martedì 18 maggio 2010

Totale silenzio della comunità musulmana sull'accaduto e sui colpevoli. Scarsa eco mediatica: indifferenza e mancanza di consapevolezza

Prima di inserire il nuovo articolo, rendo pubblico, per sua espressa intenzione di condivisione, questo post inviato dal nostro amico Davide Rastello, che ci sollecita ad una riflessione puntuale e significativa riguardo alle vicende della Chiesa ma anche della società del nostro tempo. Esse non possono non interpellarci nella consapevolezza che, purtroppo, sono il frutto della decadenza e del degrado che la nostra civiltà, frutto della cristianità, sta attraversando in concomitanza con la grave crisi che investe la Chiesa, ferita nella fedeltà alla Rivelazione Apostolica. Sappiamo però che la Chiesa ha in sé la Presenza Viva del Signore, che la porterà fuori da questo orrendo travaglio, del quale l'episodio chiamato in causa rivela uno dei fronti di sofferenza e di confusione.
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Cari amici
Usualmente non amo diffondere notizie che possano portare alla xenofobia ed al razzismo.
Neppure questa volta.
Tuttavia reputo doveroso far notare, quale piccola chiosa personale all'articolo in allegato, che nessuna comunità islamica italiana ha commentato dissociandosi dal gesto e dall'opera dei due farabutti presentati nell'articolo.
Non parto dal fatto che la vittima sarebbe stata una persona rilevante, ma dal fatto che come già è successo le vittime sono state, sono e, purtroppo, potranno essere molte.
Se l'islam può essere rispettato è nella misura in cui esso si pone in una ottica di dialogo corretto, rispettoso e non violento. La vera Carità dei cristiani non è il buonismo patinato, ma è affermare con forza che solo una corretta reciprocità, una netta integrazione, un abbandono e rifiuto di posizioni terroristiche e l'accettazione piena dell'identità cristiana dell'occidente può essere l'unica base su cui costruire un dialogo costruttivo.
Al di furi di tutto ciò sussiste solo la loro barbarie a cui noi dovremmo rispondere con pugno duro a colpi di legalismo, rigore, vigilanza e chiarezza, invece sempre più rispondiamo a colpi di passivismo, lassismo, relativismo lasciando le porte aperte non solo ai ladri ma anche a chi ci deriderà dopo che siamo stati derubati.
Non è solo più una questione di accoglienza o di solidarietà: è in gioco la nostra identità, la nostra libertà, la nostra democrazia e la nostra esistenza.
Mi rendo conto, che purtroppo gli interessi economici con il Medio Oriente siano davvero forti, ma credo che non si possa abdicare alla propria dignità pur di avere due soldi in più in tasca, o un po' di petrolio.
Probabilmente molti non condivideranno questo mio pensiero, ma faccio davvero fatica a tacerlo, pur rispettando le altrui opinioni.

Davide
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Vi inserisco qui la notizia per comodità di consultazione:
I due studenti marocchini espulsi da Perugia il 29 aprile volevano assassinare Papa Benedetto XVI per garantirsi il Paradiso”. Lo rivela il settimanale Panorama in un servizio esclusivo. Mohammed Hlal di 27 anni. ed Errahmouni Ahmed, 22 anni, si trovano a Rabat e nei loro confronti non è stato adottato alcun tipo di provvedimento restrittivo. I due erano stati allontanati in quanto ritenuti una “minaccia per la sicurezza dello Stato”, ma solo ora, dalle intercettazioni disposte dalla Digos, sono emersi i loro intenti. Progetti di attentato e conversazioni in cui Mohammed H. esprimeva il desiderio di procurarsi dell’esplosivo. Nel decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni – riferisce Panorama – si legge, tra le motivazioni, che lo studente “ha auspicato la morte del capo dello Stato della Città del Vaticano, affermando di essere pronto ad assassinarlo per garantirsi il Paradiso”. [la notizia in altre fonti è corredata della piantina col percorso del Santo Padre durante la recente visita a Torino ed altro materiale sequestrato - ndR]. Mohamed H., 27 anni, frequentava il corso di Comunicazione Internazionale presso la facoltà di Lingua e Cultura Italiana di Perugia. Ahmed E., 22 anni, era iscritto alla facoltà di Matematica e Fisica. I due studenti erano stati rimandati in Marocco per sospetti di terrorismo. A disporre il provvedimento era stato il ministro dell’Interno Maroni, che ha espulso i due cittadini marocchini per motivi di sicurezza dello Stato e di prevenzione del terrorismo. Le indagini della Digos di Perugia hanno infatti portato alla luce pericolosi legami dei due con estremisti islamici della Jihad, contigui alle reti transnazionali di sostegno al terrorismo. Sono state accurate indagini investigative, come ha riferito il Viminale, a far emergere i pericolosi contatti dei due giovani e in particolare la “propensione a compiere anche eclatanti atti estremi”. Il rimpatrio è avvenuto giovedì sera con un volo diretto da Roma-Fiumicino a Casablanca. I due marocchini espulsi frequentavano entrambi l’Università di Perugia.

2 commenti:

  1. inserisco il link ad un articolo su un evento attuale che può interessare te e forse anche altri sull'intera questione

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  2. rino Cammilleri a proposito dei musulmani ed integrazione scrisse:Notizia del 19 maggio 2010: a Como alcune famiglie albanesi hanno fatto cambiare scuola ai loro figli perché in quelle dove stavano c’erano troppi immigrati. Il preside ha definito «inquietante» la cosa. Ho la fortuna di avere alcuni vicini albanesi di religione islamica (respinti dalla Grecia, sono giunti da noi in gommone). Che però vanno a Lourdes e mandano i loro bambini al catechismo. Alle mie domande hanno risposto che il giorno più bello per loro è stato quello in cui hanno ottenuto la cittadinanza italiana: vogliono che i loro figli crescano italiani in tutto e per tutto. Tornando alla notizia di cui sopra, pare che anche i romeni si comportino così. Per forza: sono i più vicini alla sensibilità occidentale e hanno sempre mal sopportato le dominazioni (turca e comunista) sentite come corpi estranei. Al solito, però, i nostri buonisti non hanno capito. E’ singolare tuttavia che debbano essere gli immigrati a insegnarci come si fa la famosa integrazione."
    Tempo fa un amico non cristiano che lavora in struttura pubblica, a contatto con immigrati, mi disse che esisterebbe un protocollo d'intesa tra Vaticano e musulmani per avere accoglienza massima. Ciò in virtù di un accordo stabilito nel 1965 per una suddivisione di Gerusalemme tra cristiani cattolici e musulmani. Non so se sia vero tutto ciò, ma spiegherebbe molto bene la cecità della Charitas e di altre realtà ecclesiali nel non considerare i gravi pericoli insiti nell'immigrazione musulmana senza regole ferree.

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