domenica 29 novembre 2020

Il peccato che non può essere perdonato

Quando feci una esperienza di Chiesa (quella Cattolica) in cui conobbi Dio per quello che era mi regalarono un libriccino con una sorta di compendio del catechismo più varie preghiere.

Tra le pagine vi erano anche i Peccati contro lo Spirito Santo (quelli che non verranno perdonati e non perchè Dio sia crudele, ma perchè spesso e volentieri l'anima di chi li commette è restia ad ogni pentimento e proposta di cambiar vita, cioè volontariamente e accanitamente rifiuta la misericordia di Dio).

Li elenco (i neocatecumenali probabilmente li sentiranno nominare per la prima volta), perchè se ci pensiamo bene il cammino li mette insieme tutti.

1. Disperazione della salvezza.
La cosa è semplice: se non fai il cammino non ti salvi perché il mondo ti fagocita.
Ma se "il mondo ti fagocita", se "là fuori c'è solo la perdizione", significa che la salvezza è impossibile fuori dal Cammino. Cioè il Cammino ti induce a "disperare della salvezza".

2. Presunzione di salvarsi senza merito.
Nel cammino l'unico merito è IL CAMMINO STESSO. Essendo completamente autoreferenziale nel cammino si dice che: se vai alle celebrazioni, paghi la decima e ubbidisci ai catechisti allora puoi fare anche tutte le porcherie del mondo ma hai già il biglietto garantito per il Paradiso. D'altronde una simile corbelleria la dice Padre Mario. Non ce la stiamo inventando noi.

Nel Cammino si presume che le opere fatte "fuori dal Cammino" non valgano nulla, anzi, sarebbero "vanità" e "religiosità naturale". Nostro Signore non va a misurare le iniziative pubbliche, ma scruta nei cuori, e sa riconoscere ciò che è fatto in nome di Dio da ciò che è fatto in nome di Kiko.

 3. Impugnare la verità conosciuta.
Vabbè, la devo spiegare? Se c'è una cosa che fa il cammino è SMONTARE SISTEMATICAMENTE tutta la dottrina sacramentale e morale. La dottrina cristiana vale zero, per i neocatecumenali, qualora sia scomoda per la propaganda kikiana. Perciò  la verità conosciuta viene combattuta, "impugnata", rifiutata, dagli zelanti kikolatri.

Confessare i peccati (anche e soprattutto mortali) è un optional, l'Eucarestia vale solo quella del cammino (il resto è serie B), sacerdozio subordinato al "carisma" dei catechisti e costantemente svuotato del suo significato e valore che gli proviene da Cristo in persona, il sacramento del matrimonio snaturato nel rapporto tra marito e moglie e genitori figli perché continuamente dettato dal catechista di turno (che ovviamente è anche psicologo e sessuologo)...

4. Invidia della grazia altrui.
Invidia ovvero "non sopportare la vista". Infatti nel cammino non si fa mai un qualsiasi accenno ad esempi di santità di altre realtà cattoliche, sia esempi presenti che del passato. Anzi, si tende a sminuirle e disprezzarle il più possibile. Se poi si parla della "parrocchia" allora il disprezzo sale alle stelle.

Per non parlare di quello che avviene nelle comunità, una mormorazione continua contro chi compie opere spirituali non previste dai cosiddetti "catechisti" (come la carità verso chi non è del Cammino e senza che il Cammino ci guadagni, come un pellegrinaggio senza che lo abbia organizzato il Cammino, ecc.)

5. Ostinazione nei peccati.
Beh, chiaro. Se "non puoi non peccare" e chi si sforza di non farlo è un ipocrita, il risultato può essere solo continuare a peccare ostentandolo pure.

Si consideri ad esempio la scusa del "quando il Signore mi toglie la mano dalla testa ne combino di ogni!", che è praticamente un'autorizzazione a peccare. Tipico moralismo perbenista neocatecumenale: da un lato la bigotteria e il vantarsi subdolamente di essere migliori dei cristiani, dall'altro l'infischiarsene delle regole. Tanto la salvezza consiste solo nell'ubbidire ai "catechisti" e nel pagare Decime e convivenze e gabelle kikiane varie, no?

6. Impenitenza finale.
Qui voglio aprire una parentesi. Io auguro a Kiko, Padre Mario e tutti i neocatecumenali la grazia delle BUONA MORTE. Ovvero la Grazia di richiedere per tempo un sacerdote NON NEOCATECUMENALE, di fare una santa confessione CATTOLICA con un sincero pentimento e di finire la propria vita sentendo la propria comunità che recita le preghiere dei moribondi, la coroncina della Divina Misericordia ed il Santo Rosario... e non i terribili canti kikiani.
Prego per questa intezione perchè, dato quanto accennato sopra, c'è il fondato rischio di fare 6 su 6.


(da: AleCT e Tripudio)

venerdì 27 novembre 2020

ScaleaLeaks: le Comunità neocatecumenali fra Messe private e girotondi nel Deserto

«Rivela le cose recondite,
facendole uscire dalle tenebre»
(Giobbe 12,22)

Dopo lo scandalo di WikiLeaks (dall'inglese leak «perdita», «fuga [di notizie]») con la pubblicazione di una gran mole di documenti riservati che rivelavano dei veri e propri segreti di Stato, la vicenda di Vatileaks, la fuga delle informazioni riservate del Vaticano (fra cui la famosa nota di Benedetto XVI in risposta al Cardinal Burke che portò a galla le macchinazioni neocatecumenali per farsi approvare "a sorpresa" la propria liturgia), abbiamo anche noi una fuga di "segreti di stato" neocatecumenali che chiameremo ScaleaLeaks.

Infatti, proprio sul sito della parrocchia di San Giuseppe Operaio di Scalea (Cosenza) abbiamo potuto visionare una interessante documentazione che probabilmente doveva rimanere riservata ma che l'ingenuità di qualcuno ha messo a disposizione di qualsiasi internauta:

si tratta di alcune tabelline che riportano le attività di due comunità del Cammino neocatecumenale complete di nomi e cognomi e numeri di telefono, avvisi, calendari di celebrazioni, temi biblici, una lettera di convocazione ad una Convivenza di Inizio Corso eccetera a partire dal 2013 fino al febbraio 2020, cioè per un periodo di 6 anni fino alla recente battuta d'arresto causata dalla pandemia da coronavirus.


Non sembrerebbero degne di un secondo sguardo, ma per noi sono fonte di informazioni preziosissime e dirette sulle attività e sulle pratiche delle comunità del Cammino neocatecumenale: le stesse che alcuni suoi aderenti, sulle nostre pagine, negano con ottusa pervicacia.

Per esempio veniamo a conoscenza del fatto che, nonostante la fallita trappola a Benedetto XVI per il riconoscimento del monstrum liturgico neocatecumenale, nella parrocchia Giuseppe Divino Operaio di Scalea sono convinti che gli svarioni liturgici di Kiko Argüello e Carmen Hernández siano stati approvati dalla Santa Sede, tant'è che viene annunziato che ogni Sabato sera, con inizio alle ore 21,00, si svolge l'Eucaristia "secondo la Liturgia Neo Catecumenale".

Per intendersi, si tratta della celebrazione neocatecumenale con i canti strazianti di Kiko e tutti gli abusi che già a partire dal 2005 dovevano decadere, come le monizioni lunghissime, le risonanze, vere e proprie "omelie", la manducazione tutti seduti insieme al presbitero, il coppone luterano, il "chupito" col latte e il miele, per non parlare di ciò che avviene durante la Veglia pasquale.

Sono "Eucarestie" (guai a chiamarle Messe cattoliche!) parrocchiali, aperte a tutti?


La precisazione "le Comunità celebrano l'Eucaristia secondo la Liturgia Neo Catecumenale" fa capire che si tratta di eventi riservati alle Comunità, che "celebrano" l'eucarestia con Liturgia (o Rito) neocatecumenale (che, abbiamo chiarito, non è mai stata approvata dalla Chiesa) unicamente fra di loro e a proprio beneficio.

E quando sul sito web neocatecumenale della parrocchia di Scalea compare la dizione "Eucarestia comunitaria", cosa si intende? Si chiarisce subito che riguarda "tutte le Comunità della Diocesi". Di partecipare ad una Messa cattolica in Parrocchia non se ne parla neppure.

Quando gli eventi parrocchiali si sovrappongono a quelli comunitari, come per le Ceneri ed il santo patrono, compare la laconica scritta: "non c'è celebrazione" e non, per esempio, l'indicazione a partecipare insieme alla Messa Parrocchiale.

Anche la celebrazione "Penitenziale", quando è "allargata", riguarda solo le due comunità neocat, come pure la Eucarestia (ma solo perché il presbitero sarà uno solo, altrimenti ne avrebbero due separate).

Invece la "celebrazione della Parola" settimanale viene fatta in due giorni diversi, una il martedì e l'altra il mercoledì; non sia mai che la comunità neocat più giovane orecchi gli arcani di quella più anziana!

Per quanto riguarda il percorso di formazione biblica, oltre al fatto che mai, nei gruppi di preparazione, viene indicata la presenza del sacerdote, sembra procedere tutto come nel gioco del Monopoli quando si incappa nella casella Imprevisti: si torna indietro senza neppure passare per il VIA.

La prima comunità infatti nel 2013 affrontava SAUL, DAVIDE, SALOMONE, nel 2014 TOBIA, GIUDITTA; poi nel 2015 retrocedeva alla TAPPA ESODO, per proseguire nel 2016 con ISACCO, nel 2017 con GIACOBBE, GIUSEPPE, nel 2018 MOSÈ, GIOSUÈ, nel 2019 GEDEONE, SANSONE, DELITTO DI GABAA, SAMUELE per poi riapprodare nel 2020 a SAUL

Ecco perché ci vogliono 30 anni per arrivare al battesimo nel Giordano, procedendo in circolo nel Vecchio Testamento a marce forzate avanti e indietro come Israele nel deserto, aspettando la morte di tutta quella generazione!

Anche per il resto, non c'è di che stare tranquilli e rilassati. In una lettera protocollata Prot. n. 31 del 09/71/2016 (del 9 luglio 2016) con Oggetto: CALENDARIO CONVIVENZE INIZIO CORSO 2016-17 firmata Salvatore e Agata (responsabili per la Sicilia e la Calabria) l'ultimo punto recita così: "Ricordiamo che si partecipa alla convivenza di formazione per essere preparati a svolgere il proprio compito all’interno del Cammino, per cui si eviti di portare bambini."

"Svolgere il proprio compito all'interno del Cammino" è una espressione militaresca che richiama le corvèe dell'esercito e che, insieme all'imposizione di non portarsi i bambini, ben fa comprendere la dimensione dell'obbligo e del sacrificio anche familiare e non del piacere della partecipazione.

Naturalmente, fra i doveri del neocatecumeno, spicca quello di pagare la Decima, richiamato dalla sibillina disposizione a fare la convivenza mensile "con tutti gli obblighi previsti dopo il secondo passaggio".

Infine, osserviamo che i numeri dei componenti delle Comunità sono risicati: nella prima Comunità, dai gruppi di preparazione, ne contiamo 18, della seconda viene dichiarato il numero di 26 (sopravvissuti) dopo il secondo passaggio.

Numeri asfittici nonostante i mielati messaggi di invito ai '"parrocchiosi" della Messa delle 12:

"Gesù è il Salvatore dell’uomo, ti ama e ti cerca. Il Signore ha un messaggio anche per te, se vuoi ascoltarlo vieni nel salone parrocchiale, il Martedì e il Venerdì con inizio alle ore 20,00. Ti aspettiamo"

Pare che il "messaggio" sia già fin troppo chiaro, per i parrocchiani, che infatti si guardano bene dal venire a farselo comunicare! E lasciano lì i neocatecumeni ad aspettare… e aspettare.

Per fortuna che, nel frattempo, hanno i temi biblici a cui pensare: il Vecchio Testamento è ampio e ogni cinque sei anni si ricomincia daccapo.

mercoledì 25 novembre 2020

Scalea: decesso per COVID a causa degli "irresponsabili" organizzatori laici del Cammino Neocatecumenale

Premessa importante: nelle cosiddette "liturgie" del Cammino Neocatecumenale (lugubre parodia di quelle cattoliche), vigono diversi gesti piuttosto discutibili anche sul piano dell'igiene, come ad esempio l'uso del "coppone-insalatiera" a cui ci si abbevera tutti a turno. 

È statisticamente plausibile che in tante comunità del Cammino, secondo la mentalità neocatecumenale, i responsabili abbiano indotto i membri a "forzare la mano al Signore", cioè a mettere da parte anche il semplice buonsenso. Prima del Covid-19, l'abbeverarsi tutti allo stesso coppone aveva spesso comportato infezioni di herpes e altri problemi sanitari. Avevamo già riportato a marzo qualche notizia di focolai neocatecumenali di Covid. Nel commentare la notizia qui sotto ribadiamo che ancor prima del rispetto delle norme sanitarie, occorre il semplice buon senso - quello che trovate nella Chiesa Cattolica ma non nel Cammino. Nel Cammino c'è infatti la convinzione di essere "più cristiani dei cristiani della domenica", e pertanto i kikos devono sempre strafare.


Notizia di cronaca del 31 ottobre 2020: donna calabrese positiva al COVID dopo una convivenza neocatecumenale a Scalea. Dai giornali locali:
«...Una donna in età avanzata positiva al SarsCov-2 (positività emersa dopo una prima analisi) sembra sia stata presente ad un ritrovo dei neocatecumeni che si è svolto a Scalea il 18 ottobre scorso. E proprio in quella occasione sembra abbia contratto il virus del Covid. Ritrovo, è opportuno sottolineare, vietato dalle ordinanze locali e nazionali. Se la notizia della presenza della donna trovasse conferma si potrebbe ipotizzare un altro numero elevato di positivi. Informati della difficile situazione i vari sindaci interessati...»
E ti pareva che
non si affrettavano
a pararsi il sedere...?

«...È una donna di 77 anni, deceduta nell’ospedale di Cosenza. [...] «La situazione della signora – ha detto il sindaco di Diamante – in questi giorni si era aggravata, eravamo in contatto con i familiari. Solidarietà, amore, il pensiero della comunità di Diamante che si stringe attorno a questa famiglia. È il primo lutto grave che tocca la nostra città per il Covid. Dobbiamo unire tutta la nostra comunità che deve abbracciare la famiglia, la comunità neocatecumenale di cui faceva parte...».


Due brevi trafiletti e nulla più.
Abbiamo atteso alcuni giorni invano qualche altra conferma o, magari, qualche ulteriore dettaglio.
Ecco che siamo alle solite! Vero è che il contagio si diffonde in tanti contesti, ma i neocatecumenali sono sempre speciali.

Si sottolinea, infatti, anche questa volta, come già avvenuto nella Diocesi di Vallo della Lucania, la loro disobbedienza (sai che novità!) ai divieti ecclesiastici, ma anche alle ordinanze emanate a tutela della salute pubblica dalle autorità civili locali e nazionali.

No, questo vizio non lo perdono proprio mai e neanche imparano dalle esperienze passate.
Eppure hanno rischiato talmente tanto che Kiko stesso ha messo in moto da Roma i suoi generali (don Ezechiele e Adelchi) che hanno diramato, con un tempismo impressionante, l’ormai famoso Comunicato Stampa a tutela del BUON NOME DEL CAMMINO
Scritto e riscritto nell’arco di meno di 48 ore perché, nella foga, hanno inopinatamente minacciato ricorso all'autorità giudiziaria. Patetici e ridicoli, quando loro negli scrutini impongono il divieto assoluto a coloro che fanno il cammino di sporgere denuncia perchè anti-cristiano. (cliccare qui sotto per ingrandire e fare un agevole confronto). 
All'apparire del primo comunicato, diffuso anche dagli organi di stampa, si è scatenato sul web un coro si proteste di neocatecumeni scandalizzati dalla mancanza di coerenza dei più alti vertici del Cammino; mentre loro sono costretti da una vita a reprimere ogni più legittma istanza di giustizia. (Kiko e i suoi sono talmente scandalosi che ci ripugna anche commentarli ulteriormente).

Ci poniamo la consueta domanda:
Ma perché a mezzo stampa non si viene a sapere mai più di tanto delle malefatte neocatecumenali? Com’è che ogni volta riescono a montare un casino tale per cui alle notizie a loro scomode seguono sempre repentine smentite? Mentre se sono loro a calunniare qualcuno la smentita non arriva mai? Puoi pure morire nel frattempo? E, insomma, in quelle rarissime volte che finiscono inopinatamente sui giornali, come mai tutto viene messo a tacere in tempi record?

In verità, siamo rimasti anche molto stupiti che la notizia sia uscita! Già dobbiamo considerarci fortunati che la povera notiziola così, quasi alla chetichella, abbia fatto capolino su due organi di stampa locali per poi scivolare subito nell’oblio.
Per la scarna o nulla descrizione dell’accaduto, era plausibile aspettarsi un approfondimento nei giorni successivi. Ma nessuno ne ha più dato conto, neanche alla luce della molto probabile diffusione dei contagi, a quanto si legge, in vari Comuni limitrofi.

Anche quest'ultimo paventato evento è fotocopia perfetta della triste vicenda dei quattro Comuni coinvolti dai contagi, partiti dalla sconsiderata “convivenza” neocatecumenale tenuta ad Atena Lucana dal 27 al 29 febbraio 2020 e dal successivo incontro del 4 marzo a Sala Consilina
 
Tutti quelli che sono gli “Incontri del cammino” vengono programmati, dovunque sui sia insediato il Cammino in tutto il mondo, da quelli che sono chiamati “Responsabili di zona”. Essi sono tutti designati da Kiko stesso o dagli Itineranti. Di per ciò stesso questi grandi Capi di tutto si assumono la responsabilità finale di ogni decisione si prenda nel Cammino.

Questi Responsabili, come è ben noto, sono sempre dei laici. Essi di prassi sono “accompagnati” da un presbitero dei loro che, appunto, quando c’è accompagna solo e basta.
Nessun presbitero cd. “del” cammino ha, da solo, alcun potere decisionale. Questa è la super-collaudata tradizione kiko/carmeniana, che si tramanda fedelmente, secondo le “linee degli iniziatori”

E qui apro una piccola parentesi [Ma scusate! Se neanche i Parroci nelle loro stesse Parrocchie, una volta che siano neocatecumenalizzate, riescono più a prendere autonomamente le decisioni e, meno ancora, a imporle a quelli delle comunità… ma di cosa parliamo?] Chiusa parentesi.
 
Tutti i fratelli che fanno il Cammino sanno molto bene e prima di chiunque altro come funziona l’intero ambaradan. Altrettanto bene lo sanno, dispiace dirlo, anche i Vescovi e i Parroci (ma noi aggiungiamo: chi davvero comanda nel Cammino lo sanno pure le pietre!!).


Domandina finale:
Perché i Vescovi non possono discolparsi facendo gli gnorri?


Risposta semplice semplice, anzi banale:
Ma perché queste fantomatiche Equipe di "irresponsabili” (questo l’epiteto più benigno tributato loro dal Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca) Responsabili delle varie zone (una sorta di Pretoriani di fede kikocarmeniana) hanno al primo posto delle “priorità” imposte loro dagli Iniziatori la cura dei rapporti coi Vescovi delle loro Diocesi.
(NB: in tutte le Convivenze di Itineranti c’è una domanda ad hoc: Siete andati dal Vescovo? Lo avete informato dell’evangelizzazione? L’avete invitato con voi? A presiedere all'Eucaristia nelle varie Convivenze; a presiedere i Riti delle tappe e dei passaggi…??
...e a questo punto interveniva la Carmen: "E avete portato le regaline?" che dopo 40 anni ancora non sapeva parlare italiano)
Senza ombra di dubbio tutti i Vescovi conoscono fin troppo bene il rigido schema organizzativo del Cammino Neocatecumenale. Ed essendo anche i collettori di tutte le lamentele dei Parroci a proposito di disobbedienza neocatecumenale e della loro proverbiale prepotenza e arroganza, sono ben a conoscenza dello stato dell'arte.

I Vescovi sanno molto bene che mai e poi mai responsabile dell'organizzazione dei raduni sconsiderati e azzardati di neocatecumenali in tempo di pandemia, come anche in tempi normali, può essere un suo Sacerdote diocesano che aiuta il cammino (abbiamo specificato che un simile arbitrio non lo ha neanche il presbitero itinerante inserito nell'equipe responsabile, figuriamoci!) e, tanto meno, un Parroco che ha accolto (ahilui) il Cammino nella sua Parrocchia. 

Rimane un mistero irrisolto chi mai sia stato a far circolare nella Diocesi di Salerno e di Teggiano la falsa notizia che responsabile organizzativo degli incontri sciagurati di Atena Lucana e di Sala Consilina sia stato un Sacerdote diocesano, il quale ha avuto una sola colpa: quella di aver accolto le catechesi nella sua Parrocchia appena otto mesi prima, lo stesso che ha pagato con la vita l'aver partecipato al solo incontro del 4 marzo. 
 
Ma questa notizia Kiko non ha dato ordine che venisse smentita come era suo preciso dovere fare, davanti a Dio e agli uomini. Ma di queste schifezze negli anni ne hanno fatte a bizzeffe, figuriamoci. Questi non hanno nessuna coscienza.
 
Solo in 5 con la mascherina
Ecco come rispettano
tutte le norme imposte!
E qualcuno piange che non sta lì!!!

P.S. Guardando alla data della Convivenza tenuta a Scalea l'8 ottobre scorso è presumibile che si tratti dello sfortunato "Inizio Corso 2020/2021", destinato a restare quest'anno “lettera morta”, sui testi scritti dei mamotreti, nella maggiore parte del mondo, lì dove il Cammino Neocatecumenale si è diffuso.

Ma c’è sempre qualcuno che vuol dimostrare di essere il primo della classe e si lancia nella gloriosa impresa! Qualche eroe di stramacchia è riuscito a replicare la Convivenza prima del lockdown ormai diffuso ovunque.
Crediamo che questo sia successo in Calabria.

Invogliati anche dalla parola data per la pandemia: «Dio [sic!] vuole vedere QUANTA fede hai dentro!!! Se tanta o poca. Se temi di più morire di COVID che restare senza la “parola del cammino” [che poi è quella di Kiko Argüello] e senza comunità

Visto che la fede adulta - Kiko dixit - si dà in una comunità… bla…bla…bla.
In sostanza, stringi stringi, i fratelli devono capire che il Cammino si deve continuare a fare a tutti i costi… Tanto, se non muori di COVID, morirai di un’altra cosa”.

Quindi l’ipotesi più plausibile è che il contagio della signora calabrese deceduta sia avvenuto nella Convivenza neocatecumenale di "Inizio Corso 2020/2021" tenuto nella Calabria.
Ma allora, forse, visto il "reinsediamento" dell’ormai tristemente famoso "itinerante" storico della zona, mandato a svernare “per un tempo” in un paese tropicale per sfuggire alle conseguenze delle sue malazioni – e il suo ritorno in sella, ci troviamo qui di fronte a un "serial-killer" o, quantomeno, a uno specialista in cavolate, gran collezionista. E una cavolata è peggio dell’altra!
Vedremo, se ci saranno sviluppi. Ma della loro pubblicazione dubitiamo fortemente.

lunedì 23 novembre 2020

La piccola Carmen

 

Gesù io ti amo e mi offro a te per sempre”, queste le parole proferite con profonda fede dalla piccola Mari del Carmen Gonzales Valerio, che sulle orme di Santa Teresa di Gesù Bambino prepara l'altare della sua vita per l'offerta della stessa all'Altissimo, non temendo alcun male nonostante la sua tenera e docile età. 
Un'anima giusta che grazie alla sua fedeltà ha salvato molteplici vite dalla dannazione eterna, incluso l'uccisore di suo padre.

Questa prima introduzione mira a chiarire l'identità della Carmen alla quale si riferisce la nomea di questo thread, avviandoci ad una riflessione necessaria per comprendere in termini semplici, come quelli dei bambini, cosa sia la santità.

Incominciamo da una nota curiosa, la stessa che mi ha sospinto a proporre un confronto tra la pequeña Carmen de Jesús e la terrible Carmen de Kiko. Le due sono nate lo stesso giorno: il 24 novembre del 1930. Da qui partiamo.


"Io pongo di fronte a te due strade".
Le due Carmen, nate lo stesso giorno ed anno, eppure tanto diverse.


Mari Carmen Gonzales-Valerio, fanciulla spagnola di nove anni, è nata e vissuta in un periodo infelice della storia della Spagna, il tempo della Guerra Civile. Appena venuta alla luce la bambina venne consacrata alla Vergine del Carmelo, da qui il suo nome ed una condotta di vita basata sull'esempio della Madre Santissima. Con lei le tappe dei sacramenti furono repentini, infatti venne battezzata poco dopo la nascita ed eccezionalmente, a soli due anni, venne cresimata.La bimba era dedita al buon Dio e grata per i sacramenti ricevuti. Dopo aver assistito con intenso fervore alla Prima Comunione del fratello, avvenuta alla Grotta di Lourdes, nacque in lei un desiderio sempre più elevato di ricevere Gesù. 

La riverenza applicata da quest'anima innocente verso Nostro Signore è un tesoro da prelevare e praticare. 
Una situazione anomala per chi invece crede che la santità appartenga alla neoc. Hernández che mai praticò, né spontaneamente né per semplice criterio, alcuna tipologia di rispetto nei riguardi del sacro e d'ogni persona. 
A questo proposito va espresso un confronto con urgenza:

La piccola Mari Carmen ha vissuto costantemente nel clima divino, nel fuoco del santo Spirito d'amore. Ella ha offerto la propria esistenza per Gesù. 

Nella casa della sua famiglia viveva come ospite provvisoria una monaca del Carmelo di Lisieux, fu proprio questa suora che, utilizzando un librettino di santa Teresina, la preparò per l' incontro tanto bramato dalla fanciulla, quello con Gesù. Quando arrivò il giorno tanto desiderato la piccola mantenne stretto a sé il librettino "Mi Jésus", in esso si trovava la formula da recitare dopo la Comunione: “Oh mio Gesù, io sono tutta tua. Ti sei donato a me e io mi dono interamente a te”. E così avvenne.

"Alle anime semplici non occorrono mezzi complicati" (S.Teresa di Lisieux)

Un amore per Gesù che ha trovato esposizione in parole d' elevata bellezza, che rendono l' idea della luce corrispondente al cuore di questa bimba santa. Eppure, non ci crederete, le frasi edificanti cui si ispirava Carmen de Jesús, vale a dire quelle di santa Teresa di Lisieux, sono state comparate dai neoc. ai lugubri e deprimenti versi di Carmen de Kiko, un affronto essendo questi ultimi un condensato di disperazione, e a tratti di ovvietà farsesche che scoraggiano l' animo. 

Carmen H. : Sfilata di visite. Signore, il mistero dell'uomo. Gesù mio ho timori, turbamento, spavento. Mi giro e rigiro nel mio lamento. Dormo, temo. Caccerei via tutti. E poi? Niente. Gesù, abbi pietà.

Queste parole tratte dal Diario della Hernández ingenerano terrore, esse si fondano sull'angoscia, l' abbattimento, lo sconforto. Carmen si gira e rigira nel suo lamento, lasciando intravedere nella mente un contorcimento tra le fiamme dell'eterna condanna. Sensazioni infernali che lei stessa ha trascritto e trasmesso. 
Questo passo delle sue memorie oscure mi riporta alla mente le svariate volte in cui, presa da crisi di nervi, ha per davvero cacciato tutti a pedate. Ella ha umiliato, mortificato e devastato tante anime, dalle più potenti nella classifica neoc. alle più miti e piccole. Specialmente queste ultime, che proprio perché innocenti e senza colpa, dedite alla vera devozione mariana che in qualche maniera pensavano inutilmente di poter far  coincidere con il cammino, le suscitavano disagio causandole un violento disappunto. 

Quindi proponiamo le note melodiche di Santa Teresa di Lisieux : "Quante anime arriverebbero alla santità se fossero ben dirette! Lo so bene, il Signore non ha bisogno di nessuno per far l'opera sua, ma, come permette a un giardiniere abile di coltivare piante rare e delicate e gli dà le cognizioni necessarie per far ciò, riservando a sé la cura di fecondarle, così Gesù vuole essere aiutato nella sua divina cultura delle anime".

Una poetica delle espressioni molto fine che contrasta con i pensieri sgraziati  di Carmen. 

Si nota qualche lieve differenza con la supponenza dei fondatori che hanno raccontato di aver ricevuto la missione di salvare la Chiesa del terzo millennio, di convertire il popolo ebraico al cristianesimo, di "gestare il cristiano", di salvare famiglia, matrimoni, di rinnovare dottrina, liturgia e arte sacra, eccetera eccetera eccetera. - 

La piccola Mari Carmen, dotata di una santità sfavillante, quindi rilevabile da tutti coloro che per grazia di Dio facevano la sua conoscenza, anteponeva Gesù alla sua persona. Infatti, di sua iniziativa, si recava in strada per distribuire dei volantini contenenti la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Amare Cristo e farLo conoscere, ecco la santità. 

Carmen H. ha invece ideato un contesto deleterio ove il grande escluso è proprio Cristo. Ricordiamo il suo famoso intento di avvilire il Tabernacolo, il luogo della chiesa che custodisce la pisside contenente l'Eucarestia; Esso è il cuore ed il fulcro pulsante di ogni chiesa, il riferimento di coloro che si recano a pregare e adorare Cristo anche al di fuori delle celebrazioni. Pensare di reciderlo dal cammino del fedele è un proponimento mefistofelico che ha come obiettivo il decentramento di Gesù dalla fede. Non più fede in Cristo bensì fede in Kiko. 
Se la piccola santa Mari Carmen è colei che divulga i volantini devozionistici sul sacro Cuore di Gesù, la Carmen neoc. è colei che tenta di farle lo sgambetto. Ostacolare la Buona Novella, quella vera, è il suo intento primario. 
 

 
 Il 15 agosto del 1936, giorno dell'Assunta, una ronda di miliziani si presentò alla porta della famiglia della piccola santa per prelevare, imprigionare ed in seguito uccidere il capofamiglia. Mari Carmen ebbe l’intuizione che il padre fosse stato ucciso e cominciò a pregare intensamente con il Rosario Gesù e la Vergine Santissima. Non soltanto per il padre, ma anche e soprattutto per il suo assassino, affinché la sua anima non perisse.

Un amore così grande da determinare un'infinita ammirazione. Una bimba, un dramma, il santo Rosario, la Vita, parole d' ordine che riportano alla santità ma che al contempo comportano anche una riflessione sulla personalità dell'altra Carmen, quella dall'indole intollerante al bello, che ha sempre nutrito disagio e disapprovazione nei riguardi dei Bambini, del santo Rosario e della Vita! 

Torniamo alla leggerezza e all' armonia della bambina santa che ha perdonato e si è offerta vittima per colui che gli ha ucciso il padre, facendo un appunto sui criteri utilizzati da Carmen H. per localizzare un'ingiustizia, che sono sempre stati interamente errati e adattati all'esigenza del Cammino. 
Ma Carmen ha mai perdonato? Personalmente ricordo la sua ira e la sua tendenza a legarsi al dito le questioni senza mai ritirare il suo furore, ma incentivandolo in sé ed anche in altri, scagliando tutti sulla vittima del momento. Non credo abbia mai pregato realmente per i suoi "nemici" (molte volte derivanti dalle sue fantasie), ma ho certezza dei dispetti da lei organizzati contro chi riteneva indegno per la sua persona. Un susseguirsi costante di lamentele e borbottii isterici.


Nel 1930 nacque anche Nennolina. Scrisse dei 'Diari' molto diversi da quelli di Carmen H.

La vita di M. Carmen in quel periodo fu intessuta di piccole e grandi delicatezze verso i suoi familiari, la servitù, e verso i poveri. Un sacerdote che frequentava l’Istituto in cui la bimba studiava, indicandola usò questa espressione: “Quella bambina è piena di Spirito Santo”. 

Pensieri delicati suscitati da un' anima buona. Una piccola creatura ispirata dall' Altissimo che con le sue azioni ha attratto e ancora attrae tante anime a Cristo, un comportamento che certamente non riguarda la dura Carmen, che mascolina e volgare non ha mai suscitato dei buoni pensieri. La sua voce, le sue movenze, i suoi discorsi alterati...tutto ciò che la riguarda non procura edificazione ma l' inverso. 
Non valgono nulla le descrizioni degli idolatri che vorrebbero che il Cammino trovasse valorizzazione dalla santificazione, a prescindere dai meriti, di Carmen. Essi sono scorretti e disonesti. 
Il Giovedì Santo la piccola Mari Carmen chiese di offrirsi al Signore e l' 8 maggio del 1939 la piccola cadde malata. iniziò così la fase finale della sua vita, la malattia si complicherà sempre più, portandole atroci sofferenze che sopportò senza un lamento, fra la meraviglia dei familiari, medici, infermieri, finché morì il 17 luglio 1939. 

Anche Carmen H. si ammalò, ma degenerando nella sua isterìa. Ciò la indusse a proferire offese e deliri ancor più sgradevoli, tanto da far ritenere che fosse più sicuro rinchiuderla in un posto distante dalla comunità. Lì degradò sino a morire nel più completo silenzio. Imbavagliata affinché la sua mancata santità non risultasse ancora più palese. Segregata per impedirle di procurare ulteriori guai al contesto. In effetti non deve essere facile sostenere una personalità così inquieta che crea e disfa in un sol attimo. 
Poi morì il 19 luglio, mentre la piccola M.Carmen il 17 del medesimo mese:

Mentre la santa bambina era in procinto d' essere accolta nella Dimora Celeste, chi le era più vicino affermava: “La nostra piccola santa se ne va. Ormai è tutta assorta in Dio".

Invece, mentre Carmen H. peggiorava nella sua malattia, chi le era più vicino - l' Argüello - si dedicava ai santini e alla preparazione dei diari oscuri da poter vendere e diffondere, per ricevere denaro ed un titolo ambito: la santità.

Un anno dopo la morte della piccola Carmen morì anche l' assassino del suo amato papà, che si seppe aver ricevuto in punto di morte i sacramenti necessari. Esso è spirato dolcemente nell’amore di Dio, senza sapere però che furono le preghiere di una bambina di nove anni ad ottenere la sua conversione.

Non abbiamo nessuna buona notizia da riferire su Carmen Hernández, nessuna conversione da annunciare. Tantomeno quella di Kiko. Una cosa le si può però imputare, la dispersione di molte anime, poiché una volta scostato Cristo e dissolta la riverenza appropriata, lo spirito non può che degradarsi sino a spegnersi. 

sabato 21 novembre 2020

Preti di ultima generazione neocatecumenale

Lo scorso 24 giugno, Solennità della Natività di San Giovanni Battista, nella chiesa della Domus Galilaeae, don Mateo, ventisette anni, colombiano, formato nel seminario Redemptoris Mater di Galilea, è stato ordinato sacerdote per l’imposizione delle mani di Mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme.
 

L’ordinazione presbiterale, per il novello sacerdote , è avvenuta lontano dalla famiglia, che non ha potuto essere presente a causa dell’epidemia di Coronavirus in corso, ma circondato comunque da fratelli del Cammino: dalla sua comunità neocatecumenale dai fratelli e sorelle che prestano servizio nella Domus e nel Seminario, e da alcune religiose.

 

Anche don Mateo viene dal vivaio dei giovani problematici mandati dalle famiglie neocatecumenali nel "correzionale" della Domus.
Di lui infatti si dice nell'articolo che è il secondo di nove figli e che già nell’adolescenza "ha attraversato un periodo di crisi che lo ha allontanato da Dio e dalla fede (n.d.r.: neocatecumenale) ricevuta dai genitori".

 
Un pattern che ormai conosciamo fin troppo bene. 

 
I ragazzi ribelli e difficili vengono inviati alla Domus da dove escono come sacerdoti per Kiko. Per essi si parla di conversione, ma a cosa? Se provengono da una famiglia neocatecumenale e poi vengono rinchiusi alla Domus Galileaae, a fare i camerieri e gli intrattenitori di comitive neocatecumenali, ricevendo un'istruzione seminariale carente e orientata, uscendone per andare in missione neocatecumenale e a fare il servizio diaconale presso le comunità neocatecumenali, che esperienza di Chiesa mai possono aver fatto?

 

I prossimi sacerdoti fanno gli intrattenitori alla Domus
 

Diceva Kiko Argüello, iniziatore e guru del Cammino Neocatecumenale:

"La Domus è provvidenziale perché arrivano e sono nel deserto, non se ne possono andare, non c'è nulla intorno alla Domus."

Come comunità di recupero o carcere di massima sicurezza sicuramente va benissimo, ma non certo come luogo in cui poter riconoscere la validità della propria vocazione e soprattutto  provarla nella libertà e nell'autonomia della propria coscienza!

 

Per questo riteniamo significativa l'omelia tenuta per l'occasione da Mons.Pizzaballa, della quale riportiamo alcuni brani.

 

“Sei qui perché sei stato consacrato, e perché hai deciso nella tua libertà di accogliere questa proposta del Signore”.

Essere sacerdote “è certamente anche un privilegio, un dono”, ma significa appartenere a Dio: “Il Signore ti ha scelto per uno scopo preciso, quindi non potrai fare tutto quello che vorrai, la tua vita non è più tua. Tutta la tua esistenza deve riflettere questa appartenenza. Non devi piacere troppo a uomini: devi piacere innanzitutto a Dio, perché a lui appartieni, e per questo sei un po’ separato rispetto agli altri”.

"Tu andrai da coloro a cui ti manderò”, dice il Signore a Geremia. Per questo: “Non vai dove vuoi. Appartenere a qualcun altro significa rendere conto a Lui, e Lui darà le indicazioni a te. Anche la tua missione non ti appartiene. Sei uno strumento nelle mani di Dio, niente più”.

“Dirai quello che io ti ordinerò”, è il mandato di Dio al profeta. “Nelle omelie, dovrai innanzitutto dire ciò che la Parola di Dio dice a te. Se sarai fedele alla consacrazione, e dirai ciò che Dio ti ha ordinato di dire - ci sono cose che il mondo non vuole sentire, ma che si devono dire, perché appartengono a Dio -, se sarai fedele a questo, soffrirai, avrai solitudine, forse sarai perseguitato, incompreso, ma appartieni a Lui."

“Nel tuo modo di parlare deve risuonare la Parola di Dio, non la tua, altrimenti farai ruotare le persone intorno a te: devi portarle a Gesù, non legarle a te. Questo richiede una grande solitudine. Per essere pastore devi imparare ad essere solo”.

“Potrai comprendere tutto quello che ho detto, se pregherai” e, ricordando ciò che gli disse un anziano sacerdote, quando era giovane Custode di Terra Santa: «Ricorda che se vuoi fare tante cose, la prima è piegare le ginocchia».

“Sii come Giovanni Battista, un annunciatore instancabile, fedele e senza compromessi, della appartenenza al Signore. Possa tu risplendere della luce pasquale, del Crocifisso e del Risorto. Sarai dono, offerta, vita, gioia, lode”

 

All'ingresso della Domus, le lapidi con i nomi degli eletti (ma il Salmo non diceva "Come una CervA anela"?)

Bella omelia...peccato che siano troppi i punti che stridono gravemente con il contesto in cui avviene l'ordinazione di questo sacerdote.


  • "Hai deciso nella tua libertà": abbiamo spiegato che, purtroppo, il novello sacerdote, dall'epoca della sua adolescenza turbolenta, quindi per almeno dieci anni, non ha avuto vera libertà di decisione, né, all'interno di una vocazione che comunque ci auguriamo sia autentica, ha potuto scegliere una specificità che non fosse quella neocatecumenale.
  • "Non potrai fare tutto quello che vorrai, la tua vita non è più tua". Qui Mons. Pizzaballa si sbaglia. Il novello sacerdote sicuramente non poteva fare ciò che voleva al punto tale che la sua vita non era più sua, ma in mano ai suoi formatori-secondini. Ora che è stato ordinato sacerdote invece avrà la possibilità di scegliere e di allontanarsi dalle pressioni neocatecumenali, cosa che in molti fanno, purtroppo spesso abbandonando anche l'abito.
  • "Tutta la tua esistenza deve riflettere questa appartenenza. Non devi piacere troppo a uomini: devi piacere innanzitutto a Dio" e "sei uno strumento nelle mani di Dio" Parole sante. L'appartenenza a Dio esclude l'appartenenza e l'obbedienza ai catechisti neocatecumenali.
  • "Dirai quello che Dio ti ordinerà": non Kiko!
  • "Nel tuo modo di parlare deve risuonare la Parola di Dio" non le catechesi di Kiko!
     
  • "...non la tua, altrimenti farai ruotare le persone intorno a te": non c'è pericolo, i personalismi non sono ammessi in Cammino. Tutto ruota intorno alla preservazione e alla lode del Cammino stesso.
  • "Per essere pastore devi imparare ad essere solo": quindi separato, non soggetto alla tua Comunità di origine né tantomeno a catechisti laici.
     
  • "Se vuoi fare tante cose, la prima è piegare le ginocchia": frase che contravviene a tutta la preparazione ricevuta in Cammino, quando mai ha potuto piegare le ginocchia di fronte a Gesù Eucaristia.
     
  • "Sii come Giovanni Battista, un annunciatore instancabile, fedele e senza compromessi, della appartenenza al Signore". Purtroppo per questo novello sacerdote si aprirà una strada di eterno compromesso fra la propria appartenenza a Cristo e alla Chiesa ricevuta con l'ordinazione e l'appartenenza al Cammino Neocatecumenale, così forte, continua e cogente da essere addirittura asfissiante.


Ma Mons.Pizzaballa questo non lo sa...o preferisce ignorarlo. 

Alla fine, ringraziando gli intervenuti e i "formatori" se ne esce con una frase abbastanza sibillina: "la prossima generazione, a cui appartieni, dipenderà molto da come avete vissuto questi anni".
 

Noi sappiamo come hanno vissuto questi anni, principalmente nella disobbedienza alla Chiesa, nella mistificazione e nell'autoreferenzialismo.
 

Con queste premesse, una prossima generazione non ci sarà.

giovedì 19 novembre 2020

"Taci e cammina!". Il signor Kiko Arguello da Leon tiene i suoi "zitti e mosca".


Tratto dalla Testimonianza di una monaca iconografica

Mi dispiace quando si fa dell’iconografia uno “status symbol” di realizzazione spirituale: è stravolgerne il significato! E cercare la guarigione interiore nell’arte piuttosto che nell’umile servizio di ogni giorno è rimanere degli eterni malati di egocentrismo. Scusate le premesse che vi sembreranno terra terra, però le icone sono fatte di terra. E nella terra si irradia la luce del Volto. È un lavoro bellissimo, l’iconografia. Ma la vera, bellissima esperienza originante è crescere nella comunione con il Signore attraverso il vissuto quotidiano. Non voglio insomma fare della mia attività in monastero qualcosa di più spirituale rispetto ai compiti delle mie sorelle, o di quanti cercano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze nelle loro occupazioni quotidiane. Però è pur vero che è un lavoro speciale. Ma non ditelo, per favore! Tu scrivi l’icona e l’Icona scrive te.

Tutta la nostra vita monastica è preghiera e ascesi, soprattutto attraverso la continua rinuncia a se stessi. Perciò non abbiamo voluto differenziarci dalla nostra comunità con digiuni particolari legati al nostro servizio di iconografe. Tutte le monache iniziano il lavoro con una preghiera; noi lo facciamo con l’antica preghiera dell’iconografo, in cui si esprime bene la consapevolezza di essere solo strumenti nelle mani del Divino Artefice, e a Lui si chiede la purificazione di tutto l’essere per poter diventare strumenti adeguati.
E si parte, sapendo di non sapere, di non saper fare.

Un consiglio spassionato al signor Arguello da Leon dopo questa radiosa testimonianza che lo mette a nudo:   Kiko! Vatti a nascondere!

 
Canta e cammina. Che significa camminare? Andare avanti nel bene, progredire nella santità. Vi sono infatti, secondo l’Apostolo, alcuni che progrediscono si, ma nel male. Se progredisci è segno che cammini, ma devi camminare nel bene, devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità. Canta e cammina”.
 

A quelli che, alla sequela di Kiko, "progrediscono, sì ma nel male", allontanandosi dalla "retta fede" e non perseguendo la "santità", l'Iniziatore consegna una parola non scritta, che promana dall’Icona della cd. Madonna del silenzio di Kiko:  
In conclusione, possiamo affermare con certezza che nel cammino "tra tutti il più devastante e orrido degli affronti è l' insulto rivolto alla Vergine, degradata con immagini deformi e ripugnanti.
Come nel caso della "madonna del silenzio" kikiana che possiede i contorni marcati di nero che con fare malizioso sprona ad un tormentoso silenzio, quello sinistro volto alla tutela della menzogna."
(Rebel)

Nella composizione delle icone vige un rigore e un rispetto assoluto delle regole che ovviamente Kiko non rispetta. Kiko avrebbe dovuto definire i suoi quadri, piuttosto che "icone", dei semplici dipinti di carattere sacro. Ha trasposto in essi il suo personale gusto estetico con i suoi simbolismi devianti e la sua estrosa predicazione eterodossa.

Ma sarebbe stato chiedergli troppo! Poichè Kiko adora la mistificazione! E come si vanta di essere unico profeta e discendente degli apostoli così si spaccia per il vero erede degli iconografi orientali. Più volte ha ripetuto che non esiste arte sacra nella contemporaneità senza di lui. Ma le Icone rispettano un linguaggio che Kiko non può stravolgere a suo piacimento, parandosi dietro l'essere ispirato. Il simbolismo universalmente codificato ne è l’unica chiave di lettura. Chi vuole improvvisarsi iconografo si sottopone ad un severo giudizio e Kiko ne resta annientato, poichè vengono smascherate le sue vere intenzioni.
 
Kiko impregna tutto di sé e su tutto imprime il suo sigillo, mentre l’iconografo è uno strumento nelle mani di Dio e le icone non hanno autore, le icone non si firmano. Su quelle di Kiko, invece, capeggia superbamente il suo nome, serpeggiano i suoi subdoli messaggi. Kiko non fa nulla gratis.
Egli non è mai stato uno strumento nelle mani di Dio, Kiko ha sempre usato tutto a suo vantaggio: "le cose del cielo come quelle della terra", potremmo dire. L’arte, la musica, la predicazione, la Chiesa, Carmen, padre Mario, gli itineranti, i fratelli e tutte le comunità.


Kiko Arguello definisce pomposamente i suoi dipinti “Icone”. Così sono diligentemente catalogati presso i Centri Liturgici che vendono arredi neocatecumenali. La critica simpatizzante scrive che si sia ispirato al “canone bizantino dell’iconografia, ad Andrej Rublev in particolare, riletto secondo il gusto della modernità e la lezione di Picasso, Braque, Matisse”. Sincretismo stilistico e mutazione delle tradizioni iconografiche, in sostanza.
E’ opportuno ribadire e precisare meglio che, nel Cammino, le icone di Kiko sono considerate catechesi e, pertanto, vengono spiegate.
“Le icone vengono consegnate e c’è una catechesi. Man mano che si sale (o si scende, dipende dai punti di vista) ti puoi permettere di avere in successione le icone dipinte da Kiko per l’evangelizzazione… ma se non te le spiegano resti ignorante sul loro vero contenuto. E’ così per tutto: i salmi vengono consegnati… le icone vengono consegnate… i canti nuovi vengono consegnati”.

Garbatamente Lino definisce le icone di Kiko indecifrabili per le loro deformità e incongruenze, ma non si esime dal chiedersi quale sia il significato dei quadri nell’intentio auctoris. Non è concesso saperlo, stante il segreto che governa il Cammino. E’ possibile, però, giacché le icone di Kiko sono catechesi, ricercare una spiegazione nelle altre opere del medesimo autore.
C’è un canto nel Cammino, tratto dall’Ode XIII di Salomone (raccolta di inni apocrifi con marcati influssi gnostici), che viene consegnato al Primo Scrutinio che recita:
Ecco: lo specchio nostro è il Signore

Aprite gli occhi e guardatevi in lui

ed imparate com’è il vostro viso…

… e togliete la sporcizia dalle vostre facce…
 

Nell’icona che Lino analizza è il Bambino Gesù “lo specchio nostro” che riflette il neocatecumenale il quale impara a riconoscere il suo viso lordo di sporcizia/peccato. Si è ritornati al proemio del fango. La luce secondo Kiko come nel cieco nato, è quella che fa vedere il peccato.

D’altra parte “Ecco lo specchio nostro” può chiarire il motivo per il quale il pittore spagnolo dipinge con i propri lineamenti il volto di Cristo.

Si dice dell’Iconologia cristiana che per essa “In quanto ‘Bibbia dei poveri’ il messaggio artistico deve essere chiaro per tutti”.
Questo malauguratamente non vale per lo gnosticismo, religione di élite nella quale la conoscenza è consegnata a pochi. (Lino Lista)
Kiko dovrebbe solo impallidire dalla vergogna; ma Kiko Arguello non conosce vergogna!

infatti il nastro aureo che tradizionalmente orla
tutto il manto della Madre di Dio
nella nostra icona è stato reso con oro bianco, 
  nell’intento di assimilarlo a una strada.




Liberamente tratto dalla Storia del Santuario Madonna del Silenzio di Avezzano (AQ)

Che cos'è un'icona

Un’icona non è semplicemente un dipinto a soggetto religioso, a differenza dell’arte occidentale a partire dal 1300. È invece piuttosto l’invocazione della Presenza di ciò che viene raffigurato, e nel contempo è la risposta da parte del Signore: “Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: Eccomi!” (Is 58,9). È -letteralmente- rappresentazione. Una preghiera che passa attraverso la materialità dei colori, delle forme, delle linee.
L’icona favorisce realmente l’incontro con il Signore, con la Madre di Dio, con i Santi per coloro che la accostano con fede. È cioè un sacramentale. Il secondo Concilio di Nicea (787), l’ultimo della Chiesa indivisa, ne ha riconosciuto la legittimità e l’efficacia -dopo un secolo di discussioni, approfondimenti e lotte fomentate dai potenti- affermando che “il credente che venera l’icona venera la realtà di chi in essa è stato riprodotto”.
Qui dobbiamo limitarci a brevi spunti circa la teologia dell’icona. Chi volesse approfondire può accostare, tra molti altri, un testo di T. Spidlik e M. I. Rupnik, “La fede secondo le icone” (ed. Lipa). Aggiungiamo solo qualche annotazione utile a comprendere meglio l’icona di cui parliamo.

Perchè l'icona è un sacramentale

Che cosa conferisce all’icona questo carattere sacramentale? È la compresenza di alcuni elementi che entrano nella sua composizione. In primo luogo sta ciò che in ordine di tempo viene per ultimo, e cioè la benedizione della Chiesa: a compimento del lavoro, con una preghiera apposita il sacerdote invoca sulle tavole scritte -si dice: “scrivere le icone”- la presenza santificante della Trinità “affinché quanti le guardano con devozione, venerandoti umilmente davanti ad esse, ottengano la misericordia, la grazia e la liberazione da tutti i mali e siano resi degni del regno celeste”.
In secondo luogo l’iscrizione del nome di ciò che è rappresentato, perché come si è detto sopra l’icona è come un’invocazione visiva di quella Presenza. Nell’Antico Testamento il nome non è solo un segno distintivo o un titolo, ma è relazione viva con la realtà che indica. Con l’iscrizione quindi l’icona è legata alla realtà del soggetto che rappresenta. Cioè, semplicemente: ce lo presenta come ci si presenta un amico, perché possa entrare anche nella nostra vita e nella nostra amicizia. Nel nostro caso, la scritta in caratteri greci è l’abbreviazione di Mhthp Èeoy (pronuncia: méter theù), Madre di Dio.
Terzo elemento che entra a costituire la sacramentalità dell’icona è il procedimento secondo cui è “scritta”. Questo non dipende dall’estro pittorico dell’iconografo, ma dev’essere conforme ai canoni dati dalla Chiesa, ispirati alla sua teologia liturgica e all’insegnamento dei Padri; indissolubilmente legata al procedimento tecnico è la preghiera, che accompagna fin dal progetto dell’opera il lavoro dell’iconografo. Il quarto elemento è allora lo stile di vita, il cammino di purificazione e conversione incessante dell’iconografo. Perché la preghiera non consiste in parole, meditazioni, pensieri devoti: la preghiera è autentica se è autentica una vita nella ricerca incessante del volto del Signore. Un sinodo russo del XVI sec., il cosiddetto “Concilio dei cento capitoli”, si è curato di riformare vari aspetti della Chiesa ortodossa russa dell’epoca e ha dedicato tra l’altro la sua attenzione alla preparazione spirituale degli iconografi, stabilendo che dovessero andare distrutte le icone –anche se di qualità- scritte da persone la cui condotta non fosse conforme al Vangelo.

Com'è nata l'icona della Madre di Dio, Vergine del Silenzio

Non c’è alcun modello antico di una Madre di Dio Vergine del Silenzio in ambito bizantino.



Unico altro soggetto iconografico con quel gesto è San Giovanni evangelista, che la tradizione bizantina chiama Giovanni il Teologo per aver scrutato nel suo vangelo le insondabili profondità del Verbo di Dio incarnato. Perché nell’iconografia San Giovanni invita al silenzio? Per entrare nel Mistero, nell’ascolto del Verbo della Vita.



E perché Sant’Anna invita al silenzio? Per entrare nel Mistero, nella contemplazione della sua maternità di grazia che prepara la maternità divina di Maria, sua figlia.

Sacra Icona Russa

E dunque, chi più di Maria ha diritto di assumere quel sobrio gesto? La Madre di Dio invita al silenzio, perché porta in sé il Mistero, la Parola eterna che si fa uomo tra noi per salvarci.


martedì 17 novembre 2020

Bibbia Unica per voi, Neocatecumenali Unici, che "Scrutate le Scritture" ma... vedete solo Kiko.


A riprova che la Bibbia Unica è cosa tutta neocatecumenale non poteva mancare la promozione vendite ad opera dell’onnipresente, inossidabile fac-totum don Ezechiele Pasotti.

Egli incarna il prototipo di prete attagliato al Cammino. Presentazione fatta presso la Libreria Paolina di Brescia, sua città, in collegamento streaming causa COVID che sconsiglia in presenza. E così, anche noi abbiamo potuto partecipare il 26 ottobre scorso in diretta alle 18:30 (il video resta disponibile su You-Tube).

E’ una vera e propria conferenza di più di un’ora sul come e sul perché della Scrutatio in salsa neocatecumenale. L’ascolto e il confronto con la Parola è asse portante del C.N.; a certe condizioni.

Apparentemente lavoro meritorio a cui applicarsi. Se non fosse che tutto quanto trasposto nel Cammino ne resta corrotto. La Scrutatio è attività preminente per ogni camminante. Pericolosa perché permeata dello “spirito del cammino” trasfuso nella Parola proclamata, dalla predicazione/interpretazione kikiano-carmeniana che tutta la informa. 

Poco importa che si inizia invocando lo Spirito Santo se lo Spirito, ti dicono, lo detengono loro.

Sa ben parlare il Pasotti, si palesa come la faccia buona del cammino. Ma mentre parla con un discreto equilibrio, poi all’improvviso parte in deliquio amoroso, si acceca e dice una bestialità dietro l'altra... Poi si ripiglia, ritorna sul binario, fino al deragliamento successivo, inevitabile. 

Nessun cattolico ha fede adulta se non ha Kiko come profeta

Questo Ezechiele - come d'altronde tutti i camminanti - lo crede sul serio. Per questo ha lasciato tutto e, dal momento che è un fanatico assurdo, non riesce a tenerselo per sé e ogni tanto lo esterna pure, come tra le righe fa in questo caso.

Ha tirato dritto fin quasi alla fine, ma “in cauda venenum”. Il demonio fa sempre così. 

Si può anche tralasciare tutto il resto. Non scopriremmo nulla di nuovo. Ma l’ultima parte del video merita attenzione. Gli ultimi 6 minuti soltanto. 

Venti anni di itineranza nel suo curriculum vitae e diversi anni in paesi con forte presenza luterana e anglicana. Per cui fa una premessa alle sue conclusioni di fine Video: 

Egli conosce bene le differenze. Certo il Neocatecumenato è un’altra cosa! E per mettersi al sicuro ricorre alle Costituzioni Conciliari a ratificarne la incontestabile cattolicità.


Pala dei sette Sacramenti, Chevrot Altar, Museo Koninklijk, Anversa


Trascrivo qui quanto don Ezechiele dice, a partire da 1 ora e 10 minuti fino alla fine del Video:


"Davanti alla Costituzione Conciliare “Dei Verbum” questa Bibbia diventa uno strumento molto serio, molto bello, molto utile per rimettere proprio la Parola al centro. Anzi come liturgista mi piacerebbe spendere una parola su questo. 
Perché è vero che il luogo proprio della Parola, dove la storia dell’uomo entra nel progetto di Dio, si fa storia di salvezza è la Liturgia. Interessante! Che importanza ha la Parola di Dio proclamata nelle nostre Liturgie, nelle nostre Parrocchie? Quasi nessuna. Tu esci tante volte dalla Messa e neanche ti ricordi quale è stata la Parola. E che cosa succede? Parlo da liturgista. 
Se il Sacramento, se proprio la parte anaforica della Liturgia, la parte proprio del Sacramento non è illuminata quotidianamente dalla luce della Parola, finiamo col cadere facilmente in una comprensione a volte magica, a volte molto spirituale della stessa Eucaristia. 
Ciò che fa nuova l’Eucarestia ogni volta è la Parola. Per questo il Magistero ci dice che questi sono due momenti diversi, ma dell’unico atto che è l’Eucaristia: Parola e Sacramento. 
E lì credo anche come presbiteri, come parroci, come pastori abbiamo lì un campo enorme, un impegno enorme. Questa Iniziazione Cristiana propria della Chiesa che porta alla maturità della Parola. Questa Iniziazione Cristiana, chiamatela come volete, ma è fondamentale che sia messa oggi al centro della pastorale delle nostre Parrocchie. Senza questa Iniziazione Cristiana non avremo mai un popolo educato alla Parola, non avremo mai un popolo capace di mettersi veramente in ascolto della Parola. Del resto il Vangelo proprio di domenica, al fariseo che gli chiede qual è il comandamento più grande, Gesù risponde con lo Shemà…….. ASCOLTA ISRAELE! 
Questo dell’ascolto, che dovrebbe essere proprio delle nostre assemblee e delle nostre Parrocchie."



Ecco, qui  è svelato quanto vogliono portare a compimento:

Oscurare l'Eucarestia e porre al centro, nel cuore nella Chiesa, la Parola, lo Shemà Israel, il loro Kerigma. E mentre si adoperano per distruggere ogni devozione e ogni culto eucaristico (nota), tributano ogni onore alla Parola, rinchiusa nelle custodie kikiane e offerta all'adorazione neocatecumenale. (A nulla giova loro richiamarsi alla Dei Verbum (n.21) che recita: "La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo", poichè il Corpo di Cristo costoro non lo venerano affatto.) (nota)  E, mentre disdegnano le Processioni del Corpus Domini...

  • ne è prova la Bibbia di pietre preziose portata in processione nella cinquantina dal presbitero che indossa il piviale e dai fratelli che, finito il cammino, hanno conseguito la "fede adulta". Dunque questa per loro è la pienezza della fede? 
  • ne è prova l'ostensione della Bibbia nelle Yeshivah = Santuario della Parola dei Seminari R.M.. Anche qui viene portata in processione e poi ostentata, mentre i seminaristi assistono a braccia conserte e poi "scrutano" sedendo su troni "perchè chi scruta è un re". Cappella di adorazione e non c'è un inginocchiatoio!



Si usa il velo omerale per la Bibbia dando le spalle al

Santissimo.

E si assiste a braccia conserte.



Questi quando partono in quarta, iniziano sempre sparando giudizi.

Ezechiele esordisce:

"Che importanza ha la parola di Dio proclamata nelle nostre Liturgie, nelle nostre Parrocchie? Quasi nessuna. Tu esci tante volte dalla Messa e neanche ti ricordi quale è stata la Parola."

Ma magari egli si limitasse solo a giudicare, come sempre hanno fatto, i normali cattolici (mica come loro che sono anormali!), tanto ci siamo abituati. 

Qui scopriamo qualcosa di più: scopriamo che secondo loro il cuore pulsante, il sole della Liturgia Eucaristica, ossia la Consacrazione deve essere:

"illuminata quotidianamente dalla luce della Parola"

E noi sappiamo bene cosa intendono per luce della Parola. La Parola è loro appannaggio. Equivale a questo punto a far assurgere la parola del profeta a sacramento. 

Dovremmo concludere che la parola del profeta in quanto tale opera ex opere operato. E questa è una bestemmia. 

 Si segue la lezione di Lutero che fa diventare la Parola così come proclamata dal pastore (Kiko) un'azione di Dio, un Sacramento

Ma la liturgia della Parola non è Sacramento.

I Sacramenti sono i segni visibili ed efficaci della grazia invisibile di Cristo. 

Il Sacramento è composto da rito e da parola. (quando il Magistero parla dei due momenti diversi di un unico atto a questi due momenti si riferisce).
Per parola si intende la formula sacramentale da essa dipende la validità del Sacramento: “Io ti battezzo nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” compie ciò che dice. Così la formula della Consacrazione Eucaristica, correttamente pronunciata dal Sacerdote, muta le specie del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo.

Sacramentalizzare la Parola che si proclama e che si annunzia, questa la trasposizione che si fa nel mondo neocatecumenale, mentre si toglie valore e forza ai Sacramenti. 

Sacramentalizzare la Parola secondo quanto costoro dichiarano di se stessi

( N.B. perché dietro a Kiko a cascata c’è la legittimazione di tutti gli itineranti, fino all’ultimo kikatekista da loro “inviato” a fondare comunità. Tutti possono vantare la stessa prerogativa di Kiko che da lui a loro per diretta investitura discende)

Kiko parla, ti annunzia e quello che annunzia si compie di pronto.... per intervento di Dio. Questa è la premessa obbligata di Kiko ad ogni suo Kerigma, ad ogni parola che indirizza agli adepti da parte di Dio (tante volte col sostegno della "apertura a caso" della Bibbia - questa di certo è magia tutta spirituale ...)

Continua Ezechiele: senza questa illuminazione quotidiana del Sacramento alla luce (ormai è chiaro che questa luce sono loro) della Parola, scivoliamo..

in una comprensione a volte magica, a volte molto spirituale della stessa Eucaristia.

Ciò che fa NUOVA l’Eucarestia ogni volta è la Parola.

 (E noi scopriamo che l’Eucarestia OGNI VOLTA deve essere fatta NUOVA, e restiamo basiti)

Ezechiele tira dunque in ballo il Magistero per affermare ciò che a lui sta a cuore trasmettere:

questi sono due momenti diversi, ma dell’unico atto che è l’Eucaristia: Parola e Sacramento. 

Ben sapendo che nella testa di chi ascolta passa che i "due momenti" sono la Celebrazione della Parola e la Celebrazione Eucaristica vera e propria con la Consacrazione, che vengono messi sullo stesso piano. 


Noi celebriamo dove ci piaccia e come ci piaccia!

(vedi nota)


 Qui delle due una: 

o Ezechiele gioca sull'ambiguità - e in tal caso la cosa assume contorni inquietanti (finché è Kiko a mistificare ci sta pure!)

o è un ignorantone, liturgista dei miei stivali!!!  

... ma sì, aggiungiamo anche una terza ipotesi: 

don Ezechiele Pasotti è un cripto protestante

Delle tre neanche sappiamo quale sia peggio!




E a questo punto noi facciamo una bella scoperta: 


Confusione teologica

 

ECCO CHE  IL TABERNACOLO A DOPPIA PIAZZA NON E' UNA STRANEZZA, UNA ORIGINALITA' SOLTANTO. E' PROPRIO SINTESI IMPRESCINDIBILE DEL CAMMINO.

Sì, infatti ne è l'immagine plastica. Come tutto nel Cammino è catechesi, al servizio dell’evangelizzazione (Kiko dixit).

La verità è che chi compra la Bibbia di Pasotti, comunque mai acquisirà la fede finché non ascolterà il Kerigma dalla viva voce di Kiko o dei catechisti.



D’altra parte

SENZA LA PAROLA PROFETICA LO STESSO BATTESIMO CHE HAI RICEVUTO DA PICCOLO E' UGUALE A NULLA... Questo il loro pensiero. 
E nel Cammino è tutto così...

Eppure San Paolo lo diceva: anche se avessi lo spirito di profezia, se non ho la Carità non sono nulla.

La Carità è Dio nei suoi Sacramenti.

Lo spirito di profezia sono tutte le cose che vengono dette...magari buone...magari no. Come quelle di Kiko.


E le Specie Eucaristiche sono al livello inferiore.

E' evidente... Kiko offusca Dio, lo toglie dall'orizzonte. E più anni di cammino fai, più lui si sostituisce in tutto al Signore. È un idolo come il vitello d'oro. E ratifica con i suoi simboli, che sovrappone a tutto quanto esiste nella Chiesa. Dove arriva e si insedia tutto trasforma a sua immagine e somiglianza.

Ecco perchè egli non sopporta le Chiese tradizionali, neanche come estetica. Egli le detesta. Ha bisogno di catecumenium, di Chiese trasformate, che come uno entra pensa a lui. E il Tabernacolo, che è il cuore, viene appaiato alla sua mega Bibbia di pietre preziose... con dentro la Bibbia Unica “pilotata”



Quindi il Cammino è modernista ma all'apparenza tradizionalista.

Scrutate... Scrutate... Che dietro a Pasotti incontrerete.... KIKOOOOO
Basta ascoltare don Ezechiele fino alla fine, per scoprire che l’Eucarestia di cui stava parlando da liturgista qual è, come per incanto, si dissolve all’orizzonte. Resta, negli ultimi esaltati accenti, in un continuo crescendo la mirabolante Iniziazione Cristiana, panacea di tutti i mali (in tutte le occasioni insistono col precisare che oggi non esiste nella Chiesa Iniziazione Cristiana, se non il Neocatecumenato di Kiko e Carmen).

...come presbiteri, come parroci, come pastori abbiamo lì un campo enorme di impegno enorme...

(qui sento risuonare nelle mie orecchie il carmeniano verbo, così esattamente parlava la santa di categoria superiore. Oggi elle vive nell’anima di questi sacerdoti che si sono prostituiti al cammino e che l’ammiravano tanto, liturgisti e non, ascoltandola a bocca aperta).

…….l’Iniziazione Cristiana che porta alla maturità della Parola, centro della pastorale delle nostre Parrocchie, senza non avremo mai un popolo capace di mettersi veramente in ascolto della Parola.

Possibile mai che l'Eucarestia come Sacramento senza la Celebrazione della Parola non valga niente? Quando il Sacramento in sè è il Cuore della Celebrazione Eucaristica? 

E' più corretto ritenere che i Riti Penitenziali, così come la Proclamazione della Parola e l'Omelia del Presidente servano, piuttosto, a predisporre per arrivare ben preparati al Cuore pulsante che è Gesù Eucarestia.

Che poi tu e la Presenza Eucaristica è il Paradiso di tutti i Santi, questo solo basta. 

Pura Preghiera e Contemplazione.... Di quale parola parliamo?

“Io sarò con voi fino alla fine dei tempi”, dice il Signore. 

La Sua presenza viva, eterna in mezzo a noi è l’Ostia Santa, consacrata per mano del Sacerdote. 

Questa la Tradizione della Chiesa.



Disputa del Sacramento nella stanza della Segnatura, Vaticano,

  di Raffaello Sanzio.

"L’Eucarestia con tutto il suo mistero, 

il miracolo per antonomasia, 

legame tra terra e cielo, 

viene contemplato dalla Chiesa 

trionfante e militante."



Gesù Cristo è Lui la “ Parola di Dio”. Egli è il “ Verbo che si è fatto carne” del Vangelo di Giovanni. Egli è Colui che ha promesso che resterà con noi per sempre.

Questa la Fede nei secoli del Popolo Cristiano, dei Comuni Fedeli dal cuore retto e obbedienti alla Chiesa, più saggi di questi soloni.

La Scrittura va letta nella Chiesa e secondo la Tradizione. Anche il nostro don Ezechiele lo afferma ancora in questa occasione, come sempre lo afferma Kiko, ma solo a chiacchiere mentre impongono al popolo neocatecumenale la loro Bibbia "pilotata". Nessuno può arrogarsi il diritto di interpretarla privatamente, per diretta ispirazione dello Spirito Santo. Le due cose si contraddicono a vicenda: o tu sei direttamente ispirato, o ti sottometti alla Tradizione della Chiesa. Non è affatto automatico che la tua ispirazione coincida con la Tradizione ed è altamente improbabile per chi, come Kiko e Carmen, mai si è sottoposto al vaglio della Chiesa.


Alla fine ecco perchè nelle comunità neocatecumenali c'è

tante chiacchiere e tanto chiasso...

mai Silenzio, mai pura Adorazione... 

Ecco perchè non c'è

Eucarestia senza Parola (infarcita della loro predicazione), 

e senza tante parole inutili (proferite in esperienze e preghiere kilometriche). 


Al di fuori di questo

Ezechiele parla di “comprensione a volte magica”. 

E noi ci chiediamo cosa intenda. 

Forse intende: Credere per Fede

A volte molto spirituale.

.... Ma magari, diciamo noi!

                                                                  (da Valentina Giusti, Fides e Pax)

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(nota)

 tratto dal primo volume del Direttorio catechetico del c.n.:

Pag. 21/376: "quando andavate a Messa, vi mettevate dietro, e se ti capitava di essere vicino al tabernacolo sentivi un tuffo al cuore, perchè ti avvicinavi all'intoccabile, al luogo dove c'era il sacro. Noi cristiani non abbiamo altare, perchè l'unica pietra santa è Cristo, Pietra angolare. Perciò noi possiamo celebrare eucaristia sopra un tavolo: e la possiamo celebrare in una piazza, in campagna e dove ci piaccia. Non abbiamo un luogo in cui esclusivamente si debba celebrare il culto."  (che brutto quel "dove ci piaccia"!)