Riconoscenza per la predicazione del Vangelo, per l’aiuto offerto ai fedeli e per l’approfondimento di fede ma anche invito al rispetto delle liturgie, a celebrare la messa in accordo con la chiesa locale e allo studio della lingua e della cultura della gente. È in sintesi quanto si legge in una lettera che gli ordinari cattolici di Terra Santa hanno indirizzato ai “fratelli e alle sorelle del Cammino neocatecumenale”. “Siamo riconoscenti per la vostra presenza in alcune delle nostre parrocchie, per la predicazione della Parola di Dio, per l'aiuto offerto ai nostri fedeli nell'approfondimento della loro fede e nel radicarsi nella loro propria chiesa locale” affermano gli Ordinari che però invitano gli aderenti al Cammino “a restare fedeli al principio ‘una parrocchia, una Eucarestia’. Il vostro primo dovere perciò, se volete aiutare i fedeli a crescere nella fede, è di radicarli nelle parrocchie e nelle proprie tradizioni liturgiche nelle quali sono cresciuti da generazioni”.
In Oriente, ricordano gli Ordinari cattolici, “teniamo molto alla nostra liturgia e alle nostre tradizioni. Vi preghiamo di aver la carità di capire e rispettare l'attaccamento dei nostri fedeli alle proprie liturgie”. Altra richiesta rivolta al Cammino dagli Ordinari cattolici è che “le celebrazioni eucaristiche, in tutti i riti orientali, nonché nel rito latino, siano sempre presiedute dal parroco, o, nel caso del rito latino, in pieno accordo con lui”. “Vi chiediamo inoltre di mettervi seriamente allo studio della lingua e della cultura della gente, in segno di rispetto per loro e quale strumento di comprensione della loro anima e della loro storia, nel contesto della Terra Santa: pluralismo religioso, culturale e nazionale. Inoltre, nei nostri Paesi, Palestina, Israele, Giordania, tutti sono alla ricerca della pace e della giustizia, una ricerca che fa parte integrante della nostra vita di cristiani. Ogni predicazione – concludono i capi delle Chiese - dovrebbe guidare i nostri fedeli negli atteggiamenti concreti da assumere nel diversi contesti della vita e nella stessa situazione di conflitto che continua in Palestina: atteggiamento di perdono e di amore per il nemico, da un lato, e dall'altro, esigenza dei propri diritti: specialmente la dignità, la libertà e la giustizia”. [Fonte SIR 26 febbraio 2007]