martedì 28 febbraio 2017

«...e mi disse di aver visto la Madonna...»

In questa pagina vogliamo dare risalto ad alcuni commenti di un anonimo ex-neocatecumenale della prima ora, il quale dichiara di essere entrato in Cammino nei primi anni '70, quindi agli inizi dell'espansione neocatecumenale in Italia (ricordiamo che Kiko e Carmen approdarono a Borghetto Latino in Roma nel novembre 1968, quando il CNC aveva solo quattro anni di vita incluso il fallimentare tentativo nei baraccati).
Dei commenti dell'anonimo c'è innanzitutto da sottolineare che uscire dal Cammino permette, a chi ha conservato un minimo di senso critico, di rivalutare le proprie certezze costruite artificiosamente in anni di indottrinamento e cominciare a mettere in dubbio la parola dei santissimi fondatori Kiko e Carmen.

La visuale di un ex-neocat è un punto di osservazione privilegiato.
Il commentatore fissa con grande lucidità uno degli aspetti più controversi della storia di Kiko, ovvero la presunta "visione" della Vergine Maria che è all'origine della sua missione di fondare "comunità cristiane come la Sacra Famiglia di Nazareth". Scrive l'anonimo (riportiamo solo i passaggi salienti):
«(...) Vedi ad esempio l'annunciazione/visione della Madonna da parte di Kiko. Fino a pochi anni fa era "una luce che splendeva davanti" e la Madonna che parlava a Kiko direttamente, ora, lui ha raccontato che è stata una visione intellettiva. Cioè non l'ha mai vista la Madonna (altrimenti avrebbe dovuto sottostare a tutte le regole dettate dalla Chiesa per sottostare alla veridicità di questa apparizione) Infatti dire che è una visione intellettuale è notoriamente più facile, perchè esclude ogni altra forma di intervento "naturale" e fenomenologico. Quindi Kiko non ha visto la Vergine, non ci ha parlato, non ha ricevuto messaggi diretti, ma ha percepito la sua presenza. La Vergine era alle sue spalle, e Kiko ha percepito sia la presenza sia la volontà della Madonna. Kiko solo attraverso il suo intelletto ha recepito questa presenza e questa volontà. Se mi posso permettere, senza nessuna offesa per Kiko, percepire presenze potrebbe anche essere un sintomo di disturbo neurologico o una psicosi o addirittura dovuto ad un abuso di alcool o droghe (...) Va da sé che nessun camminante sente la necessità di dipingere o fare catechesi differenti da quelle infarcite da Kiko e Carmen e ora, povero, Padre Mario messo ai piedi di Kiko e Carmen anche dopo la morteE così non si mette in discussione nulla e, anche se qualcuno lo fa, può prendere la porta ed andarsene. Il cammino NC, dicono, non è per tutti. "Meno male" aggiungo io.»
Abbiamo già brevemente trattato la "novità" della "visione intellettiva" narrata, per la prima volta pubblicamente, da Kiko in persona alla Convivenza di Inizio Corso 2016 (vedi anche qui).
Riproponiamo un frammento di quel racconto (nota: il testo di seguito è l'esatta sbobinatura delle parole di Kiko; nel testo della convivenza le frasi del Sommo sono state sottoposte a correzione grammaticale e sintattica):
Mi hanno detto che non ho parlato dell'incontro, dell'apparizione della Madonna...va bene, vi dico due paroline. Allora, nell'anno '59, il giorno dell'Immacolata Concezione, dopo pranzo, la sera, ho sentito da Dio di andare a pregare nella mia camera, perché io ero molto buono, pregavo, ecc... E allora sono andato nella mia camera a pregare. Mi sono messo così... c'era il letto... a pregare con la testa... no?, in ginocchio... Ecco qui c'è la mia camera, questo libricino, la mia camera, qui... su questo letto... lì in ginocchio. E de pronto, non me l'aspettavo, s'è riempito di luce la mia stanza ed è apparsa la Madonna dietro di me. Misticamente! Perché non l'ho vista con gli occhi, l'ho vista con l'intelletto... si chiama "visione intellettuale" o "intellettiva". Però... fortissima! Dietro di me c'era la Madonna con il Bambino... e tutta la sento, la luce... come una specie di presenza reale, profondissima... e nella mia anima si aggiravano queste parole: "Hay que fare comunità come la Santa Famiglia di Nazareth, che vivano in umiltà, semplicità e lode: l'altro è Cristo". Ed è finito. Stava lì, de pronto... puff! Sparita la luce, sparita la Madonna. He (sono, ndr) rimasto... impressionatissimo. 
Questo racconto è interessantissimo per diversi motivi.

Primo: il tempo che passa
La presunta "visione intellettiva" è avvenuta l'8 dicembre 1959 dopo pranzo; l'ha detto Kiko, pubblicamente e nel suo libro "Il Kerygma", quindi è una data da considerarsi ufficiale.
Secondo il suo racconto egli era un "pittore, esistenzialista e ateo", che a febbraio del '59 vinse un premio nazionale di pittura per giovani e adolescenti (Kiko allora aveva appena 19 anni). Del premio, egli disse, non gli importava gran che, avendo completamente perso il senso della propria vita e meditando persino il suicidio. Questo "pittore ateo", patito delle opere di Jean Paul Sartre, improvvisamente (nel racconto fatto a settembre 2016), dopo appena 7 mesi di tempo da febbraio a dicembre 1959, diventa un uomo "molto buono" che pregava molto - ma come?! Non era in crisi esistenziale? - tanto da "sentire da Dio" la necessità di inginocchiarsi in camera sua a pregare con un libricino di preghiere.
Nonostante la visione di quel giorno (sulla quale ci soffermiamo dopo) Kiko continua a essere "in crisi esistenziale" fino ai primi anni '60, lo dicono le sue agiografie ovunque su internet (e sappiamo che i corifei di Kiko sono attivissimi su tutte le piattaforme per correggere ogni presunta inesattezza, pertanto, se fosse un errore, lo avrebbero già modificato). Si può dedurre che nel 1962 Kiko fosse quel giovanotto "bigotto" e "in pieno cursillismo" descritto dalla Carmen nel celebre incontro al bar di Plaza de Cibeles a Madrid, periodo nel quale, sempre secondo la Carmen, lo stesso Kiko era impegnato a "flirtare con una svedese".
Sono passati ben 3 anni dalla supposta visione e, secondo l'opinione di Carmen, Kiko è "bigotto", "messianista", animato da una spiritualità cupa e funerea (lo definisce fermo al "servo di Jahvé"), "cursillista" - nel linguaggio di Carmen ciò è interpretabile come "religioso naturale": Kiko stesso definisce i cursillisti "poveracci" nel proprio racconto - e "ci prova con una tipa".
Un po' curiosa come elaborazione del dono della "visione intellettiva"!

Secondo: il racconto che si modifica
Nella prima versione, la più antica, del racconto della apparizione della Vergine Maria a Kiko - come ci ricorda l'anonimo e come ricordano quasi tutti gli ex di lungo corso - si parlava di una visione vera e propria con forme sensibili; la Madonna sarebbe infatti apparsa a Kiko nella forma che i camminanti vedono tutti i giorni nella loro icona "Maria-Kiko", detta "Madonna del Cammino", col velo in capo e in braccio il Bambino Gesù.
Dopo ben 52 anni, Kiko modifica questo racconto e definisce l'apparizione "visione intellettiva". Questa definizione non è data a caso!

Terzo: l'improvvisa scelta di una definizione teologica
Facciamo una breve digressione. Per Sant'Agostino esistono tre tipi di visioni: la visione corporea, definibile come un primo gradino nella mistica delle visioni, che coinvolge direttamente i sensi. Di questo tipo è la apparizione della Vergine Maria ai pastorelli di Fatima (prendete nota: stiamo parlando di una delle più grandi e importanti apparizioni sensibili della Madonna), la visione della Madonna a La Salette o la stessa apparizione dell'Angelo a Maria.
Il secondo "gradino" è la visione immaginaria o spirituale, nella quale l'apparizione si verifica nella mente, cioè non coinvolge i sensi in modo diretto. Si tratta di una visione più elevata di quella corporale, più estesa: non è limitata al momento presente ma coinvolge spesso la visione di cose passate o future; può comprendere simboli o immagini di difficile interpretazione. Di questo tipo sono le visioni profetiche, come ad esempio quella del profeta Isaia, Daniele, le visioni di San Giovanni Apostolo, di San Giovanni Bosco o quelle della Beata Caterina Emmerich.
Il terzo e più elevato grado è la visione intellettuale o intellettiva, vantata da Kiko. Guarda caso è il più grande dono che si possa ricevere nella vita mistica e consiste nell'acquisizione o comprensione di una verità per diretto intervento divino, verità sulla quale non ci si può ingannare, ed è tipica delle estasi dei Santi, anche se molto rara. Santa Teresa la testimonia nei suoi scritti, ad esempio quando le fu concesso di comprendere il mistero della Trinità Divina; se ne possono supporre tracce anche nei profeti dell'Antico Testamento e in Giovanni il Battista. Chi riceve una visione intellettiva è assimilabile a un profeta, che è illuminato da Dio stesso, è un eletto, ha ricevuto una conoscenza superiore.
Dunque Kiko è superiore, nel Cammino, ecco perché, come faceva notare il commentatore D.D., i due fondatori non hanno avuto necessità di fare nessun "cammino"; sottolinea - tristemente - l'anonimo:
Possono i 2 Fondatori eletti dalla Madonna stessa essere scrutinati da un comune mortale, sia questo anche Catechista di primo livello? Certamente no.
Kiko ha percepito la Madonna (non l'ha vista, ripeto) e Carmen era "teologa" quindi non interessa minimamente se hanno fatto i "passaggi", gli scrutini e se hanno indossato o meno la veste bianca. 
E' ovvio che, nella mentalità di Kiko, una persona che abbia ricevuto una illuminazione di grado così elevato, estatica, è ad un livello altro rispetto ai comuni cristiani. Kiko è uno gnostico, è bene non dimenticarlo, dunque egli si comporta come un essere superiore, dotato di capacità maggiori degli altri, di doni soprannaturali e si permette di scrutinare, giudicare e soprattutto umiliare i suoi sottoposti, i quali come gli impiegati dei film di Fantozzi devono anche ringraziare per il trattamento ricevuto dal Sommo, ed essere felici di aver potuto godere di un briciolo di considerazione.
"L'operaio ha diritto alla sua Mercede(s)"

Purtroppo per lui, però, dalla descrizione che fa dell'evento emerge solo una grande confusione:

1. la Madonna gli sarebbe apparsa "alle spalle": questo dettaglio spaziale è insensato rispetto a quanto la tradizione ci dice delle visioni intellettive: Santa Teresa mai parlò di spazi o luoghi, anzi, escluse totalmente che l'esperienza mistica avuta (e lei ne ebbe innumerevoli) si potesse descrivere con mezzi umani; disse che non si trattava né di occhi del corpo, né di occhi dell'anima ma di una vista soprannaturale, simile a ciò che, forse, possiederemo nell'aldilà. Del resto è logico che non ci sia dimensione spaziale o temporale: questo tipo di visione trasporta l'anima nella dimensione celeste dove non ci saranno né l'una né l'altra.

2. la Madonna gli affida una missione: ma nessuna visione intellettiva, come ci sono state riportate dai Santi, coinvolgeva messaggi verbali o compiti materiali da eseguire, per i quali non ci sarebbe necessità di ricevere nessun superiore livello di comprensione. Santa Teresa, per intervento della grazia divina, ebbe a capire intimamente cosa realmente sono le tre Divine Persone e come sono in relazione fra Loro e come si comunicano in chi fa la Loro volontà, senza nessuna missione speciale. Al contrario, Santa Maria Margherita Alacoque vide fisicamente Gesù, e da Lui ricevette il comando di far conoscere la devozione al Suo Sacro Cuore.
La "missione", in questo caso, serve a Kiko per completare il quadro e legittimare il proprio operato: eletto dalla Vergine Santissima, latore di verità rivelate a lui solo (comprensione superiore), investito di un compito celeste. Come contraddirlo? Kiko ha il carisma! Chi sei tu per giudicarlo?

3. La missione sarebbe far "nascere comunità cristiane come la Sacra Famiglia di Nazareth": sembra come minimo curioso che tutto quello che Kiko riceve dalla Santissima Vergine sia questa "verità". Non c'è, nella Tradizione della Chiesa nessuna interpretazione che accosti la Famiglia di Nazareth a un modello di primitiva "comunità" cristiana che vive in "umiltà, semplicità e lode, dove l'altro è Cristo". E' un nonsenso teologico e dottrinale. La famiglia di Gesù - celebrata il 27 di dicembre nella festa della Sacra Famiglia - è casomai modello della famiglia e prima fondamentale cellula della Chiesa.
[Per inciso, se si fa una piccola ricerca su internet con la chiave "Santa Famiglia di Nazareth" e "comunità cristiana" o "cellula cristiana", guarda il caso escono fuori quasi esclusivamente siti web dedicati al cammino, a Kiko e alle parrocchie CNC-approved... Un tantinello sospetto, no?]
A livello teologico sembra una grossa forzatura e la Santa Vergine Maria di sicuro non può errare in teologia....

4. Queste considerazioni ci portano a un ulteriore ragionamento
La "visione intellettiva" è sempre stata riservata ai livelli più alti della mistica. Solo grandissimi santi, per quanto se ne ricorda nella tradizione, hanno avuto l'enorme privilegio di vedere svelati i segreti e i misteri di Dio, il che ha perfettamente senso: solo un'anima elevata, che mira alla perfezione e alla santità, alla purezza e all'umiltà, ai grandi carismi, può essere pronta a ricevere un dono simile: benché non esista merito umano che possa guadagnare una simile intima unione con Dio, non si può pensare che l'uomo non debba fare qualche sacrificio verso di Lui, verso il Cielo per ottenerla.
E se pure volessimo trascurare questo aspetto, non possiamo ignorare i criteri positivi più importanti che la Chiesa utilizza per studiare la veridicità delle apparizioni e delle visioni:
  • il messaggio deve essere concorde con il Vangelo, la Tradizione e il Magistero (non può contenere elementi di novità);
  • l'apparizione deve corrispondere a un radicale cambio di vita o comunque deve accrescere le virtù del soggetto; 
  • deve suscitare desiderio di obbedienza vera all'Autorità della Chiesa, timore di essere ingannati, diffidenza verso di sé e verso soprattutto questi fatti;
  • l'apparizione suscita frutti spirituali in sé e negli altri, conversioni e contemporaneamente non deve rimandare a se stessi, all'amore di sé ma alla Chiesa e alla piena adesione ad essa.
  • il veggente non deve mostrare desiderio di far conoscere a tutti questo evento
Non è raro infatti che fenomeni simili siano generati dalla propria "isteria religiosa", dal fanatismo, e che quindi siano frutto di allucinazioni, esaltazione.
Non possiamo non notare che al contrario la presunta "apparizione" di Kiko:
  1. veicola un messaggio che non ha riscontro con la tradizione, al contrario ha suscitato le sbobinature del 1972 che sono notoriamente piene di strafalcioni, espressioni eterodosse e vere e proprie eresie;
  2. non ha prodotto nessun cambio di vita per più di 3 anni, anzi il veggente ha continuato la propria vita tranquillamente - notare che Jacinta Marto morì come una santa pochi mesi dopo le apparizioni della Vergine, offrendo le proprie sofferenze per i peccatori, a soli 10 anni;
  3. non ha suscitato obbedienza alla Chiesa, anzi, il veggente ha sempre sospettato della gerarchia ecclesiastica, resistito, nascosto e spesso mentito a parroci, Vescovi e persino al Papa, utilizzando amicizie influenti per raggiungere i propri scopi seguendo la logica del "fine che giustifica i mezzi" - i pastorelli di Fatima rispettarono il silenzio imposto dal Parroco e dal Vescovo per anni e anni
  4. Kiko, invece di conservare il segreto sulla visione, l'ha spiattellata in un bar nel pieno centro di Madrid a una perfetta sconosciuta.
In conclusione dati i fatti non possiamo accettare che Kiko (o Carmen) abbiamo realmente ricevuto messaggi dalla Santissima Vergine perciò non possiamo che avanzare tre ipotesi, riguardo la visione:
a) Kiko se l'è completamente inventata
b) Kiko non ha visto la Madonna ma qualcos'altro
c) Kiko ha creduto di vedere la Madonna, ma ha solamente avuto un'allucinazione, preda di una crisi mistico-religiosa.
Dato che la prima e la seconda ipotesi ripugnano al solo pensiero - significherebbe che l'intero castello neocatecumenale è fondato su una completa menzogna, il che trasformerebbe all'istante il CNC nella peggiore setta del XXI secolo, o addirittura che il cammino fonda su un'origine diabolica - propendo per la terza ipotesi. Kiko, pittore esistenzialista ateo, investito da una grave crisi religiosa e forse psicologica, potrebbe aver avuto un'allucinazione, frutto della propria autoesaltazione mistica. Diversamente non si spiegherebbe nessuno degli errori successivi (che la Madonna non può aver suggerito - nella migliore delle ipotesi se per assurdo gli fosse davvero apparsa, come minimo Kiko non ha capito un fico secco di quello che la Madonna voleva dirgli), non avrebbero senso l'ego mostruoso, la resistenza all'autorità costituita della Chiesa, l'arroganza, l'oppressione dei più piccoli e soprattutto gli strafalcioni liturgici e gli errori dottrinali. E non si spiegherebbe la sua nueva estetica, fonte di bruttura, contraria persino alla dottrina più elementare (vedere la inquietante Cena pascual col Cristo già risorto) o assurdità come quella delineata da Lino:
Quando Kiko dipinge Cristo con le proprie fattezze, non lo fa perché è totalmente pazzo e crede di essere il Messia anziché Napoleone o Garibaldi. Lo fa secondo una intenzione evidentissima quando si analizzino molteplici icone: l'adepto vede sì il volto di Cristo, ma viene anche rinviato a quello dell'iniziatore. Sul piano della comunicazione verbale, è la medesima tecnica che sta nel "santino" nel link sopra mostrato: "Il Messia presente in noi", dice Kiko. Un'altra frase, questa, che si sta diffondendo: il presbitero Francesco Voltaggio dice "Il Messia che sta crescendo in noi".
La tecnica è sempre la medesima: riprodurre nelle icone concezioni neocatecumenali, creare una relazione stretta tra il Sacro e il Cammino. L'icona diviene specchio del Cammino, non è più "porta regale" verso l'Altro e l'Altrove, "confine fra il mondo visibile e il mondo invisibile" per dirla con padre Pavel Florenskij. Questo il problema serio, oltre il giudizio sulle forme.
Il Cammino è incentrato solo su sé stesso e su Kiko Argüello, il suo fondatore. La Santa Vergine non può aver ispirato questo livello di egomania...

domenica 26 febbraio 2017

Quel bambino "gestato alla fede" che non è mai nato

Evidenziamo un toccante scambio di battute che risponde egregiamente alla domanda che tanti, sia esterni al cammino che neocatecumeni militanti, fanno ai frequentatori di blog che si identificano fuoriusciti NC.


Fabio:
 
Non so i motivi per i quali siete stati cacciati, ma viene da pensare... La domanda mi è sorta spontanea: come mai vi siete accorti dopo cosi tanti anni che il CNC era un movimento che semina errori dottrinali e liturgici oltre a plagiare la gente ed estorcere denaro e adorare Kiko Arguello come fosse Giovanni battista?
Pax: Domanda legittima, mi rendo conto, da parte di chi mai è stato nell'esperienza o ne è uscito molto prima di noi ex incalliti, quelli dai 10 anni in poi.... ogni anno un'aggravante.. catechista e itinerante peggio mi sento... inqualificabili.
Personalmente 30 anni e nella mia personale esperienza non mi sono fatta mancare niente, quindi certamente sono all'ultimo posto.
Per questo lascio a voi un'analisi generale e trarre conclusioni, sono la persona meno adatta. Posso dire alcune cose vissute sulla mia pelle, non so, anche per me non sempre è facile capire. 
Ha inciso molto un Sacerdote inizialmente, mio professore preparato e in gamba sia come prete che come docente. Il ruolo della Chiesa, nel promuovere queste catechesi dichiarandole il futuro e il rinnovamento, è stato fondamentale.La conoscenza dei fondamenti mai mi è mancata. Analizzandomi mi rendo conto che, internamente, facevo un gran lavoro su quello che ascoltavo e lo integravo, completavo, rettificavo a modo mio (mi preoccupavo sempre di far parte di tutto questo a coloro che, come catecumeni, dipendevano da noi), devo dire che i Pastori della Chiesa con cui di tempo in tempo mi sono sempre confrontata, mai mi hanno allertata sulla pericolosità dell'indottrinamento neocatecumenale.
Non posso elencare le cose che aspettavo di ascoltare da loro finalmente, intanto attingevo e approfondivo, direttamente, dai Documenti della Chiesa, dalle Vite dei Santi e mi abbeveravo ad altre esperienze liturgiche, di cui nel cammino sentivo la mancanza (celebrazioni dai monaci benedettini, adorazioni, frequentazione di Santuari e sostenuta da varie "devozioni" radicate nella mia famiglia e trasmesse dai nonni)...non ce la faccio a rifare l'elenco, nei miei commenti ne ho già raccontate tante, non voglio fare una cosa che sembri una difesa articolata, difesa di che, poi?
Non posso giustificarmi, certo sono stata una sprovveduta e un'illusa e molto altro.
Pensavo che il cammino è un percorso progressivo e lento e prima o poi tutto quello che vedevo mancare, in tanti aspetti dottrinali e liturgici soprattutto, senza dubbio ci sarebbe stato dato. Mi ero fatta una mia idea che, alla fine, il cerchio si sarebbe chiuso con una serie di catechesi che avrebbero riempito tutti i vuoti. Mi ripetevo sempre: alla fine del cammino ci saranno finalmente le "catechesi mistagogiche"(1) che sentivo evocare sempre dai catechisti come un dono meraviglioso del fine cammino e finalmente.....MA LE CATECHESI MISTAGOCICHE NON CI SONO MAI STATE, neanche si nominavano più quando, chiusa la porta, ci siamo trovati in gabbia all'improvviso e li abbiamo visti in volto per la prima volta.
A questo tempo si è accompagnata la presa di coscienza della loro disobbedienza cronica, sugli Statuti e sull'Eucarestia, cosa per cui le sofferenze si sono sommate alle sofferenze! 
Ribadisco che questa è la mia esperienza, quello che dico non ha alcun valore assoluto per carità e neanche mi esime dalle mie colpe e dalle mie responsabilità per aver contribuito alla diffusione di questo che oggi considero senza mezzi termini un "morbo" infestante.
Il cammino non finiva, non si vedeva la luce, non ci si scioglieva nella parrocchia, l'eucarestia restava sempre la stessa e la metodologia da seguire pesantemente restava quella che aveva accompagnato tutto il catecumenato, stancamente, ripetitivamente, inesorabilmente... il cammino che doveva sbocciare nel vedere la luce (nascita), faceva dietro front in una involuzione, riavvolgendosi in un regredire penoso... una sorta di "aborto ritenuto": il bimbo, ormai pronto per nascere, veniva ringhiottito dall'utero che lo aveva gestato per.... anni e che non riusciva a separarsene, a lasciarlo andare... Scena degna di uno dei gironi danteschi.
Perdonatemi, non so, forse ho fatto male a scrivere qui queste cose. 
Si l'argomento è degno di studio e approfondimento, certo non da parte mia, sono la persona meno adatta, essendo anche io oggetto in questo studio....troppe cose....
Tra gli itineranti persone dotate di capacità non comuni, che ricoprivano nella società posti di prim'ordine, lo stesso tra quelli che poi sono diventati i presbiteri itineranti di maggior spicco, e non parlo solo di qualità mondane, no, anche da un punto di vista umano piuttosto che etico o di preparazione teologica.
Davvero cari, non ci sono parole, vi chiedo scusa a nome di tutti gli ex come me.

Ci sentiamo in dovere di dire che quelli che come Pax hanno portato catechesi del Cammino in buona fede, felici e convinti di lavorare sodo per la maggiore Gloria di Dio e per l'edificazione del Suo Regno, non possono essere imputati di errori commessi da chi ha abusato della loro fiducia per farne strumento della propria brama di conquista. Kiko e i catechisti di alto rango, ipocriti traditori di chi si fida farebbero bene a tremare per aver indotto altri in errore!

Per la maggior parte di noi, uscire dal Cammino dopo 20 e più anni è significato perdere quasi tutti gli affetti, persino nei parenti più stretti, negli amici di una vita. E' significato perdere completamente la protezione e il calore umano della comunità, che ci ha accompagnato per anni, e abbiamo dovuto sfidare le minacce (palesi o velate) dei catechisti riguardo alla nostra sorte e la paura di ferire le persone a cui vogliamo bene. Prendere questa decisione ha richiesto un tempo molto lungo, dubbi, combattimento contro noi stessi, preghiera, forza... E' significato rigettare integralmente tutti gli insegnamenti ricevuti, e ricominciare (letteralmente) da zero con l'educazione cattolica. Ha voluto dire rischiare ogni cosa, nella paura di perdere persino i propri figli nel mondo (perché è quello che ti dicono), o di ricevere disgrazie da Dio (dicono anche questo) per "aiutarti a capire".
Questo è il motivo, caro Fabio, per cui c'è voluto tanto per riuscire a credere di aver sbagliato tutto.

Note: (1) Il termine mistagogia affonda le radici nella parola greca mystérion che a sua volta deriva dal verbo myéô che significa: insegnare una dottrina, iniziare ai misteri; infatti erano chiamati mystai coloro che venivano introdotti (= ago) nella comprensione piena dei santi misteri della fede al termine del catecumenato e dopo aver ricevuto i tre sacramenti di iniziazione: battesimo, confermazione, eucaristia.

giovedì 23 febbraio 2017

Kiko non vuole che diventiate santi

Parto da alcuni recenti commenti:

@Tripudio."Anziché ricercare la santificazione personale (dalla quale senza alcun programma prestabilito derivano frutti), ci si dà da fare in attività"

Da Autore della lettera...
Mi hai fatto ricordare una cosa riguardo la santificazione personale.
Alla convivenza di inizio corso dell'anno scorso ricordo bene come il catechista la sminuì asserendo "tu pensi a diventare santo? Guarda che non è questione della tua personale santificazione. È la comunità che diventa santa, non è un discorso di diventare santo tu." Insomma il senso del discorso era "un nuovo concetto di santità, in cui quello che importa è che la comunità, come un unico corpo, diventi santa": un discorso in cui sembrava che il desiderio di santità fosse un orgoglio privato, da combattere perché sfavoriva (o escludeva, a suo parere) la comunità. Cioè: che tu diventi santo non gliene frega niente a nessuno perché di fondo la santità non è questo, ma ha senso solo in un'ottica comunitaria ("portiamo in cielo comunità sante, dove non c'è Peppino che è santo e un altro no, ma la comunità è santa"). Insomma tu come persona conti niente, e quel poco che conti è solo in funzione della comunità. Dovrei ritrovare il mamotretro dello scorso anno (anche se di rileggere simili oscenità non ne ho proprio voglia). Una santità costruita insomma: come fa ad esserci una santità comunitaria se non c'è prima una santificazione intima e personale? Come si fa a sminuire o deridere la prima (scoraggiando implicitamente chi ascolta, perché potrebbe pensare che "allora sono un superbo a voler diventare santo") senza rendersi conto che la seconda altro non è che il frutto della prima?

Da Veterano...
Quello che propone il cammino neocatecumenale è un abbassamento morale anziché un innalzamento spirituale, che non si può negare all’inizio del cammino è rivestito di rinnovamento, ma a cui non ci si arriverà mai, anche dopo il “Matrimonio spirituale”, significa dopo almeno quarant’anni di sentirsi dire che siamo peccatori. Dopo un certo periodo si crede davvero che sia l’unica realtà e quindi ci si comporta da tali, peccatori incalliti incapaci di vedere dove si trova il Bene e perseguirlo, tanto all’uomo è impossibile! Teologia totalmente opposta al riscatto dell’uomo!

Aggiungo ai commenti la mia esperienza...
"Mica sei entrata nel cammino per diventare santa?"
Bizzarra domanda/affermazione da fare a chi è alla fine di un lungo percorso di fede.
La risposta che esce spontanea e immediata è:
"No! Sono entrata nel cammino per vedere, alla fine di tutto l'itinerario, se è possibile riuscire a diventare peggiore di prima!".

Nel cammino siamo di fronte ad una costante banalizzazione e ad un totale svilimento del senso della "santificazione personale", così come avviene per tutto quello che potrebbe mettere al centro la persona, l'individuo, rispetto al contesto comunitario che è l'unico che conta.
Il singolo viene progressivamente diluito nella comunità, disciolto fino a scomparire come persona.
Ecco che, finalmente, abbiamo scoperto cosa "si scioglie" nel cammino:  l'identità personale, che si perde totalmente. 

C'è un modello di camminante che Kiko ha ben chiaro nella mente e a questo, negli anni, va ad
allineare tutti quelli che entrano nell'esperienza di cui è l'iniziatore.









I catecumeni fanno un lunghissimo percorso spersonalizzante per trasformarsi, come gruppo che ha ascoltato insieme il Kerigma, in comunità: ossia tu sei in quanto "comunità", senza comunità non sei nulla. 

Dentro l'esperienza si sperimenta una sicurezza, una stabilità, ci si identifica con gli altri, si trovano le risposte pronte per ogni situazione, si sa quali sono i comportamenti da assumere senza timore di sbagliare, addirittura si sa anche dare i giusti consigli a chi avesse dei dubbi, nonostante si sia condannati a contemplare sempre e solo i propri peccati, senza speranza!
Si comprende perché chi esce dall'esperienza, dopo anni e anni di cammino, dovrà fare i conti con una incapacità totale di vivere autonomamente la propria vita; la comunità ormai si è strutturata in lui e si ritrova senza più un'identità, se si muove al di fuori del contesto in cui è come incapsulato.
Ma sorge spontanea la domanda: cosa ha di cattolico un simile “itinerario di de-formazione” che pretende di rivitalizzare il Sacramento del Battesimo nei battezzati scristianizzati o sacramentalizzati/non catechizzati/che indossano ancora l'abitino (stretto) della prima comunione?

Il cammino neocatecumenale, vogliamo sottolineare, non ha le connotazioni di base per essere definito cattolico ma, come già abbiamo dimostrato, rientra più propriamente nei canoni dei sistemi dittatoriali.

Catechismo della Chiesa Cattolica
Il Battesimo è "il vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito" (art.1213).E’ chiamato "illuminazione" perché coloro che lo ricevono "vengono illuminati nella mente" (art.1216).1993 Dio tocca il cuore dell'uomo con l'illuminazione dello Spirito Santo, in modo che né l'uomo resterà assolutamente inerte subendo quell'ispirazione, che certo può anche respingere, né senza la grazia divina, con la sua libera volontà, potrà prepararsi alla giustizia dinanzi a Dio [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1529].1995 Lo Spirito Santo è il maestro interiore. Dando vita all'"uomo interiore", la giustificazione implica la santificazione di tutto l'essere.

La Dignità della persona umana
1730 Dio ha creato l'uomo ragionevole conferendogli la dignità di una persona dotata dell'iniziativa e della padronanza dei suoi atti. « Dio volle, infatti, lasciare l'uomo "in balia del suo proprio volere" (Sir 15,14) perché così esso cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, con l'adesione a lui, alla piena e beata perfezione »:49 « L'uomo è dotato di ragione, e in questo è simile a Dio, creato libero nel suo arbitrio e potere ».501731 La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da sè stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell'uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine.1738 La libertà si esercita nei rapporti tra gli esseri umani. Ogni persona umana, creata ad immagine di Dio, ha il diritto naturale di essere riconosciuta come un essere libero e responsabile. Tutti hanno verso ciascuno il dovere di questo rispetto. Il diritto all'esercizio della libertà è un'esigenza inseparabile dalla dignità della persona umana, particolarmente in campo morale e religioso.54

Sottoponiamo al vaglio di questi articoli del Catechismo della Chiesa cattolica la condizione del "cristiano adulto" che, terminato il suo lungo percorso neocatecumenale,  ha finalmente conosciuto di essere solo un grandissimo peccatore.
In questa sua condizione, la piena maturità della fede e il perfetto discernimento consistono:
- nel diffidare della propria intelligenza,
- immolare l’idolo del proprio cervello al santo iniziatore e
- obbedire SEMPRE a lui, senza pensare e senza capire, nella persona dell’inviato alla sua vita, colui che è “suo catechista per sempre”.

 « Miei carissimi figliuoli in G. C.,
vicino o lontano io penso sempre a voi.
Uno solo è il mio desiderio, quello di
vedervi felici nel tempo e nell’eternità.


I grandi santi e iniziatori di tutti i tempi, che hanno conosciuto il "maestro interiore",  si sono prima applicati, nel nascondimento, alla propria personale santificazione, che hanno coltivato per tutta l'esistenza (attraverso una perfetta, anche se a volte per loro dolorosissima, obbedienza alla Santa Madre Chiesa), e poi hanno condotto, per questa stessa strada, le persone loro affidate dalla Divina Provvidenza

senza crogiolarsi, come fa Kiko, nel ripetere ogni giorno "sono un peccatore, un falso, un superbo" e restando per sempre in una situazione, in cui imbriglia anche tutti i suoi seguaci, che lo esime da ogni tensione o sforzo.

E questo insegna - il famoso fare la virtù senza sforzo mal inteso e mal comunicato - per continuare ad assecondare, senza troppi sensi di colpa, le proprie cattive tendenze.

Ma soprattutto i santi, quelli veri, sono stati prima di ogni altra cosa luminosi e limpidi esempi per chi li seguiva e per chi li ascoltava una vera gioia.



Pax



martedì 21 febbraio 2017

Breve storia triste

Diamo spazio a una breve testimonianza sulla reale condizione di tanti giovani del Cammino.

«Vorrei condividere un esperienza che mi ha scioccato sulla gente del "cammino"...

avevo solo 18 anni e mi fidanzai con una ragazza appartenente a questa setta. Era già mia amica da un anno e le volevo molto bene. Fin dai primi tempi notai alcune stranezze nel suo gruppo di amici:

1) erano tutti nel cammino neocatecumenale;

2) uno di loro era stato a letto con un suo amico maschio ma aveva una ragazza(anche lei nel cammino) la quale aveva abortito tre volte (a 17 anni);

3) sembravano voler sempre convincere la mia ragazza che stare con me fosse sbagliato perché non ero uno di loro.

Avevano un senso dell umorismo che sembrerebbe troppo spinto anche in un night club di Harlem, la loro antipatia era sempre gratuita e rivolta solo a gente molto debole.

Riuscii ad ottenere apparentemente il consenso del padre andando a vedere per due volte "le catechesi". Questi incontri non erano altro che un discorso di gruppo di una banalità allucinante nel quale ti parlavano come se fossi un bambino di 5 anni.
Feci notare alla mia ragazza che Gesù predicava una vita semplice mentre loro non facevano che parlare di spendere 1.500 euro a famiglia per un imminente viaggio a Rio (la mensa dei poveri era al piano inferiore).
Durante questi viaggi il cui scopo era "evangelizzare" non mancavano canne, sbronze e sesso come in ogni viaggio fra ragazzi al mondo. L'unica differenza era che durante il giorno parlavano di Dio e facevano cose che io non ero ritenuto degno di conoscere.

Ci lasciammo diverse volte e puntualmente scoprii che persone molto più anziane di noi le parlavano in privato. Ovviamente io non entrai mai a far parte del cammino. Alla fine, dopo tre anni di tormenti riuscì a lasciarmi per un neocatecumenale. Da allora non l'ho più sentita. La mia attuale ragazza ancora convive con i dubbi che quella comunità mi ha creato a causa delle loro manipolazioni.»

Nota: Lo sappiamo che non tutti i giovani del CN sono come quelli descritti dall'esperienza di questo giovane "del mondo", è però da sottolineare che è tipica del cammino l'ipocrisia di andare in giro a dire "Signore, il Signore!" e poi comportarsi esattamente come tutti le altre persone "del mondo", tanto criticate. 

domenica 19 febbraio 2017

Le 8 tecniche di controllo mentale nel Cammino Neocatecumenale

"Dal Cielo vi fa gli auguri"
Qualche giorno fa un lettore del blog che non ha mai frequentato il cammino si chiedeva come mai tanti ex ci abbiano impiegato anche due o tre decenni per decidere di uscire dal movimento. Per spiegare in modo scientifico la questione, utilizziamo la ricerca psicologica del Dott. Robert  J. Lifton sulle psicosette. Egli individua otto tecniche che permettono ai leader di una setta di controllarne gli adepti: raffronteremo queste tecniche con usi e prassi invalse nelle comunità.


1. Controllo del milieu: Si tratta del controllo totale della comunicazione del gruppo. Dietro alla scusa che “pettegolezzi” e “chiacchiere” strapperanno il tessuto del gruppo o ne distruggeranno l’unità, si nasconde la ben più subdola motivazione di impedire agli affiliati di esprimere dubbi o perplessità su quanto sta accadendo e di comunicare agli altri membri qualsiasi cosa non sia una positiva approvazione. “Agli aderenti viene insegnato di fare rapporto su chi infrange la regola, una pratica che serve anche a mantenere i membri isolati l’uno dall'altro, ed aumentare la dipendenza dalla leadership. Il controllo del milieu spesso implica anche scoraggiare i membri dal mantenere contatti con parenti o amici esterni al gruppo, e dal leggere qualsiasi cosa non sia approvata dall'organizzazione.” È quello che Hassan classifica come “controllo dell’informazione”.Negare ad una persona l’informazione necessaria a formulare giudizi fondati fa si che essa non sia in grado di formarsi delle opinioni proprie.
Primo punto centrato in pieno. Nelle comunità viene ripetuto fino allo sfinimento che è un grave peccato mormorare, discutere le decisioni dei catechisti, mettere in dubbio le parole e gli atti del fondatore Kiko, rispondere negli scrutini; è anche pratica comune la delazione di altri fratelli di comunità e del responsabile ai propri catechisti: fatti gravi e meno gravi devono essere puntualmente riferiti. In molti casi i catechisti informano gli itineranti di regione o di nazione, fino a Kiko in persona.
E' inoltre fortemente scoraggiata l'attività fuori del Cammino, comprese altre attività parrocchiali, se tolgono tempo al Cammino stesso, nonché la frequentazione assidua di persone fuori del circolo d'élite neocatecumenale. Quest'utlimo fenomeno non avviene in modo palese, ma progressivamente, aumentando gli incontri di gruppo (es. post-cresima, convivenze, incontri mensili "della parola", GMG, pellegrinaggi).
I commenti negativi esternati in qualsiasi modo, persino su siti internet, blog, forum, social media, sono scoraggiati, combattuti e perseguiti come nel peggiore regime totalitario. Interi siti internet sono stati chiusi dalla sera alla mattina per ordine del fondatore, profili social fino all'utilizzo del pc. Nel passato i libri contro la dottrina del Cammino scritti da P. Zoffoli venivano addirittura bruciati.
Dice Kiko nel "mamotreto" relativo al passaggio dello Shemà:
«E’ meraviglioso!: che non si può stare qui indefinitamente, che c'è un tempo di pazienza con voi. Che il Signore avrà pazienza ed il cammino catecumenale ha pazienza, un anno, due anni, tre anni torna e ci ritrova senza frutti. Ma allora avrà desiderio di tagliare il fico. Il catechista, la Chiesa, dirà al Signore: “Aspetta ancora un anno, lasciami un altro anno, un altro anno di cammino, che lo concimiamo, che diamo catechesi. Se dopo un altro anno questo tipo continua con il suo orgoglio, continua con il suo collo di ferro, mormorando tutti i giorni della comunità (che c'è una mormorazione a volte orribile! il demonio assolutamente!... distruggendo la carità, raffreddando la comunità costantemente...), allora se l'anno prossimo continua a succedere questo, allora tagliamo".» 
Il cammino controlla il tuo milieu, il tuo ambiente.
2. Linguaggio caricato: L’utilizzo di un gergo interno al gruppo serve a limitare il pensiero dei membri e a cessare l’attività di pensiero critico. La traduzione dalla lingua originaria alla “neolingua” richiede un grosso sforzo e costringe i membri a censurare, correggere o rallentare esplosioni spontanee di critica o idee contrarie. Li aiuta a contenere sentimenti negativi o di resistenza. Alla fine, parlare il gergo della sètta diviene naturale e comunicare con gli esterni diventa faticoso e difficile. Fa parte del linguaggio caricato anche l’etichettare gli esterni con ogni possibile epiteto spregiativo: wog, sistemiti, reazionari, sporchi, satanici.
Chi non ha mai sentito parole come "faraone", "giuda", "pagano", "mondano", "cristiano della domenica", "religioso naturale"? Si può dire che non si tratti di epiteti dispregiativi che servono a etichettare chi è fuori del Cammino per impedire agli aderenti di dare credibilità a persone esterne?
Scrive Lino nel suo mai sufficientemente lodato saggio sullo gnosticismo del CNC: "Il fango e il segreto":
«nell'argot neocatecumenale anche assistiamo a una semplificazione del linguaggio, una riduzione e trasformazione del numero di parole che evoca la neolingua descritta da Orwell in «1984». I verbi "partecipare", "recitare", "pregare" sono tutti sostituiti dal verbo "fare" (...) Conseguenza della semplificazione del vocabolario è la ripetitività nella comunicazione (...) Una ripetitività che si arguisce immediatamente dall'ascolto di ogni oratore neocatecumenale: "ho sperimentato l'intervento di Dio nella mia storia", "il Cammino mi ha salvato", "dite fatti concreti", "mettiti nella tua realtà", "cosa vorrà dirti il Signore con questo fatto?", "vieni e vedi", "poi capirete, nessuno può capirlo, se non lo vive".
L'impoverimento del lessico determina l'annichilimento dei pensieri complessi, la riduzione dei concetti esprimibili a quelli di mera natura esistenzialista, l'assuefazione a un modello formativo nel quale non è lecito porre domande né dare risposte non contemplate nel manuale delle istruzioni e delle esperienze concrete.
(...) nel CN si riscontra un ampio uso di termini ebraici veterotestamentari e di neologismi.»
Il cammino utilizza un linguaggio speciale di gruppo, con la funzione di umiliare il pensiero indipendente.
3. Richiesta di purezza:
“il sistema di credenza tutto-o-niente del gruppo promuove un orientamento noi-contro-loro del gruppo: noi abbiamo ragione; loro (esterni, non membri) hanno torto, sono malvagi, non illuminati e così via.”
Molti gruppi asseriscono che esiste solo un modo di pensare, reagire o agire in ogni situazione. Non esistono vie di mezzo e i membri devono giudicare se stessi e gli altri con questo standard del tutto-o-niente. Questo sistema diventa la giustificazione per il codice etico e morale interno del gruppo. Il fine giustifica i mezzi e siccome il fine, cioè il gruppo, è puro, i mezzi sono semplici strumenti per raggiungere la purezza. “Se si è un neofita, questi onnipresenti sensi di colpa e vergogna amplificano la dipendenza dal gruppo. Il gruppo in sostanza dice “Ti amiamo perché stai trasformando te stesso”, che significa che in qualsiasi momento tu non stia trasformando te stesso stai scivolando indietro.” Questo comporterà che il seguace si sentirà spesso inadeguato e il mondo esterno verrà continuamente contestato.
Il mondo esterno è pagano, e in tutte le occasioni viene ripetuto che i neocatecumenali sono "fortunati a stare lì" e non fuori, nel mondo, dove l'uomo si perde dietro a droga, prostituzione, alcol, ecc. Dice Kiko:
«alienarsi, farsi borghesi, come sono il 90% dei mortali, che non hanno nessuna colpa. Appena guardano a se stessi, e si scoprono borghesi, amanti della comodità e del denaro, il risultato è: non pensare, perché pensare è riconoscere che sono un sessuale, un borghese, che mi piacciono le donne, che mi piace divertirmi, vivere bene a qualunque costo»
I neocatecumenali che piovono qui senza volersi porre nemmeno una domanda, portano a sostegno della bontà del proprio percorso frasi come "non vedete cosa succede fuori? Svegliatevi! Le parrocchie sono deserte! I mariti vanno al bar! I figli non si vedono a Messa! Il gender! I preti pedofili!" Con ciò pretenderebbero di dimostrare che il bene esista solo nel Cammino.
Impressionante la corrispondenza fra il "trasformare se stessi" e il continuo estenuante invito a una non ben definita "conversione" che non arriva mai. Per i catechisti si è in continua conversione e non si è mai convertiti: essi si presentano come la "chiesa adulta" che ha la "fede" mentre l'adepto è "da convertire". A ogni dubbio si risponde con "non hai fede", aumentando il senso di inadeguatezza e l'insicurezza. Progressivamente il Cammino rende dipendenti dal Cammino stesso, convincendo l'adepto che non ci sia possibilità per lui di vivere senza la sovrastruttura CNC.
E' perfettamente vero inoltre che il Cammino è tutto o niente, non per nulla i catechisti ripetono in continuazione che nel Cammino non si può dire "questo non mi piace" o "inventare": a conferma di ciò Don Pezzi disse, in una memorabile convivenza di inizio corso (Porto San Giorgio, 26-29 settembre 2013):
«Kiko: mi dice Padre Mario che alcuni gruppi di preparazione al matrimonio hanno introdotto cose nuove senza il nostro consenso. Non potete inventare nulla, dovete dare quello che avete ricevuto, sarebbe catastrofico se un gruppetto inventa qualche cosa perché quello che vi abbiamo dato siamo sicuri che è stato dato dal Signore. Ma se lo inventate voi… nel Cammino non si può inventare nulla senza il consenso nostro
Una cretinata simile non merita nemmeno di essere commentata. O ancora è parte integrante del secondo scrutinio instillare nell'adepto la paura di "essere buttato fuori", se non si è "salati":
Perché se tu oggi non sei disposto a far questo, domani sarai gettato fuori di qui. Finirai come sale che non sala. Ed un sale che non sala non serve a nulla
Esci di qui e sarai INUTILE. Dire che Kiko mi fa schifo è poco.

Il cammino adotta pienamente il sistema del tutto-o-niente, per stringere gli adepti in una morsa da cui non potranno liberarsi.
4. Confessione: con questa pratica i membri vengono indotti a rivelare comportamenti passati e presenti, contatti con esterni e sentimenti indesiderabili, con la scusa che in questo modo si libereranno di un peso. Tuttavia qualsiasi cosa divulgata verrà successivamente usata per plasmare ulteriormente il seguace, per farlo sentire legato al gruppo e lontano dai non membri. “Le informazioni raccolte possono essere usate contro un membro per farlo sentire più colpevole, impotente, timoroso e, alla fine, bisognoso della bontà della sètta e del leader. La confessione può essere usata per far riscrivere la storia personale del soggetto in modo da denigrare la vita precedente all'affiliazione, facendo sembrare illogico ogni desiderio di ritornare alla vecchia vita, alla famiglia e agli amici.”Attraverso questo processo e grazie agli insegnamenti del gruppo, i membri imparano che tutto ciò che è legato alla loro vita precedente, compresi familiari e amici, è sbagliato e deve essere evitato. Gli esterni metterebbero a rischio la loro possibilità di raggiungere l’obiettivo prestabilito diminuendo la loro consapevolezza psicologica, impedendo il progresso politico del gruppo e ostacolando il cammino verso la massima conoscenza.
Qui è fin troppo facile. Negli scrutini, davanti a tutti si raccontano i fatti intimi della propria vita in palese violazione del foro interno, una pratica vietata dal Diritto Canonico e dallo Statuto del CN. Costringere una persona a rivelare i propri segreti più intimi, specialmente davanti al gruppo è un delitto canonico grave, che andrebbe denunciato al Vescovo.
In particolare nel secondo e nel terzo scrutinio ogni persona a turno si siede al centro di una stanza, sotto a una croce, davanti all'equipe di catechisti al completo e circondato dal gruppo. Si viene interrogati su tre domande, le quali sondano la propria vita sotto tutti gli aspetti, in particolare quelli della vita morale: c'è gente che confessa aborti, rapporti omosessuali, adulteri, abusi e così via e il risultato è che la persona spesso cade in pianto, in shock... si vedono persone tremare e soffrire come cani. Dice Kiko stesso:
«L'importante è veramente toccare il fondo di noi stessi in maniera tale che più cercate di fare luce su queste domande più profondamente sarà illuminata la vostra realtà (...) Questo questionario è importantissimo. Su queste domande lavorerete questo pomeriggio e su di esse sarete scrutinati uno ad uno, davanti a tutti durante questo scrutinio. Dovete scrivere le risposte bene, perché quando sarete scrutati dovrete leggere le risposte". Così come Gesù Cristo è stato scrutato in questo Shemà, così sarete scrutati tutti voi. Lì dove tutti noi uomini cadiamo Gesù Cristo ha vinto per noi. Egli ha compiuto questa Parola perché la Chiesa ce la potesse consegnare compiuta.»
Naturalmente per legittimare questo abuso, Kiko ci piazza Gesù Cristo, che secondo lui sarebbe stato "scrutato in questo Shemà" e per darsi un'aria di autorità ciancia di consegna da parte della Chiesa. Non è dato sapere a che diavolo si riferisse, ma è sicuro che Gesù, il Figlio di Dio, non sia stato scrutato da nessuno, nemmeno davanti al sinedrio, a Pilato o a Erode, durante i molti interrogatori che subì. Gesù Cristo non mise mai in pubblico i peccati di nessuno, non lo fece con la peccatrice perdonata, o con il paralitico, con gli indemoniati, con l'uomo dalla mano inaridita. Questo perché Cristo non ha bisogno della PUBBLICA confessione dei peccati, ma della contrizione e dell'accusa a Egli stesso manifesto nella persona del confessore durante il Sacramento della Riconciliazione. La Chiesa inoltre non approva la confessione pubblica bensì la condanna duramente.

Non fatevi ingannare, il cammino non ha bisogno della confessione pubblica dei peccati. Il Cammino obbliga i suoi membri a confessare i propri peccati davanti alla comunità riunita e ai catechisti come forma di controllo degli adepti. Se non ci credete provate a rifiutarvi e vedrete.
5. Manipolazione mistica: il gruppo fa credere ai membri che i sentimenti e comportamenti nuovi sono frutto di una scelta spontanea maturata in questa nuova atmosfera. Il leader dichiara che si tratta di un gruppo prescelto con uno scopo superiore. I membri diventano esperti nell'osservare quale comportamento è richiesto, a captare tutti i tipi di indizi su cui verranno giudicati e a modificare il loro
comportamento di conseguenza.
“I leader dicono ai seguaci “Siete stati voi a scegliere di venire. Nessuno vi ha detto di farlo. Nessuno vi ha influenzato” quando in realtà i seguaci sono in una situazione in cui non possono andarsene a causa della pressione sociale o della paura.”
Pertanto per loro sarà più facile credere di avere realmente scelto quella vita. Se gli esterni accenneranno al fatto che sono stati plagiati o imbrogliati, i membri risponderanno che non è così, di aver scelto volontariamente. “Le sètte prosperano su questo mito della volontarietà, insistendo continuamente che nessun membro viene trattenuto contro la sua volontà.”
Questo punto è facilmente riassumibile nella seguente passo:
Gesù è veramente fatto carne nella nostra propria esperienza e ti pone oggi di fronte ad una decisione: "Scegli oggi chi vuoi servire. Vuoi continuare con i tuoi ideali di Dio nella famiglia, in tutto ciò che vuoi, o veramente vuoi il Dio manifestato in Gesù Cristo? " Questa elezione la faremo noi nel rito (...)Il Signore sta lottando. Che cosa significa Giacobbe? Che sei stato eletto. Tu sei Giacobbe, oggi (...)tu sei Giacobbe ed il Signore ti sta chiamando. Ti sta scegliendo perché da Giacobbe tu passi ad essere Israele.
Non c'è bisogno di altri commenti. Nel secondo scrutinio gli adepti "degni" del rinnovo delle promesse battesimali saranno invitati a pronunciare un giuramento davanti a tutta la comunità, dopo aver teatralmente gettato nel cesto i propri idoli (di solito preziosi, denaro, proprietà, o altro di valore).
Tale giuramento ovviamente a livello canonico non vale un fico secco, perché i voti veri si prendono davanti a tutta la Chiesa, ma è psicologicamente un laccio molto forte, dato dal pronunciare con aria di solennità le parole:
Presidente:“SCEGLIETE OGGI, FRATELLI, CHI VOLETE SERVIRE: SE IL DIO UNICO RIVELATO IN GESU’ CRISTO O GLI IDOLI DI QUESTO MONDO”. Tutti: “Lungi da noi abbandonare il nostro Dio per servire altri dei”. Presidente: “SIETE DUNQUE TESTIMONI CONTRO VOI STESSI CHE AVETE SCELTO DIO PER SERVIRLO”. Tutti: “Siamo testimoni
Il giuramento del popolo di Israele davanti a Giosuè non ha nessun valore davanti a Dio, oggi, non ha riscontro nella Chiesa e non rappresenta una formula o preghiera che la Chiesa approvi. Non è un sacramentale, non produce nessun effetto, ma nella mente degli adepti scava un solco profondo fra il prima e il dopo.
Il cammino manipola per far credere di essere eletti e di aver fatto una scelta irrevocabile ma volontaria, inducendo a pronunciare giuramenti per tener stretti a sé gli adepti e scoraggiare le fughe.
6. La dottrina è più importante della persona: dopo aver modificato in retrospettiva i racconti della loro storia personale, ai membri viene insegnato a interpretare la realtà attraverso i concetti del gruppo e a ignorare esperienze e sentimenti personali quando questi si presentano. Non va più prestata attenzione alle percezioni e bisogna semplicemente accettare la visione “informata” del gruppo.
7. Scienza sacra:
Alla saggezza del leader viene data una patina di scienza, aggiungendo in questo modo credibilità alle sue nozioni filosofiche, psicologiche e politiche centrali. Pertanto chiunque sia in disaccordo o abbia idee alternative a quelle del leader non solo è immorale e sfrontato, ma è anche non scientifico.
Kiko non fa che vantarsi pubblicamente dei suoi "successi" mondani: le lauree honoris causa, le opere pittoriche, la sinfonia, i suoi libri, vantando persino conversioni miracolose, sogni premonitori, e ovviamente non cessa mai di fare propaganda su tutti i mezzi di comunicazione riguardo a inaugurazioni, composizioni, viaggi...
8. Dispensazione dell’esistenza: L’ambiente totalitario della sètta enfatizza chiaramente che i membri appartengono ad un movimento elitario di prescelti. Se gli affiliati detengono l’illuminazione, allo stesso tempo i non membri sono esseri insignificanti, inferiori. Questo impianto di pensiero smorza la coscienza dei membri e giustifica, in quanto rappresentanti di un gruppo “superiore”, la manipolazione dei non membri per il bene del gruppo. Oltre a rafforzare la mentalità noi-contro-loro, questo tipo di ragionamento significa che l’intera esistenza del seguace si incentra sull'appartenenza al gruppo. Se se ne va entrerà nel nulla. Questo è il passo finale per creare la dipendenza dal gruppo.
 C'è bisogno di commentare questo punto? A tale proposito vale la pena di ricordare quanti ragazzi sono stati intruppati nel Cammino con il ricatto morale delle proprie fidanzate neocat: "se ti ama, allora deve venire a sentire le catechesi", per non parlare del Kiko delirante che sparlava di "cefale" neocatecumenali per adescare "cefali" cinesi vogliosi di vedere ragazze occidentali:
«Cosicché noi, quando mandiamo le ragazze, tutti i cinesi che stanno desiderando vedere una ragazza, mirando le ragazze: "venite alla catechesi!" vengono tutti i cinesi alla catechesi.
Sai che i cefali, i cefali si pescano così: si prende una femmina, cefala, un pesce, e tutti i maschi -shh!- la seguono, e cadono nella rete. Uno scherzo, ma interessante.»

venerdì 17 febbraio 2017

Senza Parole.

Unico titolo possibile: Senza Parole.... come nelle vignette.

Per cui non vi rubo tempo: non c'è nulla da dire nel presentarvi questo video.

Vi chiedo solo di guardarlo.


Kiko, di certo, non aveva alcun futuro come pittore!

I suoi quadri, al massimo, potevano essere oggetto di studi neuropsichiatrici.


Ma non contento, e visto che deve essere di esempio ai camminanti ai quali ha chiesto di rinunciare a tutto per l'evangelizzazione, si è dedicato anche alle composizioni sinfoniche e alla produzione di autentici best-sellers, per la gioia delle case editrici che, ovviamente, fanno a gara per accaparrarseli, visti gli enormi guadagni assicurati!

A me viene un dubbio: Kiko si sta inventando “nuove missioni”, con potenti ispirazioni divine a cui non può resistere, perché non ha alcuna voglia di impegnarsi negli infiniti problemi che lo assediano da ogni parte e rischiano di travolgerlo, né di andare a vedere quante famiglie, in missione o non, ha ridotto alla fame o ha comunque rovinato.

Meglio gingillarsi nel suo castello incantato.

Il mio è solo un dubbio, però!

Amara costatazione conclusiva del discorso:

Purtroppo se può continuare a giocare così, nonostante tutto, è perché i  "preziosi fratelli delle comunità" continuano a sganciare denaro.

Ma quando capiranno che l'unico sistema è chiudere, una buona volta, i rubinetti?
E, giusto per restare in argomento, caro Kiko, toglici una curiosità, ma tutto questo Ambaradàn quanto è costato? (tanto lo sai che queste domande le fa solo un giuda.)

Pax

P.S. Dimenticavo la nota più incoraggiante: nella serata del 14 febbraio 2017, al seminario neocatecumenale R.M. di Roma, il Cardinale Vicario Agostino Vallini ha presieduto la solenne inaugurazione.

A voi i commenti.

mercoledì 15 febbraio 2017

Provvidenza e residenza neocatecumenale


Per dovere di cronaca, dico che durante il colloquio che ho avuto con quel conoscente appartenente al CNC, parlando e ostentando la Provvidenza che aiuterebbe di continuo il CNC, una frase di quel conoscente mi ha fatto storcere il naso, mi ha anche un po' "scandalizzato"e mi ha reso diffidente:
  • "mi è arrivata la casa"... 
Grazie a Dio non ho problemi economici, ma posso capire che un'affermazione del genere fatta per invogliare una persona ad entrare nel CNC sia molto attraente; ma una tale affermazione o tentazione che fa leva su un bisogno materiale, non credo sia moralmente giusta usarla per attirare alla fede in Gesù Cristo. Cosa c'entra con la fede? (mi sono chiesto)

Non so se Dio si serva anche di questo tipo di "esche" per attirare delle persone alla fede, ma ne dubito.

(da: Fabio)

lunedì 13 febbraio 2017

Alcuni brevi punti di riflessione

Liturgia NC: al centro non c'è Dio, ma soltanto Kiko
(nei suoi numerosi autoritratti e nei suoi gadget);
notare l'addobbo per la liturgia ortofrutticola:
angurie, mele, uva... per le banane oggi c'è lo sconto
Vediamo alcune condizioni necessarie per capire se un itinerario spirituale è ragionevolmente genuino:

1) deve avere come riferimento ultimo il Magistero e la Tradizione, non le elucubrazioni del fondatore.

Per quanto possa apparire "ortodosso" e in buona fede, per quanto possa sembrare virtuoso e santo, per quanto possa essere consacrato e stimato dalla gerarchia ecclesiastica, il fondatore è pur sempre un uomo, e potrebbe insegnare qualcosa di sbagliato oppure i suoi seguaci potrebbero capir male qualcosa "detto bene" ma detto in modo anche leggermente diverso da come lo dice la Chiesa.

Se nel tuo movimento ecclesiale ogni tanto c'è bisogno di dire «ma noi invece facciamo così», significa che ti hanno già bidonato, ti hanno già inserito in un gruppo che crede di saper fare meglio della Chiesa Cattolica, della sua Tradizione, del suo Magistero, del suo innumerevole stuolo di santi.


2) non deve richiedere percorsi "segreti".

Chi è convinto della verità del proprio messaggio, sfida chiunque altro a verificare autonomamente. La verità è infatti più grande di tutti noi: se c'è bisogno di nascondere qualcosa, significa che proprio lì casca l'asino. Chi teme l'onesta verifica, sta con ciò stesso ammettendo di credere in qualcosa di sbagliato!

Tutto l'insegnamento della Chiesa è pubblico - da «gridare sui tetti», come comandò Nostro Signore - e se qualcosa non è adatto ad un certo uditorio («non dare le perle ai porci»), non significa che deve essere nascosto a tutti. Ai bambini si dà il Catechismo dei Fanciulli e agli adulti si dà il Catechismo completo (che non è segreto, non è vietato, non contiene cose diverse dal primo, e non è posticipato a chissà quale "tappa" di "iniziazione"): ma quest'ultimo non è segreto, non è da nascondere, non è proibito parlarne, al contrario!


3) deve sempre fidarsi della libertà dei singoli.

"Spiritualità" neocatecumenale
Altrimenti è un mettere pesanti fardelli sulle spalle della gente.

Diciamocelo chiaramente: perfino i bambini possono accedere alla santità senza aver bisogno di compiere particolari operazioni e preghiere. Le devozioni, le preghiere, l'ascetica, le giaculatorie, digiuni, fioretti, opere di carità, ecc., vanno compiute nella piena libertà, non dopo l'apposita "tappa" o dietro presentazione di un menù di qualche autonominato "iniziatore" che crede di aver scoperto la ricetta magica per essere "più adulti" dei cristiani "della domenica".

Una spiritualità può essere proposta, non imposta, tanto meno a suon di ricatti morali, mezze paroline, sguardi furbetti che sottintendono che "chi non fa come diciamo noi, è meno cristiano degli altri".


4) non deve richiedere denaro, ma solo promuovere la carità in generale.

Chi ti chiede soldi, sta implicitamente dichiarandoti che sa spenderli meglio di te. E lo sta facedo senza dimostrartelo.

Mentre nei gruppi cristiani è legittimo contribuire spontaneamente alle spese "comunitarie" (senza ricatti morali del tipo: "tu sei l'unico che non dà mai nulla!"), è ingiusto esigere il tuo contributo economico al fine di pagare certe spese che non hai deciso tu e che non sei profondamente e liberamente convinto che siano necessarie a far crescere la tua fede.

Non fatevi ricattare: per una "convivenza" non c'è bisogno di andare in albergo (poteva bastare anche la saletta parrocchiale), e per onorare il Santissimo Sacramento vale - oltre alle debite disposizioni dell'anima - vale più l'altare consacrato che un tavolone smontabile ricoperto di costosi fiori e prodotti ortofrutticoli.

E se proprio non ci credete, cari fratelli del Cammino, provate questo piccolo esperimento: dichiarate ai vostri responsabili e cosiddetti "catechisti" che la vostra Decima la verserete ad un convento di clausura che non c'entra niente col Cammino.
Se a loro interessa solo la gloria di Dio, ne proveranno grande gioia. Altrimenti...


Kiko allietato dal giretto in elicottero (chi pagava?).
Ricordiamo quel responsabile neocatecumenale
che dichiarava di voler «insaccare mille euro»
dal solito giro straordinario del sacco nero

sabato 11 febbraio 2017

A proposito di matrimoni e famiglie del Cammino

Marito e moglie neocatecumenali: croce l'uno dell'altra
A proposito di matrimoni e famiglie del cammino. La quasi totalità delle coppie è, o si dichiara, infelice del proprio coniuge, al matrimonio spesso ci si riferisce come una croce, come una prova, come un dono che permette di sperimentare il morire all’altro e l’amore nella dimensione della croce.
Checchè se ne compiacciano i catechisti, questo NON è un bene e NON è una testimonianza di vita cristiana.

Per carità, ci sono matrimoni difficili, situazioni particolari in cui cristianamente si è chiamati a “resistere”, e per questi non si può non provare compassione, ed è giusto che i fratelli nella fede li sostengano in tutti i modi. MA un cammino di fede che annovera tra i suoi frutti quasi tutte coppie in crisi che non superano i problemi ma semplicemente hanno lo stoicismo di non separarsi NON è un granchè, diciamocelo.
E in realtà c’è molta ipocrisia e confusione su questo.

Dico una cosa un po’ forte ma ritengo sinceramente che molte delle coppie che si dichiarano perennemente in crisi, perennemente scontente, in cui l’altro è la croce, in cui l’altro lo fa scontrare con i suoi peccati, ecc. e non vedono MAI niente di positivo, subiscono un’induzione in questo senso.
E piccoli problemi che potrebbero superarsi, evolvere nella maturità della vita di coppia diventano invece insormontabili, perché sono chiodi fissi di cui parlare, di cui sfogarsi in comunità e in definitiva (brutto dirlo) crediti da vantare in sede di scrutini.
Perché se esce fuori che hai una vita di cui sei felice, un matrimonio di cui benedici sinceramente il Signore (senza puntualizzare che lo benedici MALGRADO vorresti scappare, perché la sofferenza ti fa bene, ecc., ma proprio che ne sei felice e basta, e per un nc questo è qualcosa di inimmaginabile e inconcepibile) non sei negli schemi, e qualche magagna ti va tirata fuori. Forse se il tuo coniuge è proprio quello che vorresti al tuo fianco è un idolo, oppure non vi conoscete davvero, oppure siete alienati, ecc.


La risposta kikiana ad "Amoris Laetitia"
Ricordo una coppia di fratelli che anni fa visse una grave crisi matrimoniale (ovviamente erano perennemente in crisi, da ancor prima di sposarsi) ma questa volta c’era davvero una prova perché erano uscite fuori cose del passato della moglie che il marito ignorava, e questo aveva molto ferito entrambi. È stato un momento durissimo, ma con la preghiera e la sincerità reciproca, grazie a Dio e piano piano ne sono venuti fuori (più o meno). Un giorno che ne stavo parlando con il marito, lui disse che era un miracolo il fatto che non avesse ceduto alla tentazione di mandare il matrimonio all’aria, e chiosò così (glie l’avevano interpretata così i catechisti e lui era d’accordo): “Questa è la dimostrazione che il Signore tiene davvero tanto a questo matrimonio!” La cosa mi infastidì e gli risposi di getto: “Si, ma è anche la dimostrazione che ci tieni anche tu, e anche lei, ammettetelo ogni tanto”. Cioè, trovai davvero deprimente che il succo di una storia come quella potesse essere interpretata che siccome il Signore ci tiene, siamo legati a vita, mentre fosse per noi faremmo tuttaltro.
La bellezza di un matrimonio ricostruito non può essere semplicemente una dimostrazione del fatto che Dio renda possibile l’impossibile (praticamente una condanna); la bellezza di un matrimonio ricostruito è che quel matrimonio tu lo desideri e lo consideri un bene per te e con l’aiuto del Signore anche nelle difficoltà lo porti avanti.

Immaginate che grande equivoco spirituale nella vita di quegli sposi, e quei figli costretti a ripetere e ripetersi allo sfinimento che se non fosse per Dio e il cammino i propri genitori sarebbero separati.
Si, ma questo rimanere insieme non si può disgiungere da un atto di volontà, di scelta e di desiderio. Altrimenti tu finisci per pensare che Dio sia un sadico che si diverte a scegliere il compagno peggiore per ognuno in modo da far vedere che Lui ha il potere di tenerli uniti nonostante tutto.
Che tristezza vivere tutto così, che pesantezza, altro che Amoris Laetitia…
(da: Donna Carson)

venerdì 10 febbraio 2017

Il Vaticano cambia musica: basta con i canti neocatecumenali!

Chiesa, il Vaticano: «Rinnovare i canti durante le liturgie»


Bocciate le musiche dei movimenti cattolici dei Focolari, Comunione e Liberazione, Carismatici, Neocatecumenali e Taizè. Il livello «è quasi sempre modesto e non rispetta la diversità di culture».
   

Il Vaticano cambia musica e dice basta ai soliti canti in Chiesa durante le liturgie. L'obiettivo è rinnovare gli schemi, che secondo il dicastero della Cultura con una certa «pigrizia» vedono le parti musicali ripetere praticamente sempre gli stessi brani, noti ma ormai logorati dall'uso.

Bocciati quelli dei movimenti cattolici come i Focolari, Comunione e Liberazione, Carismatici, Neocatecumenali e Taizè. Anche se i loro repertori vanno crescendo, il Pontificio consiglio della Cultura ha messo in guardia dal fatto che il livelli di qualità «è quasi sempre modesto e non rispetta la diversità di culture, dando luogo a una falsa omologazione».

La stroncatura è arrivata da parte di monsignor Carlos Alberto Azevedo, delegato del dicastero vaticano della Cultura che insieme al presidente, il cardinale Gianfranco Ravasi, ha presentato il convegno «Musica e Chiesa: culto e cultura a 50 anni dalla Musicam Sacram», che si terrà dal 2 al 4 marzo al Centro congressi dell'Augustinianum.

Secondo monsignor Azevedo, i canti dei movimenti cattolici comportano sostanzialmente due problemi. Il primo è che «alcuni movimenti nascono in una certa area del mondo e poi diffondendosi obbligano a eseguire musiche di un altro Paese le comunità di fedeli dove arrivano». Mentre il secondo «riguarda la qualità di questa musica».

«Non dobbiamo avere paura di criticare la qualità della musica», ha detto Azevedo, «il convegno non è un tribunale, andiamo a discutere e la discussione dev'essere più universale possibile». Insomma, uno stimolo per riflettere «a livello musicale, liturgico, teologico e fenomenologico».

Lo scopo è «valutare il peso del cambiamento paradigmatico nella concezione della musica di Chiesa» e «rivisitare il luogo e il ruolo del musicista di Chiesa, aprendo a tradizioni musicali anche non di rito romano».

La discussione non mancherà di esaminare anche generi come il pop e il rock: «È un fenomeno universale che deve coinvolgere anche la Chiesa», ha detto monsignor Ravasi, estimatore di rockstar come Bob Dylan, David Bowie, Leonard Cohen e Prince, come lui stesso ha voluto ricordare.

(Da un articolo di Lettera43)