martedì 30 ottobre 2018

Aggiungete alla Bibbia il SALMO di Sankiko!

Kiko Argüello, compositore sinfonico, esorciccio, pittore, "iniziatore", chef, architetto, salmista, tre lauree honoris causa, ha scritto un salmo! Aggiornate la vostra Bibbia, fratelli delle comunità neocatecumenali!

Ecco alcune auguste citazioni dal Primo Salmo di Sankiko, estratto dal suo indimenticabile Libro di Kiko: Anotaciones:
  • «il mio essere... si dibatte tra il niente e il timore dell'abisso, dell'orrore, di una crudeltà senza fine» - nichilismo infernale
  • «sono in Te e posso non esserlo» - agnosticismo non troppo velato (e irragionevole sfiducia nella divina grazia)
  • «sono un prodigio costante, sono un senza fine di istanti» - emerite cazzate
  • «quanto più sono nel tuo amore, più doloroso è il timore di non essere» - il contrario della speranza cristiana
  • «perché ci dà terrore ciò che è gratis?» - giusto: inventiamo le Decime! e anche le collette, le raccolte fondi, i kiko-shop, ecc., altrimenti chi mi paga sigarette, viaggi apostolici in elicottero, aragoste, ecc.? ehm.. forse parlava della grazia, offerta "gratis" a ogni uomo... chi è che ha terrore della grazia? il demonio (quello vero) e i suoi adepti
  • «gli ahi e i gemiti dell'inferno da cui mi trai ogni giorno» - un caso clinico di depressione
  • «...così prega Gesù... conoscere la persona del Padre...» - praticamente "prega Dio e menziona en passant Gesù", come se pensasse che Gesù non è Dio ma solo un Uomo Importante
  • «e crea la Chiesa, una, santa e cattolica» - excusatio non petita oppure interpolazione di comodo da parte degli "scopritori" delle cosiddette Anotaciones di Sankiko?

domenica 28 ottobre 2018

"Provarsi coi beni", cioè sadomasochismo del portafoglio

Buffet neocatecumenale:
sarà sacro o profano?
Ogni tanto capita su questo blog un fratello del Cammino che si vanta di essersi "provato coi beni".

Cosa significa? In soldoni (poiché di soldoni si tratta), nel gergo neocatecumenale significa essere stati messi alla prova riguardo al proprio rapporto coi beni e col denaro, cioè l'aver rinunciato a qualcosa di abbastanza grosso da far "sanguinare il cuore". Inutile precisare che a decidere quando e su cosa «provarsi» sono i cosiddetti "catechisti" del Cammino, che "suggeriscono" (cioè comandano perentoriamente) anche la destinazione che devono prendere quei beni (cioè sempre a favore del Cammino, direttamente o indirettamente, in maniera chiara o occulta, e comunque senza mai rendicontare).

Ciò farebbe molto ridere se non fosse tragico. Dal Vangelo - che i neocatekikos ufficialmente leggono e preparano e meditano senza sosta - apprendiamo infatti che Nostro Signore non chiese a Nicodemo (ricco) di provarsi, tanto meno fu chiesto a Giuseppe d'Arimatea (molto ricco) di provarsi (era talmente ricco che poté permettersi di donare al Signore una sepoltura da re), e ancor meno fu chiesto a Zaccheo (che a causa della propria gioia di incontrare il Signore, donò liberamente e senza farsi "consigliare" da nessuno). A lamentarsi che un profumo di trecento denari fu usato per onorare Nostro Signore fu solo Giuda Iscariota, in un attacco di avarizia da management aziendale prossimo alla bancarotta. A donare sinceramente fu il samaritano alla vittima dei briganti (ma era un gesto di carità, non un "provarsi"), a donare più di tutti fu la vedova al Tempio, nella sua piena libertà (non perché qualcuno le avesse "consigliato" di mollare una certa percentuale dei suoi ultimi spiccioli).
Ma per non attaccare il proprio cuore ai beni, c'è davvero bisogno di qualcuno che imponga di "provarsi" e che vada misurando i risultati? A cosa diavolo serve tale "provarsi", se non a far crescere la propria superbia?
Rifletteteci bene: nel Cammino (non nella Chiesa Cattolica"provarsi" significa lasciarsi imporre dal cosiddetto "catechista" il compito di effettuare un "sacrificio" economico per dimostrare a lui (e a sé stessi) di aver acquisito punteggio nella graduatoria del neocatecumenalismo. Praticamente è un comprarsi la costosa e lussuosa etichetta di "provati" e soprattutto un comprarsi il consenso del cosiddetto "catechista".

I cosidetti "catechisti" del Cammino non sono guide nella fede. Una vera guida nella fede cercherà di soffiare sul fuoco della carità lasciando che la libera e consapevole decisione del singolo faccia il resto, senza alcuna pretesa di misurare i risultati. È solo Dio che può leggere nei cuori e vedere quanto sincero e libero è un gesto di carità (se non è sincero e libero, non è carità ma solo un'ipocrita messinscena).

Dopotutto, a che diavolo serve un catechistone che ti "prova coi beni", cioè te ne fa sbarazzare non liberamente e in genere solo a favore del Cammino? Agli occhi del Signore vale più un euro donato con carità nel segreto e nella propria libertà, oppure mille euro mollati al Cammino esattamente quando ti dicono che ti devi "provare coi beni"? Non è che il metodo neocat finisce per fabbricare i nuovi Anania e Safira, ipocriti nel donare e "non liberi di donare"?

Purtroppo il Cammino favorisce la superbia perché induce a dimenticare le circostanze della vita e i doveri di stato. Per esempio, imponendo ad un uomo sposato di "provarsi coi beni".
Ma se un uomo è sposato, in virtù del sacramento del matrimonio è tenuto a provvedere anzitutto alla sua famiglia, a promuovere il bene (materiale e spirituale) a moglie e figli. Se per "provarsi coi beni" toglie alla famiglia anche un solo centesimo, sta di fatto calpestando il sacramento del matrimonio per mettersi a giocare a fare il Cristianone Adulto con Patentino di Fede Adulta col Bollino Ufficiale Kikiano dell'Essersi Provato coi Beni (cioè essersi fatto salassare, turlupinare, rapinare dai cosiddetti "catechisti" del Cammino, e di illudersi che ciò sarebbe meritevole davanti a Dio).

venerdì 26 ottobre 2018

I tormenti del giovane eretico: Kiko Argüello sulla falsariga di Martin Lutero

«Gli studenti del "convento nero" si dirigono verso la sala del refettorio, discorrendo ancora tra loro su quanto hanno ascoltato a lezione, prendono posto attorno alla tavola imbandita: dopo aver ringraziato il Signore che salva gratuitamente, la cena può iniziare.
Tra gli studenti siedono i professori. C'è allegria in quella rumorosa tavolata: l'inverno volge al termine e una certa euforia primaverile invade gli animi.
Ci si scambia battute, qualcuno imita l'imperatore, altri il papa, l'anticristo di Roma la grande meretrice.


Si ride dinanzi ai loro sberleffi: se si ha fede in Cristo, il diavolo è del tutto impotente. Bisogna stare attenti, però, laddove si erige una Chiesa, perché Satana stabilisce nelle vicinanze la sua dimora.
Uno dei docenti (Martin Lutero), dopo aver bevuto al proprio boccale, con voce ferma esclama:
Il papa nel suo concilio non cerca la riforma, infatti dice così: "La riforma di Roma è più odiosa del tuono del cielo o del giudizio universale".
Come disse un cardinale: "Mangino, bevano pure sotto le due specie eccetera: che ce ne viene? Ma se volessero riformarci, allora ci opporremo.".
E neppure noi [luterani] siamo soddisfatti se anche ci concedessero l'Eucaristia sotto le due specie e il matrimonio dei sacerdoti, ma vogliamo avere integra anche la dottrina della fede e della giustificazione, che scaccia ogni idolatria. Scacciata l'idolatria, va in rovina il fondamento del papato.
Questa è la riforma che il papato fiuta e teme…
Due studenti prendono appunti, trascrivono le parole di quel professore dallo sguardo conteso tra Dio e il diavolo.
La scena qui fantasticata ci invita a sedere a tavola con colui che per secoli è stato considerato l'eretico per eccellenza è che, a cinquecento anni dall'affissione delle 95 tesi sul portale della chiesa di Wittenberg -avvenuta, stando alla vulgata, il 31 ottobre del 1517- è ancora in grado di offrire una diversa visione della fede. Un "altro cristianesimo", antico e nuovo (…)»

Nota: il brano sopra riportato è tratto dall'introduzione di Domenico Segna al volume "Lutero, discorsi a tavola" (editrice Garzanti, collana I grandi libri dello Spirito): libro dal quale di seguito scegliamo, aprendo quasi a caso tanto sono numerosi i passi interessanti per dimostrare il nostro assunto, uno di questi discorsi di Lutero fedelmente appuntati da più seguaci del grande distruttore dell'unità della Chiesa Cattolica, segnalando con appositi link tutte le assonanze con un "riformatore" ben più recente nel panorama della storia della Chiesa, Kiko Argüello.
Abbiamo intitolato il passo che vi proponiamo di seguito: "I tormenti di un eretico".

A chi si cimentasse a leggere attentamente quanto segue, vogliamo far notare come l'eresia consista nell'inquinare un po' la verità lasciando che ciò produca frutto da sé. Lutero ha una certa ossessione riguardo al peccato e riguardo alla "giustificazione", e sottilmente induce gli ascoltatori a pensare che non occorrerebbe sforzarsi di essere giusti. Proprio ciò che afferma Kiko da mezzo secolo a questa parte. Lutero gioca con le parole ("Dio non si adira") esagerando la lettera delle Scritture in modo da tradirne lo spirito, imponendo così, elegantemente, le proprie sbagliate idee a coloro che lo ascoltano (proprio come hanno fatto Carmen e Kiko). Lutero sottilmente mette da parte la volontà umana in modo da insinuare che le buone opere e le mortificazioni del corpo e dello spirito sarebbero inutili o dannose o innaturali, inducendo gli ascoltatori a fare lo stesso errore.
Sottolineeremo alcune delle principali somiglianze fra Lutero e Kiko, scusandoci in anteprima con i cultori della materia per la sproporzione fra un personaggio della statura del Riformatore protestante con un eretico piccino picciò dei giorni nostri.



Il 14 dicembre 1431 a pranzo.
(Parla Martin Lutero)

«La più grande tentazione di Satana è quando dice: "Dio odia il peccatore: anche tu sei peccatore, perciò Dio odia anche te".
Altri sentono in modo diverso questa tentazione. A me Dio non rinfaccia i miei misfatti, ciò che ho celebrato la messa, che da giovane ho fatto questo o quello; ad altri invece rinfaccia la vita trascorsa. In questo sillogismo, bisogna semplicemente negare la premessa maggiore: che è falso che Dio odi i peccatori.
A questo punto, quando Satana ti obietta Sodoma ed altri esempi dell'ira, tu, a tua volta, contrapponigli Cristo mandato nella carne; se Dio odiasse i peccatori, non avrebbe certo mandato suo Figlio per loro.
Odia soltanto quelli che non vogliono essere giustificati, coloro cioè che non vogliono essere peccatori.
Tentazioni come queste ci giovano moltissimo e non sono, come sembrano, perdizione, ma insegnamento, ed ogni cristiano rifletterà che senza le tentazioni non può conoscere Cristo.

Quasi dieci anni fa, ho provato per la prima volta questa tentazione della disperazione e dell'ira divina.
Dopo, ho avuto un po' di quiete tanto che, da quanto mi andò bene, presi anche moglie, ma poi la tentazione tornò. Poiché allora mi lamentai con Staupitz (1), egli mi disse di non aver in verità mai provato quelle tentazioni. "Ma per quanto ne capisco" disse "esse sono più necessarie per voi del bere e del mangiare".

Quindi, quelli che come voi provano tali tentazioni devono abituarsi a sopportarla, perché questo è il vero cristianesimo.
Se Satana non mi avesse molestato così, io non avrei saputo essere tanto nemico a lui, né avrei anche saputo fargli tanto danno.
Così anche in tanta abbondanza di doni di Dio (io devo attestare e dire che essi sono sono di Dio e non sono miei), se non ci fossero state le tentazioni, sarei caduto, per la superbia, nell'abisso dell'Inferno.
Il nostro Signore Iddio in questo modo mi insegna che i doni non sono miei, ma suoi, poiché quando viene la tentazione, non sono capace di vincere un peccato veniale.

La tentazione quindi ci salva dalla superbia e insieme aumenta la conoscenza di Dio ed i suoi doni, perché da quando sono stato tentato in quel modo, Dio mi ha dato quella famosa vittoria, perché ho vinto i monaci, i voti, le messe e tutte quelle abominazioni. E invero, come potrebbe altrimenti fare il Signore Iddio? Poiché papa e Cesare non mi possono piegare, deve esserci un diavolo, perché il valore non si indebolisca senza il nemico.
Pietro ha un detto eccellente da ultimo: "La vostra fratellanza ch'è nel mondo", vale a dire noi non siamo soli, ma molti che non conosciamo sopportano qua e là le stesse cose. Tuttavia non siamo senza consolazione, ma la vittoria resta nostra e saremo vincitori, giacché noi abbiamo la remissione dei peccati.

Dunque, quando vediamo i nostri peccati, non abbiamo ragione di temere, bensì ne hanno quelli che non li vedono; quelli sì che hanno ragione di temere.
Tutto sta nel tagliare direttamente, come dice Paolo, cioè che noi, prima atterriti, ci prendiamo a cuore la dura sentenza e il terribile esempio, benché a noi soltanto appartengano le promesse.
E allora noi vediamo che l'articolo della giustificazione è necessario solo per consolare quelli che sono afflitti. Per questa ragione, caro N., sopporta di onorare il Signore Dio e celebragli il sacrificio. Non dovete altresì pregare per la redenzione più di quanto egli vuole.

A noi giovani spetta conoscere le astuzie del diavolo. Egli prende dei peccati da niente, che sa gonfiare tanto che uno non sa dove finirà per questo.

Il diavolo una volta mi ha tormentato con Paolo e Timoteo e quasi mi strozzava, perché voleva struggermi il cuore nel corpo. "Sei stato tu la causa se tanti monaci e monache se ne sono andate dal monastero."
Con l'astuzia mi tolse dagli occhi l'articolo della giustificazione, perché non ci pensassi e mi mise davanti il testo; venne con me fuori dalla grazia per discutere la legge. Ero spacciato. (…) Che volpone! Ci insidia di nascosto ovunque. Ma tuttavia noi abbiamo Cristo che è venuto non per perderci, ma per salvarci. Se guardiamo a lui allora non c'è, né in cielo né in terra, altro Dio che il Dio giustificatore e salvatore: se al contrario lo si perde di vista, non c'è neanche altrove alcun aiuto, né consolazione, né quiete.
Solo quando mi viene in mente l'argomento "Dio mandò il suo Figlio", allora il cuore ha quiete.

Perciò tutti quelli che sono tentati devono proporsi Cristo ad esempio: anch'egli fu tentato, ma questa tentazione fu lui più aspra che per voi e per me. Spesso però mi ha fatto meraviglia come ciò sia stato possibile, dal momento che il diavolo lo sapeva puro. Ma lo ha umiliato il fatto che il diavolo gli abbia detto: "Mi senti? Sei un volpone: ti trovi tra bricconi e sei figlio dell'uomo, devi essere superiore a tutti, dunque sei partecipe di tutti i peccati di tutto il mondo, di tutta questa carne di cui sei coperto". -"Sì, ma io non ho fatto niente" -"Non importa! Io tuttavia ti trovo qua."

Perciò la nostra tentazione è niente in confronto alla sua.

Santa cena protestante
o eucarestia neocat?
Io non ho avuto occupazione più grande e più difficile della predicazione, perché ho pensato: "Tu fai solo un gran chiasso; ebbene, ciò è ingiusto, tu sei colpevole di tante anime che vanno all'inferno."
Nella tentazione, spesso me ne sono andato all'inferno, dentro, finché Dio non mi ha richiamato e mi ha confermato che era la Parola di Dio ed il vero insegnamento. Costa molto, però, prima che uno giunga alla consolazione.

Con altri invece il diavolo viene con la giustizia. Egli pretende di trovare in noi solo la giustizia attiva, mentre noi abbiamo solo la giustizia passiva e non dobbiamo avere neanche quella attiva.(2)
Ebbene, egli non vuole concederci la giustizia passiva; così io ho perduto nella giustizia attiva, perché qui nessuno può tenere testa a Dio.
Ma se lo si manda via e gli si dice: "Cristo è stato crocifisso qua per i peccatori; lo conosci anche tu? Io vivo nella sua giustizia, non nella mia; se ho peccato ne risponde lui."

Questo è il primo modo di vincere Satana, nella parola e per mezzo della parola.

L'altro è vincerlo col disprezzo, scacciando via i pensieri, non pensandoci, pensando ad altro, ad una danza, a una graziosa fanciulla. Anche questo va bene. Bisogna che sia così. Il nostro Signore Iddio ci combatte a dovere, tuttavia non ci abbandona.

Anche noi dobbiamo fare quanto sta in noi e avere cura dei nostri corpi. Per coloro che sono tentati, è cento volte più dannosa l'astinenza che il mangiare e il bere.

Se seguissi l'appetito, non mangerei niente per tre giorni. Questo è poi un semplice digiuno, perché io mangio, bevo e tuttavia lo faccio senza voglia.
Quando il mondo vede questo, lo prende per ubriachezza, ma giudicherà Iddio se è ubriachezza o digiuno. Essi combatteranno la Quaresima, ma non volontariamente come faccio io.

Perciò tengo la pancia e la testa piene, così anche il sonno sarà utile.
Perché a me accade così: quando mi sveglio, ecco che viene subito il diavolo e disputa con me, finché non gli dico: "Leccami il didietro (3). Dio non si adira, come tu dici".
Poiché egli ci tormenta più di tutto col dubbio.
In compenso abbiamo il tesoro della parola, Dio sia lodato.»
Note:
(1) Staupitz fu Vicario generale dell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino in Germania dal 1503, fu professore a Wittenberg ed iniziò agli studi biblici Martin Lutero, a cui cedette la propria cattedra nel 1512. In seguito avversò Lutero e la sua riforma.
(2) Lutero considerava che la salvezza avvenisse esclusivamente per la giustizia passiva, cioè per la fede, e non per giustizia attiva, e cioè per le opere.
(3) L'espressione attribuita a Lutero nel testo è più volgare.

Esplicitiamo ora solo alcuni paralleli fra questo discorso a tavola di Lutero e i discorsi "a tavola" tratti dai mamotreti di Kiko.

Lutero affigge le sue tesi
Kiko ci affligge con le sue catechesi
(*)
Lutero:
Dio non odia i peccatori, odia soltanto quelli che non vogliono essere giustificati, coloro cioè che non vogliono essere peccatori.

Kiko:
  • Dio ha permesso che io conoscessi che sono un porco (recenti esperienze di casi di pedofilia, ma ve ne sono di datate nel cammino, fino ad ora tenute sepolte e nascoste, perché il mondo non comprende e non giustifica, nel suo moralismo, "ma tra noi neocatecumenali è diverso" perché sappiamo che noi, che giudichiamo ancora, domani potremmo anche fare peggio).


(**)
Lutero:
la vittoria resta nostra e saremo vincitori, giacché noi abbiamo la remissione dei peccati.

Kiko:
Mentre è vero che la Chiesa proclama con fermezza che Gesù ci ha offerto il Suo perdono sulla Croce e che noi dobbiamo accettare il suo perdono tramite il pentimento, rispetto al "giudizio" la Chiesa insegna qualcosa di diverso.

Sfruttando la parola "giudizio" Kiko ha deliberatamente travisato il linguaggio della Tradizione della Chiesa, che nella sua storia ha insegnato che ci sono in realtà due giudizi che l'uomo dovrà fronteggiare: il Giudizio Particolare che avviene per ogni uomo dopo la morte ed il Giudizio Universale (o Finale) che avviene alla fine del mondo al ritorno di Cristo ed ogni uomo, giusto o malvagio, riceverà un corpo risuscitato.


"Santa cena" protestante a confronto con
la "Eucarestia" neocatecumenale
Lutero:
Noi abbiamo la remissione dei peccati…

Kiko:
  • «Oggi, ogni volta che si annuncia il Kerygma siete chiamati a conversione, ma per credere alla Buona Notizia dovete accettare che Cristo è morto per i vostri peccati, perché ti siano perdonati e perdonati i tuoi peccati, ora (in questo momento), domani SE VUOI lo sigillerai nella confessione, ma se tu ti penti di aver toccato quella ragazza o di esserti mas… ora stesso i tuoi peccati vengono perdonati e se i tuoi peccati sono perdonati può scendere lo Spirito Santo che diventa una sola cosa con te, si fa Uno con te…»
    (Dalla catechesi di Kiko Argüello, GMG 2013 di Rio)
È la dottrina luterana del "Solus Christus": sappiamo infatti che il cammino è allergico a tutti i santi che non siano i propri stessi fondatori e ridimensiona il ruolo del sacerdote come guida spirituale e come tramite di Dio per il perdono nella confessione sacramentale, che per i kiko's "sigilla" il perdono che scende sul fedele nel momento in cui crede alla predicazione.


(***)
Lutero:
Dio non si adira.

Kiko:
  • “La prima cosa che dobbiamo pensare è che non si può recare danno a Dio. Dio non lo si può offendere nel senso di togliergli la sua gloria, perché allora Dio sarebbe vulnerabile e non sarebbe Dio. Dio è invulnerabile. Non gli puoi togliere la sua gloria in nessun modo…”
  • “Questa è una cosa che sorprende moltissimo la gente perché da piccoli ci hanno detto che il peccato fa soffrire Gesù bambino se siamo cattivi e indocili. E la gente ha dei concetti molto sentimentali, pensano che il peccato fa soffrire molto Gesù Cristo.”

Certamente col peccato l’uomo rifiuta a Dio l’amore che Egli merita. L’uomo non può togliere gloria a Dio né danneggiarLo, ma Lo “offende” perché Gli nega quanto Gli è dovuto (e se potesse… Lo sopprimerebbe). In realtà l’uomo, nella sua presunzione, tenta di sottrarsi a Dio, e pecca turbando l’ordine oggettivo della verità e della giustizia. Se peccando l’uomo danneggiasse solo se stesso, non avrebbe obbligo di riparare (la riparazione non avrebbe senso se Dio non può esser offeso).
Ma nella Bibbia si parla spesso di peccato come offesa a Dio (Gb 1,5; Sal 119,11; Prov 14,21; 17,5; Ez 20,27; Rm 2,23).
Anche il Concilio Vaticano II usa questa terminologia, parlando di offese fatte a Dio con il peccato (Lumen Gentium, 11).
Dice Giovanni Paolo II: “È vano sperare che prenda coscienza un senso del peccato nei confronti dell’uomo e dei valori umani, se manca il senso dell’offesa commessa contro Dio, cioè il vero senso del peccato
(R.P. 18).
(cfr. anche: don Elio Marighetto, "I segreti del Cammino Neocatecumenale")

(****)
Lutero: Quando il mondo vede questo, lo prende per ubriachezza, ma giudicherà Iddio se è ubriachezza o digiuno.

Kiko:
  • "Ci fu un tempo in cui si credeva che per essere virtuoso era necessario sacrificarsi molto facendo piccoli atti per esercitare la volontà (mi tolgo ora questa sigaretta; domani…). Oggi questo non si accetta più. È stato per altre epoche. Io non ti consiglierei mai, fratello, questo stoicismo… Perché toglierti questa sigaretta, questo pò di acqua, o dare questa elemosina a un povero per acquistare virtù, può fare di te l'uomo più fariseo del mondo". (Mamotreto della Convivenza dello Shemà)

Come la Chiesa ha risposto a Lutero
e come ha risposto a Kiko.
Notare le facce lugubri degli Iniziatori

mercoledì 24 ottobre 2018

Nel Cammino Neocatecumenale non c'è più traccia di amore né di unità

Riportiamo due contributi, non collegati l'uno all'altro direttamente ma postati a commento del medesimo articolo.

Il nocciolo di ambedue i brani, il primo di un neocatecumenale "con un piede dentro ed uno fuori" il secondo di Dorothea D., che il cammino lo conosce dall'esterno avendo avuto in parrocchia degli educatori di estrazione neocatecumenale, è la constatazione della difficoltà, o meglio, l'impossibilità del cammino di fare su di sé una qualsiasi analisi né tantomeno di emendarsi.

Dalle loro analisi parallele, una, quella del lettore nc, molto sofferta, perchê vissuta ancora dal di dentro, l'altra, come sempre acuta e graffiante, quella di Dorothea, emerge la descrizione di una associazione completamente auto-referenziale, nella quale le promesse di crescita spirituale degli inizi sono state ampiamente tradite e all'interno della quale si rimane per "appartenere a qualcosa più che a Qualcuno".
L'immagine che ci viene in mente è quella della casa non fondata sulla roccia, che presto collasserà, con grande danno di coloro che non sono stati capaci di uscirne in tempo.


Buongiorno,
io sono un camminante con un piede dentro e uno fuori da ormai molti anni. Il cammino all'inizio è stato uno strumento attraverso il quale ho imparato a conoscere la parola di Dio e di conseguenza anche me stesso. Scoprire come la parola di Dio potesse svelare una luce sulla mia vita era sorprendente. Ero molto giovane e non sapevo nulla di liturgia, tradizione ecc. All’inizio venivo aiutato a chiedermi “chi era Dio per me” e “che senso avesse la mia vita”. Oggi mi viene chiesto se “do la decima” e se “frequento le celebrazioni”.

Dell’amore e dell’unità non se ne vede traccia, di cristiani adulti anche meno.
Mi si potrebbe obbiettare che ho la mia immagine di cammino. In sincerità ormai non penso più.
Ma la fede non è forse credere anche quando le cose non sono chiare, anche quando non le dominiamo del tutto con la ragione e l’intelligenza .

Dall’altra parte la fede non nega l’intelligenza. L’intelligenza mi fa guardare il senso di appagamento nei fratelli che partecipano al CN, appagamento che viene dal senso di appartenenza a qualcosa più che a Qualcuno. 

La gerarchia dovrebbe aiutare il discernimento su questo. L’approvazione degli statuti e dei direttori corretti, sebbene con tutte le ombre che avete più volte evidenziato, vanno innegabilmente nel senso di appoggiare l’esperienza del CN, dall’altra parte le sofferenze di molte persone causate dal cammino sono altrettanto innegabili. 

Queste solo alcune delle considerazioni che in molti anni ho maturato.

Rimango profondamente confuso.

(Lettore neocatecumenale)

_._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._

Nel sentimento di appagamento dell'esperienza nel Cammino quale conferma della sua bontà, io ci vedo invece dei grossi pericoli: non in tutti i casi, certamente, ma spesso i camminanti trovano appagati, invece che sanati, dei desideri insalubri che sono la conseguenza di una via di Fede deviata, o il sintomo di una situazione malata precedente, magari la stessa che li ha portati in Cammino e che non si è mai sanata bensì trasformata in un'altra ugualmente malata.

Mi riferisco, per esempio, al desiderio smodato di controllare e comandare o a quello di obbedire e di essere irresponsabili, al desiderio di essere "qualcuno" o "qualcun altro", così come alla voracità insana di confidenze intime esagerate e di provare sentimenti forti, là dove la Fede e le sue opere sono invece possibili anche senza "sentire" assolutamente niente. Si tratta sempre di cose né buone né cattive in sé, se giustamente inquadrate, il problema è che nel CNC sono mal dirette.

Quel che loro chiamano "appagante esperienza di Dio", in uno scrutinio condotto come si deve, risulterebbe essere ebbrezza da appagamento di desideri "stolti", specialmente per quelli che non riescono a vivere la Fede se non in comunità! Dio è anche fuori dalla comunità, ma loro non Lo riconoscono perché non è veramente Lui che cercano.

Il CNC, chiuso com'è, kikocentrico, riottoso allo scrutinio esterno, come può giudicare se stesso? Con quali parametri? Io credo che non ne abbia i mezzi. Già il fatto di sapere che i sommi capi proteggono dei violentatori di bambini dovrebbe produrre, in una associazione cristiana sana, una rivolta, una richiesta di giustizia, un'emorragia di iscritti. Non succede niente? Sono contenti così? Ma di cosa, mi chiedo? Per non parlare delle disubbidienze alla Chiesa, delle violazioni dei Sacramenti, eccetera eccetera. ...il CNC è privo (strutturalmente) degli strumenti per decidere se il CNC porta veramente a Dio, piuttosto che a se stesso.

Per questi motivi ogni volta che qualche camminante giustifica la bellezza del Cammino con aria infatuata e voce profetica piena di soddisfazione, mi assale il sacro terrore davanti ad un automa, le cui parole cozzano contro tutta una serie di evidenze contrarie, sia della persona stessa che di tutto il movimento a cui essa appartiene. I camminanti dubbiosi da questo punto di vista sono secondo me molto molto più fortunati di una buona parte di quelli che frequentano contenti e senza dubbi.

(Dorothea D.)

lunedì 22 ottobre 2018

Se questo è amore

Prendiamo spunto da un manifesto informativo sui maltrattamenti nel contesto di coppia, per fare una riflessione sulle dinamiche interpersonali fra "catechista" e adepto all'interno del Cammino Neocatecumenale.
Il testo è tratto liberamente dal manifesto, le frasi in carattere rosso le abbiamo aggiunte noi e sono tratte dalle cosiddette "catechesi" di Kiko Argüello e dei cosiddetti "catechisti" del Cammino.


NON È AMORE

PER NON SOTTOVALUTARE I SINTOMI

IL MALTRATTAMENTO CONSISTE SOLO NELLA VIOLENZA E
NELL’AGGRESSIONE FISICA?

Vignetta Neocatecumenale:
i catechisti e Dio stesso

 ti percuotono "per il tuo bene"
e assistono indifferenti allo spettacolo.
Il maltrattamento può essere anche psicologico. Ci sono casi in cui non è presente violenza fisica, tuttavia la persona dominante mette in atto comportamenti ai quali è necessario prestare attenzione.

IN COSA CONSISTE IL MALTRATTAMENTO PSICOLOGICO ?

Il maltrattamento psicologico può assumere varie forme. Le più diffuse sono il controllo ossessivo, la limitazione della tua libertà, il tentativo di isolarti da familiari e amici, l’umiliazione.

_________________

Tu pensi: VUOLE SAPERE COME OCCUPO IL MIO TEMPO: IO HO SEMPRE PENSATO CHE LO FA PERCHÉ MI VUOLE BENE E CI TIENE A ME.

Invece frasi come:
  • “Dove sei stata ....”
  • “Perché arrivi a quest’ora...”
  • ”Con chi sei stata .....”
  • “Chi è quel collega ...
  • "Perché non vieni in comunità o all'Eucarestia"
  • "Non sei generoso del tuo tempo"
  • "Se manchi a questa convivenza perdi un'occasione favorevole che non tornerà mai più"
  • "Non puoi mancare a questa celebrazione/convivenza/pellegrinaggio/missione in piazza, ne va della tua fede"
indicano un controllo ossessivo nei tuoi confronti.

Ricorda: IL CONTROLLO OSSESSIVO NON È AMORE!

______________

Tu pensi: VUOLE CHE STIAMO SEMPRE INSIEME. IO HO SEMPRE PENSATO CHE LO FA PERCHÉ MI VUOLE BENE, E CHE FRA NOI C'È AMORE ESCLUSIVO

Invece frasi come:
  • “Non voglio che ti incontri con la tua famiglia, con le tue amiche....”
  • “Devi sempre pensare a me .....”
  • “Devi solo stare con me ...”
  • “Io e te stiamo bene da soli ...”
  • "Sei malato di affettività"
  • "Tu cerchi la vita in tuo marito, nei figli"
  • "Succede che devi andare a trovare la cognata malata e non vieni alla convivenza"
  • "Hai un funerale? Lascia che i morti seppelliscono i loro morti..."
  • "Non impegnatevi con le ragazze del mondo per non legarvi al giogo disuguale"
  • "Lascia che si suicidi come vuole"
indicano la sua intenzione di isolarti dalla tua famiglie e dai tuoi amici.

I fidanzati ideali? Devono essere del Cammino.
(Giacobbe e Rachele: sullo sfondo, la Domus di Kiko)

Ricorda: ISOLARTI DA TUTTI NON È AMORE!

_______________

Tu pensi: CAPITA CHE PERDA LA PAZIENZA CON ME E REAGISCA IN MODO VIOLENTO NEI MIEI CONFRONTI, MA SONO CONVINTA CHE SONO IO A PROVOCARE QUESTE REAZIONI.

Invece frasi come:
  • “Sei tu che mi fai innervosire ...”
  • “Quando sono nervoso devi stare zitta...”
  • “Non mi capisci ...”
  • “Se litighiamo è colpa tua ...”
  • "Chi non obbedisce ai catechisti, che se ne vada"
  • "Se qualcuno non è d'accordo, quella è la porta... e fuori c'è il pianto e lo stridore di denti"
  • "Oggi tu non vuoi credere, non vuoi ascoltare e te ne vai. Domani succede che divorzi da tua moglie, tuo figlio si droga..."
  • "Doveva venirti quel tumore perché tu credessi"
  • "Quelli che fanno male il Cammino Neocatecumenale dovranno finirlo dopo nel Purgatorio"
indicano il tentativo di dare a te la colpa, facendoti sentire responsabile del maltrattamento che subisci. Ricordati che il maltrattamento non può mai essere giustificato.

"Chi non obbedisce, se ne vada".
Kiko Argüello


Ricorda: DARTI SEMPRE LA COLPA NON È AMORE!

_______________

Tu pensi: MI CRITICA SPESSO PERCHÉ NON SONO ALLA SUA ALTEZZA E NON RISPONDO ALLE SUE ASPETTATIVE

Invece frasi come: 
  • "Sei grigia come la vita che mi fai fare"
  • "Guardati, sei impresentabile!"
  • "Una donna dovrebbe saperlo fare, ma tu no..."
  • "Vuoi lavorare e poi la casa fa schifo e come madre fai pena"
  • "Solo a vedere le vostre facce, mi viene da vomitare..."
  • "Non so quanto mi avete dato! Sì, mi avete dato una bustarella con qualche euro raccolto dai fratelli. Ma che importa? Non pretendo i vostri soldi."
  • "Che orrore! No! Non è nessun orrore, è una consolazione vedervi, belli e meravigliosi. Meglio perdervi che trovarvi! Ma chi mi ha unito a voi? Chi ha messo come delle catene per stare con voi? Che avrò fatto per dovervi sopportare?"
  • "A meno che (uno di voi) non voglia essere cacciato via di qua, perché sei qui come un pezzo di legno in mezzo a noi, che né sente né patisce. "
indicano l'intenzione dell'altro di tenerti sotto il suo dominio e, svalutandoti, di nascondere e giustificare invece le proprie inadempienze.

Ricorda: UMILIARTI NON È AMORE!

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Non accettare più il controllo ossessivo, l'isolamento, il senso di colpa, l'umiliazione e soprattutto non impostare le relazioni con gli altri, con i figli e i tuoi cari seguendo gli stessi principi, perché 
tutto ciò NON È AMORE.

_______________



Nota bene: 

le frasi in rosso riferite all'ultima fase del rapporto con il partner narcisista, maltrattante e potenzialmente violento, quella dell'UMILIAZIONE,  sono tratte principalmente dall'ultima "catechesi" di inizio corso del Cammino.

Vuol dire che il rapporto con il Cammino è arrivato veramente al capolinea, cioè all'umiliazione, all'asservimento psicologico completo e alla distruzione psicologica della personalità degli adepti.

Tutte le volte che sentirete le frasi riportate sopra in comunità, ricordatevelo e stampatevelo bene nella mente: 

vi diranno che lo fanno per voi, 

ma tutto questo

NON È AMORE.

sabato 20 ottobre 2018

Le bugie Neocatecumenali al Sinodo dei Vescovi

"Kiko si vuole incontrare con te":
i neocatecumenali non dicono chi sono
Anche alla XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi "I giovani, la fede, il discernimento vocazionale", i Neocatecumenali non si smentiscono: partecipano senza dichiarare chi sono e, al momento opportuno, piazzano il proprio pistolotto auto-referenziale in cui ripetono i propri mantra pubblicitari per essere zelantemente ripresi dagli organi di stampa "amici".

Ma cominciamo dall'antefatto: nell'elenco dei partecipanti alla assise sinodale fornito dalla Sala Stampa Vaticana, i Neocatecumenali NON CI SONO.
Infatti, nel lungo elenco che scorriamo, accanto ai nomi degli uditori, possiamo leggere la loro appartenenza oltre al proprio ruolo.
Ritroviamo quindi partecipanti provenienti da: Associazione Nuovi Orizzonti, Comunità di Sant'Egidio, Azione Cattolica Italiana, Scout Cattolici, Movimento Focolari, Comunità Emmanuel, Associazione Studenti Cattolici, Scholas Occurrentes, Jesus Youth International ecc., insieme a molti operatori e responsabili di pastorale giovanile di tutto il mondo. 

Il Cammino Neocatecumenale sembra non essere rappresentato.

C'è però un uditore, il Reverendo Kablan Hilaire Kouhao che partecipa in quanto rettore del Seminario Redemptoris Mater di Morondova.
  • Primo inciso: nella lista vaticana scrivono che è in Costa d'Avorio, ma Morondova è in Madagascar e probabilmente del famoso "seminario", già dotato di prestigioso "rettore", come molti del 122 "seminari vantati dal CNC nel mondo, si deve mettere ancora la prima pietra.
Accanto al  nome del reverendo Rettore comunque non figura come per altri, l'appartenenza ad un movimento o associazione cattolica.
D'altronde, come viene ripetuto in tutti i modi, financo su Wikipedia, "I seminari Redemptoris Mater non sarebbero seminari del Cammino Neocatecumenale bensì, come specificano lo statuto e la regola di vita, veri Seminari diocesani alle dipendenze del Vescovo."

E quindi il reverendo Kouaho partecipa al Sinodo per i giovani in quanto attualmente rettore di un seminario diocesano, per quanto sia probabilmente tale solo sulla carta degli elenchi pieni di numerini auto celebrativi a cui Kiko Arguello ci ha  reso avvezzi?

Assolutamente no.
Lo stesso Kouaho, nel suo intervento del 16 ottobre davanti al Sinodo, dice di essere stato rettore in Madagascar per 12 anni subito dopo la sua ordinazione (avvenuta a Roma, diocesi nella quale è incardinato, nel 2000: una carriera sfolgorante!) quindi ora non è più rettore, forse non è neppure più in Madagascar o in Costa d'Avorio.
Cosa faccia adesso, il reverendo, non è dato sapere. Probabilmente, è uno dei presbiteri itineranti al servizio di Kiko. Forse "fa servizio" proprio a Roma, il sabato sera nelle Eucaristie delle piccole Comunità del Cammino e svolge così il proprio Apostolato.

Torniamo all'intervento di don Kouaho in qualità di ex rettore di un seminario "diocesano".
Queste le sue parti "pregnanti" che commenteremo brevemente mentre le riportiamo.

"Gioiosa" spiritualità dei seminari Neocatecumenali
«Quando avevo 18 anni, il Signore mi ha fatto iniziare l'esperienza del Cammino Neocatecumenale. (...)
Oggi tutta la mia famiglia vive questa esperienza di fede in Costa d'Avorio. Nel 1992 sono entrato nel Seminario Redemptoris Mater di Roma, e dopo un periodo di formazione sono stato ordinato sacerdote per la diocesi di Roma.
Per 12 anni sono stato il rettore del Seminario Redemptoris Mater in Madagascar.»
Della sua esperienza di fede cita solo il Cammino Neocatecumenale, non sembra esserci stato altro.
Manca però qualcosa alla sua presentazione e cioè: ora dov'è? Cosa sta facendo esattamente? Mistero... arcano Neocatecumenale!
«Il tema dell'ascolto è fondamentale per capire i nostri giovani. In ogni situazione durante la sua crescita, specialmente in tempi di crisi, dobbiamo ascoltarli.
L'esperienza che i giovani fanno nelle comunità neocatecumenali è la celebrazione settimanale della Parola di Dio e la possibilità in ogni celebrazione, di essere ascoltato dando la loro esperienza. (...)»
Come! Proprio voi non ascoltate i giovani! Sono solo un recipiente da riempire di catechesi e di catechesi su catechesi!
Se ascoltaste i giovani, il Cammino non sarebbe un'eresia cinquantennale ormai incartapecorita!
«Ascoltando la Parola, i giovani scoprono come Dio è presente nella loro storia concreta, anche nelle sue implicazioni più problematiche e dolorose. Scoprono un Dio che è vicino e cura le loro ferite, scoprono il mistero della croce gloriosa che è l'unico che dà un senso all'esistenza dell'uomo.(...)»
Naturalmente, Dio non si rivela al giovane del cammino nella gioia ma solo attraverso lutti e di disgrazie.
«Questo processo (l'iniziazione alla fede nella comunità Neocatecumenale) è condotto sotto la guida di un gruppo di catechisti composto da laici (uomini e donne) e sacerdoti che accompagnano il giovane lungo il suo percorso catecumenale. (...)»
Con i catechisti niente discussioni,
ti leggono una parola "per te"
e te la interpretano...

Dimentica di specificare che il gruppo di laici e presbitero, considerati guide spirituali, sono sotto la diretta autorità di Kiko, portatori esclusivamente della "spiritualità" di Kiko e ne sono fedeli ripetitori.
«Il Cammino ha scoperto la bellezza di una pastorale post-confermazione che aiuta i giovani (..)»
...sì,  certo, aiuta i giovani a non uscire dal Cammino, a non conoscere (tanto meno ad aderire) ad altre esperienze nella Chiesa, aiuta i giovani ad entrare in Comunità.
«Nella piccola comunità possono sperimentare il calore fraterno che i ragazzi desiderano tanto. Le Giornate Mondiali della Gioventù sono un opportunità di grande respiro per i giovani che vivono momenti di evangelizzazione e di fraternità con i loro coetanei provenienti da altre parti del mondo.(...)»
Coetanei esclusivamente Neocatecumenali, sia ben chiaro.
«Molte famiglie giovani, dopo un periodo di gestazione di fede all'interno della loro comunità, invitate dai vescovi e inviate dal Santo Padre [sic!], sono in missione alle zone più secolarizzate del mondo.»
Ci risiamo con l'invio del Santo Padre... sicuramente sperano che una bugia, se ripetuta un numero convenientemente alto di volte, diventi verità.
«Lo Spirito Santo chiama molti giovani dalle comunità alla vita sacerdotale.
Un giovane uomo in fondo cerca solo una cosa: sentirsi amato e accolto. La Chiesa, che è un'insegnante nell'umanità e possiede la ricchezza del Vangelo, è l'unica in grado di offrire questa bellezza dell'amore.(...)»
La Chiesa, ma non il Cammino Neocatecumenale che ti insegna a diffidare dell'amore e degli slanci di affetto perché visti come idolatrici e rafforza solo l'attaccamento al cammino e l'obbedienza acritica ai suoi dettami e iniziative.

Ed ecco una delle frasi a conclusione dell'intervento del reverendo Neocatecumenale Kablan Hilaire Kouhao:
«Tutti i giovani hanno il diritto di ascoltare la Buona Novella che è possibile essere felici non vivendo egoisticamente per se stessi, ma per gli altri. (...)»
Tutto sta a capire chi sono questi "altri" per cui vivere. Il marito no, la moglie nemmeno, i figli o i genitori non se ne parla, il lavoro è un'idolatria... ditemi cosa resta.

Per toglierci un po' l'amaro di bocca, leggiamo alcune osservazioni che sono emerse nel corso dei lavori sinodale da alcuni gruppi di studio nella stessa giornata del 16 ottobre partendo dalla lettura del documento Instrumentum laboris del Sinodo, in particolare sul capitolo "discernimento e accompagnamento della vocazione":

Guru che incoraggiano il culto della personalità
«C'era una buona dose di interesse nel nostro gruppo intorno alla questione della formazione di guide e direttori spirituali. Un membro ha insistito sul fatto che sebbene ogni battezzato possa essere un modello efficace, persino potente, nella vita cristiana, l'arte di un’autentica guida spirituale richiede una formazione specifica e la coltivazione di competenze reali. È, ha insistito, proprio questo tipo di guida che i giovani bramano. Altri partecipanti alla nostra conversazione hanno avvertito che gli insegnanti spirituali troppo spesso si trasformano in guru e incoraggiano un culto della personalità intorno a se stessi. Pertanto, spesso richiedono il controllo della comunità più ampia e la direzione da un direttore personale. Nella vita della Chiesa, le guide che non hanno a loro volta una guida non sono una cosa desiderabile.»
«Nell’accompagnare questo discernimento il gruppo ha evidenziato l’importanza del rispetto della libertà, che nelle nostre pratiche vocazionali non viene sufficientemente considerato con il rischio di colludere con le fragilità dei candidati a scapito dell’autenticità delle scelte. »
«Nella complessità dei messaggi e degli stimoli da cui ogni giovane può essere raggiunto, è necessario vivere la fatica della ricerca e del discernimento e la responsabilità delle proprie scelte nell’ambito esistenziale, come in quello professionale, davanti al Dio che chiama originalmente ciascuno, in un ambiente opportuno e con una guida adeguata. L’ambiente cui ci si riferisce è quello della comunità ecclesiale, al cui interno la persona va accolta e accompagnata: decisivi sono i cammini di fede e di servizio caritativo proposti, nonché il ruolo di chi accompagna, ma è tutta la comunità a essere impegnata nella proposta della vita come vocazione e nell’aiuto dato a ciascuno per riconoscere e vivere la specifica chiamata che Dio riserva per ognuno.»

giovedì 18 ottobre 2018

Io ho fatto, io dico... "Io sono!”: autoritratto di Kiko Argüello.

Si compiace
in se stesso.
CONVIVENZA DI INIZIO CORSO
Porto S. Giorgio, 27-30 settembre 2018

Siamo nella "Tenda di Porto San Giorgio".
Sabato mattina. Inizio Lodi ore 10,45 e poteva andar peggio!
Ci immergiamo nella predicazione di Kiko.
È da considerare che il Venerdì è dedicato alla "conversione":
Kerigma, Digiuno, Scrutatio, Penitenziale.
Anche Kiko si confessa.
Il Sabato è dedicato alla Parola che l'Iniziatore del cammino, per ispirazione ricevuta, semina nei suoi discepoli. È il giorno che proietta in avanti e dà la traccia per il Nuovo Anno di Evangelizzazione che si apre.
Ma Kiko, che pretende di definire lo Spirito Santo e la Sua opera, altro non fa, come sempre, che tornare al peccato, parlare di peccato, arrendersi al peccato. Poichè opera unica dello Spirito Santo - questa la predicazione di Kiko - è di farci accettare peccatori e non giudicare chi pecca.
"Considerati l’ultimo e il peggiore di tutti, questo – dicono i Padri – è lo spirito cristiano" e quelli che dubitano "Dio li fa cadere nella miseria della lussuria, una vera miseria, perché imparino a non considerarsi migliori degli altri". (cit. pag.18/19)

È monotono, ripetitivo, da anni e anni sempre le stesse cose.
Una delle opere dello Spirito Santo è certamente quella di convincere l'uomo di peccato; ma quanto altro!
Gv.14,12: "anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi".
Parlava forse Gesù di collezionare peccati e peccati?
Dopo 50 anni ancora per Kiko pienezza della Fede e della Conversione è…
Mi fermo qui, tanto ora lo leggete.

Io ho fatto… io dico… io… io…io… Io sono!
Lui se la canta e lui se la suona, finché avrà un uditorio estasiato e acritico ad ascoltarlo.
Ma è davvero insuperabile!
Nessuno di noi poteva descriverlo meglio di come ha saputo descriversi da solo, predicando a ruota libera e senza freni inibitori, con un tratto di pennello geniale. Forte del suo "Carisma" unico.
Chi potrà smentire quanto Kiko dice di se stesso? Ne nasce un Autoritratto inconfutabile e perfetto.

E Kiko ce lo offre GRATIS.

Lasciamo a lui la parola, senza altri commenti, divideremo solo in quattro parti, quattro sottotitoli.

I tre Arcangeli dipinti da Kiko Arguello.
Capolavori "da museo"!



Ipse dixit!

SABATO 29 settembre

H 10.45 – LODI – Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele (brani tratti da pag.16 a pag.20)

1. Kiko sui quadri degli Arcangeli:
“Ho fatto alcuni dipinti degli arcangeli. Ora portano l’originale dell’arcangelo S. Gabriele e la riproduzione dell’arcangelo Michele che è nella stanza di Mario, l’originale lo ha mons. Cordes.
Ho fatto un inno allo Spirito Santo per questa convivenza. L’ho fatto qualche anno fa e qualcuno lo ha conservato, me lo ha fatto vedere e l’ho messo in musica… inno che ho fatto nel 1989. In una convivenza l’ho regalato a tutti e uno l’ha conservato nella Bibbia e lo teneva lì dall’89.
[Indicando il dipinto] Questo è l’arcangelo S. Michele. Qui c’è scritto: caritas, humilitas. Sullo scudo dell’arcangelo S. Michele, con la spada, c’è scritto “caritas, humilitas”. Su quest’altro non c’è scritto nulla. Guardatelo perché questo è l’originale e presto andrà in un museoStanno preparando un museo con tutte le mie opere, perché morirò presto. Manca S. Raffaele che ho regalato a un medico che mi ha curato e che si chiama Raffaele. Gli ho chiesto una scrittura che dica che alla sua morte l’icona sia data al museo. Questo museo sarà importante perché oggi non c’è quasi arte sacra nelle chiese, niente o pochissimo. Mario dice che l’opera più importante, fra tutte queste, siamo noi: la vera opera d’arte! L’arte è un dono…”


2. Kiko e lo Spirito Santo che opera nei fratelli:
Stavo presentando l’inno che ho fatto nell’89…Lo Spirito Santo è l’autore, l’autore di queste convivenze, la sua presenza in mezzo a noi nella convivenza ispira me a parlarvi, è lui che vi apre l’orecchio per ascoltare, che vi fa penetrare la Parola, fino alle radici del vostro spirito, in modo che lì dove sta la vostra anima voi possiate ricevere una parola di luce. Ecco, lui è il Paraclito, colui che ci difende, lo Spirito Santo che è paziente, benigno, è il sommo bene, il dono di Dio, la garanzia della vita eterna. Ci difende sempre, ci insegna ad essere pazienti, pazienti con noi stessi, pazienti. La vera virtù, diceva S. Teresina di Lisieux, è essere umili e pazienti con i nostri difetti. Pazienza con i tuoi difetti, con i tuoi peccati. Il superbo non accetta i peccati, non accetta di essere un mascalzone, un falso. Siamo peccatori, ma veramente! “Considerati l’ultimo e il peggiore di tutti”, dice un Padre del deserto. I Padri del deserto sono molto vicini agli apostoli, e le cose che dicono sono molto profonde e molto cristiane: Considerati l’ultimo”, l’ultimo di tutti qui, e dì le malvagità che hai fatto, i peccati lascivi che hai fatto, dimmeli! Sei il peggiore di tutti. Considerati l’ultimo e il peggiore di tutti, questo – dicono i Padri – è lo spirito cristiano.
Quando sei in una assemblea cristiana, considera che sei lì per misericordia perché dovresti stare in galera, come ha detto il Papa Francesco quando è andato al carcere di Rebibbia a visitare i carcerati e vedendoli dietro le sbarre ha detto: “Io dovevo stare lì dentro, io!”.
Dico a una donna: “Ma chi sei tu? Ti consideri migliore delle prostitute che stanno in mezzo alla strada? Tu? Tu non hai capito niente del cristianesimo, né ti è arrivato nulla del Cammino, né della fede. Lo Spirito Santo scendendo nel tuo spirito dovrebbe illuminare chi sei tu e di cosa sei capace”. Chi siamo noi?
Siamo peccatori, veramente. Ma è una grazia che lo Spirito Santo illumini il tuo spirito. Diceva S. Teresa che quelli che sono illuminati dallo Spirito Santo dicono che sono peccatori, perché se in una stanza c’è poca luce non si vede la polvere del tavolo, ma se entra una luce forte si vede anche la polvere sul tavolo; se entra lo Spirito Santo nel tuo animo si vede chi sei veramente. Prima non vedevi nulla, ti giustificavi, ti firmavi sempre un certificato di buona condotta. Ma che buona condotta! I Padri del deserto dicono: “Principio della salvezza è considerarsi peccatori”.Chi vede i propri peccati e si pente, e soffre per i tradimenti, i peccati, per quello che è, non vede i peccati degli altri, vede i suoi peccati. Quelli che si considerano migliori degli altri, per l’orgoglio, la superbia, per quello che sia, Dio li fa cadere nella miseria della lussuria, una vera miseria, perché imparino a non considerarsi migliori degli altri.
«La nostra organizzazione è piccola
ma ha un alto tasso di aggressività
»
3. Kiko e il denaro dei fratelli:

…- Lettura: Gal. 5,1---6,10
- Intervento di Kiko a Galati 6,6:
Avete capito? Qui dice così. Questa frase me la devo segnare: “Chi viene istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce nella dottrina”!
È parola di Dio: “Faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce nella dottrina”. Non so quanto mi avete dato! Sì, mi avete dato una bustarella con qualche euro raccolto dai fratelli. Ma che importa? Non pretendo i vostri soldi. Dice S. Paolo: non ho mai preteso i vostri soldi. Che faccio con i soldi in tasca, li dò ai poveri! Non ho bisogno di soldi per niente, cosa devo fare con i soldi?
(Continua a leggere la lettera ai Galati fino al v. 6, 10)

4. Kiko e lo Spirito Santo che opera in lui:

Continuo con un brano della Lettera agli Efesini.
Lettura: Ef. 1, 3-14
- Commento alla lettura: Kiko
Il Signore vuole che siamo lode della sua gloria, la sua gloria mostrata in Cristo per tutta l’umanità. Il Padre, nostro Creatore, Padre eterno ci offre nel suo Figlio una nuova natura, una nuova rinascita, un nuovo essere: ci fa cristiani. Cristo viene da crisma, unto dallo Spirito Santo, unto, e da qui viene “cristiano”. Lode
della sua gloria: due bellissime parole! Noi nel mondo dovremmo diventare lode della sua gloria. La sua gloria è che Dio non ha avuto schifo di noi, che ci ama tantissimo e continua ad amarci e ci amerà sempre, in noi mostra il suo essere.
Dio è amore e questo amore lo ha mostrato nella croce del suo Figlio. Suo Figlio, che è stato messo a morte, deriso, torturato, sottomesso ad un supplizio infamante e terribile, ha accettato di essere sottomesso a questo dolore terribile. Diceva Cicerone che non c’è stato supplizio più grande, nè ci sarà in futuro: la croce.
Per questo un cittadino romano non poteva essere crocefisso, ma Cristo sì, ha accettato di entrare in questo dolore e lo ha fatto per tutta l’umanità. Noi dovremmo avere questa fede: colui che è stato crocefisso è Dio stesso, il suo sangue ha un valore infinito, per rigenerarci, per fare di noi un’altra persona. Cosicché ioinvece di stare in uno studio a Parigi con una ragazza, sono qui con voi: opera dello Spirito Santo! Non faccio la mia vita, nè quello che piace a me, sono qui di convivenza in convivenza, di convivenza in convivenza, di convivenza in convivenza…e quando non ne posso più, lo Spirito Santo mi dice: “Devi dare fino all’ultima goccia di sangue. Non ce la fai più a scendere in tenda? Ricordati che devi dare fino all’ultima goccia”. Bene, tu mi aiuterai. La mia vita è così: convivenze, convivenze, convivenze… Che orrore! No! Non è nessun orrore, è una consolazione vedervi, belli e meravigliosi. Meglio perdervi che trovarvi! Ma chi mi ha unito a voi? Chi ha messo come delle catene per stare con voi? Che avrò fatto per dovervi sopportare, io ed il Padre Mario, e adesso anche Ascensión.

martedì 16 ottobre 2018

Rompiscatologia kikiana

Pagliacciata kikiana del
"girotondo col passetto"

attorno alla bara durante i
funerali di un giovane neocat
Invenzione neocatecumenale: il "gruppo escatologico" (vedere un esempio [qui]).

L'escatologia è la scienza teologica riguardante il destino ultimo dell'uomo e dell'universo. Come al solito i neocatekikos amano riempirsi la bocca di paroloni altisonanti per qualificare le proprie attività di proselitismo neocatecumenale: racimolare nuovi adepti.

Ufficialmente vanno a portare "una parola di conforto" ai familiari delle persone defunte, come se ne avessero la capacità e il sacro dovere di farlo. Praticamente vanno a celebrare il kikismo-carmenismo e approfittare del dolore della gente per attirarla al Cammino.

Sono loro stessi a dircelo: infatti, tutte le volte che i neocatekikos proclamano di "annunciare il kerygma" (notate il parolone altisonante), in realtà stanno annunciando Kiko e Carmen (quando dicono "kerygma" in realtà intendono Kiko e Carmen).

Questo è molto pericoloso per le anime già in lutto per la perdita di una persona cara, poiché nella mentalità neocatecumenale "il Signore ti manda le disgrazie", cioè è un "dio" cattivo che ti infligge sadicamente lutti e dolori allo scopo di convertirti (noialtri cattolici invece sappiamo che la morte è entrata nel mondo a causa del peccato, non a causa di Dio; e sappiamo che benché Dio possa estrarre il bene dal male, non compirà mai il male allo scopo di ottenere il bene).

Come se non bastasse, tali gruppi di rompiscatologia kikista-carmenista si sono dati anche il compito di "animare le esequie". Animare? Nel senso che la Messa esequiale sarebbe di per sé inanimata e bisognosa di soggetti che facciano spettacolino e caciara? Scusate, non sarà mica che fanno quell'infantile balletto-girotondo attorno alla bara? (vedi foto in alto). Non sarà mica che qualche prominente membro neocatecumenale debba andare al funerale per zappare le corde della chitarrella ndrùng-ndrùng-ndrùng mentre canta urlando il tristissimo "Risuscitò" kikiano?

La neocatecumenalizzazione delle parrocchie procede speditamente:
Nella Parrocchia, quando i componenti delle varie comunità [neocatecumenali] cominciano ad avere esperienza della misericordia di Dio [sic], e a seconda della maturità di Fede, si mettono a disposizione del parroco dando un valido aiuto per le necessità della parrocchia, anche nelle varie pastorali:
  • Pastorale dei Battesimi.
  • Pastorale Liturgica.
  • Pastorale matrimoniale.
  • Pastorale degli ammalati.
  • Pastorale escatologica.
Chiaro? ogni scusa è buona per "invitare alle catechesi", per interferire con tutti i momenti di formazione cattolica dei fedeli, con tutte le preparazioni ai sacramenti, con tutte le occasioni in cui la Chiesa si dedicherebbe invece alla carità.
  • Sono laici che usurpano il compito del parroco con la scusa di "aiutarlo" (riesce facile solo se il parroco è neocatecumenalizzato per convinzione personale o per quantità di bustarelle ricevute). Ricordiamoci che quando un laico normale aiuta in qualche modo il parroco, lo fa per il bene di tutta la Chiesa, non lo fa per promuovere la propria agenda ideologica.
  • Si arrogano compiti a cui non sono affatto preparati (la panzana dell'esperienza della misericordia nasconde invece il fatto che sono stati i cosiddetti "catechisti" del Cammino a studiare a tavolino il modo di invadere la parrocchia). Vanno ad annunciare Kiko, a recitare preghiere secondo la modalità stabilita da Kiko, cantando i canti di Kiko, "testimoniando" le opere di Kiko, parlando il gergo di Kiko... Non a caso il Cammino viene visto sempre come una setta.
  • Essendo idolatri del tripode Kiko-Carmen-Cammino, sono zelantissimi ("i ministri di satana sono sempre più zelanti dei ministri di Dio", come osservò santa Francesca Cabrini). Chiunque abbia avuto a che fare con dei neocatekikos conosce la loro ossessione e metodicità nel tentare di imporre in ogni modo il kikismo-carmenismo.