Anche stavolta i kikos si sdegneranno senza leggere nemmeno una riga.
Lo scopo di questa pagina non è parlare di Giovanni Paolo II, ma solo di far riflettere su come
la sua canonizzazione viene accanitamente strumentalizzata dai kikos per far credere che la sua presunta "approvazione" del Cammino Neocatecumenale sarebbe un argomento "santo", inattaccabile e indiscutibile.
Quella propaganda neocatecumenale è falsa e ingannevole per molti motivi, fra cui ci limitiamo a evidenziare:
- il fatto che "santo" non significa "infallibile in ogni momento della sua vita";
- il fatto che Giovanni Paolo II ha anche ammonito i neocatecumenali;
- il terribile trattamento ricevuto a Porto San Giorgio dai kikos;
- la mistificazione del caso Riconosco il Cammino del 1990;
- il fatto che Giovanni Paolo II non abbia realmente gradito certe "approvazioni" del Cammino.
1. "Santo" non significa "infallibile"
Anche i santi possono commettere errori, specialmente se in buona fede. Solo gli stupidi possono scandalizzarsi di una simile affermazione: eppure la storia ce lo insegna bene. Per esempio alcuni santi (come Vincenzo Ferrer, Pietro di Lussemburgo, Coletta di Corbie) seguirono un antipapa. Santi che
in buona fede prendono una cantonata, come lo stesso don Bosco, di una vita sacerdotale a dir poco esemplare: commise un errore ingenuo con un vescovo ricordandogli a chi doveva la sua formazione in oratorio e il sacerdozio (e perciò se lo ritrovò
-ahilui!- nemico e persecutore).
Lo stesso san Pietro, nei suoi primi anni di pontificato, commise qualche errore, a cui l'apostolo Paolo ebbe da opporsi «a viso aperto» (cfr.
Gal 2,11). Nostro Signore, non senza motivo, aveva personalmente preavvisato il "primo Papa":
«e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli» (cfr.
Lc 22,32).
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Giovanni Paolo II bacia il Corano
in diretta televisiva - 14 maggio 1999 |
Santità non significa infallibilità totale e assoluta in ogni gesto e ogni parola. Specialmente sulle decisioni prese un po' alla leggera (come nell'immagine qui a lato) oppure dietro insistenza di pessimi consiglieri, come ad esempio per quel che riguarda quel bizzarro
"Riconosco il Cammino" del 1990 di cui parleremo tra qualche riga.
Santità significa invece un donarsi a Dio totalmente, in maniera pura, cioè vivere eroicamente le virtù cardinali e teologali. Dal 27 aprile 2014 la Chiesa ci indicherà Giovanni Paolo II come uno dei tanti esempi di quel donarsi.
Ma questo non significa che ogni gesto e ogni parola del canonizzato siano automaticamente da prendere come esempio e guida: altrimenti tutti potrebbero rubare poiché il primo santo (canonizzato da Nostro Signore personalmente) è stato il Buon Ladrone, e tutti potrebbero seguire un antipapa, poiché
santa Coletta di Corbie nel farlo era convinta di essere nel giusto.
Di Giovanni Paolo II occorre dunque prendere sul serio ciò che è chiaramente legato a quel donarsi (come ad esempio la sua spiritualità prettamente mariana:
«il rosario è la mia preghiera prediletta»), ma non i gesti dettati da un moto puramente umano, come ad esempio quel bacio del
Corano in diretta televisiva. Giovanni Paolo II viene dichiarato santo
nonostante quell'evidente errore. Chi finge di non vedere gli errori, non sta rendendo testimonianza alla verità.
Avendo chiarito che "santo" non significa "infallibile in ogni sua azione della vita terrena", possiamo passare ora a riflettere sui suoi numerosi incoraggiamenti al Cammino Neocatecumenale,
tutti puntualmente traditi e strumentalizzati dal Cammino.
Con lo spirito del pastore che lascia le 99 pecore nel deserto per inseguire quella smarrita e recalcitrante, e con l'amorevole attenzione di un padre verso i figli più piccoli e deboli, Giovanni Paolo II
non ha preso provvedimenti adeguati contro il Cammino, preferendo far leva sul buon cuore dei singoli fratelli e incoraggiandoli benevolmente (stile proseguito poi nei suoi successori e ugualmente senza risultato). Ma non possiamo dimenticare che un Papa - e tanto meno un santo Papa - non "pasce gli agnelli e le pecorelle" del Signore nel momento in cui li lascia nutrire di
cibo spirituale avvelenato (come gli strafalcioni liturgici e dottrinali del Cammino). Il suo percorso verso la santità, attraversando anche la sofferenza fisica, evidentemente è tale
nonostante l'essere talvolta venuto meno - come l'apostolo Pietro - ai doveri del suo stato, provocando (involontariamente) scandalo e confusione tra i fedeli.
2. Giovanni Paolo II ammonisce il Cammino
Ad onore della verità dobbiamo pure ricordare che Giovanni Paolo II non ha mancato di ammonire i neocatecumenali. Riportiamo qui due esempi notevoli.
Il
2 novembre 1980, in visita alla parrocchia romana dei Martiri Canadesi (in cui i
kikos si distinsero per lo strapotere di incontrare il Papa da soli nella cripta lasciando tutti gli altri gruppi parrocchiali fuori), avvenne un episodio unico nella storia della Chiesa: una donna laica che interrompe ripetutamente il discorso del Papa, rimproverandolo di aver definito "movimento" il neocatecumenalismo. La donna era Carmen Hernàndez, cofondatrice del Cammino. Giovanni Paolo II, seccatissimo, comandò:
«la donna taccia!» (cfr.
1Cor 14,34).
Quando gli si presentò un gruppo di
kikos il 10 febbraio 1983, il Papa rivolse loro un discorso che a rileggerlo oggi sembra profetico perché contiene tutte le fondate critiche che il Cammino avrebbe pubblicamente ricevuto da allora in poi.
Nel discorso, in cui Giovanni Paolo II erroneamente presume che i "catechisti" del Cammino portino le verità di fede piuttosto che le invenzioni di Kiko Argüello e Carmen Hernàndez, in cui invita i
kikos al «religioso ascolto della Sacra
Tradizione» ed all'«approfondimento personale e comunitario dell’insegnamento del
Magistero della Chiesa», in cui chiama alla conversione anche attraverso la «
confessione individuale» (e «con fedele diligenza alle
norme»), in cui comanda di non isolarsi «dalla vita della Comunità parrocchiale e diocesana», aveva avuto modo di ammonire i neocatecumenali anche sulla liturgia:
Celebrate l’Eucaristia e, soprattutto, la Pasqua, con vera pietà, con grande dignità, con amore per i riti liturgici della Chiesa, con esatta osservanza delle norme stabilite dalla competente autorità, con volontà di comunione con tutti i fratelli.
(...)
Le leggi sono munifico dono di Dio e la loro osservanza è vera sapienza. Il diritto della Chiesa è un mezzo, un ausilio e anche un presidio per mantenersi in comunione col Signore. Pertanto le norme giuridiche, come anche quelle liturgiche, vanno osservate senza negligenze e senza omissioni.
3. Il trattamento ricevuto a Porto San Giorgio
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30 dicembre 1988:
la "comunione seduti"
in barba a Giovanni Paolo II |
Il
30 dicembre 1988 Giovanni Paolo II è in visita pastorale a Fermo e Porto San Giorgio. Viene «invitato» a celebrare la Messa per le "famiglie itineranti" neocatecumenali
(già all'epoca il Cammino aveva potenti e misteriosi agganci per sfruttare ai propri fini una visita pastorale del Papa), in un diluvio di prediche di Kiko e Carmen, davanti al solito tavolone quadrato zeppo di fiori e con la bislacca menoràh a nove fuochi.
Nel momento esatto in cui Giovanni Paolo II
stava cominciando a cantare il Padre Nostro gli è stato spento il microfono allo scopo di far partire la schitarrata di Kiko: stranamente, in questo genere di "sviste", non è mai Kiko a rimetterci. A costo di silenziare il Papa.
Nel video si vede anche la bislacca «
comunione seduti» alle spalle di Giovanni Paolo II, mentre Nostro Signore viene messo in attesa con la solita musichetta in sottofondo (una delle cupe e funeree canzonette
ndrùng-ndrùng di Kiko). Il montaggio del video fa notare come i
kikos abbiano aspettato di comunicarsi
contemporaneamente al Papa, in spregio alle norme liturgiche e al Santissimo Sacramento.
Avendo compiuto lo scempio in presenza del Papa, gli iniziatori hanno ulteriormente alzato la cresta e movimentato i loro potenti appoggi per far sembrare "approvata" la loro invenzione.
4. Il tranello di "Riconosco il Cammino".
Il 30 agosto 1990 Giovanni Paolo II firma la
lettera Ogni Qualvolta indirizzata a mons. Paul Josef Cordes (vicepresidente del Pontificio Consiglio per i Laici dal 1980 al 1995), che aveva incaricato personalmente di occuparsi del Cammino.
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Quanto hanno strumentalizzato Giovanni Paolo II ! |
Nella lettera parla delle «Comunità Neocatecumenali, iniziate dal Signor K. Argüello e dalla Signora C. Hernàndez (Madrid, Spagna)» e parla di «copiosi frutti di conversione personale e fecondo impulso missionario» venuti da queste comunità, citando fra l'altro anche un elogio di Paolo VI del 1974.
Su richiesta di Cordes, la lettera si conclude con questa affermazione:
«riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni».
E fu così che nell'autunno del 1990 le parrocchie in cui si era incistato il Cammino furono tappezzate dai
kikos con trionfanti volantini
«Riconosco il Cammino - Giovanni Paolo II». Molti parroci, ahinoi!, caddero nel trabocchetto e ammutolirono.
Ma se leggiamo l'intera lettera vediamo che la situazione è molto diversa.
Anzitutto è inviata a Cordes, che pur essendo incaricato personalmente di seguire il Cammino, era solo il
vicepresidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Paradossalmente il cardinal Pironio (presidente del PCL dal 1984 al 1996) poté leggerla solo quindici giorni dopo.
Andiamo avanti. Nella lettera firmata da Giovanni Paolo II c'è scritto:
- «avendo preso visione della documentazione da Lei presentata,
- «accogliendo la richiesta rivoltami
- «riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni
- «auspico, pertanto, che i Fratelli nell'Episcopato valorizzino e aiutino - insieme con i loro presbiteri - quest'opera per la nuova evangelizzazione,
- perché essa si realizzi secondo le linee proposte dagli iniziatori, nello spirito di servizio all'Ordinario del luogo e di comunione con lui e nel contesto dell'unità della Chiesa particolare con la Chiesa universale».
L'
Osservatore Romano si rifiutò di pubblicarla. Quando poi la lettera è stata pubblicata sugli
Acta Apostolicae Sedis (AAS), vi è stata inserita
una fondamentale precisazione che ridimensiona drasticamente il valore della lettera:
- La Mente del Santo Padre, nel riconoscere il Cammino Neocatecumenale come valido itinerario di formazione cattolica, non è di dare indicazioni vincolanti agli Ordinari del luogo, ma soltanto di incoraggiarli a considerare con attenzione le Comunità Neocatecumenali, lasciando tuttavia al giudizio degli stessi Ordinari di agire secondo le esigenze pastorali delle singole diocesi.
Chiaro? Quello che fino a poche righe prima sembrava un roboante riconoscimento per il Cammino, scritto addirittura usando il
gergo neocatecumenale ("tempi odierni", "comunità iniziate", "linee proposte dagli iniziatori", ecc.)...
a leggerlo bene è solo un generico incoraggiamento «a considerare con attenzione», che non impegna in alcun modo i vescovi e nemmeno il Papa.
In sintesi: non solo quella lettera
non ha cambiato nulla ma la precisazione suggerisce l'esistenza di
strane manovrine attorno a Giovanni Paolo II, o quantomeno che l'abbia firmata un po' troppo alla leggera.
Ma riprendiamone la lettura.
Dal punto 1,
«avendo preso visione della documentazione da Lei presentata», apprendiamo che Giovanni Paolo II ha dovuto richiedere a Cordes una qualche documentazione sul Cammino. Se
ancora nel 1990 il Papa ha bisogno di "documentazione", occorre dedurre che
fino a quel momento non aveva molti elementi sul Cammino, pur constatandone genericamente “copiosi frutti”.
Il mons.Cordes raccoglie "documentazione" presso i neocatecumenali, ma prende iniziativa chiedendo al Papa di riconoscere il Cammino. Quest'ultimo gli risponde
“accogliendo la richiesta” così come era stata presentata (
dunque quel “riconosco il Cammino...” era legato solo alla richiesta: non è stata un'idea del Papa, non è stata un'iniziativa personale di Giovanni Paolo II, quantunque nella stessa lettera il Papa presenti numerosi elogi al Cammino).
Nel punto 4 vediamo Giovanni Paolo II augurarsi che i vescovi “valorizzino e aiutino”
(poteva mai auspicare diversamente?) a condizione che il Cammino sia lì per servire i vescovi, in comunione coi vescovi, ed in unità coi vescovi. Anche pensando che queste ultime siano solo formule di rito, dovremmo chiederci: i
kikos che sbandierano la lettera l'hanno letta per intero o si sono limitati a tagliuzzarne le sole parti utili alla propaganda neocatecumenale? Se quel “riconosco il Cammino” è stato tanto pomposamente utilizzato dai neocatecumenali, allora quelle raccomandazioni sul rapporto coi vescovi hanno lo stesso peso, no? E le
imprecisate linee-guida degli "iniziatori", sarebbero mai autorizzate ad essere di
ostacolo ai vescovi?
Ma andiamo avanti. La lettera è stata scritta a Cordes:
non è stata scritta al Cammino, non è stata inviata ai vertici del Cammino, e perciò non è un riconoscimento al Cammino. Giovanni Paolo II ha «accolto» una richiesta di Cordes, parlandone con Cordes anziché coi diretti interessati:
non è strano? Ha firmato una lettera
un po' troppo facile da strumentalizzare: non vi pare strano?
E poi c'è stato bisogno di precisare significativamente su
Acta Apostolicae Sedis: «la Mente del Santo Padre, nel riconoscere il Cammino Neocatecumenale come valido itinerario di formazione cattolica,
non è di dare indicazioni vincolanti...» (i neocatecumenali però faranno finta di non saperlo e tappezzeranno abusivamente le parrocchie in cui sono presenti, con la sola lettera; ed ancor oggi, sul sito web ufficiale del Cammino, quella precisazione è misteriosamente assente).
Sappiamo inoltre che Giovanni Paolo II, pur non cambiando il suo atteggiamento paterno nei confronti del Cammino, non concesse più nulla. Come già fatto per gli altri movimenti ecclesiali, il
24 gennaio 1997 il Papa ancora ricordava al Signor Kiko e alla Signora Carmen di proporre una regolazione statutaria per il Cammino (i due spagnoli preferivano infatti agire senza documenti scritti, al di fuori del diritto,
a suon di "fatto compiuto", come abbiamo visto sopra col video del dicembre 1988). Nel 1998 la prima bozza degli Statuti veniva respinta perché
non conforme al Catechismo (cominciamo bene!). Nel settembre 1999 alle convivenze di inizio corso (e pochi giorni dopo anche alla Radio Vaticana) Kiko annunciava l'approvazione con pubblicazione entro un mese, e invece lo Statuto era stato nuovamente bocciato. Nel giugno 2002, dopo altre bocciature e numerosi aggiustamenti, il Pontificio Consiglio per i Laici approverà
"ad experimentum per cinque anni" lo Statuto (anche se incompleto, poiché fa riferimento ad un Direttorio che ancor oggi non è stato pubblicato).
5. Giovanni Paolo II non gradisce l'approvazione
L'approvazione
ad experimentum dello Statuto del Cammino nel 2002 ad opera del PCL fu accompagnata dal
silenzio di Giovanni Paolo II per interi mesi.
Non mandò felicitazioni e non ne fece cenno né negli Angelus, né negli interventi pubblici e discorsi. Eppure, pochi mesi prima, aveva scritto al fondatore di un altro movimento ecclesiale una lettera per il ventennale del riconoscimento pontificio (evento significativo perché normalmente questo genere di auguri avviene negli anniversari 25°, 50°, ecc.).
È evidente che Giovanni Paolo II non aveva troppa simpatia per i vertici del Cammino e le loro oscure manovre e manovrine.
Il
21 settembre 2002, quando finalmente menzionò per la prima volta lo Statuto, Giovanni Paolo II accompagnava i paterni incoraggiamenti con alcune importanti precisazioni:
L’approvazione degli Statuti apre una nuova tappa nella vita del Cammino. La Chiesa si aspetta adesso da voi un impegno ancora più forte e generoso nella nuova evangelizzazione e nel servizio alle Chiese locali e alle parrocchie. Pertanto voi, Presbiteri e Catechisti del Cammino avete la responsabilità che gli Statuti siano messi in opera fedelmente in tutti i loro aspetti, così da diventare un vero fermento per un nuovo slancio missionario.
(...)
Desidero specialmente rivolgere una parola a voi sacerdoti, che siete impegnati al servizio delle comunità neocatecumenali. Non dimenticate mai che, in quanto Ministri di Cristo, avete un ruolo insostituibile di santificazione, di insegnamento e di guida pastorale nei confronti di coloro che percorrono l’itinerario del Cammino. Servite con amore e generosità le comunità a voi affidate!
(...)
Gli Statuti costituiscono, altresì, un importante aiuto per tutti i Pastori della Chiesa, particolarmente per i Vescovi diocesani, ai quali è affidata dal Signore la cura pastorale e, in particolare, l’iniziazione cristiana delle persone nella diocesi.
Dunque Giovanni Paolo II vuole che gli Statuti siano uno strumento per i vescovi
anziché una certificazione che tutto ciò che fa il Cammino sarebbe automaticamente buono.
Vuole inoltre che
i sacerdoti del Cammino, in quanto ministri di Cristo, non debbano essere sottoposti ai cosiddetti "catechisti" neocatecumenali: il sacerdote ha un ruolo
insostituibile di santificazione, insegnamento e guida.
Chiede inoltre che gli Statuti vengano fedelmente rispettati - e sappiamo invece che i neocatecumenali se ne sono sempre infischiati (in particolare mistificando gli articoli 12 e 13 sulla liturgia), e sappiamo pure che nel Cammino vigono ancor oggi degli
obblighi non previsti dagli Statuti (come le famigerate "
decime").
Giovanni Paolo II morirà nel 2005, senza che i neocatecumenali ottengano altro (ancora il 22 febbraio 2006 Kiko si lamenterà di non aver avuto concessioni concrete sulla liturgia da parte di Giovanni Paolo II).
Padre Enrico Zoffoli scrisse numerosi libri e articoli per documentare le storture liturgiche e dottrinali di Kiko Argüello e Carmen Hernàndez, tra cui i libri
Magistero del Papa e catechesi di Kiko: un confronto (nel 1992) e
Catechesi neocatecumenale e ortodossia del Papa (nel 1995),
svelando le eresie kikiane confrontandole col vivo insegnamento di Giovanni Paolo II. Da ciò - e dalla mancanza di adeguati provvedimenti contro il Cammino - padre Zoffoli dedusse che
il Papa non era correttamente informato sul veleno neocatecumenale (veleno diffuso con sistematica segretezza e solo oralmente), perfino dopo la massiccia strumentalizzazione della lettera
Ogni Qualvolta. Forse c'entrava qualcosa il privilegio misteriosamente guadagnato dalla Carmen di avere
«libero accesso a Giovanni Paolo II a qualsiasi ora, anche dopo cena quando in Vaticano è sacro silenzio».
6. Conclusioni
"Il rosario è la mia preghiera prediletta": sono queste parole a qualificare la spiritualità di Giovanni Paolo II, non l'improvvisato bacio al Corano, non la strana lettera
Ogni Qualvolta.
I neocatecumenali, come al solito, vogliono trasformare la canonizzazione di Giovanni Paolo II nella canonizzazione del Cammino.
Non fatevi abbindolare dai
kikos, che sono maestri della menzogna e campioni della mistificazione. E comunque, anche se riuscissero ad ingannare l'autorità della Chiesa, ricordate sempre che non potranno mai ingannare Dio.
Concludiamo ricordando ancora una volta che su questo blog non ci interessa dare spazio alle discussioni su Giovanni Paolo II e sulla sua canonizzazione, tanto meno se provenienti dai
kikos che credendosi furbi fingeranno di non capire questa pagina.
Lo scopo di questa pagina è solo di fornire motivi di riflessione sulla
propaganda menzognera del Cammino Neocatecumenale: i
kikos hanno sempre strumentalizzato il Papa
(ogni Papa!) ed intendono approfittare in ogni modo di questa canonizzazione per gloriare sé stessi e ingannare i cristiani.