Sant'Agostino nello studio (Caravaggio) |
Chissà quante
volte abbiamo ascoltato, sia nelle interminabili convivenze
direttamente da Kiko, sia in quelle di riporto dagli itineranti e dagli altri
catechisti, l’accento che si pone sul fatto di indicare se stessi a servizio di
ogni singolo fratello e della Chiesa in genere. Un “servizio” come
prolungamento visibile della mano del Vescovo che è investito a
servire la Diocesi
intera e unico responsabile di ogni “iniziazione cristiana” perché partecipe
del mandato “Petrino”. Nella Chiesa si parla di gerarchia nel “servizio” e non
nel "comando" come s’intende nel mondo, ed esso deve rimanere tale se vogliamo permanere
sulle orme di Cristo. Ma forse nel cammino si è perso il significato di questa
parola, probabilmente perché mai nessuno ce l’ha spiegata e noi mai ci siamo
presi la briga di andare a vedere cosa significasse. Per ignoranza o per
accidia, anche noi fuoriusciti in gran numero da questa setta, abbiamo permesso
che questa struttura permanesse fino ad oggi, anche se ci sono da tempo molti
accenni di vacillamento sia interiore che esteriore. Ma vediamo qual è il
"servizio" del Vescovo a detta di uno dei primi che è stato anche
dichiarato dottore della chiesa, uno dei più grandi santi: Sant’Agostino.
- Il vescovo che è vostro Capo, è vostro servitore... Il Signore ci dia, coll'aiuto delle vostre preghiere, di essere e restare fino alla fine ciò che volete che noi siamo...; che ci aiuti a compiere ciò che ha comandato. Chiunque siamo, tuttavia, non riponete in noi la vostra speranza. Mi permetto di dirvelo da vescovo: desidero compiacermi in voi, ma non trarne motivo d'orgoglio... E ora parlo al popolo di Dio in nome di Cristo, parlo nella Chiesa di Dio, parlo come umile servitore di Dio: non riponete in noi la vostra speranza, non riponetela negli uomini. Siamo buoni? Siamo servitori. Siamo cattivi? Restiamo servitori. Ma i servitori buoni e fedeli sono i veri servitori (s. Agostino Discorso nell'ordinazione di un vescovo,3,9; Guelferbytanus n°32, PLS 2, 637).Tante sono le cose che si potrebbero capire o leggere tra le righe. Voglio solo rimarcare il fatto che per ben due volte ripete: “non riponete in noi la vostra speranza” e la seconda volta aggiunge: “non riponetela negli uomini” Forte della frase di Geremia: “Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore allontana il suo cuore” (Ger 17, 5) ed ancora da quelle dette da Paolo alle comunità di cristiani appena formate: “Siete stati comprati a caro prezzo; non fatevi schiavi degli uomini!” (1 Cor 7, 23); “Siete stati chiamati alla libertà; non fatevi schiavi degli uomini” (Gal 5,13).
Benissimo, la
prima parte del discorso “siamo servi” l’abbiamo sentita pronunciare tantissime
volte, quella che Kiko ed i catechisti sono a servizio delle
comunità, ma la seconda parte non riponete in noi la vostra
speranza è totalmente assente perché loro, all’incontrario, pretendono obbedienza assoluta, quindi
dipendenza incondizionata ad uomini che per la maggior parte dei casi non hanno
toccato mai un libro di teologia e se conoscono un po’ la Bibbia , la conoscono solo
nei termini che Kiko ha determinato.
Kiko dice: “Siamo
'servi inutili' che finito il servizio vengono messi da parte. Noi catechisti
siamo come uno straccio che serve per ripulire un vetro sporco; una volta
ripulito il vetro, lo straccio sporco non serve più e viene gettato via”.
Mega-grafico di Don Kikolone per spiegare al Papa come si diventa cristiani riscopritori del battesimo in una trentina d'anni di Cammino |
Non credo
assolutamente che Kiko o i catechisti in genere quando predicano si sentano
stracci sporchi, altrimenti non si capirebbe l’arroganza che esce dalle loro
bocche e il senso di superiorità che ostentano per tenere buoni i più timorosi.
Ancora di più non credo che si sentano stracci sporchi che si buttano se dopo
nella vita normale si ergono a giudici anche di Vescovi e perfino del Papa che
devono “iniziare” ai loro insegnamenti.
Per capire
faccio alcuni esempi:
- Nel periodo
estivo, anche se per una breve pausa, a Kiko piace pescare e per la maggior
parte dei casi viene invitato a trascorrere questo periodo in riva ad un lago
dove qualche appartenente ai dodici o ai settantadue possiede una casetta (ma
non si dice nei passaggi che bisogna vendere tutto ciò che si possiede?). Sopra
la barca, di cui non si racconta mai l’entità della grandezza, si trovano i tre
“magnifici” (Kiko, Carmen, Pezzi) e naturalmente chi li ospita e qualche altro
“fratello” che faccia tutti i servizi affinché si assicuri il buon esito della
vacanza, per apparire più “Grandi” agli occhi degli iniziatori prossimamente
“Santi”. Ebbene, ogni volta che qualcuno pescava un pesce doveva passare il
vaglio di Carmen che lo guardava in faccia e diceva ad alta voce: Questo
pesce somiglia al Vescovo “tal dei tali”, è contro il cammino, buttiamolo via!
- Oppure,
sempre Carmen, quando andavano a parlare con un Vescovo, la prima cosa che le
premeva capire era se quella mattina l’alto prelato aveva pregato, in caso
contrario non gli avrebbe rivolto la parola. A volte poneva a bruciapelo la
domanda: “Padre, cosa diceva oggi la seconda lettura dell’Ufficio?”, tipo
interrogatorio, e di questo si vantava in convivenza, quando raccontavano, lei
e Kiko, le loro “visite pastorali”; esordivano dicendo la disgustosa frase: “Siamo
andati a Vescovi!”. Se dopo qualcuno le chiedeva come mai non aveva aperto
bocca, Carmen rispondeva che lei non parla mai con gente che non prega!
Questi non
credo siano atteggiamenti di uno che veramente si sente un “panno sporco” e che
dovrebbe dare l’esempio a chi lo ascolta e lo segue come tutti i veri santi, che
non solo hanno dato esempi di vita edificanti, ma hanno anche donato alla Chiesa
la propria spiritualità che ancora oggi viene ricordata e venerata, proprio per
essere il più possibile vicino a tutti. Ad esempio quando si parla di s.
Francesco d’Assisi si pensa alla povertà, s. Ignazio di Loyola
all’intransigenza verso il peccato, s. Teresa d’Avìla al castello interiore, s.
Caterina da Siena alla franchezza delle sue lettere contro il lassismo papale,
s. Maria Goretti che pur di non peccare preferisce morire, s. Agostino e s.
Tommaso d’Aquino per aver regalato alla Chiesa il discernimento opportuno per
ogni situazione della vita. Ognuno può aggiungere il suo santo preferito, ma la
cosa che accomuna tutti è quella di avere combattuto il peccato e di non averlo
mai proposto come “Necessità” per convertirsi!
Questi aneddoti che sopra ho riportato sono solo piccoli esempi che fanno capire come si vuole far passare il non rispetto per l’autorità ecclesiastica perché il cammino è superiore ad essa e chi si mette contro i suoi insegnamenti praticamente non esiste. Questo è il discernimento del cammino neocatecumenale, totalmente contrario a quello che
Menzogna: in realtà è solo "para descubrir el Kiko"! |
Attenzione! Potrebbe sembrare che a Carmen non importasse nulla della prima cosa, ossia della popolarità e spettacolarizzazione, mentre avesse davvero a cuore la seconda cosa, ossia il rispetto per il prossimo. Purtroppo non è mai stato così! Come tutti ben sanno Carmen Hernandez eccedeva nella mancanza di rispetto totale per gli altri (abbiamo visto come si comportava con i Vescovi e i Cardinali, figuriamoci con i fratelli a lei sottoposti!) che trattava con una cattiveria e un sarcasmo che solo in pochi sanno esprimere.
Allora come si spiegano i continui rimproveri furiosi che rivolgeva a Kiko per questo?
Noi un’idea ce la siamo fatta, avallata da altri comportamenti ricorrenti dell’«iniziatora»: Carmen viveva una eterna e irrisolta competizione con Kiko che le rubava costantemente la scena con la sua forte personalità. Questo Carmen non lo ha mai sopportato. Probabilmente era molto invidiosa del “carisma” di Kiko di affascinare le folle, di reggere per ore il palco, doti che lei non possedeva e quando accusava Kiko di “non aver a cuore la dignità del prossimo” pensava amareggiata alla sua di dignità che Kiko calpestava tenendola sempre in secondo piano e relegandola alla sua ombra. Della dignità degli altri a Carmen non è mai importato un fico secco, così come al suo socio. Entrambi mettevano sotto le persone. In genere "uno reggeva e l’altro menava"… ed erano botte da orbi per i poveri malcapitati.
Carmen era diventata talmente ossessiva nell’attaccare Kiko fino allo sfinimento, e sempre più col passare degli anni, che i fratelli pensavano che era diventato un gioco e alla fine si risolveva tutto in una plateale risata!
Negli ultimissimi periodi, quando si cominciò a capire che Carmen non giocava affatto, sono stati coloro che le stavano intorno – cominciando da Kiko – che hanno giocato sporco facendo credere che
In
conclusione:
Il servizio deve essere quello rivolto a rendere adulte e libere le persone in Cristo, mentre chi serve dovrebbe rimanere sempre in secondo piano, fino a quando ognuno non sia in grado di discernere da solo. Cosa che nel cammino non avverrà mai perché il cammino non finisce mai, tradendo le promesse delle catechesi iniziali. Cosa che abbiamo dimostrato tante altre volte.
Il servizio deve essere quello rivolto a rendere adulte e libere le persone in Cristo, mentre chi serve dovrebbe rimanere sempre in secondo piano, fino a quando ognuno non sia in grado di discernere da solo. Cosa che nel cammino non avverrà mai perché il cammino non finisce mai, tradendo le promesse delle catechesi iniziali. Cosa che abbiamo dimostrato tante altre volte.
(da: Veterano)