L’evangelizzazione è essenzialmente connessa con la proclamazione del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo.
|
Proselitismo neocatecumenale nelle piazze |
Ma c’è una forma di predicazione che trascende la logica e le esortazioni bibliche ed ecclesiastiche e che si basa totalmente sulle elucubrazioni contorte di uno spagnolo visionario e sul suo kerygma stravolto. Egli induce i suoi eletti ad aderire a una strana forma di “evangelizzazione” tramite minacce psicologiche e spirituali; lo fa in modo da far sembrare sensato ciò che non lo è (nascondendosi dietro paroloni altisonanti come “iniziazione cristiana”, “kerygma”, “annunziare il Vangelo”, ecc.), persuadendo il soggetto tramite un indottrinamento che è pieno di contenuti eretici.
Così il fedele viene ingannato ed arriva a ritenere plausibile l'improponibile.
Ma non stentiamo oltre, rileviamo le parole incriminate riguardo l'evangelizzazione, che kiko arguello ha pronunciato in più occasioni con ostinatezza. Queste, nello specifico, giungono dal mamotreto della convivenza di Inizio Corso 2017/18:
«Per questo Cristo dice alla fine dei tempi:
“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere”.
Chi ha dato da mangiare a questi poveri che vanno senza borsa, senza denaro, senza nulla? Se non li accolgono muoiono nel freddo della strada, se non gli danno da mangiare muoiono. “E quando lo abbiamo fatto?”. “Quando lo avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli”. Infatti questi fratelli più piccoli non sono prima di tutto i poveri della strada, sono gli evangelizzatori che manda Cristo come gli ultimi della terra. Per questo per annunziare il Vangelo noi itineranti andiamo senza nulla, non abbiamo soldi, non abbiamo nulla, non per virtù, ma perché è una essenzialità del mistero cristiano. Alla fine dei tempi gli uomini saranno giudicati non per il sociale, non per la politica, no. Saranno giudicati se hanno rifiutato o accettato questi poveri che Dio ha inviato senza soldi e senza bisaccia.
Volete che vi faccia un esempio? Io sono arrivato a Roma senza sapere l’italiano, senza una lira, con Carmen. Visto che nessun parroco voleva una iniziazione cristiana, perché dicevano: “Uh, questo è molto buono per la Spagna, qui abbiamo l’Azione Cattolica, non abbiamo bisogno”, allora siamo andati a vivere con i poveri, aspettando che Dio ci chiamasse. Bene, un gruppo di giovani della parrocchia dei Martiri Canadesi mi ha accolto, un gruppettino ha accolto me e guardate: tutta l’Italia è piena di comunità, tutta! E tutta l’Europa. Solamente per aver accolto questo povero»
Nell'immediatezza è possibile notare l'associazione che kiko fa tra il povero reale ed il "povero" kikiano , vale a dire un "povero" costruito sulle esigenze di kiko, che vive una precarietà predeterminata e artefatta, artificiale e insensata. Ma se i suoi sudditi vengono spronati ad evangelizzare lui si guarda bene dall'aggregarsi, mantenendo una vita benestante al riparo da possibili inconvenienti.
Ma la metodologia del "Qui e ora" che arguello sfrutta per stimolare una vocazione in tempi precoci, germina confusione e consenso. Quindi la gente parte, allucinata da una vocazione montata pezzo per pezzo dal cammino, per evangelizzare con metodi discutibili.
|
Kiko - ragazzo della via Gluck:
passano gli anni e ne ha fatta, di strada!! |
Il guru, usufruendo delle Sacre Scritture, esprime un suo pensiero come fosse una verità divina rivelata, impartendo ai versi del Vangelo di Matteo un'accezione scorretta:
"Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere".
I versi evangelici indicano soprattutto i membri più abbandonati della comunità, i disprezzati che non hanno posto e non sono ben ricevuti (Mt 10,40). Gesù si identifica con loro. Ma non solo questo. Nel contesto più ampio della parabola finale, l'espressione "miei fratelli più piccoli" si allarga ed include tutti coloro che non hanno posto nella società. Indica tutti i poveri, i "giusti" ed i "benedetti dal Padre mio", tutte le persone di tutte le nazioni che accolgono l'altro in totale gratuità. E quando mai kiko ha esortato a prendersi cura dei più indigenti? Quando mai i "piccoli" del cammino sono stati sostenuti e aiutati realmente? Semmai disprezzati: "sei una nullità, un verme. Non vali a niente!". Oltraggiati nel foro interno, devastati nella spiritualità, impoveriti materialmente e scalfiti nella psiche.
Ma kiko non evita solo i veri poveri della comunità: evita soprattutto i poveri estranei al cammino, i bisognosi veri.
Le parole di elogio arguello le riserva a coloro che agevolano il proselitismo e compiono i suoi affari senza batter ciglio.
Tralasciando la penosa sceneggiata che ha contraddistinto i neocatecumenali l'estate del 2017, in cui a pochi km da casa hanno ostentato la loro scipitezza “evangelizzando” per 7 giorni
“senza borsa nè bisaccia”, ma con risorsa (divina provvidenza del
bancomat) e occhiataccia (quella delle persone da loro
molestate), ci soffermiamo sulla presunzione senza minimi termini del "profeta" e delle bestialità senza frontiere da lui espresse.
Quindi kiko ritiene che la comunicazione tramite linguaggio sia superflua, che la sua mancanza si possa sopperire tramite i segni, i simboli del cammino ovviamente. Tanto, poi, lo Spirito Santo penserà al resto, no? Un po' mediocre come ragionamento, una sfida a Dio, ridotto a servo delle follie di arguello, ridotto a dover bilanciare le circostanze.
Dare assenso alla povertà che Cristo richiede non corrisponde a travestirsi per apparire, ma essere sotto una luce differente in senso spirituale.
|
Famiglie intere mandate allo sbaraglio |
Compete a tutti noi, come impegno quotidiano, portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti. È la predicazione informale che si può realizzare durante una conversazione ed è anche quella che attua un missionario quando visita una casa. Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene SPONTANEAMENTE in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada. Non vi è bisogno di disfarsi della propria vita e identità coinvolgendo i propri cari e sconvolgendoli, come accade nel cammino. Famiglie intere che si spostano dalla propria casa obbligando i figli e molte volte anche il coniuge non prettamente convinto, dissestando la stabilità familiare. La precarietà li colpisce e la serenità viene sfaldata lasciando il posto ad un fulcro unico, il cammino. Ecco il pensiero primario delle famiglie evangelizzatrici di arguello. Mentre la famiglia si disintegra nuove comunità nascono.
Ma la questione che riesce a far regredire ancor di più kiko allo stato dell'uomo delle caverne, è la sua pretesa che gli evangelizzatori si trasferiscano in luoghi lontani pur non conoscendo la lingua. kiko si auto esalta, ponendo come esempio sempre e solo se stesso. Ma uno spagnolo che viene in Italia con il fine di creare un meccanismo che lo realizzi è normale riesca a gestirsi e ad imparere la lingua, infondo le radici latine di entrambe gli idiomi agevolano. Ma avrei voluto vederlo in Sri Lanka... Mettiamo che il Vaticano si trovasse in Vietnam, altro che cammino neocatecumenale! Ma che poi che si autoelogia a fare siccome dopo 50 anni non sa ancora parlare decentemente l'italiano? Va bene, lasciamo stare i quesiti e proseguiamo discutendo dell' irresponsabilità delle famiglie catecumene.
Partiamo da due testimonianze.
Per agevolare lo scorrimento faremo una sintesi di entrambe le testimonianze rilevando le parti più interessanti. Per intero le potrete leggere nei link che seguono (
link Ignazio/Giovanna) (
link Luigi/Patrizia):
"Ignazio e Giovanna sono partiti per la Repubblica della Georgia (ex Unione Sovietica) nel giugno 2006 senza conoscere una parola della lingua locale e lasciando tutto quello che avevano costruito in tanti anni di duro lavoro.
Rivela Ignazio: «Era dal 1998 che sentivo la spinta interiore a partire. Espressi questo desiderio a mia moglie che però, in quel momento, non sentiva questa esigenza» (non osiamo immaginare le litigate durante gli scrutini sulla questione ndr.).
E Giovanna dice: «Ma il Signore ha lavorato e nel 2005 durante una convivenza scrutando la Parola di Dio ho sentito la chiamata a cambiare vita e a partire.
Quando confidai questo moto interiore, Ignazio fu contentissimo e manifestammo questo desiderio ai nostri fratelli di comunità».
Alla famiglia capitò come destinazione la Repubblica di Georgia, dove si diressero con la figlia dodicenne. Trovarono abitazione in un casermone di cemento in stile sovietico alla periferia della capitale. Giovanna lasciò il suo lavoro di insegnante elementare e Ignazio di socio in un'azienda che produce infissi.
Vendettero anche il loro grande appartamento
Quindi abbandonarono le loro sicurezze per esaltazione... forse vocazione (ma che tipologia di vocazione? Forse falsa vocazione kikiana?
La Chiesa non costringe mai a tanto ma richiama alla responsabilità, rivolgendosi in principal modo alle famiglie, soprattutto se con prole al seguito,
poiché il matrimonio è un sacramento e il primo dovere dei coniugi è verso i figli).
|
Eucaristia privata per famiglie in missione |
Questa povera creatura, la figlia dodicenne, è stata costretta a dirigersi nella freddura delle mura di cemento di un casermone in stile sovietico, abbandonare le sue radici, la scuola, i riferimenti, la LINGUA! Si, perché ricordiamo che il georgiano è una lingua che non ha affini e si scrive utilizzando un alfabeto particolare.
Il vero sacrificio lo compiono i bambini, vittime di genitori idolatri ed esaltati e di kiko, egoista e destabilizzato mentalmente dal suo ego e dalla sua smania di grandezza.
Altra testimonianza:
"IO AVEVO UNA SOCIETA` DI IMPIANTI ELETTRICI INDUSTRIALI E PATRIZIA ERA CASALINGA E FACEVA LEZIONI DI DOPOSCUOLA IN CASA.
SIAMO STATI INVIATI IN GIAPPONE DAL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II,COME FAMIGLIA MISSIONARIA,NEL GENNAIO DEL 1991.
NELL’AGOSTO DELLO STESSO ANNO SIAMO ARRIVATI AD HIROSHIMA DOVE, ACCOLTI DAL VESCOVO MONSIGNOR MITSUE, CON ALTRE 5 FAMIGLIE(UNA ITALIANA E QUATTRO SPAGNOLE) ABBIAMO INIZIATO A LAVORARE NELLA ZONA A NOI AFFIDATA.(ITSUKAICHI).
I NOSTRI FIGLI,ALLORA TRE,OGGI SETTE (PIU` TRE IN CIELO) SI SONO INSERITI NELLA SCUOLA GIAPPONESE FIN DALLE ELEMENTARI CHE DURANO SEI ANNI.
POTETE IMMAGINARE LE DIFFICOLTA` AVUTE SIA CON LA LINGUA CHE CON IL SISTEMA SCOLASTICO MOLTO DIVERSO DA QUELLO ITALIANO.
NOI SIAMO ARRIVATI IN GIAPPONE SENZA SAPERE LA LINGUA.
PER LUNGO TEMPO NON E` STATO POSSIBILE FARE NIENTE, PERO` RINGRAZIANDO IL SIGNORE ADESSO FACCIAMO DELLE LEZIONI DI ITALIANO E QUESTO CI PERMETTE DI AVERE UN PO DI RESPIRO ANCHE SE NON E` UN LAVORO CONTINUATIVO. RINGRAZIANDO IL SIGNORE LA PRECARIETA` NON CI ABBANDONA E QUASTO PUO` SEMBRARE STRANO MA E` UN GRANDE AIUTO PERCHE DOBBIAMO SEMPRE SPERARE NEL SIGNORE".
Capite?
Dilettanti allo sbaraglio, partono all'avventura senza conoscere né lingua, né usi e costumi (è
il modo migliore per perdere tempo una volta arrivati): “siamo stati inviati dal Santo Padre”, cioè da kiko arguello.
Uno dei problemi maggiori è la lingua, le difficoltà si presentano nel campo della scuola, del lavoro e altro. Il cammino non garantisce alcuna preparazione al riguardo, quindi, questo trasferimento sconsiderato si rivela un'impresa destabilizzante per l'intero nucleo familiare.
Anche in questo caso la lingua determina difficoltà di comprensione e gestione, in un paese lontano in cui la famiglia si ritrova catapultata con violenza forse inaspettata, con conseguenze rilevanti sul morale dell'intero nucleo. Ma qualche comunità è nata, i fratelli di Napoli sono contenti e kiko ancor più, chissenefrega del resto.
Ma per riproporre i versi del Vangelo di Matteo, preso in considerazione da kiko, essi spiegano che quando il "giudice" apparirà, gli uomini si accorgeranno di averlo già incontrato, sulla loro strada, ogni giorno della loro vita. Ogni momento, quando ci troviamo di fronte al nostro prossimo, siamo di fronte al Giudice del cielo. Il giudizio e l'esito finale è già adesso: l'istante presente, nella sua apparente banalità, è decisivo, perché realizza nella piccolezza dell'incontro concreto dell'uomo con l'uomo, la presenza misteriosa dell'incontro con un Dio che nel Figlio dell'uomo continua a rivelarsi come infinita circolazione d'Amore. La banalità di un incontro casuale dinanzi a casa, o al bar a pochi metri dalla scuola di un figlio... non esiste alcun bisogno di finire in Giappone per realizzare quello che Dio chiede ad ogni uomo.
|
Kiko in una studiata posa "alla Charles de Foucauld"
nelle "grotte" di Murcia |
Nella sua biografia kiko si propone come l'erede di Charles de Foucauld, se ne vanta appropriandosi delle sue gesta. Perchè kiko è così, si attibuisce meriti non suoi per non sforzarsi a realizzare opere sante.
Ma, in realtà, nulla accomuna i due.
Ogni volta in cui presenta e si vanta delle proprie Missio ad Gentes, Argüello ripete sempre la medesima manfrina, come in questo
articolo:
Come è possibile questa attitudine alla rinuncia, così come assumersi le difficoltà di ricominciare in un paese del quale non si conosce neppure la lingua?
Gli chiesero.
Kiko Argüello spiegò che "è Dio che si incarica di aprire tutte le porte" e riprese un'idea di Charles de Foucauld, di cui si riconosce discepolo.
"Non si può annunciare il Vangelo come un conquistatore, ma come un povero. Non c'è maggior povertà che non conoscere la lingua".
Lo scopo primo della sua missione infatti non era l'evangelizzazione, ma la condivisione e l'apprendimento della lingua dell'altro, così da porsi sullo stesso piano, per vivere uno scambio sempre più reciproco ed autentico. Per fare del bene alle anime, bisogna poter parlare ad esse, e per parlare del buon Dio e delle cose interiori bisogna sapere bene la lingua.
Dice infatti Charles de Foucauld sulla povertà:
"Abbiamo non già una povertà di convenzione, ma la povertà dei poveri. La povertà che, nella vita nascosta, vive non di doni né di elemosine né di rendite, ma solo del lavoro manuale".