sabato 29 maggio 2010

Lettera per Aldo; ma riguarda tutti, non solo chi è uscito dal cammino NC...

Pubblico questa lettera inaugurandovi un nuovo thread, perché il nostro amico Mardunolbo ha introdotto elementi nuovi che vale al pena di focalizzare per completare la riflessione su quello precedente, che ha approfondito in termini scientifici un aspetto del Cammino neocat che presenta risvolti sociologici oltre che religiosi e coinvolge la libertà di coscienza delle persone... e molto di più perché acquista potere su molte vite.

Caro Aldo, quando si entra in un meccanismo come quello neocatecumenale è difficilissimo essere ancora presenti a sè stessi e pienamente rsponsabili di quanto si fa. Infatti, se non sbaglio, nel "cammmino" insegnano ad obbedire ed a porsi poche o nulle domande; come si può ragionare con delle categorie mentali diverse? Non conosco la tua formazione personale cattolica iniziale, ma è certo che più uno è stato introdotto "a digiuno" della dottrina, più può essere manovrato!

Uno dei meccanismi studiati ed usati nelle regie di manipolazione mentale, è il desiderio di fare gruppo e sentirsi nel gruppo: l'uomo è per natura un essere sociale. E' questo bisogno primordiale che viene sfruttato dalle sette per tenere legati a sè i membri del gruppo.

Vi sono vari sistemi di soggiogamento. Pensate che l'abolizione del servizio militare obbligatorio, contrariamente a quello che si potrebbe supporre, aveva un effetto opposto, nel senso che un individuo imparava a stare nel gruppo ma.... la disciplina gerarchica era imposta e faceva sì che il gruppo sottoposto avesse una sua personale identità che dava solidarietà ai membri del gruppo e tale era che il legame era più forte più era forte la disciplina. Per questo i vincoli di affetto ed emozione tra commilitoni andavano oltre la fine di quel momento e spesso durano tutta una vita.
Inoltre, fondamentale, non esisteva una dogma di vincolo religioso, e questo lasciava quindi grande libertà nell'accettare intimamente l'ordine.

Ma quando, come in una setta, si è sottopopsti ad esame, ad un vincolo "religioso" che coinvolge anche la sfera intima della coscienza, allora molte barriere individuali cadono ed il "superiore" può avere buon gioco nel condurre dove vuole. Il fatto di riuscire a liberarsi dalle manovre e dagli intontimenti e coercizioni ricattatorie della setta neocatecumenale ha già del miracoloso, ha già in sé una spiegazione che arriva al trascendente, sappiatelo bene, voi che ne siete usciti !

giovedì 27 maggio 2010

Studi sulla manipolazione mentale. Impressionante corrispondenza con ciò che avviene nel cammino neocatecumenale

Lo scambio di riflessioni con un nostro lettore, mi induce a pubblicare una essenziale sintesi degli studi sulla manipolazione mentale presente sul nostro sito di riferimento. La propongo alla riflessione di tutti. Personalmente ho riscontrato impressionanti coincidenze con i metodi del cammino, che a questo punto potremmo definire di "manipolazione", anziché di "iniziazione", come indicato dagli statuti e considerato dalla Chiesa... Riterrei molto utile che, chi vuole, possa trovare i riscontri, che per me sono molto evidenti, attraverso la sua testimonianza.
Introduzione
In questa sezione viene discussa la possibilità che in gruppi religiosi vengano adoperate vere e proprie tecniche di manipolazione mentale. L'argomento è spinoso e nell'ambiente della psichiatria sorgente di molti dibattiti. [A questo proposito sento di dover chiarire subito che il cristianesimo, non è un "gruppo religioso" ma è Fede - adesione viva e personale che ha i suoi momenti e aspetti comunitari - ad una Persona: il Signore Gesù, Vivo e Vero, "la Via, la Vita, la Verità", che "vi farà liberi". La Chiesa cattolica apostolica ne è portatrice e custode fino alla fine dei tempi].

Eppure molti studi sono stati fatti su molte sette negli USA e nel mondo che tendono a dimostrare l'esistenza del controllo mentale. La Cia stessa ha condotto studi e ricerche sul controllo mentale; il che sembra dimostrare di avere a che fare con qualcosa di reale.

Molti critici dell'approccio al controllo mentale, sostengono che non si può parlare di controllo mentale perché è documentato che solo una percentuale delle persone sottoposte all'indottrinamento delle sette ne rimane imbrigliata. Questo argomento a me personalmente sembra debole.

Otto criteri per creare un ambiente in cui si esercita il controllo mentalecome enunciato da R. J. Lifton
È importante sottolineare che le tecniche di controllo mentale, come praticate all'interno di molti ambienti settari, non sono statiche ma evolvono nel tempo e si adattano anche per sfuggire agli schemi in cui si cerca di inquadrarle.

È pertanto necessaria una continua osservazione del fenomeno per poterne individuare le pericolose evoluzioni. In America questo importantissimo lavoro è portato avanti dal CAN (Cult awarenss Network). Questo ente, che è molto contrastato grazie agli ingenti capitali che le sette posseggono (molte, si sa, hanno carattere elitario e riescono ad insinuarsi ad alti livelli politico-economici), è consapevole della pandemica diffusione delle sette nel mondo moderno. Sa di trovarsi di fronte a un vero e proprio virus mutante che va costantemente monitorato.

Tornando agli otto criteri di R. J. Lifton, li enuncio qui di seguito lasciando al lettore il compito di applicarli al proprio caso.

Io personalmente [si tratta del nostro collaboratore Gherardo] li ho applicati ad un "gruppo religioso" diffuso come il cammino neocatecumenale e mi sento di dire che molti di questi criteri mi sembrano pericolosamente soddisfatti.
  1. Controllo ambientale.
    Si riferisce al controllo dell'informazione all'interno del gruppo. Con gradazioni varie si può passare dal bollare tutte le critiche esterne come provenienti da persone non "illuminate" e quindi possedute dal nemico (o da "satana") unitamente all'invito diretto o indiretto a non vagliare le suddette critiche per non contaminare il proprio percorso di "conoscenza superiore" che si sta compiendo nel gruppo-setta fino ad arrivare a condizioni, nei gruppi più distruttivi, in cui è praticato un vero e proprio isolamento con filtro sulla comunicazione con l'esterno.
    Il controllo della comunicazione umana è l'aspetto basilare dell'ambiente della riforma del pensiero. Consiste nel controllo di quello che l'individuo vede, sente, legge, scrive, sperimenta ed esprime. Va anche oltre a questo, e controlla la comunicazione dell'individuo con se stesso - i suoi stessi pensieri. Qualsiasi cosa diversa dalle sue stesse credenze viene esclusa. L'organizzazione a cui appartiene appare onnisciente, sembra che conosca e sappia tutto quello che sta succedendo [ha una spiegazione ‘logica’ per tutto].

    La realtà è di suo esclusivo possesso. In questo ambiente l'individuo è privato della combinazione tra informazione esterna e riflessione necessarie per testare la realtà e mantenere separate, in una qualche misura, l'identità individuale dall'ambiente circostante. L'individuo può sentirsi vittimizzato dai suoi controllori, e sente un senso di soffocamento.

  2. Manipolazione mistica.
    C'è una manipolazione delle esperienze che appaiono spontanee ma infatti sono pianificate e orchestrate dal gruppo e dai suoi leader al fine di dimostrare una ispirazione divina o un avanzamento spirituale e uno speciale carisma che permetterà al leader di reinterpretare eventi, scritture e esperienze a suo piacimento.

    Si cerca di provocare modelli comportamentali ed emotivi in modo che appaiano come scaturiti spontaneamente dall'interno dell'ambiente. Per la persona manipolata ciò assume il valore di qualità quasi mistica. C'è un senso di "scopo superiore" e i leader vengono proiettati sui membri come "depositari della verità". Diventando gli strumenti della loro stessa mistica, creano un'aura di misticismo intorno alla istituzione manipolatrice - il Partito, il Governo, l'Organizzazione ecc. Nel nostro caso si tratta di un "metodo di iniziazione", definita "cristiana", ma che presenta molte contaminazioni giudaiche e giudaizzanti.

    Il perseguimento di questo imperativo mistico sostituisce tutte le considerazioni di convenienza dell'immediato benessere umano. Il fine giustifica i mezzi. Puoi mentire, ingannare ecc. quelli al di fuori dell'organizzazione. L'associazione con l'"esterno" è solo per dare in qualche modo beneficio alla propria causa. I membri sono talmente assorbiti dalla loro ideologia da razionalizzare ogni suggestione ingannevole.

    I membri vengono sottoposti a frenetiche attività collegate al culto. Rimangono poco tempo ed energia per pensare al proprio stile di vita.
  3. Obbligo della purezza.Il mondo è visto come o bianco o nero e i membri sono costantemente esortati a conformarsi all'ideologia del gruppo e a sforzarsi per raggiungere la perfezione.
    L'induzione di senso di colpa e/o vergogna è uno strumento di controllo potente in questi casi. Tutto è in bianco e nero.

    L'ideologia dell'organizzazione definisce che cosa è ‘puro’ e che cosa è ‘impuro’. Solamente le idee, sentimenti ed azioni coerenti alle direttive e all'ideologia sono buone. La coscienza individuale non è affidabile. La presunzione filosofica è che si può ottenere l'assoluta purezza, e qualsiasi cosa venga fatta in nome di questa purezza è morale. Definendo e manipolando il criterio di purezza e ingaggiando una guerra a tutto campo contro l''impurità (il dissenso in modo particolare) l'organizzazione crea un mondo ristretto di senso di colpa e vergogna. In queste condizioni l'individuo, a causa della sua incapacità a vivere secondo questi criteri, si aspetta umiliazioni, ostracismo e punizioni e vive in uno stato di costante senso di colpa e vergogna.

    Dal momento che l'organizzazione è il giudice supremo del bene e del male, usa la colpa e la vergogna per controllare e manipolare i suoi membri. Agli occhi dei membri l'organizzazione diventa un'autorità illimitata, e il potere esercitato è evidenziato dalla loro capacità a "perdonare".

    Tutte le ‘impurità’ sono viste come originate dall'"esterno" (il mondo). Quindi, uno dei modi migliori per sollevarsi dal peso della colpa è di denunciarle con grande ostilità. Più colpevole uno si sente, e più grande è l'odio, e più ostile è la sua denuncia (del mondo esterno).
  4. Culto della Confessione.I peccati, come definiti nel gruppo, devono essere confessati sia a un "controllore" spirituale personale che pubblicamente al gruppo. Non c'è confidenzialità; i peccati, attitudini e mancanze dei membri sono discussi e sfruttati dai leader.

    Al di là delle sue espressioni religiose, legittime e terapeutiche, è bene precisare che nel culto distruttivo la confessione diventa un culto di per sé. La confessione, in questo caso, diviene un mezzo per capitalizzare le vulnerabilità personali a favore dell’istituzione confessionale; sussidiaria e marginale la “consolazione” nella pratica effettiva.

    Le sedute destinate alla confessione di solito avvengono all’interno di piccoli gruppi e sono accompagnate da verbalizzazioni di critica e autocritica. La forte pressione che si viene a ingenerare nell’individuo, diviene un elemento attivo per il processo del cambiamento personale.

    I culti ideologici si appropriano dei sentimenti di colpa e di vergogna dell’individuo, con il risultato di esercitare una forte influenza sui cambiamenti che il discepolo deve fare per essere ritenuto tale a tutti gli effetti.

    Rapporti alla leadership.
    Questo è strettamente legato all'obbligo di purezza. Le confessioni sono portate al di là delle espressioni della religiosità ordinaria, legale, o terapeutica, al punto da divenire esse stesse un culto. In mani totalitarie, la confessione diventa un mezzo di sfruttamento piuttosto che l'offerta di sollievo ai peccati.

    La confessione totalitaria è un atto di auto-resa, l'espressione della fusione tra individuo e ambiente. È una dissoluzione del sé, del talento e dei soldi. È conformità. Il culto della confessione ha effetti contrari ai suoi ideali di totale esposizione; piuttosto che eliminare i segreti personali li aumenta e li intensifica.
  5. Scienze sacre.La dottrina o ideologia del gruppo è presentata come Verità Ultima (perché frutto di ispirazione superiore o per altri motivi) e perciò non discutibile. La verità non può essere trovata al di fuori del gruppo. I leader, poiché direttamente ispirati dall'alto, hanno sempre ragione e non possono essere criticati.

    "Verità" assoluta.La loro "verità" è l'assoluta verità. È sacra, va oltre le domande. Viene richiesta reverenza alla leadership. Loro hanno TUTTE le risposte. Solo loro sono in possesso della "verità" rivelata. La visione morale definitiva diventa la scienza definitiva, e la persona che osa criticarla, o anche solo pensare criticamente, è immorale, irriverente e "non scientifica". La presunzione, qui, non è tanto che l'uomo può essere Dio, piuttosto che le IDEE dell'uomo possono essere Dio. Questo al membro da un senso di sicurezza. Sono fiduciosi e sicuri che possono avere la risposta alle domande o ai problemi più difficili.
  6. Linguaggio caricato.
    Il gruppo interpreta o usa parole e frasi in modi nuovi che spesso non sono comprensibili al "mondo esterno". Si tende a formare un "gergo" interno al gruppo al fine di costruire dei clichè o modelli semplificanti per interpretare la realtà che tendono ad alterare i processi di pensiero dei membri per conformarsi al modo di pensare del gruppo.

    Blocco del pensiero con l'uso di clichè.Tutto viene compresso in frasi brevi, fortemente riduttive e dal suono definitivo, facilmente memorizzabili e facilmente esprimibili. Ci sono termini "buoni" che rappresentano l'ideologia del gruppo, e termini "cattivi" per rappresentare qualsiasi cosa esterna che deve essere rifiutata.

    Il linguaggio totalitario è un gergo di forte divisione, molto chiuso, spietatamente valutativo. Agli esterni al gruppo questo linguaggio è noioso - linguaggio del non-pensiero. Ciò di fatto isola i membri dal mondo esterno. La sola gente che vi capisce sono gli altri membri. Gli altri membri possono scoprire se siete veramente dei loro da come parlate. Questo restringimento del linguaggio è costrittivo. L'individuo viene deprivato linguisticamente perché il linguaggio è un punto centrale dell'esperienza umana, quindi la capacità del membro di pensare e provare e sentire viene immensamente ridotta.

    Se all'inizio questo linguaggio caricato può dare un senso di sicurezza al nuovo arrivato, col tempo si sviluppa il disagio. Questo disagio ha come risultato di farlo ritirare all'interno del sistema e di predicare ancora di più per nascondere i suoi problemi e dimostrare la sua lealtà. Può anche produrre una separazione interiore, e la persona si mostrerà all'esterno in un modo diverso da quello che è interiormente. In entrambi i casi, la sua immaginazione sarà sempre più dissociata dalla vita reale, e potrà addirittura arrivare ad atrofizzarsi per il non uso.
  7. Dottrina superiore alla persona.Le esperienze personali del membro sono subordinate alla "scienza sacra" a ogni esperienza contraria deve essere negata o reinterpretata per adeguarsi all'ideologia del gruppo. Il mito ideologico si fonde a tal punto con la loro "verità" che la deduzione risultante può essere così potente e coercitiva da rimpiazzare semplicemente la realtà [Accordo = Realtà].

    Di conseguenza gli avvenimenti del passato possono essere travisati, riscritti o addirittura ignorati per renderli coerenti con la realtà attuale. Questa alterazione è particolarmente letale quando vengono imposte distorsioni alla memoria individuale. Obbligano il carattere e l'identità della persona a rimodellarsi per adattarsi al clone della loro mentalità. L'individuo deve adattarsi ai rigidi contorni dello stampo dottrinale piuttosto che sviluppare il suoi stessi potenziali e personalità.

    La supposizione che sta alla base di questo è che la dottrina (o la Parola) - inclusi i suoi elementi mitologici - è alla fine più valida, vera e reale di ogni altro aspetto del carattere umano o dell'esperienza umana.

    L'individuo sottoposto ad una pressione del genere è spinto in un intenso conflitto con il suo stesso senso di integrità, una lotta che si instaura in relazione ai sentimenti polarizzati di sincerità e non-sincerità. Il gruppo richiede assoluta sincerità, ma nello stesso tempo questa sincerità deve essere messa da parte dal cambiamento in atto nell'individuo, quando questi deve negare che il credo originale sia mai esistito. I sentimenti personali vengono soppressi, e i membri devono apparire per tutto il tempo contenti ed entusiasti.
  8. Dispensazione dell'esistenza.Il gruppo ha la prerogativa di decidere chi ha il diritto di esistere e chi no. Questo di solito va inteso non in modo letterale nel senso che quelli "esterni" al gruppo non sono salvati, sono "non consapevoli" e devono pertanto essere convertiti all'ideologia del gruppo. Se non si uniscono al gruppo o sono critici nei confronti del gruppo devono essere "rigettati".

    Pertanto, il mondo esterno perde ogni credibilità. In aggiunta, se qualcuno del gruppo dovesse lasciare il gruppo, anch'esso deve essere in qualche modo "rigettato". Se il membro dovesse allontanarsi dalla "verità", il suo diritto ad esistere cesserebbe e sarebbe dichiarato "morto".
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Questi criteri sono stati poi rivisti e aggiornati più tardi dalla dottoressa Margaret T. Singer:

Condizioni per esercitare il controllo mentale:
  1. Mantenere la persona all'oscuro di ciò che succede e su come viene cambiata un passo alla volta
    I nuovi membri potenziali sono condotti, passo dopo passo, attraverso un programma di cambiamento del comportamento senza essere messi a conoscenza di tutto il programma del gruppo. Il fine, a seconda del tipo di gruppo, è di far si che i potenziali membri comprano più corsi o si leghino in maniera più stretta al gruppo, affidandosi al leader.
  2. controllare l'ambiente sociale e fisico della persona. Specie il suo tempo.I nuovi membri sono tenuti impegnati con continui corsi o iniziative
  3. sistematicamente creare un senso di impotenza della persona al di fuori del gruppo.Il membro viene indotto a passare sempre più tempo in attività del gruppo. Pian piano gli vengono richieste alcune rinunce da piccole a grosse fin quando il coinvolgimento e' tale che senza l'assistenza del gruppo il membro non riesce più a percepire una possibile esistenza indipendente.

    Le rinunce sono richieste apparentemente in modo tale che la persona viene sottratta alla sua solita rete di supporto sociale e indotta pertanto a legarsi indissolubilmente al gruppo.

    Questo fine è raggiunto in vari modi: sottraendo le persone al loro normale ambiente sociale per un certo periodo di tempo immergendolo nelle attività di indottrinamento del gruppo.
  4. Creare sapientemente un sistema di gratificazioni, punizioni in modo da inibire il comportamento che riflette la precedente identità sociale del membro.La manipolazione delle esperienze può essere perpetrata attraverso through vari metodi di induzione di stati di trance, fra cui particolari tecniche di predicazione ritmata in modo da indurre stati di trance, canti particolari (nel cammino NC particolarmente coinvolgenti ed esaltanti), immaginazione guidata, lunghe sessioni di preghiere, letture o meditazione.

    I vecchi valori e schemi di comportamento sono discreditati o bollati come "male". La leadership vuole che questi vecchi schemi siano eliminati, così il membro deve sopprimerli.
  5. Creare sapientemente un sistema di gratificazioni, punizioni per promuovere un avanzamento del membro nel sistema del gruppo o nel praticare comportamenti approvati dal gruppo.
    Dimostrare di capire e accettare l'ideologia del gruppo viene premiato mentre l'espressione di dubbi e critiche incontra disapprovazione.

    Se uno pone domande o dubbi viene posto in condizione di credere che esse derivino da qualcosa di sbagliato in lui/lei.
  6. Realizzare un sistema chiuso logicamente indiscutibile che può essere modificato solo dal leader.
    Il gruppo ha una struttura piramidale. I leader sono posti in condizione tale da non poter essere messi in discussione.

lunedì 24 maggio 2010

Cosa si sta muovendo intorno alla Cina e ad una "nuova evangelizzazione" in quelle terre?

Cari amici,
metto insieme alcune recenti notizie, un intreccio ed un convergere di interventi e di intenti, perché ritengo siano collegate tra loro e delineino uno scenario per nulla rassicurante sulla "nuova evangelizzazione", soprattutto in Cina.

Abbiamo la notizia ufficiale che tra breve Benedetto XVI creerà un nuovo "consiglio pontificio" espressamente dedicato alla "nuova evangelizzazione". Non per i paesi di missione dove già opera la congregazione "de propaganda fide". Ma per i paesi di antica cristianità oggi in pericolo di perdere la fede. Quindi Mons. Fisichella e la nuova congregazione non avranno titolo ad occuparsi delle "terre di missione", ma solo dell'Occidente secolarizzato.

Nel Regina Caeli di ieri dice il Papa: "La memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, ci offre, domani 24 maggio, la possibilità di celebrare la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina". Mentre i fedeli che sono in Cina pregano affinché l'unità tra di loro e con la Chiesa universale si approfondisca sempre di più, i cattolici nel mondo intero, specialmente quelli che sono di origine cinese, si uniscono a loro - ha chiesto Benedetto XVI - nell'orazione e nella carità, che lo Spirito Santo infonde nei nostri cuori particolarmente nella solennità odierna".

Da AsiaNews registriamo le conclusioni emerse al convegno internazionale su “la Cina di oggi e Matteo Ricci”, tenutosi il 29 aprile scorso presso i Musei Capitolini di Roma:
"Il dialogo scientifico, culturale, religioso, iniziato da Matteo Ricci 400 anni fa è ancora molto attuale nella Cina di oggi segnata da un gigantesco sviluppo economico, che crea però anche abissali povertà, conflitti e un vuoto spirituale che può essere colmato solo da una proposta che sappia mettere insieme la scienza e lo spirito, l’economia e la libertà religiosa. A rischio fallimento è lo stesso programma della leadership cinese di costruire “una società armoniosa, un mondo armonioso”. Queste le parole di Mons. Sarah, Segretario della Congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli: "Nella Cina di oggi, ha concluso, c’è necessità di “armonizzare le conquiste materiali con quelle spirituali; il profitto economico e il rispetto dell’uomo; l’impegno nazionale e internazionale ha bisogno di risorse aperte alla ragione e allo spirito, vissute in amicizia fra l’oriente e l’occidente”. E ha lanciato un appello per un maggior dialogo fra la Cina e la Chiesa cattolica: ”È a questo lavoro e alla costruzione di rapporti ‘di simpatia, di amicizia e di solidarietà tra i popoli’ che la Chiesa desidera contribuire, nel rispetto reciproco e nella libertà, per continuare l’opera di Matteo Ricci e dei suoi successori, per amore di Cristo e della Cina”."
Inoltre, registriamo da "Italia Oggi" del 22 maggio scorso, questo servizio:
"Papa Benedetto XVI in Cina? Fantascienza, almeno per il momento: ma secondo alcuni rumors raccolti da Italia Oggi Oltretevere, sembra che il Vaticano e Pechino stiano cercando di allacciare un dialogo dagli sviluppi interessanti. Indiscrezioni segnalano che, auspice la “diplomazia parallela” della Comunità di Sant'Egidio, da sempre attenta al rapporto con l'ex Celeste Impero (che nel 1951 per ordine di Mao ha espulso la gerarchia cattolica fedele a Roma e istituito l'Associazione Patriottica, “chiesa” fortemente legata al regime di Pechino), la Cina starebbe cercando un interlocutore Oltretevere al di là dei tradizionali canali diplomatici vaticani. In particolare, secondo alcuni rumors la richiesta cinese sarebbe stata chiara: vogliamo un cardinale che si dedichi esclusivamente a questa missione. Qualcuno si spinge oltre affermando che i cinesi avrebbero chiesto addirittura un polacco. E si fanno un paio di nomi: Zenon Grocholewsky, classe 1939, membro della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; e il suo confratello (e connazionale) Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, indicato come l'uomo giusto. Che ha pronunciato a Parigi il 16 febbraio scorso un interessante intervento all'Unesco su Matteo Ricci, il geniale gesuita che nel '500 allacciò i rapporti tra Roma e Pechino. Parlando di Ricci il cardinale ha detto: «Getta le basi di uno sviluppo della conoscenza reciproca e del dialogo tra Oriente e Occidente, tra Roma, centro della cristianità, e Pechino, dove da più di due secoli regnava la grande dinastia Ming», parole per alcuni intese come un messaggio verso Pechino. Sempre per Rylko, Ricci è una guida importante per la preparazione – 31 agosto / 5 settembre 2010 - del Congresso dei Laici cattolici dell'Asia. Ma perché questa presunta “apertura” di Pechino verso la Santa Sede e la conseguente fine della persecuzione dei cattolici cinesi? I rumors “spiegano”: contenere l'avanzata dell'Islam nell'ex Celeste Impero aprendo le porte (e i cuori) di milioni di anime all'evangelizzazione cattolica."
La Comunità di S. Egidio, anch'essa promotrice dei rapporti con l'ex celeste impero non ha bisogno della cosiddetta "Nuova evangelizzazione" per farsi avanti, ma si occupa d'altro... Quanto al cammino nc e Matteo Ricci sappiamo che, nel 2006 la "Fondazione Matteo Ricci", abbinata da decenni al Seminario Redemptoris Mater di Macerata, raccolse dal 5 per mille ben 455.000 euro, paradossalmente non si è distinta per alcuna iniziativa in quest'anno dedicato a Matteo Ricci e prosegue per i fatti suoi foraggiando le attività del cammino.

Contemporaneamente a questi fatti, a Fatima, dal palco delle famose 'alzate', Kiko Arguello tuonava a più riprese: "Abbiamo bisogno di 2000 sacerdoti per la Cina!" e sono anni che viene preparata ed attuata l'infiltrazione kikiana nei paesi asiatici.

Ed ecco, la Chiesa cattolica usata più che mai come un SUPPORTO per la diffusione della pseudodottrina kikiana. L'Arguello aveva BISOGNO della Chiesa cattolica pur disprezzandone la storia e la Tradizione nonché la Dottrina, la Liturgia e il Magistero....

L'Arguello si è servito e si serve della Chiesa cattolica pur disprezzando talmente Dottrina e Liturgia e prassi, tanto che ne ha creato delle nuove a sua immagine e somiglianza e che da più di 40 anni diffonde con la complicità - o per lo meno nell'incuria - di chi avrebbe dovuto vegliare e correggere. Disprezza talmente la Chiesa cattolica e la sua Dottrina che ha voluto e ottenuto dei seminari per inculcare la sua formazione ai suoi seminaristi, futuri presbiteri per il suo cammino. Oh, senza dubbio, i "suoi" seminaristi seguono anche il cursus ufficiale, che permetterà loro di passare gli esami, ma sappiamo che fanno il cammino e che obbediscono ai catechisti responsabili della loro formazione e supervisione e con gli insegnamenti e metodi del cammino vengono addottrinati.

Insomma una chiesa nella Chiesa, con la sua struttura, la sua gerarchia, i suoi ruoli, le sue prassi, il suo rito e via dicendo.... Ecco cosa sarà portato, non tanto alla Cina quanto ai cinesi, con la connivenza della Curia e di molti interessi e poteri che si intrecciano in questa direzione! E, quindi, come potrà realizzarsi, con l'"implantatio" anche in Cina delle comunità neocatecumenali che non si integrano con nessun'altra realtà ecclesiale, l'auspicio del Papa: i fedeli che sono in Cina pregano affinché l'unità tra di loro e con la Chiesa universale si approfondisca sempre di più?

sabato 22 maggio 2010

Shavuot ebraica (e neocatecumenale) e Pentecoste cristiana

Partiamo da una testimonianza concreta, che riporta quanto si compie in questi giorni, nel solito segreto, in ogni comunità neocatecumenale. “Nella mia parrocchia ogni anno le comunità si riuniscono a celebrare per tutto il tempo di pasqua in veste bianca, alla sera, di nascosto... mi sembrano le riunioni del Ku klux klan (non so se l'ho scritto giusto). Sono una anti-comunità, una anti-chiesa.” Si tratta della cosiddetta 'conta dei giorni' che separano Pasqua da Pentecoste. Vediamo da dove viene un'usanza del genere.

Sappiamo che Abramo non merita Eretz Israel (la ‘Terra d’Israele’, tema ricorrente nell’ebraismo, come oggi nel sionismo) fino a che non mette in pratica la mizvà dell’Omer: misura d'orzo offerta come primizia nelle festività agricole; gli ebrei non entrano nella Terra Promessa se non nel momento in cui sostituiscono l’Omer di Manna con l’Omer del frumento di Eretz Israel offerto come primizia. E così il cammino neocatecumenale, rivive, in perfetto stile giudaico, la ‘conta dell’omer’, facendo la ‘conta dei giorni’ che separano Pasqua da Pentecoste. cioè Shavuot (settimane), la festa che commemora il dono della Torah perchè essa è subordinata al conteggio dei giorni/scalini effettuati in direzione della Torah. Per cui ogni sera, da Pesach a Shavuot, gli ebrei (e i necoatecumenali) contano assieme ai giorni 49 misure di omer (significato simbolico diverso tra manna del deserto e ‘omer’=orzo e poi passaggio dall'orzo al frumento della Terra Promessa) per varcare 49 porte di Santità, manca la 50ma porta, che viene varcata a Pentecoste...

In effetti, se gli Ebrei si riconoscono Popolo al momento dell'accoglimento della Torah, noi Cristiani siamo il Popolo della Nuova ed Eterna Alleanza e ci riconosciamo Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, proprio a partire da quella Pentecoste che si rinnova per ogni credente. Noi non progrediamo nella vita nuova della Risurrezione se non partecipiamo all'Eucaristia, che è il nuovo Pane disceso dal cielo, come ce lo ha 'consegnato' (ci si è consegnato) il Signore nell'Ultima Cena e se non ci lasciamo purificare e vivificare dal fuoco dello Spirito che ha raggiunto gli Apostoli nel Cenacolo il giorno di Pentecoste e vivifica la Chiesa fino alla fine dei tempi.

"Ed in effetti il percorso Pesach-Omer-Shavuot è un percorso che serve a rieducare sia sotto l’aspetto materiale sia sotto quello spirituale. Se è vero che gli ebrei erano prossimi ad oltrepassare la cinquantesima definitiva porta dell’impurità allorché Iddio li trasse fuori dall’Egitto, il periodo del conteggio dell’Omer deve far loro risalire queste cinquanta tappe fino a giungere alla Torah. La Torah non si riceve in eredità, ma la si conquista giorno per giorno. La festa del dono della Torah è quindi senza data, accessibile a coloro che quotidianamente contano i propri successi in direzione della Legge". [Tratto dalla Parashat Emor]

Verifichiamo dunque come le radici ebraiche del cristianesimo sono riconoscibili anche nella strettissima corrispondenza tra la festa di Pentecoste ebraica (Shavuot= settimane), dove si ricorda il dono della Legge, e la Pentecoste cristiana, in cui – cinquanta giorni, sempre sette settimane, dopo la Pasqua – celebriamo la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa radunata nel cenacolo. Sì, perché possiamo dire che nella Pentecoste gli apostoli salgono con Maria al piano superiore, come Mosè sale sulle pendici del Sinai e sulla cima del monte riceve le mizwot Adonai, i precetti del Signore: la Torah. Ed in quel ‘piano superiore’ Il Signore effonde lo Spirito sulla Chiesa: la nuova Legge, lo Spirito del Signore Risorto, inscritta nei cuori dei credenti.

I parallelismi sono anche altri: come la voce di Dio sull’Horeb rinvigorisce la missione del profeta Elia e gli dona quello slancio definitivo contro l’idolatria dei falsi profeti, così nel compimento dei tempi lo Spirito con i suoi doni porta la Chiesa alla missione ed all’evangelizzazione. Come Mosè parla faccia a faccia con Dio, così e non più con la mediazione di Mosè, ma radicati e ‘trasformati’ nel Figlio diletto, lo Spirito ci permette di invocare Dio nei nostri cuori con l’appellativo di Abbà, l’affettuoso “Papà” del fanciullo che si rivolge al proprio padre, perché l'Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione e Ascensione del nostro Signore Gesù, ci ha introdotti nella "famiglia" del Padre.

Come vedete le differenze di contenuti sono sostanziali e, soprattutto, imprimono la fede della Chiesa e non fanno più vivere nel contesto precettistico, riproducente usanze giudaiche, che hanno altri contenuti ed altre attese e, conseguentemente, imprimono un’ “altra” fede. Perché noi cristiani viviamo il "già e non ancora" del Regno e, ogni giorno, compiamo un passo verso la Risurrezione definitiva, il "mondo a venire" ('olam ha-ba), che inizia già in questo mondo, per poi sfociare nella pienezza della gloria futura.

Allora è possibile comprendere che la Promessa di Dio rimane immutata nel corso della Storia della Salvezza, nel senso che noi cristiani siamo figli della Nuova Alleanza, definitivamente sancita dal Sacrificio del Figlio di Dio fatto uomo e il suo ricondurre tutto al Padre con la Risurrezione, Ascensione, invio dello Spirito; il che ha portato a compimento l'Antica. Continuiamo, quindi, a chiederci quale volto di Cristo venga presentato ai neocatecumenali, quale rapporto autentico con Lui, Vivo e Vero Presente nella Sua Chiesa fino alla fine dei tempi, vive e fa vivere questa cosiddetta “iniziazione" cristiana?

Quello che ho mostrato con essenziali riferimenti è il vero ri-conoscere le radici ebraiche della nostra fede; non è l'"insano archeologismo liturgico" applicato anche ad esse, delle quali nel cammino non si evidenzia la distinzione tra ciò che appartiene all'ebraismo e la 'trasfigurazione' e il compimento operati da Cristo e vissuti dal cristianesimo. Ciò può continuare ad accadere:
  • quando l' iniziatore di una realtà che vuole dirsi "ecclesiale" insinua da quarant'anni che il peccato è un'offesa solo alla comunità e non a Dio, e che il rapporto che va ricucito è solo quello sociale PERCHE’ COSI' DICE ISRAELE
  • e quindi scoraggia e deride il Sacramento della Confessione individuale per favorire in tutti i modi la confessione comunitaria, PERCHE’ COSI' DICE ISRAELE;
  • quando un iniziatore snatura la lavanda dei piedi fatta da Gesù e la trasforma nella pratica dello Yom Kippur permettendosi di definirlo un "sacramento" PERCHE’ LO DICE ISRAELE;
  • quando si ordina ai catecumeni di disconoscere i propri parenti che non apprezzano il Cammino PERCHE’ COSI' FACEVA ISRAELE;
  • quando di squalifica il Sacerdozio ordinato per conferire a tutti quella stessa dignità di consacrazione e "separazione per Dio" perché si equiparano sacerdozio ministeriale e battesimale, PERCHE' COSI' ERA IN ISRAELE;
  • quando un iniziatore si permette di prendere la Santa Liturgia eucaristica cattolica e trasformarla in una ridicola caricatura del Seder pasquale ebraico, permettendosi di dire (Carmen-catechesi sull'Eucarestia) che la Presenza di Cristo sull'Altare è uguale a come si faceva presente Jahve nella notte della pasqua ebraica e che quindi la pasqua ebraica è "un Sacramento" PERCHE' QUESTO CREDE ISRAELE;
  • quando un iniziatore si spinge a dire che la Presenza di Cristo nelle Specie Eucaristiche è solo in spirito e temporanea, cioè finisce col finire della Messa perché riduce l'Eucarestia al "carro di fuoco" cioè alla "Mercavà" ebraica che è la maggiore manifestazione della mistica esoterica ebraica, presente appunto nell'esoterico libro della Qabbalà, PERCHE' QUESTO LO CREDE ISRAELE;
  • quando un iniziatore invece di tenere sull'altare la Croce di Cristo e credere nel suo divino Sacrificio, pone sull'altare (trasformato in ipertrofica 'mensa') la menoràh o la hannukkià ebraica simbolo dell'antica alleanza di Dio con Israele e celebra non la Messa ma la pasqua ebraica PERCHE’ QUESTO CREDE ISRAELE;
  • quando un iniziatore si permette di infarcire i suoi insegnamenti con continui riferimenti alle credenze ebraiche e alle riflessioni rabbiniche, fino a giungere ad impartire a quelli che finiscono il Cammino catechesi sul Talmud (che è pieno di bestemmie contro Cristo e la Vergine Maria, chiamata “stada” che vuol dire prostituta, con i peggio insulti per i cristiani), catechesi sullo Zohàr, (detto “il libro dello splendore” che è l’insieme delle esperienze pseudo mistiche dei rabbini, con le loro concezioni cabalistiche di Dio e del mondo), PERCHE’ QUESTO CREDE ISRAELE;
  • quando farnetica insegnando ai super catechisti itineranti che quando Cristo (ma quale Cristo?) ritornerà, lo farà UNA NOTTE DI PASQUA (magari perché era ebreo e allora rispetta il “sacramento della notte”…); oppure che tornerà (vedi articolo di Giuseppe Gennarini) sul Monte delle Beatitudini in Galilea (per questo ha fatto costruire quella spelonca lì sopra, ma non si sa chi gli abbia dato questa notizia…) perché “L’UNIONE DEI CATTOLICI CON GLI EBREI SALVERA’ IL MONDO” (vedi recente citazione di Benamozegh). Ma il mondo non l’ha già salvato Cristo???
  • e fa tutto questo perché dice che NON SI PUO’ RISCOPRIRE IL BATTESIMO CRISTIANO SENZA “RITORNARE” ALLE FONTI EBRAICHE;
  • quando conclude il "suo" cammino con il pellegrinaggio alla Domus Galileae ed il Battesimo nel Giordano...

martedì 18 maggio 2010

E' normale che gli iniziatori del Cammino convochino centinaia di Vescovi in Terra Santa. E' normale che aderiscano anche centinaia di sacerdoti?

Questo il testo della più recente notizia ufficiale, dal sito spagnolo del Cammino NC:
Durante questi giorni dell'Ottava di Pasqua, il Cammino neocatecumenale, ad opera dei suoi iniziatori Kiko Argüello, Carmen Hernández e Padre Mario Pezzi, ha organizzato una convivenza di Vescovi di Francia e Latino America al fine di riflettere sulla nuova evangelizzazione.
L'incontro avviene presso il centro internazionale "Domus Galileae" situato sul Monte delle Beatitudini (in Israele) in prossimità del luogo in cui Cristo inviò i suoi discepoli ad annunciare il vangelo dopo la proclamazione del Sermone della Montagna.
Fin dal 1993, e col favore della Santa Sede e i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, gli iniziatori del Cammino hanno già realizzato numerose convivenze con Vescovi di tutto il mondo (America, Africa, Europa, Asia, Chiesa Orientale...) per far conoscere cos'è esattamente il neocatecumenato e la iniziazione cristiana degli adulti, e discernere ciò che sta succedendo in Europa e nel mondo occidentale con la secolarizzazione e la conseguente scristianizzazione.
A questo incontro assistono più di 150 Vescovi di Francia e Latinoamerica, e un centinaio di presbiteri, molti dei quali francesi, inviati dai propri vescovi ad apprezzare la nuova evangelizzazione che il cammino neocatecumenale propone alle parrocchie alla luce del Concilio Vaticano II e che tanti frutti sta portando alla Chiesa.
Ripetutamente criticato per la novità del suo carìsma, il cammino neocatecumenale con i suoi oltre 40 anni di vita, ha svolto la sua pastorale missionaria con l'approvazione e la benedizione dei Sommi Pontefici, da Paolo VI, fino all'approvazione definitiva degli Statuti da parte di Benedetto XVI, che hanno visto in questo itinerario di formazione cattolica la pratica realizzazione del Concilio nelle Parrocchie.
Dai frutti li riconoscerete (Fonte: CAMINEO.INFO - Galilea/TIERRA SANTA, Traduzione nostra)
La notizia è stata ripresa recentemente dal giornale spagnolo "La Razon" con queste parole: " Riuniti in una convivenza promossa dal cammino neocatecumenale nella Domus Galileae sul Monte delle Beatitudini, i partecipanti hanno scritto e inviato una lettera di affetto a Benedetto XVI, che mostra la loro adesione a Pietro e lo fanno partecipe dell'esperienza vissuta in Galilea.", cui seguono le congratulazioni per l'anniversario della nomina e voti per il suo pontificato, accompagnate dalla convinzione: " Siamo fiduciosi che il Signore porterà alla Chiesa intera un rinnovamento spirituale e nuovo slancio missionario per essere testimoni di nuova vita nel mondo." ovviamente attraverso l'ulteriore penetrazione di questo movimento che non vuol definirsi movimento, attribuendosi una identità che risulta inquietante e che il Card. Pell a suo tempo definì "famiglia religiosa"; se così fosse, forse avrebbe bisogno di una Regola e non di uno Statuto, approvato dal Pontificio Consiglio dei Laici, che lo insericse canonicamente tra le Associazioni laicali, tra le quali insiste a non riconoscersi, affermando tuttavia che il Papa, ogni volta che parla dei movimenti, si rifericse al cammino, soprattutto quando ne tesse le lodi e non quando parla di correzioni e 'purificazione'...

Ormai è arcinoto che Kiko Arguello convoca regolarmente i vescovi e cardinali del mondo intero nella sua cittadella in Galilea. E' normale l'esercizio di una funzione del genere, che appartiene al Santo Padre, il quale la svolge regolarmente attraverso le visite ad limina dei vescovi presso la Santa Sede. Oppure ormai di Sante Sedi ne abbiamo almeno due?

Certo suscita amarezza sapere che i successori degl Apostoli vadano ad ascoltare quel predicatore e le sue aberrazioni "teologiche", che non ponga nessun problema alla loro coscienza il trovarsi in quel luogo farcito di simboli ebrei, trovarsi a sostare in preghiera in un cosiddetto "Santuario della Parola" dal Tabernacolo a due piazze nel quale le Sacre Specie sono custodite insieme alla Torah e con pari dignità, e nemmeno il celebrare la Santa Messa, perchè è da supporre lo facciano con quel rituale creato da Arguello per le sue comunità neocatecumenali.

Lo sappiamo, e saperlo ci fa male, perchè abbiamo la lucida consapevolezza di ciò che significa, delle conseguenze per la nostra Santa Chiesa, fa male sapere che coloro in cui dovremmo avere fiducia stanno mettendo la Chiesa nelle mani di colui che stravolge e calpesta la nostra Liturgia, la Dottrina della Chiesa, che loro stessi non conservano e non proteggono il sacro Deposito della Fede che è stato consegnato da Nostro Signore Gesù Cristo ai suoi Apostoli.

Sì, noi lo sappiamo, sappiamo che i vescovi vanno in Galilea per ricevere istruzioni da Kiko Arguello, ma lo sanno i piccoli, i cattolici,che sono guidati da loro? In quanti lo sanno?

In quanti sanno che quell'uomo si attribuisce il brevetto esclusivo della nuova evangelizzazione, una sorta di "pacchetto tutto compreso" con comunità, presbitero, "nueva estetica" per le chiese, gerarchie, ruoli e funzioni, testi dottrinali, tappe iniziatiche, prassi e rituale rigorosamente neocatecumenale? In quanti?

Purtroppo la Chiesa non solo lo permette, ma lo incoraggia perché, parliamoci chiaro, se Kiko Arguello può fare tutto quello che fa, e ne abbiamo avuto l'ultimo esempio a Fatima, è perché c'è chi glielo permette!

Saperlo fa male, informare è cosa giusta, far sapere a quei vescovi che non tutti sono ignoranti, nel senso che ignorano, anche, ma poi, ci fermiamo, informiamo, è tutto quello che possiamo fare.

Il resto appartiene a Colui che tutto sa, che tutto vede.

Totale silenzio della comunità musulmana sull'accaduto e sui colpevoli. Scarsa eco mediatica: indifferenza e mancanza di consapevolezza

Prima di inserire il nuovo articolo, rendo pubblico, per sua espressa intenzione di condivisione, questo post inviato dal nostro amico Davide Rastello, che ci sollecita ad una riflessione puntuale e significativa riguardo alle vicende della Chiesa ma anche della società del nostro tempo. Esse non possono non interpellarci nella consapevolezza che, purtroppo, sono il frutto della decadenza e del degrado che la nostra civiltà, frutto della cristianità, sta attraversando in concomitanza con la grave crisi che investe la Chiesa, ferita nella fedeltà alla Rivelazione Apostolica. Sappiamo però che la Chiesa ha in sé la Presenza Viva del Signore, che la porterà fuori da questo orrendo travaglio, del quale l'episodio chiamato in causa rivela uno dei fronti di sofferenza e di confusione.
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Cari amici
Usualmente non amo diffondere notizie che possano portare alla xenofobia ed al razzismo.
Neppure questa volta.
Tuttavia reputo doveroso far notare, quale piccola chiosa personale all'articolo in allegato, che nessuna comunità islamica italiana ha commentato dissociandosi dal gesto e dall'opera dei due farabutti presentati nell'articolo.
Non parto dal fatto che la vittima sarebbe stata una persona rilevante, ma dal fatto che come già è successo le vittime sono state, sono e, purtroppo, potranno essere molte.
Se l'islam può essere rispettato è nella misura in cui esso si pone in una ottica di dialogo corretto, rispettoso e non violento. La vera Carità dei cristiani non è il buonismo patinato, ma è affermare con forza che solo una corretta reciprocità, una netta integrazione, un abbandono e rifiuto di posizioni terroristiche e l'accettazione piena dell'identità cristiana dell'occidente può essere l'unica base su cui costruire un dialogo costruttivo.
Al di furi di tutto ciò sussiste solo la loro barbarie a cui noi dovremmo rispondere con pugno duro a colpi di legalismo, rigore, vigilanza e chiarezza, invece sempre più rispondiamo a colpi di passivismo, lassismo, relativismo lasciando le porte aperte non solo ai ladri ma anche a chi ci deriderà dopo che siamo stati derubati.
Non è solo più una questione di accoglienza o di solidarietà: è in gioco la nostra identità, la nostra libertà, la nostra democrazia e la nostra esistenza.
Mi rendo conto, che purtroppo gli interessi economici con il Medio Oriente siano davvero forti, ma credo che non si possa abdicare alla propria dignità pur di avere due soldi in più in tasca, o un po' di petrolio.
Probabilmente molti non condivideranno questo mio pensiero, ma faccio davvero fatica a tacerlo, pur rispettando le altrui opinioni.

Davide
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Vi inserisco qui la notizia per comodità di consultazione:
I due studenti marocchini espulsi da Perugia il 29 aprile volevano assassinare Papa Benedetto XVI per garantirsi il Paradiso”. Lo rivela il settimanale Panorama in un servizio esclusivo. Mohammed Hlal di 27 anni. ed Errahmouni Ahmed, 22 anni, si trovano a Rabat e nei loro confronti non è stato adottato alcun tipo di provvedimento restrittivo. I due erano stati allontanati in quanto ritenuti una “minaccia per la sicurezza dello Stato”, ma solo ora, dalle intercettazioni disposte dalla Digos, sono emersi i loro intenti. Progetti di attentato e conversazioni in cui Mohammed H. esprimeva il desiderio di procurarsi dell’esplosivo. Nel decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni – riferisce Panorama – si legge, tra le motivazioni, che lo studente “ha auspicato la morte del capo dello Stato della Città del Vaticano, affermando di essere pronto ad assassinarlo per garantirsi il Paradiso”. [la notizia in altre fonti è corredata della piantina col percorso del Santo Padre durante la recente visita a Torino ed altro materiale sequestrato - ndR]. Mohamed H., 27 anni, frequentava il corso di Comunicazione Internazionale presso la facoltà di Lingua e Cultura Italiana di Perugia. Ahmed E., 22 anni, era iscritto alla facoltà di Matematica e Fisica. I due studenti erano stati rimandati in Marocco per sospetti di terrorismo. A disporre il provvedimento era stato il ministro dell’Interno Maroni, che ha espulso i due cittadini marocchini per motivi di sicurezza dello Stato e di prevenzione del terrorismo. Le indagini della Digos di Perugia hanno infatti portato alla luce pericolosi legami dei due con estremisti islamici della Jihad, contigui alle reti transnazionali di sostegno al terrorismo. Sono state accurate indagini investigative, come ha riferito il Viminale, a far emergere i pericolosi contatti dei due giovani e in particolare la “propensione a compiere anche eclatanti atti estremi”. Il rimpatrio è avvenuto giovedì sera con un volo diretto da Roma-Fiumicino a Casablanca. I due marocchini espulsi frequentavano entrambi l’Università di Perugia.

sabato 15 maggio 2010

Mistificazione Neocatecumenale: "incontro vocazionale" di Fatima

Non si serve Dio con la menzogna. Quando si pretende di mentire per Dio in realtà lo si fa per se stessi: Dio non ha bisogno delle nostre menzogne per difendere e costruire la sua Chiesa. Questo vale ANCHE per tutti gli inganni del cammino NC messi in atto per autocelebrarsi, come con quest'ultima mistificazione, camuffando -come abbiamo visto nei thred precedenti- il LORO incontro vocazionale con Kiko, organizzato a Fatima il giorno dopo la partenza del Papa, per “Incontro Europeo Vocazionale della gioventù”; come se si trattasse di un incontro ufficiale GMG che in realtà sostituisce l'incontro con il Papa e rappresenta il solito 'megaraduno' con l'iniziatore, ormai istituzionalizzato ad ogni evento mediatico al quale partecipa il Santo Padre.

E i vescovi e la Curia stanno a guardare... E nessuno sembra accorgersi di questa, che non è altro che pubblicità ingannevole! Questo scrivevamo i giorni scorsi. Ma oggi, dopo aver assistito ieri pomeriggio in diretta alla kermesse vocazionale: ore di canti esaltanti, intervallate da brevi istrionici flash dell'iniziatore e, poi, nel fatidico momento delle 'alzate', non tanto inviti, quanto vere e proprie ingiunzioni, tipo "Animo! Adelante, vamos...vamos... Animo! vamos muchachos! Ola, vamos chica!"... possiamo dire di più. Nessuna meditazione, nessuna Adorazione, nessun ringraziamento a supportare decisioni così 'forti' come quella di scegliere la vita religiosa... solo i flash trascinanti e i richiami perentori dell'iniziatore e il martellare dei canti... che inducono ad una apertura emozionale e ad un ridotto stato di attenzione razionale, su cui viene innestato quello che è un incalzante, ripetuto, vero e proprio "comando ipnotico": "Vamos, adelante!"... tant'è che rispondono anche fanciulli intorno ai 10 anni... dov'è la maturità di coscienza che, unica, può guidare decisioni e scelte del genere, maturate piuttosto nell'intimo per effetto di un'esperienza di fede forte ed autentica, non indotta da un imbonitore dallo stile più circense che spirituale. Ma come si fa ad avallare un tale comportamento nella nostra Chiesa? Abbiamo ora la dimostrazione che i vescovi stanno sì a guardare ma nel senso che assistono e sono conniventi: registriamo la partecipazione del Vescovo di Oporto, il quale si è fermato più a lungo, mentre il Primate del Portogallo si è ritirato prima del termine. Essi peraltro non hanno partecipato alle prime ore del raduno e a tutto il martellamento che ottunde l'uso della ragione e della volontà, di cui sono stato fatti oggetto quei poveri giovani, che non sanno cosa li aspetta!

Da notare che quando essi sono sul palco (800! ha gridato trionfalmente Kiko per i ragazzi! E ci chiediamo chi e come possa aver fatto un simile calcolo nel volgere di pochissimi minuti), l'Arguello pronuncia -ieri come ogni volta- frasi come: "eh sì sono tanti, ma poi strada facendo ci penserà il demonio, magari per mezzo di una ragazza...". Già prefigurando che non tutte le 'alzate' corrispondano ad altrettante autentiche vocazioni. Possibile non ci si debba chiedere come potranno sentirsi alcuni di quei giovani che credono di aver risposto alla chiamata di Dio come sacerdoti e successivamente ne scopriranno la non corrispondenza con la loro autentica vocazione, ma vengono indotti a pensare che sono preda del demonio e non di uno svolgimento sconsiderato degli eventi? Naturalmente il numero eclatante, avrà già sortito l'effetto di poter essere sbandierato come "frutto delle spirito" davanti ai vescovi... Ma davvero i Pastori non sentono nessuna responsabilità nei confronti di queste anime e di queste menti -che non potranno non rimanere turbate e disturbate- in un contesto che rinforza concetti del genere; come del resto accade a tutte le coscienze violate durante il crudo svolgimento degli 'scrutini'?
Di seguito riportiamo quanto registrano i media nazionali: si tratta di Panorama. Notizia asettica nella sua essenzialità; ma riproduce esattamente la situazione, della quale abbiamo illustrato tante volte ed ampiamente i problematici risvolti. Viene confermato che uno dei loro appoggi più potenti è proprio nella Segreteria di Stato, che -non dimentichiamolo- filtra tutte le comunicazioni dirette al Santo Padre, com'è intuitivo e come recentemente letto su altri blog...
"...Moltissimi gli italiani, circa 40 mila, arrivati con mille pullman e tanti altri stranieri: sono le “armate del Papa” che lo accompagnano in ogni pellegrinaggio in tutte le parti del mondo. Appartengono al cammino neocatecumenale. A mobilitarli ci pensa il sostituto alla segreteria di Stato, monsignor Ferdinando Filoni, che segue tutti i viaggi del Papa e fa parte anche lui del cammino neocatecumenale. Non è difficile riconoscere i neocatecumenali che seguono Ratzinger: tamburelli, chitarre e bandiere con l’icona della Madonna dipinta dal fondatore, Kiko Arguello. Nonostante siano stati richiamati proprio da Ratzinger per l’eccessiva “creatività” con la quale interpretano le liturgie della Chiesa (ma non hanno ricevuto alcuna sanzione), puntuali si ritrovano a tutte le cerimonie del Papa. E domenica prossima, 16 maggio, saranno in piazza san Pietro per testimoniare la solidarietà dopo gli attacchi al pontefice sulla pedofilia. Un autentico tour de force per le armate del Papa...."
http://blog.panorama.it/italia/2010/05/13/il-tour-de-force-dei-neocatecumenali-le-armate-del-papa/
C'è un'altra osservazione da fare: la generalizzata focalizzazione sugli scandali della pedofilia - purtroppo fenomeno trasversale e generalizzato che tuttavia non riguarda solo al Chiesa se non in una minima percentuale, per quanto grave resti - rischia di distogliere l'attenzione dalla grande apostasia, della quale l'amoralità di ogni genere e a tutti i livelli è solo uno degli effetti.

Ovviamente l'apostasia ha molte facce, la più tremenda delle quali è la profanazione del vero culto a Dio, cioè lo scempio della Liturgia, che nel cammino NC purtroppo è ormai prassi ultraquarantennale, registrato persino dall'organo di stampa sopra citato. C'è legittimamente da chiedersi: armate del Papa o armate di Kiko Arguello?

venerdì 14 maggio 2010

I MOVIMENTI, PRIMAVERA DELLA CHIESA SENZA SOTTOMISSIONE AI PASTORI?



E' di ieri l'ultima, lapidaria affermazione di papa Benedetto XVI sui movimenti ecclesiali, pronunciata in occasione del suo incontro con i vescovi del Portogallo e ripresa da molte agenzie di stampa:

"13 Maggio 2010 20:07

FATIMA - I movimenti nella Chiesa sono sintomo di una ''nuova primavera'', ma ''devono sottomettersi alla guida dei pastori''. Lo ha detto il Papa ai 50 vescovi del Portogallo, parlando dei movimenti laicali cattolici, a Fatima. Secondo il Pontefice, pertanto, sono i vescovi ''che devono garantire l'ecclesialita' dei movimenti''. (RCD)

Conseguentemente a queste parole di Pietro sentiamo spontanei, nel nostro piccolo, almeno

TRE PERCHE':

I - perchè il Papa proprio ieri ha avvertito l'urgenza di lanciare una simile affermazione?

II- tale affermazione, proprio perchè inattesa e inequivocabile, fa intendere che l'auspicata "sottomissione" dei movimenti ai pastori non esiste o, se esiste, è ancora solo molto parziale. Perchè i pastori , cui è demandata ogni responsabilità pastorale e dottrinaria "sul campo",tollerano dunque questa situazione anarcoide? E cosa accadrebbe qualora fossero i pastori a sottomettersi (consapevolmente o meno) ai movimenti?

III- Perchè il Pontificio Consiglio per i Laici, nel momento stesso in cui approva un movimento ecclesiale , non si assume la responsabilità di seguirne e controllarne l'operatività e soprattutto l'ecclesialità ( o la mancanza di essa lamentata ieri dal Papa)?

giovedì 13 maggio 2010

Fatima. Per i Neocatecumenali: incontro col Papa o incontro con Kiko?

"I giovani del Cammino Neocatecumenale accorreranno da tutta l'Europa per accompagnare il Papa nel suo pellegrinaggio a Fatima. Come da tradizione, il giorno successivo all'incontro con il Papa, sempre sulla spianata del Santuario, gli iniziatori del Cammino Kiko Argüello, Carmen Hernandez e Padre Mario Pezzi incontreranno i pellegrini per un incontro vocazionale presieduto dal Cardinale Patriarca di Lisbona, D. José da Cruz Policarpo."

I giovani del cammino neocatecumenale non vanno a Fatima per accompagnare il Papa... se non ci fossero Kiko & co. non ci sarebbero andati... se ci fosse solo il Papa loro, i giovani NC, sarebbero ancora nelle loro "tende"... Del resto le mail di convocazione e organizzazione fanno esplicito riferimento non al pellegrinaggio col Papa, ma all' "incontro con Kiko".

E la cristianità tutta sarà messa di fronte al solito megaraduno - regolarmente ormai istituzionalizzato il giorno dopo quello ufficiale con il Papa - mosso dal culto della personalità dell'iniziatore ed alle famose 'alzate' frutto di manipolazioni psicologiche, così sbandierati come frutti anche dall'episcopato compiacente, sensibile soltanto ai 'numeri' e non all'autenticità del messaggio evangelico diffuso attraverso catechesi ancora in buona parte 'segrete', sotto l'egida di uno Statuto tuttora disapplicato, da un alto, e del tutto carente rispetto a prassi anomale, consolidate negli anni ma non da esso regolate, dall'altro.

Scrive Larus:
E' proprio “Un momento forte” per tutta le Chiesa cattolica in questa ”tempesta” ad intra e ad extra che si abbatte oggi. Grande la Fede del nostro Pontefice che -con umiltà e fermezza- si pone in prima fila, in questo”Venerdì di Passione” coinvolgente quanti amano la Chiesa di Cristo, per combattere la “buona Battaglia” affinché trionfi sempre la Verità.

Intanto Fatima sarà l'ennesima occasione perché i ‘soliti’ approfitteranno di azioni fatte da tutti

«tanti giovani provenienti da diverse parrocchie e appartenenti a vari movimenti ecclesiali, si sono riuniti davanti alla Nunziatura Apostolica di Lisbona per cantare in onore [del Papa] e ricevere la sua benedizione» (vedasi ZENIT)

e di numeri complessivi per tutti

«Lo spazio di 7.500 posti che era stato riservato ai ragazzi per la Messa nel Terreiro do Paço, ha riferito, ha dovuto essere ampliato perché “l'entusiasmo dei giovani per la visita di Benedetto XVI è stato sorprendente”.

Solo all'iniziativa si sono iscritti 11.000 giovani» (stesso link di prima) per accrescere i consensi per il loro ‘cammino’ arrivando addirittura a pubblicare un sito specifico (e non so quali e quanti altri movimenti l’abbiano fatto; evidentemente non hanno alcun interesse a farsi pubblicità) e camuffando il LORO incontro vocazionale per “Incontro Europeo Vocazionale della gioventù”; come se si trattasse di un incontro ufficiale GMG. Questa è una evidente mistificazione; ma che purtroppo sfugge nella congerie di notizie che si susseguono sui numerosi eventi e ad attenzioni meno deste della nostra, basata su tanta pregressa esperienza...

E i vescovi e la Curia stanno a guardare... E nessuno sembra accorgersi di questa, che non è altro che pubblicità ingannevole!

Ma c'è di più: la generalizzata focalizzazione sugli scandali della pedofilia - purtroppo fenomeno trasversale e generalizzato che tuttavia non riguarda solo al Chiesa se non in una minima percentuale, per quanto grave resti - rischia di distogliere l'attenzione dalla grande apostasia, della quale l'amoralità di ogni genere e a tutti i livelli è solo uno degli effetti. Ovviamente l'apostasia ha mote facce, la più tremenda delle quali è la profanazione del vero culto a Dio, cioè lo scempio della Liturgia.

martedì 11 maggio 2010

Un momento forte. Il Papa in Portogallo: domani a Fatima

Questa mattina, sull’aereo in volo da Roma a Lisbona, la mattina di martedì 11 i giornalisti hanno chiesto a Benedetto XVI se il messaggio di Fatima può essere esteso, oltre che all’attentato a Giovanni Paolo II, anche ad altre sofferenze dei papi e alle sofferenze della Chiesa di oggi, scossa dai peccati degli abusi sessuali sui minori.

La risposta del Papa è che “solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità, che era per così dire ‘vestita’ in questa visione”. In essa “sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano”. In essa si vede la “passione” che vive la Chiesa, che “naturalmente si riflette nella persona del papa”. Ed inoltre: “Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio è che non solo da fuori vengono attacchi al papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Questo lo vediamo sempre, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa, e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di reimparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia”.
Il papa ha concluso ricordando che “il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna, della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia”.

Una ulteriore domanda, che fa riferimento a Giovanni Paolo II, induce a un raffronto tra Benedetto XVI e il suo predecessore sulla questione del peccato “nella” Chiesa.
Leggiamo sul blog di Sandro Magister
«Giovanni Paolo II è passato alla storia come il papa che ha chiesto perdono per una serie nutrita di peccati commessi dai cristiani nella storia. Ma si trattava di colpe del passato. E la pedofilia non figurò mai tra esse, nemmeno nelle liste compilate da chi, dal di fuori, pretendeva dalla Chiesa sempre nuove richieste di perdono.
Invece Benedetto XVI proprio su questo si concentra: sulla ferita che infliggono alla Chiesa non di ieri ma di oggi i peccati di pedofilia commessi da suoi sacerdoti e vescovi. È questa la “grande persecuzione”. È questa la visione “realmente terrificante”. È per questi peccati che la Chiesa deve “reimparare” a fare penitenza, a convertirsi, a purificarsi, ad associare giustizia e perdono.»
E la grande apostasia dove la mettiamo? l'oscuramento delle verità della fede che è all'origine del grande degrado morale? Tutto appare focalizzato sulla pedofilia, sulla morale, sulla sociologia, ma la Fede e la Verità, cioè il Signore, che fine ha fatto? Basta dare un'occhiata ai media: i titoloni sono tutti incentrati sulla pedofilia, così come le parole di Magister.
  1. l'attenzione si sposta dall'interpretazione focalizzata su Giovanni Paolo II alla Chiesa di oggi e di domani; ed è già un cambiamento rispetto all'interpretazione ufficiale del Segreto di Fatima data nel 2000.

  2. tuttavia sembra porsi l'accento sul degrado morale, non si coglie il dramma dell'apostasia, vera origine del degrado nella Chiesa e nel mondo...
Attendiamo dai discorsi e dalle omelie di domani la risposta a questo interrogativo... Ma c'è già una prima risposta da questo testo che riporta più diffusamente le parole del Papa:

"Solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità, che era diciamo era vestita in questa visione possibile alle persone concrete. Oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in sostanza riferire a Giovanni Paolo II sono indicate realtà del futuro della chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Cioè è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta nella chiesa e quindi sono sofferenze della chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la chiesa sarà per sempre sofferente, in modi diversi fino alla fine de mondo. L’importante è che il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a situazioni particolari, ma la risposta fondamentale cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le virtù cardinali, fede, speranza carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la chiesa deve dare, che noi ogni singolo dobbiamo dare in questa situazione. Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio è anche che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla chiesa, ma le sofferenze della chiesa vengono proprio dall’interno della chiesa, dal peccato che esiste nella chiesa. Anche questo lo vediamo sempre ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante che la più grande persecuzione alla chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella chiesa. E che la chiesa ha quindi ha profondo bisogno di rimparare la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Dobbiamo imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera la penitenza, le virtù teologali e qui siamo realistica il male attacca anche dall’interno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che finalmente il Signore è più forte del male e la madonna per noi è la garanzia. La bontà di Dio è sempre l’ultima risposta della storia."

lunedì 10 maggio 2010

Sacerdozio. Accenno ai Redemptoris Mater

Nel thread precedente avevo scritto, in rapporto al discorso sulle esortazioni del Papa ai Sacerdoti pubblicate in precedenza:

se non si comincia dai seminari, c'è ben poco da sperare: ma chi forma i formatori, che sono quasi tutti modernisti?
E chi fa qualcosa per evitare lo scandalo di seminari come i redemptoris mater che sfornano sacerdoti 'formati' secondo l'iter del cammino e non secondo gli insegnamenti della Chiesa? ...e che non saranno mai loro le guide dei neocat, perché continuano ad essere soggetti ai catechisti?

Finché non si fa qualcosa di concreto per 'purificare' queste storture, c'è ben poco da esortare i sacerdoti secondo la migliore tradizione cattolica, che nessuno di loro conosce e segue più!

Mi perdoneranno gli amici di Messainlatino, se prendo pari pari questo intervento letto poco fa sul loro blog, quanto mai centrato sul discorso che stiamo facendo:

Già che facciamo delle proiezioni in avanti... penso al fatto che i Redemptoris Mater, seminari che Kiko Arguello, un laico, ha potuto erigere quando il suo cammino non era ancora stato approvato, quando non esisteva nessuno statuto, un'anomalia fra le tante, spuntano dappertutto e sfornano presbiteri che fanno il cammino, formati dai catechisti neocat, dunque obbedienti all'iniziatore del cammino, presbiteri che celebrano con il "rituale" creato da K.A., che sono, lo ripeto, "formati" con il pensiero, l`insegnamento di Arguello, fra questi presbiteri, chissà qualcuno diventerà vescovo e chissà forse anche cardinale e... su mi lancio, anche Papa!
Scénario catastrophe!

E qui ripenso alla frase di Martin Mosebach sulla Liturgia: "La liturgia è il corpo della Chiesa. È la fede resa visibile. Se la liturgia si ammala, si ammala tutta la Chiesa."

Mah, certi pensieri proiettivi non fanno bene all'anima, ciò che hic et nunc sta vivendo la Chiesa deve ancorarci saldamente al presente, nella preghiera, gli occhi ben aperti, la coscienza vigile, lo sguardo rivolto alla Croce di Cristo e in lui porre tutti i nostri, dovrei dire i miei, dubbi e inquietudini.
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Ed io a questo, mi associo... Che dire poi della figura che vorrebbe rappresentare il Cristo sulla Croce? Aiutaci, se ci leggi, Sebastian!

domenica 9 maggio 2010

L'urgenza della preghiera alla Madonna di Fatima

Cari amici e benefattori,

La situazione della Chiesa somiglia sempre più ad un mare agitato in ogni senso. Vi si possono vedere delle onde, che sempre più sembrano voler rovesciare la barca di Pietro, per trascinarla in abissi senza fine. Dal Vaticano II in poi, un’onda sembra voler portare tutto verso il fondo, lasciando solo un ammasso di rovine, un deserto spirituale che i Papi stessi hanno chiamato un’apostasia. Noi non vogliamo descrivere di nuovo questa dura realtà, l’abbiamo già fatto spesso e voi tutti potete constatarla. Ci sembra tuttavia utile commentare un po’ gli avvenimenti di questi ultimi mesi: voglio parlare di questi attacchi, sorprendenti per la loro violenza e particolarmente ben orchestrati, che sono portati contro la Chiesa e il Sommo Pontefice. Perché tale violenza?

Per riprendere la nostra immagine, si direbbe che da qualche tempo, più o meno dopo l’ascesa al Pontificato di Benedetto XVI, sia apparsa una nuova onda, più modesta della prima, ma sufficientemente costante perché si possa comunque notarla. Contro ogni attesa, essa sembra dirigersi nel senso opposto della prima. Gli indizi sono sufficientemente vari e numerosi per affermare che questo nuovo movimento di riforma o restaurazione è reale. Lo si constata specialmente nelle giovani generazioni, manifestamente frustrate dalla poca efficacia spirituale delle riforme del Vaticano II. Se si considerano gli amari e duri rimproveri che i progressisti rivolgono a Benedetto XVI, è chiaro che questi percepiscono nella persona dell’attuale Papa una delle cause più vigorose di questo inizio di rinnovamento. E di fatto, anche se noi troviamo le iniziative del Papa piuttosto timide, queste contrariano profondamente il mondo rivoluzionario e sinistrorso, sia all’interno sia all’esterno della Chiesa, e a vari livelli.

Questo fastidio del mondo e dei progressisti si fa anzitutto sentire nelle questioni che toccano la morale. In particolare, la sinistra e i liberali sono stati infastiditi dalle dichiarazioni (peraltro molto ponderate) del Papa in Africa sull’uso dei preservativi nella questione dell’AIDS in Africa. Riguardo alla vita della Chiesa, la riabilitazione della Messa di sempre nei suoi diritti nel 2007, e l’annullamento due anni dopo della pena infamante che voleva squalificarci, hanno provocato il furore dei liberali e dei progressisti di ogni specie. In più, la felice iniziativa di un anno sacerdotale che rimette in onore il prete, ricordando la sua importanza capitale e così necessaria per la salvezza delle anime, e proponendo come modello il Santo Curato d’Ars, non è solamente un invito fatto al popolo cristiano a pregare per i sacerdoti, ma anche un appello a ricorrere al sacramento della Penitenza, completamente caduto nell’oblio in larghe fasce della Chiesa, come anche a prendersi cura del culto eucaristico, considerando soprattutto l’importanza dell’adorazione di Nostro Signore nell’Ostia Santa, chiara indicazione della presenza reale e sostanziale di Nostro Signore Gesù Cristo.

Ugualmente, la nomina di Vescovi decisamente più conservatori, tra i quali un certo numero che già celebrava la Messa tridentina in precedenza. Si potrebbe anche citare come esempio di questa piccola onda contraria la Lettera ai cattolici d’Irlanda che invita alla penitenza, alla confessione, agli esercizi spirituali, chiedendo anche l’adorazione di Gesù Eucaristia. Anche se con ragione si valuterà, nei nostri ambienti, che questi sforzi sono ancora insufficienti per arrestare la decadenza e la crisi della Chiesa, soprattutto vedendo un certo numero di atti che si collocano nella triste linea del suo Predecessore, come le visite alla sinagoga e al tempio protestante, tuttavia negli ambienti modernisti l’ora della chiamata alle armi è suonata! L’onda grande se la prende con la piccola con sorprendente violenza. Non c’è da stupirsi se lo scontro di queste due onde, molto disuguali, causa molti sommovimenti e tumulti, e provoca una situazione assai confusa per cui è molto difficile distinguere e predire quale delle due avrà il sopravvento. Ad ogni modo questo è nuovo e merita di essere riconosciuto. Non si tratta di cadere in un entusiasmo sconsiderato che voglia farci credere che la crisi è terminata. Anzi, le forze che invecchiano e che vedono rimessi in questione di punti che credevano definitivamente acquisiti, stanno certamente per dare battaglia in modo vigoroso per cercare di salvare questo sogno di modernità che comincia a sprofondare. Resta molto importante conservare uno sguardo del tutto realista su ciò che avviene. Se ci rallegriamo di tutto ciò che si fa di buono nella Chiesa e nel mondo, restiamo tuttavia senza illusioni sulla gravità della situazione attuale.

Cosa dobbiamo prevedere per gli anni a venire? La pace della Chiesa, o la guerra? Il trionfo del bene e il suo tanto sperato ritorno, o una nuova tormenta? La piccola onda riuscirà a crescere abbastanza per riuscire un giorno ad imporsi? La certezza del compiersi della promessa della Madonna a Fatima – “alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà” – non risolve necessariamente e direttamente la nostra questione, perché non è affatto escluso che sia necessario prima passare attraverso una tribolazione anche più grande, per arrivare al trionfo tanto atteso…

Questa formidabile posta in gioco si ritrova anche nella nostra Crociata del Rosario: non vorremmo per nulla togliere qualcosa alla gioia dell’annuncio del risultato straordinario della nostra Crociata. Vi chiedevamo con audacia, un anno fa, dodici milioni di corone per circondare di un magnifico serto di lodi come di altrettante stelle la nostra buona Madre del Cielo, la Madre di Dio, questa Madre che si presenta davanti ai nemici di Dio “terribile come un esercito schierato in battaglia” (Cant. 6, 3). Avete risposto con tale generosità che possiamo ora presentare a Roma un bouquet di più di 19 milioni di corone del Rosario, senza contare tutti quelli che si sono uniti a noi senza essere direttamente nostri fedeli.

Non è certo un caso se Pio XII, proclamando il dogma dell’Assunzione, ha voluto cambiare l’Introito della festa del 15 agosto con il passaggio dell’Apocalisse che saluta il grande segno apparso nel cielo. Questo versetto dell’Apocalisse apre la descrizione di una delle guerre più terribili che siano raccontate nel Libro Santo: il grande drago, che con la sua coda trascina un terzo delle stelle, viene a dar battaglia alla grande Signora (cf. Apoc. 12). Tutto questo passaggio è destinato ai nostri tempi? Si può facilmente crederlo, pur evitando di fare applicazioni troppo letterali o univoche di queste misteriose e profetiche descrizioni. Non abbiamo nessun dubbio che tutte le nostre preghiere abbiano la loro importanza, anzi una grandissima importanza, nel momento storico in cui ci troviamo. Tuttavia noi pensiamo anche di dovervi avvertire e incoraggiare in queste circostanze della storia della Chiesa.

La vostra generosità dimostra, senza il minimo dubbio possibile, il vostro attaccamento e il vostro amore concreto alla nostra Madre la Chiesa cattolica romana, al Successore di San Pietro, alla gerarchia, anche se abbiamo molto a soffrire da questa. Dio è più forte del male e il bene vincerà, ma forse non con tutta la pompa che vorremmo.

Occorre ora convincere le autorità a compiere la famosa consacrazione della Russia che dicono di avere già fatta; occorre ricordare l’attualità di quanto la Madonna diceva a Fatima, mentre nell’anno 2000 hanno voluto girare una pagina per non tornarci più. Le difficoltà e gli ostacoli sembrano moltiplicarsi perché ciò che chiediamo assolutamente non si realizzi. Poco importa, non confidiamo molto più in Dio che negli uomini, così come noi ci aspettiamo da atti tanto semplici quanto la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria dei risultati sorprendenti per la Chiesa e per il mondo, dei risultati che sorpassano tutto quanto possiamo immaginare. Follia agli occhi degli uomini, ma riflesso di quanto san Paolo già predicava ai suoi tempi: ciò che è saggio agli occhi degli uomini è follia per Dio, mentre la sapienza di Dio è considerata dai saggi di questo mondo come una follia insensata (1Co. 1, 20).

Mentre noi porteremo a conoscenza del Santo Padre i vostri notevoli sforzi insieme alla ragione di queste preghiere nella speranza di contribuire così, a nostro modo, al bene della Chiesa, vi chiediamo di continuare questi medesimi sforzi. Seguendo l’invito di Nostro Signore nella sua toccante esortazione alla preghiera “Chiedete e riceverete”, insistendo e anche molto (Mt. 7, 7-11). La grandezza di ciò che chiediamo, senza dubitare di essere esauditi, reclama un’insistenza e una perseveranza proporzionate.

Ricordiamo che l’essenziale del messaggio di Fatima non si trova solamente nella consacrazione della Russia, ma piuttosto nella devozione al Cuore Immacolato di Maria. Che tutte queste preghiere e sacrifici facciano crescere e approfondire in noi tutti questa devozione al Cuore della Madre di Dio. Da lì Dio vuole essere toccato.

Che in questo inizio del mese di maggio, il mese di Maria, possiamo ritrovarci tutti ancor più sotto la sua materna protezione, è il nostro augurio più caro. Ringraziandovi della vostra grandissima generosità, chiediamo alla Madonna di benedirvi con il Bambino Gesù.
+Bernard Fellay
1° maggio 2010, festa di san Giuseppe Artigiano

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Stralcio della terza lettera inviata al Santo Padre da me e Annarita...

“… Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace. In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede; ecc...”.
Noi, Santità, speriamo e preghiamo Iddio in ginocchio, affinché “il santo Padre” di cui profetizzò nel 1917 la Madonna, dicendo che avrebbe infine consacrato al Suo Cuore Immacolato la Russia, SIA PROPRIO LEI! Vogliamo credere e sperare, con tutti noi stessi, che la nostra Santissima Madre stesse pensando a Lei, come a quel docile strumento della Grazia divina che, leggendo i segni dei tempi, sarebbe finalmente giunto alla determinazione di ottenere, a questa nostra Chiesa martoriata e all’umanità tutta, con la Conversione della Russia, la salvezza di molte anime e la Pace nei cuori.

giovedì 6 maggio 2010

Ministero ordinato. Munus sanctificandi

Riproduciamo un ampio stralcio dalla Catechesi tenuta dal Papa durante l'udienza di ieri. Riguarda il ruolo dei sacerdoti, completamente oascurato (!) dalla moderna teologia. Va letto attentamente, perché ne scaturiscono anche insegnamenti sulle Verità di Fede che operano la santificazione sia del sacerdote che dei fedeli.
Restano aperte domande molto serie, tra cui: come continuare a giustificare il fatto che nel cammino neocatecumenale il ruolo dei sacerdoti sia totalmente assoggettato a quello di onnipotenti catechisti laici, i cui insegnamenti continuano a 'ripetere' pedissequamente catechesi segrete e ad imporre a tutti, sacerdoti compresi, prassi discutibilissime? Come continuare a consentire il sovvertimento delle Verità di Fede così chiaramente e limpidamente riaffermate?
...
Si realizza in un modo particolarmente denso nei Sacramenti. L’immersione nel Mistero pasquale di morte e risurrezione di Cristo avviene nel Battesimo, è rafforzata nella Confermazione e nella Riconciliazione, è alimentata dall’Eucaristia, Sacramento che edifica la Chiesa come Popolo di Dio, Corpo di Cristo, Tempio dello Spirito Santo (cfr GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Pastores gregis, n. 32). E’ quindi Cristo stesso che rende santi, cioè ci attira nella sfera di Dio. Ma come atto della sua infinita misericordia chiama alcuni a “stare” con Lui (cfr Mc 3,14) e diventare, mediante il Sacramento dell’Ordine, nonostante la povertà umana, partecipi del suo stesso Sacerdozio, ministri di questa santificazione, dispensatori dei suoi misteri, “ponti” dell’incontro con Lui, della sua mediazione tra Dio e gli uomini e tra gli uomini e Dio (cfr PO, 5).

Negli ultimi decenni, vi sono state tendenze orientate a far prevalere, nell’identità e nella missione del sacerdote, la dimensione dell’annuncio, staccandola da quella della santificazione; spesso si è affermato che sarebbe necessario superare una pastorale meramente sacramentale. Ma è possibile esercitare autenticamente il Ministero sacerdotale “superando” la pastorale sacramentale? Che cosa significa propriamente per i sacerdoti evangelizzare, in che cosa consiste il cosiddetto primato dell’annuncio? Come riportano i Vangeli, Gesù afferma che l’annuncio del Regno di Dio è lo scopo della sua missione; questo annuncio, però, non è solo un “discorso”, ma include, nel medesimo tempo, il suo stesso agire; i segni, i miracoli che Gesù compie indicano che il Regno viene come realtà presente e che coincide alla fine con la sua stessa persona, con il dono di se, come abbiamo sentito oggi nella lettura del Vangelo. E lo stesso vale per il ministro ordinato: egli, il sacerdote, rappresenta Cristo, l’Inviato del Padre, ne continua la sua missione, mediante la “parola” e il “sacramento”, in questa totalità di corpo e anima, di segno e parola. Sant’Agostino, in una lettera al Vescovo Onorato di Thiabe, riferendosi ai sacerdoti afferma: “Facciano dunque i servi di Cristo, i ministri della parola e del sacramento di Lui, ciò che egli comandò o permise” (Epist. 228, 2). E’ necessario riflettere se, in taluni casi, l’aver sottovalutato l’esercizio fedele del munus sanctificandi, non abbia forse rappresentato un indebolimento della stessa fede nell’efficacia salvifica dei Sacramenti e, in definitiva, nell’operare attuale di Cristo e del suo Spirito, attraverso la Chiesa, nel mondo.

Chi dunque salva il mondo e l’uomo?

L’unica risposta che possiamo dare è: Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, crocifisso e risorto. E dove si attualizza il Mistero della morte e risurrezione di Cristo, che porta la salvezza? Nell’azione di Cristo mediante la Chiesa, in particolare nel Sacramento dell’Eucaristia, che rende presente l’offerta sacrificale redentrice del Figlio di Dio, nel Sacramento della Riconciliazione, in cui dalla morte del peccato si torna alla vita nuova, e in ogni altro atto sacramentale di santificazione (cfr PO, 5).

E’ importante, quindi, promuovere una catechesi adeguata per aiutare i fedeli a comprendere il valore dei Sacramenti, ma è altrettanto necessario, sull’esempio del Santo Curato d’Ars, essere disponibili, generosi e attenti nel donare ai fratelli i tesori di grazia che Dio ha posto nelle nostre mani, e dei quali non siamo i “padroni”, ma custodi ed amministratori. Soprattutto in questo nostro tempo, nel quale, da un lato, sembra che la fede vada indebolendosi e, dall’altro, emergono un profondo bisogno e una diffusa ricerca di spiritualità, è necessario che ogni sacerdote ricordi che nella sua missione l’annuncio missionario e il culto e i sacramenti non sono mai separati e promuova una sana pastorale sacramentale, per formare il Popolo di Dio e aiutarlo a vivere in pienezza la Liturgia, il culto della Chiesa, i Sacramenti come doni gratuiti di Dio, atti liberi ed efficaci della sua azione di salvezza.

Come ricordavo nella santa Messa Crismale di quest’anno: “Centro del culto della Chiesa è il Sacramento. Sacramento significa che in primo luogo non siamo noi uomini a fare qualcosa, ma Dio in anticipo ci viene incontro con il suo agire, ci guarda e ci conduce verso di Sé. (...) Dio ci tocca per mezzo di realtà materiali (...) che Egli assume al suo servizio, facendone strumenti dell’incontro tra noi e Lui stesso” (S. Messa Crismale, 1 aprile 2010).

La verità secondo la quale nel Sacramento “non siamo noi uomini a fare qualcosa” riguarda, e deve riguardare, anche la coscienza sacerdotale: ciascun presbitero sa bene di essere strumento necessario all’agire salvifico di Dio, ma pur sempre strumento. Tale coscienza deve rendere umili e generosi nell’amministrazione dei Sacramenti, nel rispetto delle norme canoniche, ma anche nella profonda convinzione che la propria missione è far sì che tutti gli uomini, uniti a Cristo, possano offrirsi a Dio come ostia viva e santa a Lui gradita (cfr Rm 12,1). Esemplare, circa il primato del munus sanctificandi e della giusta interpretazione della pastorale sacramentale, è ancora san Giovanni Maria Vianney, il quale, un giorno, di fronte ad un uomo che diceva di non aver fede e desiderava discutere con lui, il parroco rispose: “Oh! amico mio, v’indirizzate assai male, io non so ragionare... ma se avete bisogno di qualche consolazione, mettetevi là... (il suo dito indicava l’inesorabile sgabello [del confessionale]) e credetemi, che molti altri vi si sono messi prima di voi, e non ebbero a pentirsene” (cfr Monnin A., Il Curato d’Ars. Vita di Gian-Battista-Maria Vianney, vol. I, Torino 1870, pp. 163-164).

Cari sacerdoti, vivete con gioia e con amore la Liturgia e il culto: è azione che il Risorto compie nella potenza dello Spirito Santo in noi, con noi e per noi. Vorrei rinnovare l’invito fatto recentemente a “tornare al confessionale, come luogo nel quale celebrare il Sacramento della Riconciliazione, ma anche come luogo in cui ‘abitare’ più spesso, perché il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto, sentirsi amato e compreso da Dio e sperimentare la presenza della Misericordia Divina, accanto alla Presenza reale nell’Eucaristia” (Discorso alla Penitenzieria Apostolica, 11 marzo 2010).

E vorrei anche invitare ogni sacerdote a celebrare e vivere con intensità l’Eucaristia, che è nel cuore del compito di santificare; è Gesù che vuole stare con noi, vivere in noi, donarci se stesso, mostrarci l’infinita misericordia e tenerezza di Dio; è l’unico Sacrificio di amore di Cristo che si rende presente, si realizza tra di noi e giunge fino al trono della Grazia, alla presenza di Dio, abbraccia l’umanità e ci unisce a Lui (cfr Discorso al Clero di Roma, 18 febbraio 2010).
E il sacerdote è chiamato ad essere ministro di questo grande Mistero, nel Sacramento e nella vita.

Se “la grande tradizione ecclesiale ha giustamente svincolato l’efficacia sacramentale dalla concreta situazione esistenziale del singolo sacerdote, e così le legittime attese dei fedeli sono adeguatamente salvaguardate”, ciò non toglie nulla “alla necessaria, anzi indispensabile tensione verso la perfezione morale, che deve abitare ogni cuore autenticamente sacerdotale”: c’è anche un esempio di fede e di testimonianza di santità, che il Popolo di Dio si attende giustamente dai suoi Pastori (cfr Benedetto XVI, Discorso alla Plenaria della Congr. per il Clero, 16 marzo 2009). Ed è nella celebrazione dei Santi Misteri che il sacerdote trova la radice della sua santificazione (cfr PO, 12-13).

Cari amici, siate consapevoli del grande dono che i sacerdoti sono per la Chiesa e per il mondo; attraverso il loro ministero, il Signore continua a salvare gli uomini, a rendersi presente, a santificare. Sappiate ringraziare Dio, e soprattutto siate vicini ai vostri sacerdoti con la preghiera e con il sostegno, specialmente nelle difficoltà, affinché siano sempre più Pastori secondo il cuore di Dio.