martedì 27 febbraio 2018

Il Cammino Neo-elettorale (e il drogarsi alle convivenze, e altro)

Apprendiamo dall'anonimo direttore del gruppo neocatecumenale "100 Piazze" di Facebook che relativamente alle elezioni politiche italiane del 4 marzo 2018, «alcuni fratelli del Cammino... si sono permessi in questi giorni di inviare alle comunità lettere con chiare indicazioni di voto...

Non solo indicazioni di nomi di candidati e di partiti ma anche dileggiando e sconsigliando il voto ad altri».

In sintesi, Gandolfini ha scritto alle comunità neocatecumenali che non bisogna disperdere i voti e perciò non va votato il P.D.F.: «...pur condividendone i temi di fondo, riteniamo inopportuno e strategicamente sbagliato votare il "P.D.F."»:


Le prime due pagine della lettera.
Cliccare per ingrandire

Non ci interessa qui il dibattito politico, ma solo il far notare l'immensa ipocrisia neocatecumenale.

Perciò anzitutto notiamo che quella discussione di "100 Piazze" avviene su Facebook nonostante Kiko abbia ripetutamente vietato Internet, Whatsapp e Facebook. Nella Convivenza Inizio Corso a Porto San Giorgio a settembre 2015, infatti, Kiko vi consegnò questa parola:
Mentre il marito lavora, la moglie sta chattando con un signore e un giorno dice al marito: «Ti lascio» e lo lascia lì. Come potremo difenderci, come potremo difendere i nostri figli da tutte queste manovre del demonio che stanno distruggendo la società?
I giovani del Cammino chattano tra di loro, fanno un gruppettino, dopo si radunano e quando ti sei reso conto già finiscono fornicando, anche quelli del Cammino! Perché hanno cominciato a chattare. Questo è proibito, lo abbiamo detto chiaramente, come youtube e tutte queste cose, tutto proibito: chiudete tutti questi orrori dei computer e mandateli a quel paese, se volete essere salvati dal mondo, dal demonio, perchè sono finestre attraverso le quali entra il mondo dentro e ti ottenebra l'anima e ti genera un vizio.
Uno dei primi commentatori su quella pagina Facebook di "100 Piazze" (ma Facebook non era proibito?) definisce quella «lettera», inviata a tutte le regioni neocatecumenali italiane, un «grave errore» e teme che «faccia del male al Cammino o venga strumentalizzata da chi vuole fargli del male» ("fargli" è relativo al Cammino).

La sorella Nunzia però obietta che nel Cammino c'è una grande ipocrisia:
Ma come mai si parla ora e non prima? e perché si pensa subito alla lettera di Gandolfini e sono state ignorate altre e ben più pesanti strumentalizzazioni da parte di altri partiti? chi è su Facebook queste cose le sa. Sì presenta o cerca di presentare il cammino vicino al partito di Dio con indicazione di voto da parte della Madonna... Il cammino non si schiera e non certo vicino al partito di Dio.
Ma le levate di scudi le vedo solo oggi!!!Non siete credibili... Che venga presto il 5 marzo. Queste parole avrei voluto sentirle anche sul "partito di Dio"... ma non le ho lette. Il cammino va preservato sempre, non a corrente alternata.
In un commento successivo parla della propaganda per tale partito (P.D.F.) fatta mettendo insieme la "Madonna di Kiko" [sic!] e il "bollino blu" (simbolo di tale partito), parla del volantinaggio a favore di quel partito (volantinaggio avvenuto «prima e dopo l'eucarestia» del sabato sera), parla del ricatto morale ("ma come, sei neocat e non voti il mio partito?"), parla dello scandalo per cui un "catechista" del Cammino si candida alle elezioni senza dimettersi da "catechista" e quando glielo si fa notare, il "catechista" obietta con una domanda retorica: "uno del Cammino non può chiedere su Facebook i voti dei fratelli del Cammino? e perché non potrebbe?":
Non ha mai messo in mezzo il cammino?? Ma scherziamo e la foto del profilo su fb con Madonna di Kiko e bollino blu? E i rosari con bollino blu?? Ma forse non siete su fb... e arrivare ad una Eucarestia con il vescovo e i neocat... per volantinare e parlare con i fratelli cosa è??
Il partito di Dio è il PDF, si ritengono i depositari della verità ("ma come, sei cattolica e neocat e non voti PDF?? Non ci posso credere! dovrai rendere conto a Dio") oppure "cari fratelli e sorelle del cammino" (ai tempi delle [elezioni] amministrative) e su fb con bollino blu... "sono sicuro di poter contare sui vostri voti". E quando ho risposto che il cammino si tiene fuori ognuno si candida a nome proprio ma non a nome del cammino... e se è catechista si deve dimettere. la risposta (forse dal tipo dei 1000 fake nn ricordo con precisione) è che "chi è del cammino (lui non lo è) non può chiedere i voti dei fratelli su fb??? E perché non può??" Chissà cosa ne pensa ora...
La sorella Maria Rachele fa notare che la stessa pagina Facebook "100 Piazze" aveva ipocritamente sfruttato la propria "mailing list" a fini elettorali:
Questa stessa pagina lo ha fatto, sfruttando la mailing list del servizio d'ordine del family day (=giovani maggiorenni del cammino) e non la rubrica personale.
(Senza parlare dello spessore intellettuale di chi ha pubblicato questa mail)
La sorella Lucia pure lamenta il "due pesi, due misure", e per chiarire la grande ipocrisia del Cammino dà questa testimonianza:
"Vota Salvini vota Salvini vota Salvini vota Salvini vota Salvini vota Salvini": adesso cacciatemi dal gruppo come hanno fatto i cari catechisti che mi hanno cacciato dalla comunità per occultare lo schifo che ha fatto il responsabile: come la chiesa copre i preti pedofili i catechisti coprono il responsabile figlio di catechisti! Che schifo, a lui dovevano cacciare, non me, [io sono] la parte offesa, vergognatevi.

"100 piazze", invece di pensare a chi fa politica nel cammino pensate a chi fa sesso o si droga durante le convivenze, o chi peggio importuna le sorelle di comunità e poi fa la comunione, e chi ruba i soldi ai fratelli e poi fa il catechista solo perché è figlio e nipote di catechisti storici, che schifo!


domenica 25 febbraio 2018

Annuncio di Kikuaresima 2018 - La tentazione di inventarsi il senso dei Vangeli

- Prefazione -
In questi giorni abbiamo avuto il piacere di assistere alla resurrezione socialmediatica del pasqualone, il quale, forse infuso di "spirito" durante la missione due a due a San Giorgio a Cremano, è uscito dal sepolcro digitale imbiancato nel quale era stato intombato ed ha aperto nientepopodimeno che una pagina Facebook. L'iniziativa ha rastrellato ben 37 (diconsi trentasette) adepti. Non si scoraggi il Pasquale, all'andar si va piangendo portando i covoni.... prima o poi raccoglierà i frutti della sua ardita predicazione a sei chilometri da casa. Che gli fanno a questi i missionari francescani in Siria! - pfui!



In questi giorni abbiamo, come sempre, ricevuto il plico dell'Annuncio di Quaresima 2018. Addirittura, in questa occasione, prima dagli spagnoli - solerti come sempre: gracias Alejada y Gloria! - e poi dalle varie fonti italiane, saldamente piantate come una invisibile spina nel cuore dell'impero di Kiko.

Le scorse settimane abbiamo dovuto assistere al fallimento dell'impresa avviata dal Pasquale e dal suo fido scudiero Enzo, in una pausa della loro quotidiana lotta contro i mulini a vento delle persecuzioni immaginarie subite dal Cammino (che invero imperversa nel mondo praticamente indisturbato), di scoprire chi - maledetto Giuda Iscariota! - abbia l'ardire di svelare gli arcani segreti del loro Augusto Sovrano Francisco I Argüello de Gomez y Wirtz.

Compito improbo, in verità: minacce, repressione, delazione ai kommissari katekisti di Roma purtroppo non sono servite a molto, a parte costringere un innocente padre di famiglia fedele neocatecumenale e suo figlio a chiudere una pagina che su Facebook contava 5.000 iscritti più spiccioli. Niente male! Se davvero la nostra missione fosse distruggere il Cammino, non potremmo che ringraziare costoro: fanno tutto da soli e noi non dobbiamo muovere nemmeno un dito.
Grazie mille dell'aiuto a Don Paxqualote y Enzo Panza!

Passiamo ora al contenuto dell'Annuncio di Kiko.

Saltiamo a piè pari le prime 10 pagine, nelle quali vediamo ripetuti gli stessi mantra di sempre: solitudine, distruzione della famiglia, malessere mondiale, quant'è bello, santo e ispirato il Cammino. 
Alla novella sostituta di categoria superiore, Maria Ascension Romero - dopo una presentazione per la quale il fondatore meriterebbe una denuncia per diffamazione - viene concesso, bontà di Kiko, il permesso di emettere un timido cinguettio pio pio, dal che sappiamo che è lì, sulla mensola del camino, soprammobile comodamente sistemato accanto a Padre Mario.

A pagina 11 viene letto il Vangelo di Luca riguardante le tre prove del deserto (il leit-motiv dell'annuncio di Quaresima da almeno trent'anni), il quale viene "spiegato", dall'esegeta "teologo" honoris causa in questo modo:
«Dice il Deuteronomio: “Ti ho portato nel deserto perché tu conoscessi quello che c’era nel tuo cuore”. Gesù Cristo prima della sua missione è stato messo davanti a questo scrutinio, lo Shemà, che è la preghiera del popolo ebraico. Ogni ebreo prega lo Shemà al mattino quando si alza, la sera prima di andare a letto, prega durante il giorno lo Shemà. Per questo quando noi cantiamo lo Shemà gli ebrei piangono, perché è la loro preghiera più profonda, tocca le fibre più profonde di questo popolo. (¹)»
Perché Kiko dice questo? Ovviamente per accostare l'immagine di Cristo nel deserto a uno dei suoi cavalli di battaglia: la crisi del tipico neocatecumenale. Quando un neocatecumenale esce dal Cammino, e poi vi rientra con la coda fra le gambe, sempre i catechisti lo apostroferanno con questa idiozia: Dio ti ha permesso di uscire dal Cammino per farti conoscere chi sei. Questo passo del Deuteronomio è ripreso anche nel Direttorio, nel volume dello Shemà.

In tre righe Cristo è diventato uno che deve "conoscere sé stesso", come il cieco nato, un po' come Zaccheo, come tutti i neocatecumenali che, negli scrutini del passaggio della Traditio, denunciano i propri peccati passati e presenti come modalità di scoperta del proprio io, che Kiko chiama - bestemmiando - kenosis.

Kiko mostra una sorprendente coerenza interna, nella sua predicazione, ripete sempre gli stessi concetti, e sa anche essere subdolamente raffinato. Parla sempre per frasi brevi e apodittiche, che non ammettono replica, parla a un uditorio beato che mai si sognerebbe di contraddirlo, e se pure ci fosse qualcuno con tanto coraggio verrebbe immediatamente isolato come un corpo estraneo, una cellula cancerosa.

Kiko è in grande errore nell'affermare che Gesù aveva necessità di conoscere se stesso. Gesù non fu sospinto dal Padre a subire una specie di "scrutinio" (è stato messo davanti a questo scrutinio...), ma ha voluto condurre se stesso nel combattimento, abbandonando il mondo, per insegnarci a resistere alle tentazioni. È, come tutte le scelte della vita di Cristo, non un'azione in conseguenza di uno stimolo esterno ma una scelta volontaria, consapevole, che ha uno scopo ben preciso.

Gesù, ritirandosi in preghiera lontano dal mondo, si è sottoposto alla prova della tentazione, perché - dice Sant'Agostino - "se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere quando tu sei tentato"Ci ha insegnato a pregare il Padre, a non dialogare con il diavolo, a non cedere alle tentazioni della carne o alla vanagloria e ad amare Dio prima di ogni altra cosa.

Cristo è la roccia su cui noi siamo edificati, che "venne per prima battuta dai venti, dal fiume, dalla pioggia, che cioè Cristo fu tentato dal diavolo. Ecco la solidità su cui volle poggiasse il tuo edificio. Per questo non cade a vuoto la nostra voce, ma è esaudita: perché poggiamo su una grande speranza.". Primogenito fra molti fratelli, Gesù ha vissuto in tutto la nostra vita mortale per insegnarci come viverla da seguaci suoi, seguendo il suo esempio: "Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova."

Ci ha anche insegnato che servire Dio comporta essere tentati dal diavolo: quanto più si entra nella comunione con Dio, tanto più il diavolo si accanisce. La tentazione è persino salutare, perché ci aiuta a esercitarci nella carità, a resistere alla mondanità: la tentazione non può nuocere in nessun modo a chi le si oppone virilmente.

La blasfema idea di "Gesù scrutinato" - e poi da chi? dal diavolo? dal Padre? -  è, come al solito, un'invenzione fasulla e strumentale al sogno di Kiko di rendere il mondo neocatecumenale. Che cosa avrebbe dovuto conoscere Gesù? I propri inesistenti peccati?

Continua Kiko:
«Sta quaranta giorni e quaranta notti senza mangiare. Immaginate che è portato nel deserto, e nel deserto di Giuda, se stai senza mangiare e senza bere, ti disidrati completamente. Dopo quaranta giorni di digiuno Cristo era distrutto, disidratato, quasi sul punto di morire. In quel momento appare il demonio: ha aspettato quaranta giorni che fosse morto, moribondo, e cosa gli dice? “Come stai? Stai bene?”. Gli dice: “Confessa con me che quello che ti sta succedendo è una mostruosità. Se Dio è tuo Padre e ti ama, dimmi perché stai morendo. Allora? Riconosci con me che Dio si è sbagliato e dì che questa pietra si trasformi in pane, e vivrai”. Questa è una tentazione che abbiamo tutti, vuol dire che in questo consiste il nostro combattimento nella vita.»
Kiko, dato che gli fa comodo per stravolgere il senso dei Vangeli, se ne frega altamente dei simboli. Il numero "quaranta" è simbolico. Neppure Gesù, come nessun altro essere sulla terra, avrebbe mai potuto resistere per un tempo così lungo senza acqua né cibo: è accertato scientificamente che un uomo può resistere senza liquidi per meno di una settimana prima di morire e per circa 3 settimane senza cibo. Quaranta è simbolo di compiutezza, indica in questo contesto un tempo completo, sufficiente, che  richiama i 40 anni trascorsi da Israele nel deserto, come anche i 40 giorni di cammino di Elia verso il monte di Dio.

Nella "omelia" di Kiko, fra gli altri errori, si sostiene chiaramente che Cristo subì la prova, come fosse qualcosa che Lui non volle: "quello che ti sta succedendo è una mostruosità", fa dire a Satana, così da completare l'identificazione Gesù-adepto neocatecumenale. Questa visione è contraria all'esegesi di Sant'Agostino secondo cui Gesù "si lasciò tentare". Gesù si recò nel deserto volontariamente, proprio per sottoporsi alla prova, ascoltando la voce dello Spirito Santo che così gli suggeriva. Cristo sapeva esattamente perché doveva subire quelle prove e a cosa sarebbe andato incontro. Il Gesù dipinto da Kiko è in balia degli eventi, in balia di Satana: che insegnamento potrebbe mai darci questo Cristo? Gesù, al contrario, scende in battaglia, potremmo dire, si sottopone al confronto con il diavolo per prepararsi alla missione per la quale si era incarnato, che è la Crocifissione e la Redenzione dell'umanità.

Che Gesù fosse in punto di morte, inoltre, è una mistificazione. Nei Vangeli non sono riportati questi dettagli inutili, dettagli che umanizzano Gesù più di quanto sia realmente necessario. Certamente Cristo soffrì e di sicuro ebbe fame. Questi sono i dettagli che ci interessano e che conosciamo; importante non è in che stato fosse Gesù, ma come Lui combatté (e vinse) le tentazioni. 
In che cosa consiste secondo Kiko il combattimento nella nostra vita?
«Ecco: la sofferenza, prima tentazione. Ti devi trovare con la sofferenza, sei messo di fronte al combattimento della sofferenza, tutti noi. La sofferenza ha molti aspetti: la salute, i problemi, la mancanza di denaro, i conflitti con gli altri, con la moglie, con il marito, con i figli, con i nipoti, non so… la sofferenza! E cosa dice il demonio a Cristo? “Riconosci con me che se Dio manda questa sofferenza, Dio è cattivo. Riconosci con me che Dio è cattivo, no? Perché se ti amasse non permetterebbe le sofferenze. Come è possibile che tua moglie abbia un cancro? No, tu non devi tollerare questo”. Mi ricorda un ammiraglio americano molto famoso – tanto che una portaerei portava il suo nome –, e sua moglie aveva una malattia, è un fatto pubblicato sui giornali. Lui ha firmato un testamento davanti a un notaio per dire che loro non vogliono resuscitare, che loro non vogliono andare in cielo, che sono molto contenti di stare nell'inferno a bestemmiare Dio (²). È l’orgoglio: “Come si permette Dio di toccare mia moglie?”. Alcuni dicono che nell'inferno sta chi vuole starci. La sofferenza!»
La sofferenza, vera ossessione di Kiko, è al centro della sua predicazione. Come sempre Kiko deve infilare in ogni suo discorso il concetto (non cattolico) che il dolore, la malattia, la morte, siano fatti voluti espressamente da Dio. Ritorna continuamente il concetto del Dio "cattivo" di Kiko, che "manda le disgrazie per convertirti". La tentazione "del pane", quindi, sarebbe la tentazione di chiedere a Dio aiuto nella difficoltà: infatti, se è Dio a mandare una malattia, perché dovresti chiedergli di togliertela? Il padre del ragazzo epilettico e indemoniato del vangelo giovanneo è, infatti, "un cretino", secondo il "Gesù" di Kiko.

La verità è, ovviamente, molto più semplice. Gesù viene tentato a togliere Dio dal primo posto: l'uomo vive anche di pane (cioè ha bisogno di cose materiali e spirituali, com'è normale che sia - salute, felicità, beni essenziali), ma non di solo pane: non può esistere felicità senza Dio. In Dio è possibile vivere qualsiasi situazione di necessità, cioè di fame. Dio viene prima dei nostri bisogni, e allo stesso tempo è da Dio che viene il bene di cui abbiamo bisogno. Dio non vuole il nostro male, né ci indurrebbe a una tentazione del genere. Che razza di giro mentale avrà fatto per arrivare a questa conclusione? Esaminiamo scientificamente il "ragionamento" di Kiko:
  • Dio ti manda una disgrazia (malattia, morte, privazione)
  • Ti lascia solo a provare dolore finché non sei "quasi morto"
  • Lo stesso Dio ti porta a subire una tentazione, uno "scrutinio", in questa condizione di debolezza
  • La tentazione consisterebbe nel desiderare di chiedere a Dio che la sofferenza sparisca
  • Dunque è Dio che ti condanna se cedi alla tentazione di pregare per la tua salvezza
Non contento, il nostro caro Kiko rincara:
«Bisogna essere umili per accettare che ti hanno scoperto un tumore, o che tuo marito è malato, senza scandalizzarsi, senza fare un giudizio a Dio, senza dire con il demonio: “Dì che questo è male, che tu non devi stare morendo, dì che non sei d’accordo con il morire, dì che questa pietra si trasformi in pane, cambia la storia, dì che Dio non deve tollerare Auschwitz, non deve tollerare le torture, non deve tollerare i morti di fame, Dio non deve tollerare niente di questo. Dillo con me che Dio è un mostro!”. Questa è la prima tentazione, tutti noi dobbiamo essere provati con la sofferenza che ci fa umili, umili. Ma dietro la sofferenza c’è il demonio che ci mette questo dubbio: se Dio è amore, se Dio è tuo Padre, come è possibile che ti trovi di fronte a questo?»
Non so se Kiko abbia avuto un'esperienza del genere - combattere con un cancro o vedere persone care malate gravemente - però sembra stia parlando di situazioni umane che non capisce, che non ha vissuto e per le quali non mostra nemmeno un minimo di misericordia.

Che dovrebbe dire un malato di cancro davanti al dolore lancinante che possono provocargli le piaghe indotte dalle medicine che prende? All'umiliazione delle pustole che compaiono in tutte le parti del corpo? Se quel malato chiedesse: "perché devo soffrire questo male" , starebbe bestemmiando Dio?

Ciò che è più agghiacciante, però, è la frase di Kiko che è riportata in grassettodovremmo pensare che Dio, dunque, tollera gli stermini di massa, le torture, la povertà e le malattie? Le tollera? Che significa "tollerare" per Kiko? Forse che Dio approva? Che Dio "manda" queste calamità, questi orrori, per qualche bene supremo? Perché ho la netta sensazione che, quando Kiko affronta questo argomento, parla di sé e di quello che pensa lui?

Abbiamo già trattato ampiamente il rapporto fra sofferenza e fede secondo i neocatecumenali, perciò non mi soffermo oltre sull'argomento.
Conclusione kikiana, ciliegina sulla torta:
«E come vince Dio il demonio? Cristo ha un’arma che è il digiunare, perché vuol dire al demonio: “Sono disposto a soffrire! Veramente Dio è mio Padre”, senza bestemmiare contro di Lui: “Guardami, sono disidratato e mezzo morto ma sto qui!”»
Ma cosa diamine c'entra la sofferenza con la prima prova subita da Gesù?

 - fine prima parte -

NOTE:

(¹) La vera tentazione - alla quale cede immancabilmente - la subisce Kiko tutte le volte che apre bocca: incensare se stesso e la propria creazione cammino. "Gli ebrei piangono quando NOI cantiamo lo Shemà". Ma per favore!

(²) L'aneddoto storico su Charles Nimitz (realmente morto suicida nel 2002) è anch'esso sbagliato in modo imbarazzante: nel testo inglese che devono avergli tradotto malamente la frase "In a note commanding that they not be resuscitated", che significa "In una nota nella quale comandavano di non essere rianimati". L'ammiraglio chiedeva di non essere sottoposto a procedure di rianimazione! Il testamento non conteneva nessun desiderio di finire all'inferno e bestemmiare Dio, nel quale, peraltro, non credevano. Come si fa a fidarsi di uno che non trova nemmeno il tempo di leggersi un articolo e che è circondato da imbecilli che non sono capaci ad usare un minimo traduttore automatico? La moglie di Nimitz, Catherine, era affetta da osteoporosi ed entrambi erano malati, essendo molto anziani. La conclusione secondo cui l'ammiraglio non volesse accettare la malattia della moglie è un'altra astrazione di questo mentitore di professione. 

venerdì 23 febbraio 2018

“Una guerra tra padre e madre”: ecco cosa esige il Cammino

Esempio di omologazione neocatecumenale:
gruppo di kiko-boys esibisce la felpa kikizzata
Ho un grosso problema in famiglia: mia moglie frequenta il cammino. Purtroppo lo frequenta da quando era piccola, così come lo frequenta tutta la sua famiglia. Soltanto i primi anni di matrimonio non ha frequentato ma poi ha deciso di riprendere, senza era andata in astinenza!

E sin qui voi mi direte che non c'é nulla di nuovo, sono tanti i casi come il mio. È vero, ma vi confesso che sebbene lo sapessi già prima del matrimonio, non mi aspettavo che fosse così pesante.

Il problema però nasce con i figli, ed è per questo che avrei bisogno dei vostri consigli.

Avevo chiesto a mia moglie di non coinvolgere i figli, lasciarli crescere liberi ed, eventualmente, provare a coinvolgerli con il cammino da adulti, quando avrebbero avuto una maturità per poter fare delle scelte consapevoli.

Ma ovviamente una neocatecumena non può non coinvolgere i figli: una volta se li porta in convivenza, “tanto giocano e basta” (ma noi sappiamo che non è vero, l'adescamento è anche nel gioco), una volta se li porta alla messa (ma loro la chiamano “celebrazione”, non sia mai), una volta alla loro veglia pasquale. Per cui, ovviamente, i bambini, restano affascinati da questo mondo dove si gioca, si canta a messa e, a Pasqua, si mangia pure.

Poi crescono e allora, nonostante il mio parere contrario, li ha portati nella sua "parrocchia" per il catechismo (ovviamente fatto da “catechisti” del cammino). Poiché se io mi oppongo è “il diavolo” che mi fa parlare, per cui lei (incitata anche dai suoi genitori, in cammino, e presumo anche dai “catechisti”) "va’ avanti, insisti e vedrai che tuo marito anche se non è d'accordo capirà" (e questo l'ho letto io in alcuni messaggi sul suo telefono). E se non faccio come dice lei  allora sono grandi liti e alla fine, per il quieto vivere, ho sempre ceduto.
Il post-cresima in una parrocchia:
non dicono che è il Cammino a organizzarlo.

Il figlio maggiore ha finito il catechismo ma ovviamente il cammino non può lasciare una preda così facile.
E allora è iniziato il post-cresima in un formato che non è altro che un pre-cammino: riunioni a casa tra ragazzi e “catechisti” (rigorosamente del cammino) in un format che ricorda e prepara al cammino vero e proprio.

Ed è qui che ho bisogno di voi: come posso far capire a mio figlio che questa non è la strada per un cattolico?

Perché ovviamente questi corsi sono stati studiati bene per essere efficaci nell'adescare nuovi adepti: c'è la cena al termine, il momento gioviale e poi degli adolescenti assieme si divertono quindi è facile che si trovino bene e ritornino.
Ed infatti mio figlio, all'inizio titubante, non vuole smettere di frequentare. Io cerco di metterlo in guardia ma non so che parole usare, non voglio che tutto diventi (e lui lo veda così) una guerra tra padre e madre. Perché in tutto questo ci sono anche le minacce (poco) velate della madre che lo accompagna in palestra a patto che lui poi una volta a settimana vada a quel post-cresima.

Che sia chiaro, io non sono contrario al concetto di post-cresima. Son contrario al concetto di pre-cammino (che è il loro modo di interpretare il post-cresima).
Avevo pensato di fargli leggere qualche pagina del vostro blog, ma forse alcuni articoli sono un po' troppo pesanti pesanti per lui, avrebbe difficoltà a capire o continuare a leggere.

Mi sapreste consigliare qualche articolo da cui iniziare? E, ovviamente, se avete qualche altro consiglio che ben venga.

Vi ringrazio di cuore per il vostro aiuto e vi chiedo scusa se questa mail, che pensavo sarebbe durata poche righe, è diventata u chilometrica, probabilmente anche piena di strafalcioni e difficile da leggere. Ma prendetelo anche come uno sfogo di un padre che si trova inerme.

Grazie.
(da un lettore del blog)

mercoledì 21 febbraio 2018

Gli ex del Cammino, come il Conte di Montecristo

Faria: Io vi offro qualcosa che non ha prezzo.
Edmond Dantès: La libertà?
Faria: No, quella ve la possono togliere. Vi offro la conoscenza.
(Da: "Il Conte di Montecristo" di Alexandre Dumàs)
Voglio ringraziare Lino Tripudio e gli altri che con la loro santa pazienza, il loro impegno,la loro limpidezza, il loro lavoro hanno portato alla luce le eresie di Kiko e del loro cammino Hanno liberato molti schiavi dalle Kikokarceri e kikogabbie ed altri troveranno la forza per farlo.

Il Cammino? Non finisce mai...
Io fortunatamente sono stato cacciato 37 anni fa, il che significa che i miei ex fratelli ancora camminano, ancora vengono prima promossi, poi bocciati e altre volte rimandati a settembre, arriveranno all'elezione se tutto va bene fra un paio d'anni, cioè dopo 40 anni di cammino, per cosa? Per riscoprire tutto quello che la Chiesa Cattolica aveva donato loro all'inizio della loro vita e soprattutto GRATIS.

Tanti di loro sono morti aspettando l'agognato viaggio in terra Santa, altri nel frattempo moriranno perchà alcuni di loro sono veramente vecchi, ad altri i loro famigliari negheranno il viaggio in Israele vista la veneranda età, quarant'anni chiusi in una Kiko-gabbia spremuti come limoni impoveriti nello spirito e dei loro averi.

Scrivo questo per dirvi che dopo 40 anni mi sono tolto un sassolino dalla scarpa che mi dava fastidio da tutti questi anni.

Non vi spiego la dinamica per non rubarvi tempo ma mi sono scontrato con un catechistone ad alto voltaggio uno della prima ora, uno tutto KikoKasaKomunità, che dopo avermi riconosciuto e saputomi fuori dal cammino ha esordito con il solito mantra:
"Il cammino ti ha salvato la vita nonostante tu abbia abbandonato, il cammino ti ha salvato la vita".
Gennarini, Kiko, un cardinale "amico":
e la lettera di Arinze va in fumo!
Dopo avergli dato dell'idolatra ed eretico, grazie agli insegnamenti di Lino & Co. ho smontato la loro eresia sul fango peccato, sull'olio delle vergini della cognata malata, della comunione seduti, sui mamotreti stralciati dalla Chiesa, della lettera d'Arinze...

Conclusione:
ha continuato a mentire dicendo che i mamotreti non sono mai stati corretti, che lui aveva tutte e due le versioni e che nulla era cambiato (gli ho citato San Kiko "Qui finisce tutto io non li riconosco") e, riguardo alla lettera di Arinze, che "dopo la lettera di Arinze il Papa scrisse a Kiko una lettera che la annullò e sostituì".
Dopo avergli chiesto dove potevo scaricare e leggere questa lettera del Papa lui l'ha preso sulla risata e si è dileguato.

Razza di mentitori e di traditori.

Una bella soddisfazione dopo 40 anni!

Dopo essere stato cacciato dall'Eden kikiano ho rinnegato la Santa Romana Chiesa per 13 anni fino al giorno del mio matrimonio.
Pensa che mia moglie voleva convivere tutto laico, ho voluto un Santo matrimonio cattolico, pian piano tutto si è dissolto e sono tornato alla Madre Chiesa, tutto questo per dirti che il seme del vero Battesimo non era morto era stato soffocato dalla zizzania, è bastato estirparla con l'aiuto di un giovane sacerdote diocesano e far ripartire la vita del Seme.
A 60 anni animo la messa dei vecchietti quella delle 8,30 nella mia parrocchia.

Un abbraccio.

(da: un lettore)

lunedì 19 febbraio 2018

Il sommo Pasqualone alle crociate neocatekike

Passa un giorno, passa l’altro
Mai non torna il prode Anselmo,
Perché egli era molto scaltro
Andò in guerra e mise l’elmo...

Mise l’elmo sulla testa
Per non farsi troppo mal
E partì la lancia in resta
A cavallo d’un caval.
Questo è l'incipit della "Ballata del prode Anselmo", poesiola che narra le disavventure di un crociato un po' particolare partito per la TerraSanta e purtroppo mai più tornato alla sua magione perché impossibilitato a bere a causa di un forellino sul fondo dell'elmo.

La storia  che intendiamo raccontarvi per fortuna ha invece avuto un epilogo più fortunato, anche se ci ha ricordato moltissimo la vicenda del crociato imprevidente ed anche altre storie che fanno ormai parte del nostro italico immaginario collettivo e che sveleremo nel corso del racconto.
Ecco la vicenda, raccontata per sommi capi e da noi commentata e illustrata.

Lo scorso settembre, dopo tre giorni di ritiro preparatorio per la grande missione The Neocatechumenal Hunger Games denominata "due a due" in un albergo di Avellino, il prode Anselmo con un fido compagno sono stati inviati, per sorteggio, verso  una destinazione lontana e sconosciuta: nella fattispecie a San Giorgio a Cremano, ridente località dell'hinterland napoletano.

I due crociati partirono, così come riportato:
"senza danaro né cellulare, per essere fedeli a quanto raccomanda Gesù nel Vangelo: 'Non portate borsa, nè bisaccia, né calzari…'. In tasca solo il danaro necessario ad acquistare i biglietti di andata e ritorno Avellino-San Giorgio a Cremano. Quello che è avanzato, appena giunti a San Giorgio, lo abbiamo messo nella cassetta delle offerte per i poveri nella prima parrocchia incontrata. Con noi avevamo solo gli indumenti intimi e i documenti di riconoscimento. Abbiamo indossato lo stesso pantalone e maglietta per tutti i sette giorni della missione".
La città di Costantino
nello scorgerlo tremò
brandir volle il bicchierino
ma il Corano lo vietò.
Il Sultano in tal frangente
Mandò il palo ad aguzzar, 
Ma l'Anselmo previdente
Fin le brache avea d’acciar.

E infatti, giunti nella città ostile (una città che non ha neppure una comunità del cammino neocatecumenale è paragonabile all'Islam affrontato dal prode Anselmo):
"come ci era stato raccomandato dai catechisti, la prima cosa fatta è stata recitare una preghiera di esorcismo contro i demoni che popolano quella città".
Ed è qui che l'immagine del prode crociato sfuma per lasciare spazio all'esorciccio!


L'esorciccismo fu d'effetto, a quanto pare, perché fece sorgere di punto in bianco in San Giorgio a Cremano, precedentemente sede di demoni peggio che Sodoma e Gomorra, un convento di suore, il convento delle Adoratrici Crocifisse dell’Eucarestia, presso le quali i due esorcicci andarono a pranzare e a fare colazione per l'intera settimana (gratis) e altrettanto gratuitamente avrebbero potuto pernottare se, come Totò in "Un turco napoletano", avessero finto d'essere eunuchi, ma il fatto d'essere maschietti impedì il provvidenziale accomodamento.

E, a questo proposito, immaginiamo ora i nostri due crociati-esorcicci nei panni di Totò e Peppino "sbarcati" a Milano.

Non per nulla la Madre Superiora, guardandoli meglio, pare abbia esclamato:
"Oddio, siamo alla fine dei tempi!”.
I nostri eroi collegano questa frase al loro aver preso il vangelo alla lettera sulle orme di San Francesco, noi nutriamo i nostri seri dubbi.

Fino a questo punto della narrazione infatti della loro missione ancora non abbiamo saputo nulla, in quanto nel racconto si afferma che le preoccupazioni erano di ben altro tenore:
"pur avendo la certezza almeno del pranzo e della colazione restava il problema di dove trascorrere la notte."

E qui la vicenda assume tinte da Natività: come gli albergatori di Betlemme che rifiutano l'ospitalità alla Sacra Famiglia, tutti i sei parroci delle sei parrocchie della cittadina, rifiutarono di dar loro un letto (sempre gratis), chi pretendendo di vedere il mandato del Vescovo (poiché i nostri eroi che in tutte le "catechesi" affermano tranquilli "ci manda il vescovo" naturalmente non l'avevano), chi chiarendo che riteneva la loro iniziativa "inutile e dannosa", chi proibendo loro tassativamente di disturbare con la loro "Buona Notizia" Kikiana i fedeli della parrocchia.

E così non restò loro che dormire sulle panchine, fino a che le due palme fuori da una porta fecero capire loro di aver trovato un adepto del cammino: egli trovò loro una sistemazione per la notte presso una sorella del Cammino (detta vedova di Sarepta) che sta a Portici e poi per le restanti notti presso un'altra famiglia del Cammino.

Naturalmente, prima di questo felice incontro, non mancano i racconti delle notti passate all'addiaccio, in zone di spaccio, identificati dalla polizia, disturbati dai curiosi che volevano sapere tutto di loro.

Per quanto riguarda la missione per cui si erano spinti nella demoniaca città di San Giorgio in Cremano, città con almeno trenta incesti al giorno secondo il beninformato Kiko Argüello, (c'era una missione? Quasi quasi l'avevamo dimenticato), ci furono tante porte in faccia da parte di persone che i crociati-esorcicci Totò e Peppino definiscono "comprensibilmente spaventate" al loro solo apparire.
Solo l'ultimo giorno una famiglia "toccati dallo stato in cui eravamo" (forse dalle suore si mangiava male e dai fratelli del cammino il letto era scomodo) li avevano fatti entrare.

A questo punto i nostri eroi ritornarono ad Avellino al ritiro con i fratelli missionari, dove avranno fatto a gara su chi fa il racconto più truce, congratulandosi a vicenda della propria missione a maggior gloria di Kiko.
Qui il nostro immaginario corre a Tartarino di Tarascona, paffuto personaggio nato dalla fantasia di Daudet le cui avventure, che egli raccontava con un bel po' di fantasia ai propri concittadini, vengono appunto definite "tarasconate".

A detta del prode Anselmo-esorciccio-Totò-Tartarino l'esperienza è stata utile perché "la scomodità, il non avere un letto dove dormire, la fame, il rifiuto, l’essere cacciati… Tutto questo salva le persone ... Non si può pensare di evangelizzare nella comodità senza rischiare mai nulla."

Ebbene, dal momento che casualmente sappiamo dove abita il prode Anselmo-eccetera-eccetera, ci siamo premurati di indicare sulla cartina quanto disti l'esotica città di San Giorgio a Cremano dal suo luogo di residenza, vicino alla quale anche è situata l'abitazione della "vedova di Portici di Sarepta"  che gli salvò la vita facendolo pernottare.



Eh sì... cosa non si fa per evangelizzare...una settimana di pranzi e colazioni gratis dalle suore a 6 chilometri da casa, un pernottamento in un quartiere limitrofo (forse per quella settimana aveva sub-affittato casa propria ad altri? Non lo sapremo mai).
È dura la vita del missionario lontano da casa... per fortuna c'è la Provvidenza divina... perché farsi qualche chilometro o qualche centinaio di metri per tornare a casa propria senza incomodare gli altri e farsi spesare il soggiorno avrebbe fatto fallire la missione!
Avrebbe infatti potuto capitare loro, a pochi passi da casa, la triste avventura del prode Anselmo:
Quando presso i Salamini
Sete ria incominciò
E l'Anselmo coi più fini
Prese l'elmo, e a bere andò.
Ma nell’elmo, il crederete?
C’era in fondo un forellin
E in tre dì morì di sete

Senza accorgersi il tapin

Passa un giorno, passa l’altro
Mai non torna il guerrier
Perché egli era molto scaltro
Andò in guerra col cimier.

Col cimiero sulla testa,
Ma sul fondo non guardò
E così gli avvenne questa
Che mai più non ritornò.
Invece, i crociati neocatecumenali ritornano, anche se di "buchi" ne hanno e ne fanno in ogni dove.

E quindi, alla prossima avventura!
Chissà quale sarà l'obbiettivo? Dove la sorte lo invierà? Fuorigrotta? Scampia? Posillipo? O a Ischia, dove fu missionario il fondatore sanKiko e si fece una mangiata con i fiocchi a spese del Vescovo?

Dovremo aspettare la prossima missione due a due, anche se ormai abbiamo capito da cosa essa trae il nome: "due Pasqualoni a due chilometri da casa" a spese delle suore, finchè ci cascano, visto che i parroci, furbi come tutti i preti, hanno tutti mangiato la foglia.

Arrivederci prode Anselmo, supremo e sommo Pasqualone, cavalier servente di Kiko e, all'occorrenza, anche cavallo e asino: alla prossima esaltante avventura!

(da un'idea di Lettore Napoletano)

sabato 17 febbraio 2018

La grande truffa del neocatecumenalismo

Ci segnalano da Facebook che gli stessi fratelli del Cammino sono perfettamente al corrente della grande truffa neocatecumenale«Lo statuto approvato dalla Madre Chiesa non svela tutto per filo e per segno...»

E non hanno nulla da ridire: «...ed è giusto così. Se sapessimo tutto, che senso avrebbe fare il cammino».

Chiaro? Lo Statuto «non svela tutto», per cui il Cammino contiene dei segreti arcani che la Chiesa non ha approvato (infatti lo Statuto non li prevede) e che verranno "svelati" quando ai dirigenti del Cammino farà comodo.

Solo così ha «senso» il Cammino.

E chi sono gli incaricati di "svelare"? Ovvio: i cosiddetti «catechisti» neocatecumenali.

«Avete dei catechisti, preoccupatevi di parlarne con loro». La Chiesa Cattolica per i kikos non conta nulla, il sacerdozio ministeriale (quello di santificazione, di insegnamento, di guida spirituale) per loro non conta nulla: voi fratelli del Cammino «avete dei catechisti», e perciò in caso di dubbi, fatiche, difficoltà, «preoccupatevi di parlarne con loro». Con loro, non con gli uomini che la Chiesa ha investito del sacerdozio ministeriale.

Infatti «la prima cosa» che viene imposta nel Cammino è l'«obbedienza ai catechisti», come se voi foste dei monaci vincolati dal voto di ubbidienza e i cosiddetti "catechisti" fossero il vostro abate e direttore spirituale. Come se la vostra libertà non contasse nulla. Come se la Chiesa fondata sul sacerdozio non contasse nulla.

E l'altra «prima cosa» che viene imposta fin dagli inizi del Cammino quale è? «La riservatezza», cioè la segretezza. Solo i cosiddetti "catechisti" possono «svelare» e "consegnarvi" ciò che la Chiesa non ha approvato, che lo Statuto non contiene, e che voi ugualmente dovrete sorbirvi. A cominciare dalla "Decima".

giovedì 15 febbraio 2018

Cammino neocatecumenale: "ideologia" inutile e dannosa, un dragone che invade le anime.

È indiscutibile che il cammino neocatecumenale si sia ridotto a un’ideologia [nota 1] che non ha mai realizzato le sue promesse, quelle che si ricevono con le "catechesi iniziali". Anche questo blog ha dimostrato che l'itinerario neocatecumenale, approvato bonariamente dal Vaticano che ancora ne aspetta i frutti di obbedienza, alla fine risulta non cattolico! Questo è confermato da testimonianze e dalla messa in evidenza dei gravi errori teologici, dottrinali e liturgici, che continuano ad accumularsi lungo gli anni di vita di questa creatura più settaria che religiosa; nasce, potremmo dire, un religioso settarismo che è quanto di più deleterio possa esistere nella Chiesa “Cattolica”!

Mega-grafico di Don Kikolone per istruire il Papa
su come si diventa cristiani riscopritori
del battesimo in... una trentina d'anni di Cammino
Una ideologia che naturalmente segue le disposizioni/imposizioni di Kiko e dei suoi fedeli seguaci che, alle volte, sono più intransigenti dell’iniziatore stesso, per intimorire la platea e far rispettare una struttura gerarchica basata sul ricatto e anche, strano a dirsi, su quell’affettività malata (stigmatizzata negli scrutini come disgustosa) che lega i neocatecumeni ai propri "catechisti": a costoro si confida la propria vita fin nei minimi particolari e si accetta, supinamente, ogni sorta di reprimenda, fino ad incarnare una vera e propria sindrome di Stoccolma.

Uomini adulti, tante volte esposti in assemblea, davanti ai loro stessi figli, ad ogni genere di umiliazioni e che, a testa china, subiscono tutto.
È sorprendente come questa struttura, con il passare del tempo, renda i suoi componenti degli psicolabili che non hanno più la forza di scrollarsi di dosso l'ingombrante presenza dei loro "catechisti" (essi dovevano svolgere un "servizio a termine", secondo la bugia primordiale delle prime "catechesi") che tante volte si trasformano in aguzzini, gente che ingrassa di potere e di arroganza, proprio come i loro fondatori.

Il cammino si appresta a celebrare i cinquant’anni di vita, ma se si interrogano le persone che ne fanno parte almeno da trent'anni, certamente diranno che la loro vita è cambiata "grazie al Cammino" e mai “grazie a Cristo”, se poi andiamo a vedere da vicino ciò che succede nella vita di costoro, ci accorgiamo che essi stessi non ne sono poi così tanto convinti. Basta essere presenti ad un "giro di esperienze", dove si fa a gara nel dire come abbiano la vita a pezzi e che, se non ci fosse il cammino, chissà loro cosa sarebbero! Certamente gente più sana commento io!
"Ultima cena post-resurrezione" di Kiko:
Lino Lista spiega l'«ideologia» sottesa
Pensavo poi alle infinite convivenze di inizio corso, agli annunci dei "momenti forti" (così denominati dai neocat) come Avvento e Quaresima. Oppure agli "scrutini" che sono interminabili, proprio per far credere che quello che si sta facendo è la cosa più importante, anche se a casa ci sono i genitori da accudire o i bambini che hai lasciato con una babysitter che, intanto, gli sta facendo vedere film alquanto spinti (accaduto realmente ai miei figli).

Tutto è diventato una ripetizione noiosa fino all’inverosimile ed un “mantra” da acquisire, che li marchia e li accompagna in qualsiasi posto essi si trovino. Appena aprono la bocca per dire un loro parere, si capisce subito la loro appartenenza. Tra l’altro, l’abbiamo visto anche nel blog, quando intervengono sono inconfondibili, tutti hanno lo stesso stile!

Ho fatto caso che il tema dei passi biblici che si scelgono nelle convivenze o negli annunci periodici, vanno sempre nella stessa direzione: confermare quello che Kiko dirà subito dopo, per presentare e rafforzare la sua ideologia e farla passare come una verità assoluta della Chiesa cattolica. Io mi chiedo come mai non vengono presi mai passi come, ad esempio, quelli che citavo in un mio precedente post, di San Paolo quando dice, in due momenti diversi e a due comunità diverse, la stessa cosa?
Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini! (1 Cor 7, 23)“Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri” (Gal 5, 13).
Ed invece no, perché potrebbe risvegliarsi quel senso di libertà vera che è iscritto nella coscienza di ogni uomo e che porterebbe a ribellioni non desiderate affatto nell'ambito di una struttura settaria, cristallizzata nel tempo, come il cammino. Ancora di più, Paolo invita a non accondiscendere alla libertà che diventa un pretesto per assecondare i desideri della carne, mentre nel cammino è inevitabile che ognuno si convinca che dei desideri della carne è schiavo e non può fare niente per liberarsene. Ed è così che il peccato, per questa gente malata di ignoranza, si trasforma in un’esperienza immancabile per capire la bontà di Dio e non una trappola da cui sfuggire immediatamente.
Insomma cattolicesimo e cammino sono due posizioni completamente opposte, che dovrebbero aprire la comprensione a cosa sia il Cristianesimo e cosa il Neocatecumenato, due realtà agli antipodi: chi sta nel cammino neocatecumenale non può assolutamente chiamarsi "un vero cristiano". Gli adepti, forti di sentirsi nella verità, vivono un incredibile, vuoto e scialbo lassismo e dicono, esplicitamente, che sono impossibilitati a fare opere di carità, cosa che invece Paolo richiede a quanti ammaestra quando dice: ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri, e non credo stia parlando di un servizio materiale soltanto, ma spirituale, come chiarirà espressamente in altre lettere: Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole (Rm 14, 19); Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità” (1 Cor 14, 12); Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano” (Ef 4, 29), tutto tende al bene comune e al proprio miglioramento spirituale. (Al contrario di quelli che intervengono sul blog per attaccare con arroganza chi non va loro a genio.)
Perché nel cammino non si prende mai in considerazione l’altro brano paolino agli Efesini:
Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità (Ef 4, 14-16).
Continuiamo qui a denunciare l'abuso, strumentale ai propri fini, della Parola di Dio, così come ci esorta a fare San Giovanni Crisostomo in una sua omelia, oggetto di un recente post; si è completamente fuori dalla unità di intenti su cui si rinsalda la chiesa cattolica.
I fanciulli possono essere sballottati da qualsiasi vento di dottrina, non certo chi si trova in un progetto per arrivare alla fede adulta, quella che si consegue in una continua crescita che edifica se stessi nella carità e non nell’obbedienza cieca a dei laici nominati catechisti da un tal Kiko, circoncidendo la ragione!

Come si deve essere più chiari di così: edificare se stesso nella carità, questa la parola che S.Paolo consegna a chi vuole crescere finalmente, cercare sempre di innalzarsi sul male a cui ci induce la tentazione che mai sarà al disopra delle nostre forze, se confidiamo in Dio! (1Cor 10, 13) Per cui, se veramente si vuole, è normale per un cristiano “Adulto” non peccare! Certo necessita una crescita continua, che aumenti la sensibilità spirituale che, a sua volta, conduce alla conoscenza di cosa sia la sapienza e l’intelligenza biblica e, finalmente, a possederla: Ecco, temere Dio, questo è sapienza e schivare il male, questo è intelligenza” (Gb 28, 28).
Preparando logo para 50 años
del Camino Neocatecumenal:
si ostinano a disegnare i gradini della risalita!

Cosa si vuol dire? Che si rifletta su come il cammino sia lontano da ogni aspirazione di crescita: nel suo progressivo sprofondare e perdersi nei meandri della conoscenza dei propri peccati, non resta spazio per l'ascesi, quel percorso di risalita dalle acque del nostro battesimo, che pure vediamo nel disegnino (scelto anche come logo per la cerimonia dei 50 anni, ormai alle porte) simbolico di Kiko. Ma dei gradini in salita KIKO NON PARLERÀ MAI.

Kiko continua, lungo tutto il cammino, con l'uomo insozzato dal fango, falsamente estrapolato dal Vangelo di Giovanni e messo al posto dell'unguento della ricreazione del cieco nato. L'uomo vecchio, sempre più consapevole della sua eterna condanna a peccare, scende nelle acque del battesimo kikiano e lì sprofonda, mai emergendo come "nuova creatura rigenerata" e mai intraprende il cammino di risalita, di crescita, di maturazione cristiana.
Tradimento assoluto delle più elementari promesse di un percorso che pretende di condurre alla riscoperta del Battesimo!
A partire proprio dal Battesimo, attraverso tutti i miracoli di Gesù accompagnati dal "Va’, e non peccare più!", appare, davanti all'uomo redento, una via nuova di luce e di vita perfettamente percorribile, inaugurazione di una vita di grazia che si può intraprendere, perché finalmente innamorati di Gesù, che ci ha salvati gratis!

Essere spinti dal desiderio di crescere, di grazia in grazia, "al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ef.4, 12-13).
Queste Parole di vita, piene di speranza, che ci guidano di luce in luce, di grazia in grazia, parole che non ascolti mai dalla bocca di Kiko, parole che servano alla edificazione vicendevole sulla via della santità, alla quale finalmente si aspira con tutte le forze. Pieni di speranza.
Ma questo cammino di 30-40-50 anni, di tutta la vita, allo stato dei fatti, ti porta solo a regredire sempre più.
Che ognuno indaghi su se stesso, attraverso l'approfondimento della Parola di Dio, e misuri quanto sia adulta la propria fede e non se lo faccia dire da persone che neanche sanno cosa significa: né la perseguono loro, né la indicano agli altri.

Come si fa ad edificare se stessi nella carità? Certamente non con l’itinerario che pratica il cammino, che hanno prospettato a Giovanni Paolo II per ottenere la famosa letteraOgniqualvolta, fortemente voluta per consolidare la mentalità del “Siamo approvati!" e per avere mano libera e spadroneggiare sulle coscienze.
Preparazioni interminabili sulla Parola di Dio, celebrazioni anch’esse interminabili, catechesi chilometriche dove si ripetono le stesse cose proprio per inculcare - persuasione occulta - quei concetti base che devono supportare la vita del neocatecumeno; non sono ripetizioni a caso, ma quelle opportune che devono agire nell’inconscio, affinché si abbia il comportamento desiderato. Tecnica accentuata ed aggravata dal fatto che è impossibile instaurare un dialogo, come è impossibile controbattere. Promettono che ci sarà un tempo in cui si potrà parlare con i "catechisti", ma si fa riferimento agli scrutini previsti nelle varie tappe, in cui si deve rispondere ad un preciso questionario, che contempla sempre il prima e il dopo l’incontro con “il cammino” affinché, quando si parla in altri ambienti, la struttura del discorso viene portata alla stessa stregua per fare apparire la “Grande bontà e potenza” di questa iniziazione cristiana, fare apparire il genio degli iniziatori!

"Yeshivà", cappella della Parola
nei Seminari Redemkikos Mater
Anche la “Scrutatio”, che sembra la cosa più libera, dove si può spaziare senza limiti, anticipata e diretta da una catechesi, diventa un momento formidabile di indottrinamento. Si procede per passi paralleli, che si vanno a prendere in gran numero perché altrimenti non si saprebbe come procedere per occupare un tempo alquanto lungo in cui non si può neanche parlare con qualcuno, per chiarirsi o confrontarsi l’uno con l’altro, che sarebbe certo di grande arricchimento per chi non ha rinunciato a pensare e vuole imparare! Invece ci si addentra nella Scrittura, con al fondo la predicazione ricevuta, l'orecchio aperto in quella sola direzione, cosicchè si troveranno solo conferme, quelle precisamente attireranno l'attenzione e confermeranno l'autorità dell'unico e solo maestro: Kiko. Questo il suo scopo, che consegue brillantemente. [nota 2]
Ecco spiegata la richiesta di silenzio assoluto che va rispettato, in un ambiente di preghiera più che non all’Eucarestia, e voluto proprio per evitare la comunicazione tra i partecipanti.
Su tutti i fronti, l’esperienza del cammino neocatecumenale è devastante, si diventa come automi che vengono comandati con la carota e il bastone: se esci dai binari sei bastonato, se rimani in essi vieni premiato con qualche servizio nella comunità e puoi diventare addirittura catechista, se ti vedono abbastanza inquadrato.

(da: Veterano) 


[nota 1]
Dalla Treccani:
"il termine "ideologia" ha... conservato un significato più specifico e ristretto, che viene utilizzato per indicare dottrine e movimenti politici precisi (comunismo, nazismo, fascismo), accomunati da alcune caratteristiche: la presenza di un retroterra teorico più o meno elaborato, che pretende di fornire una spiegazione esaustiva (e definitiva) dei processi storici e sociali; il tentativo di trasformare totalmente la società e l’uomo, secondo un preciso modello; l’intensa partecipazione emotiva dei militanti, spesso simile alla ‘fede religiosa’; il ruolo-guida di un partito dotato di una ferrea e capillare organizzazione.

[nota 2]
Si segnala questo interessante articolo, dal quale si trae un assaggio prezioso:
Dice lo Statuto, art.11 al comma 4...
c.4. Per approfondire la Scrittura «con l’intelligenza ed il cuore della Chiesa», i neocatecumeni si avvalgono soprattutto della lettura degli scritti dei Padri, dei documenti del Magistero, in particolare del Catechismo della Chiesa Cattolica, e di opere di autori spirituali.
[Questa poi… Solo la mano benevola di chi sa il fatto suo ha potuto scrivere ciò. Chi l’ha scritto (vogliamo essere buoni) non è stato informato che per i neocatecumenali, dalla ‘nascita’ della comunità fino al ‘secondo passaggio’, passano a volte anche più di 7 anni e, durante questo tempo gli unici testi dei quali si avvalgono i neocatecumenali sono il dizionario di teologia biblica di Léon-Dufour ed un testo dalla copertina blu, ormai non più spacciato dai "catechisti", dal titolo “Le tappe della storia della salvezza”. Ambedue i testi traggono gli argomenti esclusivamente dalle pagine della Bibbia senza integrare e attualizzare in alcun modo la Tradizione bimillenaria della Chiesa cattolica, condizione essenziale per una corretta esegesi che attualizzi fondatamente le letture bibliche.]

martedì 13 febbraio 2018

La Madre di Dio e il Cammino Neocatecumenale: uno studio. Le Nozze di Cana (I)

LA VERGINE MADRE DI DIO
E IL CAMMINO NEOCATECUMENALE

articolo di Lino Lista e Beati Pauperes Spiritu

Con il presente articolo diamo inizio a un ciclo di riflessioni sul ruolo assegnato alla Vergine Maria nel Cammino Neocatecumenale.

Data la densità degli argomenti da trattare – Kiko è sempre molto prolifico nel fornire materiale che dimostri le sue convinzioni eterodosse – divideremo questa prima riflessione in due parti.



1. Kiko e le Nozze di Cana - Parte Prima.

Per noi cattolici la figura della Madre di Dio è fondamentale. Non c’è nessuno che possa dirsi cattolico che non conosca, non ami la Theotókos (dal greco antico: Θεοτόκος; Genitrice o Madre di Dio) e non ne sia devoto. La venerazione per Maria ha conosciuto uno sviluppo importante negli ultimi tre secoli, a partire dal XVII, con il fiorire di scritti teologici, interventi magisteriali e la fondazione di ordini religiosi ad Ella ispirati. Ben due dogmi (sui quattro attribuiti alla Madre di Dio) sono stati proclamati fra il XIX e il XX secolo: l’Immacolata Concezione, nel 1856, e l’Assunzione nel 1950.

La devozione per la Santa Vergine è una cartina al tornasole in grado di far distinguere un cattolico da un eretico: gli eretici, in quanto ispirati da Satana, odiano la Madonna. “Dimmi qualcosa sulla Madonna e ti dirò chi sei”, si può affermare parafrasando il detto.

Kiko Argüello, fondatore del Cammino, sostiene di essere stato ispirato dalla Vergine Maria, la quale lo avrebbe indotto a iniziare il CNC. Identica affermazione pronunciò Carmen Hernandez, alla quale il messaggio sarebbe stato dato mediante una locuzione interiore. È notissima – giacché ripetuta fino alla noia – la storia della visione che Kiko avrebbe ricevuto l’otto dicembre del 1959. Inizialmente, e per due decenni, il pittore spagnolo narrò di aver visto la Madonna in forma sensibile, nell'aspetto poi ritratto nell'icona “Madonna del Cammino”. Soltanto successivamente Kiko riferì che la presunta apparizione era stata una "visione intellettuale". Già il cambio di versione induce a dubitare sulla sua veridicità.

Volendo dare credito a Kiko e a Carmen, si dovrebbe immaginare che nel Cammino la presenza della figura di Maria sia preminente, che agli adepti del Cammino sin da subito venga svelato il ricchissimo tesoro custodito dalla Chiesa su Maria. Si dovrebbe supporre che, sin dai primi tempi dell’ingresso in Cammino, gli adepti siano introdotti alla spiritualità, alla devozione mariana e sia insegnata la recita del Rosario, a Lei tanto caro. Tutti i Santi “mariani”, infatti (come Massimiliano Kolbe, Luigi Maria Grignon de Montfort, Alfonso Maria de’ Liguori, Giovanni Maria Vianney, Antonio di Padova e non ultimo papa Giovanni Paolo II, solo per citarne alcuni) hanno messo il proprio apostolato sotto il manto di Maria, diffondendone la venerazione. Anche Papa Francesco non ha mai mancato di ricordare ai cattolici l’importanza della figura di Maria:
"La Chiesa, quando cerca Cristo bussa sempre alla casa della Madre e chiede: 'Mostraci Gesù'. È da Lei che si impara il vero discepolato [...]".

Nel Cammino, nonostante le vantate apparizione e locuzione, non accade così.

Nei primi volumi originali del catechismo del Cammino sbobinati dalle predicazioni di Kiko e Carmen in Spagna, i riferimenti alla Vergine sono scarsissimi e presentano due caratteristiche inquietanti. In primis, la sensazione che si percepisce è che la conoscenza di Maria da parte di Kiko sia molto rudimentale: Maria è citata solo in riferimento agli episodi evangelici più noti (Annunciazione, Natività, Magnificat), ripetuti più volte e sempre privi di approfondimento teologico. In altre due occorrenze si riferisce delle Nozze di Cana e dell’episodio in cui Gesù prende (apparentemente) la distanza dalla Madre e dai "fratelli". Per il resto, in oltre 900 pagine, il nome di Maria non compare più.

In sintesi: nei primi quattro volumi del Direttorio, corrispondenti ad almeno 6-7 anni di Cammino, il nome di Maria compare in tutto 61 volte, una sola volta nel volume dello Shemà. Davvero poco per chi continuamente sostiene di essere stato destinatario di messaggi mariani!

Per motivare queste mancanze madornali, nelle sue catechesi Kiko più volte ha affermato – excusatio non petita – che Maria è una figura "nascosta", "silenziosa", "che agisce dietro le quinte", ma che nel Cammino verrà il momento in cui il neocatecumenale potrà scoprirne la figura. Da ciò l’adepto avanzerà in questo gioco dell'oca, di passaggio in passaggio, nell'attesa della mirabolante "rivelazione" annunciata da Kiko.

Questo tempo giungerà nell'ambito della tappa del "Padre nostro" che dura circa quattro anni e include un pellegrinaggio al Santuario di Loreto. È nel Santuario che, dopo una convivenza nel Centro Neocatecumenale di Porto San Giorgio, i neocatecumenali potranno finalmente pregare con il Rosario.

Dovranno passare, quindi, mediamente sedici-diciassette anni, prima che possa aprirsi l'agognato passaggio, sedici anni per scoprire qualcosa che la Chiesa Romana rende disponibile da sempre! Chi ha vissuto l'esperienza neocatecumenale è rimasto sbalordito dalla banalità degli argomenti trattati, specie perché annunciati da un uomo che riferisce di aver goduto dell'incredibile dono di una visione intellettuale della Vergine.

Nelle 43 pagine del catechismo di Kiko riferite alla suddetta tappa, 2 sono dedicate alla storia della costruzione del Centro di Porto San Giorgio, 2 alla storia della Santa Casa di Loreto (per concludere che Dio aveva già progettato fin dalla fondazione del mondo che il Cammino dovesse impiantarsi vicino ad essa), ancora 3 pagine sulla missione del Cammino. Quando finalmente si giunge a parlare della Madonna, non si ascolterà altro da Kiko che banalità: l’ispirazione “mariana” del Cammino, la presenza di Maria nella vita del neocatecumenale all'interno del Cammino, il rapporto materno che Maria ha con gli uomini. Sedici anni di comunità per sentirsi dire che Maria è nostra Madre!

In secondo luogo, ed è l'aspetto più preoccupante, gli episodi evangelici che riguardano la Madonna sono sempre trasformati secondo la filosofia del Cammino.

Il primo caso eclatante che analizziamo concerne il racconto delle Nozze di Cana. Ancora una volta Kiko si dimostra incapace o riottoso nello spiegare il simbolo (da symbállō = metto insieme) nella sua parte trascendente.

Di seguito il racconto evangelico.
«Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela".
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore"; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: "Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto". Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora".Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.»
La frase più celebre di questo Vangelo, evidenziata in grassetto, nella koinè suona: "Τί ἐμοὶ καὶ σοί, γύναι", testo variamente tradotto e interpretato. "Quid mihi et tibi, mulier?", recitò la Vulgata, che reso in italiano è: "Che c'è fra me e te, o donna?", una chiara presa di distanza di Gesù dalla Madre, la quale aveva evidenziava la mancanza del vino. Diversi commentatori hanno raddolcito l'espressione, come nel testo CEI che abbiamo riportato.

Come poteva regolarsi l'esegeta Kiko Argüello, nel proporre una sua catechesi? Non differentemente dalla sua lezione su Gv 9, in cui il cieco nato scambiava Cristo per un teppista, agitando il bastone e insultando Gesù e gli Apostoli con gli epiteti "Sporcaccioni! Disgraziati!".

Come interpreta Kiko il racconto di Cana, nella tappa del Padre Nostro? Con la solita pantomima, naturalmente.
La mancanza di vino, in uno sposalizio ebraico, indubbiamente procurava agli sposi e ai familiari dello sposo una pessima figura ed era motivo di dispiacere. Kiko, da par suo, esaspera questa circostanza e la muta in una comica esagerata, una terribile sofferenza, una rovina del matrimonio. Fa intervenire perfino i cugini e un nonno nel suo spettacolino:
«La Vergine Maria si accorge che in quel banchetto non c’è più vino. Come mai lei se ne rende conto prima di Gesù Cristo? Cristo non si è reso conto, oppure lo sa e non fa niente. La Vergine Maria si è resa conto che stanno soffrendo, che con questo avranno sofferenze orribili, che vanno incontro al disonore, che le nozze di quella povera coppia sono rovinate! Quella prima notte di nozze sarà una sofferenza, perché arriverà il nonno a dire: "Non c’è vino", e il padre: "Ma che succede con il vino? Che diranno adesso i cugini che sono venuti da lontano? Si saprà in tutto il paese, succederà una rovina". Si possono capire queste cose, no?»
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Al peggio, però, non c'è limite. La vera e propria sofferenza (per l'ascoltatore e per il lettore consapevoli) sta nel colloquio che Kiko immagina si svolga tra Gesù e la Madre. Si superano ampiamente le palle di fango che Kiko, nella catechesi su Gv 9, fa lanciare a Cristo sul cieco nato per fargli riconoscere i peccati:
«Maria dice: "Non hanno vino". Gesù Cristo la tratta male dicendo: "Che c’è tra me e te, donna?". Questa è una frase carinissima, vuol dire: "Come devo sopportare le tue nevrosi? Che mi importa se tu sei una nevrotica che non può veder soffrire nessuno? Non mi coinvolgere nelle tue cose! "Non è ancora arrivata la mia ora". Ecco, vuoi dire qualcosa del genere. "Che c’è tra me e te? lo ho una missione che va molto al di là di quello che tu puoi pensare". Ma suo Figlio può brontolare quanto vuole: la Vergine Maria chiama i servi – Lui continua a brontolare e lei: "Di' tutto quello che vuoi" – e dice: "Andate da lui e fate quello che vi dirà''. Ma se Cristo sta brontolando e sta dicendo che non vuole far niente, che non è arrivata la sua ora… Niente! I servi vanno da lui e lui smette di brontolare - il potere delle donne! - e dice ai servi: "Portatemi le brocche della purificazione".»
Nel cuore della sua penosa esegesi Kiko infila una serie di blasfemie senza precedenti. La Madonna in bocca al Figlio è presentata come una nevrotica e Gesù come un brontolone. L'intero episodio di Cana secondo Kiko sembra voler imitare una gag di Casa Vianello.
Il seguito, purtroppo, non innalzerà il livello della catechesi.

Il passo evangelico di Cana è carico di simboli commoventi, ciononostante Kiko riesce nell’ardua impresa di non indovinarne neppure uno. La visione di Kiko è orizzontale, egli elimina del tutto la parte trascendente che i simboli cristiani sempre sottintendono. Nelle esegesi neocatecumenali c’è solo il qui e ora, manca l’eternità. I simboli cristiani sono piegati alle necessità del Cammino, del quale i Vangeli diventano una semplice prefigurazione. Tutto rimanda al Cammino, che invece di essere un movimento in ascesi verso Dio diventa un circolo vizioso, una ripetizione sempre uguale delle stesse scene.

A Kiko non interessa parlare della Madonna, ma subdolamente consolidare nella mente dei suoi adepti la convinzione che il Cammino è eterno, voluto da Dio, e, nel caso specifico, allontanarsi dal Cammino vuol dire “perdere il vino”, “perdere la festa”, ritrovarsi nella rovina, nella morte e nella disgrazia.

I neocatecumenali, fuori del movimento, “non hanno più vino”.