Panacea di tutti i mali, nel Cammino Neocatecumenale, la Parola: "Va, vendi i tuoi beni".
Ancora al tempo della Traditio, finito ormai il Precatecumenato, incamminati nel Catecumenato e protesi al tempo dell'Elezione, che si avvicina a grandi passi, si ripropone questa parola.
Sì, perché di fronte ai problemi personali della moglie di una coppia in cammino, Kiko, con gran solennità, fa un invito pressante affinché, finalmente, possano essere risolti con un "segno forte", dando per scontato che, al tempo stabilito dal cammino, ossia alla chiusura del secondo scrutinio, questi fratelli non abbiano fatto ciò che, invece, dovevano fare: una rinuncia seria ai beni, tale da mettere a rischio la loro stessa vita e quella dei figli.
Ma una piccola domandina è d'obbligo: come hanno superato il secondo scrutinio costoro? Se la "conditio sine qua non" di quel passaggio è una solenne rinuncia a Satana accompagnata da un gesto forte di rinuncia al denaro?
Tanto più che nel famoso cesto, che si pone al centro della sala, ognuno mette nell'anonimato! E se questa coppia ha dato la disponibilità al gesto, altrimenti al rito non avrebbe potuto partecipare, come fa Kiko a sapere che non si sono provati adeguatamente?
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"Guardatemi! - vi dice Kiko - Chi è più povero di me?" |
Nel cammino questa dei beni è inquadrata così: "noi non facciamo un voto di povertà, questo gesto vi viene chiesto UNA VOLTA SOLA, nel passaggio dal Precatecumenato al Catecumenato, quando si chiude la porta, e nessuno può più entrare."
Il Precatecumenato è il tempo in cui si scava per mettere le fondamenta dell'edificio della fede e le fondamenta sono la vendita dei propri beni, solo chi accetta di fare questo gesto varcherà la porta, che segna l'ingresso al Catecumenato, poi la porta si chiude; si inaugura un altro tempo e della rinuncia ai beni non si parlerà più, dicono!
Dalla fase della umiltà - Precatecumenato - si passa a quella della semplicità - Catecumenato - infine della lode - Elezione -.
Per legittimare questo gesto di rinuncia ai beni, senza il quale non si diventa cristiani, si riportano i Vangeli.
Vangelo secondo Luca, capitolo 14:
25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. 28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. 33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
Ossia, fate bene i conti, fratelli, questo è il tempo propizio! Senza questa rinuncia, non potete continuare il Cammino.
E... da ora in poi, non se ne parlerà MAI più!
Davvero? Chiediamo, a questo punto, con più di una perplessità.Ma se il tema dei "beni" percorre tutto il cammino e, come ho esordito, la rinuncia, il "segno" forte e concreto che va in questo senso è la "panacea di tutti i mali", l'unica cura efficace per ogni malattia del neocatecumeno? Cerchiamo di capirci qualcosa...
Il segno va fatto nel Rito del secondo scrutinio. Prima si punta il dito verso la porta dicendo: "Io , nome, rinuncio a te satana che mi hai ingannato tutta la vita con.... (Ognuno dice con cosa, alla luce dello scrutinio fatto in questo tempo davanti ai catechisti e alla comunità)", per inciso sottolineo la gravità di rivolgersi direttamente al demonio!
Quindi si getta nel cesto il "segno forte" in denaro, oggetti preziosi e quant'altro.
Poi, ci si rivolge alla Croce (di Kiko) e si dice: "e scelgo te Gesù Cristo, come unico Signore della mia vita". Mi danno una gran pena questi ricordi! Ma è importante richiamarli con rigore: questo è il momento previsto nel neocatecumenato per rinunciare agli idoli, è l'unico momento!
Ora continuiamo con i Ma.....
Ma, a pensarci bene, quando tra il primo e il secondo scrutinio c'è lo Shemà - che non è una tappa, ma una "tromba" che suona per risvegliare la parola consegnata e ricordare che VA COMPIUTA - alla fine della convivenza, con molta enfasi, si presenta una colletta speciale "UNICA NEL CAMMINO" (ovviamente unica!) per gli Itineranti. Questa colletta, piazzata lì senza una ragione comprensibile, si dice che è, per tutti, UNA OCCASIONE PROVVIDENZIALE PER COMPIERE LA PAROLA CHE È STATA CONSEGNATA: Va', vendi i tuoi beni e dalli (ai poveri) a noi".
Che faccia di corno, dico io! Siete proprio dei gran bei furbacchioni matricolati e impuniti!
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Neocatecumenale fedele che scrive a Kiko |
Ma, giunti alla tanto attesa Rinnovazione delle Promesse Battesimali, il Cammino si conclude - questo, vi assicuro, il camminante lo scopre, con sorpresa, solo alla fine - con un altro "segno forte" da fare in denaro... anche lì si ripete che è quella l'ultima volta - vorrei vedere! - e che, quindi, bisogna approfittarne.
Come chiusa dei "Ma" vorrei evidenziare che delle suddette collette - e della colletta per gli itineranti allo Shemà, in particolare - nulla si legge nel mamotreto, di prima e dopo l'approvazione.
È mera tradizione orale. (A proposito di tradizione orale, devo aggiungere che, quando si inviavano i catechisti a fare questa tappa con le comunità, i Responsabili regionali spiegavano ciò che nelle tracce non è scritto e raccomandavano - particolare che mi è rimasto impresso - che questa colletta fosse preceduta da una ammonizione ben fatta).
Breve analisi conclusiva:
Il Precatecumenato è il tempo dell'Ascolto, così viene consegnato, è bandita la parola "dovere", per cui i fratelli ascoltano e si confrontano con se stessi e con gli altri. Per il resto li si lascia, diciamo così, pascolare allo stato brado.
È il tempo della umiltà che è verità, scoprirsi peccatori, incapaci di amare, di sopportare, ché sopportare non è cristiano, quindi se non si ama, inutile sforzarsi in questo senso.
È il tempo delle convivenze mensili della comunità in cui, se il cammino è ben fatto, cominciano a volare gli stracci.
Ricordo che le visite dei catechisti erano tutte improntate su questo: avete cominciato a litigare? Se no, state facendo male il cammino, siete un gruppo di borghesi pieni di maschere e di ipocrisia.
Le convivenze erano "pulire la coppa dal di dentro"...
Finalmente arriva il primo scrutinio, si apre una porta e viene consegnata la parola sui beni.
Due anni circa sei stato che non dovevi fare niente, non dovevi sforzarti, perché lo sforzo non è cristiano, perchè lo spirito è gratis; così annichilito, bersaglio degli attacchi dei fratelli - che finalmente si sentono autorizzati a dirti sul muso ogni cosa pensino di te, e tu, a tua volta, spietato nei giudizi che spiattelli loro in faccia senza ritegno - ecco che ti arriva, dopo questa desertificazione FINALMENTE una parola da compiere, per bocca dei catechisti - il cammino si fonda sull'obbedienza ai propri catechisti - Va', vendi i tuoi beni e dalli ai poveri!
La prima parte alla lettera, la seconda... avrà dei distinguo che piano piano ti saranno svelati.
Hai compreso che non puoi essere cristiano sulle tue forze, se hai fatto bene il Precatecumenato, ora ti si dice l'unica cosa che con le tue forze puoi e devi fare ed è "VA', VENDI I TUOI BENI E..."
Mi ha sconvolto scoprire che, le parole attribuite a San Giovanni Crisostomo e ripetute con enfasi nel Cammino - "Nessuno può essere battezzato se non compie la virtù senza sforzo", "Quante volte devo ripetervelo?" - sono state inventate di sana pianta, e mi è venuto spontaneo chiedermi: perchè Kiko, che si è preoccupato di togliere lo sforzo ed ogni tensione rivolta al bene lo ha, poi, lasciato tutto per un'unica e sola opera da compiere: quella di vendere i propri beni e darli...?
Ti si dice: "Con lo sforzo non puoi amare, tanto meno il nemico, questa forma di amore è uno spirito che ti viene dato gratis e ce l'ha chi ce l'ha, perciò il Signore ti dà una parola che puoi compiere... va'... E avrai il cento per uno e, in più, la vita eterna."
Il senso finale è questo: se non sai rinunciare a qualcosa che è esterno a te, ossia ai tuoi BENI, come farai a rinunciare a ciò che è dentro di te, che si identifica con te, fino a perdere la tua stessa VITA?
Come farai a morire all'altro? Amare in questa forma, anche in famiglia, amare così la moglie, il marito, i figli, perché solo questo è Amore, tutto il resto è affettività e idolatria. Come farai a salire sulla croce, amando il nemico, nessuna di queste cose puoi fare con sforzo, questo è uno Spirito che puoi solo ricevere dall'alto.
Tu fa' una sola cosa: Va', vendi i tuoi beni, e avrai il cento per uno e la vita eterna che è questa forma di amore che riceverai gratis dal cielo!
Vangelo secondo Luca, capitolo 13:
Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8 Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9 e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».
23 Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose: 24 «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. 25 Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.
Dunque nel C.N. esiste un'unica parola che va compiuta, costi o non costi sforzo, ed è la parola sui beni.
La catechesi del fico, che parla dei frutti che Gesù viene a cercare, nel neocatecumenato è collocata al tempo dello Shemà ed è messa in relazione al compimento della parola consegnata al primo scrutinio. Vi si dice: "Vedete? Proprio questa tappa, sono tre anni che avete cominciato il cammino! Dopo due anni il primo scrutinio, ora è passato un anno, sono tre anni, fra un anno ancora arriva il secondo scrutinio e la porta che vi è stata aperta si chiuderà, e nessuno potrà più entrare! Noi, i vostri catechisti, diciamo al padrone che non trova frutti: lascia che per un anno ancora gli zappi intorno, lo concimi e, se fra un anno ancora non darà frutti lo taglierai! Ma i fichi che sono? Che sono i frutti che Gesù cerca? Che tu metta in pratica la parola che ti abbiamo consegnato: "Va', vendi i tuoi beni!"
E la porta stretta? È la porta che introduce al Catecumenato appunto, dopo il tempo dell'ascolto ora bisogna compiere la parola dei beni e chi passa entra, poi la porta si chiude. Nessuno può più entrare. Ricordi le Vergini stolte, senza olio, che non hanno fatto rifornimento, per compiere la parola?
Il cammino non mette esigenze sulle persone, né pesi, né doveri da compiere, perché il cristianesimo è gratis. Il cristiano è colui che compie la virtù senza sforzo. Questa è "parola di Kiko", ecco la sorprendente scoperta! E nessun Padre della Chiesa, nè - come loro narravano - san Giovanni Crisostomo, ha mai detto questo!
C'è una sola Parola che, secondo Kiko, il bravo fratello obbediente DEVE compiere, una volta... cento volte: "Va', vendi quello che hai e dallo ai..... poveri!"
Alla fine lasciamo un interrogativo aperto, poichè questa fissazione di Kiko per i beni altrui, i soldi altrui, è veramente difficile da spiegare!
Il poverino fa il suo buon proposito ogni volta e ripete: "Questa è l'ultima volta!", ma... è più forte di lui, non ce la fa proprio a mantenere la parola data e... ci ricasca sempre!
Continua a ripetere, negli anni, che i fratelli si provino alla grande, che ogni volta è l'ultima volta, ma poi continua e continua e continua... come abbiamo dettagliatamente spiegato, durante tutto il percorso diviso in tappe.
Una volta finito il cammino, ancora continua a chiedere laute offerte, promettendo divine ricompense, a consigliare spudoratamente cospicue donazioni e lasciti ereditari, di qualunque entità, fratelli, tanto tutto fa brodo.
Per concludere, dopo tante scempiaggini, ecco qui sotto le parole di un Papa che non dimenticheremo mai!
Egli parla a noi di sacrificio, ci spiega che lo "sforzo" per entrare nella porta stretta è l'impegno ad "imitare" Gesù.
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Grazie, Santo Padre (emerito)!
Sempre sarai per noi un faro di luce! |
BENEDETTO XVI
ANGELUS
XXI domenica del tempo ordinario - Anno C
Cari fratelli e sorelle!
Anche l'odierna liturgia ci propone una parola di Cristo illuminante e al tempo stesso sconcertante. Durante la sua ultima salita verso Gerusalemme, un tale gli chiede: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". E Gesù risponde: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno" (Lc 13, 23-24).
Che significa questa "porta stretta"? Perché molti non riescono ad entrarvi? Si tratta forse di un passaggio riservato solo ad alcuni eletti? In effetti, questo modo di ragionare degli interlocutori di Gesù, a ben vedere è sempre attuale: è sempre in agguato la tentazione di interpretare la pratica religiosa come fonte di privilegi o di sicurezze.
In realtà, il messaggio di Cristo va proprio in senso opposto: tutti possono entrare nella vita, ma per tutti la porta è "stretta". Non ci sono privilegiati. Il passaggio alla vita eterna è aperto a tutti, ma è "stretto" perché è esigente, richiede impegno, abnegazione, mortificazione del proprio egoismo.
Ancora una volta, come nelle scorse domeniche, il Vangelo ci invita a considerare il futuro che ci attende e al quale ci dobbiamo preparare durante il nostro pellegrinaggio sulla terra.
La salvezza, che Gesù ha operato con la sua morte e risurrezione, è universale. Egli è l'unico Redentore e invita tutti al banchetto della vita immortale. Ma ad un'unica e uguale condizione: quella di sforzarsi di seguirlo ed imitarlo, prendendo su di sé, come Lui ha fatto, la propria croce e dedicando la vita al servizio dei fratelli. Unica e universale, dunque, è questa condizione per entrare nella vita celeste.
Nell'ultimo giorno - ricorda ancora Gesù nel Vangelo - non è in base a presunti privilegi che saremo giudicati, ma secondo le nostre opere. Gli "operatori di iniquità" si troveranno esclusi, mentre saranno accolti quanti avranno compiuto il bene e cercato la giustizia, a costo di sacrifici. Non basterà pertanto dichiararsi "amici" di Cristo vantando falsi meriti: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze" (Lc 13, 26).
La vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di vivere: si esprime con la bontà del cuore, con l'umiltà, la mitezza e la misericordia, l'amore per la giustizia e la verità, l'impegno sincero ed onesto per la pace e la riconciliazione. Questa, potremmo dire, è la "carta d'identità" che ci qualifica come suoi autentici "amici"; questo è il "passaporto" che ci permetterà di entrare nella vita eterna.
Cari fratelli e sorelle, se vogliamo anche noi passare per la porta stretta, dobbiamo impegnarci ad essere piccoli, cioè umili di cuore come Gesù. Come Maria, sua e nostra Madre. Lei per prima, dietro il Figlio, ha percorso la via della Croce ed è stata assunta nella gloria del Cielo, come abbiamo ricordato qualche giorno fa. Il popolo cristiano la invoca quale
Ianua Caeli, Porta del Cielo. Chiediamole di guidarci, nelle nostre scelte quotidiane, sulla strada che conduce alla "porta del Cielo".
Note:
(*) La terza tentazione: amare Dio con tutte le forze.
Significa amare Dio con tutto il mio denaro, offrendo a lui il mio denaro. Sapete che anche noi abbiamo
debiti; quando facciamo la convivenza degli itineranti a Porto S. Giorgio sempre ci lasciano un
debito di 250 mila o 300 mila euro. Non so quanti
debiti abbiamo adesso, lo saprà Giampiero
[NdR: Donnini].
Senza il vostro aiuto ho pensato che non avremmo potuto evangelizzare, e spero che ci diate qualcosa. Il Signore ce li darà. In Spagna, a
lcune persone anziane hanno lasciato qualcosa in eredità alla Fondazione. In Italia, no! Non abbiamo una lira: forse qualche anziano, che ha qualcosa in banca, lo può lasciare per l’evangelizzazione, li usiamo solo per evangelizzare. È chiaro che se faccio la convivenza degli itineranti e siamo 1000, per 10 giorni, sono 500 € a persona; l’equipe è formato dalla coppia e dal ragazzo, sono 1500 € e non li hanno. Allora che facciamo?
Non facciamo più convivenze degli itineranti? Non vi sto chiedendo soldi, vi racconto la situazione. È vero che dobbiamo sempre vendere i nostri beni, sempre dobbiamo dare del denaro perché sempre ci attacchiamo ad esso. QUESTA L'ESPERIENZA FOTOCOPIA: Mi ha impressionato quella cosa che ci ha scritto una famiglia in missione in Cina: una coppia cinese stava divorziando,
avevano già fatto il Secondo Scrutinio,
hanno parlato con i catechisti e questi gli hanno detto che
non potevano più continuare il cammino se si divorziavano
e gli hanno profetizzato che la loro vita sarebbe stata un inferno. La moglie ha riconosciuto che la sua vita era un inferno e ha parlato con il marito e sono andati a ritirare l’istanza per il divorzio. Sono ritornati in Cammino.
Sapete che hanno detto ai catechisti? Questo ci è successo perché non abbiamo voluto vendere i nostri beni quando ce lo avete detto perché tutti e due abbiamo un grande amore al denaro e per il denaro ci siamo odiati. Vedete? Le famiglie che sono in missione
non hanno soldi, non hanno niente, sono un esempio per noi. Abbiamo deciso di
vendere tutto e vivere come queste famiglie in missione.
Riconoscevano che la causa di tutto era il denaro, l’amore al denaro.
È Parola di Kiko
Rendiamo grazie a Kiko