mercoledì 29 settembre 2021

Gli angeli non hanno le ali e non volano. Sono stati "inviati alla mia vita". Esperienza vissuta di un presbitero neocatecumenale.

 

29 settembre: Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, Vangelo di Natanaele.

«In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo». (Gv 1, 47-51)



Nella Festa dei Santi Arcangeli:


Gabriele, fortezza di Dio.

Michele "chi è come Dio", generale dell'esercito celeste.

Raffaele, medicina di Dio.


Homilìa Arcángeles 2020:

(di Padre Eugenio Fernández Herrera)


"Gli Angeli fratelli non hanno le ali e non volano. Gli Angeli stanno con noi. Teniamo ognuno un Angelo a farci da guardia. Tra poco celebreremo gli Angeli Custodi. Dipende dalla missione il nome dell'Angelo. Dico che non hanno le ali e non volano perché posso raccontare la mia esperienza: 


Gli angeli "senza ali" inviati da …

Kiko e Carmen


 
 Dio mi ha inviato Angeli, e immagino che a te lo stesso. Angeli in carne e ossa, che ti hanno aiutato. Angelo significa "inviato", la parola Angelo, inviato ad annunciarti. Io ho avuto inviati alla mia vita, due Angeli. Io ho avuto inviati alla mia vita e mi sto accorgendo che due hanno marcato la mia vita. E tengo presente il giorno e tengo presente il momento, come stavo io, dove stavo io, cosa stavo vivendo. Due catechisti e uno dei due era presbitero
Dice il clericalismo che solo il sacerdote tiene parole di vita eterna. No! Due catechisti. Uno solamente mi pose una domanda precisa. Questo catechista si chiama Chimo, e io lo tengo sempre nelle mie preghiere, che mi aiutò moltissimo quando io avevo 17/18 anni. Mai mi era passato per la testa di diventare presbitero nè nulla altro. Era l'ultima cosa che avrei mai pensato. Questo uomo mi pose una domanda una sola:
"Cosa pensi che chieda a te Dio?" 
Questa domandina cominciò già a suscitare in me da questo momento la chiamata del Signore. Io non diedi risposta, non seppi rispondere. Ma cominciai a ruminare in me, come la mucca che rumina, questa domanda stupida: 
"Cosa chiede Dio a me?"
Per questo Angelo che Dio inviò a me io sono qua. 


Kiko sorteggia gli "inviati alla ma vita"(o è un sortilegio?)
Un altro Angelo che mi annunziò il 30 di aprile 2005 la morte grande in cui mi teneva Dio. Il 30 aprile 2005, fratelli, la mia vita si divide in due: da non sentirmi amato da nessuno a sentirmi amato da Dio. 
Questo Angelo mi dice una cosa meravigliosa: 
"Dio ti ama come sei"
Io sapevo molto bene come ero. La cosa difficile è sapere come uno è, perchè Dio ti può amare lì. Io sapevo molto bene chi ero. 
Odiavo la mia storia, in conflitto affettivo con mio padre, una sessualità disordinata. 
Io sapevo molto bene chi io ero. E questo Angelo mi ha detto che Dio mi amava come io ero. Così. Un Angelo! Potevo tenere più peccati meno peccati, più sofferenze o meno ma io avevo una cosa certa: l'amore del Signore alla mia vita. Punto. Nessuno me lo toglie a me. 
Questo per un Angelo inviato alla mia vita. Io parlo per me, ma questo è un esempio che vale per te. Io non posso parlare per te, tu puoi parlare per te. Io mi pongo come esempio. Dio ti ha inviato Angeli. 
La cosa curiosa è che l'Angelo viene, ti aiuta e... se ne va, sparisce. Arriva il momento che va via... a un'altra missione, in un altro posto, quello che sia. Angeli che il Signore invia alla nostra vita, Angeli che ti aprono il cielo. 
Questo Vangelo meraviglioso dice: "Vedrete i cieli aperti..." Oggi nel mondo è chiuso il cielo. Il cielo non esiste, esiste solo questa vita, stare bene qui, quello che si passa qui. Punto. Salute, denaro, amore. Queste tre cose nella vita, il resto... vivere come se non andassimo a morire. Però Dio attraverso il suo Figlio Gesù Cristo ha aperto questo cielo, e vediamo gli angeli salire e scendere sul Figlio dell'Uomo: maraviglioso. Questo Cristo nella Croce, morendo e risuscitando ha aperto il cielo per noi, che tu puoi sperimentare il cielo. In quello che stai vivendo oggi. Sì, nella sofferenza concreta che tieni. Perchè nel cielo non si soffre, si sta allegri e felici. Si può stare allegri e felici con la sofferenza? Sì, sì. 
Contrario dell'allegria non è la sofferenza, ma la tristezza. La sofferenza la teniamo tutti, atei e credenti, che vai a messa o non vai, che sei sposato o celibe, tieni 90 anni o sei appena nato. Tutti abbiamo la croce, ora. Allora cosa ha il cristiano che chi non è cristiano non tiene? Che la sofferenza è salvifica, che la sofferenza salva, che la sofferenza è santa. Che cosa magnifica! A nessuno piace soffrire. Un cristiano sta allegro, nella sofferenza non rinnega il Signore. Anzi al contrario benedice Dio.Questo grazie agli Angeli che il Signore ci ha mandato. 
Ringraziamo Dio per gli Angeli che Dio ha mandato alla nostra vita. Come ha mandato l'Arcangelo Gabriele a Maria. Come ha inviato a Tobia Raffaele. Come ha mandato Michele... Come a noi ci ha amati il Signore e per questo ci invia Angeli. 
Chiediamo l'intercessione dei tre Arcangeli perchè la nostra vita di fede si vada fortificando si vada riempiendo dello Spirito Santo, dello Spirito di Gesù Cristo, dello spirito di amore a tutti gli uomini, specialmente ai nostri nemici..."


dal Catechismo della Chiesa Cattolica Gli Angeli artt. 328-336

330 In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali  e immortali.  Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria.


 



Degli Angeli parla il Catechismo, ne hanno parlato i Papi e tutti i Santi e Dottori della Chiesa. San Tommaso d'Aquino, in particolare, ha posto il fondamento della Teologia Angelica "il trattato degli Angeli che troviamo nella "Somma Teologia" è da considerarsi un vero capolavoro". La stessa esistenza degli Angeli è elemento dogmatico della fede. 

Per non parlare di Padre Pio che gli Angeli li ha conosciuti bene e li mandava ai suoi figli spirituali e chiedeva loro di inviarglieli quando non potevano recarsi di persona da lui. Il Santo Padre Pio avrebbe mai potuto confonderli con gli inviati da un tal presuntuoso di nome Kiko Arguello? Avrebbe mai tollerato di ascoltare una simile idolatrica omelia? Che prende spunto dagli Angeli, anzi dagli Arcangeli, per esaltare oltre ogni limite umanamente accattabile i propri catechisti e sprecare lo spazio dell'omelia non per aumentare la conoscenza di chi lo ascolta ma per allargare a dismisura la loro ignoranza

Non a caso Padre Pio li ha definiti in tempi non sospetti "falsi profeti" diffusori di una parola fallace!

E' importante mettere in evidenza che, come ben sappiamo, l'esempio di omelia proposto non è affatto un'eccezione, ma il modo usuale di predicare dei presbiteri neocatecumenali

Assicuro che, avendo trascorso metà della mia vita lì dentro, ascoltare padre Eugenio è averli ascoltati tutti! Questi sono i presbiteri che sforna il R.M., quelli con l'etichetta di marchio garantito DOC.

Ogni punto di partenza - offerto dalle Sacre Scritture o, come in questo caso, dalla Festività dei Santi Arcangeli - serve loro unicamente per enfatizzare la loro esperienza nel Cammino Neocatecumenale. Sempre uguale dappertutto e perfettamente sovrapponibile a quella di tutti gli altri, fino all'ultimo fratello della comunità. 

Hanno imparato perfettamente la lezione a memoria. Una uniformità pappagallesca che dovrebbe far riflettere.

Ma qualcosa di più grave è qui. Perchè è un Sacerdote che parla così dall'altare. Egli è il pastore, vestito dei paramenti sacri e con tanto di casula egli si appresta a Consacrare il Pane e il Vino. Egli è il dispensatore dei Divini Misteri. 

Mica è il comune fratello della comunità che nella risonanza parla della sua vita alla luce della Parola come può e come gli riesce? 

Altro è il servizio omiletico alla comunità a cui è tenuto chi è chiamato ad essere pastore di quel gregge che Cristo stesso gli ha affidato: "Pasci le mie pecorelle"! Non può e non deve essere sminuito così!

Eppure questi presbikiki, allevati in batteria nei R.M. di tutto il mondo, ritengono pure di essere i migliori predicatori. Loro sì che fanno omelie esistenziali che parlano al cuore dei fratelli! Con omelie ad effetto, tanto da lasciare l'auditorio esterrefatto. Spesso esponendo dal pulpito, senza alcun pudore, i loro peggiori peccatacci, chiamandoli anche per nome in piena Eucarestia. Che grandi, che grossi che sono!!

Mentre non danno nulla oltre la loro personale esperienza di fedeli adepti e, alla fine, non annunziano neanche Gesù Cristo se non per il tramite di Kiko e della sua casta sacerdotal-laica alla quale hanno ceduto la loro stessa dignità. 

Solo Kiko e i suoi sono i veri protagonisti, offerti al culto e all'adorazione riconoscente del popolino già indottrinato a dovere.

 

Affidiamoci all'intercessione della Madonna del Santo Rosario, potente contro le eresie e della quale il Santo Padre Pio era tanto devoto, perchè ci conceda di prestare ascolto nella nostra vita solo ai Santi Veri. E ci doni Sacerdoti che predichino la sana Dottrina e spieghino la Parola di Dio coerentemente al Magistero, al Catechismo e alla Teologia bimillenaria di nostra Santa Madre Chiesa

 

Regina Sacratissimi Rosarii, ora pro nobis!


lunedì 27 settembre 2021

Progetto Decima: "Chi ha soldi non ama Dio. Quindi datemi tutti i vostri soldi, cocchi di Mammona!" (Dal mamotreto del II passaggio)

Tra le varie deformazioni bibliche utilizzate dal Cammino al fine ultimo di estorcere la decima ai fratelli, al momento del secondo passaggio neocatecumenale viene messo sotto attacco persino il primo comandamento, dell'amore a Dio. Il comandamento è riformulato in modo da identificarlo con il distacco dai beni materiali (pagg. 31, 33, 43, 45, 78), invece che riconoscere il distacco come una delle conseguenze dell'amore a Dio. A pag. 31 del mamotreto del II passaggio dice Kiko:

"Amare Dio con tutte le forze, con tutto il denarocon "tutto il lavoro"
che va a sostituire la formulazione cattolica (cfr. Mt 22, 37 e Lc 10, 27):
Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.

Ma come sempre, il Cammino si serve di mutazioni radicali dei significati, sforzandosi nel contempo di far credere che si tratti solo di sinonimi. In questo caso forse qualcuno invocherà la scusa dell'afflato di generosità a tutto tondo, verso il Padreterno e verso il prossimo. Tuttavia sappiamo bene che non si tratta di questo. Al vaglio dei fatti, arrivi dunque la sentenza: il bottino viene trasformato in denaro (pag. 141e sparisce nei meandri dei conti correnti dei gerarchi, che ne dispongono come credono, e più non dimandare (cit.), perché non hai diritto ad alcuna spiegazioneIl fratello semplice deve limitarsi a rimanere concentrato sulla dimostrazione del suo amore a Dio tramite l'osservanza del primo neo-comandamento. Dice Kiko a pag. 78:

Tu sei disposto ad amare Dio sopra ogni cosa? Comincia a vendere i tuoi beni. Dimostralo a te stesso.

... una cosa che solo a leggerla suona già come il ricatto morale che in effetti è - e che non assomiglia affatto né al primo comandamento né al modo in cui San Paolo (per fare un esempio) presenta la carità materiale in 2Cor 9,7:

Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso.
Il secondo passaggio pone espressamente i fratelli dinanzi ad un bivio: Dio o Mammona? 
Anche se ultimamente, causa declino inesorabile, i vertici del Cammino hanno iniziato ad accontentarsi di ciò che passa il convento (con buona pace del primo comandamento riformulato) rimane comunque il fatto che al secondo passaggio arriva, in quel preciso tempo della vita dei fratelli, il momento di scegliere definitivamente e materialmente tra uno dei seguenti dèi:
❏ 1. Il "Dio di Mosè e di Abramo", che ti fa uscire dal paese della schiavitù dagli idoli e delle tue sicurezze: il "Dio della precarietà", il "Dio del qui ed ora", il "Dio che cammina avanti a te nella tua storia"Sembra tutto molto biblico e molto vivo, vero? Peccato che poi, con agile mossa, il Cammino si sostituisca al Dio Vivente. Ai camminanti non rimane che obbedire alle capillari ed intrusive istruzioni dei catechisti, a tutto vantaggio materiale del Cammino.
❏ 2. l'idolo Mammona, il dio pagano (pagg. 44, 91), il dio di chi brama denaro e sicurezze materiali, compresa una famiglia (pagg. 65, 71, 80, 111129, 132, 170, 175) e desidera una vita tranquilla e ben definita (pagg. 37, 45, 46, 86, 111, 142, 144-145). Kiko vuole strapparvi dalle braccia di Mammona più che da quelle dei demoni che presiedono a tutti gli altri vizi capitali messi insieme, ed è con enfatica deprecazione che il guru traccia il profilo dell' imperdonabile avaro (pagg. 85-86) che si rifiuta di mollare il malloppo al Cammino. Inquieta seriamente il contrasto con la comprensione carezzevole esibita, anzi, incoraggiata, nei confronti del pedofilo processato, al quale Kiko arriva addirittura ad accomunarsi (pag. 150).

L'idolo Moloch continua a lavorare indisturbato
mentre il Cammino è occupato a sottrarre adepti all'idolo Mammona.

Mentre in Cammino si predica che Dio non sarebbe offeso dai nostri peccati e che se pecchiamo sono affari nostri (pag, 144l'avarizia pare essere il peccato che mostra il nostro disamore per Dio, quello per il quale il Cammino richiede ai fratelli un vero combattimento spirituale fino a risultato ottenuto, ovvero, la cessione al Cammino stesso di primizie e decima. Kiko conferma al secondo passaggio il criterio da lui stesso introdotto al primo passaggio - a pag 5 del relativo mamotreto:
Se ti ascoltano si convertono e se si convertono devono mollare il malloppo. Così se tu ti accorgi che c'è una maggioranza schiacciante di gente che comincia a dormire, o che in comunità viene solo un gruppetto di fratelli, ricordati cosa dice il Vangelo: "Dio o il denaro". Il punto sta nei soldi come idolatria, e voi avete potere per espellere questi demoni. [...] Sempre i soldi sono il simbolo dell'amore al mondo e lì entra tutto il resto [...] l'amore al denaro, l'idolatria, è una malattia, è come un demonio 
Noi abbiamo il potere di liberarli predicando loro Gesù Cristo. 
Anche se queste parole non facessero parte del piano di estorsione neocatecumenale, cioè se i soldi dei fratelli andassero veramente ai poveri, rimarrebbe comunque il vizio una morale fanatica e deforme: neppure nel combattimento contro la superbia, la radice ultima di tutti i peccati, il Cammino richiede tanti sforzi: ci pensa il Signore a farti passare la superbia, azzoppandoti - più precisamente, ci pensa una sua sadica caricatura disegnata da Kiko. Notiamo anche la solita predilezione per "la parola" (magica, in questo caso, perché pronunciata da stregoni) come strumento spirituale efficiente.

La dicotomia tra il Dio di Abramo e il demone dell'Avarizia e la necessità della separazione dai beni percorrono tutto il secondo passaggio (es. pagg. 44, 83-84, 91, 101, 141, 151-155, 173, 174). A volte Kiko parla di rinuncia in favore della parrocchia, altre di condivisione dei beni sul modello delle prime comunità cristiane. È già chiaro che la gestione non sarà trasparente né democratica ma l'importante per i fratelli è cedere i beni perché questo significa scegliere Dio. Dice a Kiko a pag. 91:
Però l'importante è se desiderate essere cristianiSe essere cristiani è per voi più importante che avere una casa al mare, o una casa stupenda. Non si tratta qui di essere poveri, capito, né di portare i pantaloni rotti.  
Perché il Signore ci ha promesso che a chi vende uno riceverà centoqui. C'è molta gente che in questo scrutinio ha dato molto denaro per i poveri e ora vai a domandarle se si è impoverita o se il Signore, veramente, non gli ha dato il cento per uno. Però, questo si che è importante, in questo scrutinio tu devi scegliere tra Dio e Mammona. 
Mammona è un simbolo di potere. Vendere i tuoi beni, dare il tuo denaro, è un simbolo per umiliarti 
Essere cristiano significa umiliarsiessere l'ultimo: quelli che hanno denaro sono i primi. Per questo è importantissimo che tu provi te stesso in questo.

Essere cristiano non significa affatto essere l'ultimo nel senso che intende Kiko, cioè del masochista che si consegna nelle mani del mondo per lasciarsi distruggere e disonorare dietro l'esempio (storpiato da Kiko) di Nostro Signore stesso - ne abbiamo parlato qui. La cristianità conta una lunga lista di sovrani Santi che hanno servito Dio gestendo, secondo la Sua volontà, le ricchezza ed il potere ricevuti nella vita terrena. Dalla lettura di tutto il mamotreto invece emerge l'istinto perverso dei fondatori del Cammino (ivi compresi quelli che sono rimasti dietro le quinte) ed il loro desiderio sadico di devastare di tutto ciò che è cattolico, sia in spirito che in materia. A tutto ciò come cattolici siamo chiamati a reagire con decisione e fermezza.

San Domenico alla prova del fuoco (dei libri) contro gli Albigesi.
"San Domenico e gli Albigesi" di Pedro Berruguete (1493 ca.)

Confrontiamo i deliri sadici dei fondatori del Cammino con i contenuti del Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (formato PDFdel sacerdote e teologo francese Adolphe Tanquerey, che contiene una sintesi dell'immenso patrimonio dottrinale della Chiesa Cattolica. Al punto punto 202 troviamo l' amore disordinato dei beni della terra, ovvero, l'avarizia:

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Per ciò che riguarda l'amore disordinato dei beni della terra, bisogna ricordarsi che le ricchezze non sono un fine ma un mezzo che la Provvidenza ci dà per sovvenire ai nostri bisogni; che Dio ne resta il supremo Padrone, che noi in fondo non ne siamo che amministratori, e che dovremo rendere conto del loro uso.

[Poi il sacerdote precisa la gradualità delle elargizioni dovute dal singolo fedele, che rispecchiano il grado di perfezione spirituale da egli raggiunto secondo il giudizio del direttore spirituale, e da effettuarsi secondo modalità che dipendono dalle inclinazioni personali e sicuramente non per costrizione: da un minimo, doveroso per tutti i gradi di progressione, ad una scelta estrema per i perfetti. - NDR]:

È quindi savia cosa dare larga parte del proprio superfluo in elemosine e in buone opere; a questo modo si assecondano i disegni di Dio, il quale vuole che i ricchi siano, a così dire, gli economi dei poveri; e si fa un deposito sulla Banca del cielo, che ci sarà reso centuplicato quando entreremo nell'eternità: "Accumulatevi, dice Gesù, tesori nel cielo, dove la ruggine e la tignuola non corrodono; e dove i ladri non forano muri né rubano". È il mezzo sicuro per distaccare i nostri cuori dai beni della terra ed elevarli a Dio: "perchè, aggiunge Nostro Signore, dov'è il tuo tesoro, ivi è il tuo cuore. Cerchiamo dunque innanzitutto il regno di Dio, la santità, ed il resto ci sarà dato per giunta.

A diventar perfetti, occorre ancora qualche cosa di più, praticare la povertà evangelica: "Beati, infatti, sono i poveri di spirito: Beati pauperes spiritu". Il che può farsi in tre modi, secondo l'inclinazione e la possibilità di ciascuno: 1) vendendo i propri beni e dandoli ai poveri; 2) mettendo ogni cosa in comune, come si pratica in certe congregazioni; 3) serbando il capitale e privandosene dell'uso, col non spendere nulla se non col consiglio d'un savio direttore.

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La Parabola dei Talenti (Mc 25,14-30 ; Lc19,12-27). "Portare in banca il talento che Dio ci ha dato significa accogliere la grazia santificante perché tutto ciò che si compie in grazia di Dio è meritorio per se stessi e nello stesso tempo è meritorio per tutta la Chiesa e l’umanità. Nascondere il talento preziosissimo della grazia significa allora sottrarre a se stessi il bene del Paradiso e significa anche sottrarre alla Chiesa tante preziose energie" - da P. Angelo Bellon, per Amici Domenicani

Vedi anche: Settimo, non rubare. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica.

Al contrario di quanto comanda Madre Chiesa, nessuna personalizzazione è concessa in Cammino per quanto riguarda la carità materiale. I neocatecumenali più fanatici sono addirittura (stati) convinti che senza l'obbligo di decima nessuno pratichi la carità secondo i precetti della Chiesa. Vanno avanti al motto di Kiko: "Venceremos, adelante!! O decima o muerte!!". 

Come cattolici siamo invece chiamati a non adorare l'idolo dei beni ed a gestire gli stessi responsabilmente e per amare il nostro prossimo secondo le priorità dettate dal nostro stato. Inoltre, l'amore a Dio si prova col fuoco del distacco da tutti gli idoli, non solo quello dell'avarizia, e con l'osservanza di tutti i comandamenti, non solo del settimo. Cfr. Dt 11, 1:
Ama dunque il Signore, il tuo Dio, e osserva sempre quello che ti dice di osservare: le sue leggi, le sue prescrizioni e i suoi comandamenti.

 

sabato 25 settembre 2021

Le sette opere di Misericordia neocatecumenale


Le sette opere di Misericordia spirituale
*secondo SATANA 
(e secondo il Cammino  Neocatecumenale)
 

1- Consigliare i dubbiosi  
* Consigliare il dubbio 
 
In Cammino si insegna a coltivare il dubbio, in particolare quello più  doloroso, il dubbio nei confronti della bontà e nella onnipotenza divina, ed anche quello nella propria ragione, incapace di comprendere ciò che viene chiamata a credere.
Ci ha colpito, nella 'monizione ambientale' del funerale di due dei morti nello scoppio del Catecumenium de La Paloma di Madrid, la frase ripetuta con convinzione, a voce elevata: 'Dio è  un mostro' e la veemenza con cui la cantora ha urlato durante il canto responsoriale  'Dov'è il tuo Dio?'
Ma non avremmo dovuto stupirci: in Cammino  il dubbio viene instillato come una vera e propria metodologia, perché di necessità si continui a frequentare la Comunità, sede di tutte le risposte.

2- Insegnare agli ignoranti  
* Gli ignoranti insegnino 
 
Nessuna organizzazione che si occupi di formazione  affida le proprie cattedre ad insegnanti per nulla qualificati.
Il Cammino, che dichiara d'essere un itinerario di crescita nella  consapevolezza della fede nei battezzati e che si basa principalmente sulla 'catechesi', manda allo sbaraglio i propri adepti più ignoranti fornendo loro un manualetto dei soliloqui di Kiko Argüello e di Carmen Hernandez.
Naturalmente  l'obbiettivo è quello di evitare che il messaggio dei due fondatori venga corretto e, possibilmente, omologato a quello della Chiesa e del suo Magistero.
 
3- Ammonire i peccatori  
* Ammonire chi non pecca 
 
Su questa terza opera di misericordia neocatecumenale è superfluo ogni commento. Il peccato per Kiko è la necessaria anticamera della Grazia, al punto tale che diviene necessario peccare, e continuare a farlo, per essere degli apostoli accreditati.
Succede cosi  che il peccato non viene più rifuggito, mentre il vero peccato diviene il giudizio personale negativo nei confronti dei peccati altrui: è ammonito chi non pecca, e soprattutto chi non pecca per il buon discernimento che proviene da una retta coscienza.
 
4- Consolare gli afflitti  
* Far disperare gli afflitti 
 
Il Cammino Neocatecumenale, che si abbraccia spesso sperando in una consolazione, è invece fonte di afflizione. 
Crea divisioni in famiglia, fra coniugi, con i figli e i parenti, perché, soprattutto se non sono in Cammino, non si sente più confidenza con loro, diminuiscono le occasioni di frequentarsi o di stare insieme, quando non scoppiano delle vere e proprie 'guerre di religione'.
D'altra parte il rapporto con la nuova famiglia dei fratelli di comunità non colma le carenze affettive, perché  c'è una specifica consegna in proposito, ed anche perché, oltre al Cammino, spesso succede di non avere null'altro in comune.
Dall'afflizione alla disperazione il passo è  breve: si dispera che all'esterno del Cammino ci sia ancora una vita possibile, e d'altronde ormai è  così difficile reciderne i legami che ci si adegua, fino a fine vita e sperando che non sia vero ciò che Pezzi e Kiko minacciano, che continui cioè anche nell'Aldilà.
 
5- Perdonare le offese  
* Offendere chi perdona 
 Uno dei leit-motiv del Cammino è il perdono al nemico, ed anche recentemente Kiko ha insistito sulla necessità di perdonarsi sempre nella vita di coppia o tra fratelli di Comunità: ma in Cammino è tanta l'insistenza sul perdono a tutti i costi mentre non si insegna a evitare di dover essere perdonati.
In sintesi, il perdono viene preteso come qualcosa di dovuto al punto tale che il biasimo peggiore cade sulla persona offesa, se giustamente chiede un gesto di riparazione per poter perdonare di cuore,  che sull'offensore impenitente.

6- Sopportare pazientemente le persone moleste  
* Molestare con pazienza le persone che sopportano 
 
Sopportare con pazienza le persone moleste non è  mai stata considerata una virtù del camminante, il quale ha sempre e solo due scelte davanti a sé: la prima scelta è mettere l'altro 'nella verità ', per esempio nel corso dei giri d'esperienza nelle convivenze se è un fratello di comunità, oppure in colloqui privati o pubblici nel corso degli scrutini, se il 'sopportante' è un catechista, la seconda è  il farsi piacere i difetti altrui, cosa che di solito succede se il sopportante è invece ad un livello gerarchico inferiore.
In nessun caso la sopportazione cristiana è vista come una virtù, anzi, spesso viene scambiata per ipocrisia, un bigottismo da cattolico della Messa delle 12, e spesso in comunità le persone mansuete non vengono apprezzate ma appunto, molto spesso, vengono criticate in modo molesto.
 
7- Pregare Dio per i vivi e per i morti  
* Accusare Dio per chi vive e per chi muore.
 
 Anche quest'ultima virtù non è molto sponsorizzata dal Cammino neocatecumenale, dove, soprattutto  i morti neocatecumenali, vengono considerati già  salvi. Senza più il santo timor di Dio, che ha ispirato ai santi in fin di vita a far ancora penitenza e a chiedere la preghiera dei propri amici e familiari per imparare il perdono, tutto si conclude nel corso della vita  terrena, nel corso della quale Dio avrebbe predestinato alcuni alla salvezza, altri alla perdizione, senza alcun loro merito, come Giacobbe e Esaù.
Per questo motivo, alla fine si alimenta la mormorazione contro Dio, la non accettazione della propria storia e dei propri fallimenti umani, esattamente il contrario di quanto promesso dai "catechisti".
 

giovedì 23 settembre 2021

Disobbedienza neocatecumenale e "Dai loro frutti li riconoscerete" (Matteo 7,16).

 

Qualche preziosa precisazione va messa bene in evidenza. 

Lo facciamo pubblicando un commento di Rebel in un  recente post sui soliti abusi neocatecumenali - formalmente confermati - della Preghiera Eucaristica II musicata da Kiko e diramata, nell’ultima versione, a tutte le comunità neocatecumenali contestualmente all' Annuncio di Quaresima 2021.

 

Anche il Preconio si canta liturgicamente da sè.

Per chi si erge a difesa del Cammino Neocatecumenale in nome dei frutti, con presunzione grande. (cfr. Mt. 7, 16-20)

Per chi ci accusa che abbiamo rotto con il nostro cercare sempre "il pelo nell'uovo".

"Quello che conta è EVANGELIZZARE" urlano costoro, mentre sventolano i loro di vessilli: convertire i lontani e annunziare il Kerigma alla Chiesa preesistente. Dai Vescovi ai Parroci ai "cristianucci della domenica" piccoli piccoli, tutti hanno bisogno del cammino neocatecumenale!

Che, se non si convertono pure loro al sacro verbo kikiano, sono destinati:

alla rovina presente:  con la devastazione totale e definitiva delle Parrocchie (cfr. il Profeta Volo d'Aquila); 

e alla rovina eterna:  quando saranno costretti a contemplare gli eletti/adepti di Kiko e Carmen che si salveranno a grappoli (perchè nel cammino ci si salva a grappoli -Kiko dixit) tutti felici e contenti in Paradiso (tanto il C.N. è il loro Purgatorio già fatto -padre Mario Pezzi dixit), mentre loro saranno condannati ai tormenti! Magari, se gli è andata bene, son anche in Purgatorio o addirittura in Paradiso, ma in un angolino però, e nell'ombra. Erano "cristianucci della domenica" in terra; saranno santerellini "di categoria inferiore" in cielo, nulla di più. Che neanche gli angeli li guardano, meschini! La gelosia e l'invidia che, pieni di giudizio, hanno da sempre nutrito per i neocatecumenali e che li rode ancora, impedirà loro - saecula saeculorum - di godere in pienezza Dio! 

Che triste e terribile condanna, meritata però!

Costoro, dunque, in nome dei frutti del cammino e del fatto che non possono perder tempo con stupidaggini - poichè loro devono EVANGELIZZARE -, banalizzano i comandi della Chiesa che non considerano mai indirizzati a loro (della serie: Non possiamo perder tempo dietro ai comandi! Noi facciamo le cose sul serio!). Mentre danno grande importanza alle consegne neocatecumenali (che altro non sono che comandi inventati da loro di sana pianta) tipo la decima, che non è prevista da nessuna parte. Della decima, non scherziamo! Della decima nelle comunità non se ne può fare a meno!

Disattendere alla decima è peccato grave, come disertare la comunità in presenza in tempo di pandemia. 

Oltre che essere assurdi questi sono molto, ma molto pericolosi!

 

da Rebel:

Si crede come si prega; si crede come si celebra; la Liturgia esprime e determina la Fede della Chiesa.

Mutamenti radicali nella Liturgia, e nel come si celebra, comportano inevitabilmente conseguenze sul piano della Fede. Pertanto, non solamente non si può mutare il divino contenuto della Sacra Liturgia, ma neppure si possono toccare le forme esterne che provengono dalla Rivelazione, da Cristo e dalla Tradizione Apostolica, e che quindi sono inscindibilmente connesse, per divina volontà, col contenuto stesso della Liturgia, col contenuto stesso dell’Opera Divina dell’Incarnazione e della Redenzione. - 


Da un'intervista a Mons. Schneider, i passi citati riguardano il cammino:

Mr. Fülep: quanto alla dottrina, quale è la pietra d'inciampo?

Mons. Schneider: è la dottrina sull'Eucarestia. È quella il cuore. È un errore guardare prima ai frutti e poi non preoccuparsi della dottrina e della liturgia. Sono sicuro che verrà il tempo in cui la Chiesa oggettivamente esaminerà questa organizzazione in profondità, senza la pressione delle lobby del Cammino Neocatecumenale, e i loro errori dottrinali e liturgici verranno davvero alla luce".

Come diceva Lino Lista, riferendosi a Kiko e Carmen: "Ognuno co’ ‘a farina sua ce fa li gnocchi che je pare". Purtroppo i due spagnoli con la loro farina hanno fatto una Eucarestia come è parso loro. (Rebel)

 

Sorge legittima una domanda: Com'è possibile il permanere tanto a lungo nella Chiesa di un simile scempio? Al netto delle lobby, che avranno il loro peso senza dubbio (dal momento che il Cardinale ne parla apertamente, senza tema di smentita!)?

Ribadiamo la grande, terribile responsabilità degli uomini di Chiesa. In special modo di coloro che sono in prima linea: Parroci, Sacerdoti, Preti, Presbiteri o Presbikiki, che dir si voglia.

“L’Uomo deve tremare, il Mondo deve fremere, 

il Cielo intero deve essere commosso, 

quando sull’Altare, tra le mani del Sacerdote

appare il Figlio di Dio” (San Francesco d'Assisi)

 

 

 

da Rebel:

La qualità delle Celebrazioni Liturgiche deriva per la massima parte da come il sacerdote celebra e si prepara a celebrare; pertanto i sacerdoti neocatecumenali, i quali si chinano alle pretese kikiane che tolgono validità alle disposizioni insindacabili della Chiesa Cattolica, posseggono, ahimè, un'ingente responsabilità. D'altronde, per la maggior parte si tratta di sacerdoti dalla formazione insoddisfacente e alterata, provenienti dai seminari kikiani dove, come sappiamo, non è garantita una sana preparazione liturgica e pastorale. 

Il presbitero è una figura chiave, è colui che dà credibilità al movimento e che gli consente una data autonomia, la sacra figura che lega il contesto alla Santa Madre Chiesa; quel filo robusto che permette concretezza alla parola dei due meschini. (Rebel)

 

Roba da " far tremar le vene e i polsi!".

martedì 21 settembre 2021

I kikos sono una setta? Risponde un parroco di Madrid

Don Jesùs Silva Castignani è un sacerdote spagnolo, parroco a Madrid e molto versato nella comunicazione social, al punto d'essere diventato un punto di riferimento per l'evangelizzazione tramite web.
In particolare il suo canale YouTube è ricco di contributi sugli argomenti più disparati: ma quello che svetta come numero di visualizzazioni e di commenti (5 volte superiori al suo standard) è in assoluto il video intitolato: "I kikos sono una setta?"
Il titolo dice già tutto. Se avete la pazienza di seguirci, o di visualizzare il video di don Jesùs, vedrete che non è assolutamente casuale.

Il bravo sacerdote, pur essendo modernissimo per quanto riguarda l'uso dei mezzi di comunicazione oggi più efficaci e penetranti, utilizza una strategia retorica vecchia quanto il mondo, e cioè, sotto una patina apparente di benevola difesa del Cammino Neocatecumenale, muove a questa realtà  una serie di critiche pesanti e di sostanza.


Seguiamo il suo ragionamento.

1. In primo luogo: che il Cammino neocatecumenale sia una setta è un tema molto dibattuto.
Don Jesùs rassicura il proprio uditorio: è solo un movimento della Chiesa, da essa approvato e integrato in essa.
Eppure, dice "c'è molta gente che dubita, che pensa sia un'altra cosa...". Nel prosieguo del video sarà ben chiaro il motivo per cui tanti nutrano queste perplessità.

2. Il sacerdote ritiene d'essere un candidato ideale a parlare del Cammino senza pregiudizi: non vi appartiene, non lo segue, non ha seguito le catechesi né  nulla, ha solo celebrato Messa in qualche comunità quando gli è stato richiesto.
Si dimostra infatti a conoscenza di alcune particolarità della Eucarestia del Cammino: monizioni, risonanze, segno della pace prima dell'offertorio, comunione sotto le due specie al posto "quando ricevono il Sacramento dell'Eucaristia".
Nessun accenno alla comunione tutti insieme con il sacerdote: non avendo motivo di dubitare dell'onestà di don Silva Castignani, ipotizziamo che, in sua presenza o per sua esplicita richiesta, durante le sue Messe si rispetti quanto previsto dal Messale Romano.

3. Musica: si cantano una serie di canzoni "dello stesso stile e con lo stesso ritmo" facili da cantare, da accompagnare con la chitarra.

4. L'arcano. Don Jesùs fa intendere che questa regola del Cammino è molto criticata, ma la giustifica con la necessaria riservatezza nel non rivelare all'esterno le confidenze dei fratelli e l'effetto "sorpresa" quando l'arcano è applicato ai vari passaggi del Cammino. Ugualmente, pare che sia "mal intesa". Eppure, dice, caratterizza anche altri gruppi come Effatà, Emmaus e Cursillos. (Stranamente il fraintendimento riguarda solo i neocatecumenali, chissà perché?).

Piccolo appunto a padre Jesùs:  visto che riconosce l'uso dell'arcano in Cammino per mantenere la segretezza, dovrebbe dare più ascolto a ciò che dicono i 'rebotados', cioè gli 'spretati' ex del Cammino, visto che appunto sono gli unici a conoscere direttamente e dall'interno le pratiche occulte neocatecumenali, e non pensare che siano poco credibili o vendicativi. Ma, con un po' di esperienza, ci arriverà anche lui.

 

Della serie: 'Domande retoriche'

 

Qui finisce la difesa d'ufficio del Cammino Neocatecumenale ed iniziano le dolenti note.
Lo capiamo quando il buon sacerdote dichiara che "nessuna realtà nella Chiesa è perfetta, abbiamo tutti dei difetti e delle limitazioni ". Da questo punto in poi cominciano le bastonate.

1. Il Cammino neocatecumenale non è  IL Cammino ma UN Cammino.
Eh sì. Pare che ci sia gente che dice: "io sto NEL Cammino". Invece no: stanno "in uno dei tanti movimenti, congregazioni" eccetera.

2. La gente, nel Cammino, può essere pressante, spiacevole, molesta, può infastidire, ma stiamo attenti a non generalizzare: non sono tutti così! (Mai abbiamo sentito criticare un movimento cattolico per il brutto carattere dei suoi appartenenti: succede solo con il Cammino neocatecumenale).

3. Le persone che appartengono al Cammino neocatecumenale, inoltre, hanno un certo modo di agire che che ripetono per inerzia e tendono a dimenticare alcune cose che il Papa e il Vaticano ricordano loro.
In primo luogo gli Statuti, in forza dei quali sono stati approvati: molte persone del Cammino non li conoscono né li hanno letti.

4. In primo luogo, i neocatecumenali dimenticano l'articolo 13 degli Statuti che stabilisce che l'Eucarestia deve essere aperta a tutti.
Assicura don Jesùs che l'eucarestia delle comunità che lui conosce non è aperta e non figura sugli orari delle Messe. Insomma: alle Eucarestie neocatecumenali non si può accedere liberamente, mentre gli Statuti dicono che devono essere aperte a tutti.

5. I neocatecumenali non si inginocchiano alla consacrazione, mentre il loro Statuti scrivono che devono seguire tutte le norme del Messale romano. Ci sono le due eccezioni del segno della pace e della comunione al posto, spiega don Jesùs, ma il Messale è chiaro sul fatto che, a meno che non si sia in avanzata età o in un luogo molto ristretto, i cattolici devono inginocchiarsi al momento della consacrazione.
Infatti don Silva testimonia di non aver mai visto i neocatecumenali inginocchiarsi alla consacrazione.
La gente del Cammino dice "No, noi non facciamo così ": ma il Cammino deve seguire ciò che dice la Chiesa e ciò che non gli è permesso di cambiare non lo deve cambiare, tantomeno in un momento così importante in cui si adora il Corpo e il Sangue di nostro Signore.

6. Un altro aspetto che le comunità  "dimenticano" è  l'importanza della direzione spirituale: le persone che stanno nelle comunità dovrebbero cercare un sacerdote che le aiuti, le accompagni e dia loro la possibilità di fare dei confronti.
È  vero, ci sono i catechisti che  "aiutano" i neocatecumenali nel corso dei vari passaggi, ma le persone trascurano l'importanza di parlare con un sacerdote della vita di ogni giorno, dei problemi, insomma del "Tu a tu" senza che la comunità sia implicata.
È necessario l'apporto di una persona spirituale che le accompagni, cioè di una direzione spirituale di un sacerdote, perché è importante separare ciò che si vive  nel Cammino da ciò che si vive nella vita personale.

7. Inoltre chi sta in Cammino dimentica che nella Chiesa vi sono altre realtà e che un neocatecumenale può andare alla Adorazione Eucaristica in parrocchia o alla Caritas. Il Cammino neocatecumenale, invece, ha una identità  cosi forte che le persone sono incapaci di vedere tante cose buone che succedono fuori dalla comunità.
Sarebbe bello che partecipassero all'Adorazione del Santissimo. Invece vanno per compartimenti stagni. Perché se sei nel Cammino non puoi partecipare ad un gruppo carismatico? O a un gruppo di giovani in parrocchia?
Bisogna mantenere la libertà di spirito, non chiudersi nel proprio gruppo, ed avere una permeabilità verso altre realtà.

8. Un altro aspetto che don Jesùs ha osservato nel Cammino: i genitori che sono nel Cammino vogliono che anche i propri figli entrino in Cammino "costi quel che costi, succeda ciò succeda". Perciò li forzano, non vogliono che conoscano altre realtà della Chiesa, anche se non si adattano a fare il Cammino, finché a volte se ne vanno dalla Chiesa.
Ma che problema c'è se i figli stanno in un altro gruppo? Sono sempre nella Chiesa. Se si vede che un figlio non tollera la comunità perché  ci sono "cose che non accetta e non comprende", un genitore lo deve invitare a restare nella Chiesa, ad andare in altri gruppi e movimenti per trovare quello che fa per lui.
Che problema c'è se frequenta altri gruppi in parrocchia? Questo le persone del Cammino non lo devono dimenticare: non siamo obbligati tutti a stare sotto lo stesso padrone. Anche se un movimento ti ha cambiato la vita, per i tuoi figli devi fare un passo indietro, ricordando che il Cammino non è  che "un" cammino e che il tuo impegno nel Cammino non deve essere d'ostacolo ad un figlio al punto di alienarlo dalla Chiesa.

Figli forzati a stare nel Cammino

 Riassumendo quanto esposto da don Jesùs i neocatecumenali non sono una setta ma: 

  • credono di essere dei super cattolici che fanno non un'esperienza nella Chiesa ma LA esperienza per antonomasia, l'unica, la migliore;
  • sono persone sgradevoli e si rendono antipatiche;
  • hanno la strana tendenza a dimenticare le sollecitazioni del Papa e i loro stessi Statuti, che, anzi, proprio non conoscono per non averli mai letti;
  • le loro Messe sono chiuse, non aperte al pubblico e non figurano negli orari parrocchiali;
  • non si inginocchiano alla consacrazione . Invitati a farlo, si limitano a far spallucce e a dire "Noi facciamo così ";
  • non permettono ai propri aderenti di avere la guida di un sacerdote che permetta loro di sviluppare una vita spirituale individuale, indipendente da quella della comunità, che permetta loro di relativizzare  ciò che vivono nell'ambito del gruppo neocatecumenale;
  • non permettono ai propri aderenti di frequentare altre realtà ecclesiali, cosa che consentirebbe loro di comprendere che esistono altri modi altrettanto validi di vivere la fede, ed invece si rinchiudono nel proprio gruppo;
  • non permettono ai propri figli di frequentare altri gruppi nella Chiesa, li obbligano a frequentare il Cammino anche se questo può portarli al disgusto e all'allontanamento dalla Chiesa.

Don Jesùs Silva Castignani conclude la propria requisitoria  con la speranza di essere stato chiaro ed utile; e in effetti per noi, e speriamo per molti di coloro che lo hanno ascoltato, è stato di una chiarezza esemplare!

 



 

domenica 19 settembre 2021

Parole di un fondatore: meditate neocatecumenali, meditate!

Dal momento che sul blog si sta parlando di fondatori e del loro carisma, abbiamo ritenuto opportuno riportare alcuni consigli di Padre Jean Claude Colin, fondatore dei Padri Maristi ed uomo di tutti i tempi (tratto da un volantino).

Attenzione: le parole di padre Colin potrebbero risultare molto offensive e urtanti per i professionisti del neocatecumenalismo.


 


"Non fate dell'evangelizzazione un'impresa, un affare che riesca, che bisogna portare avanti costi quel che costi."


 


"Non prendete troppo sul serio strategie ed artifici con lo scopo di far passare il "messaggio" come se aveste qualcosa da vendere. "


 


"Partecipate alla vita della Chiesa locale, ma non predicate troppo. Non lasciatevi prendere dalla trappola delle parole abusate; suscitando sentimenti di fiducia si guadagna più che tuonando e spaventando".



"Abbiate molto pudore. Siate piccoli. Oggi non c'è che la fede e la preghiera che possono convincere gli spiriti, illuminare le intelligenze e toccare i cuori."



"Riscoprite, in una preghiera semplice, lo stupore della fede. Cercate Dio là dove si trova. Semplificate la vostra vita."



"Aiutatevi reciprocamente ad andare contro corrente in questo mondo, dove non si sa più quali siano i veri valori e i veri tesori".


 

"Contemplate vostra Madre e imitatela."



venerdì 17 settembre 2021

Papa Francesco spiega il Decreto che ha modificato lo Statuto neocatecumenale: vuole sradicare gli abusi di potere

Il Santo Padre ieri, giovedì 16 settembre 2021, ha rivolto il proprio saluto ai partecipanti all'Incontro con i moderatori delle associazioni di fedeli, dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, sul tema "La responsabilità di governo nelle aggregazioni laicali: un servizio ecclesiale". Tra le associazioni, movimenti, nuove comunità invitate risultano, volenti o nolenti, anche i rappresentanti del Cammino neocatecumenale, quali destinatari dei provvedimenti di riforma recentemente auspicati e deliberati.

L'intenzione del Pontefice infatti era quella, con il proprio intervento, di spiegare il senso del decreto dell'11 giugno scorso, denominato "Le associazioni internazionali  di fedeli", volto a disciplinare e regolamentare la durata degli incarichi, a tutti i livelli, delle varie realtà ecclesiali laicali.

Oltre a linkare l'intervento di papa Francesco, intendiamo attirare l'attenzione di chi legge su alcuni punti del suo discorso che riteniamo possano essere interessanti, al di là dei brani generalmente riportati dalla stampa specializzata e dai vaticanisti.

Questi punti possono riguardare in modo diretto o indiretto molte delle problematiche del Cammino neocatecumenale che spesso sono state oggetto di attenzione, riflessione e denuncia anche sul nostro blog.

Riteniamo che possa essere difficile che, ancora una volta, i notai e i legulei del Cammino neocatecumenale possano trovare una scappatoia da norme che principalmente prevedono una svolta verso la trasparenza organizzativa di tutte le realtà ecclesiali laicali regolate da uno Statuto approvato. Non fermiamoci al ruolo del fondatore, che potrebbe pure essere salvaguardato: è tutto l'impianto organizzativo del Cammino, la sua 'catena del comando' autoritaria, centralizzata, rigida e opaca  che non può che essere rivoluzionata dalla visione più partecipativa e di servizio voluta, tratteggiata e paternamente imposta dal Santo Padre.

Vedremo se ancora una volta avranno il coraggio di dire: questo decreto non ci riguarda. Noi siamo diversi. Noi siamo "altro".
 
 
Nel suo saluto ai partecipanti all'incontro, rappresentanti di associazioni, movimenti e realtà laicali internazionali, il Pontefice mette subito in chiaro che conosce i malumori suscitati dal Decreto di giugno, volto a limitare e disciplinare i ruoli di potere all'interno proprio delle loro realtà di appartenenza; chiarisce  però che i suoi interlocutori non sono le gerarchie dei loro movimenti, ma tutti gli uomini di buona volontà che ad essi appartengono e su cui si fondano.
Dice infatti a proposito del lavoro fatto anche in questo periodo difficile:
 
«Siete voi e tutto il popolo di Dio che si è schierato in questo, e voi siete stati lì (in terra di missione). Nessuno di voi ha detto: “No, io non posso andare, perché il mio fondatore pensa in un altro modo”. Allora, niente fondatore: qui c’era il Vangelo che chiamava e tutti sono andati. Grazie tante!»
 
Già fin dagli esordi, non oso pensare alle facce i neocatecumenali presenti, che non sono autorizzati a nulla che non sia deciso espressamente dal proprio fondatore: negli Stati Uniti durante il lockdown del 2020 hanno telefonato a Kiko per chiedergli se i presbiteri potevano celebrare Messa nelle case, per fare un esempio, ed è sempre Kiko Argüello ad aver inventato e diffuso la "comunione per asporto".
E forse saranno trasaliti sentendo Papa Francesco affermare:

«Ma troviamo alcuni che confondono il cammino con una gita turistica o confondono il cammino con un girare sempre su sé stessi, senza poter andare avanti

 
Come anche:

«Pensare di essere “la novità” nella Chiesa – è una tentazione che tante volte avviene alle nuove congregazioni o ai movimenti nuovi – e perciò non bisognosi di cambiamenti, può diventare una falsa sicurezza. Anche le novità fanno presto a invecchiare! Per questo anche il carisma a cui apparteniamo, dobbiamo approfondirlo sempre meglio, riflettere sempre insieme per incarnarlo nelle nuove situazioni che viviamo. 
Per fare questo, si richiede da noi grande docilità, grande umiltà, per riconoscere i nostri limiti e accettare di cambiare modi di fare e di pensare superati, o metodi di apostolato che non sono più efficaci, o forme di organizzazione della vita interna che si sono rivelate inadeguate o addirittura dannose

Il Pontefice ha poi continuato:
  
«Il Decreto Le associazioni internazionali di fedeli, promulgato l’11 giugno di quest’anno, è un passo in questa direzione. Ma ci mette in carcere questo Decreto? Ci chiude la libertà? No, questo Decreto ci spinge ad accettare qualche cambiamento e a preparare il futuro a partire dal presente. All’origine di questo Decreto non c’è una qualche teoria sulla Chiesa o sulle associazioni laicali che si vuole applicare o imporre. No, non c’è. È la realtà stessa degli ultimi decenni che ci ha mostrato la necessità dei cambiamenti che il Decreto ci chiede.
E vi dico una cosa su questa esperienza degli ultimi decenni del post Concilio. Nella Congregazione per i religiosi stanno studiando le congregazioni religiose, le associazioni che sono nate in questo periodo. È curioso, è molto curioso. Tante, tante, con una novità che è grande, sono finite in situazioni durissime: sono finite sotto visita apostolica, sono finite con peccati turpi, commissariate… E stanno facendo uno studio. Non so se si può pubblicare questo, ma voi conoscete meglio di me per il chiacchiericcio clericale quali sono queste situazioni. Sono tante e non solo queste grandi che noi conosciamo e che sono scandalose – le cose che hanno fatto per sentirsi una Chiesa a parte, sembravano i redentori! – a ma anche piccole. Nel mio Paese per esempio, tre di queste sono state già sciolte e tutte per essere finite nelle cose più sporche. Erano la salvezza, no? Sembravano… Sempre con quel filo [rosso] della rigidità disciplinare. Questo è importante. E questo mi ha portato… Questa realtà degli ultimi decenni ci ha mostrato una serie di cambiamenti per aiutare, cambiamenti che il Decreto ci chiede.»

Merita ripetere le parole di Papa Francesco: "Le cose che hanno fatto per sentirsi una Chiesa a parte, sembravano i redentori! – a ma anche piccole. . Erano la salvezza, no? Sembravano… Sempre con quel filo rosso della rigidità disciplinare."

Se non vi sentite fischiare le orecchie, signori capintesta del Cammino neocatecumenale, è solo perché Kiko, quando vi ha aperto l'orecchio, vi ha chiuso il cervello!

E non è  finita qui:

«Governare è servire. L’esercizio del governo all’interno delle associazioni e dei movimenti è un tema che mi sta particolarmente a cuore, soprattutto considerando – quello che ho detto prima – i casi di abuso di varia natura che si sono verificati anche in queste realtà e che trovano la loro radice sempre nell’abuso di potere. Questa è l’origine: l’abuso di potere.»

Analizzando le dinamiche del Cammino neocatecumenale, abbiamo più  volte considerato che tutti gli abusi che si verificano tra le sue mura, fisici e spirituali , hanno una comune origine nell'abuso di potere, proprio come affermato da Papa Francesco.
 
Continua il Pontefice :

«Gli incarichi di governo che vi sono affidati nelle aggregazioni laicali a cui appartenete, altro non sono se non una chiamata a servire».

«La nostra voglia di potere si esprime in tanti modi nella vita della Chiesa; ad esempio, quando riteniamo, in forza del ruolo che abbiamo, di dover prendere decisioni su tutti gli aspetti della vita della nostra associazione, della diocesi, della parrocchia, della congregazione. Si delegano agli altri compiti e responsabilità per determinati ambiti, ma solo teoricamente! Nella pratica la delega agli altri è svuotata dalla smania di essere dappertutto. E questa voglia di potere annulla ogni forma di sussidiarietà. 
Questo atteggiamento è brutto e finisce per svuotare di forza il corpo ecclesiale. È un modo cattivo di “disciplinare”. E noi lo abbiamo visto. Tanti – e penso alle congregazioni che conosco di più – superiori, superiori generali che si eternizzano nel potere e fanno mille, mille cose per essere rieletti e rieletti, anche cambiando le costituzioni. E dietro c’è una voglia di potere. Questo non aiuta; questo è l’inizio della fine di un’associazione, di una congregazione.
Magari qualcuno pensa che questa “voglia” non lo riguardi, che questo non accada nella propria associazione.
»
 
Immaginiamo a questo punto  i rappresentanti neocatecumenali, già  posizionati strategicamente nell'ultima fila dell'Aula del Sinodo, cercare di guadagnare l'uscita alla chetichella, come degli scolaretti colti in fallo!

Gli "osservatori" neocatecumenali, strategicamente
posizionati vicino all'uscita



«L’esperienza di vicinanza alle vostre realtà ha insegnato che è benefico e necessario prevedere un avvicendamento negli incarichi di governo e una rappresentatività di tutti i membri nelle vostre elezioni. »
 
Ma quali elezioni? Il Cammino neocatecumenale è nella fase della dittatura del triumvirato, la democrazia rappresentativa è per loro più aerea dell'UFO di Porto San Giorgio.
 
Papa Francesco poi affronta un argomento cruciale: la gratuità  (nel Cammino tanto sbandierata, quando invece pretende di essere pagato a peso d'oro)
 
«C’è poi un altro ostacolo al vero servizio cristiano, e questo è molto sottile: la slealtà. Lo incontriamo quando qualcuno vuol servire il Signore ma serve anche altre cose che non sono il Signore (e dietro ad altre cose, sempre ci sono i soldi)
È un po’ come fare il doppio gioco! A parole diciamo di voler servire Dio e gli altri, ma nei fatti serviamo il nostro ego, e ci pieghiamo alla nostra voglia di apparire, di ottenere riconoscimenti, apprezzamenti... Non dimentichiamo che il vero servizio è gratuito e incondizionato, non conosce né calcoli né pretese. Inoltre, il vero servizio si dimentica abitualmente delle cose che ha fatto per servire gli altri. Succede, tutti voi avete l’esperienza, quando vi ringraziano [e dite]: “Per che cosa?” – “Per quello che ha fatto lei…” – “Ma che cosa ho fatto?”… E poi viene alla memoria. È un servizio, punto.
E cadiamo nella trappola della slealtà quando ci presentiamo agli altri come gli unici interpreti del carisma, gli unici eredi della nostra associazione o movimento – quel caso che ho menzionato prima -; oppure quando, ritenendoci indispensabili, facciamo di tutto per ricoprire incarichi a vita; o ancora quando pretendiamo di decidere a priori chi debba essere il nostro successore. Questo succede? Sì, succede. E più spesso di quello che crediamo.»

 
Eh no, con Kiko Argüello questo non succede: si è tanto "eternizzato" da non aver saputo neppure prepararsi  un delfino, qualcuno che faccia le sue veci. A ben vedere, è pure una fortuna.
E, proprio a proposito di Kiko Argüello, ecco che Papa Francesco spiega come procederà nei confronti dei "fondatori":

«Nel documento del Dicastero si fa riferimento ai fondatori. Mi sembra molto saggio. Fondatore non va cambiato, continua, avanti. Semplificando un po’, direi che bisogna distinguere, nei movimenti ecclesiali (e anche nelle congregazioni religiose), tra quelli che sono in processo di formazione e quelli che hanno già acquisito una certa stabilità organica e giuridica. Sono due realtà diverse. I primi, gli istituti, hanno anche il fondatore o la fondatrice vivi.Benché tutti gli istituti – siano religiosi o movimenti laicali – abbiano il dovere di verificare, nelle assemblee o nei capitoli, lo stato del carisma fondazionale e fare i cambiamenti necessari nelle proprie legislazioni (che poi saranno approvate dal rispettivo Dicastero); invece negli istituti in formazione – e io dico in formazione in senso più largo: gli istituiti che hanno vivo il fondatore, e per questo si parla del fondatore a vita nel Decreto – che sono in fase fondazionale, questa verifica del carisma è più continua, per così dire. Perciò, nel documento, si parla di una certa stabilità dei superiori durante questa fase. È importante fare tale distinzione per potersi muovere con più libertà nel discernimento.»
 
Curioso accostamento
di immagine e titoli
Ebbene, pare che l'ottantaduenne Kiko Argüello possa mantenere il suo ruolo di fondatore-superiore. Però questo vuol dire che il Cammino verrà considerato come una realtà  in formazione, 'ad experimentum', senza stabilità giuridica e che, probabilmente, alla morte del suo fondatore o al suo ritiro per sopraggiunti limiti d'età, immaginiamo fra breve, si dovrà mettere mano al suo Statuto e soprattutto ai suoi organismi di governo e di rappresentatività .
Ciò  naturalmente non invalida il principio secondo il quale tutti gli incarichi devono essere rinnovati e riassegnati dopo la durata massima di dieci anni nell'ottica del servizio, e tutti, compreso quello del fondatore-superiore, devono essere svolti non in funzione della mera occupazione del potere e del suo esercizio personale.
 
Conclude il Pontefice:
 
«Nessuno è padrone dei doni ricevuti per il bene della Chiesa – siamo amministratori -, nessuno deve soffocarli, ma lasciarli crescere, con me o con quello che viene dopo di me. Ciascuno, laddove è posto dal Signore, è chiamato a farli crescere, a farli fruttificare, fiducioso nel fatto che è Dio che opera tutto in tutti (cfr 1 Cor 12,6) e che il nostro vero bene fruttifica nella comunione ecclesiale».