mercoledì 31 marzo 2021

*Quando Mosè diventa Faraone* un altro ex catechista del Cammino scrive un libro che ne svela i retroscena .


Dalla predicazione di Kiko e dei catechisti del Cammino Neocatecumenale:
«Ci sono vescovi e sacerdoti che ci accusano di essere una chiesa parallela. Siamo noi la "vera Chiesa" perchè prendiamo il Vangelo sul serio. Se c'è una chiesa parallela è la loro, non la nostra»

Così esordisce Antonio Lombardi, uomo di legge e docente di Diritto, ex neocatecumenale, catechista per più di vent’anni, nel suo libro sul Cammino Neocatecumenale.

Il titolo del libro (Edizioni Segno, settembre 2018) è il seguente: “Quando Mosè diventa Faraone”, e il sottotitolo: “ovvero neocatecumenali protetti a vita nell’utero di massima sicurezza di una chiesa parallela fondata da Kiko Argüello”.

In pratica, con questo titolo, corredato dalla suggestiva immagine di un prigioniero aggrappato alle sbarre della propria cella, l’autore ha voluto assicurarsi del fatto che solo gettando uno sguardo fugace alla copertina del libro, prima ancora di leggere una delle sue 240 pagine, chiunque possa avere le notizie fondamentali sul movimento neocatecumenale, del fatto cioè che esso si presenta come Mosè, liberatore e salvatore, e finisce per essere un carceriere, un tiranno, che trattiene al proprio interno, come fosse un carcere di massima sicurezza, l’incauto che vi aderisce, il quale finisce per appartenere non più alla Chiesa cattolica, ma ad una chiesa parallela.

Nelle note biografiche dell’autore leggiamo:

«Antonio Lombardi per circa 22 anni è stato catechista del Movimento Neocatecumenale. Egli, pur non rinnegando questi anni di fede, in coscienza e con spirito di servizio ecclesiale, conviene con le tante critiche piovute in questi anni sui metodi e sulla dottrina kikiana, che non siano consoni all’insegnamento della Chiesa Cattolica.
Si può ancora porre rimedio a questo gigantesco problema o la chiesa parallela neocatecumenale è destinata a scomparire o a divenire una delle innumerevoli sette che costellano il panorama religioso?
L’intento dell’Autore, un uomo di legge, è teso al risanamento di questa grave piaga, che marcisce lentamente, come un cavallo di Troja, all’interno della stessa madre Chiesa cattolica, apostolica e romana!»

Siamo venuti a conoscenza per pura casualità dell'esistenza di questo libro; certi di fare cosa gradita all'Autore e ai nostri lettori, riportiamo alcuni brani tratti da esso, la cui lettura consigliamo a chi fosse interessato ad una conoscenza “dall’interno” del Cammino Neocatecumenale.
 


 

Dal Capitolo: “Nascita e struttura del Cammino neocatecumenale” 

STRUTTURA GERARCHICA DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE

Il Cammino Neocatecumenale è una struttura rigidamente verticistica che fa capo a Kiko Argüello e alla sua èquipe. Seguono le èquipe dei catechisti itineranti, dei catechisti responsabili nazionali, regionali, zonali, delle Comunità parrocchiali.
Ogni Comunità ha poi un “responsabile”, che assume anche il ruolo di capo- èquipe dei catechisti di quella Comunità.
Ogni èquipe è composta da laici (una o due coppie) e da un Presbitero. Uno di questi laici ha il compito di “responsabile capo- èquipe” con poteri assoluti, superiori a quelli del presbitero.

Le catechesi, gli incontri, gli scrutini eccetera sono condotti dal capo- èquipe e dagli altri laici; uno spazio marginale viene concesso al sacerdote, il quale, se di carattere debole e remissivo, viene piegato a tutte le decisioni del capo- èquipe e degli altri catechisti.

Per essere catechisti, non occorre nessuna preparazione culturale o teologica, per cui anche un ex ateo, una persona di scarsa cultura, che mai prima abbia frequentato la Chiesa, può essere nominato di punto in bianco “catechista”, con poteri che nessun laico ha nella Chiesa!
La scelta non ricade su chi abbia dimostrato maggior adesione di vita alla Parola di Dio, ma su coloro che offrono maggiori garanzie di obbedienza cieca ai catechisti delle gerarchie superiori.

Si viene a creare così un sistema verticistico di potere assoluto e sicuro che fa capo a Kiko.

Chi nel Cammino tenta un dialogo o chiede spiegazioni su quanto dicono i catechisti è guardato con sospetto ed è tenuto sotto osservazione dal responsabile, il quale tiene i contatti con i catechisti che seguono quella comunità ed ha il dovere di informarli periodicamente sul comportamento di ogni singolo aderente (se frequenta regolarmente il Cammino, se è ubbidiente alle disposizioni dei catechisti, se mette “la sua vita in comune”, cioè se parla dei suoi problemi e peccati in comunità, se si sottomette docilmente oppure ”mormora” ecc.

Quando la persona più affidabile viene nominata responsabile di una Comunità, i catechisti le dicono alla presenza di tutti e in un linguaggio specifico e consueto:
Da questo momento tu sei nella Comunità l’occhio e l’orecchio dei catechisti”.
Ai catechisti non viene richiesta nessuna preparazione teologica, che, anzi, è motivo di ironia ed indice di mancanza di fede nella “forza della Parola”.

Dal Capitolo: “Quando Mosè diventa … Faraone”


PRIMA LA COMUNITA'... POI I FIGLI

Dopo la Messa vespertina viene a trovarmi in sagrestia una ex-parrocchiana che non vedevo da tempo. Ci siamo fermati a parlare... Apparentemente era sorridente e serena, ma a poco a poco ha cominciato  a manifestare un profondo disagio interiore.
Era piena di sensi di colpa verso Dio, perché convinta che Lo deve accontentare e servire andando a tutti gli incontri della sua Comunità neocatecumenale, in cui si trova da circa 18 anni. Accontentare e servire rinunciando a se stessa, alla famiglia, al tempo libero e persino alla sua legittima libertà di pensare.
Mi confida, tra l'altro, che una domenica ha sentito il permesso interiore di approfittare dei pochi giorni di ferie e di andare al mare con i suoi figli, rinunziando ad una convivenza con la sua comunità.
Non l'avesse mai fatto!
Ad un incontro successivo fu accusata pubblicamente dai suoi catechisti laici di idolatrare la famiglia e di non sapere mettere Dio al primo posto!
L'abbattimento morale ed i sensi di colpa la prostrarono fino alle lacrime. Ed una espressione di amarezza accompagnava a distanza di tempo il suo racconto.
Quando le dico che c'è più crescita spirituale nel godere un momento di relax e di comunione con i figli, piuttosto che andare ad un incontro comunitario controvoglia, mi guarda frastornata ed esclama con una espressione di impotenza:
Lo so, ma non riesco più ad essere libera senza sentirmi in colpa!
Non sto parlando di una classica bigotta da sagrestia, ma di una donna intelligente, colta, dedita al suo lavoro in campo sanitario.
Mi sono sentito profondamente triste.
Possibile che dopo tanti anni di cammino nessuno le abbia annunziato veramente il Vangelo?
Che nessuno le abbia rivelato il vero volto di Dio e che i suoi catechisti del Cammino, invece, le abbiano rinforzato il fantasma di certi tiranni terreni, ai quali immolare perfino gli affetti? (Don M. Marini).

QUANDO MOSÈ DIVENTA FARAONE

Impossibile trovare nel Cammino neocatecumenale persone davvero libere, spiritualmente svezzate e che, magari dopo un tempo ragionevole di formazione, continuano a crescere in direzione dell’autonomia e della maturità umana.

Nessuno sospetta che Kiko, sedicente nuovo Mosè, si sia trasformato in Faraone.

Nessuno all’interno di questo movimento si accorge che nelle comunità il conformismo uccide l’unicità, le regole la spontaneità, gli obblighi la libertà, la sottomissione cieca ai catechisti l’obbedienza allo Spirito.

LA DIPENDENZA EMOTIVA

Il fenomeno della dipendenza emotiva è particolarmente drammatico in tutte le esperienze religiose in cui il capo fondatore, ponendosi come alternativa con la Chiesa ufficiale, si presenta come guida unica e assoluta.
Costui quasi sempre è una persona che sente il bisogno di essere leader, di dominare; per questo anche Kiko è diventato possessivo nei confronti del movimento da lui fondato, che considera una sua “creatura”, e pretendendo cieca obbedienza, di fatto si è trasformato da liberatore a faraone.

Ed allora all’interno del Cammino neocatecumenale i segni del malessere diventano presto evidenti: senso di costrizione, rabbia latente pronta ad esplodere, sensi di colpa e di oppressione fisica; ci si sente “costretti”, chiusi imprigionati.
Ma nessuno osa manifestare sentimenti del genere: ci si sentirebbe colpevoli, diversi, fuori dalla volontà di Dio!

Pertanto lasciare un gruppo così strutturato, specie dopo anni di appartenenza, non è facile.

OPPRESSIONE IN NOME DI DIO

Non è facile, perché il catechista-faraone che ti opprime e che si è impossessato della tua vita è anche il padre che ti nutre, si prende cura di te, non ti lascia solo, ti guida con precetti e norme.
Ti dice quando vendere i beni, come e quando pregare! Egli prende la tua vita nelle sue mani e ti libera dal peso di gestirla da te; e tu lo segui ciecamente, perché ti ha convinto che grande peccato è ragionare, somma virtù “rinunziare a pensare”!
È vero che ti opprime con le sue assurde richieste, per cui ti ha costretto a trascurare i figli,
la famiglia, il lavoro; ma ti ha anche convinto che tutto quello che ti chiede è “volontà di Dio”.

Come dirgli di no?
Come tirarsi indietro?
E poi, dove andare?

Dopo anni di isolamento, chi tentasse di uscire dall’utero di protezione del Cammino neocatecumenale, che si considera la “vera chiesa”, si sentirebbe straniero persino nella propria comunità parrocchiale di appartenenza.
Così molti si rassegnano al peso delle catene che portano, tanto da considerarle normali o “volontà di Dio”!

MA DIO CI LIBERA DA QUESTE CATENE

“Se vuoi essere mio discepolo prendi la tua croce!”

E la croce potrebbe essere questa: lasciare il catechista-faraone che ti tiene legato in nome di Dio!
Ma per farlo occorre la potenza della Grazia ed il coraggio di riappropriarsi della propria vita.
Occorre un vero ministro di Dio che annunci la verità; che Dio è Padre e non padrone; che Egli è il nostro liberatore e che sta dalla nostra parte; che ha rispetto di noi e non dice “devi” ma “se vuoi”; che se sentiamo il desiderio di andare al mare con i figli, non ci obbliga a lasciarli a casa per seguire la comunità.

Perché è proprio la Comunità a trasformarsi in idolo quando, per servirla, costringe a sacrificare persino gli affetti familiari; che anzi possiamo rendere vera lode all’Altissimo gustando il sapore degli affetti, la bellezza del mare e il calore del sole.

Nel Cantico di San Damiano si trovano queste parole: 
“Ognuno di noi porta con sé un sogno: Dio ci aiuta a costruirlo!”
Quale liberazione scoprire che Dio non mette catene alla nostra mente; che Egli è Colui che ci riscatta dalla prigione in cui altri ci conducono (anche se in buona fede e per amore a noi); Egli è Colui che desidera i nostri desideri, sogna i nostri sogno, muove le nostre energie, esalta ed orienta la nostra libertà!

Dal Capitolo: “Confessione pubblica dei peccati” 

SACRALITÀ DELLA COSCIENZA VIOLATA DA KIKO

Nel corso degli scrutini tutti i componenti di una Comunità vengono messi a turno al centro dell’assemblea, di fronte ai catechisti, che, in veste di giudici ed esaminatori, li sottopongono ad un interrogatorio che può durare anche due ore.
Si tratta di un interrogatorio condotto con stile paterno, profetico e a volte anche minaccioso.
Si arriva, in pratica, alla confessione pubblica dei propri peccati, anche i più intimi e scabrosi, sotto l’interrogatorio di catechisti laici.

La confessione dei peccati, mettendo pubblicamente a nudo la propria vita, è condizione indispensabile per essere ammessi alle tappe successive del Cammino.
Questa confessione dei propri peccati è vissuta da molti malvolentieri e solo per ubbidienza ai catechisti, da altri magari con convinzione e pentimento fino alle lacrime, ma deleteria sull’equilibrio psico-fisico del soggetto e nei suoi effetti su un uditorio non preparato.
Kiko sostiene di ispirarsi alla “Redditio” fatta dai catecumeni della Chiesa primitiva; ma nessun documento attesta tale pratica.

Premesso che il Catecumenato della Chiesa primitiva durava circa 3 anni e non 30-40 come il neocatecumenato di Kiko, a nessun catecumeno veniva richiesto di confessare pubblicamente i propri peccati.
Solo coloro che si erano macchiati di peccati di pubblico dominio, e quindi conosciuti da tutti, come l’omicidio, l’adulterio o l’apostasia, veniva chiesto un atto pubblico di pentimento prima di poter ricevere il battesimo.
Ma oggi neppure al capo mafioso pluriomicida pentito la Chiesa osa chiedere una dichiarazione pubblica di pentimento: la sfera intima della persona è sacra.

Ma tale sacralità sembra ignorata da Kiko e dai suoi catechisti.

UNO SPETTACOLO PENOSO

Il sacerdote, ridotto spesso al ruolo di semplice “comparsa”, serve a dare l’illusione che ciò che essi fanno sia voluto e permesso dalla Chiesa.
Nel corso della “Redditio”, la confessione pubblica dei propri peccati - anche di quelli lontani nel tempo, ormai confessati, perdonati e dimenticati da Dio – avviene in chiesa, alla presenza di tutti i componenti delle altre comunità e dei parrocchiani. Viene anche gente da altre parrocchie, richiamata dalla curiosità.

Kiko è convinto che questo gesto così eclatante ed inconsueto, volto cioè a testimoniare le “vittorie di Gesù Cristo” sui propri peccati, sia un segno di fede e di libertà così forte, da poter richiamare altri nel Cammino.
Ma il risultato è completamente opposto: tutti coloro che assistono a questo “penoso spettacolo” fuggono lontano da una simile esperienza!
I catechisti dicono che si è davanti alla Croce e che bisogna raccontare tutto della propria vita, per testimoniare le “vittorie di Gesù Cristo”.

E così si sente di tutto:
  • chi confessa peccati di masturbazione davanti ai figli e tutta l’assemblea di catecumeni e curiosi;
  • chi rivela di aver avuto amanti;
  • chi confessa di aver abortito;
  • chi racconta di aver avuto rapporti omosessuali;
  • chi tira fuori rancori ed odi, magari sepolti ormai da anni, verso i propri genitori o persone assenti…
Molti affrontano questa prova con timore e grande sofferenza.
Ma come tirarsi indietro?
Significherebbe uscire dal Cammino!
E dove andare, visto che in tanti anni di isolamento tutti i ponti con le altre realtà parrocchiali e diocesane sono stati abbattuti?

UNA PRATICA CONDANNATA DALLA CHIESA, MA DIFESA DA KIKO

La Chiesa ha sempre condannato la confessione pubblica dei peccati.
A tale proposito interessante ed attuale è la posizione del Papa Leone I, alla notizia di tale pratica in alcune comunità della Calabria:

“Dispongo che venga rimossa in tutti i modi quella temerarietà che è anche contro la regola apostolica, di cui recentemente ho appreso, che viene commessa da alcuni circa la confessione pubblica che viene richiesta dai fedeli.
Dispongo che non si proclami pubblicamente nessun privato peccato, essendo sufficiente che la colpa della coscienza venga manifestata ai soli sacerdoti con confessione segreta.
Sebbene infatti, sembra essere lodevole una pienezza di fede, che per timore di Dio non abbia soggezione ad arrossire presso gli uomini, tuttavia dispongo che sia rimossa una consuetudine tanto inaccettabile, affinchè molti non vengano allontanati dalla fede e dal beneficio della confessione, per il timore di dover pubblicamente confessare i propri peccati!” (Dalla lettera “Magna indignatione” di Leone I ai vescovi di Calabria).

Dal Capitolo “Unici e irripetibili” 

AZZERAMENTO SPIRITUALE

Chi entra nel Cammino, anche se cattolico praticante e con una ricca e sincera vita spirituale alle spalle, viene inesorabilmente subito “azzerato” a livello spirituale e riportato “in Egitto”, cioè al punto iniziale della vita spirituale, in quanto solo nel Cammino, a detta di Kiko e dei suoi catechisti, c’è vera conversione e si trova la vera chiesa.

Nella fase iniziale di evangelizzazione neocatecumenale c’è una catechesi specifica, intitolata “Esodo”.
Con questa catechesi si presentano ai futuri membri della nascente comunità le varie tappe della storia della salvezza: Egitto, Passaggio del Mar Rosso, Deserto, Sinai, Terra Promessa.
Alla fine delle catechesi si interrogano le persone, ponendo loro queste domande:

“Tu, fratello mio, dove ti trovi in questa storia della salvezza? Sei in Egitto? Sei nel Deserto? Dove ti trovi?”

OPERA DI DEMOLIZIONE

Opportunamente stimolati e pressati, tutti devono dare delle risposte, per essere successivamente “illuminati” dal catechista.
Se qualcuno sostiene, ad esempio, di trovarsi nel “Deserto”, comincia da parte del catechista, a volte con un sorrisini di sarcastica ironia, l’opera di demolizione con domande del tipo:
“Se dici di essere arrivato nel Deserto, quando sei stato in Egitto? Quali erano i peccati che ti rendevano schiavo? Me li puoi elencare? Chi è stato il tuo Mosè che ti ha portato fuori dall’Egitto? Me lo puoi indicare con nome e cognome? E quando hai passato il Mar Rosso?”


Insomma alla fine tutti devono riconoscere:
  • di non aver mai fatto un vero cammino spirituale prima di allora;
  • di non aver mai lasciato l’Egitto;
  • di non aver mai avuto un Mosè nella loro vita;
  • che i catechisti del Cammino saranno finalmente i loro Mosè.
Anche il parroco, se accetta il Cammino, deve riconoscere di trovarsi ancora in Egitto e che inizierà anche per lui un esodo sotto la guida dei catechisti laici; è come se mai fosse stato in seminario, come se non avesse fatto nessun cammino spirituale prima di allora.

“TU SEI UNA… CACCA”

A tale proposito un significativo episodio.
Una èquipe di catechisti itineranti viene ricevuta da un parroco (per prudenza non riferiamo né la diocesi né la parrocchia) il quale aveva chiesto il Cammino nella sua parrocchia.
Il capo-èquipe ad un certo punto chiarisce che anche il parroco dovrà fare il cammino come tutti gli altri, perchè anche lui è un peccatore e ha bisogno di convertirsi.
Quel sacerdote fa presente che avrebbe potuto seguire una eventuale comunità, ma che non si sarebbe potuto impegnare a fare il Cammino!
La discussione si fa progressivamente più animata; i catechisti insistono e alla fine quel povero parroco dichiara: “…io il mio cammino di conversione l’ho iniziato con gli anni di seminario… non penso che debba ricominciare ora partendo da zero”.
A questo punto quel capo-èquipe, per dimostrare a quel parroco che non aveva lo spirito di Gesù Cristo, che non era capace di resistere al male e quindi non era convertito, gli dice: “Tu sei una merda!”
Incredulo ed allibito, quel parroco invitò quei catechisti ad andare via.
Mentre uscivano dalla sacrestia, uno di loro esclamò: “Hai visto che non sei convertito? Che non sai resistere al male? Che non hai lo spirito di Gesù Cristo? Almeno ti abbiamo fatto luce!”.

Il comportamento di tali catechisti, lungi dall’essere condannato, veniva citato all’interno del Cammino come esempio da imitare, in quanto “il catechista è un profeta con la missione di fare luce e convincere gli altri di peccato”.

Dal Capitolo: “Interpretazione oltranzista della parola sull’apertura alla vita e violenze psicologiche sulle coppie per indurle a fare figli per il cammino” 

PATERNITÀ IRRESPONSABILE

È cosa risputa che, nel Cammino, Kiko ed i suoi catechisti spingano le coppie, attraverso un lento processo di condizionamento spirituale che sfocia di fatto nel fanatismo, ad un’apertura alla vita “irresponsabile”, dando anche in questo campo un’interpretazione oltranzista e fideistica della Parola.
Così esibiscono come coppie dalla “fede adulta” tutte quelle che si sono distinte e si distinguono per l’alto numero dei figli: sei, otto, dodici e oltre!

Ma i risvolti negativi sono spesso drammaticamente e prudentemente mantenuti segreti: bambini che vivono senza la presenza dei genitori (sempre impegnati nel Cammino) e nella più totale precarietà igienica e affettiva, spesso con crescenti disturbi psichici, tali da costringere spesso i genitori ad affidarli alle cure di specialisti.

Spesso succede anche che all’interno di queste coppie qualcuno attraversi momenti di gravi crisi depressive; non occorre molta fantasia per intuire i problemi di varia natura in una famiglia di otto o dieci figli con un solo stipendio!
Crisi depressive che sfociano in alcuni casi di squilibri mentali e comportamentali veri e propri, che incidono negativamente sull’unità della coppia e sulla vita della famiglia nel suo complesso.

Non sono mancati e non mancano nel cammino casi di suicidio o di tentato suicidio a causa di tali problemi.
Ma anche di fronte a fatti del genere, che non sempre si riesce a tenere nascosti, i catechisti, lungi dal mettere in discussione la loro predicazione oltranzista sull’apertura alla vita, trovano la classica risposta intrisa di fideismo: “Il Signore sta permettendo questo…! È con questa storia che ti vuole salvare”.

LA TESTIMONIANZA DI UNA COPPIA

“Siamo una coppia di ex appartenenti al cammino neocatecumenale, del quale abbiamo fatto parte per molti anni: prima come singoli, poi come coppia sposata, infine come genitori.
Come tutti ben sappiamo, il cammino incoraggia le coppie all’apertura alla vita, intesa come disponibilità costante alla procreazione, senza porre alcun limite al numero dei figli da accogliere.
Accade poi che in ogni comunità ci siano famiglie più o meno numerose accanto ad altre in cui i figli sono uno o due al massimo. Ci sono infine delle coppie che, non potendo avere figli naturali, vengono indirizzate verso l’adozione.

Durante gli scrutini, in particolar modo nel secondo passaggio, i catechisti indagano a fondo, interrogando i coniugi in merito alla questione, ed è soprattutto la seconda tipologia di coppia ad essere presa di mira: chi non ha molti figli, infatti, è fortemente sospettato di porre dei limiti alla propria fertilità, per vivere la vita secondo disegni propri anziché secondo il progetto di Dio.

Durante la nostra permanenza nel cammino abbiamo incontrato molte di queste coppie, ed abbiamo potuto constatare che quasi sempre la decisione di limitare i figli a uno o due era dettata da motivazioni serie, quali ad esempio la necessità di occuparsi di familiari malati o disabili o la paura (per le donne) di perdere l’impiego.
Queste motivazioni venivano contestate dai catechisti, utilizzando le solite formule fideistiche: “lasciate che sia il Signore ad occuparsi dei vostri cari” oppure “lasciate il lavoro e vedrete l’intervento della Provvidenza nella vostra famiglia”.
A questo punto alcuni si ribellano e lasciano il cammino, scandalizzati da un’intromissione così pesante nell’intimità della loro coppia; altri temporeggiano ma con disagio, dando credito all’accusa loro rivolta di non essere ancora arrivati a una vera conversione.
Infine c’è chi accetta di aderire completamente ai dettami dei catechisti, imboccando una strada che per qualcuno corrisponde a quanto realmente desidera e si sente pronto ad affrontare, ma per molti altri è vissuto come un’imposizione o quantomeno come un compito gravoso.

Abbiamo visto con i nostri occhi coppie in reale difficoltà, sia economica che psicologica; donne che annunciavano in lacrime una nuova gravidanza quando ancora non si erano riprese dalla precedente; mariti preoccupati perché il peso della famiglia numerosa gravava interamente sulle loro spalle.
Ma abbiamo raccolto anche confidenze di figli che si sentivano trascurati da genitori spesso impegnati la sera con i continui incontri richiesti dal cammino, ragazzi che dovevano accudire i fratelli piccoli quando i genitori uscivano per le convivenze della comunità di uno o tre giorni e che non disponevano in casa di uno spazio tranquillo in cui poter studiare in pace.

Per tanto tempo abbiamo ascoltato le catechesi sull’argomento cercando di avere un atteggiamento umile e disponibile, ma i dubbi erano tanti.
Siamo purtroppo arrivati ad una conclusione ben triste: all’interno delle comunità neocatecumenali le coppie che mettono al mondo più figli di quanto ragionevolmente consentirebbe la loro condizione non solo economica, ma anche fisica e psicologica, si legano indissolubilmente al Cammino.
Questo perché, non avendo spesso il padre la possibilità di mantenere dignitosamente la famiglia (tenendo conto che la mamma non può certo lavorare), si trova costretto a chiedere denaro al responsabile della comunità, che raccoglie mensilmente la “decima” ed eroga le somme a chi ne fa richiesta secondo criteri non molto chiari.

Siamo entrambi convinti del fatto che i figli sono un dono di Dio e non un diritto dei genitori. Nel giorno del nostro matrimonio abbiamo con piena consapevolezza risposto alla domanda che ci è stata posta. “Siete disposti ad accogliere responsabilmente e con amore i figli che Dio vorrà donarvi e ad educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?”

Secondo noi il punto sta proprio nel termine “responsabilmente”: siamo responsabili davanti a Dio dei figli che ci vengono affidati e siamo tenuti a crescerli ed educarli con amore e attenzione.
Ogni coppia ha una situazione diversa e non si può imporre indistintamente un identico comportamento. Questo non significa porre in essere dei comportamenti contro la morale cristiana, ma nemmeno ricercare il figlio a tutti i costi, come avviene spesso nelle comunità giovani dove si assiste a una specie di gara nella quale le famiglie più numerose sono da emulare.

A nostro avviso solo una mente malata può spingere le coppie ad avere quanti più figli possibile, salvo poi accusarle di idolatria quando esitano ad affidarli a mani estranee per dedicarsi ai doveri del cammino.
Un simile modello familiare mortifica entrambi i genitori e può avere gravi conseguenze sullo sviluppo psicologico dei figli stessi.
Grazie per la fiducia e l’attenzione!” (A. e C., ex neocatecumeni di una comunità della Calabria)

(Estratti dal libro "Quando Mosè diventa Faraone " di A.Lombardi - Edizioni Segno)






lunedì 29 marzo 2021

Le indicazioni pastorali neocatecumenali per questa Santa Pasqua 2021

Leggiamo parallelamente le indicazioni della Curia romana sulla Santa Pasqua e le indicazioni del Cammino Neocatecumenale date nell'annuncio di Pasqua dalla équipe internazionale Argüello Pezzi Romero. 
Abbiamo notato infatti che l'Annuncio di Pasqua di Kiko di quest'anno è stato costruito proprio sulla falsariga di questo documento della Diocesi di Roma. 
 
Innanzitutto nel prologo delle Indicazioni per la Settimana Santa nella Diocesi di di Roma leggiamo quanto segue:
Anche se percepiamo ancora il peso dell’emergenza sanitaria, questa situazione non ci deve scoraggiare! Il Maestro ci guida a riscoprire la vocazione missionaria della Chiesa e nell’oggi della storia ci chiama a proseguire nell’impegno di esprimere continuamente «una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice»(EG 11)
Ebbene, anche Kiko, nel proprio prologo,  ci ha tenuto a dare una propria interpretazione di come nel Cammino è recepita questa necessità evangelizzatrice della Chiesa tutta. 
 
I privilegiati neocat con le 'palme alte'
Kiko: Quando vi abbiamo proclamato il Sermone della Montagna e vi abbiamo mostrato l’uomo nuovo, che non resiste al male, che ama il nemico, che non giudica, non avete dubitato, avete creduto, perché Dio vi ha scelto da prima della creazione del mondo per darvi la fede. Questa è la prova che siete stati scelti da Dio. Alcuni non hanno creduto. Chi gli ha sigillato dentro che quello che dice Kiko è vero? Lo Spirito Santo. Chi vi sta sigillando che quello che dico è vero? Lo Spirito.(...) Il Signore nella sua provvidenza ci ha unito, da prima della creazione del mondo ha unito voi e noi, l’equipe dei catechisti di Kiko e Carmen.(...) Ragazzi, siamo privilegiati perché il Signore ci ha scelto, ci ha eletto, ci ha mandato nelle parrocchie, vuole fare della sua Chiesa Cattolica qualcosa di vivo, autentico, di bello. (...) 
 
Naturalmente Kiko ha una propria visione di questa 'nuova gioia della fede' a cui accenna la nota della Chiesa di Roma. 
 
Kiko: In cosa si nota che Cristo abita in noi? Dal fatto che siamo misericordiosi, siamo pazienti con i difetti altrui. Una cosa fantastica! Amarci, volerci bene. Mario, mi vuoi bene? P. Mario: Tu lo sai, Signore! Kiko: Mi ha risposto: “Tu lo sai Signore!”. È una domanda rischiosa! Kiko chiede ad Ascensión: “Tu mi vuoi bene?”. Ascensión: “Si!”. Il Signore ha benedetto Ascensión, perché le ha concesso di stare con noi in équipe; mi ha detto: “Avevo nel cuore un pensiero segreto, di stare in équipe con voi” e il Signore glielo ha concesso. Come ti vuole bene il Signore! È abbastanza brava. 
 
Leggere l'Annuncio di Pasqua 2021 riserva anche questi momenti di puro lirismo 😆. 
 
Prosegue il documento della Diocesi di Roma: 
La pandemia ci mette ogni giorno a contatto con alcune «persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie» (EG 6). È questo l’obiettivo con cui preparare e vivere la settimana santa: contemplare noi per primi il Cristo sofferente, morto, risorto, per guidare tutta la comunità all’incontro con Lui. 
 
Il documento della Chiesa parla di difficoltà, di angustie? Anche Kiko, sentendosi un vero e proprio Vescovo (o Pontefice), ci tiene a parlare di angustie. E infatti ne parla, ma ci mette in mezzo Giuseppe, i fratelli di Giuseppe e addirittura la Shoah. 
Leggere per credere! 
Kiko: Avete visto veramente il Signore in un momento di angustia? Siete uomini pasquali? La parola angustia è molto importante per gli ebrei. I fratelli di Giuseppe si chiedono il perché di quello che succede loro, sempre analizzano la storia che ha la sua causa in Dio. Forse non tutti pensavano di ucciderlo, ma una cosa è certa: tutti avete visto l’angustia di Giuseppe quando gridava pietà, e hanno voltato la faccia da un’altra parte. Basta voltare la faccia per essere assassini di 6 milioni di ebrei nei campi di concentramento, ma Cristo ha vinto la morte per noi e ci ha dato a partecipare della sua vittoria.
Peccato che, nella interpretazione di Kiko, l'angustia di chi è in difficoltà, diventa l'angustia di Giuseppe buttato nella fossa, l'angustia dei fratelli di Giuseppe che 'analizzano la storia' e che, avendo voltato la faccia, sono responsabili come i feroci assassini di 6 milioni di ebrei. Responsabili per modo di dire, perché subito Kiko  conclude: 'ma Cristo ha vinto la morte per noi e ci ha dato a partecipare della sua vittoria'.
Quindi tutti assolti: che tu ne abbia affossato  uno, mille o seimila.
 
Ma bisogna seguire la scaletta 'ufficiale'. Infatti il documento della Diocesi di Roma prosegue con le Indicazioni Pastorali e così pure l'Annuncio del Tripode: il compito viene affidato a padre Mario Pezzi. 
Non è facile dare le direttive per la Pasqua neocatecumenale, che si sostanzia e si condensa nel Triduo quando la Conferenza Episcopale Italiana ha invitato a non duplicare, nella stessa parrocchia, le celebrazioni, e nella Veglia notturna, resa impossibile dal coprifuoco. 
Don Mario Pezzi riesce miracolosamente a dare diverse indicazioni senza parere. Da ciò deduciamo che le bastonate ricevute per la dissennata Pasqua neocatecumenale del 2020 sono state così forti da levare il pelo. 
 
Una modalità per 'celebrare la Pasqua nrocatecumenale' detta senza parere: 
Pezzi: Conosciamo la difficoltà di tutti noi a sottometterci a queste leggi, e la tentazione di ribellarci o di cercare scappatoie: sappiamo che alcune comunità già avevano cercato dei posti per poter celebrare tutta la Veglia in strutture ecclesiastiche o in Hotel, entrando prima del coprifuoco e uscendo il mattino al suo termine. 
A questo punto Pezzi lascia cadere il discorso nel vuoto. Possono farlo? Non possono? È evidente che, a loro rischio e pericolo, possono farlo. E qualcuno lo farà. 
 
Basta battesimi nei bicchieri di plexiglas
E i battesimi? Che si fa con i battesimi? Cos'è una Veglia neocatecumenale, già di per sé ridotta a una Messa un po' prolungata, senza almeno i battesimi per immersione, ritornello di Cavallo e Cavaliere e battimani? Battesimi inutili e infecondi finché non verranno 'riscoperti' nelle comunità di Kiko, dopo opportuna discesa nella abiezione del peccato, ma comunque, almeno dal punto di vista simbolico, indispensabili nelle Veglie del Cammino? 
La direttiva della Curia per la diocesi di Roma (riportata solo in parte in nota nell'Annuncio di Pasqua del Cammino) stabilisce che i battesimi per immersione debbano essere fatti, per motivi sanitari, addirittura 'nell'acqua corrente'! 
Ma Pezzi non ne parla: non dà disposizione per esempio di fare gli eventuali battesimi per infusione. 
 
E un'altra disposizione presente nella Nota della Curia di Roma è importante, e valida per sempre, non solo per questi tempi di pandemia: 
"essendo il fonte battesimale il luogo liturgico ordinario per celebrare il sacramento della rinascita in Cristo (cf. Rito del battesimo dei bambini, n. 10. 25; Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, n. 25) si deve evitare di battezzare sia gli adulti sia i bambini fuori dal fonte della chiesa parrocchiale".  
Precisazione importante! Ma viene confinata nella nota dell'Annuncio di Pasqua 2021 e sappiamo, dalla lettera di Benedetto XVI messa in nota allo Statuto Neocatecumenale e dalla dottrina del CCC messa in nota sulle pagine del Direttorio, che quando il Cammino Neocatecumenale ha deciso di violare una direttiva, la mette in una nota. 
 
La Conferenza Episcopale Italiana raccomanda di seguire le celebrazioni pasquali, se possibile, in presenza e la curia di Roma ribadisce :
'I pastori esortino i fedeli alla partecipazione in presenza ai riti della settimana santa. A coloro che non possono prendervi parte, si raccomandi di seguire le celebrazioni presiedute dal Santo Padre attraverso i mezzi di comunicazione' 
Invece nelle direttive di Mario Pezzi, e del Cammino, la Messa in presenza è l'ultima delle opzioni, perché prima di questa e più importante è la 'celebrazione domestica'. 
Un catechista che 'riporta' l'annuncio su YouTube è esplicito: 'se poi la Messa (in parrocchia) dura un'ora... tanto vale che ve ne stiate a casa a «celebrare»'  in famiglia.
E poi, naturalmente, l'indicazione data anche quest'anno da padre Pezzi di utilizzare il vademecum neocatecumenale così come previsto per la Pasqua 2020 in cui era prevista la dissacrante 'comunione per asporto' completa il quadro di ciò che non viene detto, ma che è implicito. 
Pezzi: "Là dove questa celebrazione della Veglia non è possibile, con la ricca esperienza maturata già lo scorso anno tra le famiglie del Cammino, affidiamo alle famiglie la missione di tenere viva la celebrazione della Veglia nelle case, durante la quale, compiendo il sacerdozio dei fedeli, trasmettono la fede ai figli." 
Siamo perciò convinti del fatto che scopriremo solo dopo Pasqua cosa significava realmente la frase finale di Kiko subito prima delle preghiere nel mamotreto Annuncio di Pasqua:
 
Kiko: "Bene, fratelli, sono contento di avervi visto, sono contento che celebriate la Veglia Pasquale come potete. Preghiamo."
 
C'è infine una notazione, nel documento della Diocesi di Roma, che, se dovesse venir rispettata, renderebbe inutili tutti i riti neocatecumenali non solo questa Pasqua, ma per sempre. 
Le limitazioni imposte da questo momento di pandemia ancora di più ci spingono a proporre una accurata catechesi pastorale e mistagogica sulla ricchezza dei segni, dei gesti e delle parole che la sapienza celebrativa della Chiesa ci ha consegnato nei riti della Settimana Santa. Si eviti dunque di impoverire i riti e i gesti per una presunta necessità di compierli al di là del loro senso e della loro ricchezza teologica».
Riti e gesti della liturgia della Chiesa Cattolica vengono impoveriti, e non arricchiti, dalla 'presunta necessità di compierli' non rispettandone il senso. E sicuramente nessun sacramento conserva il proprio significato se compiuto come rito separato rivolto ad una élite e non vissuto nella consapevolezza dell'unità con la Chiesa universale.

Nota a margine: ogni anno è sempre la stessa storia, praticamente ogni anno ci ritroviamo ad osservare sempre le stesse cose. 

Per avere una breve carrellata da quest'anno agli anni precedenti, consultare i seguenti articoli:

sabato 27 marzo 2021

...de bonnes nouvelles de la paroisse Notre-Dame de Bonne-Nouvelle? ...ou pas du tout?

…buone notizie dalla parrocchia di Notre-Dame de Bonne-Nouvelle di Parigi... ? Oppure no?

AGGIORNAMENTO : a fronte di variazioni sul sito della parrocchia di Notre-Dame de Bonne-Nouvelle, effettuate dopo la pubblicazione di questo post, vi rimandiamo ai commenti a fondo pagina per le ultime novità. Lasciamo invece invariato il contenuto del post, che è basato sulle informazioni fornite dalla parrocchia stessa durante l'ultima settimana (21 - 26 marzo) .

Il 23 marzo 2021, due giorni dopo l'Annuncio che abbiamo discusso al post precedente, avevamo dato uno sguardo al sito della parrocchia, nella quale il Cammino Neocatecumenale è molto influente.

Il sito ufficiale è temporaneamente non disponibile, ma nella prima pagina sono riassunte le informazioni pratiche necessarie ai fedeli. Ecco un dettaglio della schermata al 23 marzo scorso.


In fondo a questa stessa pagina compariva la seguente comunicazione sulla notte di Pasqua, in accordo con le direttive fornite dal Parroco durante la videoconferenza del 21/03 sera e di cui abbiamo parlato nel post precedente:

Pasqua: Sabato Santo, 3 aprile:
Una Veglia Pasquale a porte chiuse sarà trasmessa su Zoom/Youtube.

La partecipazione fisica dei fedeli è proibita a tutti. Le famiglie sono invitate a vivere una celebrazione domestica secondo le indicazioni date dai responsabili.

Durante la giornata di sabato, i fedeli potranno venire a prendere la comunione (a condizione di portarsi dietro una teca da asporto).

Domenica di Pasqua, 4 Aprile: Messa della Resurrezione alle ore 11:00, iscrizione obbligatoria. (NDR: c'è il numero chiuso per rispettare la distanziazione, quindi bisogna iscriversi online e trovano posto i primi che si iscrivono).

Qui di seguito, l'immagine dell'originale:



Ci connettiamo di nuovo il 26 marzo, dopo tre giorni e, alleluia, qualcosa è cambiato:

non è più prevista la Comunione da asporto ma si invitano i fedeli a vivere la Comunione spirituale durante la veglia notturna (vedi schermata sottostante):


Vogliamo quindi rallegrarci ed essere rincuorati dalla gioiosa speranza che i fratelli di Parigi terranno fede alla promessa e adotteranno la Comunione spirituale durante la Veglia Notturna, come dichiarato nella loro pagina internet. Nonostante la nostra pluridecennale abitudine ai trucchi e magheggi del Cammino siamo anche consci, per esperienza, del fatto che alcune realtà neocatecumenali, localmente, siano più cattoliche e devote di altre.

Auguriamo ogni bene al Parroco di Notre-Dame de Bonne-Nouvelle e preghiamo per la santificazione del suo ministero sacerdotale.

Sapendo di essere seguiti dai fratelli delle comunità di mezzo mondo, chiediamo, in primis a tutti i Parroci del Cammino (ed anche a quelli non del Cammino) ed, in secundis, ai fratelli eventualmente implicati nella pratica della distribuzione delle Sacre Specie per l'asporto e che dovessero leggere queste pagine, di imitare la lodevole iniziativa dei fratelli parigini e di abbandonare il progetto della Comunione da asporto in favore della più rispettosa Comunione spirituale.


Una spiegazione estesa sull'origine e l'uso della Comunione spirituale
potete trovarla sul sito, sempre istruttivo, "Cooperatores Veritatis"



Nota a margine: il Cammino in Francia è pressoché inesistente e quindi consideriamo significativo che in uno dei pochi posti in cui è presente venga frenato dal buonsenso. 
Ricordiamo che il Cammino ha sempre trattato il Santissimo Sacramento come una specie di "sacro snack" inteso a simboleggiare l'unità fraterna (tantissimi neocat continuano a riceverlo in stato di peccato mortale).
È scandaloso che dei laici sedicenti "riscopritori del battesimo", allo scopo di far riuscire le proprie teatrali iniziative, si siano inventati la Comunione "da asporto take-away", in spregio al Sacramento, alle indicazioni dei vescovi, e all'effettiva possibilità che non tutti i kikos saranno nelle dovute disposizioni per riceverlo.

giovedì 25 marzo 2021

Pasqua 2021: Un Annuncio è stato proclamato...

 ... ma non chiedeteci di chiamarlo pasquale. Il motivo si chiarirà alla fine di questo articolo.

Trovate qui il PDF. Siccome i nostri fratelli in cammino ci hanno abituato al fatto che non fanno tutto quello che dicono e non dicono tutto quello che fanno, abbiamo anche seguito l'annuncio alle comunità francesi e belghe (composte in buona parte da fratelli italiani) che è andato in onda domenica 21 marzo in diretta Zoom e YouTube, dalla parrocchia di Notre-Dame de Bonne Nouvelle a ParigiOggi vi diamo un resoconto dei contenuti questa conferenza. 

Ricalcando lo schema simbolico della triade neocatecumenale, un catechista laico di lungo corso, il parroco ed una giovane signora laica si sono susseguiti per: catechizzare, dare le comunicazioni di servizio e poi concludere con ulteriori annunci e direttive, rispettivamente. Proprio come hanno fatto Kiko, Padre Mario ed Ascensión. Esaminiamo l'Annuncio nelle sue parti.

All'interno del resoconto, il testo in questo colore è dei nostri commenti.

Prima parte dell'Annuncio: la catechesi, tenuta da un laico. 

Veglia ed Eucaristia:

La catechesi inizia come la Veglia Pasquale, enfatizzando giustamente il ruolo della luce che arriva ad illuminare le tenebre,  Gv. 1, 4-5, N.d.R. Subito dopo, però, il catechista ci informa che non è importante se quest'anno la notte di Pasqua dovremo celebrarla in famiglia come era per il popolo di Israele, oppure attraverso internet, perché, spiega citando a memoria la Carmen consorella dei primi annunci:

"Cosa credete che sia più importante, nella Pasqua? Credete che solo l'Eucaristia sia la cosa più importante? Siamo fortunati ad averla. Ma immaginatevi che un ebreo si trovi in prigione. E che non possa riunirsi - con gli altri, N.d.R.- per avere tutti i segni. Cosa credete che sia più importante per lui, di avere tutti i segni per celebrare la Pasqua? Di avere il pane azzimo, le erbe, la coppa... ? No!" - ci aveva detto Carmen - "la cosa più importante per il popolo di Israele è la notte! La notte di veglia in onore del Signore. La notte! " 

Il Signore passa per risuscitarci dalla fossa della morte dei peccati:
La catechesi prosegue con la discesa e risalita di Nostro Signore, che duemila anni fa entrò nella morte per uscirne vittorioso e risuscitato dal Padre. Oggi questa morte sono le nostre situazioni, cioè le disgrazie ed i peccati, di cui i più terribili sono quelli della carne. In questa fossa il Signore passaesattamente durante la notte di Pasqua, per risuscitare a vita nuova chi veglia e prega attendendolo.

Prosegue il catechista: "che il Signore in questa notte vi possa mettere la potenza della sua resurrezione, del suo amore e che ci faccia vivere l'esperienza di una cosa che si chiama il cielo. Sapete cosa vuol dire il cielo? Vuol dire Dio, in tutta la sua totalità. Ecco per cosa ci prepariamo a vivere, quest'anno."

Il Poema Rabbinico delle Quattro Notti
Questo argomento richiede un post a parte e ne riparleremo in seguito. Al posto del testo vi lasciamo questa bella icona di San Paolo Apostolo delle genti, ed un testo scelto da noi, tratto dagli atti degli Apostoli.

At 19, 11-17: Gli esorcisti giudei. 
Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano. Alcuni esorcisti ambulanti (itineranti?) giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: «Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica». Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. Ma lo spirito cattivo rispose loro: «Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?». E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Efeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù.

Continuiamo con l'Annuncio:


Cazziatone generale per le assenze, anzi, noRichiamo al senso della comunità:
Continua il catechista: "Molti fratelli hanno iniziato a disertare l'assemblea per paura del covid e della morte, nonostante il nostro grande rispetto delle misure di sicurezza [...]. Ma l'assemblea... è la presenza di Gesù Cristo, che si rende visibile!  Il Signore vuole che formiamo una comunità che è il Corpo di Cristo, per questo vuole che ci amiamo tra noi. 

È una cosa meravigliosa che Dio voglia che Nostro Signore Gesù Cristo risuscitato dalla morte abiti in noi perché possiamo amarci. Amatevi facendo del bene a quelli che vi fanno del male. Amatevi di un amore nuovo, che deve apparire nella parrocchia e nelle comunità. Un amore nuovo in cui portiamo su di noi anche i peccati e le tare degli altri. Dobbiamo avere fiducia profonda nel Signore, che è Lui che ci dona la forza di amare i nemici, le persone difficili, quelli che non ci amano, ci fanno del male, secondo l'esempio magnifico dei nostri fratelli in Iraq.

Per questo siamo privilegiati. Perché il Signore ci ha scelti, ci ha eletti e vorrebbe che le nostre parrocchie risplendessero di queste comunità nelle quali poco a poco, nutrendo la nostra fede, noi possiamo arrivare a questa statura adulta della fede, che è la presenza di Gesù Cristo in ciascuno di noi [...] che possiamo trasmettere ai nostri figli."


Seconda parte dell'annuncio: comunicazioni di ordine pratico, date dal parroco.


Ordinazione Sacerdotale: Durante il canto delle Litanie i fedeli si inginocchiano, mentre  

gli ordinandi si prostrano a terra in segno di umiltà e di consegna totale della propria vita a Dio.


Un parroco giovane e pieno di energie ha dovuto mettere da parte i tria munera sacerdotali (insegnare, santificare, governare) per limitarsi alle comunicazioni di servizio, cioè riferire il comunicato di Padre Mario, il quale, anche lui, ha solamente dato voce alle disposizioni del laico Kiko.

Kiko, colto da un afflato di obbedienza ed umiltà, ha invitato tutti i fratelli a sottostare "alle differenti disposizioni dei governanti e delle Chiese nelle differenti nazioni, seguendo l'esempio del Figlio di Dio che, fatto uomo, si è fatto obbediente al Padre, fino alla morte e alla morte di croce. "

Padre Mario, per nobilitare ulteriormente il nobile sacrificio di Kiko, ha letto il passo della Prima Lettera di San Pietro (5-11):

"Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi. E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi. A lui la potenza nei secoli. Amen! "

Nel seguito, a dispetto di tutto questo cantare di obbedienza, umiltà, sacrificio, martirio... alla prova del fuoco di una situazione generale obiettivamente difficile, i neocatecumenali rivelano, con le decisioni prese in merito alla Veglia Pasquale, l'irrinunciabile supremazia attribuita a "la notte" di Pasqua, a scapito dell'Eucaristia.

Ora, causa restrizioni covid, a Parigi è vietato celebrare Messe notturne. Tutte le Veglie Pasquali della città sono posticipate alle sei e mezzo di domenica mattina ed i controlli della polizia sono stati rinforzati, cui va ad aggiungersi la collaborazione dei residenti dalla denuncia facile. Il Vescovo ha già dovuto tirar fuori dai commissariati qualcuno dei suoi figli sacerdoti e non concede più deroghe a nessuno e per nessun motivo. Il Parroco di Bonne Nouvelle ha tentato, inutilmente, di convincerlo che la veglia fino all'alba è fondamentale e che i Neocatecumenali in particolare non possono rinunciarvi, dal momento che hanno il grande merito di averla restituita a Madre Chiesa, la quale l'aveva ormai dimenticata da secoli. Per ribadire questo merito, non si esita, anche in questo Annuncio, a citare le lodi fatte al Cammino da Papi e Vescovi.

In realtà, il Cammino la veglia l'ha restituita solo a se stesso, dal momento che la celebra separatamente, spesso neanche in una chiesa consacrata ma in istituti religiosi o, peggio, negli alberghi, e che i neocatecumenali non si sono mai più sciolti nelle parrocchie come avevano promesso inizialmente. Del resto come poteva essere altrimenti, dal momento che la loro Pasqua è la notte in cui il Signore letteralmente passa e ci fa resuscitare dalla fossa della morte e dal fango della palude, cioè da tutte situazioni di sofferenza e di peccato? Questa non è la Pasqua Cattolica ed i Neocatecumenali lo sanno benissimo anche quando non lo sanno spiegare: la spiegazione sta nelle loro scelte.

Seguono quindi le disposizioni pratiche per la Pasqua, e qui siamo alle solite: tutto come l'anno scorso.

La veglia notturna sarà celebrata a porte chiuse, in teleconferenza dalla chiesa, dai preti insieme ai soli seminaristi che vivono nella stessa casa, più un cantore. Le comunità celebreranno nelle case, ogni famiglia per sé seguendo il libretto neocatcumenale e, se vorranno, si connetteranno su Zoom e YouTube. Questo permetterà loro di  riscoprire il sacerdozio dei fedeli (di cui al CCC 1656, dietro al quale si riparano) che consiste nella trasmissione della fede dai genitori ai figli, intenzione lodevole ma attuata secondo le modalità della Pasqua Ebraica.

La Comunione da asportocome l'anno scorso, sarà distribuita ai fedeli nel pomeriggio del Sabato Santo, secondo una modalità non meglio specificata (... i nostri timori e domande sono gli stessi dell'anno scorso: pane intero? pane già spezzato? ostie? chi spezza il pane? chi lo distribuisce? quando è stato preparato? quando è stato consacrato?...). I fedeli dovranno recarsi in Chiesa portando con sé un' apposita teca per ricevere il pane consacrato che consumeranno la notte in famiglia.

Qui dobbiamo purtroppo constatare che, messi di fronte all'alternativa tra onorare degnamente il Sacramento dell'Eucaristia come comanda Madre Chiesa ed anche a costo di iniziare la celebrazione all'alba, come consentito dalle autorità civili e salvaguardare "la notte" ubbidendo a Kiko tramite l'obbedienza alle leggi dello Stato, i neocatecumenali hanno deciso, senza esitare, per la seconda opzione, prendendo una serie di misure contrarie alla disciplina dei sacramenti. E tutto pur di rispettare la loro dottrina eterodossa o nascondendosi dietro ad essa, pur di agire come un unico corpo, corpo del quale hanno tutta l'intenzione di conservare inalterata l'identità.

Una inquietante novità che fino a qualche anno fa aleggiava solo vagamente nell'aria, è la dichiarata attesa del ritorno del Messia in carne ed ossa e del rapimento al cielo dei suoi cristiani in questa notte di Pasqua 2021. Ne aveva accennato esplicitamente Kiko nel 2018 :"S. Paolo dice che, quando verrà, coloro che sono vigilanti nella notte pasquale, in piedi leggendo i profeti, in quella notte si apriranno i cieli in tutto il mondo e vedranno Cristo che viene nella gloria, insieme ai santi. Quelli che sono nella Veglia Pasquale saranno trasformati, saranno rapiti, senza passare dalla morte fisica e mentre salgono in cielo saranno trasformati. Questa è Parola di Dio." , ma ora sembrerebbe che la voce si sia sparsa tra i fratelli delle comunità ed  infatti tutti quelli che hanno fatto l'Annuncio a Notre Dame de Bonne Nouvelle hanno dichiarato di aspettarsi questo evento.

Ma... tra parentesi: scusate, fratelli delle comunità: dite che tra due settimane torna il Signore, dite anche che fate parte della Chiesa e non avvertite gli altri fedeli? O non credete a una delle due cose che dite, ma, se credete ad entrambe: siete dei grandissimi filibustieri!

E, purtroppo, persino il parroco dice di sperarci e sembra, benché con un po'di ironia, possibilista.

Ci lascia profonda tristezza constatare che un presbitero di Santa Romana Chiesa speri che questa sia "l'ultima notte", quella del "rapimento della Chiesa", in cui i fedeli (ma presumibilmente solo i neocatecumenali) saranno rapiti al cielo, come nelle dottrine pretribolazioniste dei pentecostali e senza tener conto di tutti gli eventi che, secondo la Tradizione Cattolica, precederanno la fine dei tempi. Preghiamo, umilmente, da laici, per questo Sacerdote di Dio e per la santificazione del suo Ministero.

Terza parte dell'Annuncio: Santa? Subito?

Dipinti in vecchia estetica di tre Santi fondatori, del terribile periodo
tra l'Editto di Costantino e il Concilio Vaticano II, quando i cristiani erano dogmatici
e ipocriti e pregavano ripetendo formulette imparate a memoria. (cit.)

Ascensión, a nome di tutti gli iniziatori, invita i fratelli alla missione di evangelizzazione nelle strade, cioè a fare almeno un'uscita domenicale collettiva di piazza e strada, come avviene tipicamente durante la Cinquantina di Pasqua, per quanto consentito dalle norme sanitarie in vigore nelle varie regioni. Lo scopo è quello di testimoniare la gioia della resurrezioneI fratelli che hanno avuto il covid sono invitati a raccontare la loro esperienza con la malattia, perché può essere una testimonianza forte per chi ascolta. Si invita anche a fare un kerigma. Si ricorda che, data la situazione, la gente si trova in un momento di grande fragilità ed ha bisogno di una parola, di essere evangelizzata.

I giovani non ne possono più dei contatti solo virtuali e si raccomanda quindi alle comunità di non lasciarli soli. Purtroppo non si possono organizzare né le missioni due a due né un grande pellegrinaggio. Si raccomanda di trarre profitto dal periodo estivo, in cui le restrizioni sanitarie presumibilmente si allenteranno, per organizzare dei brevi pellegrinaggi, anche di due o tre giorni ed anche se i giovani tornano a casa a dormire. Ciascuna parrocchia o zona si organizzi secondo la sua creatività, per organizzare un pellegrinaggio giovanile con catechesi, penitenziali, scrutatio, vite dei Santi...

Il 19 luglio prossimo la diocesi di Madrid aprirà la causa di beatificazione di Carmen (applausi in sala) e presto sarà distribuita una biografia della sua vita. Ascensión sottolinea che proprio a Carmen dobbiamo il centro della nostra vita cristiana, cioè, la notte di Pasqua, per l'ispirazione che il Signore le ha concesso. 

Carmen fu espulsa dal suo ordine di suore proprio nel momento in cui, dopo otto anni di preparazione, era a Londra sul punto di imbarcarsi per l'India come missionaria. Ha sperimentato la crocifissione in nome della legge, soleva ripetere, sentendo questa crocifissione fortissima un giorno particolare in cui si trovò in una sala di museo a Madrid nella quale erano esposti dei crocifissi. Ascensión ribadisce che anche noi oggi siamo crocifissi dalla legge, ma il Signore viene a risuscitarci. 

"Il Signore passerà anche in questa Pasqua, che forse sarà l'ultima, anche se siamo pieni di dolore e di peccati  Il Signore non ci lascia nelle nostre situazioni viene a risuscitarci."

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FINE. Ringraziamo Exitus per il resoconto sulla videoconferenza.

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L'Annuncio è terminato ma esitiamo ancora a definirlo pasquale. Vi abbiamo trovato elementi cattolici, ebraici, luterani, pentecostali, influenze gnostiche, persino elementi di teoria del complotto... di che Pasqua stiamo parlando?

Per rinfrancarci l'anima proponiamo quindi un breve quanto lineare e luminoso "Annuncio di Pasqua di Risurrezione" dal Catechismo di San Pio X Papa. Certo, sarebbe meglio se i parroci lo insegnassero a catechismo e durante le omelie. Intanto, lo si può leggere e meditare da soli a casa, sul treno, davanti al Tabernacolo...

Santa Madre Chiesa insegna e tramanda che Nostro Signore Gesù Cristo è innanzitutto Eucaristia, e che dobbiamo vivere santamente per poterci accostare ad essa, e cioè a Gesù Stesso. In caso di impedimenti gravi, Dio nella sua provvidenza e creatività ci invia altri strumenti di Comunione con lui. 

Ma in assenza di impedimenti è comandamento e precetto andare a Messa tutte le domeniche e precetto comunicarsi almeno a Pasqua. Quindi, siccome è sacrilegio fare la Comunione senza aver confessato i peccati mortali, la Pasqua è il giorno in cui Nostro Signore ci trova tutti belli rinnovati, puliti, confessati e disposti a cambiar vita. In questo senso la Pasqua è il giorno dell'anno in cui un cattolico, idealmente, dovrebbe farsi trovare sulle vette dell'imitazione di Cristo, e non in fondo alla fossa dei peccati.

Iniziamo a notare le enormi differenze tra la dottrina del kikarmenesimo e quella cattolica e che buon pro ci faccia.