domenica 30 settembre 2018

Per quella Messa, ci voleva l'invito...

Riferisco ciò che ho sentito ai tavolini del bar sabato scorso.
Si tratta del colloquio fra due amiche.


- Dove vai a Messa?

- Su a San Bartolomeo

- Ma non abiti vicino alla B.V. del Rosario?

- Sì, era la mia parrocchia e ci andavo, ma da quando è venuto quel parroco neocatecumenale, spadroneggiano solo loro. La Chiesa si è svuotata dei parrocchiani. Sono rimasti solo loro. Siamo tutti emigrati chi qui chi lì.

- Ma li conosci?

- Certo, uno in particolare, tal Giovanni.
Ti racconto questa, che è bella.
Dovevamo andare a Messa il sabato mio marito ed io ma non siamo riusciti in tempo per la prefestiva. Allora  ho detto: 
«Andiamo alla messa in Cripta alle 20.30? L'ho letto nella bacheca degli avvisi.» (Ndr: trattasi di una diocesi nella quale il vescovo ha imposto a tutte le parrocchie di segnalare le messe neocatecumenali).
Ci siamo seduti in cripta alle otto e mezza. Ci si è avvicinato un signore per dirci:
 «Voi non potete stare qui, non siete della comunità. Vi ha invitato qualcuno forse?»
Stavo per rispondergli per le rime, quando Giovanni si è avvicinato e gli ha detto:
«Lì conosco io...garantisco io per loro».
A Giovanni ho risposto, piccata: 
«Questa è una Messa parrocchiale. Vedo che il parroco si sta vestendo per officiare. Siamo parrocchiani e abbiamo il diritto di seguire la Messa».
Giovanni si ritirò in buon ordine. Però durante tutta la celebrazione si diede un gran daffare per spiegare a tutti che 'lui ci conosceva'.
Non ti dico gli sguardi di tutti su di noi durante la funzione, come siamo stati ignorati nella baraonda generale fra baci e abbracci allo scambio della pace. Fra l'altro, non ho mantenuto la promessa. Avevo detto a quel Giovanni:
«Io qui ci torno quando voglio e non perché lei me lo permette.» 
Ma non me la sono sentita di partecipare una seconda volta ad una Messa del genere! -

Qui si conclude il discorso tra le due amiche, che poi si sono messe a parlare d'altro.
Ringrazio chi, vantandosi del fatto che le Eucaristie del Cammino sono aperte a tutti, me l'ha fatto rammentare.


(Una lettrice)

venerdì 28 settembre 2018

Lobotomizzata "carità" neocatecumenale

Clima "festoso" tra giovani kikos della GMG
Il mio ricordo più vivo del Cammino è questo:

Gmg 2002 a Toronto, sono su un autobus che ci sta riportando tutti all'aeroporto di New York dopo 13 giorni di pellegrinaggio, sono felice perché ho fatto un'esperienza meravigliosa.

Sono felice come si può essere solo a 14 anni nonostante abbia perso il mio papà neanche due mesi prima per un cancro.

Forse qualcuno di voi sa che in ogni pellegrinaggio, durante i vari spostamenti, le "lodi" sono seguite da questo momento in cui si viene estratti a sorte a turno per leggere una Parola trovata sfogliando la Bibbia a caso e fare una risonanza su di essa, in seguito, se vogliono, i fratelli possono intervenire e dirti qualcosa in relazione a tale parola (il procedimento dovrebbe essere più o meno questo, se sto sbagliando correggetemi).

Io, che essendo molto timida speravo di averla fatta franca, vengo estratta a pochi km da Newark, sono l'ultima del gruppo, leggo, dico la mia e fin qui tutto bene.
Quando il catechista invita gli altri fratelli a prendere parola intervengono a turno 3 fratelli di comunità dei miei, 3 ragazzi vicini ai 30 e tutti e tre mi attaccano duramente con un'acredine mai vista: in sostanza mi accusano di non soffrire abbastanza la morte di mio padre, di pensare solo a uscire e peccare, di aver trascurato il Cammino per il mondo, di lasciare soli mia madre e mio fratello per divertirmi e fare cose che non si devono fare.

Ricordo ancora lo sguardo cattivo di quei tre ragazzi che tante volte avevano frequentato casa mia, e ricordo che scoppiai a piangere a singhiozzi, mentre tutti gli altri restavano in silenzio ed impassibili. Ricordo me sul sedile in fondo dell'autobus ranicchiata in lacrime e loro 3 che, terminato il momento della preghiera, scherzavano e cantavano con i loro amici.

Tra la sessantina di persone che erano su quel mezzo non una si è avvicinata per, non dico una carezza, ma almeno una parola di consolazione. Solo una volta giunti a destinazione la guida incaricata di accompagnarci mi ha abbracciata dicendomi che mi capiva perché anche lei aveva perso il papà in tenera età, credo che quella donna abbia rappresentato l'unico barlume di umanità in quell'autobus pieno di lobotomizzati.


Inutile dire che dopo quell'esperienza, di cui ho fatto parola con mia madre solo recentemente, non ho più messo piede in comunità e per lunghissimo tempo sono stata in ribellione anche nei confronti della Chiesa in generale. 

Chiedo scusa anticipatamente se la forma non è perfetta: ho scritto di getto e di pancia e il solo rievocare quest'esperienza mi mette angoscia.

(da: Prassagora)

mercoledì 26 settembre 2018

Scriteriati trasferimenti in capo al mondo e senza conoscere la lingua: la chiamano "missione"

L’evangelizzazione è essenzialmente connessa con la proclamazione del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo.

Proselitismo neocatecumenale nelle piazze
Ma c’è una forma di predicazione che trascende la logica e le esortazioni bibliche ed ecclesiastiche e che si basa totalmente sulle elucubrazioni contorte di uno spagnolo visionario e sul suo kerygma stravolto. Egli induce i suoi eletti ad aderire a una strana forma di “evangelizzazione” tramite minacce psicologiche e spirituali; lo fa in modo da far sembrare sensato ciò che non lo è (nascondendosi dietro paroloni altisonanti come “iniziazione cristiana”, “kerygma”, “annunziare il Vangelo”, ecc.), persuadendo il soggetto tramite un indottrinamento che è pieno di contenuti eretici.
Così il fedele viene ingannato ed arriva a ritenere plausibile l'improponibile.

Ma non stentiamo oltre, rileviamo le parole incriminate riguardo l'evangelizzazione, che kiko arguello ha pronunciato in più occasioni con ostinatezza. Queste, nello specifico, giungono dal mamotreto della convivenza di Inizio Corso 2017/18:
«Per questo Cristo dice alla fine dei tempi:
“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere”.
Chi ha dato da mangiare a questi poveri che vanno senza borsa, senza denaro, senza nulla? Se non li accolgono muoiono nel freddo della strada, se non gli danno da mangiare muoiono. “E quando lo abbiamo fatto?”. “Quando lo avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli”. Infatti questi fratelli più piccoli non sono prima di tutto i poveri della strada, sono gli evangelizzatori che manda Cristo come gli ultimi della terra. Per questo per annunziare il Vangelo noi itineranti andiamo senza nulla, non abbiamo soldi, non abbiamo nulla, non per virtù, ma perché è una essenzialità del mistero cristiano. Alla fine dei tempi gli uomini saranno giudicati non per il sociale, non per la politica, no. Saranno giudicati se hanno rifiutato o accettato questi poveri che Dio ha inviato senza soldi e senza bisaccia.
Volete che vi faccia un esempio? Io sono arrivato a Roma senza sapere l’italiano, senza una lira, con Carmen. Visto che nessun parroco voleva una iniziazione cristiana, perché dicevano: “Uh, questo è molto buono per la Spagna, qui abbiamo l’Azione Cattolica, non abbiamo bisogno”, allora siamo andati a vivere con i poveri, aspettando che Dio ci chiamasse. Bene, un gruppo di giovani della parrocchia dei Martiri Canadesi mi ha accolto, un gruppettino ha accolto me e guardate: tutta l’Italia è piena di comunità, tutta! E tutta l’Europa. Solamente per aver accolto questo povero»
Nell'immediatezza è possibile notare l'associazione che kiko fa tra il povero reale ed il "povero" kikiano , vale a dire un "povero" costruito sulle esigenze di kiko, che vive una precarietà predeterminata e artefatta, artificiale e insensata. Ma se i suoi sudditi vengono spronati ad evangelizzare lui si guarda bene dall'aggregarsi, mantenendo una vita benestante al riparo da possibili inconvenienti.
Ma la metodologia del "Qui e ora" che arguello sfrutta per stimolare una vocazione in tempi precoci, germina confusione e consenso. Quindi la gente parte, allucinata da una vocazione montata pezzo per pezzo dal cammino, per evangelizzare con metodi discutibili.

Kiko - ragazzo della via Gluck:
passano gli anni e ne ha fatta, di strada!!
Il guru, usufruendo delle Sacre Scritture, esprime un suo pensiero come fosse una verità divina rivelata, impartendo ai versi del Vangelo di Matteo un'accezione scorretta:
"Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere".
I versi evangelici indicano soprattutto i membri più abbandonati della comunità, i disprezzati che non hanno posto e non sono ben ricevuti (Mt 10,40). Gesù si identifica con loro. Ma non solo questo. Nel contesto più ampio della parabola finale, l'espressione "miei fratelli più piccoli" si allarga ed include tutti coloro che non hanno posto nella società. Indica tutti i poveri, i "giusti" ed i "benedetti dal Padre mio", tutte le persone di tutte le nazioni che accolgono l'altro in totale gratuità. E quando mai kiko ha esortato a prendersi cura dei più indigenti? Quando mai i "piccoli" del cammino sono stati sostenuti e aiutati realmente? Semmai disprezzati: "sei una nullità, un verme. Non vali a niente!". Oltraggiati nel foro interno, devastati nella spiritualità, impoveriti materialmente e scalfiti nella psiche.
Ma kiko non evita solo i veri poveri della comunità: evita soprattutto i poveri estranei al cammino, i bisognosi veri.
Le parole di elogio arguello le riserva a coloro che agevolano il proselitismo e compiono i suoi affari senza batter ciglio.

Tralasciando la penosa sceneggiata che ha contraddistinto i neocatecumenali l'estate del 2017, in cui a pochi km da casa hanno ostentato la loro scipitezza “evangelizzando” per 7 giorni senza borsa nè bisaccia”, ma con risorsa (divina provvidenza del bancomat) e occhiataccia (quella delle persone da loro molestate), ci soffermiamo sulla presunzione senza minimi termini del "profeta" e delle bestialità senza frontiere da lui espresse.
Quindi kiko ritiene che la comunicazione tramite linguaggio sia superflua, che la sua mancanza si possa sopperire tramite i segni, i simboli del cammino ovviamente. Tanto, poi, lo Spirito Santo penserà al resto, no? Un po' mediocre come ragionamento, una sfida a Dio, ridotto a servo delle follie di arguello, ridotto a dover bilanciare le circostanze.

Dare assenso alla povertà che Cristo richiede non corrisponde a travestirsi per apparire, ma essere sotto una luce differente in senso spirituale.
Famiglie intere mandate allo sbaraglio
Compete a tutti noi, come impegno quotidiano, portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti. È la predicazione informale che si può realizzare durante una conversazione ed è anche quella che attua un missionario quando visita una casa. Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene SPONTANEAMENTE in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada. Non vi è bisogno di disfarsi della propria vita e identità coinvolgendo i propri cari e sconvolgendoli, come accade nel cammino. Famiglie intere che si spostano dalla propria casa obbligando i figli e molte volte anche il coniuge non prettamente convinto, dissestando la stabilità familiare. La precarietà li colpisce e la serenità viene sfaldata lasciando il posto ad un fulcro unico, il cammino. Ecco il pensiero primario delle famiglie evangelizzatrici di arguello. Mentre la famiglia si disintegra nuove comunità nascono.

Ma la questione che riesce a far regredire ancor di più kiko allo stato dell'uomo delle caverne, è la sua pretesa che gli evangelizzatori si trasferiscano in luoghi lontani pur non conoscendo la lingua. kiko si auto esalta, ponendo come esempio sempre e solo se stesso. Ma uno spagnolo che viene in Italia con il fine di creare un meccanismo che lo realizzi è normale riesca a gestirsi e ad imparere la lingua, infondo le radici latine di entrambe gli idiomi agevolano. Ma avrei voluto vederlo in Sri Lanka... Mettiamo che il Vaticano si trovasse in Vietnam, altro che cammino neocatecumenale! Ma che poi che si autoelogia a fare siccome dopo 50 anni non sa ancora parlare decentemente l'italiano? Va bene, lasciamo stare i quesiti e proseguiamo discutendo dell' irresponsabilità delle famiglie catecumene.

Partiamo da due testimonianze.
Per agevolare lo scorrimento faremo una sintesi di entrambe le testimonianze  rilevando le parti più interessanti. Per intero le potrete leggere nei link che seguono (link Ignazio/Giovanna) (link Luigi/Patrizia):
"Ignazio e Giovanna sono partiti per la Repubblica della Georgia (ex Unione Sovietica) nel giugno 2006 senza conoscere una parola della lingua locale e lasciando tutto quello che avevano costruito in tanti anni di duro lavoro.
Rivela Ignazio: «Era dal 1998 che sentivo la spinta interiore a partire. Espressi questo desiderio a mia moglie che però, in quel momento, non sentiva questa esigenza» (non osiamo immaginare le litigate durante gli scrutini sulla questione ndr.).
E Giovanna dice: «Ma il Signore ha lavorato e nel 2005 durante una convivenza scrutando la Parola di Dio ho sentito la chiamata a cambiare vita e a partire.
Quando confidai questo moto interiore, Ignazio fu contentissimo e manifestammo questo desiderio ai nostri fratelli di comunità».
Alla famiglia capitò come destinazione la Repubblica di Georgia, dove si diressero con la figlia dodicenne. Trovarono abitazione in un casermone di cemento in stile sovietico alla periferia della capitale. Giovanna lasciò il suo lavoro di insegnante elementare e Ignazio di socio in un'azienda che produce infissi.
Vendettero anche il loro grande appartamento
Quindi abbandonarono le loro sicurezze per esaltazione... forse vocazione (ma che tipologia di vocazione? Forse falsa vocazione kikiana? La Chiesa non costringe mai a tanto ma richiama alla responsabilità, rivolgendosi in principal modo alle famiglie, soprattutto se con prole al seguito, poiché il matrimonio è un sacramento e il primo dovere dei coniugi è verso i figli).

Eucaristia privata per famiglie in missione
Questa povera creatura, la figlia dodicenne, è stata costretta a dirigersi nella freddura delle mura di cemento di un casermone in stile sovietico, abbandonare le sue radici, la scuola, i riferimenti, la LINGUA! Si, perché ricordiamo che il georgiano è una lingua che non ha affini e si scrive utilizzando un alfabeto particolare.
Il vero sacrificio lo compiono i bambini, vittime di genitori idolatri ed esaltati e di kiko, egoista e destabilizzato mentalmente dal suo ego e dalla sua smania di grandezza.

Altra testimonianza:
"IO AVEVO UNA SOCIETA` DI IMPIANTI ELETTRICI INDUSTRIALI E PATRIZIA ERA CASALINGA E FACEVA LEZIONI DI DOPOSCUOLA IN CASA.
SIAMO STATI INVIATI IN GIAPPONE DAL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II,COME FAMIGLIA MISSIONARIA,NEL GENNAIO DEL 1991.
NELL’AGOSTO DELLO STESSO ANNO SIAMO ARRIVATI AD HIROSHIMA DOVE, ACCOLTI DAL VESCOVO MONSIGNOR MITSUE, CON ALTRE 5 FAMIGLIE(UNA ITALIANA E QUATTRO SPAGNOLE) ABBIAMO INIZIATO A LAVORARE NELLA ZONA A NOI AFFIDATA.(ITSUKAICHI).
I NOSTRI FIGLI,ALLORA TRE,OGGI SETTE (PIU` TRE IN CIELO) SI SONO INSERITI NELLA SCUOLA GIAPPONESE FIN DALLE ELEMENTARI CHE DURANO SEI ANNI.
POTETE IMMAGINARE LE DIFFICOLTA` AVUTE SIA CON LA LINGUA CHE CON IL SISTEMA SCOLASTICO MOLTO DIVERSO DA QUELLO ITALIANO.
NOI SIAMO ARRIVATI IN GIAPPONE SENZA SAPERE LA LINGUA.
PER LUNGO TEMPO NON E` STATO POSSIBILE FARE NIENTE, PERO` RINGRAZIANDO IL SIGNORE ADESSO FACCIAMO DELLE LEZIONI DI ITALIANO E QUESTO CI PERMETTE DI AVERE UN PO DI RESPIRO ANCHE SE NON E` UN LAVORO CONTINUATIVO. RINGRAZIANDO IL SIGNORE LA PRECARIETA` NON CI ABBANDONA E QUASTO PUO` SEMBRARE STRANO MA E` UN GRANDE AIUTO PERCHE DOBBIAMO SEMPRE SPERARE NEL SIGNORE".
Capite? Dilettanti allo sbaraglio, partono all'avventura senza conoscere né lingua, né usi e costumi (è il modo migliore per perdere tempo una volta arrivati): “siamo stati inviati dal Santo Padre”, cioè da kiko arguello.

Uno dei problemi maggiori è la lingua, le difficoltà si presentano nel campo della scuola, del lavoro e altro. Il cammino non garantisce alcuna preparazione al riguardo, quindi, questo trasferimento sconsiderato si rivela un'impresa destabilizzante per l'intero nucleo familiare.
Anche in questo caso la lingua determina difficoltà di comprensione e gestione, in un paese lontano in cui la famiglia si ritrova catapultata con violenza forse inaspettata, con conseguenze rilevanti sul morale dell'intero nucleo. Ma qualche comunità è nata, i fratelli di Napoli sono contenti e kiko ancor più, chissenefrega del resto.

Ma per riproporre i versi del Vangelo di Matteo, preso in considerazione da kiko, essi spiegano che quando il "giudice" apparirà, gli uomini si accorgeranno di averlo già incontrato, sulla loro strada, ogni giorno della loro vita. Ogni momento, quando ci troviamo di fronte al nostro prossimo, siamo di fronte al Giudice del cielo. Il giudizio e l'esito finale è già adesso: l'istante presente, nella sua apparente banalità, è decisivo, perché realizza nella piccolezza dell'incontro concreto dell'uomo con l'uomo, la presenza misteriosa dell'incontro con un Dio che nel Figlio dell'uomo continua a rivelarsi come infinita circolazione d'Amore. La banalità di un incontro casuale dinanzi a casa, o al bar a pochi metri dalla scuola di un figlio... non esiste alcun bisogno di finire in Giappone per realizzare quello che Dio chiede ad ogni uomo.

Kiko in una studiata posa "alla Charles de Foucauld"
nelle "grotte" di Murcia
Nella sua biografia kiko si propone come l'erede di Charles de Foucauld, se ne vanta appropriandosi delle sue gesta. Perchè kiko è così, si attibuisce meriti non suoi per non sforzarsi a realizzare opere sante.
Ma, in realtà, nulla accomuna i due.

Ogni volta in cui presenta e si vanta delle proprie Missio ad Gentes, Argüello ripete sempre la medesima manfrina, come in questo articolo:

Come è possibile questa attitudine alla rinuncia,  così come assumersi le difficoltà di ricominciare in un paese del quale non si conosce neppure la lingua?
Gli chiesero.
Kiko Argüello spiegò che "è Dio che si incarica di aprire tutte le porte" e riprese un'idea di Charles de Foucauld, di cui si riconosce discepolo.
"Non si può annunciare il Vangelo come un conquistatore, ma come un povero. Non c'è maggior povertà che non conoscere la lingua".

Sappiamo invece che non c'è nulla di così diverso rispetto all'idea di Kiko, quanto la spiritualità del beato Charles de Foucauld!
Lo scopo primo della sua missione infatti non era l'evangelizzazione, ma la condivisione e l'apprendimento della lingua dell'altro, così da porsi sullo stesso piano, per vivere uno scambio sempre più reciproco ed autentico. Per fare del bene alle anime, bisogna poter parlare ad esse, e per parlare del buon Dio e delle cose interiori bisogna sapere bene la lingua.

Non c'è nulla poi di così antitetico a Kiko come la sua idea di povertà!
Dice infatti Charles de Foucauld sulla povertà:
"Abbiamo non già una povertà di convenzione, ma la povertà dei poveri. La povertà che, nella vita nascosta, vive non di doni né di elemosine né di rendite, ma solo del lavoro manuale".

lunedì 24 settembre 2018

Io ti perdono

Questa mattina sostavo dinanzi al Tabernacolo, nella piccola cappellina che accoglie le anime come fosse la piccola casa di Nazareth. Guardavo affascinata il grande crocifisso che sovrasta il ciborio, e nel mentre del Padre nostro una domanda mi scosse: ma io, perdono? Una domanda complicata, alla quale ho dovuto trovare risposta navigando nel mio percorso di vita, il quale ha avuto compimento, sino a qualche tempo addietro, sul ventre deforme del cammino. Quindi fissai le mani di Gesù inchiodate a quel legno, nel quale, ad osservare bene, si potevano addirittura scorgere le venature e i buchi dei tarli. Sembra vivo. Cristo abbraccia la croce!

Mi persi nell'ammirazione di quel meraviglioso crocifisso che mi pareva di vedere per la prima volta, immergendomi, nel contempo, nella mia di croce, quella che il cammino mi ha inflitto.

Mi concentrai sul perdono, pensando a Gesù Cristo, il quale ha stravolto ogni cosa rivoluzionando le idee e i comportamenti dell'umanità. Egli non ha detto: "uccidete il nemico" ma "amate il nemico", che è addirittura più del perdono.


Ma si possono perdonare gli atti che ledono in maniera profonda, direttamente nell'animo? Cristo mi dice di amare il prossimo, non l'azione malevola che sconvolge per crudeltà.

Allora capisco che devo amare, perché il perdono insipido neocatecumenale prevede che io lo dia da una posizione di potere: ti posso condannare o ti posso graziare. Questo non è il perdono ma è la clemenza del potente.

Oggi guardo la croce dalle mura sacre di una chiesa, mentre ieri, inteso come anni addietro, ascoltavo delle catechesi contraffatte che danneggiavano le convinzioni e lo spirito.

Ora andiamo tutti a pregare in silenzio. Non si prega camminando, non si prega fumando. Quando arriverete nella vostra stanza, chiudete la porta, mettetevi in ginocchio (cercate un luogo solitario), alzate le vostre mani al Signore e gridate: “Signore, abbi pietà di me!”. Chiamalo, guardalo con gli occhi dello spirito; io ho degli occhi che vedono il tetto, però il mio cuore ha altri occhi che vedono più in là del tetto e con il mio cuore dico: “Signore, tu mi stai vedendo. Abbi pietà di me che sono un peccatore, Signore, aiutami!”. Starete mezz’ora. Sono ora le 12.25, alla 1 e un quarto torneremo qui. Ora vi metterete in ginocchio, alzate le vostre mani e gridate al Signore… passate in rassegna i vostri nemici e perdonateli. Dopo nell’ abbraccio della pace, se avete qualcosa contro un fratello, dovete dirglielo, dovete chiedergli perdono. Questa mattina dobbiamo pulirci, fratelli, perché se no il Signore non ci ascolterà.

kiko arguello - iniziazione alla preghiera
E mentre osservavo le mani sanguinanti del mio Signore mi chiedevo: che razza di perdono chiede arguello? Non quello di Gesù.
kiko ordina che in una stanza d'albergo si riuniscano due, tre, quattro persone dandosi le spalle, mettendo in scena un mea culpa obbligatorio di una mezz'ora - facciamo anche 20 minuti, gli ultimi dieci si passano con gli occhi fissi sull'orologio - che pare assai ridicolo. E mentre lo sguardo punta il soffitto la mente vaga sul fratello di comunità, sulla sua colpa verso noi e sul perdono da regalare come fosse una circostanza di parole e non di infinito amore a Cristo.

Ma loro devono pulirsi a questo modo perché il sacramento della Confessione - non lo show della penitenziale neocatecumenale - è per loro non necessario.
Albergo, stanze, salette…che forse i luoghi benedetti fanno paura a kiko?

L’esistenza della guerra ci fa vedere come Dio rispetta e ama gente tanto peccatrice come noi; per questo tutto, anche la tortura, la mostruosità, in Gesù Cristo acquista una grandezza immensa, tutto in Gesù Cristo diventa luminoso, inclusi i peccati più mostruosi che ci fanno vedere come Dio ci ama, come ci rispetta e ha misericordia di noi, come non ci distrugge. Tutto in Gesù Cristo acquista senso.>>

kiko arguello
Che i peccati mostruosi divengano luminosi per opera divina la ritengo una bestemmia. Ma perché dovrebbero servire i peccati più mostruosi - cosa intende per peccati più mostruosi? - per "vedere come Dio ci ama"? Questo ragionamento squilibra la verità incitando a non combattere le tentazioni. Il male non può avere senso in Cristo!

Dio non rispetta il male, ma ama l'uomo e questo, comunque, non garantisce il Paradiso. L'uomo possiede il libero arbitrio ma anche delle responsabilità. L'inferno sussiste anche se arguello non lo reputa esistente.


Il Signore si avvicina al peccatore, ma chiarisce che i peccati non devono essere accettati (Gv 8,11). È per questo che invita sempre il peccatore alla conversione.

Cristo è venuto a salvare ciò che era perduto. Il suo obiettivo è la salvezza dell’uomo, chiunque sia. Cerca tutti i peccatori con amore e non vuole sollazzino nell'orrido per comprendere quanto Lui li ami.


Cari neocatecumeni, Gesù non obbliga nessuno a lasciarsi salvare, se tu non vuoi non si può. È il mistero insondabile di un amore così grande che non lede nemmeno la nostra libertà di scelta. In questo senso, Egli si permette di “fallire” con Giuda, con i farisei, con la sua amata città di Gerusalemme: “Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace…” (Lc 19,41-44). Gesù usa parole durissime non contro il peccatore, ma contro il peccato: “Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te” (Mt 18,8). Enorme è la catastrofe che un peccatore respinga l’essenza stessa della dignità umana: essere figlio di Dio e non schiavo dei propri egoismi. Questo kiko non potrà mai insegnarvelo. La superbia e l'ego lo dominano, non può istruire su cose che non lo persuadono.

"L’esistenza della guerra ci fa vedere come Dio rispetta e ama gente tanto peccatrice come noi"
Da quello che comunica sembra quasi che la guerra sia necessaria per lo spirito. La guerra non possiede alcun fine benevolo, da qualsiasi prospettiva la si scruti. Essa non illumina sui sentimenti di Cristo. Piuttosto esplicita il rifiuto del Dio della vita. E con la guerra, abbiamo elevato la morte all’ennesima potenza.

Una guerra l'ho subita io ad esempio, per colpa del cammino, di kiko e dell'esigenza neocatecumenale del silenzio; del segreto! E se i numeri, i seminari, le vocazioni e le nascite di nuove comunità vanno gridati a gran voce, gli orrori del cammino si devono tenere ben nascosti. kiko è un difensore di pedofili, abusatori e sopraffattori in genere, personalmente posso garantire che egli ha nascosto il male che mi è stato inflitto, proteggendo il suo cammino a discapito della giustizia, forse perché fautore lui stesso di questo meccanismo.

Non solo il male è stato ben nascosto, ma i Pilato hanno anche provveduto a lavarsene le mani, circoncidendo la loro fede. Abbandonata e demolita ho goduto soltanto - evento più straordinario non esiste - dell'amore di Dio e del sostegno della Vergine Maria. Non della madonna devastata da colori bruni e mesti, senza luce nè bellezza di kiko, ma di quella vera, quella insita nel cuore.

Il perdono, dopo aver esaminato le catechesi di kiko e aver ricordato le violenze subite, mi pare quasi un fenomeno antibiologico, ma lo scruto da una visione spirituale e so che esiste la potenza gloriosa dello spirito di perdono. Il perdono trasforma le vite, apre le cateratte del cielo. Riempie fino all’orlo la nostra coppa di benedizioni spirituali, con pace abbondante, gioia e riposo nello Spirito Santo.

Ma da voi, neocatecumeni, come mai si usa che il perdono lo richieda chi ha subito? Perchè, in una comunità, mi è capitato di sentire un catechista dire a 3 fratelli: andate a chiedere perdono a colui che ha ucciso vostro padre?

È forse un mondo capovolto? Forse una croce voltata, un cristo kikiano che piuttosto che gridare: "padre perdona loro…" ha detto: " perdonatemi!". Il vangelo di kiko è distorto, menzognero, infernale.

Ma oltre alla stortura morale del gesto, che rende l'idea che il malfattore viva uno stato di grazia privilegiata proprio in conseguenza alle sue cattive azioni, cosa provate voi nell'eseguire quest'ordine? Non vi sentite forse confusi? depredati della vostra dignita? Non vi pare di vivere un'ingiustizia? Mai vi è stata rivelata la verità sul perdono, sull'amore al prossimo, compìte passi preposti da un uomo e non da Dio!
Perdonare non significa giustificare le angherie e i soprusi, né nascondere il marcio a discapito della verità e della giustizia, ma piuttosto significa avere compassione del prossimo sperando si converta, amando, a questo modo, Gesù e Maria.

Ecco cosa vi inculcano: un pastore neocatecumenale, riguardo la mia personale vicenda, espresse i seguenti concetti:

"Il problema non risiede in chi ti ha fatto del male, ma nel fatto che tu non perdoni. Il problema vive in te e non nella mancata denuncia. Denunciare (le violenze) non è cristiano".

Secondo questo personaggio neocatecumenale, con alle spalle molteplici anni di cammino ed una fiorente carriera kikiana, la mia ricerca di giustizia non è altro che un'inquietudine causata dal mio rifiuto di perdonare. Sono priva di misericordia e perdono neocatecumenale e questo, secondo lui, fa di me una cattiva persona.

Mi spiega che non è corretto denunciare; mancherei di carità. Proprio queste persuasioni hanno fatto si che il cammino proseguisse indisturbato.

Kiko, hai dimenticato che Dio ascolta
il pianto degli innocenti?
kiko incita al peccato disincentivando la giustizia, esaltando il malfattore che superbo accoglie il perdono della sua vittima, umiliata di fronte a lui. È una realtà contorta e insopportabile!

Adesso poniamo come esempio quella bimba di 9 anni che nel mamotreto di Inizio Corso dell'anno passato, a pagina 16, kiko presenta come spaventata dall'orco che puntualmente le fa del male, vi sentireste forse di perdonare alla maniera neocatecumenale l'orco? È disumano! Ma il perdono vero lo ha predicato Cristo. Un uomo che ha saputo perdonare e che ha amato incondizionatamente non da un salotto, ma dalla croce. È stato talmente rivoluzionario che ha detto: non affliggetevi, non dovete odiare i nemici ma amarli.

E non è che Lui non abbia conosciuto nemici. È stato tradito persino dai suoi -"prima che il gallo canti, tu mi tradirai" - e non credo ci sia un'educazione al perdono, penso che ci sia solo una visione che va oltre l'uomo, è così che vien fuori la religione. La religio; il legame.

La bimba dell'esempio solo così può perdonare, amando Cristo, continuando a provare disgusto per il male e denunciando la verità.

Non credete alle menzogne che vi catechizzano nel cammino, ma seguite il vostro animo. Quella disapprovazione che nutrite ad ogni scrutinio non è una sofferenza necessaria alla vostra salvezza ma un danno che vi viene inflitto gratuitamente.

Dal canto mio ho carità, ma la misericordia non prescinde dalla giustizia e dalla verità. Provo profonda ripugnanza per voi come uomini, per le vostre azioni e per il vostro nascondimento, ma il mio animo è in pace e questo mi basta per dire che il mio cuore sa cos'è il perdono!

sabato 22 settembre 2018

R.I.N.O.: il Registro dei Neocatecumenali

Finalmente ha contattato anche me.

È uno che ti chiede l'amicizia e se non sei neocat te la toglie

C'é gente strana, sarà lo stesso che la chiese a me (tale C...i o qualcosa del genere). Notte

Oh ma la ha chiesta anche a me, ho riconosciuto la foto del profilo. Ma non accetti da chi non so manco di striscio chi sia

Di male nulla, è che questo sta facendo il R.I.N.O.
Registro Italiano Neocat Ommorte.

Io non sapevo che lui eliminasse chi non è del cammino

Sei fortunato. A me l'ha chiesta un ex sindaco PD della mia zona... È ben peggio... Ah, l'ho rimbalzato in due secondi.

Fratello sei un bischero.

L'ha chiesta anche a me oggi

Me l'ha chiesta due settimane fa. Mi ha chiesto se ero nel Cammino. Ho risposto che no, frequento l'Oratorio di San Filippo Neri. Sparito. Deve anche avermi tolto l'amicizia perchè ieri me l'ha chiesta di nuovo. Mah... Non gli ho risposto ma non ho ancora trovato il coraggio di fargli fare la stessa fine delle richieste di amicizia farlocche di Carmen da Cuba o Oksana dalla Moldavia con foto di donna in perizoma allegata. Non mi pare corretto, ecco... 😁

Bloccare, bloccare subito dopo la fine della conversazione

Sì, ma questo, com'è che non si fa i suoi?



Io sono Neocatecumenale, ma questo non sta bene purtroppo e fare questi post non aiuta né lui e tantomeno il Cammino

Si spera che anche su FB si distingua un neocatecumenale da una persona con mania religiosa (così specifica, poi!). Grazie per l'informazione. Se dovesse chiedermi l'amicizia, gli risponderò che accetto solo cattolici impegnati nei centri di aiuto alla vita. 😉

Io amo il cammino, un bischero resta un bischero qualunque viottolo prenda

Filippo tu ami il camino, che è diverso

... beccato ...

Mater trollorum semper pregna est...

Fatto bene

Fratello, anche io contattato e non assunto, mi si nota di più adesso?

Come una petardo in un aereo

Occhio che ora pure altri neocat ti toglieranno l’amicizia. Esperienza personale

Io non ho mai limitato la libertà di nessuno, soprattutto la mia.

Avvisavo solo...

Si si, anche io avvisavo chi se ne vorrà andare

Poverino dai ...il problema che dopo la domanda: "sei neocat?" gli ho tolto l'amicizia... ( P.s. sono neocat. ma di matti mi bastano quelli della mia comunità 🤣🤣🤣🤣🤣🤣...)

Il rino come lo chiami tu comunque altre persone neocatecumenali lo fanno... 
Io non sono neocatecumenale , avevo ascoltato in tv in occasione del raduno internazionale la catechesi di Kiko arguello. Nel corso della catechesi non ho compreso un passaggio per cui le ho scritto chiedendole come era giusto interpretare questa frase.... si è arrabbiata e  mi ha bannato. Mi dispiace.

Posso testimoniare che anche nel Rinnovamento  ci sono casi di ricovero!!! Stanno stanno!!

...e ne stanno anche troppi 😂😂

Dai su, siamo tutti un po' pazzarielli 😂😂

Non mi sembra proprio a piombo....

Poverino, dai, ha un ritardo da quello che ho sentito dire.

Non lo conosco, non ho fatto neanche il nome.

"Quale dan di illuminazione hai raggiunto"...!!! Mi fai morire!!!

Tu sei mia sorella di comunità...diciamolo 🤣🤣🤣

Facciamo outing !

No leggi il mio commento sopra ....outing te lo faccio fare a te 🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣

aaaahhhh!!! In effetti la mattitudine da noialtri è dilagante!!

Ah ma allora non è successo solo a me 😂 
Accettai  e quando risposi di no alla fatidica domanda, quindi me la tolse. Poi, richiesta nuovamente ma stavolta  resterà in attesa, eh. 😀

Perchè voi non sapete cos'altro ha fatto ...
Un gruppo whatsApp con persone "rigorosamente neocat" (io sono del cammino eh) di tutto il mondo!!!!

Secondo me se non sbaglio ha pure due profili....comunque io ammessa l’ho eliminato perché è uno stalker, pubblica da far venire l’ansia. Ma te sei catecumeno?

No ha il quinto Dan... Ma non è catecumeno...😬

È solo catechistico

Io sono parrocchiano semplice

Allora hai mentito sui Dan 🤣... Buona domenica e grazie per il tuo umorismo...mi riporta sempre un po' a 🏠.

Ma scherziamo? Io sono neocatecumenale  ma scartare chi non lo è ...
Questo è  estremismo. Sicuramente non frequenta neanche atei, lungi da lui. Non sta bene con la testa. Esaltato. Forse ho capito chi è!

Fratello yoda, obiuan è tuo padreeeeee........

Ma non è che nel vostro profilo ci sono i dipinti di Kiko e vi sgamano subito? Occultatevi meglio altrimenti rischiate che proprio Kiko vi chieda l’amicizia!

Uh mamma! Lo stalker dei neocat.! 😱😱😨 Poverino... ha contattato più volte anche me 😅😆

Finalmente una risposta a tono :) letto la parrocchia di provenienza, magari si può fare qualcosa per questo ragazzo che è seriamente disturbato

Comunque è un ragazzo che ha problemi.
È stato ripreso anche più volte dal centro neocatecumenale di Roma.
Purtroppo come in tutte le realtà c’è chi è “sui generis” se poi questa sua stravaganza è corroborata da una qualche patologia psichiatrica allora il soggetto diventa una bomba esplosiva.
Che io sappia non frequenta nemmeno più....(motivi di lavoro dicono).

Mito😂

Sta diventando quasi virale... 🤔


(da: un pubblico thread su Facebook)

giovedì 20 settembre 2018

Sul concetto di "comunità" all'interno del Cammino Neocatecumenale

Crocifisso-sogliola designed by Kiko.
Sullo sfondo, la moschea d'oro di Omar
Il Cammino Neocatecumenale ha come sua caratteristica fondamentale (almeno il Cammino delle origini, perché l’attuale può essere solo considerato “quello che resta” di una cosa nata con uno scopo, trasformato in corso d’opera, ed oggi sussistente con altri scopi e parte delle vecchie strutture: un edificio in stato di decadenza) la sostituzione della teologia della redenzione classica, operata da Cristo, con una teologia della redenzione in cui il ruolo attivo è svolto dalla comunità. Cioè, sostanzialmente il centro del Cammino è l’idea di comunità, la quale assorbe in sé prerogative divine e cristologiche: se la Chiesa è il corpo di Cristo, il Cammino si identifica come la vera chiesa, e quindi la comunità neocatecumenale è Cristo. Con tutto quello che ne consegue, di categorie teologiche tradizionali travisate e reinterpretate alla nuova bisogna: fuori dalla comunità neocatecumenale non c’è salvezza; la comunità ha il potere di rimettere i peccati; la comunità salva.

Credo che l’origine di una simile teoria sia incentrata nella mentalità anni ‘60, quel comunitarismo che nel mondo ha prodotto comuni, hippies, lotta armata ecc. Il senso del Cammino è quello di trasferire gli attributi di Cristo alla comunità, pertanto occorre da un lato destrutturare la tradizione e tutto ciò che essa attribuisce a Cristo (la liturgia, la sacralità del culto, l’idea di sacrificio: tutti “retaggi pagani”, di religiosità “verticale”); dall’altro ricoprire la comunità di tutti gli attributi di Cristo, usando anche tecniche di fidelizzazione dell’appartenenza comunitaria.

Il catechista non è un esperto di fede, ma un guardiano della comunità, che vigila affinché i membri stiano alle regole e non ci siano deviazioni; la liturgia è svuotata di fini e caratteristiche soprannaturali, ma serve a istituire-rinforzare-ricompattare la comunità (è un rito collettivo in cui sentirsi membri di una sola cosa: ecco che non puoi sostituirla con una celebrazione qualsiasi, non è uguale alle altre messe perché è un privilegio della tua sola comunità di cui tu sei un eletto membro; ha canti che altri non cantano, ma tutti li cantano insieme; idem per i balli e le altre cose che cementano l’appartenenza al gruppo, al vertice c’è il pane azzimo, volutamente distinto dalle tradizionali ostie, svuotato del senso sacramentale, diventa un pane di condivisione comunitaria).

Guappo concertone kikiano per celebrare
Kiko, "autore" delle vocazioni neocat
La confessione dei peccati alla comunità è basata sull’idea che sia la comunità a redimere e a garantire la salvezza, non un atto di clemenza sovrana di un Dio altissimo. Pensiamo anche a tutte quelle caratteristiche che sono simili ai partiti di massa (anche se più squallide): uso di simboli comuni per riconoscersi e cementare l’unità (icone e merchandising di Kiko); si leggono le stesse letture, si ascolta la stessa musica, si usa la stessa uniforme (la barba sfatta, le Lucky Strike, il clergyman, i camici con lo stesso pizzo, le casule con le stesse righine d’oro, ma pure la giacca e cravatta a messa ecc.).

Ora, senza il presupposto di una comunità divinizzata, che ruba attributi soteriologici a Cristo, tutto ciò non ha senso. E senza il ribaltamento della dottrina su redenzione e peccato, tutto ciò non ha senso. Kiko ha svuotato il Cammino del suo presupposto originario, ed ora c’è una balena abnorme che continua ad esistere, con mille seminari e centomilioni di chitarristi, ma senza più la sua “mission” originaria. Il fatto che Kiko abbia ricondotto la teologia su alcuni punti alla visione tradizionale (sto preparando una riflessione sul “cambio di rotta” interno al Cammino circa la teologia della soddisfazione vicaria, la natura sacrificale della Messa, l’offertorio e la Presenza reale.


Ora non sappiamo se Kiko se si sia pentito o cosa: certamente l’orgoglio gli impedisce di fare ammenda e di ritenere che la sua creatura sia un gigantesco equivoco nato per sbaglio), fa sì che si celebri la “messa” per niente, che ci si umili di fronte ai catechisti per niente, che ci si riempia la casa di icone per niente: lo si faceva perché era il gruppo a dare la salvezza in quanto unico; era la sola vera chiesa cattolica, dato che il presupposto logico del Cammino è una crisi della chiesa (dal 313) talmente grave che essa ha smesso di essere salvifica e utile spiritualmente, laddove non addirittura dannosa e complice di dannazione dei suoi fedeli, educati al paganesimo e al disprezzo della bibbia e della comunitarietà; in pratica il Cammino è una sorta di sedevacantismo, dove si ritengono la sola vera chiesa, pure all’interno del contenitore formale cattolico con vescovi e cardinali e papi (immagino che i più zelanti abbiano sempre pensato che i vescovi stessi non neocatecumenali che li accoglievano in diocesi sarebbero finiti nel girone dei pagani), dove soprattutto tutti i sacrifici sono giustificabili da quel presupposto. Pago le decime altrimenti sono fuori dalla sola comunità che salva. Confesso le oscenità altrimenti sono dannato. Ecc.

Clone di Kiko che clona gli sgorbi di Kiko
Io credo che conti moltissimo in questo processo anche il passare del tempo e la modernità. Una volta non ci si conosceva, non ci si parlava, trovare testi e informazioni era difficile. Con internet tutto è cambiato e sono circolate le informazioni e pure l’accesso all’informazione. La comunità come sola fonte di istruzione religiosa non ha senso oggi, quando col cellulare ti leggi quello che vuoi ovunque. Poi su internet la comunitarietà è diversa: non ci si incontra o chatta insieme solo tra membri del gruppo. Scopri che esistono altri che si interessano delle stesse cose e dicono le stesse cose. Pensavi di essere l’unico che avesse interesse per la liturgia e scopri mille blog e forum liturgici con gente più competente di te. Pensavi di essere l’unico a tutelare la famiglia o la procreazione e scopri che ce ne sono a milioni anche fuori dal Cammino. Il Cammino era l’unico posto in cui c’erano certi valori e scopri che tutti li possono avere e anche meglio, pure fuori. Secondo me è questo che ha spaventato Kiko, più che il pericolo di leggere i blog. Il pericolo di scoprire che la specificità unica del Cammino non ha fondamento, perché è solo una goccia in un mare. Che quindi tutte le croci fatte portare ai membri in nome del privilegio di appartenere alla sola comunità degli eletti, non hanno senso perché ci sono altri che riescono ad essere cattolici ottimamente anche senza Cammino. Essere un gruppo della vasta chiesa è inconcepibile per chi si riteneva la sola chiesa. Probabilmente Kiko sta cercando in extremis di salvare il Cammino, dandogli una teologia “tradizionale” (che sia effettivamente tale poi mi sembra discutibile) per farlo diventare una delle stampelle tradizionali della chiesa, ma questa operazione gli si ritorce contro.

(da: Tomista ex NC)

martedì 18 settembre 2018

Convivenza di Inizio Corso? Cambio di programma

C'è stato un tempo, a Madrid, nel quale i kikocatechisti si incontravano nella Valle dei Caduti in occasione dell'inizio corso. Quindi, chissà se a causa dell'accumulo dei debiti, la manifestazione fu trasferita in un albergo fuori Salamanca. La spiegazione che diedero allora per un simile trasferimento  fu che, poiché eravamo così numerosi, non c'era più posto nella Valle.

Ad essere onesti, tra le montagne di Madrid e Salamanca ci sono molti siti più vicini alla capitale molto più contenitivi. Ma questo è il minimo. Il fatto è che mentre i kikocatechisti andavano dove gli era stato detto per imparare le nuove frasi che avrebbero poi ripetute come pappagalli ben addestrati, i loro stessi kikocatechisti stavano ancora incontrandosi con Kiko senza tanti problemi turistici... Fino a quest'anno.

Quest'anno l'incontro con Kiko sarà congiunto e unico per i catecumeni spagnoli e italiani. E promette di essere strappalacrime.



(Testo del post in immagine)
Kiko sta male, è in ospedale a Porto San Giorgio. Il cuore ha una forte tachicardia. Ci chiedono di pregare per la sua salute.
È in riposo assoluto, ha cambiato la data della convivenza dalla prossima settimana alla successiva, insieme Italia e Spagna.
Non può più mantenere il ritmo di prima, i medici lo hanno obbligato a riposare, quello che è successo in ospedale non lo so,  ma immagino gli abbiano fatto un controllo e per questo lo abbiano messo a riposo assoluto.
Info del Padre Alfredo Sanchez del Seminario di New York
(Non avevano detto che il morire è certamente migliore? Perché sembra che alcuni se lo siano dimenticato).

Molte altre cose sono cambiate da quei giorni in cui ero presente agli incontri di start-up per i kikocatechisti al giorno d'oggi. 
A quel tempo era una costante che ti dicessero che non dovevi rinunciare ad andare a causa dei soldi, che Dio avrebbe provveduto, una cosa e l'altra.
Ora quello che vengono a dirti è che o prendi i soldi in anticipo o meglio lasciar perdere.



(Testo della lettera in immagine)
Luglio 2018
Cari fratelli,
la pace di Cristo sia con tutti voi.
Vi inviamo il calendario per le convivenze di inizio corso per quest'anno 2018/2019.
La convivenza avrà luogo in...
Comincerà con la cena del giovedì 18 ottobre e terminerà con il pranzo di domenica 21.
È necessario assolutamente che ci mandate l'allegato con i dati dei fratelli che assisteranno, il prima possibile, non più tardi del 30 settembre.
Gli anni precedenti abbiamo avuto difficoltà in questa convivenza a pagare il conto dell'albergo.
Per questo, sarà il caso che chiediate aiuto alle vostre Comunità nel caso che la vostra equipe non sia in grado di sostenere il costo abituale della convivenza. In qualsiasi caso, davanti a qualsiasi dubbio di questo tipo, consultatevi direttamente con i catechisti.
Pregate per noi. La pace.
I catechisti

Sarà un  segno dei tempi!

(da: Cruxsancta)

domenica 16 settembre 2018

«Dall'interno non si può fare niente»

Il fatto che io, parlo di me, sia uscita [dal Cammino Neocatecumenale] dopo ben trenta anni, 28 per l'esattezza, da un lato mi fa vergognare.
Perché non prima? Il mio travaglio è durato almeno otto anni. Ma questo oggi mi consente di dire che ho davvero tentato di tutto prima di arrendermi.

Una prima conclusione ho tratto: DALL'INTERNO NON SI PUÒ FARE NIENTE.
O sei un soldatino allineato, che come tiri fuori il capino alla prima bastonata discernente ben assestata dal tuo catechista/padrone e signore delle tua vita ti pieghi e taci, oppure non hai futuro: ti distruggeranno se non scappi via in tempo.

Per quello che riguarda i fratelli ti dico la mia esperienza. Non è questione di aggredire verbalmente o sputare veleno, anche se ho provato quella esasperazione che genera il parlare con un muro. Terribile. Muro di gomma.
I confronti più crudi e diretti li ho avuti con chi era testimone di esperienze vissute da fratelli che sono stati letteralmente irretiti dai catechisti, che hanno dovuto, dopo aver subito violenze o ingiustizie, subire anche lo scrutinio del "tu giudichi" "tu credi di non essere capace di fare peggio" e simili.
Cose che abbiamo raccontato tante volte e che non mi sento di riferire di nuovo....
Quello che mi sconvolgeva era l'impossibilità di ragionare con questi "fratelli" con i quali avevi condiviso tutto il cammino, che erano "testimoni" come te di nefandezze e che si accontentavano, o meglio, si acquietavano con la parola dei catechisti.
Quale era questa parola?
"Ci hanno detto che non dobbiamo farci carico noi di questa storia, che tutto è stato messo nelle mani di Kiko, ci hanno dato la consegna del silenzio, di non parlarne con nessuno, DI NON PARLARNE MAI PIÙ NEANCHE FRA DI NOI! SE NO FACCIAMO IL GIOCO DEL DEMONIO! TU SEI DISOBBEDIENTE!".
E così si mettevano in riga e con la coscienza apposto e....ti giudicavano! Ovvio! Questo non è un peccato per loro.
Non si denuncia, non si chiede giustizia, non ci si immedesima col dolore altrui - se lo fai sei nevrotico - dopodiché ti becchi anche tu scrutini supplementari su scrutini. Tutti portavano a "ti levo da catechista" "ti rimando al secondo scrutinio" "ti rimando a fare le catechesi daccapo" e chi più ne ha più ne metta, in un crescendo che alla fine li costringeva a manifestarsi per quelli che sono.
Se avevi da difendere qualcosa non avevi via d'uscita. Dovevi obbedire.

Forse sono stata trenta anni (28) per vedere con la lente d'ingrandimento tutto questo. No, non hanno giustificazione alcuna. Né loro, i grandi condottieri del C.N., né i cari fratellini clonati, lobotomizzati, senza speranza di recupero alcuno.
Mi consola che noi ex che abbiamo aperto gli occhi e non ci siamo prestati a questo gioco sporco siamo comunque in tanti e spero che saremo sempre di più. Andando avanti, un bell'effetto domino!....."

Ho cercato di parlare e confrontarmi con i camminanti come me. Ho parlato con i miei catechisti, con gli itineranti, con i vertici stessi del cammino.
No, non so fare differenze. Sempre un buco nell'acqua.
E quelli che erano, sono e restano dentro pur avendo visto mille volte le stesse cose che io ho visto, sono i più refrattari.
Mi hanno evitato come la peste. Quando ho provato a parlare (gente con cui ho vissuto 30 anni) le risposte più frequenti: "Preferisco non sapere niente!" "Non parlarne più, si riaprono le tue ferite!" e simili espressioni senza senso.
Anche dopo anni, mai hanno cercato di capire, mai hanno favorito gli approcci che pure ho tentato, mai sono venuti a chiedere "ma cosa è successo?" Surreale? Per anni fratelli, dimenticando i fratelli di carne? Fratelli di chi? Non c'è proprio nulla da salvare nel cammino, neanche i rapporti umani che si creano in questo contesto. neppure sono umani! Eppure questa è la mia esperienza.

(da: Pax)

venerdì 14 settembre 2018

Strane allergie cui vanno soggetti i neocatecumenali

Parole che ripugnano ai neocatecumenali e che risultano praticamente assenti dal loro gergo (alcune di queste vengono usate solo con accezione negativa):
  • Religione, religioso, religiosità, dottrina, ragione, contemplazione, adorazione, culto, dogma, purgatorio, suffragio, espiazione, propiziazione, sacrificio, sacro, sacralità, tempio, altare, regalità di Cristo, tradizione, comunione (preferiscono dire "fare eucaristia"), confessionale, inginocchiatoio, penitenza, indulgenza, meditazione, sacerdote, soddisfazione, devozione, Messa, Santa Messa, transustanziazione, miracolo, soprannaturale, estasi, mistica, ascetica, ascesi, disciplina, teologia, studio, filosofia, pena, castigo, riparazione, contrizione, attrizione, consacrazione, canone, offertorio, offerta, voto, giaculatoria, redenzione, Ostia, vittima, virtù, morale, etica.
Cari neocatecumenali, fatevi due domande, se avete problemi ad utilizzare queste parole nelle vostre catechesi, ammonizioni, risonanze, omelie e preghiere, non vi risulta ci sia qualcosa di strano?

Siate onesti, perché avete difficoltà ad utilizzare il linguaggio della Chiesa di sempre, in particolare della Chiesa di rito latino?

  • Perché siete allergici alla terminologia cattolica?
  • Perché ne avete creata una tutta vostra?
  • Perché questo insopprimibile bisogno di rifare tutto da capo, come se la Chiesa non esistesse da duemila anni?

Dite che la sostanza rimane anche se cambiano le parole...l'ho sentito dire tante volte dai vostri catechisti, ma nessuno è mai stato in grado di dimostrare questa affermazione.

La Verità è che rifiutando le parole voi rifiutate i concetti che queste parole esprimono.

Senza odio, senza rancore, ma con carità, vi prego, riflettete, prima che sia troppo tardi. Tutti dobbiamo comparire di fronte al tribunale di Cristo.

(da: un lettore del blog)

mercoledì 12 settembre 2018

«Ci ha telefonato il Papa!» - le frottole che i kikos amano raccontarsi

Ci scrivono a proposito di una curiosa coincidenza: quanto più l'immagine pubblica di questo Papa si va deteriorando (McCarrick, Catechismo e pena di morte, Amoris Laetitia…) tanto più i neocatecumenali avvertono il bisogno di far credere che il Papa stia dalla loro parte - se non addirittura il bisogno di sfruttarlo di più per i loro loschi fini.

A quanto pare, coi loro soliti trucchetti neocatecumenali, sembrano riuscirci abbastanza bene.

È il caso della "telefonata del Papa" giunta magicamente al minuto giusto sabato 8 settembre 2018 durante una "convivenza" di Kiko, che subito ha scatenato i soliti pomposi peana cernuziani, le millemila tronfie condivisioni facebook e whatsapp (ma Kiko non aveva proibito Facebook e Whatsapp?), e i commenti trionfalistici lasciati su questo blog da parte dei fratelli del Cammino ossessionati dall'idea che ogni evento come quello dovrebbe "tapparci la bocca per sempre", e tutto il resto della tipica fanfara dei neocatecumenali.

Ma al di là della cronaca preconfezionata ante factum e prontamente propinataci dai neocatecumenali (wooo! il Papa sorprende tutti telefonando a Kiko! wooo!), cosa c'è di notevole in quella telefonata? Anzitutto il fatto che papa Francesco non l'ha fatta spontaneamente.

Riportiamo, prima di ogni altra cosa, la trascrizione della telefonata direttamente dal video messo a disposizione da una pagina Facebook del Cammino.

Sta per iniziare l'incontro. In primo piano alcuni rettori di Seminari Redemptoris Mater si abbracciano. Riconosciamo Giosuè Voltaggio e il rettore del Seminario di Medellin, fra i più attivi mediaticamente parlando.
Il Tripode Pezzi, Kiko, Ascension è già pronto in tribuna.
Don Pezzi: "ssssh, ssssh"
Kiko, con il cellulare all'orecchio, ma parlando al microfono della sala "dime… dime" (dimmi… dimmi).
Don Pezzi: "ssssh, ssssh…il Santo Padre!"
Kiko: "Bene, Padre, grazie. Siamo qui, pieni di e…". Silenzio, ascolta.
"Grazie Padre grazie che le vogliamo tanto bene, siamo qui con tutti centoventi rettori dei seminari… è un expectaculo Padre…tutti qui nell'en…siasmo, disposti a dare la vita per la Chiesa Padre ..e tutti le vogliamo bene…diamo un applauso!"
Applauso dei presenti.
Don Pezzi suggerisce a Kiko di chiedere al Papa di rivolgere una parola agli astanti.
Kiko: "Padre, una parola a tutti questi… una parola!"
Papa (scandendo le parole): "Guardate sempre il Signore"
Kiko (ripete): "Guardate sempre il Signore"
Papa (sovrapponendosi a Kiko): "Capito?"
Sta per partire un applauso, fatto subito cessare per ascoltare le parole del Papa (magari un elogio, un incoraggiamento, chissà?)
Papa: "Avete capito???"
Kiko: "Benissimo!"
Risate, applausi, urletti.
Kiko: "Grazie Padre, grazie… dà una grande consolazione…in questa battaglia (affranto).
Molto bene! (di nuovo pimpante) Preghiamo per Lei, eh? …Padre???
Don Pezzi: "È caduta la linea"
Kiko (ripete): "È caduta la linea." Poi aggiunge, furbesco: "Bene, màchia!" (Ndr: màchia è magia, così come pronunciato in spagnolo)
Risate e applausi
Kiko (rivolto al suo pubblico): "E grazie".


Vediamo un po' di commentare quanto riferito punto per punto.

1) In primo luogo il Papa viene contattato da qualcuno: le parole «dimmi, dimmi…» Kiko le rivolge all'agente neocatecumenale che si è avvicinato al Pontefice col telefonino in mano già pronto.
La telefonata, infatti, era stata accuratamente preparata, lato Kiko, naturalmente, non lato Pontefice, che è stato preso in contropiede. Infatti il Papa deve aver esordito la telefonata con un generico "Come va", domanda a cui Kiko ha risposto in prima battuta con "Bene". Non gli ha chiesto come sta, nulla di personale, altrimenti Kiko avrebbe colto la palla al balzo per dimostrare intimità con il papa.
2) Poi Kiko per due volte sta in silenzio ed ascolta. Riprende a parlare dicendo «bene», che è il suo intercalare quando cambia argomento.
Papa Francesco non ha dimostrato di essere a conoscenza di ciò che Kiko stesse facendo e della convivenza dei seminaristi, perché è lo stesso Kiko che si premura di spiegarglielo, non resistendo alla tentazione di vantarsi dei soliti numeroni (120 rettori, di cui la maggior parte reggono a fatica se stessi) e della eroicità pronta al martirio di tutti i seminaristi e sacerdoti presenti, ospiti a spese delle comunità del Cammino presso le strutture residenziali di Porto San Giorgio.
Da notare, i due si parlano in italiano, benché per ambedue la lingua madre sia lo spagnolo, quindi intimità zero. E fin da subito, nonostante il Papa non intenda fare un saluto ufficiale in un simposio di cui probabilmente neppure sapeva l'esistenza, Kiko parla al plurale e fa capire al papa di essere nel pieno svolgimento di un incontro, di fronte a rettori e seminaristi, e soprattutto che di essere in "viva voce".
3) Poi c'è Pezzi, più lucido dall'esterno, che dimostra di essere il regista occulto della telefonata: suggerisce a Kiko cosa dire, gli fa chiedere al Papa la famosa "parola", cioè un saluto ufficiale al consesso che, per stringato che fosse, i Neocatecumenali si sarebbero subito venduti il giorno dopo su tutte le emittenti con i titoloni: il Papa conferma e benedice i seminari del Cammino (magari anche quello di Tokyo nonostante la disapprovazione dei vescovi giapponesi).
Per questo, la "Parola" che il Papa, che notoriamente non si fa tirare per la giacchetta nessuno, si riduce ad un generico «guardate sempre il Signore» (che può essere detta a chiunque, è come se il Papa neanche sapesse con chi stava parlando). Che però sapesse invece che stava parlando con sacerdoti Neocatecumenali, notoriamente affetti da irrimediabile sordità agli appelli del Papa, lo si immagina facilmente, visto che aggiunge subito un "Capito?" per poi aggiungere, per buona misura, mentre tutti trattenevano il fiato per attendere finalmente la benedizione papale: «Avete capito???» e chiudere subito la telefonata (oh, che disdetta, è stranamente "caduto il segnale"… magia, dice Kiko).
Insomma, abbiamo troppi motivi per pensare che l'Agente Get Smart Neocatecumenale ha messo a sorpresa il cellulare nelle mani del Papa, spaccando il minuto, addirittura tentando di turlupinarlo.
Visto poi che la prontezza di spirito del Papa gli ha fatto pronunciare non la benedizione auspicata ma una frase abbastanza generica e diversamente interpretabile, si passa alla mistificazione di secondo livello, riferendo all'Ansa e a tutta la stampa "amica", una parola che il Papa non ha pronunciato, e cioè "Avanti" che naturalmente sottointende "continuate ad andare avanti in questo modo".
Pensare che Kiko non menta, significa credere che un fiume possa invertire il proprio corso.

Il Papa, comunque, si sarà sentito assai urtato dall'essere sfruttato per la propaganda kikiana e dall'essere stato messo ancora una volta davanti al fatto compiuto.

Conoscendo il suo caratterino, ci permettiamo di pensare che ai kikos questa furbata costerà molto cara.