsi, motivo per cui alcuni comuni sono stati chiusi per i loro raduni ed alcuni fratelli sono purtroppo deceduti? E come parla oggi Kiko del periodo pandemico? (a pagina 7):
"Perché basta un cambiamento sociologico - come adesso è successo con il Covid -, e la gente cambia tutto; e non solo la pandemia, perché dall’inizio del secolo, la partecipazione ai sacramenti è diminuita della metà nella maggioranza dei paesi europei."
Ma come si fa a fidarsi di lui quando le sue opere non collimano per niente con i discorsi suadenti (suadenti almeno in tentativo)? A proposito di belle parole, Kiko ha trovato (o gli hanno passato) e lo ripete ai suoi, l'aneddoto dell'anacoreta e del calzolaio (pag. 13):
"Un monaco si credeva santissimo (racconto di nuovo questo aneddoto) un angelo dice che c’è un altro superiore a lui. Incuriosito, va in Egitto per vederlo e trova che è un calzolaio che lavorava in una strada malfamata, terribile. Questo anacoreta dice al calzolaio: “Per tutta la vita ho cercato un’opera che fosse gradita a Dio, e credevo che per essere graditi a Dio bisognava lottare contro i vizi, contro i piaceri, con digiuni, ecc. Ma risulta che tu sei un laico e dicono che sei superiore a me. Allora io ho perso tanti anni! Qual è l’opera che tu fai, che vale più di tutte le mie?” “Beh, io lavoro”. “Anch’io lavoro!” “Vado a messa la domenica”. “Anche io vado a messa la domenica. Ma tu sei sposato, hai figli: che fai?” “Do’ la decima, osservo i digiuni e le astinenze di Quaresima”. “Ma tutto questo è normale”.

Mentre parlavano, arrivano dei ragazzacci che stanno giocando e uno comincia a bestemmiare come un turco contro la Madonna e contro Cristo, dicendo cose orribili, bestemmie spaventose. Dice il monaco: “Come puoi lavorare qui sentendo tutte queste barbarità? Cosa ti passa per la mente?”. E quello dice: “Ogni volta che sento una barbarità penso: Quello sicuramente va in paradiso e io non sono sicuro. Ogni volta che sento una bestemmia dico: Sì, adesso bestemmia ma sicuramente quello è migliore di me e va in paradiso”. E il monaco dice: “Questo mi supera”, perché con tutta la sua ascesi lui si credeva migliore di tutti; e quel calzolaio considerava che quelli della strada erano migliori di lui."


Una breve storia molto interessante ed edificante, che ben si coniuga con lo spirito di molte anime mistiche. Peccato per la consueta mancanza di referenze. Peccato che Kiko lo predichi ai fratelli nel solito discorso neocatecumenale del privarsi di ogni giudizio sugli altri e della non resistenza al maleLo riporta al suo uditorio per insegnare che:

"la fede adulta consiste nel considerare gli altri  superiori a te. Chi non si sente qui inferiore agli altri non conosce ancora la fede."
Peccato che, allora, nessun neocatecumenale sia adulto nella fede, in quanto convinto di essere nell'unico cammino di fede valido nell'ambito della Chiesa Cattolica. E questo riguarda Kiko più di tutti quanti i fratelli, in quanto il guru dichiara di non aver mai sbagliato e di essere sempre stato direttamente ispirato dallo Spirito Santo. Peccato anche che Kiko non abbia mai riconosciuto non solo superiori ma neppure eguali. Mai ha permesso a qualcuno di comporre canti o di dipingere per il Cammino. Mai ha permesso che la predicazione deviasse dai suoi mamotreti. La lista è lunga. Basti osservare che mai ha lasciato il suo ruolo di capo indiscusso a qualcuno più giovane.

Tuttavia, le opere del guru parlano (v. anche qui e qui) e sappiamo che molto gli manca per iniziare a dare il buon esempio. Insiste comunque a recitare la parte del buon predicatore:

"Non soltanto puoi accettare l’ingiuria, ma devi chiedere a Dio che qualcuno ti ingiuri, devi cercare di assomigliare a Cristo: unica gloria del cristiano è assomigliare a Cristo crocifisso. E a te non si può parlare a voce alta, né ingiuriare, né parlare male; tutti devono obbedirti... Come è possibile che siamo diventati nemici della croce di Cristo? E portiamo il nome di cristiani! È una gloria, una corona per il cristiano assomigliare a Cristo. Allora se nel lavoro ti viene un problema, non essere fesso: credi che quelli, ce l’hanno con te? No, è Dio! Se tuo marito ti ingiuria è Dio che lo permette per te, è Dio che viene a cercare frutto, che ti vuole aiutare."

Anche qui ci sarebbe molto, moltissimo da commentare; abbiamo preclari esempi di neocatecumenali del tutto assenti dal lavoro, che prendono giorni di malattia per partecipare alle convivenze, o giostrano con i permessi di maternità mettendo in grave difficoltà i colleghi e che poi concludono che le reazioni alterate altrui sono una "prova" mandata loro da Dio, di cui vantarsi!

Manca sempre, nei discorsi di Kiko e dei suoi cloni kikatechisti, il richiamo all'onestà, al retto comportamento prima di ogni altra cosa. Il problema sul lavoro o in famiglia creato da te, con il tuo comportamento, la tua freddezza, il tuo delirio religioso non è una croce o un martirio da attribuire a Dio, non è una prova per il tuo perfezionamento ma la conseguenza di tuoi precisi atteggiamenti.

Segue un richiamo a 1Corinzi 1, 28-29 : 28 Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29 perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

"Chi mangia e beve la Comunione senza discernere quello che mangia e beve, mangia la sua condanna. Noi mangiamo nell’Eucarestia Dio che si è fatto pane, pane che si spezza per noi. Tanto si è dato Dio all’uomo che si è fatto pane, si è fatto uomo, tanto che si è donato totalmente."

Peccato che proprio loro siano i primi a togliere sacralità e consapevolezza nell'animo dei comunicandi, svalutando l'importanza d'accostarsi alla Santa Comunione in grazia e confessati.


Una volta terminati gli applausi per Kiko, interviene Don Mario che, pur essendo Don, non rilascia catechesi ed anzi commenta, rivolto al suo laico profeta (pag. 15):

“Il tuo annuncio Kiko è stato un cibo sostanzioso che alimenta il nostro spirito: come un cioccolato caldo e spesso!”
Sic transeunt Munera Sacerdotis. Sappiamo come è fatto Don Mario, conosciamo il suo ruolo-modello di presbitero sottomesso del Cammino, eppure ciò non ci salva dal rimanere esterrefatti ogni volta che rompe il silenzio.

I brevi interventi di Don Mario e di Ascensión si concentrano nelle cinque pagine rimanenti dopo le tredici di Kiko. 

Da parte di Don Mario Pezzi, tra le altre cose, troverete la glorificazione della cerimonia di apertura della causa di beatificazione di Carmen e della memoria del Papa Benedetto XVI, a cui, come abbiamo già detto Kiko aveva augurato la morte, per poi rallegrarsi delle sue dimissioni. Kiko dixit, in spagnolo, nel video qui sotto:




Don  Mario Pezzi, nel suo intervento, ha cercato proprio a questo proposito di riscrivere la storia del Cammino, negando quanto dichiarato esplicitamente da Kiko nel 2017 a Portorico (hanno pure tolto il video da internet, ma sarà difficile per loro eliminare tutte le copie che gli utenti hanno già avuto modo di scaricare). Infatti si è premurato di dire: 
"Grazie all’appoggio di Papa Francesco, il Cammino è stato salvato quando alcuni settori hanno cercato di togliere l’Eucaristia in piccole Comunità" (in grassetto nel testo). 
Ora il Papa Benedetto XVI è diventato, nella fertile immaginazione dei capintesta del Cammino "alcuni settori della Chiesa ".

Questo tentativo di alterare la realtà, dichiarandosi uniti e obbedienti al temuto Papa Francesco (chiamato in quell'occasione da Kiko, quattro anni dopo la sua nomina, "cardinal Bergoglio") e a Papa Benedetto, è una risposta financo troppo diretta ed esplicita a quanto il nostro blog ha denunciato a suo tempo e ripreso in uno specifico articolo subito dopo la morte di Benedetto XVI

Altre affermazioni peregrine del presbitero dell'equipe internazionale riguardano il Concilio Vaticano II, cui tenta in tutti i modi di collegare Kiko e Carmen e il Cammino Neocatecumenale, a suo parere ispirato alle 4 Costituzioni  conciliari, al punto di dichiarare che la "restaurazione del Catecumenato  per tappe (attuato da Kiko e Carmen) fosse "auspicato dal Concilio Vaticano II". 

Nulla di più falso! Vero invece è che il Concilio Vaticano  II auspicò l'introduzione del catecumenato per gli adulti non battezzati, poi copiato, dilatato e sfigurato nell'attuale Cammino Neocatecumenale.
 
Un documento di ventitre pagine, zeppo delle solite eresie e sparate misticheggianti, autocelebrative e scandalose, soprattutto se confrontate con decenni di cattive azioni. Si sono voluti riunire da tutto il mondo per ascoltare Kiko ma meglio avrebbero fatto ad andare ciascuno nella sua parrocchia, nel raccoglimento.

La degna chiusura di questo mamotretino è quindi l'esortazione finale di Kiko, che ne riassume il senso più profondo:

"Una colletta! Siate generosi, coraggio! La vita è un passaggio."



Ringraziamo l'amico Chuck White di Guam, autore del blog "The Thoughful Catholic" per aver messo a disposizione il mamotreto. Trovate il PDF a questo link.

venerdì 24 febbraio 2023

Sì, la fede nella Presenza Reale vien trasmessa anche "visivamente"

Qui la versione in inglese dell'articolo a cura del blog "Neocatechumenal Way in the USA".

 
Uno studio americano del 2020 riporta che il 70% dei cattolici intervistati non credeva nella Presenza Reale (infatti non ci credono nemmeno i neocatecumenali).

Un sacerdote americano ha commentato lo reazione tardiva dei vescovi USA dicendo: «è un po’ come se un uomo venisse morso da uno squalo e gridasse solo un'ora dopo».

Questa mancanza di fede nei confronti del Santissimo Sacramento, infatti, va avanti da mezzo secolo (oh ma che combinazione! proprio l'arco di tempo in cui hanno fatto effetto certe elucubrazioni "teologiche" intese a far sentire il popolo "più protagonista" delle liturgie, cioè a rendere la liturgia uno spettacolino autogestito, proprio lo stesso errore che avviene nelle "piccole comunità" neocatecumenali).

L'autore dell'articolo sopra citato propone quattro soluzioni per tamponare il problema:

  1. riportare il tabernacolo al centro di ogni chiesa (anziché nasconderlo in qualche cappella laterale)
  2. abolire la "comunione sulle mani"
  3. eliminare i cosiddetti "ministri straordinari"
  4. ripristinare la "comunione esclusivamente in ginocchio".
Il bello è che il sacerdote che scrive l'articolo non è un "tradizionalista". Ha semplicemente identificato, dal punto di vista di un normale sacerdote, alcune delle cause principali della progressiva perdita di fede nella Presenza Reale.

Il tabernacolo "al centro" serve visivamente a far capire chi è il "Padrone di casa" e verso Chi è orientato tutto. La prima cosa che ti colpisce è ciò che vedi (motivo per cui le chiese sono sempre state storicamente belle, armoniose, ricolme di arte: la bellezza salverà il mondo, ma quella stessa bellezza ha già largamente contribuito alla fede di venti secoli di storia della Chiesa).

Se il tabernacolo non è "al centro", si veicola visivamente l'idea che la chiesa sarebbe una specie di "aula liturgica", un posto dove convenzionalmente si fanno "attività di preghiera", che è un concetto riduttivo rispetto a quello di "luogo consacrato a Dio". E quindi in tal caso, nel lungo andare, i sacramenti vengono a poco a poco percepiti come meri simboli aggiuntivi al formulario liturgico e alle suppellettili sacre utilizzate.

Ricordiamo che nel Cammino Neocatecumenale tale "aula liturgica" è quasi sempre una stanzetta isolata che non ha niente di sacro e viene imbottita solo dei gadget designed by Kiko, stanzetta (o hall di albergo) in cui "celebrare" separatamente (dunque funzionale al "separarsi dai cattolici"). Come se il Cammino fosse una religione kikolatrica completamente estranea al cattolicesimo, di cui si limita a scimmiottarne alcune formule e alcuni cerimoniali.

Da una "celebrazione eucaristica" del Cammino:
un tipico barman neocatecumenale,
col coppone kikiano per il "rito mistico"
dell'abbeverarsi tutti allo stesso calice
E la Comunione "sulle mani", ancor più che la figura dei cosiddetti "ministri straordinari", veicola visivamente l'idea che il Santissimo Sacramento sia una specie di "snack importante dal punto di vista simbolico, magari anche un po' sacro", per il quale non è nemmeno necessario un sacerdote (cioè un uomo consacrato a vita per essere intermediario tra gli uomini e Dio).

Ed infatti nel Cammino Neocatecumenale il cameriere liturgico "passerà a servirli", come dice Kiko, sovvertendo il principio che solo il sacerdote è intermediario tra l'uomo e Dio.

Chi ha perso la fede nell'aspetto sacrificale dell'Eucarestia, esagera subito l'aspetto del "banchetto" (e nel caso del Cammino portarlo agli estremi con la "Comunione seduti", come se foste voi a concedere generosamente udienza a Dio).

Con la Comunione "seduti e passerà a servirli", si veicola in modo particolare l'idea che "sembrerebbe brutto non comunicarsi" (quanti neocatecumenali carichi di peccati mortali fanno comunioni sacrileghe!), si trasmette l'idea che deve essere tutto festoso e conviviale (inducendo tutti a fingersi allegri per far credere agli altri di star "andando bene"), si fa passare l'idea che la Comunione sarebbe un "simbolo di unità della comunità" (anziché il momento più importante del tuo percorso personale verso la salvezza), tant'è che nel Cammino la particola va mangiata "tutti insieme contemporaneamente al sacerdote" (contrariamente a quel che prevedono i documenti liturgici).

La maniera cattolica di fare la Comunione, cioè "in ginocchio e alla bocca", fatta "processionalmente" (si va a riceverla), dal sacerdote (anziché dai cosiddetti "ministri straordinari") porta invece i fedeli a capire tante cose, ad esempio che:

  • che il sacerdote è l'intermediario tra l'uomo e Dio (è stato Nostro Signore a istituire il sacerdozio, nella persona degli Apostoli e dunque di coloro a cui gli Apostoli avrebbero trasmesso il mandato) e nessun laico deve arrogarsi prerogative sacerdotali;
  • che solo attraverso il sacerdote puoi ricevere il Pane di Vita Eterna;
  • che la decisione di ricevere la Comunione è tua, personale, libera (per questo ti muovi decidendo tu);
  • che non è un gesto obbligatorio: chiunque potrebbe decidere di non fare la Comunione quel giorno (semplicemente non alzandosi per andarla a ricevere), perché potrebbe non avere la coscienza pulita (o anche soltanto perché prevede di partecipare ad un'altra Messa, o ha già fatto la Comunione in una Messa precedente);
  • che accogli il Signore umilmente, cioè in ginocchio (poiché quel Pane di Vita Eterna è vero Corpo e Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, non è un simbolo, non è una cosa simbolica, non è un gesto che simboleggia qualcos'altro);
  • che è sbagliato considerare "poco dignitoso"  il non fare la Comunione (non è una rappresentazione simbolica da fare "tutti insieme")
  • che l'inginocchiarsi (avendone la salute! non è mica richiesto a chi è in sedia a rotelle o alquanto anziano) ti aiuta fisicamente a capire l'importanza di ciò che stai facendo e la necessità di essere umile davanti al Signore;
  • che le tue mani, anche se linde e pulite, non sono le mani consacrate del sacerdote, non sono degne di sfiorare il Santissimo Sacramento (dopotutto stai facendo la Comunione per la tua salvezza, non per eseguire uno show pseudoreligioso; l'importante è mangiare quel Pane di Vita Eterna, non il prendere una specie di "sacro gettone di sacra presenza").

martedì 21 febbraio 2023

Gli ex neocatecumenali sono quattro o 444 mila volte quattro gatti?

Frase di Kiko, presa integralmente dalla Convivenza di inizio corso 2019-2020 a Porto S. Giorgio 26-29 settembre 2019: “Abbiamo tante comunità: 21.000 comunità nel mondo.”

Facciamo qualche rapido calcolo.

Per definizione, il cammino neocatecumenale è un percorso di fede alla riscoperta del battesimo fatto in piccole comunità di massimo 50 persone.
Ora se moltiplichiamo in numero delle comunità, informazione data da Kiko in prima persona, per il numero dei partecipanti ipotetici di una comunità abbiamo:

21.000X50= 1.050.000 neocatecumenali in tutto il mondo.

Siamo ben lontani dal “…..qualche milione…..” sbandierati dal nostro “informatissimo” anonimo del 23 ottobre ore 10:46.

Il calcolo che ho fatto qui sopra è un calcolo puramente ipotetico che comprende il massimo di persone possibili per la formazione di una nuova comunità neocatecumenale.
Proviamo adesso a fare un calcolo un po’ meno “ipotetico” ed un po’ più reale.

Per esperienza personale di 17 anni di CN, avendo avuto a che fare con più di una parrocchia dove è presente il CN, le cose stanno un pochino diverse.

La media dei partecipanti di una comunità neocatecumenale è di circa 30 persone, le comunità in tutto il mondo sono sicuramente meno di 21.000, ma prendiamo per buono questo numero “vantato” dal fondatore.

21.000X30= 630.000 neocatecumenali in tutto il mondo.

Siamo molto ma molto ben lontani alla cifra dichiarata, anzi “sperata” dal nostro anonimo.

Altra affermazione del nostro “informatissimo” neocatecumeno: ”….noi siamo qualche milione ...voi....4!!!”

Prendo ad esempio una realtà che conosco molto bene perché l’ho vissuta in prima persona, la prima comunità della mia parrocchia.
Hanno iniziato in circa 30, hanno fatto 7 fusioni, sono rimasti in 40.
Rapida spiegazione, 7 fusioni significa che di 7 comunità ne è rimasta una sola.

Generalmente avviene questo quando la gente esce dal cammino neocatecumenale, in alcuni casi quando per motivi matrimoniali, logistici o di lavoro, decide di andare in un’altra comunità, ma sono i casi più rari, il caso più comune è decidere di uscire dal CN.

Per correttezza verso la stima precedente diciamo che ogni comunità è composta di 30 persone.

30X7=210 neocatecumeni totali ipotetici su 7 comunità.
210-40=170 persone che non stanno più in quella comunità.
Di queste 170 prendiamo un 10% che si sono “spostate” in un’altra comunità cioè 17 persone.
Ora 170-17= 153 persone che sono uscite dal CN

Quindi abbiamo una media di circa 1 su 4, che tradotto significa che 1 persona resta in comunità e 3 abbandonano.

Se lo applichiamo a tutte le comunità del mondo abbiamo un rapporto di 1 a 4, significa che 1 persona resta e 3 abbandonano.
Quindi sulla cifra ipotetica del nostro anonimo abbiamo 1.050.000 neocatecumenali e 3.150.000 fuoriusciti totali in tutto il mondo.

Se applichiamo la stima un po’ più reale che ho fatto io, abbiamo 630.000 neocatecumenali e 1.890.000 fuori usciti in tutto il mondo.

A me non sembrano davvero che i fuoriusciti, come noi, siano 4 come dici tu caro anonimo.
 

(da: LUCA)

sabato 18 febbraio 2023

Sacerdote, chi sei?

Con umiltà mi rivolgo a ciascuno di voi come un fratello, un amico, un padre e un condiscepolo di Gesù Cristo, per meditare insieme sul dono meraviglioso che ci è stato dato: il sacerdozio.
(Robert Sarah)

"Per l'eternità - (Meditazioni sulla figura del sacerdote) " è un libro formativo e contemplativo composto dal Cardinale e arcivescovo cattolico guineano Robert Sarah. Si tratta di un'opera pregiata, pervasa di umiltà e amorevole premura, che esordisce con una dedica limpida e immediata:

- "a tutti i seminaristi".

La voce dell'autore è correlata dall'eco inesauribile dei Santi; una voce unica e spiritualmente salutare che si fa spazio in un tempo in cui "l'ombra della notte incombe sulla vita dei sacerdoti" (pag. 7).

L'argomento è delicato e serio ed il suo valore vitale. Per questo ritengo interessante, nonché necessario, leggere con occhio partecipe e appassionato le righe stilate dal Cardinal Sarah, le quali risultano essere rivolte anche al cammino (essendo una realtà interna alla Chiesa Cattolica).

L'introduzione del libro, redatta sempre dall'autore, di già dispiega le ali della verità più cruda conducendo l'attenzione sulla dura, anzi sanguinaria, realtà dell'oggi:

- "Non c'è settimana in cui non si diffonda la notizia di un caso di abuso sessuale o di corruzione. Si deve guardare in faccia la realtà, il sacerdozio sembra vacillare".

Ebbene, il peccato gravissimo, umanamente imperdonabile, che bisogna addebitare anche ai sacerdoti che hanno accolto la dottrina neocatecumenale, è quello di aver seminato e diffuso l’idea che tutti gli istinti siano buoni perché la natura umana sarebbe di per sé innocente, dando l’esempio d’un modo di porsi di fronte alla vita che non ha più nulla di spirituale, ma prettamente terreno: come se il destino umano si compisse quaggiù, in questa povera carne peritura. La tragica realtà degli abusi su minori e persone vulnerabili, esercitata da sacerdoti o da figure portanti di un certo ambiente ecclesiale, anche espressa in omertà o protezione dei colpevoli, è una delle ferite più gravi del corpo mistico di Cristo. E tra le pagine più oscure della storia del cammino troviamo proprio quella relativa a questo genere di violenza.

Robert Sarah prosegue con tono severo e spedito:

- "Il sacerdozio, il suo statuto, la sua missione, la sua autorità, sono messi al servizio di quanto c'è di peggio al mondo. Il sacerdozio è stato strumentalizzato per nascondere, insabbiare, e persino giustificare la profanazione dell'innocenza dei bambini"

Non esiste ragionamento che possa chiarire adeguatamente il dramma in esame, perciò lascerò la parola ad un padre che ha veduto con i propri occhi la sofferenza più logorante attraversare l'anima dei suoi figli. Discutiamo di bambini innocenti abusati da un catechista del cammino e ulteriormente seviziati, nell'ambito dell'interiorità, da alcuni sacerdoti assecondanti il contesto settario, questi ultimi colpevoli di aver ostacolato il procedere della giustizia e di aver indicato, con l'indice autoritario, la porta d'uscita della chiesa. Circostanza che ha allontanato dai Sacramenti l'intera famiglia.

Il padre si esprime con dolorosa schiettezza:

- «Il Vescovo era neocatecumenale e per tale mi invitava a ritirare la denuncia, farmi pagare i danni morali e chiudere la faccenda per proteggere la credibilità del cammino e l'immagine della Chiesa. Lui si preoccupava di evitare lo scandalo mentre i bambini morivano interiormente. Il Vescovo protesse il cammino e lasciò agonizzare la mia famiglia. Mi disse inoltre che un cristiano deve perdonare tutto, lasciando ad intendere che avrei dovuto abbandonare il mio intento di ottenere giustizia!»

Un estratto proveniente da una relazione redatta da una donna che subì degli abusi nell'ambito del cammino, chiarisce ancor più la gravissima portata della questione. Si tratta di una missiva indirizzata al Vescovo della sua diocesi in cui riporta il dialogo intrattenuto con un sacerdote convintamente neocatecumenale:

La donna riferisce: "Più ancora forse colpisce la mia sensibilità, certamente esacerbata dalla mia esperienza personale, che questo sacerdote (il vicario appunto), come tanti altri sacerdoti e catechisti del cammino, consiglierà alle vittime che dovessero chiedergli consiglio o essere affidate a lui, prendendo a pretesto la Croce di Cristo, di non denunciare l’abuso subito, e considererà più che lecito che i criminali non vengano puniti, anzi, che possano avere altre occasioni favorevoli per delinquere."

- "Com'è possibile tollerare tali episodi senza tremare, senza piangere e senza metterci in discussione?;
Dobbiamo guardare il male in faccia!" (Pag.8)

Gli orientamenti realizzati dalla mente alienata degli iniziatori sono materia di fede e di studio dei presbiteri compromessi e dei seminaristi frequentanti i Redemptoris Mater, in questi scritti apprendiamo che “l’uomo non può fare il bene perché si è separato da Dio, perché ha peccato ed è rimasto radicalmente impotente e incapace, in balia dei demoni. È rimasto schiavo del Maligno. Il Maligno è il suo signore. Per questo non valgono né consigli, né sermoni esigenti. L'uomo non può fare il bene".

Dunque il bene è una realtà fuori dalla portata dell'uomo, ergo: ferire gli innocenti per Kiko e Carmen è addirittura lecito.

E sono proprio queste idee avverse a svelare la motivazione per cui il cammino proliferi di abusi d'ogni genere, inclusi quelli fisici.
I due pericolosi e falsi profeti hanno forgiato una dottrina immorale e perversa che reprime l'idea della giustizia e favorisce quella del vizio.Tutti noi conosciamo, oramai perfettamente, quanta pressione psicologica compiano i catechisti, e non meno i sacerdoti, a danno dei fedeli che dipendono dalla parola neocatecumenale.
Schivare l'altra parte della medaglia, che è la Giustizia, non favorisce la consapevolezza del peccato e consente che il male si propaghi. Ma, in effetti, se "il peccato è necessario" come comunica la scienza kikiana, perché mai si dovrebbe imboccare la via della legalità e della redenzione spirituale?

In cammino la protezione degli indifesi viene affidata ai catechisti, ai responsabili, alla comunità, una situazione anomala che non va assolutamente sottovalutata.
Per questo motivo, se la Chiesa intende applicare contro l'abuso sessuale sui minori il "principio di tolleranza zero", non può evitare di indagare, scandagliare e studiare l'infido contesto neocatecumenale. In quei meandri vive la sporcizia più nera, altro che santità a profusione.

- (pag.25) da una meditazione di Santa Caterina da Siena (dice il Signore a Caterina): "Vedi con quanta ignoranza, con quante tenebre, con quanta ingratitudine e con che mani immonde, è somministrato il glorioso latte e sangue di questa Sposa! E con quanta presunzione e irriverenza è ricevuto! Perciò quella cosa che dà vita, spesse volte dà morte per loro colpa".

- Card. Sarah (pag. 32): "Chi pretende di riformare la Chiesa con gli stessi mezzi che si usano per riformare una società di questo mondo, non solo fallisce nella sua impresa, ma infallibilmente finisce col trovarsi fuori dalla Chiesa"

Bisogna fuggire con risolutezza il peccato di presunzione, di chi presume di salvarsi in virtù dei propri titoli umani (catechista 'autorevole e influente' e tutti i titoli che compongono la realtà kikiana) e che ritiene di far parte di una cerchia di eletti in grado, addirittura, di riformare la Chiesa Madre. È vero, sì, che “la salvezza di Dio è per tutti gli uomini” (Tito 2,12), ma nello stesso tempo questa non può e non deve essere data per scontata, né tanto meno pretesa, ma bisogna conquistarla con la coerenza di vita evangelica e l’esercizio eroico della carità. Soluzione infattibile nella cerchia comunitaria di Argüello ed Hernández.

Quali orme seguire quindi? Quelle di Cristo o quelle di Kiko? Non c'è compromesso che tenga. Figli di Dio o, per come si autodefiniscono i fedeli e i fiancheggiatori del cammino, figli del demonio?

- C. Robert Sarah (pag 43): "I sacerdoti che non sono santi non soltanto sono dei mediocri, ma guidano al male coloro che sono stati a loro affidati. Il peccato di un pastore non è una questione privata. Infligge all'intero gregge una profonda ferita.

L'esortazione è fervida ma al contempo premurosa.

- (Pag. 49): "Cari giovani sacerdoti, e voi confratelli più anziani nel sacerdozio, permettetemi di ripetervi con San Giovanni: "Avete vinto il maligno!". Siate coloro che prendono la direzione opposta […] per noi cristiani la direzione opposta non è un luogo. È una Persona: è Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Dio, e nostro Redentore. Il solo unico Redentore del mondo. SeguiteLo, Egli è l'unica via che conduce al Padre e la piena realizzazione del vostro sacerdozio.

Chi è realmente quel sacerdote che procede lungo la strada di Kiko assoggettandosi alle sue 'tappe' e ai suoi scrutini? Non si trova una risposta logica, o perlomeno rincuorante.
Mi chiedo: perché questi sacerdoti permangono muti dinanzi agli scontri impari che avvengono a scapito delle anime più fragili? Perché non consolano e difendono i giovani oppressi dalla necessità di vivere una vocazione confacente alle aspettative dei catechisti e una vita aderente alle desolanti leggi kikiane? Perché aspirano ad una carica di spicco all'interno del cammino? Perché consegnano la propria parrocchia alle comunità permettendo ai neocatecumeni di prendere decisioni di notevole rilevanza, di imbrattare i muri sacri e di sganciare i Crocefissi dalle chiese?
Inoltre, perché confessano in un'atmosfera inadatta e caotica sfigurando la nobiltà e l'importanza del Sacramento, demolendolo ancor più lasciando intendere che la confessione pubblica sia plausibile?

Ce lo dice la Chiesa, il Ministro del sacramento della penitenza è il solo sacerdote, il quale deve aderire fedelmente alla dottrina del Magistero.
In cammino c'è un bisogno insaziabile di confidarsi e confidare nel Signore. Una sete inestinguibile che non può trovare compimento in una simil "penitenziale" defraudata della sua sacralità e riservatezza, o in una umiliante confessione a titolo collettivo. Collettività che non ha l'obbligo di mantenere il segreto sebbene i catechisti, bugiardi di professione, lo garantiscano.
I segreti vengono appuntati nella mente di ogni singolo 'fratello' (mai parola fu più abusata e nella concretezza disattesa) e sfruttati come merce di ricatto. La pretesa è che vi sia un abbandono totale di sé, una consegna incondizionata del proprio essere, un affidamento senza riserve; un'apertura del cuore che sfora nell'abuso, perché il tutto nasce da una pretesa di obbedienza che pressa le coscienze sino a far rivelare ciò che dovrebbe esser confidato soltanto ad un sacerdote nell'ambito di una confessione sacramentale.Tutto ciò fa quasi timore, deprime, scoraggia, toglie ogni briciola di dignità e rende schiavi, succubi della comunità. La sensazione è quella di essere appesi ad un filo che si stringe inesorabilmente ad ogni scrutinio; ad ogni confidenza. Una trappola che strugge l'animo e la psiche e distrugge la vita del fedele, della sua famiglia, ma anche degli spettatori.
Questi personaggi privi di reale autorità esercitano un dominio sulla coscienza altrui, operando dei soprusi che, proprio per la loro natura spirituale, sono tra i più infidi e rovinosi.
Nessuna persona può esercitare autorità sulla coscienza dell’altro, neanche una guida spirituale - vera e santa - è dotata di una simile libertà. È un principio che non sopporta eccezioni o deroghe.

- (Pag.57) Robert Sarah: "A San Norberto viene attribuito questo pensiero: "Sacerdote, chi sei? Non sei da te, perché sei dal nulla, non sei per te, perché mediatore degli uomini, non sei tuo, perché sposo della Chiesa, non sei di te, perché servo di tutti, non sei tu perché sei Dio. Chi sei dunque? Niente e tutto" […] Dal sacerdote ci si aspetta che sappia come comportarsi "nella casa di Dio, che è la Casa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità" (cfr. 1 Tm 3,15). Per nessuna ragione al mondo, il sacerdote dovrà nascondere la verità.
(Pag.58): La verità viene prima di tutto.

Nella difesa della verità il primo ausilio è Maria, nemica di tutte le eresie.
È tragico constatare come la figura del neocatecumeno sia stata pensata per essere orfana di Madre.

mercoledì 15 febbraio 2023

Il Cammino fatalista nega ogni valore alla vostra libertà di figli di Dio

Qui la versione in inglese dell'articolo a cura del blog "Neocatechumenal Way in the USA".

Alla Domus (monumento che Kiko
fece erigere in onore di sé stesso),
sono incisi i nomi di quelli che
furono spennati per farla costruire

Breve premessa: Dio è onnisciente, cioè sa tutto, anche il futuro, anche di come useremo il nostro libero arbitrio e la nostra volontà (dopotutto è Lui che ci ha creati dotandoci di volontà e di libero arbitrio, ed è Lui che ha creato la natura e le leggi della fisica e tutto il resto).

Nel Cammino Neocatecumenale purtroppo si pratica l'endogamia (i kikos vengono indotti a "sposare le figlie di Israele", cioè a fidanzarsi/sposarsi solo tra membri del Cammino; l'alternativa è il ricattare "o entri nel Cammino o ci lasciamo"). Infatti è molto pericoloso per la kikolatria il fatto che uno dei due sposi o fidanzati, vivendo senza il cappio neocatecumenalizio, diventi involontaria dimostrazione che senza il Cammino si vive meglio la vita, la fede, la libertà di figli di Dio.
Dunque quando sotto gli auspici dei cosiddetti "catechisti" del Cammino si forma una coppia di neocatecumenali, è tutto un fiorire di approvazioni e di complimenti: "i vostri nomi insieme [le vostre nozze] erano già scritti nei cieli!" Chiaro il sottinteso? Se ti fidanzi "nel Cammino", è Dio che vi vuole sposati (magari "entro l'anno", prima che ci ripensiate); se invece ti fidanzi con una persona esterna al Cammino, devi convertirla al Cammino altrimenti vai contro Dio. Letteralmente credere che Dio è il Cammino.

Ma l'espressione "i vostri nomi insieme erano già scritti nei cieli" è comunque sbagliatissima, perché insinua che Dio si è rimangiato la libertà che vi aveva donato ed ha "programmato" che voi due vi sposaste. (Come se foste burattini. Come se l'onnisciente "sapere cosa farete" equivalga a "imporvi ciò che farete")

La mentalità neocatecumenale, infatti, ha molto bisogno del fatalismo, e ha bisogno di trattare Dio come se fosse Harry Potter con la Bacchetta Magica. Altrimenti c'è il rischio che molti adepti scelgano liberamente anziché secondo i dettami dei cosiddetti "catechisti" (incaricati esclusivamente di far crescere il prestigio e i soldi del Cammino).

Chi sceglie in libertà potrebbe talvolta sbagliare; ma chi sceglie secondo i dettami della setta, sicuramente sbaglia sempre, perché ha "sotterrato il suo talento" (cfr. Mt 25,14-30), ha delegato i capicosca del Cammino a decidere della sua vocazione, del suo lavoro, del suo eventuale matrimonio, dei suoi studi, dei suoi rapporti interpersonali... quegli arroganti, stupidi, ignoranti capicosca del Cammino, che non hanno alcun titolo davanti a Dio e davanti alla Chiesa.

"Bibbione" neocatecumenalizzato:
se non ci trovano l'immagine di Kiko
la considerano inferiore o inutile.
Kiko vale più della Bibbia!

Peggio ancora (per il Cammino), chi sceglie in libertà potrebbe spesso scegliere bene, perché magari prende sul serio la Parola di Dio, perché magari dice a sé stesso "ma chi me lo fa fare di arricchire questa setta idolatrica?", perché è stufo di vedere ingiustizie promosse per proteggere la setta e i suoi VIP, perché magari comincia a non credere più che il "demonio" sia interessato esclusivamente a ridurre il prestigio e i soldi del Cammino.

Ricordiamoci che il titolo nobiliare di "catechista" del Cammino non costituisce alcuna garanzia dal punto di vista spirituale, ecclesiale, morale, religioso, teologico, canonico, eccetera. Potrebbe perfino darsi il raro caso di qualche cosiddetto "catechista" che prende a cuore un singolo versetto del Vangelo, o le sorti dei fratelli delle comunità... ma potete stare assolutamente certi che ha già abbandonato il Cammino, perché chiunque cominci anche solo a pensare di prendere sul serio una qualsiasi virtù cristiana, ha già un piede fuori dalla setta (e, perfino suo malgrado, è di esempio per coloro che ancora non hanno il coraggio di uscirne).

Non è che "il Cammino non fa per te"; al contrario, è "il Cammino non fa per la Chiesa". Fa solo danno.

domenica 12 febbraio 2023

Catechesi iniziali neocatecumenali

Siamo presto in tempo di Quaresima e, in alcune parrocchie italiane, già fioriscono delle iniziative all'apparenza  originali e del tutto particolari.

Per esempio la Parrocchia di San Gerolamo di Quarto avverte che si svolgeranno, a partire dal mese di gennaio 2023, delle "catechesi kerigmatiche" per giovani e adulti  e si terranno "insieme" ai catechisti della comunità  neocatecumenale; vengono presentate  come articolate in tre parti: annuncio del kerigma, il kerigma nella storia della salvezza, il kerigma nella koinonia. Certo, il comune fedele a vedere tutte queste lettere kappa, rimane interdetto, ma forse si conta proprio sull'effetto "novità" per attirare alle catechesi...

Oppure leggiamo sul sito della  Parrocchia di san Bernardo da Chiaravalle un'analoga iniziativa, accompagnata anche da una spiegazione un po' più comprensibile: "Attraverso il Cammino, i fedeli hanno la possibilità di avvicinarsi a Dio e creare “un cuor solo ed un’anima sola” (At 4,32), non attraverso una spiritualità particolare, ma tramite la riscoperta dei valori cristiani, autentici e veri".
Ecco, forse qualcuno si potrebbe chiedere a cosa si dedicano solitamente in quella Parrocchia, se poi solo frequentando queste speciali catechesi si possono "riscoprire" valori cristiani "autentici e veri": perché, quanto si vive al di fuori di quel contesto non è  né  autentico né  vero?

Comunque, nessuno dei due manifesti anticipa il vero obbiettivo finale di queste catechesi, cioè l'ingresso in una comunità neocatecumenale che, pur non avendo una "spiritualità  particolare" costituisce un impegno di durata indefinita, che incide moltissimo sul tempo di vita, sulle scelte familiari e, non ultimo, è pure economicamente  molto gravoso.

Per chi avesse letto queste locandine o fosse stato invitato a queste catechesi, forniamo alcune anticipazioni che possono essere utili come orientamento alla scelta. 

In primo luogo: le "lezioni" sono tratte da un testo definito e uguale per tutti: questo testo è  segreto. I catechisti si presenteranno con le proprie esperienze di vita, ma queste saranno le uniche parole veramente personali, sebbene anch'esse stereotipate, che sentirete provenire da loro. Non si portano dietro il testo delle catechesi perché semplicemente lo hanno imparato a memoria.

Il parroco o un cappellano della parrocchia sarà  presente e forse ogni tanto parlerà: sappiate che egli non ha alcun influenza su ciò  che vedrete e ascolterete, dal momento  che, come già detto, si tratta di un format predefinito.

Non vi sarà permesso fare domande ed approfondire nessun argomento. Non ci sarà nessun dialogo, la comunicazione sarà a senso unico. Vi sarà permesso parlare, anzi sarete sollecitati a farlo, per rispondere a domande specifiche in cui vi verrà chiesto di mettervi nei panni di Abramo o del popolo di Israele nel deserto. Vi possiamo anticipare che queste domande vengono poste solo per convincervi di star ricevendo una particolare rivelazione (che nulla ha a che fare con la normale catechesi parrocchiale) e che vi si richiederà un preciso impegno a far parte di un popolo in cammino verso la "Terra promessa".

Che tutto ciò non abbia a che vedere con l'esperienza di fede fatta finora vi sarà  spiegato con catechesi sulla storia della Chiesa e sui sacramenti in cui vi verrà  ventilato che tutto ciò che avete conosciuto e vissuto finora nella parrocchia mancava di autenticità e di profondità.


Inutile cercare nel volto del sacerdote presente qualche segnale che faccia capire se anch'egli è del tutto convinto di ciò  che si va raccontando: generalmente egli mantiene un'espressione enigmatica e non parla quasi mai; in altri casi invece partecipa alle catechesi in modo animato, ammettendo apertamente che persino la propria vocazione sacerdotale è legata a questa particolare "non spiritualità" (visto che non si può definire tale) contenuta nella ispirazione dei due laici Carmen Hernandez e Kiko Argüello, da cui è  nata ormai da più di mezzo secolo questa iniziativa  catechetica.

Che queste sessioni bisettimanali non abbiano lo scopo di dare una formazione cattolica più  approfondita ai giovani e agli adulti della parrocchia, lo si scopre definitivamente nel corso del ritiro finale detto convivenza; ad esso si viene convinti in tutti i modi a partecipare, anche se non si è in grado di affrontare l'impegno economico (si tratta pur sempre di tre giorni in albergo con pernottamento) visto che, a questo proposito, i catechisti ventilano con aria misteriosa  l'intervento miracoloso della Provvidenza, in gradi di ripianare anche le quote non corrisposte.

Il momento culminante del ritiro è quello dell'Eucarestia con la comunione tutti insieme sotto le due specie, in cui viene completamente sconvolta e riscritta ogni esperienza di Santa Messa avuta in precedenza.

Al termine si svela che tutto ciò  non era altro che il prodromo all'ingresso, insieme ai propri compagni di corso, in una comunità neocatecumenale, una specie di nuova famiglia insieme alla quale intraprendere un cammino di riscoperta della fede secondo un itinerario al momento arcano ma provvidenziale e ispirato addirittura dalla Vergine Maria... così assicurano, ma coloro che ne sono usciti, a volte dopo molti anni, molte esperienze difficili e molti soldi dati a fondo perduto, lo definiscono come un girare a vuoto su se stessi, pieni di una sorta di superbia spirituale coniugato ad una sostanziale ignoranza in materia di fede.

Inutile chiedere il perché questo obbiettivo non era stato chiarito fin da subito: è facile comprendere che vi hanno ingannato per il vostro bene... e presto scoprirete che questa sorta di gioco a nascondino durerà per decenni, perché non potrete dirvi "cristiani" se non dopo un lunghissimo tirocinio che non è  altro che il catecumenato della Chiesa primitiva allungato e reinterpretato come foste degli studenti così ciuchi da dover ripetere almeno dieci volte la stessa classe.

Inutile dire anche  che, se voleste interrompere in qualsiasi momento questa esperienza, perdereste ogni buon beneficio ed anzi: rischiereste il fallimento del matrimonio, l'abbandono dei figli, la caduta nelle dipendenze, il suicidio.

A proposito: vedete le immagini della locandina? Sono tratte dalle opere di Kiko Argüello, che, oltre ad essere il guru religioso che condizionerà la vostra vita per i prossimi decenni, se direte di sì ai suoi emissari, è un pittore, anzi, un artista a tutto tondo, che ha riscritto un po' tutto, dalle immagini religiose, all'oggettistica sacra, ai canti, agli ambienti ecclesiali, allo stesso modo di esprimersi, di comportarsi, di pensare, di educare i figli, persino alla teologia e alla liturgia.  Tutto, proprio tutto. Senza mai sbagliare in nulla perché "divinamente ispirato".
Detto questo, forse vi conviene pensarci una seconda volta, prima di partecipare a queste catechesi...


Post Scriptum: la Parrocchia della Sacra Famiglia di Barletta, quest'anno, ha scelto di mettere sul manifesto dell'invito alle catechesi neocatecumenali un volto di Cristo che di certo non è  il solito autoritratto di Kiko.
E infatti si tratta della famosa opera che un protestante, Warner E. Sallman, disegnò per la prima volta a carboncino nel 1924.
Gli disse l'editore che gli commissionava il lavoro: "Disegnalo come un uomo reale, rude, non effeminato. Fallo forte e virile, non un debole, cosicché la gente possa vedere nel suo volto colui che ha dormito all'aperto, cacciato i cambiavalute  fuori dal tempio e affrontato trionfalmente il Calvario".
L'opera, nel 1940 dipinta ad olio, ebbe una diffusione enorme nel mondo protestante, in genere allergico alle immagini perché ritenute idolatriche e proibite per Comandamento divino: è  stata riprodotta più di 500 milioni di volte, e durante la seconda guerra mondiale, assunse notorietà internazionale, visto che l'Esercito della Salvezza ne fece stampare versioni tascabili da distribuire ai soldati che partivano per combattere in Europa e in Asia; le stampe del dipinto erano appese in ogni stanza di diversi ospedali in tutto il paese e all'ingresso di moltissime Chiese evangeliche.

Ma dopo gli anni '50, i critici iniziarono a lamentarsi del fatto che il dipinto avesse influenzato così tanto la cultura che molte persone credevano che fosse il "vero ritratto" di Cristo: e questo, oltre a mettere in difficoltà le componenti religiose afro-americane, era pericoloso perché insinuava una devozione verso le immagini che veniva rigettata come proposta della fede cattolica e ortodossa.

È  curioso che, con tutta l'abbondanza di scelta che l'iconografia cattolica di tutti i tempi offre, nel manifesto della catechesi neocatecumenale il "vero ritratto" del Cristo del protestantesimo abbia - di certo solo temporaneamente! - sostituito il "vero ritratto" del Cristo del kikianesimo. Si vede che certi fondamentalismi si riconoscono istintivamente e vanno a braccetto...