
Preghiera a S. Michele Arcangelo
parrocchia delle collegia di Lugo, diocesi di Imola.
comunità alla convivenza della elezione.
In realtà non sono uscito, ma i così detti catechisti dopo aver devastato il centro nc di lugo e aver sparso calunnie su parroci e vescovo stesso hanno abbandonato le 8 comunità con circa 400 persone. chiuso ! siamo stati trovati mancanti.
(Nome e Cognome)
"nel frattempo, nessun Papa sano di mente si metterebbe a stroncare uno di questi gruppi perché non gli piacciono i candelabri che usano. e certamente non si lamenterà perché dei laici evangelizzano."
E qui sta una delle mie osservazioni che certo non contribuiscono ad aumentare il mio capitale di fiducia ed ottimismo. Mi spiego: oggi il cammino neocatecumenale avanza indisturbato, facendosi vessillo della morale, ardente difensore della famiglia, prende posizione sulla "scena ecclesiale" come un difensore dei valori tradizionali e per questo è d'altronde considerato, ad esempio all'estero, come un gruppo tradizionalista, conservatore, di destra! La morale, i numeri sostituiscono la sana Dottrina e la divina Liturgia.
I neocatecumenali, profilandosi come difensori della famiglia e della morale, occultano la realtà delle loro prassi liturgiche e catechetiche distorte: "Guardate quanti figli facciamo" e, scrivendo, mi vien in mente Arguello in San Pietro in gennaio mentre si agitava davanti al Papa, vantando le famiglie neocatecumenali e i loro numerosi figli, "anche undici figli, Santo Padre".
Ma questo può succedere solo perchè chi doveva intervenire non lo ha fatto e purtroppo la legittimazione di queste prassi continua.
Il candelabro ebreo non è un dettaglio, come non lo è l'"armadio della Parola" (che non è il Tabernacolo), come non lo sono tutti i simboli ebrei, come non lo sono tutti gli strafalcioni teologici di Kiko Arguello, come non lo è la confusione fra sacerdozio battesimale e ordinato.
Non sono dettagli insignificanti, senza valore e importanza, non dovrebbero esserlo, ma purtroppo sembrano esserlo diventati per l'autorità ecclesiastica, per chi dovrebbe vegliare sul deposito della fede. E questo permettettemi di dire è grave, almeno io lo considero grave.
Quanto al non lamentarsi perché dei laici evangelizzano, purtroppo, può darsi che non se ne lamenti chi non conosce le catechesi Kicarmeniane; ma continua a rimanerne sconcertato chi ormai ha ben chiaro che i famosi "itineranti" -casta davvero elitaria, nel cammino- nel mondo non portano il vangelo di Cristo, il 'Depositum fidei' Apostolico, ma vanno a costituire tante cellule del cammino che non si integreranno mai con la realtà ecclesiale, finché non riusciranno a prenderne il posto. A molti vescovi forse non interessa, perché in fondo anche loro fanno parte di una "nuova" Chiesa che nel post-concilio ha preso il posto della Chiesa di Sempre, tagliando i legami più saldi e significativi con la Sua Tradizione: il Sacrificio di Cristo Signore in primis.
Senza andare molto lontano basta pensare al Vescovo Zollitsch e al suo Cristo morto solo per una grande 'solidarietà' col genere umano; al vescovo di Stoccolma che si è appena reso responsabile di un attacco frontale al Papa; ai vescovi austriaci e quelli tedeschi in fibrillazione spinta perché il Papa sta tentando di ricucire lo strappo con i cattolici di Econe (non li chiamiamo lefebvriani, perché in realtà sono cattolici e basta)...
“E’ la prima volta che si fa un Sinodo regionale e non continentale, dedicato al Medio Oriente – dice al SIR Pizzaballa – ed è un segno concreto di come la Chiesa sia vicina a questa realtà così problematica”. Per il Custode “i temi che potrebbero trovare spazio nella assemblea sono quelli emersi già nella riunione con i patriarchi, ovvero la crescita del fondamentalismo, la formazione, l’emigrazione”. Tuttavia, aggiunge, “il tema del Sinodo fa menzione anche della testimonianza e della comunione. I cristiani della regione sono noti per il fatto che pur essendo pochi non sono sempre uniti. E quella della comunione potrebbe essere una importante pista di lavoro”.
"... la necessità di una aderenza totale del Cammino agli insegnamenti della Chiesa e di adesione “docile” alle direttive del papa e dei vescovi, in un contesto di unità con le altre realtà ecclesiali e di “inserimento organico” dell’itinerario neocatecumenale nella pastorale parrocchiana e diocesana".
Aggiungo qualche precisazione: io il nostro impegno non l'ho mai considerato una battaglia: S. Paolo parla di "buona battaglia" ma è quella che dobbiamo fare con noi stessi e le nostre pulsioni negative, che solo con la Fede e l'Amore del Signore possono essere vinte e noi possiamo essere ri-generati. Ciò non toglie che siamo anche nella "Chiesa militante", che lo è sia a livello personale che comunitario.
Ebbene, partendo dall'informazione e dalla denuncia, ci siamo trovati implicati in una sorta di 'militanza' non cercata, ma non per questo meno impegnativa.
Comunque la ricerca della Verità e la conseguente denuncia di storture permanenti, nonostante i ripetuti richiami, è una militanza che -oltre a fedeltà alla Chiesa e quindi al Signore- è anche carità nei confronti delle potenziali vittime, nonché di quelle in atto che, se l'errore non viene denunciato, vi persisteranno inesorabilmente.
D'altronde, mi sembra che nessuno di noi ha mai puntato a risultati precisi, anche se prima dell'approvazione potevamo avere qualche aspettativa di maggior rigore nell'applicare gli statuti, ad esempio; ma eravamo ben consapevoli che nulla dipendeva né dipende da noi, che davvero siamo "servi inutili", che solo ambiscono a conoscere e far conoscere sempre di più e sempre meglio lo Sposo...
Aggiungo che anche la preghiera e il silenzio, in realtà, fanno pur sempre parte della battaglia. E c'è chi, nell'economia della salvezza è chiamato a dedicare la propria vita interamente alla preghiera e al silenzio...
Ora noi siamo fedeli comuni, ognuno con il proprio 'posto' (noto solo al Signore) in questa economia della Salvezza presente nella Sua Chiesa e siamo solo portatori e testimoni della nostra personale -ognuno con i suoi doni e peculiarità- conoscenza ed esperienza, la cui condivisione ha la pretesa di essere utile a chi passa, seme per il viandante, che solo il Signore può far germogliare. Questa agorà ne offre l'opportunità. Ciò non toglie che anch'io sento che, per quanto mi riguarda, i 'tempi' dedicati al silenzio e alla preghiera debbano aumentare, non per sostituirsi a questo impegno ma solo per alimentarlo con maggiore carità e discernimento.
Trascrivo un brano di una corrispondenza di P. Zoffoli che leggevo proprio ieri sera.
...Ciò penso riflettendo sulla solita ragione addotta dai neocatecumenali di non permettersi di spiegare la loro dottrina, quando la richiesta può avere il senso dell'accusa. Essi ripetono: "Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra" (Mt 5,39). Ma nel caso nostro il testo evangelico è applicato a sproposito:
- la reazione proibita da Gesù è quella suggerita dal risentimento destato da offese personali. Ma qui la protesta è motivata dal dovere di difendere la fede: quella compromessa dagli errori insegnati nella catechesi di Kiko e Carmen... Le parti allora s'invertono: gli OFFENSORI SONO QUESTI (in buona o cattiva fede), mentre i credenti sono gli OFFESI, che DEVONO reagire non per difendere interessi personali, ma l'ORTODOSSIA quale sommo di tutti i beni... E' per questo che proprio Gesù, se tacque agli insulti dei manigoldi, si oppose sempre e vivacemente agli scribi e ai farisei, al sinedrio, a Caifas e a Pilato quando si trattò della CAUSA DEL PADRE, della VERITA' DELLA SUA MISSIONE. Dunque, privo di qualsiasi fondamento biblico il silenzio opposto dai neocatecumenali ai loro critici: la ragione con la quale si pretende di giustificarlo si riduce ad una grossolana fandonia quando non tradisce una menzogna diabolicamente raffinata... La verità fa bene a tutti, e la purezza della fede è un BENE COMUNE A TUTTI: precisamente quello che noi intendiamo salvare anche per i Neocatecumenali, e ciò unicamente per un dovere di carità, non per uno sciocco puntiglio. Tanto vero che io ed altri saremmo dispostissimi e felicissimi di ricrederci, se si arrivasse a dimostrare che ci siamo ingannati... Cosa si potrebbe esigere di più da persone oneste?
Quante volte ho detto con profonda convinzione queste stesse cose, senza aver mai letto questa lettera? E dico ancora a Stefano e a tutti: anche rispetto a chi parla della battaglia per il riconoscimento degli errori del Vaticano su Concilio e Tradizione, la vera battaglia non consiste nel fare la rivoluzione (che in genere opera cambiamenti rapidi, ma spesso traumatici, come del resto ha operato la riforma di Paolo VI). Chi prende coscienza degli errori e delle ingiustizie, pur non essendo tenuto a fare la rivoluzione o a imporre le proprie convinzioni, è tenuto tuttavia a non tacere, continuando a pregare e ad aver fiducia in Chi, solo, è Giustizia (oltre che Verità) e può donare la Giustizia, la Verità e la Carità che non vanno mai separate sia nel parlare che nell'agire.
Questo è il nostro intento. Talvolta facciamo qualche scivolone; ma, se siamo ben orientati, e restiamo Fedeli e preghiamo e Adoriamo, la nostra via si illumina e il nostro agire diventa portatore di una Presenza, che è la sola che può operare secondo la volontà del Padre.
Del resto, le molte voci che si stanno unendo alla nostra nel prendere atto delle derive post-conciliari, cosa fanno se non corroborarci, aumentare le consapevolezza e ripristinare la Verità della Tradizione? Se esse avessero continuato a tacere o non se ne alzassero altre, non credete che sarebbero in molti di più a seguire i tanti pifferai magici post conciliari spiritodelconciliodipendenti?
"Tra la limitazione degli spostamenti e la noncuranza per le necessità abitative, le tasse e la violazione dei diritti di residenza, i cristiani palestinesi non sanno da che parte voltarsi". Il Patriarca Twal ha condannato in particolare il muro eretto da Israele intorno alla West Bank, affermando che oltre a ostacolare la libertà di movimento "ha chiuso molti palestinesi in zone-ghetto in cui l'accesso al lavoro, all'assistenza medica, all'istruzione ed ai servizi di base è stato gravemente compromesso". "Abbiamo una nuova generazione di cristiani che non può visitare i Luoghi Santi della sua fede anche se distano solo pochi chilometri dal luogo in cui risiede"
Con i suoi fedeli e con i suoi ministri, la Chiesa è sulla terra la comunità sacerdotale organicamente strutturata come Corpo di Cristo, per svolgere efficacemente, unita al suo capo, la sua missione storica di salvezza. Così ci insegna san Paolo: "Voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra" (1 Cor 12, 27). In effetti, le membra non hanno tutte la stessa funzione: è questo che costituisce la bellezza e la vita del corpo (cfr. 1 Cor 12, 14-17). È nella diversità fondamentale fra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune che si comprende l'identità specifica dei fedeli ordinati e laici. Per questo è necessario evitare la secolarizzazione dei sacerdoti e la clericalizzazione dei laici. In tale prospettiva, i fedeli laici devono quindi impegnarsi a esprimere nella realtà, anche attraverso l'impegno politico, la visione antropologica cristiana e la dottrina sociale della Chiesa.
L'approfondimento armonioso, corretto e chiaro del rapporto fra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale costituisce attualmente uno dei punti più delicati dell'essere e della vita della Chiesa. Il numero esiguo di presbiteri potrebbe infatti portare le comunità a rassegnarsi a questa carenza, consolandosi a volte con il fatto che quest'ultima evidenzia meglio il ruolo dei fedeli laici. Ma non è la mancanza di presbiteri a giustificare una partecipazione più attiva e consistente dei laici. In realtà, quanto più i fedeli diventano consapevoli delle loro responsabilità nella Chiesa, tanto più si evidenziano l'identità specifica e il ruolo insostituibile del sacerdote come pastore dell'insieme della comunità, come testimone dell'autenticità della fede e dispensatore, in nome di Cristo-Capo, dei misteri della salvezza.
Sappiamo che "la missione di salvezza affidata dal Padre al proprio Figlio incarnato è affidata agli apostoli e da essi ai loro successori; questi ricevono lo Spirito di Gesù per operare in suo nome e in persona di lui. Il ministro ordinato è dunque il legame sacramentale che collega l'azione liturgica a ciò che hanno detto e fatto gli apostoli e, tramite loro, a ciò che ha detto e operato Cristo, sorgente e fondamento dei sacramenti" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1120). Per questo, la funzione del presbitero è essenziale e insostituibile per l'annuncio della Parola e per la celebrazione dei sacramenti, soprattutto dell'eucaristia, memoriale del sacrificio supremo di Cristo, che dona il proprio Corpo e il proprio Sangue. Per questo urge chiedere al Signore di mandare operai per la sua messe; oltre a ciò, è necessario che i sacerdoti manifestino la gioia della fedeltà alla propria identità con l'entusiasmo della missione.
Alla luce di queste parole e del ruolo dei sacerdoti nella Chiesa, appare sempre più anomala la prassi del Cammino neocatecumenale che vede nel ruolo di guide onnipossenti i catechisti - emanazione del potere verticistico degli iniziatori - ai quali sono assoggettati anche i sacerdoti, tuttora e nonostante tutti i richiami, a partire da quello di Giovanni Paolo II:
...In questo cammino l'opera dei sacerdoti rimane fondamentale. Di qui la necessità che sia ben chiara la posizione che a voi spetta come guide delle Comunità, affinché la vostra azione sia in sintonia con le reali esigenze della pastorale. La prima esigenza che vi s'impone è di sapere mantener fede, all'interno delle Comunità, alla vostra identità sacerdotale. In virtù della sacra Ordinazione, voi siete stati segnati con uno speciale carattere che vi configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in suo nome (cfr. Presbyterorum Ordinis, 2). Il ministro sacro quindi dovrà essere accolto non solo come fratello che condivide il cammino della Comunità stessa, ma soprattutto come colui che, agendo "in persona Christi", porta in sé la responsabilità insostituibile di Maestro, Santificatore e Guida delle anime, responsabilità a cui non può in nessun modo rinunciare. I laici devono potere cogliere queste realtà dal comportamento responsabile che voi mantenete. Sarebbe un'illusione credere di servire il Vangelo, diluendo il vostro carisma in un falso senso di umiltà o in una malintesa manifestazione di fraternità. Ripeterò quanto già ebbi occasione di dire agli Assistenti Ecclesiastici delle Associazioni Internazionali Cattoliche: "Non lasciatevi ingannare! La Chiesa vi vuole sacerdoti, e i laici che incontrate vi vogliono sacerdoti e niente altro che sacerdoti. La confusione dei carismi impoverisce la Chiesa, non la arricchisce"(Dal Discorso di Giovanni Paolo II ai Sacerdoti delle comunità neocatecumenali il 9.12.1985)
Dal discorso rivolto nel 1988 dall'allora Cardinale Ratzinger ai vescovi cileni:
Se ci sono molti motivi che potrebbero condurre tantissima gente cercare un rifugio nella liturgia tradizionale, quello principale è che trovano la conservata la dignità del sacro. Dopo il Concilio, ci sono stati molti preti che hanno elevato deliberatamente la "desacralizazione" a livello di un programma, sulla pretesa che il nuovo testamento ha abolito il culto del tempio: il velo del tempio che è stato strappato dall'alto al basso al momento della morte di Cristo sulla croce è, secondo certuni, il segno della fine del sacro. La morte di Gesù, fuori delle mura della città, cioè, dal mondo pubblico, è ora la vera religione. La religione, se vuol avere il suo essere in senso pieno, deve averlo nella non sacralità della vita quotidiana, nell'amore che è vissuto. Ispirati da tali ragionamenti, hanno messo da parte i paramenti sacri; hanno spogliato le chiese più che hanno potuto di quello splendore che porta a elevare la mente al sacro; ed hanno ridotto il liturgia alla lingua e ai gesti di una vita ordinaria, per mezzo di saluti, i segni comuni di amicizia e cose simili.
La liturgia non è un festa; non è una riunione con scopo di passare dei momenti sereni. Non importa assolutamente che il parroco si scervelli per farsi venire in mente chissà quali idee o novità ricche di immaginazione. La liturgia è ciò che fa sì che il Dio Tre volte Santo sia presente fra noi; è il roveto ardente; è l'alleanza di Dio con l'uomo in Gesù Cristo, che è morto e di nuovo è tornato alla vita. La grandezza della liturgia non sta nel fatto che essa offre un intrattenimento interessante, ma nel rendere tangibile il Totalmente Altro, che noi [da soli] non siamo capaci di evocare. Viene perché vuole. In altre parole, l'essenziale nella liturgia è il mistero, che è realizzato nel ritualità comune della Chiesa; tutto il resto lo sminuisce. Alcuni cercano di sperimentarlo secondo una moda vivace, e si trovano ingannati: quando il mistero è trasformato nella distrazione, quando l'attore principale nella liturgia non è il Dio vivente ma il prete o l'animatore liturgico....Certamente c'è una mentalità dalla visuale ristretta che tiene conto solo del Vaticano II e che ha provocato questa opposizione. Ci sono molte presentazioni di esso che danno l'impressione che, dal Vaticano II in avanti, tutto sia stato cambiato e che ciò che lo ha preceduto non abbia valore o, nel migliore dei casi, abbia valore soltanto alla luce del Vaticano II
.... Il Concilio Vaticano II non è stato trattato come una parte dell'intera tradizione vivente della Chiesa, ma come una fine della Tradizione, un nuovo inizio da zero. La verità è che questo particolare concilio non ha affatto definito alcun dogma e deliberatamente ha scelto rimanere su un livello modesto, come concilio soltanto pastorale; ma molti lo trattano come se si sia trasformato in una specie del superdogma che toglie l'importanza di tutto il resto.
Ho preferito passare sotto silenzio la testimonianza inserita ieri, che resta del tutto significativa per chi ha fatto in tempo a leggerla, ma dalla quale mi è parso più prudente passare oltre.
Tuttavia, per rispetto a tutti coloro che ci hanno dedicato il loro tempo e la loro attenta riflessione, trascrivo i commenti pervenuti, dai quali ripartire per l'approfondimento.
Da parte mia vi rimando a questo link per aggiungere un elemento alla riflessione, riscontrando il grado d'inquinamento e di penetrazione di cui purtroppo il Cammino NC è capace. Il documento risale allo scorso anno ma nulla di quanto vi è scritto, a parte l'intervenuta nel frattempo approvazione degli Statuti, è da ritenersi superato; anzi, pervengono voci di una sempre maggiore e aggressiva penetrazione del "novum di cui i neocatecumenali sono portatori, in un contesto nel quale i vescovi con accenti accorati chiedevano il rispetto delle millenarie tradizioni [Testo della lettera degli Ordinari di Terra Santa] rimasta purtroppo lettera morta come tutti i richiami provenienti anche dalla Santa Sede (non ultima la raccomandazione del Papa alla comunione ecclesiale il 10 gennaio scorso). Comunione ecclesiale totalmente inestistente come ben conoscono tutti coloro che sono in diaspora dalle loro parrocchie invase al cammino, che fagocita nelle sue strutture e nei suoi schemi ogni altra pastorale esistente o proponibile. Perchè il Cammino NC ha la sua IDENTITA' irreformabile e indiscutibile.
Iota unum (e ancor più il suo seguito Stat veritas, 55 chiose all’enciclica Tertio millennio adveniente di Giovanni Paolo II) è in larga parte una delusione, e non solo perché non riesce a tener testa al suo stesso mito ... Adesso che si può leggerlo, lo Iota appare proprio uno iota: una critica cioè «piccola» nel suo giuridicismo e letteralismo, che estrapola singole frasi dal contesto per trarne conclusioni teologiche generali e assolute; secondo un metodo di dissezione dei particolari che – proprio nella sua apparenza di oggettività analitica – conduce invece a perdere di vista il panorama globale, con esiti paradossali di incomprensione.