venerdì 23 gennaio 2009

Approfondiamo cos'è l'actuosa participatio

La "partecipazione attiva" o "actuosa participiatio" alla Liturgia, non nasce dal Concilio, ma già vi troviamo accenni nella bolla Divini Cultus di Pio XI e nella Mediator Dei di Pio XII mentre, ancor prima, fu lo stesso Pio X ad assumere la terminologia "partecipazione attiva" nel linguaggio ufficiale, lasciando intendere che uno degli scopi che desiderava intraprendere nella sua riforma liturgica e pastorale era quello di far rinascere l'autentico spirito cristiano (compito che in realtà spetta ad ogni generazione di credenti) attraverso un'attiva partecipazione ai misteri da parte dei fedeli. Per questo indirizzò egli stesso il Movimento Liturgico a sviluppare e studiare bene il tema e i modi di attuazione. Nel motu proprio Tra le sollecitudini, del 22 novembre 1903, egli precisa infatti che "prima e indispensabile fonte è la partecipazione attiva".

Naturalmente, al di là di queste indicazioni Magisteriali pre-conciliari, che dimostrano ancora una volta come il Concilio doveva rinnovare e non "rifondare" la Chiesa, non possiamo pensare che la "actuosa participatio" non si realizzi o non si sia realizzata anche prima del concilio, per ogni anima credente che vivesse con Fede i Sacri Misteri celebrati dalla Santa e Divina Liturgia, rendendovisi presente, così come ogni volta lo fa il Suo Signore...

L’affermazione "la liturgia non si spiega ma deve parlare da sé", tanto di moda oggi per giustificare la Riforma postconciliare, non significa che uno non debba sapere cosa "accade" nella Liturgia e non debba conoscere il senso dei vari momenti, significati, gesti, simboli, come un soggetto ‘passivo’. Il senso del mistero si perde innanzitutto quando si cerca di trasformare un ‘evento’, Opus Dei, (come il Vetus Ordo) in ‘narrazione’, opera dell’uomo, con al centro l’Assemblea anziché Cristo (come nel Novus Ordo)… non che l’Assemblea non abbia valore, dal momento che essa è pur sempre costituita dal ‘Popolo dei salvati’, che si fa presente alla celebrazione per partecipare al Sacrificio di Cristo ri-presentato al Padre e per accoglierne tutti i meravigliosi beni escatologici che ne scaturiscono; da cui nasce il rendimento di grazie".

L’actuosa participatio promossa e raccomandata anche dal concilio non è determinata dal protagonismo dell’Assemblea, ma dal vivere con consapevolezza e con le giuste disposizioni d’animo (apertura di cuore, atteggiamento di accoglienza e gratitudine, stato di grazia conservato o riacquistato…)

Il valore pedagogico e catechetico dell’Eucaristia non è solo in quello che si ascolta e a cui si partecipa, ma anche e soprattutto in quello che accade ad Opera del Signore e che si accoglie nella Fede… Stare, esserci, starci: la povertà che si lascia raggiungere. Necessità dell'essere visitata. Anche lasciarsi attraversare è partecipazione consapevole, attiva, fruttuosa (actuosa participatio!!)

Vorrei specificare che essere amanti della Tradizione viva della Chiesa non significa essere "Tradizionalisti" tout court e portatori di una ideologia sclerotizzante e non aperta al nuovo. Significa essere aperti al nuovo con le radici salde nella Tradizione, e soprattutto nei Fondamenti della Fede, nella consapevolezza che la Chiesa non è stata ri-fondata dal Vaticano secondo, ma diffidando da molti abusi introdotti da una arbitraria applicazione dello stesso…

Più volte mi è stato obiettato dai post-conciliari più accaniti che actuosa participatio è un tantino di più di una mera "disposizione interiore dell’assemblea." Ma caspita se è vero che è di più! Ed io non intendo certo limitarla a questo! Quindi: la diposizione interiore (porta di accesso) è unita alla consapevolezza (fondamento e novità: mozioni e intuizioni, preghiere e sentimenti suscitati dallo Spirito) e aggiungo la partecipazione con tutto il proprio essere a quello che ‘accade’… occorre avere ben presente questo importate dato della ‘consapevolezza’ di ciò che si sta ‘vivendo’ e che ‘accade’. Se uso il termine consapevolezza, che in genere fa venire l'orticaria a molti nostri interlocutori abituati a mettere da parte l'uso della ragione - non credo ci sia bisogno del dizionario e non è nemmeno un termine esclusivamente teologico - vuol dire che nel discorso che faccio sono presenti sia la dimensione intellettiva che quella spirituale, entrambe caratterizzanti l'essere umano discretamente evoluto.

Molte volte mi si è obiettato, sempre dai cosiddetti postconciliari: "Poi che significa "partecipazione con tutto il suo essere" in concreto? solo essere presenti a livello fisico, psicologico, intellettuale, spirituale o anche "fare" qualcosa? che so: cantare, rispondere , svolgere un ministero eventualmente, e questo sia come singolo che come assemblea."

In quanto ho espresso non mi pare risulti 'strano' che possa significare tutto quanto esplicitato in concreto qui sopra; la differenza tra il Vetus ed il Novus Ordo è che tutte queste cose accadono, ma in maniera molto differenziata sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Mi spiego meglio: Se partecipo ad una celebrazione Novus Ordo ’sembra’ che la partecipazione sia maggiore, perché questa prevede maggiori spazi alle risposte, alle Letture se sono un "lettore", alle monizioni, ad altri atti propri della liturgia, che configurano un ‘fare’… in questo caso la partecipazione è veramente actuosa se a questo ‘fare’, qualunque esso sia, corrisponde anche tutta la consapevolezza di cosa accade (non solo di cosa sto facendo) e la capacità partecipativa (disposizione interiore). Se partecipo ad una celebrazione Vetus Ordo, apparentemente, ‘faccio’ molto meno perché le risposte sono di meno, i canti anche, ma non sempre è un male ;)

Ma davvero ‘fare’ è soltanto quello che si compie materialmente? In realtà è più presente la dimensione del Mistero, quella del silenzio, dell’Adorazione… Non si vorrà sostenere che nel vivere consapevolmente e profondamente queste dimensioni, rapportate al momento e all’atto liturgico che si compie, c’è solo ‘passività’! Forse nel mio intimo accadono molte più cose - e non sto parlando in termini ’spiritualisti’ o intimistici, ma dico quello che davvero succede - che poi si traducono in vita… perché ci sono momenti così intensamente vissuti alla Presenza del Signore che quello che sei: difficoltà, problemi, resistenze, doni e altro… di una persona-in-relazione, ti si svelano e non possono rimanere gli stessi se ti esponi all’azione dello Spirito, che coinvolge te e contemporaneamente l’Assemblea di cui fai parte, che oltretutto non ha confini, perché si estende alla Chiesa di ieri di oggi e di domani…Mi stupisce che discorsi come questo, che forse non si fanno abbastanza, tanto siamo proiettati unicamente nel ‘fare’ materiale - che non sottovaluto, ma che non assolutizzo - possano sembrare complicati anche per dei sacerdoti, cosa che ho dovuto constatare con doloroso rammarico...

Concludo con alcune parole del card Ratzinger stralciate da: Introduzione allo spirito della liturgia, e con due brani della Sacramentum Caritatis:

Il Concilio Vaticano II ci ha proposto come pensiero guida della celebrazione liturgica l'espressione participatio actuosa, partecipazione attiva di tutti all'Opus Dei, al culto divino. Ciò a buon diritto: il Catechismo della Chiesa Cattolica, difatti, sottolinea che l'espressione riguarda il servizio comune, si riferisce, cioè, a tutto il popolo santo di Dio (cfr. CCC 1069).
In che cosa consiste, però, questa partecipazione attiva?
Che cosa bisogna fare?
Purtroppo questa espressione è stata molto presto fraintesa e ridotta al suo significato esteriore, quello della necessità di un agire comune, quasi si trattasse di far entrare concretamente in azione il numero maggiore di persone possibile il più spesso possibile.
La parola "partecipazione" rinvia, però, a un'azione principale, a cui tutti devono avere parte. Se, dunque, si vuole scoprire di quale agire si tratta, si deve prima di tutto accertare quale sia questa "actio" centrale, a cui devono avere parte tutti i membri della comunità. Lo studio delle fonti liturgiche permette una risposta che, forse, in un primo tempo può sorprendere, ma che è del tutto ovvia se si prendono le mosse dai fondamenti biblici su cui abbiamo riflettuto nella prima parte.
Con il termine "actio", riferito alla liturgia, si intende nelle fonti il canone eucaristico. La vera azione liturgica, il vero atto liturgico, è la oratio: la grande preghiera, che costituisce il nucleo della celebrazione liturgica e che proprio per questo, nel suo insieme, è stata chiamata dai Padri con il termine oratio. Questa definizione era corretta già a partire dalla stessa forma liturgica, poiché nella oratio si svolge ciò che è essenziale alla liturgia cristiana, perché essa è il suo centro e la sua forma fondamentale. La definizione dell'Eucaristia come oratio fu poi una risposta fondamentale tanto per i pagani che per gli intellettuali in ricerca. Con questa espressione si diceva infatti a quelli che erano in ricerca: i sacrifici di animali e tutto ciò che c'era e c'è presso di voi e che non può appagare nessuno, sono ora liquidati. Al loro posto subentra il sacrificio-parola. Noi siamo la religione spirituale, in cui ha luogo il culto divino reso per mezzo della parola; non vengono più sacrificati capri e vitelli, ma la parola viene rivolta a Dio come a Colui che sostiene la nostra esistenza e questa parola si unisce alla Parola per eccellenza, al Logos di Dio che ci innalza alla vera adorazione. Forse è utile osservare anche che la parola oratio all'inizio non significa "preghiera" (per questo esisteva il termine prex), ma il discorso solenne tenuto in pubblico, che ora riceve la sua più alta dignità per il fatto che si rivolge a Dio, nella consapevolezza che esso proviene da Dio stesso e da Lui è reso possibile.
Ma finora abbiamo solamente accennalo a ciò che è centrale. Questa oratio - la solenne preghiera eucaristica, il "canone" - è davvero più che un discorso, è actio nel senso più alto del termine. In essa accade, infatti, che l’actio umana (così come è stata sinora esercitata dai sacerdoti nelle diverse religioni) passa in secondo piano e lascia spazio all’actio divina, all'agire di Dio. In questa oratio il sacerdote parla con l'io del Signore - "questo è il mio corpo", "questo è il mio sangue" - nella consapevolezza che ora non parla più da se stesso, ma in forza del sacramento che egli ricevuto, che diventa voce dell'altro che ora parla e agisce. Questo agire di Dio, che si compie attraverso un discorso umano, è la vera "azione", di cui tutta la creazione è in attesa: gli elementi della terra vengono trans-sustanziati, strappati, per cosi dire, dal loro ancoraggio creaturale, ricompresi nel fondamento più profondo del loro essere e trasformati nel corpo e nel sangue del Signore. Il nuovo cielo e la nuova terra vengono anticipati.
La vera "azione" della liturgia, a cui noi tutti dobbiamo avere parte, è azione di Dio stesso. E questa la novità e la particolarità della liturgia cristiana: è Dio stesso ad agire e a compiere l'essenziale. Egli introduce la nuova creazione, si rende accessibile, così che noi possiamo comunicare con Lui in maniera del tutto personale, attraverso le cose della terra, attraverso i nostri doni.



Sacramentum caritatis - Autentica partecipazione
52. Il Concilio Vaticano II aveva posto giustamente una particolare enfasi sulla partecipazione attiva, piena e fruttuosa dell'intero Popolo di Dio alla Celebrazione eucaristica.(155) Certamente, il rinnovamento attuato in questi anni ha favorito notevoli progressi nella direzione auspicata dai Padri conciliari. Tuttavia, non dobbiamo nasconderci il fatto che a volte si è manifestata qualche incomprensione precisamente circa il senso di questa partecipazione. Conviene pertanto mettere in chiaro che con tale parola non si intende fare riferimento ad una semplice attività esterna durante la celebrazione. In realtà, l'attiva partecipazione auspicata dal Concilio deve essere compresa in termini più sostanziali, a partire da una più grande consapevolezza del mistero che viene celebrato e del suo rapporto con l'esistenza quotidiana. Ancora pienamente valida è la raccomandazione della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, che esortava i fedeli a non assistere alla liturgia eucaristica « come estranei o muti spettatori », ma a partecipare « all'azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente ».(156) Il Concilio proseguiva sviluppando la riflessione: i fedeli « formati dalla Parola di Dio, si nutrano alla mensa del Corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo Mediatore siano perfezionati nell'unità con Dio e tra di loro ».(157)

Catechesi mistagogica
64. La grande tradizione liturgica della Chiesa ci insegna che, per una fruttuosa partecipazione, è necessario impegnarsi a corrispondere personalmente al mistero che viene celebrato, mediante l'offerta a Dio della propria vita, in unità con il sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo intero. Per questo motivo, il Sinodo dei Vescovi ha raccomandato di curare nei fedeli l'intima concordanza delle disposizioni interiori con i gesti e le parole. Se questa mancasse, le nostre celebrazioni, per quanto animate, rischierebbero la deriva del ritualismo. Pertanto occorre promuovere un'educazione alla fede eucaristica che disponga i fedeli a vivere personalmente quanto viene celebrato. Di fronte all'importanza essenziale di questa participatio personale e consapevole, quali possono essere gli strumenti formativi adeguati? I Padri sinodali all'unanimità hanno indicato, al riguardo, la strada di una catechesi a carattere mistagogico, che porti i fedeli a addentrarsi sempre meglio nei misteri che vengono celebrati.(186) In particolare, per la relazione tra ars celebrandi e actuosa participatio si deve innanzitutto affermare che « la migliore catechesi sull'Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata ».(187) Per natura sua, infatti, la liturgia ha una sua efficacia pedagogica nell'introdurre i fedeli alla conoscenza del mistero celebrato. Proprio per questo, nella tradizione più antica della Chiesa il cammino formativo del cristiano, pur senza trascurare l'intelligenza sistematica dei contenuti della fede, assumeva sempre un carattere esperienziale in cui determinante era l'incontro vivo e persuasivo con Cristo annunciato da autentici testimoni. In questo senso, colui che introduce ai misteri è innanzitutto il testimone. Tale incontro certamente si approfondisce nella catechesi e trova la sua fonte e il suo culmine nella celebrazione dell'Eucaristia. Da questa struttura fondamentale dell'esperienza cristiana prende le mosse l'esigenza di un itinerario mistagogico, in cui devono sempre essere tenuti presenti tre elementi.
....

24 commenti:

  1. Tra le considerazioni dell'articolo non è apparso il riferimento al latino e all'uso delle lingue vernacolari.

    Quello del latino è un falso problema. Non c’entra solo la Lingua con l’Antico Rito anche perché sui Messali con cui si segue, le preghiere sono anche in italiano e la frequentazione già fa conoscere quello che si sta dicendo... tra l’altro il latino non è arabo né cinese che ci sono totalmente estranei... non è il latino il problema: è il Sacrificio di Cristo che non viene più celebrato e, a scanso di equivoci, preciso per l’ennesima volta che non resta solo Sacrifico e diventa anche ‘banchetto escatologico’...
    l’ho detto e ripetuto, ma troppi che non lo conoscono sembrano recepire, a nessuno sembra interessare solo perché ci sono ideologi di segno opposto che lo hanno infarcito di luoghi comuni... e purtroppo sono ancora in tanti... e quello che è stato nella migliore delle ipotesi ‘diluito’ se non distrutto è il “vero culto a Dio”

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  2. Stupendo....lo devo rileggere con calma per alcuni spunti ^___^

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  3. Parole di Mons. Bux in un'intervista da lui rilasciata in Francia sulla Crisi della Liturgia come crisi dell'Ecclesiologia. (quel che stiamo ripetendo da anni...)

    "La liturgia è essenzialmente preghiera d'adorazione. La crisi che ha ferito la liturgia è dovuta proprio al fatto che al centro non c'è più Dio e la Sua Adorazione, ma gli uomini e la comunità. Così come diceva Jean-Baptiste Metz : « La crisi di Dio è legata all'ecclesiologia». Provvidenzialmente, il Concilio ha approvato per prima la costituzione sulla Santa Liturgia, perché « Al principio c'è l’adorazione e dunque c'è Dio […] La Chiesa deriva dall'adorazione, dalla missione di rendere gloria a Dio» (J. Ratzinger, L’ecclesiologia della Costituzione Lumen gentium, in : Il concilio Vaticano II. Recezione e attualità alla luce del Giubileo, Cinisello, Balsamo 2004, p. 132).

    La crisi della liturgia comincia nel momento in cui essa cessa di essere concepita e vissuta come una Adorazione della Trinità in Gesù Cristo, in cui essa non è più una celebrazione di tutta la Chiesa cattolica ma di una comunità particolare ... Le lamentele continue di certi liturgisti riguardo alla mancata realizzazione della riforma e degli espedienti necessari per renderla attraente, mostra esattamente che si è perduto lo spirito della liturgia riducendola ad un'autocelebrazione della comunità particolare

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  4. Cara Cate, ti stai rendendo conto quale "interpretazione ufficiale" il CnC abbia dato agli associati (da Tornielli)?

    Capisci la gravità della situazione? Vedi quanto alla richiesta di integrazione del Papa si sia contrapposto la volontà di uomini? Quanto il Papa rimanga INASCOLTATO e allo stesso tempo ESALTATO fanaticamente, senza corrisponderlo?

    Non rientra, tutto questo, nello splendido articolo di Don Bux sulla indifferenza all'Autorità Papale?

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  5. La vera "azione" della liturgia, a cui noi tutti dobbiamo avere parte, è azione di Dio stesso. E questa la novità e la particolarità della liturgia cristiana: è Dio stesso ad agire e a compiere l'essenziale. Egli introduce la nuova creazione, si rende accessibile, così che noi possiamo comunicare con Lui in maniera del tutto personale, attraverso le cose della terra, attraverso i nostri doni.

    Amici,
    questo brano della sacramentum caritatis che comincia molto bene, mi lascia molto perplesso... e anche qui vedo una delle 'ambiguità' di cui tanto si parla.

    Infatti, mi sembra inesatto dire che noi possiamo comunicare con Lui, attraverso le cose della terra, ma noi siamo riconciliati con Lui attraverso il Suo Figlio Incarnato Morto e Risorto per noi

    e noi non gli offriamo i "doni della terra", ma l'Hostia pura, l'Hostia santa, l'Hostia immacolata che essi diventano attraverso la transustanziazione operata dalla Consacrazione...
    Quell'Hostia pura santa e immacolata, che nel Novus Ordo è stata CANCELLATA con tutta la relativa parte dell'Offertorio per sostituirla con i doni della terra resi graditi attraverso una benedizione di tipo ebraico...

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  6. ....manca la "parolina": TRASFORMATI

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  7. Concordo con te Stephanos, è stravolgente leggere in che termini i neocatecumenali che scrivono da Tornielli, in particolare uno, parlano della Messa.
    Senza nessun rispetto.
    Si vede chiaramente come sono abituati a recepire i messaggi del Papa.
    Ma se possono farlo è perchè c`è stato chi ha permesso loro di farlo.
    Se l`autorità avesse imposto le prescrizioni del Papa, se ne avesse controllato e verificato l`esecuzione, non saremmo a questo punto che concordo con te è drammatico.
    Perchè, è ciò che dall`inizio dico, il cnc non terrà conto dei richiami del Papa considerando che già fanno tutto ciò che il Papa domanda, ma si baseranno sugli elogi per gonfiare ancor più non solo la loro arroganza ma i loro numeri.
    Ma non si può impunemente ed eternamente mentire e disobbedire, non so che forma prenderà ma ho fiducia che ci sarà un ritorno di manivella.

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  8. Se l`autorità avesse imposto le prescrizioni del Papa, se ne avesse controllato e verificato l`esecuzione, non saremmo a questo punto che concordo con te è drammatico.


    ...Torniamo a bomba. Leggi l'articolo di Don Bux, che tu stessa hai citato.

    E' una situazione ormai "stabile". L'autorità di Pietro è IGNORATA. Non è più considerata, almeno, così come tradizionalmente ce l'ha donata GESU' CRISTO.

    In una situazione del genere, tu capisci, SALTANO tutti i presupposti di "normalità" nel governo pastorale esercitato dai Sacri Pastori in comunione con il Vescovo di Roma.

    Quindi.... Tocca rimboccarsi le maniche.

    Abbiamo constatato che il Papa viene IGNORATO e allo stesso tempi ESALTATO FANATICAMENTE....come "UOMO".

    E quindi? Che fare? Lamentarsene e basta?

    Bisogna far ri-circolare la Fede di SEMPRE! La fede nelle Parole del Signore! Che ha ISTITUITO il "ministero petrino"! Facendoci SERVI UMILI di Pietro...

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  9. mic ha detto...
    La vera "azione" della liturgia, a cui noi tutti dobbiamo avere parte, è azione di Dio stesso. E questa la novità e la particolarità della liturgia cristiana: è Dio stesso ad agire e a compiere l'essenziale. Egli introduce la nuova creazione, si rende accessibile, così che noi possiamo comunicare con Lui in maniera del tutto personale, attraverso le cose della terra, attraverso i nostri doni.

    Amici,
    questo brano della sacramentum caritatis che comincia molto bene, mi lascia molto perplesso... e anche qui vedo una delle 'ambiguità' di cui tanto si parla.


    *********

    comincia bene.... CONTINUA BENE (se non si estrapola continuamente due righe, ma si riporta TUTTO IL PARAGRAFO)...e finisce magnificamente ^__^

    evitiamo di fare la pulce ai testi DEL MAGISTERO....sono d'accordo che si faccia la pulce ai testi NON del Papa, ma al Papa NO!
    eh!^__^

    Il Magistero Pontificio che è appunto una Enciclica o un Documento come è la Sacramentum Caritatis NON VANNO INTERPRETATI, MA COMPRESI ALLA LUCE DELLA TRADIZIONE....

    Il brano può anche lasciarti perplesso, è un tuo diritto manifestarlo, ma non puoi parlare di ambiguità là dove sei TU e NON il Papa a leggerci qualcosa di ambiguo...devi sforzarti TU di leggerlo NELL'INSIEME DELLA TRADIZIONE MAGISTERIALE...

    In privato possiamo anche discuterne fra amici, ma in pubblico queste dimostrazioni NON aiutano, al contrario aumentano la confusione attribuendo ora anche ai DOCUMENTI PONTIFICI le ambiguità quando sono invece passi che NOI dobbiamo comprendere...
    Il Papa è MAESTRO, NOI GLI ALLIEVI...
    eh!

    Fraternamente CaterinaLD^__^

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  10. In privato possiamo anche discuterne fra amici, ma in pubblico queste dimostrazioni NON aiutano

    ...Cate, scusa. Ma da dove salta fuori tutta questa severità?

    Siamo uomini e limitati, possiamo anche NON CAPIRE.

    Ma il Signore Gesù, quando i suoi DISCEPOLI IN PUBBLICO, dicevano con semplicità di NON CAPIRE, LI PRENDEVA DA UNA PARTE E GLI SPIEGAVA CON PAZIENZA...

    Perchè sei diventata così severa e così tenace nella tua severità?

    Forse è una mia impressione. Mi sbaglierò.

    La PRUDENZA è una virtù donata da Dio. Tutti dobbiamo chiederla e usarne. Ma siamo uomini... E a volte siamo come BAMBINI...

    I Bambini, quando non capiscono, chiedono ai loro MAESTRI di chiarire... Non credi?

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  11. Stephanos....mic mi conosce (ed anche tu)....qui mi mancano le emoticos....^__^

    c'è della severità in ciò che ho scritto si, perchè dobbiamo avere a cuore chi ci legge e potrebbe restare ulteriormente confuso e noi questo genere di errori NON dobbiamo farli, non possiamo permettercelo, in tal senso severità soprattutto a me stessa ^__^

    Il Papa nei suoi Documenti Ufficiali NON può essere accusato di ambiguità...^__^

    Quale credi sarebbe il mio istinto qando leggo certe risposte in giro sui discorsi del Papa SORPASSATI? MI RIBOLLE IL SANGUE, ma se devo dare un contributo alla comprensione DEVO MORIRE A ME STESSA e fare in modo che io diventi UNO STRUMENTO della corretta informazione, non della contestazione...

    Questo non significa nè tacere, nè essere falsi nello scrivere, nascondere il proprio istinto è EDUCARCI non già un nascondere, ad un linguaggio COMUNE ECCLESIALE COMPRENSIBILE A CHIUNQUE....

    Per esempio ora posto un passo di san Pio X il quale NON è indirizzato al CN giacchè manco esistevano ^__^
    tuttavia si rivolge ai Cattolici, ed è parte del Magistero Ecclesiale....

    SAN PIO X - “PASCENDI DOMINICI GREGIS”

    Ma ad accecare l'animo e trascinarlo nell'errore assai più di forza ha in sé la superbia: la quale, trovandosi nella dottrina del modernismo quasi in un suo domicilio, da essa trae alimento per ogni verso e riveste tutte le forme. Per la superbia infatti costoro presumono audacemente di se stessi e si ritengono e si spacciano come norma di tutti. Per la superbia si gloriano vanissimamente quasi essi soli possiedano la sapienza, e dicono gonfi e pettoruti: "Noi non siamo come il rimanente degli uomini"; e per non essere di fatto posti a paro degli altri, abbracciano e sognano ogni sorta di novità, le più assurde. Per la superbia ricusano ogni soggezione, e pretendono che l'autorità debba comporsi colla libertà. Per la superbia, dimentichi di se stessi, pensano solo a riformare gli altri, né rispettano in ciò qualsivoglia grado fino alla potestà suprema. No, per giungere al modernismo, non vi è sentiero più breve e spedito della superbia.

    Sono i Pontefici che ci aiutano a comprendere (chi più chi meno o chi per nulla, d'accordo ^__^) siamo NOI che dobbiamo sforzarci di CAPIRE alla luce dela Tradizione e questo discorso VALE PER TUTTI altrimenti si finsce per predicare ene, ma di razzolare male...

    ^__^

    Un bacio a Mic ^___^

    Tea

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  12. Ti ricambio il bacio, Tea, e sai che non me la prendo mai per quello che dici perché so con quale spirito lo dici.
    Inoltre quello che mi hai detto è giusto e sacrosanto; ma non ero riuscito a trattenermi, perché capisci bene che ciò che mi è balzato agli occhi del cuore e della mente non è cosa da poco... inoltre mi ha fatto riallacciare a qualcos'altro di molto più serio di cui ti parlerò in privato...

    Non dimentichiamo che alla stesura di quel documento ha contribuito un Sinodo di Vescovi non tutti in comunione col Papa, quindi non c'è da meravigliarsi di qualche (mi astegno dal definirlo)...

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  13. mic ha detto...
    ma non ero riuscito a trattenermi,

    *********************

    ^___^ non sai quanto ti comprendo, o forse si che lo sai!!
    ^__^

    Ringrazio comunque Stephanos perchè mi ha fatto comprendere che semmai ci fosse una seconda volta, io agisca diversamente...^___^

    Naturalmente dovete fare lo stesso con me eh! non sono immune dal pensare E SCRIVERE spesse volte che il Papa forse NON comprede le situazioni che viviamo perchè è troppo lontano dalla nostra quotidianità, idem dicasi per molti Vescovi...e che mi fa dubitare della sua infllibilità...^___^

    Aiutiamoci reciprocamente perchè se l'Atto di scomunica sarà reso pubblico ARRIVERANNO I RINFORZI ^___^

    con affetto, Tea

    RispondiElimina
  14. mic ha detto...


    Non dimentichiamo che alla stesura di quel documento ha contribuito un Sinodo di Vescovi non tutti in comunione col Papa, quindi non c'è da meravigliarsi di qualche (mi astegno dal definirlo)...

    ****************

    qui potresti avere ragione, ma solo teoricamente e la realtà ti darebbe subito una risposta negativa ^__^

    questo perchè se leggi le 50 proposizioni di quel Snodo sull'Eucarestia, NESSUN VESCOVO ha detto ambiguità... ho seguito l'evento ed ho conservato tutti gli interventi...
    A differenza di quest'ultimo Sinodo sulla Scrittura dove invece c'è stata qualche voce fuori dal coro, nell'altro Sinodo NO, non ci fu...tranne il silenzo sulla comunione alla bocca in ginocchio, scaturiti poidal Papa, non c'è stato altro...

    Inoltre il Papa è vero che raccoglie tutte le proposizioni e gli interventi, a proprio a ragione di questo dobbiamo comprendere che egli CORREGGA automaticamente eventuali errori..e così ha fatto...

    Un esempio?
    Il Tabernacolo da ripristinare nel cuore delle chiese parrocchiali, l'Adorazione Eucaristica, LA MESSA ALLA DOMENICA...e la Lectio Orandi e il come deve esserecelebrata l'Eucarestia, perfino gli abiti dei sacerdoti, i libri Liturgici, I CANTI GREGORIANI E IL LATINO^__^

    cos'altro doveva scrivere?
    ^__^
    In questo Documento c'è veramente TUTTO... basta leggerlo alla luce della Tradizione....certo è che se lo leggiamo alla luce di altre tradizini come fanno alcuni, o se cerchiamo in esso di assolvre lo sforzo alla comprensione, bè questo non lo troviamo perchè il Papa, parlando a tutto il mondo cattolico, ADOPERA UN CUOR SOLO, UN SOLO LINGUAGGIO, infatti il testo parte scritto in latino, poi viene tradotto...^__^

    Se dunque il Papa è UNO solo ch parla a milioni di persone è ovvio che sono il milione di persone che deve accogliere ciò che è scritto IN UN UNICO LINGUAGGIO, QUELLO ECCLESIALE=TRADIZIONE...altrimenti avremo milioni di interpretazioni e non più una voce sola ^___^

    tutto qui.....è faticoso si, ma ce la possiamo fare....ce la dobbiamo fare...non c'è altra strada se non vogliamo impazzire o peggio, deprimerci ^__^

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  15. ....manca la "parolina": TRASFORMATI

    per concludereil discorso, Steph, non basta neppure la parolina: perché non siamo noi che offriamo i NOSTRI doni che vengono trasformati: è il Figlio che offre se stesso e noi siamo trasformati in Lui e sai da che cosa si deduce? Dalla goccia d'acqua versata nel calice del vino ad un certo punto della Messa, che assimila la nostra offerta (quella di noi stessi) a quella di Cristo Gesù...
    il pane della vita e il calice della salvezza, cioè il pane e il vino frutti della terra e dal nostro lavoro che vengono offerti nel Novus Ordo non sono i NOSTRI doni: già Cristo nell'Ultima Cena li ha resi Suo Dono a noi, fino alla fine dei tempi

    Ora questo argomento è chiuso, procediamo oltre... penso tuttavia possa servire a renderci conto di uno dei tanti perché il Papa ha detto che l'Antico rito NON E' MAI STATO ABROGATO...

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  16. tutto qui.....è faticoso si, ma ce la possiamo fare....ce la dobbiamo fare...non c'è altra strada se non vogliamo impazzire o peggio, deprimerci

    ce la faremo, con l'aiuto del Signore, che non permetterà che rimaniamo confusi da nulla e da nessuno; ma custodirà la nostra Fede e non permetterà a nulla ed a nessuno di distorcerla... di questo siamo più che sicuri.

    Potranno impazzare per qualche tempo, ma la Chiesa è viva e non potrà soccombere perché "non praevalebunt"!

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  17. "Quello del latino è un falso problema. Non c’entra solo la Lingua con l’Antico Rito"

    il latino della "Vetus" dell'Antico Rito è una Lingua Sacra, già codificata, non coincide con il latino parlato.
    Perchè nessuno si chiede come mai i musulmani pregano in arabo (anche quelli di stirpe non araba) e gli ebrei (non solo in Israele ma da sempre) in ebraico biblico?
    Perchè solo i cristiani hanno DOVUTO rinunciare alla lingua sacra senza che peratro lo prescrivesse il concilio, che alludeva al vernacolare "specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti, secondo le norme fissate per i singoli casi nei capitoli seguenti." (n.36)?

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  18. ...brutte notizie dal fronte del ritiro della scomunica...

    Speriamo in bene... Speriamo e preghiamo

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  19. specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti, secondo le norme fissate per i singoli casi nei capitoli seguenti

    ecco di nuovo l'ambiguità dei testi conciliari: quello specialmente non è poi così limitativo come sembra...
    Si dovrebbe ricordare che nemmeno Papa Damaso volle toccare la "vetus" ricordata da Leandro, già ai suoi tempi vecchia di più di due secoli, cambiando solo le letture secondo la Vulgata appena tradotta da S. Girolamo...

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  20. ...brutte notizie dal fronte del ritiro della scomunica...

    Speriamo in bene... Speriamo e preghiamo


    se la farneticante predicazione di Kiko e Carmen nonché quella di Farnes a Porto S. Giorgio, non hanno impedito il 10 gennaio in S. Pietro, alcune parole pronunciate - se è poi vero - da Williamson non possono compromettere il dialogo col Papa della FFSPX che non è mai stato interrotto...

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  21. Williamson non è una novità per i rapporti burrascosi con Roma....è sempre stato il più ferreo-integralista della FSSPX e provenendo dalla chiesa anglicana, non ha mai assaggiato la disciplina Romana...in definitiva è sempre rimasto fuori dalla Chiesa....ed è probabile che quella libertà protestante non l'abbia mi perduta...^__^

    Se il Papa ha firmato come io credo altrimenti Tornielli non si sarebbe giocato la reputazione con una notizia che è una bomba...la cosa s'ha da fa e basta....tuttalpiù tale vescovo potrebbe spaccare ulteriormente la Fraternità che il grosso comunque sia aderirebbe all'atto di clemenza e di giustizia del Pontefice...^__^

    il silenzio che proviene dalla sede di mons. Fallay che è quella che a noi interessa maggiormente, fa ben sperare...^__^

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  22. Citta' del Vaticano, 23 gen - L'Osservatore Romano pubblichera' domani una ''nota esplicativa'' sulla decisione di papa Benedetto XVI di revocare la scomunica dei quattro vescovi scismatici ordinati dal tradizionalista mons. Marcel Lefebvre nel 1988. Lo scrive l'agenzia francese I.Media.

    L'atto di papa Ratzinger verra' presentato sul quotidiano della Santa Sede come ''un atto di misericordia del papa''.

    Le fonti dell'agenzia francese hanno anche commentato le parole antisemite di uno dei vescovi che sta per essere riaccolto nella Chiesa, l'inglese Richard Williamson, che in un'intervista tv ha negato l'esistenza delle camere a gas.

    ''Se uno dei quattro vescovi vuol dire delle sciocchezze, e' un suo problema''.

    Questa anticipazione, se corretta, confermerebbe le voci secondo la quale domani verra' pubblicato il decreto di revoca della scomunica dei tradizionalisti da parte di papa Benedetto XVI.



    **********************

    dunque visto che la Nota dell'OR oggi non c'era per l'uscita del giornale di domani, immagino che sarà pubblicata domani pomeriggio per l'uscita di domenica....

    faccio notare un punto discordante...^__^

    - i vescovi sono 3 e non 4 dal momento che, come riportato dalla fonte Cesnur:

    Mons. Rangel vi chiedeva il ritiro della scomunica incorsa in conseguenza della sua elevazione all’episcopato. In occasione della festa di Natale del 2001, il Papa ha inviato a mons. Rangel una lettera autografa con la quale lo assolve dalla scomunica e lo riceve nella piena comunione della Chiesa romana. È questo ad avere permesso la cerimonia del 18 gennaio 2002, a Campos.
    A meno che non abbiano eletto un altro vescovo, ma non credo...

    - se poi ci si preoccupa di ciò che dice mons. Williamson, ci si preoccupi principalmente dei vescovi e sacerdoti che ancora parlano male del MP del Papa e della Messa san Pio V....e ancora oggi non facilitano IL COMPENDIO DEL CATECHISMO (redatto dal Papa appena eletto) NELLE PARROCCHIE...
    Il sistema migliore per abbassare i toni di Williamson è quello di occupare i Cattolici ad un interesse verso la sana Tradizione, il resto verrà da se...

    a domenica, o domani sera, un santo BRINDISI.... ^__^

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  23. Mi correggo, un amico mi ha fatto notare il mio errore circa i vescovi nominati da mons. Lefebvre:

    I vescovi ordinati il 30 giugno 1988 da Mons. Lefebvre e suoi quali pende la scomunica sono Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta... di questi 4 nessuno ha lasciato la fraternità: quindi non c'è nessun errore, non sono mai diventati 3.

    ****

    arg! dunque l'altro citato dal Cesnur era già vescovo.....grazie ^__^....ora i conti mi tornano

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