giovedì 28 febbraio 2019

L'ORATE FRATES, Paolo VI e le BALLE di Kiko

A riguardo dell' «Orate fratres», nel testo "Orientamenti" catechesi sull'Eucaristia cfr. OR-Conv-285-335 pag. 328 che è bene venga letta si dice (solo il grassetto è nostro):

«L'Orate fratres è l’esempio maggiore di tutte quelle preghiere che furono introdotte nella messa di tipo individuale, penitenziale e sacrificale. Riassume tutte le idee medioevali della messa: Pregate fratelli, perché questo sacrificio "mio" e "vostro" sia gradito…..; la risposta era ancora peggiore: il Signore riceva dalle "tue" mani questo sacrificio….. . Ma quando tutto era in latino e nessuno interveniva, l'orate fratres era il momento in cui la gente partecipava di più. La riforma voleva tagliarlo perché è un'aggiunta con molte deformazioni. Fecero una catechesi speciale a Paolo VI per spiegargli che bisognava toglierlo; Paolo VI fu convinto di questo, ma disse di non toglierlo per motivi pastorali: toglierlo è una questione delicata, perché lì il popolo aveva cominciato a partecipare e senza una previa catechizzazione non lo si poteva togliere perché avrebbe causato sconcerto nella gente.»

Ma Annibale Bugnini, scrive:

Così disse Paolo VI «Si toglie l'Orate fratres? Non è una bella, antica, appropriata conversazione fra celebrante e assemblea prima di iniziare l'orazione super oblata e la liturgia sacrificale? Sarebbe una gemma perduta»

Anche qui le ragioni sono note, ed erano tali che il Consilium votò nuovamente se conveniva conservare l'orate fratres, con il risultato: 15 contrari alla conservazione, 14 favorevoli, 1 favorevole cambiando alcune espressioni, 1 astenuto. Fu poi conservata.

Annibale Bugnini, La riforma liturgica (1948-1975), CLV, Roma 1997, p. 376.
Inoltre a p. 355, Bugnini spiega le motivazioni della richiesta di eventuale soppressione (nel contesto di una messa già in lingua nazionale), dicendo che le traduzioni erano carenti e la gente non partecipava (non sapendole, a differenza di quella latina), filologicamente è un dialogo giustapposto al dialogo del prefazio, la preghiera dei fedeli riprende concettualmente lo stesso schema e la fa diventare un doppione, ipotetica difficoltà della giustapposizione "mio e vostro", come se fossero due sacrifici distinti. A favore afferma invece che è molto gradita dal popolo, che è l'espressione della partecipazione all'offerta del sacrificio.

Bugnini dice che sono argomenti a favore per mantenerla, ciò che Kiko dice siano argomenti contrari. In realtà la preoccupazione di Bugnini è più filologica e strutturale che non teologica.

Quello che parla in corsivo, nella citazione, è Paolo VI, in una comunicazione (conservata) al Consilium in cui spiega perchè tenere l'orate fratres.

Secondo Kiko, Paolo VI era convinto della necessità di togliere la preghiera. In realtà è convinto della necessità di tenerla.

Kiko attribuisce a Paolo VI, quelle che sono le sue perplessità, in modo da convincere il proprio uditorio. È la pietosa bugia, o bugia a fin di bene (!?).

Kiko è solito raccontare bugie, se queste possono servire ad una qualche finalità, a convertire la gente, a fare del bene (secondo lui). Ad esempio, per insegnare alla gente che la messa non è un sacrificio, basta dire che è Paolo VI che vuole così, ma poi non ha potuto farlo. In realtà le testimonianze storiche, smentiscono Kiko. E' a Kiko che non piace il sacrificio, ma siccome secondo lui è essenziale che non piaccia a nessuno, occorre obtorto collo mentire.

Questo perchè secondo Kiko il concilio di Trento ha introdotto il concetto di sacrificio, che c'è dall'Ultima Cena. La cena pasquale ebraica, in cui si consumava l'agnello, era nella teologia giudaica considerata sacrificale. Questo perchè è un rito precedente al 1000 a.C. e alla templarizzazione del culto ebraico successiva a Davide e Salomone.

Non esistendo un altare e non esistendo un tempio, il culto sacrificale pre-templare della religione ebraica era modellato sul tema dell'alleanza/redenzione dell'esodo, e avveniva nella cena pasquale. In particolare, era usanza che il capofamiglia con un suo aiutante, uccidesse l'agnello nel tempio -dopo la sua costruzione- offrendone il sangue ai sacerdoti per l'aspersione rituale, che avveniva utilizzando calici in oro ed argento, da parte di due file di sacerdoti che si passavano di mano le serie di calici che intingevano da un grosso tino che veniva riempito del sangue delle migliaia di agnelli sgozzati per la pasqua, in Gerusalemme (cfr. Jeremias Joachim, Gerusalemme al Tempo di Gesù, 2000, EDB, con la sua abbondantissima bibliografia) .

Infatti dopo la costruzione del tempio, si stabilì che solo Gerusalemme era la città per il culto e il sacrificio. I preti facevano due file lungo la scala che saliva sull'altare, e versavano il sangue, ossia l'anima, la vita, sull'altare per offrirlo a Dio. Tuttavia questo non era considerato il sacrificio, ma l'offerta e la preparazione del sacrificio. L'agnello dissanguato e scuoiato, veniva portato a casa, dove era arrostito. Secondo la prescrizione rabbinica, il sacrificio era compiuto mangiando la carne del corpo dell'agnello, in misura di almeno una quantità pari ad una oliva.

Il concetto di famiglia era poi elastico, nel senso che era considerata famiglia una aggregazione di persone legata da qualche tipo di vincolo, ma anche gli ospiti erano considerati famigliari nel rito. Gli apostoli con Gesù sono dunque da considerare una famiglia, e Gesù da considerare l'officiante del sacrificio. Quando Gesù dà agli apostoli il pane da mangiare, affermando che quello è il suo corpo, offerto per loro, ai presenti doveva risultare assolutamente chiara e palese l'identificazione di Gesù con l'agnello della medesima cena, la cui manducazione del corpo era considerata il vero sacrificio.

Gli apostoli quindi consideravano l'ultima cena come sacrificale, per analogia alla cena dell'agnello, avendo però traslato l'agnello con Gesù stesso. A fugare ogni dubbio, era poi la formula usata da Gesù per il vino, indicandolo come "calice" del "sangue versato", e quindi riassumendo entrambi gli elementi del sacrificio ebraico mosaico dell'agnello: e per di più in espiazione: il nuovo kippùr, che non ha più bisogno di essere ripetuto, ma che oggi e fino alla fine dei tempi viene ripresentato al Padre ad ogni celebrazione. E' impossibile pensare che secondo la teologia ebraica, quella cena non fosse intesa dai presenti come un vero sacrificio. Lo era anche solo come rito giudaico. Cristo mediante l'analogia e l'identificazione (Questo è il mio corpo ...il mio sangue) identifica se stesso come l'oggetto del sacrificio, e quindi dà origine ad un sacrificio nuovo, perfetto), e il concetto di sacrificio è pagano, ed è la causa ultima, secondo Kiko della ipocrisia religiosa delle persone. 

Quindi, è indispensabile de-sacrificizzare la messa, per ripristinare l'autentica religiosità: questo fine nobile, vale ben qualche balla.

Questo è un atteggiamento usuale di kiko e dei catechisti, quello di mentire a fin di bene. Il fine giustifica i mezzi. Gli amici che lavorano su Osservatorio possono dare tante conferme  di quanto nel cammino sia in uso il senza mentire non si può convertire la gente, che se uno si aspetta di farlo con la teologia, non converte nessuno. Invece appare più sano ingannare le persone, spiegando loro che Abramo smise di amare Dio per amare solo suo figlio e la richiesta di sacrificio era una punizione per questa sua hybris, oppure che l'orate fratres era odiatissimo da Paolo VI.

E' una abitudine pericolosa quella di usare maldestramente la menzogna, per scopi nobili. Si finisce prima o poi con il non distinguere più la menzogna dalla verità. Figlie di queste affermazioni sono tutte quelle serie di affermazioni per cui "il papa ha approvato in segreto la nostra liturgia, ma non può dirlo" che venivano fatte circolare fino all'indomani della lettera di Arinze. E cose di questo tipo.

Il fedele medio (sebbene non sia difficile comprare il libro di Bugnini e leggere direttamente cosa dice) non distingue più facilmente cosa è vero di quello che dice kiko, da ciò che non è vero ma serve per rafforzare la sua predicazione.

Io mi permetto di ritenere che una predicazione che ha bisogno di balle per stare in piedi è una balla anch'essa, e quindi non può che mettere in serio pericolo per la sua anima chi la pratica.

(originariamente pubblicata sul blog

24 commenti:

  1. Credo sia utile al tema trattato:

    http://antimassoneria.altervista.org/wp-content/uploads/2016/02/La-Passione-secondo-A-K-Emmerik.pdf

    I carnefici, che avevano bevuto il vino aromatico di santa Veronica, si erano ubriacati
    e sentivano in corpo un fuoco tale che li aveva resi frenetici, chiamavano Gesù
    stregone ed erano furiosi per la sua paziente sopportazione.
    A turno, discesero più volte il Calvario per bere il latte d'asina e rinfrescare il loro
    ventre infiammato, poiché sotto al monte si trovavano alcune donne che mungevano
    due asine e ne vendevano il latte.
    Era circa mezzogiorno e un quarto quando la croce fu innalzata con Gesù crocifisso.
    Nello stesso momento si udirono le trombe del tempio che annunziavano il sacrificio
    dell'agnello pasquale.

    Pace ai figli della Pace. Dio è la Pace.

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  2. La triste faccenda dell'Orate Fratres dimostra anzitutto un fatto:

    Kiko crede di aver capito di più della Chiesa e pertanto ordina modifiche liturgiche contrarie a ciò che fa la Chiesa.

    (Qui per brevità diciamo "Kiko", ma in realtà tutte le vaccate del neocatecumenalismo sono per grandissima parte anche responsabilità di Carmen Hernández).

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    1. Nel caso specifico della Eucaristia è SOLO farina del sacco della cara estinta, o meglio ancora P. Farnes, della serie qualcun'altro ha disegnato il disastro, ma non aveva il "carisma" per poterlo fare attecchire, questi due evidentemente si, ci aggiungiamo il terreno fertile di quegli anni ed il gioco è fatto. Nel tempo poi i due diventano "più realisti del Re" e vanno molto oltre, si ubriacano del loro stesso vino adulterato.
      Per la cronaca Kiko nelle baracche era tutto "ripiegato" sul Servo, e di conseguenza era molto sacrificale, poi arrivò l'illuminata, e da li in poi solo resurrezione, al grido del CVII. Kiko di queste cose non ne ha mai capito una mazza, perchè ignorante, nel senso stretto del termine, quando le ripete lo fa a pappagallo, imbeccato da qualcun'altro ieri oggi e domani.

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  3. L' "Orate frates" (o "Oremus") è un invito alla preghiera molto antico, in passato cantato dal diacono. Alle sue prime note i fedeli si alzavano in piedi, o si mettevano in ginocchio. Non prevedeva risposta, ma solo il gesto di disporsi anche con il corpo a pregare, sotto la guida del sacerdote, come dovrebbe accadere ancor oggi: al "Pregate fratelli...", o subito dopo, i fedeli dovrebbero infatti alzarsi in piedi! ( cfr. OGMR 43; PNMR, Precisazioni CEI, 1).

    Durante la Messa il celebrante rivolge quest'invito ai fedeli per ben tre volte e tutte al termine delle parti della Messa: al termine dei Riti iniziali (prima della Colletta; al termine della Presentazione dei doni, di cui stiamo trattando; dopo la Comunione, prima dell'Orazione dopo la Comunione).
    L'invito dell' "Orate frates" non equivale però all' "Oremus" dell'orazione di Colletta e dell'orazione dopo la Comunione (che è un pregare uniti, insieme), ma è una umile richiesta che il ministro celebrante implora dalla carità dei fratelli per la muovere la misericordia di Dio.
    Ciò che salta subito all'occhio è che, a conclusione della Preparazione dei doni, il sacerdote non si limita a dire: "Preghiamo", ma utilizza una formula ben più lunga (e il Messale ne prevede ben quattro!), a cui i fedeli sono addirittura chiamati a rispondere ("Il Signore riceva dalle tue mani..."), unico caso in tutta la Liturgia eucaristica.

    Ma da dove viene questo invito?
    La sua formulazione, e la relativa risposta, appaiono per la prima volta nel IX sec. (nel Sacramentario di Amiens), successivamente sono accolte dall'antico Messale di Pio V e, non senza difficoltà, anche dal Concilio Vaticano II.
    Lungo la storia si sono avute diverse formule. Prima del IX secolo l'invito era rivolto solo ai sacerdoti (i "fratelli") e non prevedeva alcuna risposta; solo più tardi fu esteso a tutto il popolo ("sorelle" comprese!). Il motivo per cui ancor oggi l'invito si rivolge generalmente ai "fratelli" è forse da rintracciare nel vocabolario paolino, che chiama indistintamente "fratelli" coloro che condividono la fede in Cristo; la prassi attuale di rivolgersi anche alle "sorelle" sembra più vicina non solo al vocabolario e alla sensibilità contemporanea, ma anche a quella di Gesù: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? [...] Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre" (Mc 3,33.35).
    Si deve ammettere che la scelta di mantenere una formula così lunga, da parte dei padri conciliari preposti alla riforma liturgica, fu veramente molto importante e significativa!!!

    [fine PARTE 1... CONTINUA]

    Annalisa


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  4. [PARTE 2]


    Perché?
    Perché questa formula dell' "Orate frates" mostra che la celebrazione dell'Eucaristia è azione di tutta la Chiesa, Sacerdoti e fedeli (cfr. OGMR 5). Quando infatti il celebrante pronuncia: "Pregate fratelli, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito..." sta dicendo che quel sacrificio è offerto da tutti, ma in modo diverso ("il mio e il vostro"): il Sacerdote offre Cristo agendo nella sua Persona e offre se stesso; i fedeli offrono Cristo "non soltanto per le mani del sacerdote ma anche insieme con lui" e offrono se stessi (cfr. OGMR 95; SC 48; LG lOb). Ciò significa che i fedeli partecipano all'offerta di Cristo che compie il Sacerdote, anche se non la possono compiere da se stessi (perché nessuno può offrire Cristo se non Cristo stesso, nella cui Persona il Sacerdote agisce!).
    Occorre allora essere cauti ad utilizzare il termine "concelebrazione", perché propriamente solo i Sacerdoti concelebrano; i fedeli invece "partecipano" all'offerta di Cristo, che si compie solo grazie al Sacerdozio ordinato.
    Tutto questo è ben espresso dalla risposta degli stessi fedeli: "Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio..." (dalle tue mani!).
    Si arriva quindi ad una risposta che chiama i fedeli a partecipare attivamente all'Eucaristia e a esprimerne anche la finalità: "a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa".
    Questo dialogo tra celebrante e fedeli costituisce la conclusione della Preparazione dei doni, ma anche il suo vertice, perché manifesta la massima unità tra la Chiesa-Sposa (fedeli e presbiteri) e Cristo-Sposo, che reciprocamente si donano l'uno all'altro.

    Perché a Kiko non piace?
    Secondo il mio personale parere è perché l' "Orate frates" rimarca la differenza tra il Sacerdote (ops... Presbitero) e il popolo di Dio, ossia tra il sacerdozio ministeriale/ordinato e il sacerdozio comune.


    Annalisa

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  5. La spiegazione è plausibile, se si tiene conto anche del fatto che KA ritiene il sacerdozio comune (dei soli catechisti però!) sostanzialmente superiore al sacerdozio ministeriale, e molti sacerdoti si piegano perfino ad essere scrutinati... ne ho visti con i miei occhi e uditi con le mie orecchie rispondere alle domande degli scrutini. Il che è un'aberrazione, a mio parere!
    Grazie di tutte queste informazioni e notizie teologiche e di storia della chiesa. In realtà non so chi riesca a convertire ka con tutte queste bugie... la verità viene sempre a galla. Più che convertire, userei il termine soggiogare, cosa che riesce con persone psicologicamente provate, con gli altri invece può riuscire solo per un certo tempo (noi ne siamo la prova).

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  6. L'autore di questo post ha scritto:

    Kiko è solito raccontare bugie, se queste possono servire ad una qualche finalità, a convertire la gente, a fare del bene (secondo lui).

    ----------------------------

    Secondo il pensiero della Chiesa NON ESISTONO MENZOGNE A FIN DI BENE!
    Abituati come siamo a pensare che "il fine giustifica i mezzi", i mezzi potrebbero anche avere una valenza positiva, se il "fine" è un bene superiore. Questo è quello che affermano e insegnano i catechisti neocatecumenali: io l'ho sentito affermare tantissime volte.
    In pratica "il fine giustifica i mezzi" vuol significare che, se il fine è buono (o creduto tale), qualunque mezzo che serve al conseguimento del fine, è per ciò stesso giusto e buono o, se è cattivo, diventa buono.
    Tutti i genocidi della storia sono stati eseguiti da persone che in cuor loro credevano di fare un "bene superiore", e che non avevano compreso questo meccanismo. Hitler pensava di fare un favore a sé e ai tedeschi, sterminando gli ebrei. Stalin credeva di fare un favore a sé e ai russi sterminando milioni di dissidenti o presunti tali.

    Il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) parlando della Vita in Cristo (Parte Terza) e della moralità degli atti umani (Articolo 4) afferma però in maniera molto chiara:
    - "Un'intenzione buona [...] non rende né buono né giusto un comportamento in se stesso scorretto (come la menzogna [...]). Il fine non giustifica i mezzi." (CCC n. 1753)
    - "Non può essere giustificata un'azione cattiva compiuta con una buona intenzione (San Tommaso d'Aquino). Il fine non giustifica i mezzi." (CCC n. 1759)
    - "L'atto moralmente buono suppone la bontà dell'oggetto, del fine e delle circostanze." (CCC n. 1760)
    - "Vi sono comportamenti concreti che è sempre sbagliato scegliere, perché la loro scelta comporta un disordine della volontà, cioè un male morale. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene." (CCC n. 1761)

    Quindi, chiunque voglia seguire Cristo, la Chiesa ed essere cristiano, deve essere consapevole che NON ESISTONO MENZOGNE A FIN DI BENE! IL FINE NON GIUSTIFICA MAI I MEZZI! ...e a volte i mezzi vanificano il fine.
    La menzogna è un male, e priva chi ascolta del diritto di sapere la verità.
    Kiko, quando racconta in maniera consapevole alcune bugie, sta andando contro la Chiesa Cattolica, e insegnando agli altri neocatecumenali a fare altrettanto.

    Annalisa

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  7. Il bello è che per interi decenni il Cammino ha tolto l'Orate Fratres, il Gloria, il Credo, ecc., con la scusa che o erano inutili o non erano stati ancora "consegnati" alla comunità.

    Quindi arrivò la stangata di Benedetto XVI dopo l'estate del 2005, ampiamente preannunciata agli autonominati "iniziatori" (che furono da lui ricevuti in udienza privata a novembre 2005, certamente per parlare di quella lettera), e messa nero su bianco il 1° dicembre 2005.

    Il 17 gennaio 2006 Kiko-Carmen-Pezzi scrissero al Papa che avrebbero "accettato" le decisioni, ma non sulla "comunione seduti". Poi, furbata dopo furbata, si sono rimangiati gran parte di quelle promesse fatte al Papa...

    Intanto Kiko non ha mai smentito le sue affermazioni sbagliate o addirittura eretico. Non è umile, non lo è mai stato, e ha avuto persino il fegato di dire al Papa di avere una "santa umiltà di Cristo", col tipico sottinteso clericale (Kiko è sempre stato clericalissimo) che il Papa non avrebbe tale santa umiltà poiché non ha favorito in ogni modo il Cammino.

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  8. Tripudio non è e nemmeno sarà mai un riferimento per la liturgia de cn.
    La tua fama di CIARLATANO è arrivata fino ai sacri palazzi.
    Affermo di essere stato presente ad una cena con alti prelati vicinissimi al Papa(tra l’altro non del cn) che citavano te ed il tuo blog.
    Beh: io mi preoccuperei; uno dei due ti ha definito un “peracottaro”....e cito testualmente ciò che ho sentito.
    Se fossi in te qualche domanda me la farei.
    Ah....dimenticavo di aggiungere che nella simpatica conversazione si è anche parlato della Maria Guerini o Guarini evidenziando la sua conclamata scissione come firmataria della lettera correctii filialis......finita nel nulla cosmico come tutte le vostre simpaticissime attività di “evangelizzazione “ con tutto il riaspetto per chi l’Evangelizzazione la fa sul serio.
    Don Giancarlo

    Sicuro che non pubblicherete MAI il mio “articolo” ( così infatti elevate i vostti post) vi salutò cordialmente

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    1. Ah, ah, ah! Questa è proprio fantascienza, il Papa e innominati "alti prelati vicinissimi al Papa" che «citavano» questo blog, in presenza di un pasqualone che ama firmarsi "Don Giancarlo"... L'ho sempre detto che partecipare a questo blog mi assicura anche grandi momenti di ilarità.

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    2. Carissimo don Giancarlo,
      Alla prossima cena chieda a questi altissimi Prelati cosa ne pensano del loro "collega" Apuron...

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    3. I nostri post si elevano in maniera esponenziale pubblicando i vostri commenti non viceversa, caro Don Giancarlo.
      Quando vi "esprimete", infatti, le differenze si rimarcano e vi incartate da soli.

      Ma noi non amiamo esaltarci e la vostra pubblicità gratuita non ci interessa, teniamo i piedi per terra ben saldi, siamo abituati a parlare da anni senza essere ascoltati, sappiamo di essere "voce di uno che grida nel deserto" ma non ce ne importa.
      Sappiamo che chi si sente denunciato dal nostro parlar chiaro ha in cuore un solo desiderio: quello di tagliarci di netto la testa - con annessi e connessi - per esibirla, su un piatto d'argento, nei vostri lauti banchetti.

      Ti qualifichi da solo.
      Il fatto che si parli del Blog nelle alte sfere, se è vero, non può che lusingarci.
      Se non fossimo efficaci neanche si darebbero pensiero di nominarci.
      La loro specialità è seppellire i dissidenti e cancellarne la memoria, se ne parlano significa che costituiscono un problema e devono superarlo...

      Persone come Tripudio e Maria Guerini credo bene che per i compagnoni siano come un incubo notturno che si tenta invano di esorcizzare, relegandolo nel "nulla cosmico".
      Qualcosa mi dice che se ci foste riusciti, tu non avresti scritto il tuo insulso “articolo” che commento non è, ma solo un furioso ingiuriare di chi viene messo sul balcone in mutande.

      Grazie per le tue conferme.
      Salutaci tutti gli amici e state sereni.
      Se non vuoi avvelenarti non leggerci più.
      Ognuno per la sua strada è meglio.

      Pax

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    4. ....prima ti ignorano....
      ...poi ti deridono....
      .....poi ti attaccano....
      ........infine vinci......

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    5. Mi aggiungo anche io solo per dire che l'intervento (chiamarlo "articolo" è troppo) del sedicente Don Giancarlo non fa che confermare ciò che già altri hanno detto in questo blog, ossia che in mancanza di argomenti validi e convincenti ricorrono agli insulti e alle minacce velate o patenti, il che dimostra una volta ancora la loro debolezza. Se l'intervento fosse stato scritto come un'ironica "presa in giro", ci sarebbe da ridere, ma temo che sia stato concepito con intenti seri da una mente stolida... e allora si può solo ridere per non piangere....

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    6. La Chiesa non ha mai (né potrebbe) approvato nessuna liturgia del cammino.
      Scrivendo "liturgia del CN" si è dato la zappa sui piedi, caro Don Giancarlo.
      Non può esistere una liturgia propria di un movimento.
      Se lei parla di liturgia neocatecumenale vuol dire che i moderatori del Blog hanno ragione da vendere.

      Tomista ex NC

      "Dato poi che le azioni liturgiche non sono azioni private, ma «celebrazioni della Chiesa quale sacramento di unità» («Sacrosanctum Concilium», 26), la loro disciplina dipende unicamente dall'autorità gerarchica della Chiesa (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 22 e 26). La liturgia appartiene all'intero corpo della Chiesa (cfr. «Dei Verbum», 26). E' per questo che non è permesso ad alcuno, neppure al sacerdote, né ad un gruppo qualsiasi di aggiungervi, togliervi o cambiare alcunché di proprio arbitrio (cfr. «Dei Verbum», 22). La fedeltà ai riti e ai testi autentici della liturgia è una esigenza della «lex orandi», che deve esser sempre conforme alla «lex credendi».

      La mancanza di fedeltà su questo punto può anche toccare la validità stessa dei sacramenti."

      Lettera Apostolica, Vicesimus quintus annus, San Giovanni Paolo II

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    7. @ Sedicente don giancarlo -
      Mangiavano e bevevano tra aragoste e sigari cubani, con elicotteri e mercedes, opprimendo l'orfano e la vedova. coppie e scoppiate,scapoli e nubili. Pensate che tutto questo possa rimanere impunito? Ci sono peccati e peccati, ma i vostri gridano al cospetto di Dio, e pensate che Dio non ascolterà il grido degli oppressi, degli abusati, di persone che tenete prigiunieri in nome di Colui che e venuto proprio per liberarli?
      Lei e i CINGHIALONI pensate di sfuggire
      all'ira di Dio e anche degli uomini?
      Il ricco epulone, vostro fratello, ha provato a metterci una pezza ma inutilmente perché dice il Padre di ascoltare ora il Figlio che é piu di Mosè e dei Profeti.
      La scure è pronta, state attenti, ravvedetevi! Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

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  9. Don Giancarlo, spero che lei abbia detto la verità, in ciò che ha scritto. Lo spero per la vostra anima. Ma sa una cosa Don G. un cristiano, altro Cristo, è chiamato a dirla tutta la verità. OK! Avete parlato con gli alti prelati di: manipolazioni di coscienze, manipolazioni di vocazioni, faziosità, millanteria, ingiurie, presunzioni, imposizioni, disprezzo del prossimo, calunnie, accuse, falsità, credersi i padroni quando non si è nulla,disprezzo delle cose sante,soldi, Esaù, ecc, ecc. E in più: avete parlato della distruzione della santità, ovvero di quando una persona, che fa la Volontà di Dio, lì in mezzo, viene perseguitata? Oppure parlate di ciò che vi conviene, perchè siete una banda di ipocriti, e l'ipocrisia non conosce confini, per cui, anche se uno è un alto prelato, ma se è ipocrita, sempre ipocrita rimane?
    Caro Don Giancarlo, lei è chiamato ad essere luce nel mondo, non tenebra, lei è chiamato ad essere sale nel mondo, non sciapo.
    Caro Don G. io ho scritto in questo blog, e so che dall'altra parte non c'è comprensione ( nel vero senso della parola), ma vede, io me ne frego degli uomini, siete tutte foglie al vento, che il Vento appena vorrà staccherà dalla pianta.Caro Don G. quello che conta è l'aver seminato, secondo ciò che ha imposto il Signore, l'effetto non è nelle nostre mani, e neanche la riuscita della semina. Anche se non se ne vede il frutto, il seme è sempre sotto la terra, e se Dio vorrà lo farà germinare, ma anche se non dovesse germinare è lo stesso, perchè il Seminatore ha seminato, poi è il seme che deve dare il frutto. Non è colpa del Seminatore l'aver seminato, perchè se il seme incontra roccia, erbacce, spine e altro, a quel punto si dovrebbe andare a comprendere il perchè il proprietario di quel terreno non l'ha lavorato a dovere, per cui non entra il seme e non da frutto. Forse gli operari dell'appezzamento dormono, sono pigri? Le metto uno spunto:

    30 Sono passato vicino al campo di un pigro,
    alla vigna di un uomo insensato:
    31 ecco, ovunque erano cresciute le erbacce,
    il terreno era coperto di cardi
    e il recinto di pietre era in rovina.
    32 Osservando, riflettevo
    e, vedendo, ho tratto questa lezione:
    33 un po' dormire, un po' sonnecchiare,
    un po' incrociare le braccia per riposare
    34 e intanto viene passeggiando la miseria
    e l'indigenza come un accattone.

    Pace ai figli della Pace. Dio è la Pace.

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  10. Certo, ammettiamolo, è la barzelletta del giorno: ma il sedicente "Don Giancarlo" non è né "don""Giancarlo", ma è solo un pasqualone qualsiasi che le tenta tutte - specialmente la menzogna - pur di aggredire chi non loda il Cammino. Perfetto esemplare della moralità neocatecumenale secondo cui la menzogna e l'inganno sono strumenti santi, se adoperati per difendere il prestigio del Cammino.

    Anche volendo perder tempo a tirare le conclusioni di qualcuna delle sue immani fantascemenze (potete scommettere che c'è una legione di neocatekikos pronta a inventarle altrettanto grosse), vien solo da ridere.

    Per esempio, quando dice che «alti prelati» conoscono bene i contenuti di questo blog, non si accorge che ciò implica che quegli stessi soggetti hanno già capito benissimo chi è il "Don Giancarlo" furiosamente intervenuto più volte bramoso di farsi pubblicare il commento: perciò e prenderà di santa ragione, un po' come quando il fratello Eliseo certificato IGCSCSCSE fu beccato da mammà a scrivere qui sul blog anziché a fare i compiti di aritmetica, o quando l'Esorciccio da Nola fu beccato dal suo supercatechistone a scrivere su Facebook certi segretissimi arcani del Cammino.

    Le risate raddoppiano se ricordiamo che per tutto questo tempo, dal 2006 ad oggi, i kikos hanno sempre detto che questo blog non se lo fila nessuno, specialmente ai "piani alti". Poi hanno detto che i cosiddetti "catechisti" comandano di non leggerlo. Ora vanno dicendo che "alti prelati" lo hanno già letto e addirittura (ah,ah,ah,ah!) ne parlano col Papa tentando di sminuire il valore del blog. Fra poco diranno che Kiko lo legge tutte le mattine (per questo ha bisogno di un whisky a colazione?).

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  11. Io credo invece che questo blog lo leggano eccome i neocat. e non solo le piccole pecore, ma anche i catechisti, super e non. Soprattutto negli ultimi tempi in cui credo sia seguito assiduamente da un numero crescente di persone (ma non ho i dati esatti e quindi la mia è solo una supposizione). E anzi, ci scommetto che alcuni catechisti lo leggono anche in maniera compulsiva, curiosi e forse anche timorosi di trovare delle informazioni sul loro operato.... Ho sentito personalmente più di un catechista parlare di questo blog con cognizione di causa, dicendo cosa ci hanno letto. Quindi lo leggono... e siamo alle solite: dicono agli altri di fare quello che invece loro non fanno, come non leggere i blog, rinunciare ai beni, non rivolgersi agli avvocati, accettare le ingiustizie... e la lista è ancora lunga.

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    1. Sicuramente!
      Sono intimamente ed internamente sicuro, proprio perche sono solito immedesimarmi negli altri, che al triumvirato NC, non sfugga una parola di quanto scritto qui e su Cruz Sancta; e' normale che se hai degli oppositori devi sapere cio'che pensano di te.
      E da cio', oltre i capi, anche il codazzo dei catechistoni, catechistelli e catechistucoli con molta assiduita' ci leggono.
      Ruben.
      ---

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    2. Ottimo, che i catechisti vengano pure a controllare cosa si dice del cammino, ma sappiano anche che c'è una gran parte di verità che si diffonde, non su questo blog, ma da persona a persona. Una parte di verità che essi non possono minimamente controllare. Anzi, potrebbero controllarla, ma in un modo solo: comportandosi BENE e ripulendo tutto il cammino dalle sue sozzure.

      Dunque evitate di trattare la gente, che è intelligente e magari anche più di voi, da imbecille, propinando una dottrina finta e distorta in ogni suo aspetto, per giunta svelando questa dottrina un po'alla volta come nelle peggiori telenovelas, ed imponendo addirittura il segreto dottrinale. Ma quando mai? La Chiesa non nasconde niente.

      Evitate di lavare il cervello ai fratelli. Non imponete loro di adulterare e recidere i legami con l'esterno, non incantateli con le solite false promesse iniziali, avendo già deciso di nascosto il loro destino e sapendo pure di mentire. Rendicontate le offerte. Non fate direzioni spirituali oltre il limite della divinazione. Non vietate agli offesi di sporgere denunce, non consigliate loro di tenersi i peccati per anni ed anni. Non costringete a denudarsi quelli che sono vestiti e non affamate chi ha da mangiare, non castrate le intelligenze. Non imponete un'immagine di Dio a misura delle perversioni degli iniziatori, non calpestate i Sacramenti. Insomma, smettetela di fare queste ed altre porcate e non sarete più costretti a prendere informazioni per cercare di arginare l'idea che cristiani e lontani hanno della vostra setta.

      Altrimenti, più siete spietati in quello che fate ai fratelli, più sarà spietata l'opinione che tutti hanno del vostro camminare. Nessuno vi prenderà sul serio come cristiani, nessuno vorrà seguire le vostre orme, nessuno sentirà il desiderio di diventare come voi.

      Il problema non è il blog, il problema è che più male infliggete alle anime, più numerose diventano le anime che vi evitano come la peste. Nessuno complotta contro di voi, è il vostro stesso operare che vi qualifica.

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  12. Di solito i "duri e puri", le "elite", quelli che dicono di se stessi di essere riformatori e che si citano in continuazione, hanno problemi con la DOTTRINA, i SOLDI e il SESSO.
    Questo è quello che posso constatare, è la mia esperienza.

    La sana dottrina è una cosa, e ne è garante il Magistero bimillenario della Chiesa, ma di quelli che la INTERPRETANO da soli perhé se ne sarebbe perso il vero spirito, c'è da diffidare.

    In questo il Cammino è peggio dei Legionari di Cristo e degli Araldi del Vangelo.
    Questi ultimi, infatti, formalmente non dicono eresie (anzi scrivono anche cose molto interessanti) anche se il loro atteggiamento può predisporli, mentre i mamotreti di Kiko, di eresie, ne sono zeppi.
    Inoltre Legionari e Araldi sono stati commissariati e, pare, siano in ubbidienza e perciò c'è da credere che riscopriranno il loro vero carisma.

    Il Cammino invece disubbidisce in continuazione. Nessuno lo commissaria e se il Vaticano lo facesse, Kiko molto probabilmente si separerebbe dalla Chiesa. E questo i camminanti lo dovrebbero sapere

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  13. Don Giancà:

    chiedi al Papa di intervenire su questo blog.
    Ci farebbe molto piacere

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  14. Toh, ma guarda, sta per piombarvi addosso un avvenimento mooooolto importante: il cosiddetto "Annuncio" di Kiko.

    Scusate, fratelli del Cammino, se ve lo facciamo notare anche stavolta: ma cosa diavolo c'è, esattamente, da «annunciare»? Forse che l'intera Chiesa non si accorge di star entrando in quel "tempo forte" che è la Quaresima? Ve lo deve per forza «annunciare» Don Kikolone?

    Mentre negli altri movimenti ecclesiali i capi fanno una introduzione ai tempi forti, volta a far vivere più intensamente tali tempi liturgici, Kiko e Carmen hanno sempre "annunciato" sé stessi. Qualunque fratello di comunità può confermarlo, ogni volta è sempre la stessa sbobba: il video del Cammino, l'autoelogio degli inizi del Cammino, lo spot pubblicitario dei seminari del Cammino... sempre la stessa sbobba indigesta.

    Lo ripetiamo: l'unico scopo onesto che potrebbe avere un "annuncio" (o equivalente tale da altri movimenti ecclesiali) è quello di esortare il prossimo ad avvicinarsi di più al Signore e fidarsi di più della Chiesa. Ma questo è proprio ciò che non si fa nel Cammino, dove tutto è centrato sulla comunità e sulla gerarchia dei cosiddetti "catechisti", spacciando per "fede adulta" il solo darsi da fare nelle comunità. Non sia mai che qualche fratello capisca che in tempo di Quaresima può compiere opere di carità al di fuori del Cammino, può accostarsi alla confessione al di fuori del programma previsto dal Cammino, può visitare il Santissimo Sacramento infischiandosene delle indicazioni dei capicosca del Cammino, può vivere il tempo di Quaresima senza limitarsi alle attività previste dal Cammino...

    Insomma, gli «annunci» di Don Kikolone sono solo autocelebrazioni dell'idolo che esigono tassativamente una grande platea plaudente. Come ai tempi di Stalin, in cui nei testi scritti dei discorsi ufficiali il suo nome era scritto in rosso e sottolineato due volte, affinché l'oratore non mancasse mai di dare massima enfasi e subito partisse rigorosamente la solita burrasca di applausi che subito si trasforma in ovazione (e guai a chi smetteva di applaudire per primo).

    Se il Cammino ci tenesse almeno un pochino alla salute delle anime, non ci sarebbe alcun conteggio staliniano delle presenze ai cosiddetti "annunci" (e agli "annunci degli annunci" nelle singole comunità), perché l'importante - ciò che è davvero importante - non è il conformarsi pienamente alle paturnie del Don Kikolone ma solo il vivere i tempi liturgici così come la Chiesa propone a tutti i fedeli.

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