Tra le iniziative sui
social network segnaliamo su Facebook la pagina
Cammino Neocatecumenale: il ritorno dell'eresia degli Albigesi.
Generalmente sconsigliamo l'uso di Facebook e dei
social-network poiché lì vi si usa quasi sempre il proprio nome ed è visibile la cerchia di amici e di contatti. Infatti fin dagli anni '80 alcuni dei nostri collaboratori (oltre al sottoscritto) sono stati accanitamente molestati dai neocatecumenali e di una cattiveria che non potete neppure immaginare. Parlo di molestie
deliberate che in certi casi hanno anche interessato le Forze dell'Ordine, non parlo del
toglierci il saluto o delle calunnie da sagrestia. Per questo motivo al posto di Facebook (dove diventano visibili il tuo volto, i tuoi parenti e amici, il tuo nome e cognome, i tuoi parenti e amici, ecc.) preferiamo invece strumenti come blog e forum dove sia possibile discutere senza doversi far identificare con estrema esattezza, senza dover aggiungere inutili problemi e brutti fastidi alla propria vita.
Questo comporta che le
testimonianze contro il
Cammino, benché vere (dolorosamente vere!), vengano da loro automaticamente criticate come
lamentele anonime buttate lì su internet. In realtà molti di noi hanno già personalmente inviato (e invieranno ancora) testimonianze documentate e firmate con le proprie esatte generalità a sacerdoti, vescovi, cardinali, papi (e anche documenti depositati presso qualche notaio: non si sa mai...).
Ciò fino ad oggi non è bastato a molto, poiché i neocatecumenali controbattono adoperando ogni genere di
astuzie e trucchetti (come le
«oliature», come il far pervenire a vescovi e papi notizie
addomesticate, come il banalizzare i problemi del Cammino a presunte
"intemperanze di singoli", come
l'aggirare le decisioni dei parroci e vescovi, eccetera).
In realtà, quello che è veramente importante è il
sensibilizzare i singoli fedeli, religiosi, sacerdoti, vescovi, ed è addirittura più importante della denuncia fatta in modo "giuridicamente inappuntabile".
Tale sensibilizzazione va fatta personalmente,
uno ad uno, facendo leva sulla
fiducia personale almeno quanto sulla verità degli argomenti.
Se infatti un parroco sta pagando le rate della macchina nuova grazie alle
oliature che riceve dai neocatecumenali, sarà inutile ricordargli che il Cammino professa ambiguità, celebra strafalcioni,
opprime i semplici, scarnifica le anime. Occorrerà un lungo e lento lavoro, delicato e onesto lavoro, per fargli capire che i
trenta denari che gli vengono elargiti dal Cammino non lo rendono più "libero" (di comprarsi la macchina nuova), ma lo rendono schiavo (poiché ogni volta che i neocatecumenali vorranno pretendere qualcosa da lui, si limiteranno ad adombrare l'ipotesi della cessazione -o diminuzione- delle
«oliature»... e così lo terranno sempre al
guinzaglio). Se avesse riconosciuto questo meccanismo perverso prima di comprare la macchina nuova, probabilmente non ci sarebbe cascato.
Ugualmente occorre sensibilizzare i fedeli
uno ad uno, facendo presente non solo il fatto che la vera fede è
liberante («il mio giogo è dolce, il mio carico è leggero») mentre il Cammino è
carcere basato su una finzione di libertà (quanti neocatecumenali sono "fatalisti", "pessimisti", cupi, tristi, che ispirano tristezza perfino quando sorridono, vincolati ad agire e a parlare sempre allo stesso modo, legati da impegni, eventi, simulazioni di allegria, "decime" e tutto il resto)... ma anche facendo notare che l'ambiente neocatecumenale è "calorosamente umano" solo in apparenza, e che
quell'apparenza di "calore" si paga a peso d'oro (e se non paghi le "decime", i
cosiddetti "catechisti" se ne accorgono e
te la fanno pagare cara!).
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Frammenti di Eucarestia calpestati dai neocatecumenali |
Spesso le persone cadono nella trappola neocatecumenale perché oltre all'ignoranza della fede si aggiunge il fatto che la parrocchia sembra noiosa e la comunità neocatecumenale appare invece vivace e unita.
Anziché cercarsi un'altra chiesa spiritualmente più viva (la cappella delle suore, il santuario mariano, la chiesa del convento dei frati, eccetera), si accontentano del Cammino - quantomeno per una forma di pigrizia mentale, confondendo l'
allegria chiassosa con la
letizia cristiana. Bisogna subito avvisarli che il Cammino è peggio di una cambiale in bianco,
economicamente (le implacabili "decime" e le incessanti "raccolte fondi"), spiritualmente (i cosiddetti "catechisti" che ti indurranno a fare la
confessione pubblica, e poi tutto quel
merchandising kikiano obbligatorio per ogni comunità e per ogni "fratello"...) e invaderanno perfino il piano
affettivo (ti diranno addirittura chi ti devi sposare, quale dei tuoi figli cacciar via, quanto e come dovrai staccarti da tua madre, ti obbligheranno a far entrare in Cammino
i tuoi cari, eccetera).
In nessuna parrocchia avviene questo, in nessuna comunità religiosa, in nessun gruppo o movimento cattolico:
tale scempio avviene solo nel Cammino!
Ciò che va detto ai singoli fedeli potrebbe però non essere gradito al vescovo. Non si può andare dal vescovo a dire: "per ciò che ho vissuto, il Cammino è eretico": tanto più nei casi in cui anche il vescovo riceve l'
«oliatura» (sufficientemente ricca che anche
la sola ipotesi di metterla in pericolo gli procura allarme e fastidio).
I vescovi ascoltano ogni giorno le testimonianze più strampalate da parte di persone infuriate contro parroci, parrocchie, suore, diatribe ecclesiali a non finire, contro i
catechisti, contro i movimenti ecclesiali, contro la disposizione delle candele in chiesa, contro il
ras del quartiere che ha monopolizzato la festa del santo patrono... E vengono continuamente e sottilmente
minacciati, e perciò prendono spesso decisioni apparentemente strane o ingiuste, ma che sono tese anzitutto a limitare i danni (infatti a coloro che volessero mettersi in
pessima luce con un qualsiasi vescovo, basterà parlare in modo da sembrare minacciosi, lamentosi, fomentatori di divisioni, desiderosi di fargli perdere tempo con quisquilie da sacrestia o con denunce di eresia... i vescovi amano
decidere senza dover ratificare decisioni altrui: per questo, per mettere in
buona luce una denuncia, occorre che sia scritta nel modo più asettico e preciso possibile, senza anticipare giudizi, ma solo elencando con paziente pignoleria fatti, circostanze, foto, eventi che lo convincano "senza obbligo" di essere troppo grossi per essere ignorati).
Per cui nei confronti dei vescovi le singole
testimonianze a voce, anche se vere, assai raramente lasciano il segno. Quanta gente è stata paternamente ascoltata da un vescovo, per poi essere rimandata via con gentilezza, con promesse, con sorrisi, ma senza che poi a tutto ciò sia seguito alcun provvedimento! Per questo occorre lasciargli anche per iscritto la propria testimonianza, personalmente, per evitare che finisca nei cestini di qualche "alleato" del Cammino (non sono affatto illazioni: sappiamo da testimonianze dirette che le lettere di alcuni nostri collaboratori sono state cestinate dagli alleati dei
kikos di stanza in Curia senza leggere altro che il nome del mittente).
Quel che bisogna anzitutto far notare ai vescovi sono le storture del Cammino
che loro avrebbero paura di vedere sui giornali e riuscirci senza che ciò appaia come una minaccia o un obbligo per loro. Per esempio le testimonianze (specialmente se corredate da foto) dei
sacrilegi neocatecumenali, delle storture liturgiche, delle spese faraoniche per le brutture kikiane, ecc. Purtroppo tanti vescovi, di fronte al Cammino Neocatecumenale, hanno paura solo di perdere le "oliature" o di rovinarsi la "carriera" (quanto può essere facilmente ricattabile un vescovo a cui è stata ventilata una promozione entro 3, 4, 5 anni se rimarrà quieto, tanto più se concederà qualche favorino al Cammino, come ad esempio l'apertura di un seminario neocatecumenale... quanto può essere
malleabile dal Cammino un vescovo che ne riceve 15mila, 20mila, 30mila euro l'anno di
oliature...).
Inoltre, nello scrivere ad un vescovo, occorre saper parlare la lingua "vescovese", fatta di sapienti sfumature, di pazienti e ragionevoli distinguo, di sobrietà nei rimandi biblici (non c'è alcun bisogno di fargli la predica o la lezione di teologia o il copia/incolla del Catechismo), fatta di untuosa ostentazione di carità fraterna (nessun vescovo vuole apparire come colui che ha fomentato odi e divisioni), di precisione e sintesi, eccetera, tenendo sempre ben presente che per ogni nostra parola detta in verità, arriveranno presto cento menzogne eleganti per smentirla, e tenendo presente che nonostante gli appelli alla
privacy i nostri nomi saranno registrati immediatamente nelle Curie e nelle conventicole kikiane come
"quelli che ce l'hanno contro il Cammino".
Insomma, chi volesse impegnare il proprio nome e cognome contro il Cammino, dovrà pensarci a lungo e molto seriamente. Sia che ciò avvenga con una sacrosanta circostanziata denuncia al Vescovo, sia che ciò avvenga con una semplice cliccata su Facebook.
Gli attivisti del Cammino non temono le denunce e non mostrano scrupoli quando si tratta di vendicarsi contro chi getta luce sulle iniquità neocatecumenali. Il Cammino ama le tenebre e il segreto. Al Cammino fa più danno la foto di una "
comunione seduti" che cento lettere a cento Vescovi. Per questo motivo il semplice passaparola è stato quello che fino ad oggi ha dato più risultati.
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«Attento, vescovo!» |