venerdì 29 luglio 2016

Card. Sarah: «Riportare Dio al centro.» Ma come faranno i kikos?



Di recente, il Cardinal Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha inanellato una serie di preziosi interventi pubblici volti a rimettere ordine nell'anarchia liturgica che affligge la Chiesa da ormai 50 anni.

Il Cardinale è intervenuto alcuni mesi fa alla presentazione del libro sulla Liturgia e i Sacramenti di Don Nicola Bux, un evento del quale abbiamo avuto modo di parlare sul blog, nell'articolo "Cari Neocatecumenali, con i Sacramenti non si scherza!", e il 5 luglio scorso, come riportato dal Catholic Herald, il prelato guineano nella conferenza sulla Sacra Liturgia tenutasi a Londra, ha detto:
«E' molto importante ritornare il prima possibile a un orientamento comune di Sacerdote e fedeli, rivolti insieme nella stessa direzione - ad orientem o per lo meno verso l'abside [dove in genere si trova il tabernacolo, NdR] - verso il Signore che viene»
(ling. orig.: It is very important that we return as soon as possible to a common orientation, of priests and the faithful turned together in the same direction – eastwards or at least towards the apse – to the Lord who comes)
Il cardinale ha anche esortato i Sacerdoti di tutto il mondo ad attuare questa prassi già dalla prima Domenica di Avvento 2016
La portata di questa notizia è tale che il Catholic Herald bolla questa modifica come "la più importante dopo il decreto Summorum pontificum" di Benedetto XVI.
Come riportato giustamente dalla Bussola Quotidiana, se il Cardinale prefetto del Culto Divino intende riportare "Dio al centro" della liturgia, modificando l'orientamento del sacerdote coram Deo, come peraltro previsto dai documenti del Vaticano II abusivamente ignorati in nome del progressismo conciliare, ciò significa che è il Papa stesso a volerlo!

E chi lo dice ora a Kiko, che alla prima celebrazione del Papa nella cappella Sistina si leccava baffi e barba, strillando «questo vuol dire qualche cosa!» perché Francesco utilizzò un altare mobile coram populo al posto dell'altare dedicato? E i neocatecumenali infoiati e ringalluzziti tuonavano:
Celebrazione Versum Populo.
Altare mobile in Cappella Sistina. Ancora qualche problema con le tovaglie (si vede tutta la parte in legno dietro...): gliele presteremo sicuramente.

Niente panche con inginocchiatoi per i Cardinali, ma comunissime sedie.

Chierichetti a sinistra e a destra, dietro alla Mensa Eucaristica. (da: NC che guarda la diretta della Santa Messa del Papa)
Il caro tripudio a lutto tradisce una certa costernazione, come se il Papa avesse abbandonato e tradito qualcosa. Domando: ma che avrebbe fatto il Papa di strano? Ecco cosa ha fatto: Ha celebrato Messa secondo il messale romano. Cosa volevate che facesse? (da: jp)
Benedetto XVI, come ricorda lo stesso Don Nicola Bux (orrore! un liturgista chiaramente preconciliare!), consigliava già di ri-orientare la celebrazione liturgica verso il suo vero protagonista, cioè verso Gesù Cristo Sommo Sacerdote-Vittima-Altare, almeno ponendo un crocefisso sull'altare, di modo che sia il Sacerdote sia i fedeli potessero volgere il loro sguardo proprio a Cristo che si offre per noi.
«Per esempio, Benedetto XVI aveva proposto e attuato, laddove il sacerdote non potesse celebrare rivolto fisicamente ad Oriente, di mettere la Croce sull'altare “verso il popolo” in modo che celebrante e fedeli avessero il punto verso cui orientarsi entrambi. La Croce e soprattutto il Tabernacolo, stanno ad indicare la Presenza del Signore crocifisso e risorto, che è quanto di più sacro ci sia e che rende la liturgia 'sacra', come recita la Costituzione liturgica. In poche parole, la “riforma della riforma”, secondo quella che mi sembra sia stata la mens di Benedetto XVI, postula la rinascita del sacro nei cuori. Laddove nei singoli rinasce il senso del sacro ecco che lì comincia e si attua la “riforma della riforma”».
Sacra "liturgia" neocatecumenale
Chiediamo ai neocatecumenali cos'è che rende quindi sacra la loro "liturgia", spettacolino fabbricato dalle umanissime mani di Kiko e Carmen (con quale aiuto sospetto...), visto che include assurdi simboli non cristiani - come la Hanukkah menorah, il tallit, la danza ebraica... - ed esclude il protagonista della stessa Liturgia eucaristica, il Cristo Signore? Possibile che su quei tavoloni ipertrofici non c'è spazio per un semplicissimo crocefisso (attenzione, perché i kikos sulla tavola delle lodi il crocifisso ce lo mettono eccome: sulla tavola di casa si, sull'altare no)

Forse i kikos non sanno che la struttura delle salette neocatecumenali, con quelle oscene assemblee rettangolari, circolari, ottagonali, stile fiera della geometria euclidea, non è affatto invenzione di Kiko, ma, per stessa ammissione dei neocat, è figlia della concezione architettonica di Rudolf Schwarz:
«Il principale antecedente di questo rinnovamento nasce dalla stretta collaborazione tra il teologo Romano Guardini (1885-1968) e l’architetto Rudolf Schwarz (1897-1961). (...)
Nel corso di molte settimane di convivenza e di lavoro comunitario, Guardini e Schwarz cominciarono a modificare i tradizionali spazi celebrativi.
Romano Guardini si appoggia fondamentalmente sulla essenza della liturgia: il mistero pasquale della morte e risurrezione di Gesù Cristo [perché, prima di Guardini cos'era la Messa? NdR]. Egli considerava l’oggettività della festa liturgica e l’influenza di quest’ultima sulla composizione dello spazio. La celebrazione dell’Eucaristia e della Parola, vissute in un regime di una piccola comunità, la partecipazione attiva dell’assemblea nei gesti simbolici e nel canti, obbligavano a cambiamenti nella progettazione e organizzazione della sala. (...) Questi cambiamenti culminarono, nel 1924, con la riforma dell’interno del castello tenuto da Schwarz, dove questo canone dello spazio celebrativo tanto nuovo venne a definirsi.
Questa nuova estetica, basata sulla celebrazione comunitaria della liturgia, si esprimeva soprattutto nella cappella e nella grande sala medievale chiamata “La Sala dei Cavalieri” (Rittersaal). In questa sala, più grande della cappella, si celebrava a volte anche la Messa; è significativo che in questi tempi, già nel 1922, il celebrante era rivolto verso il popolo.
La celeberrima soluzione della Sala dei Cavalieri nel castello di Rothenfels costituì un riferimento significativo per i progetti delle chiese parrocchiali che ulteriormente svilupparono la riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Ci fermiamo a considerare l’importanza che riveste, nel progetto di questo canone, la Nuova Estetica del Cammino Neocatecumenale, come base di questi stessi complessi parrocchiali di Estetica Nuova.»
Toh guarda! La saletta dei cavalieri neocatecumenali!
Notare bene: "la partecipazione attiva dell'assemblea obbligava a cambiamenti" ohibò! Proprio "obbligava"! L'intero popolo cattolico non attendeva altro che questo splendido "cambiamento": meno male che dopo 16 secoli di immobilismo ecclesiastico sono arrivati Guardini e Schwarz a salvarci! E meno male che c'era Kiko a riesumare questa idea cadaverica defunta subito dopo essere stata partorita (eh sì, perché prima di Kiko, ahinoi!, nessuno si era sognato di dare credito a un'idea tanto bislacca, relegata in uno sconosciuto castello tedesco)! Serviva un'altra dimostrazione che Kiko è un pataccaro che copia a destra e a sinistra idee di altri? Questo sarebbe il grande genio artista ispirato?
C'è da chiedersi cosa ne penserebbe il Cardinal Sarah di questo pensiero eterodosso, che annulla il concetto stesso di sacralità.

Esemplare senso del sacro durante una
"liturgia eucaristica" neocatecumenale
E come faranno i kikos a orientare la loro assemblea, avvolta su se stessa, che celebra se stessa e l'agire comunitario, dove tutti si guardano negli occhi e in cui "il Signore passa" (come uno spirito invocato dalla comunità, anziché essere sempre presente in essa), in quelle salette nelle quali prima e dopo la "liturgia" c'è "lo spazio cosmico":
«È bello quando lo spazio sacro si fonda totalmente sulla comunità e sul suo operare, quando esso si sprigiona dalla liturgia e con essa di nuovo affonda, e si rinuncia a ogni messa in scena architettonica. All'inizio qui non c’è nient’altro che lo spazio cosmico e, dopo, non rimane altro che lo spazio cosmico: il Signore è passato

Sedie disposte a "U" nell'UFO di Porto San Giorgio, in attesa
che passi il Signore

Assemblea circolare, con mensa circolare, per i soli perfetti
kikiani del 33° grado. Notare le sedie trasparenti per volare
nello spazio cosmico e l'assenza del crocifisso sostituito
dal candelabro ebraikiko
Tipico esempio di "messa in scena architettonica" dove non
c'è spazio cosmico e il Signore non passa: Nostra Signora del
Rosario a Ipiales, Colombia
Come si volgeranno ad oriente, a Colui che è stato trafitto, i neocatecumenali che non hanno tabernacoli nelle loro salette dei "cavalieri dello spazio cosmico", dove non ci sono croci sull'altare, dove il Sacerdote è un amministratore sacramentale, mentre lo spazio sacro si fonda totalmente sulla comunità e il suo operare, dove l'altare è sostituito da una mensa luterana floreale e a volte persino addobbata a mo' di bancariello del fruttariuolo per la liturgia tribale delle banane, che ti porta dalla tristezza all'allegria!

E' possibile immaginarsi la ridicola scena del presbikiko che si rivolge ad oriente per guardare metà assemblea mentre porge le terga all'altra metà?

martedì 26 luglio 2016

San Clemente relegato in sacrestia: il Cammino disprezza tutto ciò che non viene da Kiko

Ancora sul tema delle "parrocchie neocatecumenalizzate", riprendiamo alcuni passi salienti dell'articolo «Unità nel pluralismo, un obiettivo ancora da realizzare tra noi» (28 gennaio 2014), dal blog AC san Clemente Papa - Roma Monte Sacro, e alcune foto dallo stesso blog.

La statua di S.Clemente papa, con la sua pianta,
presidia la sagrestia
Stiamo celebrando anche quest'anno la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, ma ancora una volta la nostra attenzione non si focalizza abbastanza (o forse per nulla) su ciò che dovrebbe costituire il centro del nostro impegno. (...)

Kikizzazione della parrocchia di san Clemente:
il trono kikiano oscura la scatoletta-tabernacolo,

notare anche il ridicolo leggìo in plastica trasparente
In generale mi pare che siamo portati verso un rassicurante conformismo e l'uniformità nelle cose di fede: una tendenza che si riflette anche nell'architettura dei nostri edifici religiosi e nell'allestimento dell'iconografia e della statuaria delle nostre chiese. Ne è un esempio proprio la nostra chiesa parrocchiale, in cui domina lo stile neo-bizantino promosso dal Cammino Neocatecumenale, al quale la nostra parrocchia venne affidata molti anni fa: ad un certo punto mi pare che non si sia più sopportata la dissonanza costituita dalla presenza della venerata statua di San Clemente papa (per altro di non particolare pregio artistico), realizzata in stile più realistico, che nella vecchia chiesa parrocchiale sotterranea aveva addirittura l'onore di una intera cappella laterale, e la si è rimossa, insieme alla sua pianta onorifica, e posta a presidiare la sagrestia, sostituendola in chiesa con una nuova pittura di un San Clemente papa nel nuovo stile. Viene ancora mantenuta per così dire a furor di popolo, ma chiusa in una teca di cristallo per evitare contatti troppo ravvicinati, solo la statua della Madonna di Fatima, la cui iconografia difficilmente potrebbe essere riprodotta con successo nello stile prevalente.
(...)
Alcune realtà parrocchiali in cui sono vissuto negli anni '70 erano molto più serenamente pluralistiche di certe analoghe realtà di oggi e l'egemonia dei parroci di un volta era sotto molti aspetti più benevola e tollerante di quella esercitata da alcuni nuovi movimenti di apostolato laicale a  forte componente comunitaria. Queste nuove comunità di fede [il Cammino, ndr] tendono talvolta a celebrare sé medesime e, come osservò anni fa l'allora cardinal Ratzinger, non è sempre un bello spettacolo.

L'origine storica di tutte le divisioni veramente malvagie tra genti della nostra fede risiede, per quello che credo di aver capito, nell'assolutizzazione di esperienze storiche di organizzazioni religiose, non più viste come tentativi contingenti e sempre suscettibili di miglioramenti e di riforme (un popolo in cammino), sempre soggetti al lavoro incessante di conversione di fede, di impersonare storicamente una fede vissuta, con tutti i limiti che derivano loro dall'essere opera di esseri umani, ma come uniche manifestazioni autentiche della luce soprannaturale, unica vera luce per le genti. Il passaggio dal dispotismo comunitario alpersonalismo comunitario è stata la grande conquista che nella nostra collettività religiosa si è prodotta a partire dagli anni Trenta del secolo scorso e che è stata normativamente introdotta a partire dagli scorsi anni Sessanta, divenendo legge della nostra collettività religiosa. Eppure, elementi di dispotismo comunitariopersistono nelle nostre collettività di fede e rendono talvolta le nostre chiese ambienti poco accoglienti per chi, in coscienza, non ritiene di aderire all'orientamento prevalente in un certo contesto locale.
Talvolta ci si può sentire, insomma, un po' come quella nostra vecchia statua di San Clemente papa di cui ho scritto sopra.

Il tipico tavolone-mensa ipertrofica neocatecumenale

(fonte: articolo dal blog Mario Ardigò
Monte Sacro - Valli).



Nostra nota a margine: il cosiddetto stile "neo-bizantino" è in realtà il cavallo di Troia dei neocatecumenali con l'intenzione di rimpiazzare tutto con le orrende "opere" di Kiko Argüello, fondatore del Cammino.

A titolo di confronto, vediamo alcune "opere" di Kiko sparse nel mondo per capire quelle fatte installare in San Clemente a Monte Sacro:

Tavolone-mensa ipertrofica (designed by Kiko) nella cappella di
un seminario neocatecumenale Redemptoris Mater 
Stile "neo-bizantino" (ed eretico) di Kiko:
la Trinità ha un solo raggio anziché tre,

e per giunta è un raggio nero come la morte
Stile "neo-bizantino" di Kiko: la Trinità ha le
fattezze dell'equipe internazionale del Cammino

(Carmen Hernàndez, Kiko Argüello, Mario Pezzi)
Esempi di stile "neo-bizantino" di Kiko esposti al suo show
Sacerdote in ginocchio
davanti al laico Kiko,
e il laico Kiko si degna
di elargire una benedizione

sabato 23 luglio 2016

GMG 2016: la fissazione di Kiko per gli autobus neocatecumenali

Kiko Argüello ha inviato la sua solita lettera che comincia col suo criptico logo aziendale:


⨳ϸ
𐎍|ਗ'𐌳

La prima cosa che salta all'occhio è la citazione alla carlona di 1Gv 2,13ss:



Il testo garantito dalla CEI non contiene l'accento sul giovanilismo kikiano - ma Kiko aveva interesse a mettere obbligatoriamente a tema "giovani" e "concupiscenza della carne": negli autobus neocatecumenali e nei viaggi "all'andata e al ritorno", i giovani neocatekikos dovranno subire l'interrogatorio pubblico (spacciato per risonanza al versetto biblico) che verterà principalmente sulla "concupiscenza della carne e degli occhi".

Il vero testo biblico non è fatto di giovanilismo perché si rivolge a tutti i cristiani, ed anche ai "padri" dei giovani (conviene leggere tutto il capitolo 2, almeno fino al versetto 22, per capire tutto il contesto):
[13] Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio.
Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il maligno.

[14] Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre.
Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio.
Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti,
e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno.

[15] Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui;

[16] perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.

[17] E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
Ma poi... andata e ritorno da cosa? La GMG non è nemmeno nominata nella lettera. È evidente che per i capi-kikos la GMG 2016 di Cracovia è solo un punto d'appoggio per le proprie iniziative.

Sull'indottrinamento dei giovani kikos alle "confessioni pubbliche negli autobus kikiani" un padre di famiglia ci scrive:
Mia figlia fa parte del cammino da oltre un anno ed ha lì tutti gli amici per cui stravede.
Mi metto nell'ordine del cervello di tali ragazzi che a 14 anni iniziano ad essere rimbalzati di discorsi in quel modo assillante che sembrerà normale quello che gli viene detto.
Sono in un età di sviluppo e in quella fase gli viene propinato papponi del tipo: Dio manda le malattie per farsi vedere, sposati presto e fate figli come conigli, alzatevi, proclamate nelle piazze la parola del Signore senza vergogna, il fango sugli occhi sono i peccati che Dio ti fa vedere per farti capire che razza di uomo sei, prendi la croce e guarda che schifo che sei, segui il nostro mondo e non quello che c'è fuori (comprese le altre parrocchie), GUAI andare alla messa la domenica mattina perché la vera e unica è quella del sabato con la tua comunità ecc. ecc..
Vengono fuori con certe idee e crescono con certi ideali che poi finisce che tutto quello che è normale o che dice la vera Chiesa, per loro diventa incomprensibile.
E spesso crescono frustrati e limitati.

Il sito web "Krakow 2016 CNC" insiste molto
a ricordare il pagamento dei 15 euro a persona
per lo spettacolo kikiano delle "alzate"
e sulle opportunità turistiche

AleCT ci scrive a proposito della GMG:

L'organizzazione prevede pacchetti diversificati ovvero puoi decidere se partecipare all'intera settimana CON ALLOGGIO o SENZA... oppure decidere se partecipare solo alla veglia e alla messa finali. Ovviamente i pacchetti hanno costi differenti.

Ora io non so che pacchetto acquistino i ragazzi neocatecumenali.

Chi partecipa all'intera settimana (come ho fatto io per 3 volte) la mattina ha le catechesi con i vescovi (divisi per lingua) e poi ha il pomeriggio libero (ci sono una marea di manifestazioni di contorno...chi ha fatto una GMG lo sa benissimo) tranne il venerdì perché c'è la Via Crucis.

Insomma dietro c'è una organizzazione mastodontica. Personalmente penso sia più semplice organizzare una Olimpiade (costi degli impianti a parte) che una GMG.

Questo perché lo dico? Perché una delle SCUSE che mi hanno dato i ragazzi neocatecumenali per il fatto che loro alle catechesi dei vescovi non ci vanno è: «SAREMMO TROPPI... POI DOVE CI METTONO?».

Come se chi organizza fosse un emerito mentecatto.
A chi mi disse questa solenne cretinata spiegai in maniera semplice come funzionava (a Madrid ero capogruppo quindi sapevo qualcosa in più).

Spiegai che le cose non si fanno all'ultimo minuto, che tu parti sapendo già dove alloggerai e dove avrai le catechesi dei vescovi (te lo fanno sapere almeno un mese prima)... e il mio interlocutore neocat mi cadde dalle nuvole stupendosi di questa organizzazione così minuziosa.

Chissà che cosa gli avevano detto i suoi responsabili NC... forse che erano così tanti che sicuramente non sarebbero stati gestibili. Per la serie, tra i kikos vige il falso slogan: non siamo noi che non vogliamo venire, sono gli altri che sono talmente imbranati che non potrebbero gestirci.
Affermazioni come questa farebbero il paio con altre che ho sentito con le mie orecchie:
1) alle catechesi non ci andiamo, sono roba da bambini
2) tanto abbiamo le catechesi di Kiko
3) noi facciamo cose serie: EVANGELIZZIAMO
Fino all'ultima...la più esilarante:
MA PERCHÉ? CI SONO ALTRI RAGAZZI CHE PARTECIPERANNO ALLA GMG OLTRE A QUELLI DEL CAMMINO?
Io non mi scorderò mai quando a Madrid, durante la cerimonia di accoglienza del Papa, lo speaker lo salutò dicendo: "Santo Padre, qui sono presenti giovani di ogni paese e formazione" Il primo nome citato fu il Cammino Neocatecumenale.
Solo che in quel momento in pratica NON RISPOSE QUASI NESSUNO (e tutti sanno il rumore che possono fare)...
E certo... erano tutti ad "evangelizzare"! Però "ai primi posti al matrimonio" non rinunciano.

giovedì 21 luglio 2016

Risonanze e decime sotto il Vesuvio

Leggiamo, da "L'ora Vesuviana", l'articolo: Neocatecumenali sotto il Vesuvio, siamo andati a vedere come funziona la “decima” e la “risonanza”

di Paolo Perrotta - pubblicato il 17 aprile 2015 su L'ora Vesuviana

S.Vitale (Napoli): coro seicentesco
occultato da brutture kikiane
Sono Cristiani e vanno in chiesa, come ogni buon cristiano dovrebbe fare. Loro però, si incontrano anche durante la settimana, spesso a porte chiuse “perché ci son solo dei momenti in cui è possibile partecipare al cammino”. Neocatecumenali, pentecostali, carismatici: tutti fedeli dello stesso Dio, ognuno con modalità diverse di preghiera e soprattutto di vivere la comunità.
Siamo andati a vedere. 

Sotto il Vesuvio, infatti, aumentano sempre più le comunità di neocatecumenali e carismatici e con esse anche i misteri sugli incontri, sulla dottrina e sul perché dalla chiesa canonica questi gruppi, spesso vengono avversati come delle vere e proprie sette, pur credendo allo stesso Dio e pregando dagli stessi libri. Andiamo per ordine. A Volla, a San Gennariello (frazione di Pollena Torcchia e a Portici, ci son le comunità neocatecumenali più attive. 

Il movimento fondato da un pittore spagnolo, Kiko Argüello, è ormai diffuso in tutto il mondo e rappresenta una potenza con cui anche Papa Francesco deve confrontarsi, nonostante sia il primo pontefice ad averlo criticato e rimproverato apertamente.

Il primo di quei rimproveri riguardava proprio la questione della messa. In alcune diocesi i vescovi, infatti, hanno fatto leva sulle parole del papa per esigere dai neocatecumenali di smettere di celebrare le loro messe e la veglia pasquale separati dalle rispettive comunità parrocchiali. 

Il secondo, riguardava il rispetto delle culture locali. Il terzo, riguardava il trattamento degli adepti. “La libertà di ciascuno – ha detto Papa Francesco – non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana”. 

Siamo andati anche noi in una comunità neocatecumenale. Ci han detto che l’apertura alla catechesi avviene solo due volte l’anno. E ci sta, perché sarebbe difficile comprendere come sia possibile che una comunità cattolico cristiana debba lasciare la “decima” (il decimo dello stipendio lordo) al catechista perché poi ne disponga la comunità o si viva con così tanta angoscia e pathos un momento importante come la “risonanza”, momento dopo la lettura della bibbia in cui, a turno e con l’assoluto obbligo di silenzio per gli altri fratelli e sorelle, ci si smuove a mo’ di campana di tutte le negatività, anche in relazione ai fratelli della stessa comunità. 
Ancora da S.Vitale (Napoli): la cappella
del SS.Sacramento, neocatecumenalizzata
con "tabernacolo a due piazze"

e senza inginocchiatoi (S.Vitale)

Oltre alla “decima” nel cammino neo catecumenale c’è la totale “apertura alla vita”: in sostanza esistono in comunità coppie che hanno anche otto figli.
Abbiamo incontrato due fedeli, uno fuoriuscito dal cammino, un’altra in pausa di riflessione, momento in cui al fedele viene chiesto di evangelizzare e portare in comunità anche la propria famiglia. 

“Sono uscito dal movimento – dice Franco (il nome è di fantasia) perché iniziavano a condizionare la mia vita. Mi sono trovato a scegliere tra i valori e l’amore per mia moglie e i miei figli e le imposizioni della comunità”. 

Anna (il nome sempre di fantasia), invece, è in pausa. In questo periodo deve riflettere. Signora era troppo indisciplinata? “Assolutamente no – dice Anna – una parte del tragitto, che dopo 25 anni prevede l’arrivo a Gerusalemme, è lo stare a casa per coinvolgere, non convincere l’intera famiglia al cammino”.

Paolo Perrotta

lunedì 18 luglio 2016

Teramo: più moquette blu e meno altari e statue della Madonna: la nuova estetica neocat spazza via ciò che non è di Kiko

Recentemente, il 6 luglio 2016, l'Associazione Teramo Nostra è tornata a denunciare il degrado neocatecumenale della chiesa di San Giuseppe con un articolo di cui riportiamo alcuni brani.


«TERAMO - Nonostante la diffida alla Sovrintendenza ai Beni culturali del maggio scorso da parte dell’associazione culturale Teramo Nostra, tutto tace sulla Chiesa di San Giuseppe.

L’edificio di proprietà della Parrocchia del Santo Spirito di Teramo, già da tempo si trova in uno stato di abbandono e di degrado. (...)

La Chiesa di San Giuseppe è un simbolo di questa città che rischia di scomparire. Sono anni che la struttura è lasciata in uno stato di abbandono.

Già dagli anni ’70 l’edificio è vittima di azioni di smantellamento e snaturamento con gli interventi sull’arredamento apportati dal Cammino neocatecumenale (che per anni ha usufruito dell’edificio) per esempio con l’introduzione della moquette blu, o con il decurtamento di oggetti di grande valore artistico come il trasferimento della statua della Madonna risalente al 1300 all’interno della Cappella vescovile. »

Moquette blu e sedie di plastica nella
chiesa neocatecumenalizzata
di san Tomà a Venezia

Ad ottobre 2014 la Associazione Culturale Teramo Nostra aveva infatti pubblicato la seguente denuncia:
«L'incuria e la non tutela della Sovrintendenza, l'inibizione ai fedeli di fruire del culto del Santo, minaccia la perdita irreparabile dell'importante monumento caro alla comunità per l'arte e la storia che rappresenta».

[...]

«L'incuria iniziò circa 20 anni fa», racconta l’associazione Teramana, «con l'utilizzo improprio del gruppo catecumenale che ne stravolse l'assetto decorativo introducendo moquette e sedie di plastica, tamponando la cappella di San Giuseppe decorata da Ugo Sforza, e rimuovendo l'altare di San Rocco con la scultura policromata del XIV secolo raffigurante la Madonna della Neve che è stata trasferita nel palazzo vescovile.

L'incuria e le gravi manomissioni e stravolgimenti, nonostante le nostre sollecitazioni, ci inducono a proseguire la protesta e a chiedere interventi di consolidamento e di ripristino e non lasciare che il sacro luogo deperisca ancora di più. Per vari secoli la chiesa fu custodita dalla famiglia di Pietro, fino alla fine degli anni Sessanta. Un suo componente, Vincenzo, celebre organaio, aveva la funzione di segretario della Confraternita dei falegnami che aveva sede nella chiesa dedicata al patrono di questi artieri».


Aggiornamento segnalatoci da Simonetta: sul portale Turismo provincia di Turismo leggiamo:
«La Chiesa di San Giuseppe, oggi chiusa al culto pubblico e riservata esclusivamente alle funzioni di un movimento cattolico, ha visto completamente compromessa nel tempo la propria visuale prospettica».
Il "movimento cattolico" neocatecumenale ha completamente compromesso la chiesa di san Giuseppe. Complimenti.

sabato 16 luglio 2016

Kiko Argüello contro l'Arte Sacra devozionistico - sentimentale dell'Occidente

Leggiamo questo articolo comparso pochi giorni fa su EmmausOnLine.

Redazione, 4 luglio 2016

Hall del Seminario di Macerata:
al centro, caricatura della Trinità di Rublëv
Il 26 giugno scorso è stata inaugurata la nuova Hall del seminario diocesano missionario Redemptoris Mater di Macerata. All’evento hanno preso parte circa 500 persone. Erano presenti il nostro vescovo monsignor Nazzareno Marconi, l’arcivescovo di Fermo, monsignor Luigi Conti, il sindaco di Macerata Romano Carancini, l’iniziatore del Cammino Neocatecumenale, nonché consulente artistico del seminario, Kiko Arguello e l’architetto Mattia Del Prete insieme agli itineranti attualmente in missione in tutte le parti del mondo e altre autorità. Importante è stata anche la presenza dei fratelli della Chiesa Ortodossa.

«Vorremmo fare di questo seminario di Macerata un modello di tutti i seminari Redemptoris Mater che sono presenti nel mondo, sia nella struttura, che nello spirito con cui si vive in questa comunità», cosi ha detto l’iniziatore del Cammino, Kiko Arguello nel discorso che ha pronunciato nella cappella dedicata alla Vergine Maria. Lo stesso Kiko ha continuato parlando dell’importanza di ritornare ai canoni iniziali della pittura bizantina, dove troviamo un ribaltamento della prospettiva, in cui il punto focale coincide con lo spettatore stesso, in questo modo dunque possiamo sentirci partecipi del messaggio di salvezza che queste icone vogliono comunicare.


«Quello che stiamo cercando di fare – ha specificato Kiko, insieme all’equipe di artisti itineranti presente – è di stabilire un ponte con la pittura bizantina che è teologico-sacramentale, perché siamo passati, in Occidente, ad uno stile devozionistico – sentimentale. C’è bisogno quindi di ristabilire quello che è il canone bizantino, risanare la rottura che l’arte ha vissuto dal XV secolo in poi».

Il Rettore del Redemptoris Mater maceratese, Don Mario Malloni, ha proclamato il vangelo di Marco “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” (16,15-20), mentre monsignor Nazzareno Marconi nell’omelia ha sottolineato l’importanza della missione nella Chiesa e i vari frutti che Dio, attraverso il Seminario, ha portato alla diocesi di Macerata.

Al termine si è proseguito con la benedizione dell’icona della Trinità e della nuova sala. Tutto si è concluso con un fraterno convito dove i presenti hanno continuato a ricordare gli infiniti miracoli che il Signore ha compiuto in questa Diocesi.


A titolo di promemoria - anzitutto per il vescovo di Macerata lì presente - mettiamo qui sotto alcuni esempi, tratti dalla Cattedrale di Macerata, per osservare la «rottura che l'arte ha vissuto dal XV secolo in poi», secondo Kiko, scostandosi «da quello che è il canone bizantino»:
San Giuliano implora la Vergine per Macerata
(C. Unterberger, 1786)
Cattedrale di san Giuliano a Macerata:
"Assunzione della Vergine" (Ciro Pavisa, 1924)
Macerata: "San Michele Arcangelo", mosaico
(Giovanbattista Calandra, 1628)

mercoledì 13 luglio 2016

La GMG 2016 e l'ipocrisia neocatecumenale

E voi ce l'avete il santino di san Kiko?
Fra pochi giorni inizierà la nuova Giornata Mondiale della Gioventù.
Come al solito i fratelli del Cammino Neocatecumenale la trasformeranno nella GMG Kikiana.

Ora, questo evento organizzato dalla Chiesa Cattolica ha un programma definito che parte da lunedì 25 luglio fino alla domenica del 31 con eventi, incontri di preghiera, precisi appuntamenti, etc. Trovate tutto sul sito web www.gmg2016.it.

Ora, dicevo, chi vuole partecipare vi partecipa in aderenza a quanto vi è stabilito: credo che tutti i movimenti cattolici convengono su questo.

Del resto, se partecipi ad un evento o un seminario non è che ci vai e poi di testa tua scegli i giorni e gli interventi snobbando il 90% degli incontri e poi ti vanti con il direttore dicendogli "evviva il tuo seminario! che bello è stato parteciparvi!".
Saresti un ipocrita, per non dire di peggio.

I neocatecumeni, invece in questo caso, dimostrano pienamente la loro ipocrisia partecipando alla GMG a modo loro!, infatti:

- se ne fregheranno di tutte le iniziative, incontri di preghiera organizzate dal comitato (cioè dalla Chiesa, cioè dal Papa che dicono di accogliere);

- si faranno vedere solo al giovedì sera per accogliere il Papa con i loro striscioni (ma prima dove erano? Chi l'ha visti?)

- scompariranno di nuovo per rifarsi vivi alla veglia del sabato con i soliti striscioni e alla domenica mattina faranno armi e bagagli cercando di levare le (sacre?) tende anche prima della benedizione (caso VISTO PERSONALMENTE a Toronto nel lontano 2002 e che mi costò uno scontro con i catechisti regionali all'epoca). Per poi tornare il giorno dopo - a GMG terminata - per il vero centro del "loro" pellegrinaggio. Il famigerato incontro con Kiko e le proverbiali "alzate" con relativo "show dei record" annesso.

Ora, quello che non riesco ad accettare è come la Chiesa tolleri tutto questo...

Vuoi fare l'incontro con Kiko? Benissimo, fattelo per conto tuo a vattelapesca dove ti pare e nei giorni che vuoi.

Ma non venire ad insozzare un incontro della Chiesa Cattolica con il tuo ciarpame teologico ed il tuo egocentrismo, credo che il mio discorso sia razionale e non faccia una piega. Ma quello che non comprendo è come fa la Chiesa ad accettare tutto questo, io mi dico...
(da: C.)

domenica 10 luglio 2016

Quell'orrido dipinto di Kiko

Fosse nere al posto degli occhi, Gesù Bambino vestito di nero che "benedice" con la mano sbagliata... che razza di spiritualità si nasconde in un quadro del genere?

Video:


giovedì 7 luglio 2016

«I "catechisti" non facevano che ripeterci quanto fossimo peccatori»

Citiamo e commentiamo un articolo di E. Ambrosi pubblicato su Repubblica.it


Storia di Sara, cresciuta con dieci fratelli

di E. AMBROSI - 16 aprile 2015
Dieci fratelli e una famiglia iper-religiosa alle spalle che fa parte del percorso di fede interno alla Chiesa cattolica chiamato ‘Cammino neocatecumenale’, nel quale i genitori sono invitati ad avere moltissimi figli. È la storia di Sara, venticinquenne oggi sposata e con un bambino di tre anni, che qui racconta la sua adolescenza e i conflitti con la famiglia che ha dovuto affrontare dopo i 18 anni.
“A un certo punto mi sono accorta di essere diversa dai miei coetanei: quasi nessuno aveva più di due fratelli, non dieci come me. Ma soprattutto chi era credente andava semplicemente a Messa la domenica, non come noi che ci andavamo il sabato sera, oltre a pregare in casa e a frequentare quelle che chiamiamo ‘comunità’ tutti i martedì e alcuni weekend al mese”. 
Parla con foga, Sara, che ha venticinque anni e oggi è sposata con un bimbo di tre anni e mezzo. Proprio come la famiglia Ananìa, invitata sul palco di San Remo, anche lei è cresciuta in una famiglia numerosissima di tredici persone. I suoi genitori, infatti, fanno parte del percorso di fede interno alla Chiesa cattolica chiamato ‘Cammino neocatecumenale’, all’interno del quale le famiglie sono invitate ad avere moltissimi figli: otto, dieci, dodici.
Quella paura di scoprire che mia madre era di nuovo incinta
Ma se guardare una famiglia con così tanti bambini dall’esterno può commuovere, specie in un paese che di figli non ne fa più, la verità, dall’interno, è molto diversa.
E infatti la storia di Sara è complessa, segnata dal conflitto e dalla sofferenza provocata da una religione vissuta in maniera opprimente. 
“Ricordo che detestavo la domenica mattina fare le lodi tutti insieme, non mi piaceva trascorrere tante ore a pregare. I veri problemi sono cominciati a quattordici anni, quando i miei genitori mi hanno mandato con mia sorella tredicenne a fare le catechesi per entrare in una comunità (quelle che ogni anno si formano alla fine delle cosiddette ‘catechesi’ con persone di ogni età ed estrazione sociale, ndr).
L’adolescenza come periodo già di per sé è piuttosto travagliato, immagina come possa essere stato viverlo in una famiglia ipercattolica, assolutamente chiusa a ogni tipo di svago adolescenziale che non fosse stato approvato dai genitori”, continua Sara. 

“Io naturalmente mi ribellavo a tutto ciò e facevo di nascosto quello che volevo fare, senza naturalmente potermi confidare con i miei fratelli o con i miei amici, che facevano quasi tutti parte della comunità e che quindi erano anch’essi piuttosto repressi dalla famiglia”. 
Ma l’adolescenza di Sara è stata segnata anche da un’altra grande paura: il terrore che la madre restasse nuovamente incinta.
Visti i grandi impegni religiosi dei genitori, infatti, toccava a lei, la prima figlia, prendersi cura dei nuovi arrivati. 
“Come dice la mia psicoterapeuta, a cui mi sono dovuta rivolgere dopo i vent’anni, sono stata caricata precocemente di responsabilità troppo grandi, anche perché il mio carattere mi spingeva a dare tutta me stessa per svolgere al meglio il mio dovere di figlia-sorella-studentessa, mentre nel frattempo i catechisti non facevano che ripeterci quanto fossimo peccatori, inculcandoci un senso di colpa spaventoso: ho visto persone piangere, altre non hanno retto alla pressioni psicologiche e se ne sono andati”. 

Il vero conflitto con la famiglia in tema di scelte di vita comincia dopo i 18 anni. “In quel periodo feci quello che in questo movimento si chiama ‘secondo passaggio’. 
È una tappa dove, oltre all’invito a liberarti di tutti i beni materiali,  si viene sottoposti a un durissimo scrutinio interiore: così è toccato anche a me sedermi su quella sedia, davanti a otto catechisti e all’intera comunità, e rispondere a ogni tipo di domanda, comprese quelle sul sesso (i rapporti prematrimoniali, infatti, sono proibiti). 
A quel punto della vita, poi, sono solo due le opzioni che ti vengono prospettate da questo cammino di fede: o ci si sposa, per cominciare a mettere al mondo altri figli, o si entra in seminario o in convento di clausura, tertium non datur".

Essere madre a mia volta, una conquista.

Forse per paura della clausura, chissà, forse per ribellione, a vent’anni Sara resta incinta del suo ragazzo, non credente ed estraneo alla comunità.
 “Frequentavo il secondo anno di università (una laurea triennale in campo sanitario), e per me è stato devastante: mi vergognavo di essere incinta di un bambino che non volevo, ma ho lasciato la comunità perché ero stanca di essere additata come la Maria Maddalena del caso. 

Naturalmente tutti mi hanno abbandonato, mi sono ritrovata senza nessun amico, anche se per fortuna avevo l’appoggio di quello che nel frattempo era diventato mio marito (mi sono sposata a 21 anni dopo numerose pressioni)”. 

Dopo la nascita del bambino, comincia un periodo difficile. “Ho sofferto di una grave depressione post partum, ma alla fine sono riuscita a laurearmi con il massimo dei voti e ora ho iniziato la laurea specialistica. Credimi non è stato facile conciliare famiglia, studio e problemi di salute di natura psicologica, anche se la persona da cui sono in cura non ha dubbi: i miei sintomi derivano dalla mia passata esperienza in quella setta estremista cattolica che ha letteralmente fatto a pezzi la mia autostima e la mia capacità di essere moglie e madre".  
Provi rabbia verso i tuoi genitori? 
"No, anche loro in fondo sono vittime, né voglio gettare fango sulla Chiesa, anche se credo che debba avere il coraggio di scavare sotto la superficie di certe realtà cristiane, dove avvengono dinamiche che possono annullare totalmente la volontà e deformare la visione nel mondo. 
Su una giovane mente questi effetti sono impressionanti e io ne porto i segni, anche se credo che se non avessi fatto le esperienze (anche negative) che ho vissuto, sarei una persona diversa, e io sono abbastanza contenta della persona che sono oggi”.

lunedì 4 luglio 2016

Maldicenze neocatecumenali contro mons. Cesare Pagani

Un esempio (vecchio ma attualissimo) per capire la mentalità neocatecumenale.

Il 12 marzo 1988 mons. Cesare Pagani, vescovo di Perugia, ricevette la visita dei Responsabili del Cammino Neocatecumenale per la regione Umbria: Giorgio Filippucci, Responsabile dell’Equipe dei catechisti, sua moglie Lucia Filippucci, il sacerdote Andrea Papa e un seminarista del Cammino.

Dopo una violenta discussione il Monsignore fu accusato da essi di osteggiare codesto movimento, e poiché il Vescovo soffriva di cardiopatia, due ore dopo il colloquio morì di infarto.

Successivamente cosa fecero questi grandi "catechisti" del Cammino? Dissero durante le loro "catechesi" a tutta la regione che il Monsignore era stato “castigato da Dio, perché aveva osteggiato il Cammino Neocatecumenale”. Questa menzogna dura ancora oggi in tutte le comunità umbre.

(Qualche anno dopo Giorgio Filippucci morì esattamente come il Monsignore, e a tutt’oggi viene ricordato come un santo...)


La notizia è confermata da Magister:
I neocatecumenali, nel loro gergo, chiamano i cardinali e i vescovi ostili "i Faraoni". E quando nel 1988 il vescovo di Perugia, Cesare Pagani, morì d´infarto dopo burrascosi colloqui con i capi di questo popolo eletto, tra loro ci fu chi vi vide la mano punitrice di Dio.

sabato 2 luglio 2016

Vescovo neocatecumenale denunciato per diffamazione (mano al portafoglio, fratelli! collette straordinarie in arrivo)

«No one can get me»
Premessa: l'arcivescovo neocatecumenale di Guam, Anthony Sablan Apuron, è accusato di aver compiuto abusi sessuali su diversi chierichetti, all'epoca in cui era ancora prete. Qualche settimana fa, attraverso comunicati stampa, aveva definito "bugiardi" i suoi accusatori.

Mano al portafoglio, fratelli del Cammino!

Le quattro vittime di Apuron lo hanno querelato per diffamazione chiedendo 500.000 dollari a testa come risarcimento.

Hanno un buon avvocato, e la giustizia di Guam non è lenta come quella italiana, per cui... mano al portafoglio, fratelli del Cammino! fate girare il sacco nero, anche stavolta vi tocca sborsare soldi per la pubblica arroganza dei vostri capibastone, che credono di essere autorizzati a diffamare chiunque sia sgradito al neocatecumenalismo.

Prima che qualche cretineocatecumenale venga qui a pontificare sui fatti che non conosce (o finge di non conoscere), riassumiamo la faccenda:

- il vescovo neocatecumenale ha commesso abusi sessuali su diversi chierichetti quando era ancora prete (ci sono probabilmente casi anche nel periodo successivo);

- subito dopo gli abusi, aveva anche l'arroganza di dire alle vittime: "non dirlo a nessuno... non ti crederà nessuno";

- a partire da maggio 2016 ci sono state le prime denunce pubbliche da parte delle vittime;

- nonostante le direttive del Vaticano (di Benedetto XVI e Francesco) esigano di prendere sul serio tutte le denunce e invitino il prete o vescovo denunciato a farsi da parte, e invitino il vescovo del luogo ad incontrare e ascoltare le vittime e di darsi da fare per verificare la fondatezza delle accuse, e di usare «tolleranza zero»... nulla di tutto questo è avvenuto a Guam, ed anzi i comunicati stampa del vescovo neocatecumenale e della curia neocatecumenalizzata hanno definito "bugiardi" gli accusatori;

- questi ultimi hanno chiesto che Apuron e la curia correggessero e si scusassero, ma ciò non è avvenuto, e nemmeno l'amministratore apostolico Hon Tai-Fai ha fatto alcunché (era evidentemente impegnato a formare gruppi di studio - committees - e a celebrare veglie di preghiera per la pace diocesana);

- e il risultato è dunque la denuncia per diffamazione a carico di Apuron, chiedendo il minimo che può chiedere la vittima di un pedofilo quando il pedofilo chiama "bugiardo" il suo accusatore.

A proposito di preti (e vescovi) pedofili...

Dopo l'ondata di scandali sui preti pedofili americani, in cui comparvero anche numerosi sciacalli che millantarono di essere vittime nella speranza di carpire risarcimenti milionari dalla Chiesa (ed infatti molte diocesi americane finirono in bancarotta), qui siamo sempre stati diffidenti sulle accuse di pedofilia ai danni del clero.

Ma il caso Guam è diverso: esistono molti motivi per pensare che le "presunte vittime" di Apuron siano invece vere vittime. Per esempio:

- la loro denuncia/testimonianza è stata pubblica e personale;

- avevano chiesto giustizia, non risarcimenti economici;

- molti a Guam (tra cui preti e suore) erano a conoscenza di qualcosa di marcio nel passato di Apuron, con imbarazzanti silenzi e zelanti improvvisate;

- Apuron non ha mai voluto incontrare le vittime, trattando il caso con estrema arroganza (il che ha comportato la nomina dell'arcivescovo Hon Tai-Fai, il 5 giugno 2016, ad amministratore apostolico di Guam);

- una delle vittime era riuscita a incontrare Apuron alcuni anni fa, ottenendone solo un banale "oh, scusa, mi dispiace, eccoti un'immaginetta con la mia faccia".

Le testimonianze dettagliate sono state pubblicate su Jungle Watch (in particolare a questo [link]).

A proposito del vescovo neocatecumenale

Apuron si definisce "fratello nel Cammino Neocatecumenale" e ne va talmente fiero che nel 2006, in diretta radio, banalizzò e negò le «decisioni del Santo Padre» Benedetto XVI contro le liturgie del Cammino.

Già in precedenza Apuron si era distinto per aver difeso le carnevalate liturgiche neocatecumenali (cfr. Magister ottobre 2005).

Le sue iniziative da vescovo, in particolare in questi ultimi anni, comprendono tra l'altro:

  • diffamato e allontanato dei buoni sacerdoti sgraditi alle attività del Cammino;
  • scacciato via vocazioni al sacerdozio perché non volevano entrare nel Cammino;
  • ordinato al sacerdozio decine di squinternate vocazioni neocatecumenali, senza un vero corso di studi teologici, piazzandole poi come parroci al posto di sacerdoti di provata esperienza;
  • regalato in gran segreto al Cammino una struttura diocesana del valore di decine di milioni di dollari.
L'obiettivo di un vescovo neocatecumenale è evidentemente servire anzitutto il Cammino, a costo di commettere iniquità di ogni genere. E per la mentalità neocatecumenale la vittima stuprata deve chiedere perdono allo stupratore...


A proposito della stampa italiana

Da quando è scoppiato il caso del vescovo neocatecumenale pedofilo Apuron, cioè da metà maggio 2016, sono comparse parecchie migliaia di articoli sul tema.

In Italia l'ordine dei giornalisti conta oltre 110.000 iscritti (c'è mediamente un giornalista ogni 500 italiani). Incredibilmente la stampa italiana, di solito ossessionata sugli scandali del clero, sembra aver ignorato il caso. In quasi due mesi, da metà maggio ad oggi, risultano infatti solo due articoli (uno su La Stampa e uno scritto da un fratello neocatecumenale) e un trafiletto d'agenzia, tutti pubblicati il 6 giugno in occasione della nomina dell'arcivescovo Hon Tai-Fai ad amministratore apostolico a Guam.

Ad oggi, Apuron ancora non ha dato le dimissioni da arcivescovo di Guam (ormai gli resta solo il titolo, poiché l'amministratore apostolico Hon dal 6 giugno ne ha rilevato tutte le funzioni), mentre Hon ancora non ha incontrato le vittime - limitandosi ad un pilatesco "prego per tutti, senza pregiudizi".

I cattolici di Guam chiedono che il vescovo neocatecumenale venga ridotto allo stato laicale.


Aggiornamento 1: venerdì 22 luglio 2016 a Guam l'ufficiale giudiziario ha consegnato all'amministratore apostolico, il salesiano arcivescovo Savio Hon Tai-Fai, i documenti relativi alla denuncia per diffamazione e calunnia da parte delle vittime del vescovo pedofilo neocatecumenale Anthony Sablan Apuron.

L'arcidiocesi potrebbe essere considerata "istituzionalmente responsabile" e perciò Hon, in qualità di amministratore apostolico, è suo malgrado implicato nella questione.

La scenetta, come descritto sui giornali, è stata comica: Hon, quando ha capito di cosa si trattava, ha rifiutato di firmare la ricevuta e ha tentato di restituire i documenti all'ufficiale giudiziario, che però si è tirato indietro e si è allontanato lasciandogli in mano i documenti. Povero Hon: in che rognoso pasticcio m'ha messo il Cammino!

Nello stesso articolo leggiamo che ieri l'ufficiale giudiziario è riuscito a consegnare i documenti relativi alla denuncia ad Apuron ad una persona adulta che vive con Apuron. Pertanto, sia al vescovo pedofilo neocatecumenale (opportunamente sparito dalla circolazione), sia all'amministratore apostolico (suo malgrado coinvolto per la sua posizione istituzionale), comincia a friggere il terreno sotto i piedi.

Pochi giorni dopo Hon annuncia una conferenza stampa (la prima del suo mandato a Guam) in cui ritratta alcune delle accuse.

Aggiornamento 2: lunedì 1 agosto 2016 Kiko Argüello afferma di pregare per Apuron e contro la persecuzione (di Apuron e del neocatecumenalismo) a Guam.