lunedì 30 maggio 2011

"Nuova Evangelizzazione": un obiettivo da raggiungere per mezzo della TRADIZIONE!

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

Signori Cardinali,
Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari Fratelli e Sorelle,

quando lo scorso 28 giugno, ai Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo annunciai di voler istituire un Dicastero per la promozione della nuova evangelizzazione, davo uno sbocco operativo alla riflessione che avevo condotto da lungo tempo sulla necessità di offrire una risposta particolare al momento di crisi della vita cristiana, che si sta verificando in tanti Paesi, soprattutto di antica tradizione cristiana. Oggi, con questo incontro, posso costatare con piacere che il nuovo Pontificio Consiglio è diventato una realtà. Ringrazio Mons. Salvatore Fisichella per le parole che mi ha rivolto, introducendomi ai lavori della vostra prima Plenaria. Un saluto cordiale a tutti voi con l’incoraggiamento per il contributo che darete al lavoro del nuovo Dicastero, soprattutto in vista della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che, nell’ottobre 2012, affronterà proprio il tema "Nuova evangelizzazione e trasmissione della fede cristiana" [sarà interessante vedere cosa ne uscirà fuori].

Il termine “nuova evangelizzazione” richiama l’esigenza di una rinnovata modalità di annuncio, soprattutto per coloro che vivono in un contesto, come quello attuale, in cui gli sviluppi della secolarizzazione hanno lasciato pesanti tracce anche in Paesi di tradizione cristiana. Il Vangelo è il sempre nuovo annuncio della salvezza operata da Cristo per rendere l’umanità partecipe del mistero di Dio e della sua vita di amore e aprirla ad un futuro di speranza affidabile e forte. Sottolineare che in questo momento della storia la Chiesa è chiamata a compiere una nuova evangelizzazione, vuol dire intensificare l’azione missionaria per corrispondere pienamente al mandato del Signore. Il Concilio Vaticano II ricordava che “i gruppi in mezzo ai quali la Chiesa si trova, spesso, per varie ragioni, cambiano radicalmente, così che possono scaturire situazioni del tutto nuove” (Decr. Ad Gentes, 6). Con sguardo lungimirante, i Padri conciliari videro all’orizzonte il cambiamento culturale che oggi è facilmente verificabile. Proprio questa mutata situazione, che ha creato una condizione inaspettata per i credenti, richiede una particolare attenzione per l’annuncio del Vangelo, per rendere ragione della propria fede in situazioni differenti dal passato. La crisi che si sperimenta porta con sé i tratti dell’esclusione di Dio dalla vita delle persone, di una generalizzata indifferenza nei confronti della stessa fede cristiana, fino al tentativo di marginalizzarla dalla vita pubblica. Nei decenni passati era ancora possibile ritrovare un generale senso cristiano che unificava il comune sentire di intere generazioni, cresciute all’ombra della fede che aveva plasmato la cultura. Oggi, purtroppo, si assiste al dramma della frammentarietà che non consente più di avere un riferimento unificante; inoltre, si verifica spesso il fenomeno di persone che desiderano appartenere alla Chiesa, ma sono fortemente plasmate da una visione della vita in contrasto con la fede.

Annunciare Gesù Cristo unico Salvatore del mondo, oggi appare più complesso che nel passato; ma il nostro compito permane identico come agli albori della nostra storia. La missione non è mutata, così come non devono mutare l’entusiasmo e il coraggio che mossero gli Apostoli e i primi discepoli. Lo Spirito Santo che li spinse ad aprire le porte del cenacolo, costituendoli evangelizzatori (cfr At 2,1-4), è lo stesso Spirito che muove oggi la Chiesa per un rinnovato annuncio di speranza agli uomini del nostro tempo. Sant’Agostino afferma che non si deve pensare che la grazia dell’evangelizzazione si sia estesa fino agli Apostoli e con loro quella sorgente di grazia si sia esaurita, ma “questa sorgente si palesa quando fluisce, non quando cessa di versare. E fu in tal modo che la grazia tramite gli Apostoli raggiunse anche altri, che vennero inviati ad annunciare il Vangelo… anzi, ha continuato a chiamare fino a questi ultimi giorni l’intero corpo del suo Figlio Unigenito, cioè la sua Chiesa diffusa su tutta la terra” (Sermo 239,1). La grazia della missione ha sempre bisogno di nuovi evangelizzatori capaci di accoglierla, perché l’annuncio salvifico della Parola di Dio non venga mai meno, nelle mutevoli condizioni della storia.

Esiste una continuità dinamica tra l’annuncio dei primi discepoli e il nostro. Nel corso dei secoli la Chiesa non ha mai smesso di proclamare il mistero salvifico della morte e risurrezione di Gesù Cristo, ma quello stesso annuncio ha bisogno oggi di un rinnovato vigore per convincere l’uomo contemporaneo, spesso distratto e insensibile. La nuova evangelizzazione, per questo, dovrà farsi carico di trovare le vie per rendere maggiormente efficace l’annuncio della salvezza, senza del quale l’esistenza personale permane nella sua contraddittorietà e priva dell’essenziale. Anche in chi resta legato alle radici cristiane, ma vive il difficile rapporto con la modernità, è importante far comprendere che l’essere cristiano non è una specie di abito da vestire in privato o in particolari occasioni, ma è qualcosa di vivo e totalizzante, capace di assumere tutto ciò che di buono vi è nella modernità. Mi auguro che nel lavoro di questi giorni possiate delineare un progetto in grado di aiutare tutta la Chiesa e le differenti Chiese particolari, nell’impegno della nuova evangelizzazione; un progetto dove l’urgenza per un rinnovato annuncio si faccia carico della formazione, in particolare per le nuove generazioni, e sia coniugato con la proposta di segni concreti in grado di rendere evidente la risposta che la Chiesa intende offrire in questo peculiare momento. Se, da una parte, l’intera comunità è chiamata a rinvigorire lo spirito missionario per dare l’annuncio nuovo che gli uomini del nostro tempo attendono, non si potrà dimenticare che lo stile di vita dei credenti ha bisogno di una genuina credibilità, tanto più convincente quanto più drammatica è la condizione di coloro a cui si rivolgono. E’ per questo che vogliamo fare nostre le parole del Servo di Dio Papa Paolo VI, quando, a proposito dell’evangelizzazione, affermava: “È mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa evangelizzerà innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di santità” (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 41).

Cari amici, invocando l’intercessione di Maria, Stella dell’evangelizzazione, perché accompagni i portatori del Vangelo e apra i cuori di coloro che ascoltano, vi assicuro la mia preghiera per il vostro servizio ecclesiale e imparto su tutti voi la Benedizione Apostolica.

venerdì 27 maggio 2011

Il Cammino NC è "allineato" in molte diocesi. Ma i suoi Direttori sono ancora avvolti dal 'segreto'.

SIR 11:43 - AUSTRIA: MONS. SCHÜLLER, “IL CRISTIANESIMO EUROPEO È PARTICOLARMENTE ESPOSTO”
Mons. Schüller ritiene che non esista una tendenza a far “scomparire Dio dalla vita”, ma vanno rivisti i criteri in base ai quali valutare questa evoluzione. La Chiesa deve misurarsi con una discussione sulla sua struttura; occorre inoltre analizzare la questione di come vivere oggi la comunità, che “deve continuare ad essere comunità di credenti” incentrata “sull’Eucaristia, sulla diaconia e sulla responsabilità locale”.
[Fonte:http://www.agensir.it/pls/sir/v3_s2doc_b.rss?id_oggetto=217734]

ZENIT - Kiko: Il Cardinal Joachim Meisner il 25 marzo 2011 ha firmato il decreto per l’istituzione della Missio ad Gentes nella sua diocesi che sono una nuova forma di fare presente la chiesa non più attraverso la parrocchia tradizionale ma attraverso comunità di persone che vivono in mezzo alla gente come era nella Chiesa primitiva. [Fonte: http://www.zenit.org/article-26855?l=italian]

IL CN E’ PERFETTAMENTE ALLINEATO! Ma il Cardinal Meisner, Mons. Schüller conoscono il suo rito e le sue prassi dexcritti nel Direttorio per il quale vige l'Arcano? Si saranno letti tutti e 13 i volumi, che tra l'altro risultano 'emendati' solo formalmente e nessuno può verificarlo perché si guardano bene dal pubblicarli? Questa sotto riportata è l'ultima comunicazione, di ieri, che abbiamo ricevuto al riguardo!


Il Direttorio Catechetico non sarà pubblicato perchè è uno strumento specifico del Cammino leggi il Decreto di approvazione. E' pubblicato ma non reso pubblico a tutti. Non è un catechismo ma un Direttorio Catechetico specifico del Cammino che NON VI COMPETE, NON AVETE IL DIRITTO DI CONOSCERE.

Checchè ne dica anche qualche fratello del Cammino che scrive su questo blog, che evidentemente per la sua inesperienza del Cammino non sa certe cose, il Direttorio Catechetico non sarà e non deve essere mai reso pubblico perchè è giusto che sia così! L'arcano fa parte del carattere progressivo del Neocatecumenato come lo era del catecumenato antico. [ne abbiamo già dibattuto qui] - [e anche qui]

Non abbiamo nessun dovere di soddisfare le curiosità nè le pruderie delle persone.
[quanto meno anomalo che una dottrina che si definisce ecclesiale sia sottoposta al 'segreto' (caratteristica prettamente settaria), mentre chi aderisce ad una formazione sedicente cattolica (cioè universale e pubblica) ha tutto il diritto di sapere cos'è che gli viene inculcato e non certo per banale curiosità o pruderie - ndR]

NON VI ILLUDETE IL DIRETTORIO CATECHETICO NON LO LEGGERETE MAI!!!

"L'unico CNC che ammetteresti è un CNC che non esiste"....

Mi ha colpito molto la frase che fa da titolo a questo articolo.

In realtà è il "punto base" che segna la linea "divisoria" tra chi, come noi, ha constatato danni da parte del CnC, e chi invece lo "esalta" (sembrerà strano, ma non vi è un posizione "terza"..).

La realtà parla, dunque, di una "impermeabilità". Di una chiusura. Netta. Una chiusura netta a ciò che "molti" vorrebbero. E che è riassunto da un intervento di Emma, in risposta alla frase che titola l'articolo:

"Dunque un "itinerario di formazione cattolica" che sarebbe fedele alla Tradizione, alla Dottrina, alla Liturgia cattoliche, che non avrebbe l`arcano come norma ma che renderebbe pubblici tutti i testi, e che si chiamerebbe cammino neocatecumenale, non può esistere?"

ESATTO! Il punto, centrato in pieno, è proprio questo! In questa semplice, quanto cristallina frase di Emma, si può riassumere tutta la "richiesta" da parte di quel "mondo" che "critica" il CnC e che è abbandonato.

Alessio ha scritto che i punti che io riassumevo, riguardo le "richieste" che noi facciamo al CnC (ma in realtà ai movimenti in genere), potevano essere un buon punto di incontro da "approfondire". In realtà mi rammarico, perchè quei punti che io riassumevo sono stati sviscerati in abbondanza e per anni. Voler "ripartire" da quelli fa dolorosamente pensare che anche ri-approfondendoli, la possibilità che NULLA ACCADA sia più che pessimismo una realtà di fatto!
In ogni caso li re-inserisco, sperando che possano essere utili a far comprendere chi legge:
  1. La PRASSI del CnC non considera i CONTENUTI dell'Approvazione ricevuta, che viene definita arbitrariamente "approvazione del CnC come voluto da Kiko, a meno di qualche modifica". Ha apportato, infatti, solo alcune modifiche marginali (tipo Comunione in piedi/seduti o inserimento delle Messe del sabato nella lista delle Vespertine). Per il resto la prassi è rimasta immutata, a parte un uso più frequente delle citazioni al CCC, che però non esauriscono affatto il problema delle Catechesi segrete, che sono il fondamento del CnC, anche teologico e liturgico.
  2. I contenuti dell'approvazione forniscono delle regole di integrazione che il CnC, CONCRETAMENTE, non segue. O segue solo in certi casi. Ad esempio: il CnC è SOTTO LA DIREZIONE E LA VOLONTA' DEI VESCOVI... solo se i vescovi lo approvano. Viceversa, se non lo vogliono o lo vogliono allontanare, NON SI OBBEDISCE e ci si ribella, senza tener tanto conto dei METODI, come invece si continua a rimproverare alle persone ferite dal CnC stesso.
  3. Per dire che il CnC "si è adeguato alla Volontà della Chiesa", sarebbe necessario che:

    1. il Direttorio Catechetico fosse PUBBLICATO, come da volontà della Chiesa (invece si accampano mille "scuse teologiche", ma NON SI PUBBLICA!);
    2. la Santa Messa celebrata per il CnC obbedisse ai Libri liturgici Romani (Vetus e Novus ordo),senza aggiunte od omissioni. Il che, concretamente, vorrebbe dire l'abolizione delle suppellettili e dei SIMBOLISMI LITURGICI (che hanno un valore TEOLOGICO) presenti nelle "aule" o nelle Chiese Nc;
    • b.1 la collaborazione parrocchiale nel segno della RECIPROCITA' e della sottomissione alla Chiesa
    • b.2 l'adozione STABILE del CCC, fatta pubblicamente
    • b.3 la relativizzazione del "giorno di Sabato" come giorno per la Santa Messa per le Comunità. Il che vorrebbe dire far diventare il Sabato "eccezione", come nella volontà del Papa, e la Domenica la "regola".
  1. Il CnC RIPUDIA le persone che ne sono uscite avendone ricevuto il MALE e non la conversione e la "formazione cattolica", come recitano gli statuti! Sono classificate sommariamente, non sono ascoltate dai responsabili i quali, anche se si trattasse di casi "particolari", NON HANNO MAI FATTO NULLA PER CORREGGERLI. Il CnC, ad esempio, non considera che l'unione delle persone uscite dalla Comunità, è un diretto risultato dell'ABBANDONO che esse hanno subito. Non abbandono "affettivo" ma abbandono PASTORALE. Per questo si chiude gli occhi su queste responsabilità.

  2. A prescindere se in alcune Comunità si possa essere più o meno "fedeli" alle modifiche richieste, il problema di fondo permane. E la critica di chi non fa il CnC, o vi è uscito, è fondata A PRESCINDERE da queste particolarità. Perchè finchè non saranno pubblici i Direttori, finchè la Liturgia non subirà la modifica voluta dal Papa e dagli statuti (modifica di FORMA e di Sostanza, non accidentale), ogni altra parola risulterà insufficiente! Fare queste modifiche NON MI SEMBRA UN AFFRONTO AL CAMMINO! SE SI PENSA CHE LO SIA, C'E' QUALCOSA CHE NON VA!

mercoledì 25 maggio 2011

Riceviamo una testimonianza che fa riflettere, guardando il cammino dall'esterno attraverso contatti ravvicinati di diverso genere.

Carissimi,
Ho incominciato ad interessarmi seriamente del Cammino (dopo una serie di incontri casuali in cui avevo avuto una ottima impressione) perchè feci un incontro l'anno scorso in base al quale mi chiesi cosa mai ci fosse dietro ad un comportamento come quello di un “itinerante responsabile” che si inalbera di fronte ad un sacerdote anziano perchè insegnava a noi ragazzi la Devozione al Cuore di Gesù e tutto questo di fronte ad un sacerdote il quale (pur conoscendo da anni questo sacerdote anziano) non apre bocca.

Quello che è successo in seguito mi ha portato a cercare di comprendere meglio questa realtà con cui mi sono trovata a confrontarmi, sempre seguendo il principio di non accontentarmi mai della prima impressione. Dopo circa un anno, credo di aver capito quale sia il problema FONDAMENTALE…il punto critico di tutta questa storia.

Nel Cammino, probabilmente perchè non si la si insegna, (sembra quasi sia vietata), manca la RIFLESSIONE. Vengo e mi spiego: probabilmente per mia formazione sono abituata a riflettere ovvero a "tornare in me stessa", a confrontare quello che mi accade e la vita di comunità col mio rapporto con Cristo che è sempre comunque personale.

Durante una riunione noi ragazzi ce lo siamo detti: "se la comunità diventa un modo per mettere da parte il nostro rapporto con Dio, beh...fan..lo la comunità!" (chiedo scusa per il linguaggio, ma ci siamo detti proprio così)

Ovviamente ci vogliono degli strumenti per fare in modo che questa riflessione non sia fine a se stessa. Gli strumenti ce li ha dati la chiesa: Sacramenti, S.Scritture, Rosario, Adorazione, Preghiera (in cui la Liturgia delle Ore è semplicemente il mezzo più completo e articolato, ma non l'unico), confronto col confessore o col Padre spirituale.

Bene, a me questi strumenti sono stati messi in mano subito. Dal primo momento. Mi è stato insegnato ad usarli. Ho visto usarli e i risultati che davano. Chiaramente ci ho messo di mio. Ma l'inizio è stato fondamentale.

Ora, ogni carisma ha dei problemi intrinseci dovuti proprio alla sua particolarità. Chiaramente possono anche non presentarsi, ma bisogna sapere che possono accadere con più frequenza di altri.

Ora, la mia opinione è che, proprio per la sua rigida scansione in tappe successive, il cammino soffra di questa problematica: NON RIFLETTE. Tante volte mi è stato detto: Il cammino è così. Punto. E' una affermazione che non può bastare. Non DEVE bastare. Per nessuno.

Pensare che il Cammino siccome è sempre stato così e ha dato risultati e non riflettere, tornare in se stessi, vuol dire rischiare di confondere il MEZZO con il FINE. Pensare che, finchè si segue uno schema (pure nato ad una esperienza, ma pur sempre UNA esperienza) ti metta al riparo da possibili errori porta prima o poi, quegli errori a commetterli. Senza neanche accorgersene. E senza probabilmente riuscire a prenderne coscienza.

Da lì scaturisce tutto il resto. Perchè le persone non sono TUTTE uguali, le sensibilità non sono TUTTE uguali, le storie non sono TUTTE uguali. Trattare tutto e tutti alla stessa maniera non è il modo in cui agisce Gesù. Io ho fatto ESPERIENZA di questo. LUI non fa fotocopie..

Certamente il fatto che, fin dalle catechesi iniziali, ti si dica: "Ascolta e basta" può portare a questi problemi. L'ascolto è importante, e' fondamentale, ma non è l'Unica cosa importante. E il seguire uno schema catechetico in cui (per paura di sbagliare) si usa una modalità pedissequa porta a considerare ogni parola nel suo senso assoluto che è poi il senso che si usa nel Cammino.

Ed è per questo che spessissimo sembra "di non parlare la stessa lingua" Ecclesialmente parlando. Questo credo sia uno degli aspetti importanti (almeno per il mio modesto parere).

I neocatecumenali (e sto parlando dei catechisti e di chi ha ruoli di responsabilità) sono quelli con cui mi sono sentita meno "a casa" quando parlo. Cioè, io ho sempre parlato con tutti e comunque sia alla fine ci capivamo. Quante volte invece, parlando con un nc, ho sentito la frase: “sto facendo un sforzo per capirti!”. Quando parlo con loro è come se ci fosse un linguaggio diverso come se il Gesù che ho conosciuto io non è lo stesso che hanno conosciuto loro. Sono due persone diverse.

E qui veniamo al secondo punto di questa mia riflessione ovvero il fattore “approvazione”

Il fatto che il cammino sia stato approvato, paradossalmente, ha reso i nc con cui ho parlato ancora più “chiusi”. Il risultato che si ottiene visto dall’esterno, al primissimo impatto, è che per loro il cammino è perfetto. Ovvero il cammino è una realtà “che espelle la riflessione”

Ed è per questo motivo che, quando ho letto l’articolo sugli Scolopi, non mi sono stupita affatto. Perché quella mentalità assume quasi una valenza ASSOLUTA (dove porterà questo atteggiamento lo scopriremo solo con il tempo). Chiaramente non te lo dicono con queste parole, ma il risultato che si vede dall’esterno è questo.

E perché dico questo? Perché il cammino, nelle loro parole, diventa totalizzante.

Nel senso che non vale neanche la pena di sentire un canto di Frisina (o di qualunque altro autore) anche solo per cultura perchè quelli del Cammino sono Sacra Scrittura in musica. Che non vale la pena studiare un pò di storia della Chiesa (basta quello che ti dice Kiko nelle catechesi che sono state approvate): non ce n'è bisogno, è una perdita di tempo!

Altra conseguenza dell’approvazione è: l’unica che può avere da “ridire” (ma anche solo chiedere spiegazioni) è l’autorità ecclesiastica. Con una postilla: se il Magistero non punisce, vuol dire che va bene.

Cioè, finché non c'è un delegato del Vaticano che ti dice "così non si fa, pena scomunica!" (la lettera di Arinze "è stata superata dagli Statuti" con interpretazioni il cui senso non mi convince affatto) non c’è niente di cui preoccuparsi.

Più che altro, dico io, non c’è niente su cui CONFRONTARSI.

Spesso infatti mi hanno chiesto: "Ma OGGETTIVAMENTE cosa c'è di sbagliato"? E' qui credo che ci sia il punto nodale. Non c'è niente di OGGETTIVO su cui confrontarsi nel Cammino.

Ogni "movimento" ha un modo (o più modi) per far vedere da fuori che cosa è. Ha giornali, le parole del fondatore, i suoi testi di base.

Nel cammino il direttorio non è pubblicato (nonostante sia un catechismo vero e proprio), i vari Annunci di Kiko sono segreti. Eppure tutto il cammino si basa su quello. L'unica cosa che possono vedere tutti sono gli Statuti? Ma gli Statuti servono per la giurisprudenza, non per far vedere un carisma... Non si "dialoga" su uno statuto.

Ho la convinzione che basterebbe solo la pubblicazione del Direttorio per modificare questa impostazione di fondo e iniziare (forse per la prima volta) un dialogo costruttivo e tirare fuori il Cammino (e i suoi membri) dal fossato che, volontariamente o meno, si sono costruiti....

Chiaramente quello che ho scritto è la mia Esperienza. Non gli do un valore assoluto né voglio che gli sia dato, ma mi sento in dovere di dire la mia perché, nel bene e nel male come per tutte le realtà ecclesiali, stiamo percorrendo la stessa strada e tra compagni di viaggio ci si deve confrontare.
Liberissimi poi di non accettare nulla…

P.S hai avuto contatti con Raiden? Io volevo fargli una domanda. Tra poco ci sarà la GMG di Madrid e in questi giorni riflettevo sul fatto che (sia a Roma che a Colonia dove sono stata) non ho mai visto ragazzi neocatecumenali alle catechesi con i vescovi o alla Via Crucis. Li ho visti nei momenti di svago in giro per la città e, chiaramente, per la Veglia e la messa conclusiva.
Ora, dato che la mia esperienza è ben poca cosa volevo chiedere a lui se i ragazzi del Cammino partecipano attivamente alle attività delle GMG (ovvero Via crucis, confessione sacramentale, incontro con i vescovi).

Io a Madrid ci andrò e per quanto mi riguarda, se mi sarà possibile, cercherò di “attaccar bottone” anche con loro perché, scopo della GMG è anche “scoprirsi” gli uni gli altri come membri di una grande famiglia che è la Chiesa Cattolica.

Scusa la prolissità
(firma)

sabato 21 maggio 2011

La Speranza non delude... Sul futuro della Chiesa e su chi appartiene davvero ad essa

Di recente sono state rese pubbliche le nomine dei "consultori" (ruolo che evidentemente non equivale a quello di plenipotenziari!) per il nuovo Dicastero dell'Evangelizzazione. Poco prima è stata resa pubblica la nomina dell' Ex numero 3 della Segreteria di Stato Vaticana, Filoni, all' Evangelizzazione dei Popoli.

Due fatti che hanno destato non pochi dubbi in molti. Come al solito la realtà è "chiaro-scura", perchè essi non possono essere letti in modo monolitico. Le voci si diversificano: tra chi "esulta" per l' "espansione" del proprio "concetto di Chiesa" (alla faccia del "servizio" e della "sottomissione"!); chi si abbatte perchè vede avvicinarsi questa presunta espansione; chi è stanco e semplicemente sfiduciato; chi invece vede in questo, come negli altri atti inanellati dal Pontificato attuale (sulla scia del termine di quello precedente), la volontà di raddrizzare la Barca, partendo gradualmente dalle basi.

La creazione stessa di un dicastero per l'Evangelizzazione è, in teoria, un fatto strano. Una realtà come qella dell'Evangelizzazione non era forse ben "gestita" precedentemente? Non era forse ben organizzata? Evidentemente NO. Perchè l'esigenza di creare addirittura un DICASTERO (non un istituto o un ufficio), evidentemente è tale per aver registrato non pochi problemi in questo campo. Ed in effetti è così. Quali sono i prsupposti di questo Dicastero? Lo ha dichiarato il Papa nel Motu propio UBICUMQUE ET SEMPER:

"Nel nostro tempo, uno dei suoi tratti singolari è stato il misurarsi con il fenomeno del distacco dalla fede, che si è progressivamente manifestato presso società e culture che da secoli apparivano impregnate dal Vangelo...
...Facendomi dunque carico della preoccupazione dei miei venerati Predecessori, ritengo opportuno offrire delle risposte adeguate perché la Chiesa intera, lasciandosi rigenerare dalla forza dello Spirito Santo, si presenti al mondo contemporaneo con uno slancio missionario in grado di promuovere una nuova evangelizzazione. Essa fa riferimento soprattutto alle Chiese di antica fondazione, che pure vivono realtà assai differenziate, a cui corrispondono bisogni diversi, che attendono impulsi di evangelizzazione diversi: in alcuni territori, infatti, pur nel progredire del fenomeno della secolarizzazione, la pratica cristiana manifesta ancora una buona vitalità e un profondo radicamento nell'animo di intere popolazioni; in altre regioni, invece, si nota una più chiara presa di distanza della società nel suo insieme dalla fede, con un tessuto ecclesiale più debole, anche se non privo di elementi di vivacità, che lo Spirito Santo non manca di suscitare; conosciamo poi, purtroppo, delle zone che appaiono pressoché completamente scristianizzate, in cui la luce della fede è affidata alla testimonianza di piccole comunità: queste terre, che avrebbero bisogno di un rinnovato primo annuncio del Vangelo, appaiono essere particolarmente refrattarie a molti aspetti del messaggio cristiano.
La diversità delle situazioni esige un attento discernimento; parlare di “nuova evangelizzazione” non significa, infatti, dover elaborare un'unica formula uguale per tutte le circostanze. E, tuttavia, non è difficile scorgere come ciò di cui hanno bisogno tutte le Chiese che vivono in territori tradizionalmente cristiani sia un rinnovato slancio missionario, espressione di una nuova generosa apertura al dono della grazia. Infatti, non possiamo dimenticare che il primo compito sarà sempre quello di rendersi docili all'opera gratuita dello Spirito del Risorto, che accompagna quanti sono portatori del Vangelo e apre il cuore di coloro che ascoltano. Per proclamare in modo fecondo la Parola del Vangelo, è richiesto anzitutto che si faccia profonda esperienza di Dio."

I presupposti del Dicastero, quindi, vertono proprio sul problema dei famosi "lontani". I "Battezzati non catechizzati", e in ultima analisi le popolazioni secolarizzate o completamente ignoranti del Vangelo. Questo Dicastero è, dunque, responsabile dell'Evangelizzazione che il CnC si è dato di portare avanti, sull base di una autonomia auto-dichiarata. Interessanti, poi, i punti normativi del Motu proprio:

"Art.1.
§ 1. È costituito il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, quale Dicastero della Curia Romana, ai sensi della Costituzione apostolica Pastor bonus.
§ 2. Il Consiglio persegue la propria finalità sia stimolando la riflessione sui temi della nuova evangelizzazione, sia individuando e promuovendo le forme e gli strumenti atti a realizzarla.

Art. 2.
L’azione del Consiglio, che si svolge in collaborazione con gli altri Dicasteri ed Organismi della Curia Romana, nel rispetto delle relative competenze, è al servizio delle Chiese particolari, specialmente in quei territori di tradizione cristiana dove con maggiore evidenza si manifesta il fenomeno della secolarizzazione.

Art. 3.
Tra i compiti specifici del Consiglio si segnalano:
...
3°. far conoscere e sostenere iniziative legate alla nuova evangelizzazione già in atto nelle diverse Chiese particolari e promuoverne la realizzazione di nuove, coinvolgendo attivamente anche le risorse presenti negli Istituti di Vita Consacrata e nelle Società di Vita Apostolica, come pure nelle aggregazioni di fedeli e nelle nuove comunità;
4°. studiare e favorire l'utilizzo delle moderne forme di comunicazione, come strumenti per la nuova evangelizzazione;
5°. promuovere l'uso del Catechismo della Chiesa Cattolica, quale formulazione essenziale e completa del contenuto della fede per gli uomini del nostro tempo."

Interessante la struttura normativa e decisionale del Dicastero, che vuole fungere da "direttore" e responsabile della c.d. "nuova evangelizzazione", specificando bene che essa non può essere "monotematica", uguale ovunque e soprattutto non può avere nuovi contenuti. Interessante che chi si "candida" come "evengelizzatore", ha dei chiari obblighi nei confronti del Dicastero e DEVE esservi sottomesso.

In questo senso è interessante far notare che chi è "evangelizzatore" NON PUO' non essere un devoto figlio della Chiesa e NON PUO' non essere in filale sottomissione al Papa e ai Vescovi IN COMUNIONE CON LUI, CONCRETAMENTE. A questo proposito è quanto mai proficuo citare un'intervista al Mons. G. Marini, riguardo la Divina Liturgia e il Ruolo del Magistero del Papa, come quello del Maestro delle Celebrazioni (discorso estendibile nel suo concetto fondante):

"D:Come è impostata la sua collaborazione con il Santo Padre ?

R:Mi pare importante, anzitutto, ricordare che le celebrazioni presiedute dal Papa sono chiamate a essere punto di riferimento per l’intera Chiesa. E’ il Papa il Sommo Pontefice, il grande liturgo nella Chiesa, colui che, anche attraverso la celebrazione, esercita un autorevolissimo insegnamento liturgico a cui tutti devono fare riferimento.
Alla luce di questo si capisce meglio quale debba essere lo stile della collaborazione del Maestro delle Celebrazioni con il Santo Padre. Si tratta di operare al fine di rendere le liturgie papali espressione autentica dell’orientamento liturgico del Papa. Da questo punto di vista è davvero Maestro colui che si fa servitore umile e fedele della liturgia della Chiesa. Così ho inteso impostare fin da subito il mio impegno nell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice."

Ora mi chiedo e vi chiedo: concretamente, dove e come Kiko è "servitore del magistero del Papa"? Dico CONCRETAMENTE, non in modo "formale" o pseudo-furbesco! Concretamente, DOVE E COME KIKO HA OPERATO COME IL PAPA MOSTRA E INSEGNA? E' autentico "evangelizzatore", colui che "fa a modo suo"? Che strumentalizza? Che non ascolta i richiami?

Questa è la speranza da riporre nel dicastero dell' Evangelizzazione, come nella nomina di Filoni all'Evangelizzazione dei Popoli, la quale, come dice il Motu proprio, dovrà cooperare con il Dicastero stesso, e quindi non potrà gestire questo importante "settore" in modo solitario nonché kikodipendente.

mercoledì 18 maggio 2011

Una inquietante eterogeneità dei fini emerge dal Convegno Summorum Pontificum del 13-15 maggio scorso


Ieri 16 maggio Zenit pubblica, con il titolo La missione della liturgia antica nel futuro della Chiesa, un articolo le cui sottolineature hanno evidenziato le storture che avevo già colto negli interventi dei relatori ricordati. Vengono citati i curiali: Canizares, Koch, Pozzo aggiungendo Aillet e neppure nominati i veri tradizionali: Schneider e Bux.

Quelle che nella mia dabbenaggine e forse ostinata speranza avevo preso come oltranziste posizioni di pastori 'formati' e costituiti dal più avanzato post-conciliarismo, appaiono in realtà, da questa sintesi le chiavi di volta della posizione del Papa e della Curia in ordine all'autentico culto da rendere a Dio, suo ius divinum e primaria funzione della Chiesa, che per esser nominata ha dovuto attendere l'intervento di Mons. Schneider, il quale l'ha introdotta all'inizio della sua relazione e con vigore, quasi nell'urgenza di colmare -e da subito- la 'strana' trascuratezza del card. Koch, che tanto mi aveva colpita.

L'obiettivo di arrivare ad un unico rito, partendo evidentemente dal NO, da 'arricchire' con brandelli dell'Antico, dopo averne dimenticato e addirittura oltrepassato la teologia e la dogmatica, mi sembra una perversa eterogeneità dei fini che voglio sperare il Convegno e i suoi promotori non si ripromettessero e che non erano assolutamente riconoscibili all'inizio dell'Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum sorta negli scorsi anni, oggi inquinata da presenze come quella di Aillet (dichiaratamente neocatecumenale, che ha già introdotto nella sua diocesi le "piccole cellule di evangelizzazione", accolte con grande favore, ma solo perché accompagnate dai soliti peana enfatici, poiché chi non conosce dal di dentro queste cose non può intuirne i risvolti settari ed eretici).

Non mi meraviglia che al convegno ci fossero voci diverse, ma sono delusa dal fatto che si sia posto l'accento SOLO su quelle curiali di netto conio post-conciliare e che non ne sia scaturito un confronto, ma due realtà in contrapposizione. E' ovvio che se nella Chiesa bisogna convivere ed è necessario confrontarsi e ciò lo è tanto di più in questo momento in cui il concilio ha lasciato i sui segni profondi e si fa fatica a distinguere la verità dagli errori, il confronto sembra allontanato e forse negato, da un "discorso mancato".

Dobbiamo essere tuttavia consapevoli che si tratta di una convivenza rischiosa, che è IMPOSTA che a rigore non sarebbe DOVUTA e che di fatto deriva dalla desistenza tutta post-conciliare dal condannare l'errore; il che vorrebbe impedirci persino di chiamarlo col suo nome...

Ciò premesso il mio articolo è mosso dal fatto che una fonte autorevole come Zenit sottolinea che le relazioni di Aillet e Koch rispecchiano la mens del Papa e ciò mi pare confermato dall'evolversi della situazione: dichiarazione perentoria di Canizares che la Riforma della Riforma non ci sarà e che interverrà il "nuovo movimento liturgico" dal basso (!?).

Questo "dal basso", rischia di dover essere letto con 'cattivi maestri' alla kiko e carmen: [è di oggi la nomina di Kiko Arguello come consultore del Dicastero per la Nuova Evangelizzazione (!?)], in un momento in cui le mentes liturgiche partoriscono strane commistioni hegeliane, teilhardiane... Dico questo perché Koch ha parlato di opposti da conciliare; ha trasformato l'Offerta da oblazione in lode, (che non è sbagliato, ma non si può tralasciare l'oblazione) e anche della Liturgia come evento cosmico. Ricordo che oltre al 'cosmo', c'è Il Soprannaturale, che sarebbe a dire la divinità del nostro Signore Gesù Cristo che è il "Pane disceso dal Cielo"!

Della relazione di Koch a me è rimasto impresso il fatto che, partendo da dualismi come Sacrificio (VO) - Cena (NO); Sacerdote - Assemblea e Adorazione - Partecipazione, ha definito il tutto "falsa alternativa, non antitesi ma mutuo arricchimento". Inoltre, se all'inizio ha fatto un rapido accenno al sacrificio della Chiesa che si unisce al Signore presente e unisce la sua volontà di offrire se stesso per la redenzione del mondo, successivamente ha operato la coincidenza degli opposti parlando più volte del servizio catabatico di Dio che si china sull'uomo e del servizio anabatico dell'uomo che si innalza verso Dio. Ha ricordato che offertorio deriva da auferre, cioè 'innalzare' che ha ricondotto a "gratias agere: sacrificium laudis come oblatio rationalis in forma di parola". Non ha di certo evidenziato che anche in ebraico 'fatto salire' è il verbo riferito alla vittima. Avete presenti i gesti del sacerdote all'elevazione mentre 'fa salire' verso il Padre l'Hostia pura santa e immacolata e il Calice della Salvezza?

Ebbene, Koch di tutto ha parlato, nel suo esporre erudito che aveva anche il suo fascino, tranne che dell'espiazione e della Redenzione operata del Signore sulla Croce e ha sviluppato il discorso sul culto come lode tutto incentrato sull'uomo; nel che -a parte l'antropocentrismo- c'è del vero, ma resta monco se sparisce il Sacrificio e non si ricorda lo ius divinum della Liturgia come autentico culto a Dio reso dall'immolazione del Figlio.


Per questo, credo non a caso, l'intervento di mons. Schneider immediatamente successivo è partito con vigore proprio mettendo in risalto questo elemento clamorosamente mancante: il "Diritto divino" nella Sacra Liturgia...

Koch ha inoltre ribadito, con dotti e anche giusti ma non completi sviluppi del discorso, che bisogna salvare l'interpretazione del Vaticano II. Mi è apparsa chiara l'analogia con i documenti del concilio che spesso presentano la caratteristica di dire cose giuste ma monche del dato fondamentale o, se questo c'è, alla fine viene diluito per poi scomparire nelle eccezioni successivamente esposte.

Dopo questa, che è la mia impressione, ma scaturisce da quel che ho ascoltato direttamente, che dire? Se c'è qualcuno che mi conferma che questa è anche la mens del Papa; il che è suffragato da quel che ho già detto di Canizares, il mio è pessimismo ostinato o realismo dolente? Realismo che prega e spera nei rimedi che il Signore vorrà aiutarci a trovare, ringraziando in primo luogo per la Santa e Divina Liturgia che tuttavia non ha i margini di sviluppo che si vorrebbero a causa della pastorale opposta, col rischio di strani connubi che rischiano di inquinarla...

Se questo è il risultato del Convegno, ignorando completamente gli interventi di Mons. Bux e mons. Schneider, tutti in altra direzione, purtroppo il mio sentore pre-convegno è stato malauguratamente confermato. Non so cosa ne pensi p. Nuara, che è uno degli antesignani della Fraternità Sacerdotale Summorum Pontificum; ma credo che, pur essendo necessario convivere, in Curia, con le altre posizioni, non sia facile né fronteggiarle né arginarle soprattutto se, come vien affermato, sono le stesse del Trono più alto!

Ora si spiega come mai vescovi come Aillet, Cattenoz, Rey, Schoenborn e molti altri, che sappiamo vanno a farsi evangelizzare a frotte alla Domus Galileae [vedi anche], si mostrano favorevoli al Rito Antiquior: per inquinarlo, così come hanno già fatto per il resto della Chiesa nella sua Tradizione perenne, rinnegata e sostituita con quella conciliare, nell'assunto -proclamato ma non dimostrato- che essa sia la sintesi onnicomprensiva e l'espressione più pura dell'intera Tradizione: parole di Benedetto XVI, che sembrano troncare sul nascere il dibattito che molti studiosi tentano di sviluppare.

L'unica cosa che possiamo sperare è che il Signore non voglia permettere il compiersi di questo ulteriore scempio, certamente non imminente, ma che permane come un'ombra sul futuro!

giovedì 12 maggio 2011

I "GRANDI NUMERI"...che poi sono molto piccoli...

Il sito autocelebrativo del Cammino Neocatecumenale "Cammino Info" ripubblica oggi ancora una volta (repetita iuvant, in mancanza d'altro) un pezzo ovviamente autocelebrativo apparso su "Segni dei tempi" qualche mese fa.

Tra le altre scontatissime lodi autoprofuse ci colpisce questa puntualizzazione più o meno ufficiale:

"I neocatecumenali sono presenti in 1320 diocesi di 110 Paesi nei cinque continenti, con 20.000 comunità attive in seimila parrocchie. Solo a Roma il Cammino è presente in 100 parrocchie e 500 comunità. A Madrid sono presenti, invece, in 85 parrocchie e 300 comunità."

A conti fatti dunque - lo affermano loro stessi - i neocatecumenali nel mondo oggi ammontano appena a circa cinquecentomila aderenti ( 20.000 comunità per una media di 20/30 persone per comunità).

Se consideriamo che appena 3 anni fa la propaganda ncn, in sede di approvazione dello Statuto, vantava a pieni polmoni un numero di adepti superiore al milione di persone, ci viene da pensare che questo vistosissimo calo numerico abbia dei risvolti che noi non conosciamo , ma che possiamo immaginare: un crollo di immagine? una presa di coscienza delle persone circa le "stranezze" del Cammino?

Non lo sappiamo.

Pensiamo però che l'organizzazione capillare della GMG di Madrid, che sta richiedendo ai ncn uno sforzo enorme per portarvi le solite " folle" di giovani ( e soprattutto di "meno giovani") risponda all'esigenza di rilanciare il Cammino...ora che Mons . Filoni forse potrà concretamente aiutarlo a superare - o almeno a mascherare - le secche di una ripetitività e di un culto di personalità "terrene" sempre più fini a se stesse.

lunedì 9 maggio 2011

Giappone: nuovi vescovi sfavorevoli al Cammino Neocatecumenale

Il Papa ha nominato mons. Giovanni Eijiro Suwa, parroco ad Enokuchi nella prefettura di Kochi in Giappone, nuovo vescovo di Takamatsu. Qualche tempo fa avevamo segnalato un suo intervento sul Cammino Neocatecumenale. Verrà consacrato vescovo il prossimo 19 giugno 2011.

Il Papa ha inoltre nominato vescovo mons. Paolo Sueo Hamaguchi, del quale pure avevamo notato un intervento sul caso del seminario neocatecumenale di Takamatsu. Verrà consacrato vescovo il prossimo 26 giugno 2011.

Ma queste buone notizie non ci rassicurano: la Chiesa cattolica che è in Giappone (e in generale ogni terra di missione) continuerà purtroppo ad avere a che fare con una Congregazione "stranamente amica" del Cammino Neocatecumenale: leggiamo infatti dell'avvicendamento di Filoni a Dias nella Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Filoni, nuovo "papa rosso" : rosso perché cardinale, e papa perché ha poteri quasi assoluti sulle terre di missione della cattolicità, in sostanza sulle Chiese dell'Africa e dell'Asia. Infatti l'appellativo gli viene dato oltre che per i suoi ampi poteri riguardanti la gestione economica di enormi risorse che confluiscono in quel settore, anche perché ha a disposizione «oltre un terzo delle circoscrizioni ecclesiastiche del mondo, [ed avrà] voce in capitolo anche sulla nomina dei vescovi e il suo dicastero possiede un patrimonio stimato in 9 miliardi di euro, in gran parte composto da immobili».

Indubbiamente il Cnc si contraddistingue per la capacità di gestire potere e denaro e, conseguentemente assicurarsi gli appoggi "che contano", soprattutto quelli che "contano di più". Ma questo non è un carìsma, è una capacità soltanto umana che, nel momento in cui viene usata, ha già espulso il Soprannaturale. Il successo, che comprende la fagocitazione o l'asfissia del resto della Chiesa, fino ad un certo punto è assicurato; ma poi? Non resta che distogliere lo sguardo dagli uomini e rivolgerlo al Signore. Non prima di aver denunciato l'ennesima 'mossa' vincente sul piano umano.


Per i precedenti: [vedi] - [vedi] - [vedi] - [vedi ] - [vedi] - [vedi] - [vedi]

domenica 1 maggio 2011

GIOVANNI PAOLO II E' BEATO

NEL GIORNO DELLA BEATIFICAZIONE DI QUESTO GRANDE PAPA, SPESSO RITENUTO RIDUTTIVAMENTE IL "PAPA DEI MOVIMENTI", VOGLIAMO RICORDARNE ALCUNI ASPETTI PASTORALI TROPPO FRETTOLOSAMENTE TRASCURATI DALLA PROPAGANDA SETTORIALE DI ALCUNE AGGREGAZIONI.
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La figura e l'opera di Giovanni Paolo II non hanno bisogno, per essere tratteggiate, del nostro intervento in giorni in cui tutti i media in un modo o nell'altro ne parlano.

L'accento si pone quasi sempre sulla "pastoralità" di questo successore di Pietro, esercitata non solo nelle inedite convocazioni delle GMG, ma anche di concerto con alcuni movimenti ecclesiali i quali, a loro volta, vantano questa amicizia speciale con il Papa oggi beato.

Si rischia di far scadere l'azione apostolica, poliedrica e titanica, di questo grande pontefice in un più o meno banale "patrocinio" dato ad alcuni movimenti, sottintendendo quasi che egli dava a questi ultimi una libertà "evangelizzatrice" che tuttavia, a parere di non pochi osservatori, poteva e può ancora oggi apparire anarcoide.

In effetti Giovanni Paolo II, autore rigoroso della Christifideles Laici, magna cartha dell'impegno laicale nella Chiesa, ha dettato alcuni inconfutabili " Criteri di ecclesialità" per i movimenti in genere, che dobbiamo tenere sempre presenti e che devono farci riflettere.

Ricordiamoli:
Criteri di ecclesialità
«criteri chiari e precisi di discernimento e di riconoscimento delle aggregazioni laicali, detti anche "criteri di ecclesialità"»
(Christifideles Laici 30)
Vengono enunciati quattro criteri di ecclesialità:

  1. Il primato dato alla vocazione di ogni cristiano alla santità. Le aggregazioni di fedeli sono chiamate ad essere sempre più strumento di santità nella Chiesa.
  2. La responsabilità di confessare la fede cattolica, in obbedienza al Magistero della Chiesa.
  3. La testimonianza di una comunione salda e convinta, in relazione filiale con il Papa, "perpetuo e visibile centro dell'unità della Chiesa universale", e con il Vescovo "principio visibile e fondamento dell'unità" della Chiesa particolare.
  4. La conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa, ossia l'evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza.


E' appena il caso di osservare che, qualora almeno questi quattro criteri, fossero pienamente osservati dai Neocatecumenali, molti aspetti procedurali del Cammino rientrerebbero veramente nella prassi ecclesiale.

Invece non vi rientrano, se è vero che appena ieri Kiko Arguello , intervistato sulla figura e sull'opera di Giovanni Paolo II dalla neocatecumenale D.D. in forza alla Radiovaticana (Radiogiornale del 30 aprile 2011), ha reiterato alcuni slogans propagandistici del Cammino, asserendo: "(Giovanni Paolo II) ...è stato molto importante, perché per esempio ha approvato lo Statuto. Giovanni Paolo II ha definito la natura del Cammino Neocatecumenale, quando ha detto che il Cammino è un itinerario di formazione cattolica valido per la società, per i tempi di oggi. Dopo aver visto la difficoltà della Scandinavia, della Finlandia, della Svezia, dove la società è tutta secolarizzata, abbiamo pensato che fosse necessario mandare famiglie che mostrassero la fede cristiana. E abbiamo inviato durante il suo pontificato le prime famiglie nel Nord Europa...".
In pratica Kiko Arguello ancora una volta:
  • riduce la figura e l'opera di Giovanni Paolo II a quella di "semplice" seguace e tutore del Cammino;
  • trascura di dire volutamente che Giovanni Paolo II GLI HA A LUNGO SOLLECITATO UNO STATUTO (che eglI, Kiko, NON voleva assolutamente e caparbiamente fosse formulato), NE HA BOCCIATO TOTALMENTE LE PRIME DUE STESURE E SOLO DOPO LA TERZA STESURA ( per la quale affiancò alla triade del Cammino un cardinale) LO HA APPROVATO AD EXPERIMENTUM;
  • volutamente modifica ancora una volta l'espressione attribuita al Papa e contenuta nella lettera "Ogniqualvolta", là dove si trova scritto che il Cammino è "un itinerario di formazione cattolica validA per la società, per i tempi di oggi" e non, come ripete ancora Arguello:"un itinerario di formazione cattolica validO per la società, per i tempi di oggi" (La differenza in questo caso - come abbiamo avuto modo di dimostrare più volte - non è solo di ordine sintattico);
  • vanta, ancora una volta, che solo il Cammino ha "visto" la secolarizzazione imperante nei paesi del nord Europa, proponendo a Giovanni Paolo II (che, implicitamente, secondo lui, non aveva "visto" tale fenomeno) l'invio di famiglie in missione.
Insomma, sempre più sconcertante: persino in una giornata di festa per la Chiesa Universale, Kiko è riuscito a porre al centro dell'attenzione solo se stesso e il suo "Cammino".