sabato 5 dicembre 2020

Ritorno alla casa del Padre, o esilio nella fortezza del "Padrone"?

A volte mi sono chiesto cosa avrei fatto se, nella “pienezza” del mio tempo, cioè quando il Signore mi ha fatto sentire il suo richiamo quasi come fosse l’ultimo, avessi incontrato il Cammino.

Sarei diventato un “camminante” o no?

La domanda mi incuriosisce anche perché ho fatto parte di una “comunità” molto “spinta”.

La risposta è: non lo so, perché innumerevoli sono state le variabili in gioco.

Di una cosa però sono certo: se anche fossi entrato nel Cammino, anche il Cammino avrebbe dovuto superare dei “passaggi”.

Mi rendo conto però che quel momento di apertura alla grazia per me corrispondeva anche a un momento di ricerca e di estrema debolezza, come quello che passò il figlio prodigo che tornava a casa ma che, forse, se avesse incontrato il calore umano di qualche falso amico, non avrebbe raggiunto la meta.


Perciò, nonostante la mia formazione mi aveva reso refrattario a certe imposizioni che, alla lettera, non avrei mai accettato, potevo interiormente forzare un’interpretazione degli errori del Cammino in modo da “aggiustarli”, cioè da tollerarli illudendomi che non fossero errori.

La mia formazione cristiana, infatti, era dapprima stata indirizzata da una giovane catechista della parrocchia, che spero di ringraziare come si deve in Paradiso, che mi parlò della Chiesa e delle prerogative del Papa, e da quel momento quei concetti li ho sempre dati come scontati.

Successivamente, in prima media, una professoressa di Italiano parlò alla classe della pratica dei Primi nove venerdì del mese, che decisi di fare. Vi riuscii un paio di anni dopo, prima che lasciassi la Chiesa.

La promessa di Gesù legata al compimento di tale pia pratica, dandomi la fondata speranza che prima della morte sarei tornato a Dio, mi ha permesso, una volta abbandonata la Chiesa, di non abbandonare la fede pur di non avere sensi di colpa.

E proprio quei sensi di colpa che mi accompagnavano proprio perché mi era rimasta la fede, mi hanno lacerato talmente che, quando mi si è presentata l’occasione, nonostante difficoltà enormi, mi sono quasi sentito “costretto” a fare ritorno a Dio.

Perciò, il sentire fin dall’inizio i “catechisti” del Cammino sbeffeggiare il Sacro Cuore e dileggiare le tradizioni della Chiesa e trattare i cattolici del passato, da cui abbiamo ereditato la fede, come dei cavernicoli in quanto a credenze religiose, sarebbe stato il primo grande ostacolo alla mia permanenza nel Cammino.


Il secondo sarebbe stata l’ubbidienza incondizionata a dei ducetti laici considerati catechisti e infallibili.

In realtà anche nella comunità a cui appartenni vigeva una sorta di malsano “profetismo” legato ad alcuni responsabili, che però era mitigato da altri responsabili che lo avversavano, dai sacerdoti che, al contrario di ciò che accade nel Cammino, venivano rispettati e seguiti, e dalla “regola” che “i profeti devono essere sottoposti ai profeti”, per cui cani sciolti e santoni erano emarginati, chiunque fossero stati.

Avessi superato anche questo passaggio, avrei dovuto poi confrontarmi con la “confessione pubblica”.

Anche in questo caso nella comunità che frequentai c’era qualcosa di analogo: si esortava all’apertura interiore perché, si diceva, potesse operare l’azione guaritrice del Signore, ma, a differenza che nel Cammino, non ci si focalizzava sulla sessualità, ma sui traumi del passato e, se uno non si apriva, non succedeva nulla. Come feci anche io, che quando mi sentii a disagio, rifiutai di proseguire.

Se avessi superato anche questa prova devastante, forse sarei stato abbastanza zombie da superare anche l’ultima. Quella cioè di mettere il Cammino prima della famiglia che, a un certo punto, mi sarei formato.

Lo dico con certezza perché è stata la nascita della mia prima figlia il motivo per cui ho lasciato la mia vecchia comunità, perché i doveri di stato venivano prima di quelli della comunità.

In realtà sarei potuto anche rimanere, perché, a differenza del Cammino, quella comunità era concepita a più “livelli di difficoltà”, per cui con un minimo di “gettoni di presenza” me la sarei cavata, ma decisi comunque di uscire, senza peraltro ricevere minacce spirituali e anatemi, tanto che anche oggi mantengo rapporti cordiali e di amicizia con delle mie vecchie conoscenze che sono ancora là.

Tengo a precisare, però, che anche in quella comunità si insisteva molto sul fatto che Dio viene prima della famiglia omettendo di dire che, per un laico, a maggior ragione Dio viene prima anche della comunità.

Era perciò un’affermazione TENDENZIOSA, e con pericolose derive assolutiste, atteggiamento che col tempo è stato rivisto.

In ogni caso non si sono mai raggiunte le assurdità del Cammino, tanto che, quando si seppe che in una comunità del Cammino, a una moglie era stato detto di lasciare il marito che la ostacolava, la cosa venne vista da tutti come una follia e i commenti furono molto duri.

Per sopportare che un catechista, o Kiko stesso, potesse mettere bocca sulla mia famiglia, sarebbe voluto dire che il mio cervello era ormai completamente bevuto, perché anche nell’imprinting ricevuto da bambino, sia da parte dei miei parenti cattolici, che di quelli di sinistra e di quelli di destra, il concetto di famiglia tradizionale non è mai stato messo in discussione.

(da: Un anonimo)

29 commenti:

  1. Facciamo notare ai nostri lettori casuali, che come antidoto al tumore neocatecumenale può bastare perfino quel poco di formazione cristiana ricevuta in giovane età.

    La pia pratica del comunicarsi per nove mesi consecutivi nel primo venerdì di ogni mese (premettendo la confessione se necessario), in devozione al Sacro Cuore di Gesù, ha salvato innumerevoli anime e ne ha rimesse sulla retta via molte di più. Cento anni fa, nel 1920, veniva canonizzata santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), monaca francese a cui apparve Nostro Signore e le fece quella che nei documenti è chiamata "grande promessa", la possibilità per il devoto di non morire in stato di peccato o senza ricevere i sacramenti.

    A noi cattolici, infatti, interessa salvarci l'anima; la salvezza personale è più importante di tutto il resto, ed è stupido illudersi di salvare gli altri senza aver curato per bene la propria anima. Non illudiamoci di poter fare a meno del ravvedimento, dei sacramenti, della conoscenza delle verità di fede. Perfino quel famoso amministratore disonesto (cfr. Lc 16), prima di aggiustare i conti altrui ha spiegato bene la sua totale incapacità di ricorrere ad altri mezzi: «zappare, non ho forza; mendicare, mi vergogno». Quel brano di Vangelo è sufficiente a capire che non è vero che "il Signore salva a grappoli" come blaterano i capicosca della setta neocatecumenale col sottinteso che se la piccola comunità neocat fa bene il kikismo-carmenismo (e paga tutti i balzelli e le decime) allora i partecipanti si salvano automagicamente. Si può dire che "il Signore salva a grappoli" solo dal punto di vista statistico (poiché un'anima o si salva insieme alle anime che ha contribuito a far salvare, o si danna insieme alle anime che ha contribuito a far dannare).

    Quando i cosiddetti "catechisti" del Cammino sbeffeggiano il Sacro Cuore e dileggiano le tradizioni della Chiesa stanno indubitabilmente compiendo l'opera del demonio. E lo sapete benissimo che i cosiddetti "catechisti" ripetono pedissequamente tutto ciò che Kiko esala. Se un cosiddetto "catechista" ha un minimo di ritrosia a farlo, potete star certi che lui e la sua famiglia hanno già un piede fuori dal Cammino, poiché non si possono servire due padroni. O Dio, o Kiko.

    Così, quando provi almeno un pochino di dolore nel vedere che i cosiddetti "catechisti" del Cammino sbeffeggiano il Sacro Cuore e dileggiano le tradizioni della Chiesa, significa che non ti sei veramente convertito a Kiko, poiché nel tuo cuore ami ancora veramente il Signore. Da quel momento è solo questione di tempo prima che tu lasci il Cammino o che ti scaccino via per farti "cuocere nel tuo brodo".

    Poi, a qualunque cristiano ripugna l'idea della "confessione pubblica", per vari motivi, tra cui il fatto che è difficile esprimersi a parole e farsi capire da gente di sensibilità molto diversa dalla propria. Ed è molto, molto più difficile parlare dei propri peccati senza scandalizzare qualcuno, perché c'è sempre qualcuno che trova ripugnante ciò che a te sembra una cosuccia da poco, o considera robetta da poco ciò che tu trovi ripugnante. Inoltre c'è il gravissimo rischio di "insegnare" a qualcuno dei presenti che esiste la possibilità di compiere il peccato XYZ e che qualcuno c'è riuscito, anzi, me lo sta dicendo proprio adesso. Questi motivi, già da soli, sono validissimi per dimostrare che l'unica possibile confessione è quella nel segreto col sacerdote e che ha come unico scopo quello di procurarti l'assoluzione sacramentale. Altrimenti la confessione non ha senso.

    Per cui, se ti infastidisce l'idea delle "confessioni pubbliche", hai già un piede fuori del Cammino. "Pubbliche", cioè in presenza di parenti, amici, conoscenti, "fratelli" di comunità, per quanto sia ben chiusa la saletta dove avviene l'interrogatorio.

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  2. KIKO HA CONTAGIATO IL COVID

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  3. Poveri neocatecumenali, cosi buoni, dolce, teneri

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Qualche camminante che legge potrebbe protestare: "Ma il Cammino è a favore della famiglia tradizionale".
    E invece NO. Nel Cammino si ha una concezione di famiglia diversa rispetto a quello che propone la Chiesa.

    Per il Cammino, infatti, la famiglia è al servizio del Cammino, che viene visto come l'unica vera famiglia.

    Questa concezione è sbagliata per due motivi: il primo, che da solo basta a manifestare le tendenze settarie del Cammino, consiste nel fatto che il Cammino viene visto come una chiesa, piccola quanto si vuole, ma con tutte le caratteristche della vera Chiesa, quella anche di essere la "famiglia di famiglie".

    Il secondo motivo è che nella vera Chiesa la famiglia è parte integrante della Chiesa, in cui tutti a loro modo sono al servizio della Chiesa e la Chiesa è al servizio di tutti.
    La famiglia cristiana, perciò, è per la Chiesa, e la Chiesa è per la famiglia, che è un'espressione della Chiesa.
    Un Cammino al servizio delle famiglie, come ad esempio l'Equipe di Notre Dame, è inconcepibile.

    Inoltre, mentre per la Chiesa la famiglia ha una sua "autonomia", delegata, ma nello stesso tempo appartenente ai suoi diritti fondamentali, ricevuti per diritto divino, per cui le leggi ecclesiastiche possono solo essere a tutela delle leggi "istituite" direttamente da Dio, per il Cammino non è così.
    Nel Cammino la famiglia non ha, di fatto, una propria autonomia: questo è il sentire generalizzato.

    Così se, per esempio, un "catechista" ordinasse a dei coniugi del Cammino che non devono battezzare il loro figlio col nome di Diego Armando, ma di Francisco, essi si sentirebbero in dovere di ubbidire, perché quella sarebbe la volontà di Dio! E se non ubbidissero, qualche senso di colpa lo avrebbero.

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  6. La testimonianza dell’Anonimo del post odierno è piena di buon senso.
    Devo dire che anche questo ha salvato me, in un certo senso, anche se dopo moltissimi anni.
    Purtroppo non so come, ma sono stata impastoiata per decenni.
    Col passar del tempo i contorni della realtà neocatecumenale che all’inizio parevano ben delineati, andavano pian piano modificandosi e, ad un certo punto, hanno iniziato a deformarsi del tutto.
    Quello che era dato per certo non lo era più. Quanto si era promesso veniva ritrattato, corretto, precisato. E poi, quando proprio non capivi e chiedevi ragione, la risposta era una sola: “Dio ora suggerisce a Kiko altro. Le cose cambiano”. ...Ispirazione, ispirazione. La parola d’ordine. Unita alla panacea di tutti i mali che era indicata a noi camminanti, catechisti e no, in un solo comando ineludibile: obbedire senza capire, senza neanche pensare. Anche se avevi studiato e ripetuto decine di volte tutte le tappe, per cui le domande sorgevano spontanee e i dubbi si sommavano ai dubbi. Se non comprendevi dovevi accettarlo. Anzi, la fede cieca, irrazionale, si diceva, era quel che aveva un valore più grande.
    Ma quando le obbedienze sempre più frequentemente cozzavano col comune e sano “buon senso” o addirittura, ad un certo punto, con la stessa decenza, restò una parola sola: BASTA.
    Ma che travaglio! E quanta sofferenza!
    Perché quando uno ha riposto tutta la fiducia in un’esperienza, è dura ravvedersi, convincersi di aver sbagliato in una simile maniera.
    ........

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  7. .........

    E’ vero quanto si descrive all’inizio del post. Il punto debole sta nel fatto che vieni approcciata, per tua sventura, in un momento di crisi, di debolezza, di ricerca di risposte e soluzioni esistenziali che non trovi. Su tutto questo si fa leva. E tu ti senti sollevata dal trovare risposte finalmente, servite, pronte.
    Poi elabori dopo, quando scopri che il prezzo che devi pagare è altissimo. Rinnegare il tuo essere uomo/donna creati da Dio liberi e pensanti. Scivoli nel nulla, tu stesso diventi una nullità, anche se predichi e sei ascoltata, anche se hai messo al mondo molti figli, anche se…. mille altre cose. Alla fine sei uno che non ha dignità, e non deve riconoscerne agli altri. Il cammino educa ad un disgusto diffuso. Sei partito da “Dio ti ama come sei”, ma vedi solo che sei sempre peggio e tutti gli altri pure!

    La forza e la lucidità della risoluzione definitiva la dà sempre, all’inizio o dopo un tratto più o meno lungo di percorso iniziatico, solo quanto si è ricevuto da piccoli in materia di fede. La devozione radicata nella famiglia di origine alla Madonna.
    Ho sempre ammirato Pietro NON del Cammino e con lui tutti quelli che nella trappola non sono caduti. E che hanno, nonostante questo, il grande dono di penetrare gli arcani del Cammino con una lucida analisi e insieme la capacità di districarsi negli anfratti tortuosi segnalando ai dubbiosi una via di uscita. Non è facile davvero. Il Cammino è intricato, subdolo e contorto. Nulla vi è di facile, a meno che non ti consegni nelle loro mani del tutto e ti lasci scivolare nell’oblio.

    Pax

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  8. Caro anonimo del post chiunque tu sia non sai quanto ti voglio bene e ti capisco. Hai vissuto quello che ho passato io neanche fossimo due gocce d'acqua. Da quasi 22 anni ho lasciato il cammino facendone 12, ma ti garantisco che ancora oggi lotto con me stesso per curare tutte le piaghe e cicatrici spirituali che quei 12 anni mi hanno lasciato. Ti consiglio di recitare giornalmente con cuor filiale il Santo Rosario all'alba, aiuta tantissimo e rapidamente... Diventerai adulto nella fede, in barba ai pluripassaggi decennali predicati da gente che sono tutta chiacchiere e distintivo.

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    1. Il Rosario è l’anti-cammino. Lo è in ogni senso, a cominciare dal fatto che è il Cammino della Madre di Dio verso di noi e cammino della Madre di Dio, cono noi, verso il Cielo.
      Occorre certo la collaborazione dell'uomo che consiste nel collaborare con la grazia.
      I misteri della salvezza si manifestano e noi siamo chiamati ad aderirvi.

      Il Cammino pretende di arrivare a Dio attraverso le sue tappe misteriche e, arcano dopo arcano, pretende di arrivare all’ “illuminazione”: puro sforzo umano.
      Fa fare tanto per far rimanere sempre lì.

      La tua risposta alla grazia ti fa alzare all'alba per recitare il Rosario e questa collaborazione, che è espressione dell'amore, fa sì che la Madonna ti aiuta "tantissimo e rapidamente".
      Buon "vero cammino"...

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    2. Il Cammino pretende di arrivare a Dio attraverso le sue tappe misteriche e, arcano dopo arcano, pretende di arrivare all’ “illuminazione”: puro sforzo umano.
      Fa fare tanto per far rimanere sempre lì.

      Il problema così com'è posto è mal posto (come al solito). Il cristianesimo delle origini, quello dei guideo cristiani, era a base iniziatica e come tutti le iniziazioni aveva le sue tappe e i suoi arcani che proteggeva dagli "intrusi" )non si gridava sui tetti semplicemente perchè non poteva essere gridato)


      Non lo dico io lo dice San Girolamo

      “L’apostolo Paolo , strumento eletto e maestro delle genti[…] Dopo essere passato per Damasco e l’Arabia , egli salì a Gerusalemme per vedere Pietro e rimase presso di Lui quindici giorni...il futuro predicatore delle genti doveva infatti essere istruito nell’insegnamento del settenario e dell’ogdoade San Girolamo Lettere pp.gg. 341-343. “

      Come si vede Paolo, ancorchè abbia conosciuto Cristo per visione, ebbe bisogno di ricorrere a Pietro per essere istruito sul settenario e sull'ogdoade MA NON SUL PLEROMA.  Pietro a propria volta era stato istruitito da Giacomo il fratello del Signore (lo dice San Paolo).
      Giano Pietro e Giovanni erano una sorta du super apostoli apicali tra gli altri
      Alla luce di tutto ciò ben si comprende come la prassi cristiana si risolvesse nell'ottica dell'apocalittica giudaica in un viaggio dagli inferi al paradiso
      Il buon viaggio mistico (Emanuele Testa Il simbolismo dei giudeo cristiani) pp.gg. 117
      I riti d’iniziazione sia dei vivi che dei morti avevano lo scopo di facilitare il buon viaggio DEL MISTICO O DEL DEFUNTO” - e questo rende estremamente plausibile l’osservazione cardinale di Boris de Rachewiltz circa la circostanza che i libri dei morti siano stati libri del morti e insieme libri d’iniziazione per i vivi – “dalla terra o dalla tomba alla presenza di Dio attraverso le tre regioni cosmiche: la tomba, l’aria dei sette cieli, che si trovano nel Chenoma e nel Pleroma
      I mezzi a disposizione erano il possesso- in conseguenza dei rito di iniziazione- di numeri lettere, di sigilli, di nomi sacri, manifesti o segreti da usarsi come potenti passaporti
      Le guide erano Michele - waw (il principale o sesto degli arcangeli) identificato più tardi con il figlio di Dio e succeduto nella guida al suo compagno Ramiele”
      Nel decimo cielo l‘anima può contemplare il mistero della faccia ineffabile di Dio: E così può entrare nel gaudio del suo signore: cioè nel suo regno costituito dalla Chiesa Gerusalemme celeste: dal mistero della della Croce Gloriosa e dalla luce dello zodiaco. SS Trinità.
      Dopo una lunga descrizione del viaggio dell’anima che comprende una discesa ad inferos e quindi un processo catabasico che si converte in un successivo processo anabasico il viaggio dell’anima si conclude con la VISIONE FACCIALE
      E’ appunto qui che l’uomo-come dice Dante - può INDIARSI: e naturalmente il buon viaggio termina (ibidem pag. 118)
      Come vedrai in questo brano c'è la materia per scrivere un intero libro perchè in sostanza mentre in Paolo l'escatioogia è timandata al futuro QUI ESSA PUò REALIZZARSI AL PRESENTE IN VITA O NELL'IMMEDIATO POST MORTEM
      Questo è il cristianesimo di Giacomo il GIUSTO SANTO FIN NEL VENTRE DI SUA MADRE e primo vescovo della chiesa madre di Gerusalemme che so oppone a Paolo e ai suoi insegnamenti
      Immagino che saprai che IL FRANCESCANO Padre Emanuele Testa è  principali conoscitori del giudeo cristiatra i nesimo congiuntamente all'archeologo P.B. Bagatti

      (l'inciso tra - - è mio e non di Testa)

      Peccato che questo frammento luminoso della religione dei Padri cristiani debbe finire in una spam perchè disturba il "manovratore" di questo blog

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    3. Riporti:

      “L’apostolo Paolo , strumento eletto e maestro delle genti[…] Dopo essere passato per Damasco e l’Arabia , egli salì a Gerusalemme per vedere Pietro e rimase presso di Lui quindici giorni...il futuro predicatore delle genti doveva infatti essere istruito nell’insegnamento del settenario e dell’ogdoade San Girolamo Lettere pp.gg. 341-343. “

      Peccato che l'originale da cui hai tratto specificasse che l'idea che Paolo dovesse ricevere da Pietro insegnamenti gnostici come l'ogdoade e il settenario era sua, dell'autore, tant'è che lo scrive in corsivo e, in nota, lo chiarisce.
      Scorretto, comunque, visto che mette la citazione del nome del Santo e del libro da cui trae la frase citata dopo le sue illazioni.
      Infatti San Girolamo ha solo scritto:
      “L’apostolo Paolo , strumento eletto e maestro delle genti[…] Dopo essere passato per Damasco e l’Arabia , egli salì a Gerusalemme per vedere Pietro e rimase presso di Lui quindici giorni"
      Quando citi gli autori, cerca di guardare anche le note: ciò che disturba il manovratore del blog è proprio il fatto che sullo spazio commenti possano essere passate informazioni false e devianti.

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    4. Anonimo delle 10 e 40:

      Ti ha ben risposto Valentina.

      Io mi limito a dire che la dottrina della CHIESA, riassunta nel Catechismo della Chiesa cattolica, è chiarissima nel dire che non si è per quello che si fa, ma si fa in conseguenza a ciò che si è.
      Non si riceve lo Spirito a poco a poco, a seconda delle tappe che si superano, ma si riceve lo Spirito col Battesimo e da lì lui opera a seconda della generosità della nostra risposta.
      Le opere sono una nostra risposta alla grazia, ma di per se non causano la grazia.
      I camminanti invece si comportano come la causassero.

      Nella Chiesa primitiva molti credenti venivano istruiti prima di ricevere il Battesimo, esattamente come si fa oggi quando lo si riceve da adulti.
      Per i bambini l'impegno dell'istruzione è stato preso in primo luogo dai genitori e dai padrini e le madrine.
      Dovrebbero crescere in un ambiente cristiano. Purtroppo spesso non avviene, ma questo è un altro problema.
      In ogni caso l'istruzione cristiana dice che il "cammino" nella fede consiste in una conversione continua e in una crescita nell'amore.

      Perciò, se uno è promosso o bocciato non lo possono dire degli pseudo catechisti, cioè dei falsi catechisti.
      Nel Cammino si pretende di "provare la fede" con delle opere umane, cosicché si possa quantificare la fede di ognuno attraverso l'esame delle opere fatte!
      Tipico delle sette gnostiche.

      Per quanto riguarda San Paolo, egli probabilmente già conosceva in parte la dottrina cristiana, anche se non ci credeva, e Gesù, apparendogli, gli ha chiarito molte cose e gliene ha fatte capire altre.
      Egli è stato subito battezzato da Anania e ha poi cominciato SUBITO ad annunciare Gesù, altro che cammino iniziatico!

      A Gerusalemme per confrontarsi con Pietro, Giacomo e Giovanni, andò solo TRE anni dopo.
      Quell'incontro non fu affatto un cammino iniziatico, tanto che durò solo 15 giorni.
      E ci andò dalle "colonne" della fede per essere sicuro del Vangelo che predicava perché, nonostante avesse avuto, al contrario di Kiko, una VERA apparizione, al contrario di Kiko non si fidava troppo di se stesso e si sentì in dovere di confrontarsi con la la Chiesa.

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  9. Un bellissimo paragrafo del post, che è cosi intenso e vero da suscitare mille riflessioni, è il seguente:
    "Mi rendo conto però che quel momento di apertura alla grazia per me corrispondeva anche a un momento di ricerca e di estrema debolezza, come quello che passò il figlio prodigo che tornava a casa ma che, forse, se avesse incontrato il calore umano di qualche falso amico, non avrebbe raggiunto la meta."
    È proprio così: ci sono dei momenti della vita in cui le certezze o gli ideali che ci hanno sostenuto fino a quel momento sbiadiscono e passano in secondo piano, ed invece il richiamo del Signore a tornare a Lui è forte e quasi udibile. In quei momenti, in cui si è quasi nudi, come lo era il figliol prodigo, senza più sicurezze, indifesi, può succedere di seguire un falso amico e di ritrovarsi nella casa sbagliata, dove invece di essere accolti dal Padre che ci dona l'anello dei figli, ci troviamo a cadere in un'altra schiavitù.
    Rimprovero al Cammino proprio questo: spesso le persone avviate alla catechesi hanno un problema, hanno subito un lutto, oppure hanno dei problemi relazionali e, durante la 'luna di miele' con la Comunità, tante tristezze o insicurezze sembrano attutirsi o scomparire, per poi ritornare, moltiplicate. Daniel Lifschitz, quando in una lettera indirizzata a Kiko, lo pregava di aprire la gabbia e di lasciare libere tante anime intrappolate, esprimeva la stessa realtà: il Cammino ha trattenuto troppe persone alla ricerca a di Dio nella sua prigione dorata.

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  11. In un commento precedente Pax dice che il Cammino presenta la fede come fosse IRRAZIONALE.
    Questa è una delle eresie del Cammino.

    E' un'eresia di fede e un'eresia della ragione, E' proprio un concetto irrazionale.

    Dire infatti che la fede è irrazionale, equivale a dire che si CONTRADDICE e, perciò, che Dio si contraddice.
    Una bestemmia.
    Altra cosa è dire che la fede supera la ragione umana, e la supera infinitamente, ma non si contrappone ad essa.

    Ricordo che una volta, per fare colpo, una persona dichiarò: “Si possono fare le cose nel modo sbagliato, nel modo giusto e nel modo di Dio".
    Una frase che, se negli ascoltatori mancano le giuste premesse perché magari frequantano un ambiente dove non si apprezza la razionalità, è ambigua tantoi da favorire l'errore.
    Il “modo giusto” secondo l'uomo, infatti, non può essere in contrapposizione con l’azione di Dio e la sua grazia.
    Altrimenti non sarebbe giusto, ma sbagliato.
    Dio può guarire anche con un miracolo, ma non si può far intendere al malato che se prende la medicina "giusta", allora non ha fede, perché la fede è irrazionale!

    Nel Cammino l'irrazionalità non è nemmeno sottintesa, ma è proprio dichiarata!
    Sarà che Kiko pensa che gli artisti devono essere stravaganti e irrazionali e che descrive una fede così come la coincepisce lui: stravagante e irrazionale

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  12. Il cammino priva della fede, anche di quel barlume che si possiede se non si è vigili e sicuri.
    Ringrazio l'Anonimo per averci regalato la sua esperienza correlata di riflessioni d'importanza considerevole.
    Sulla scia di quanto detto vorrei esporre anche la mia esperienza che per certi versi rassomiglia a quella esposta nel thread. Probabilmente una conferma delle supposizioni avanzate nell'attuale testo predominante.

    Sono nata in una bella e sana famiglia cattolica, in un bel Paese posto sotto la protezione della "Madre Immacolata di Dio [...]" in cui si respira una profonda devozione alla Vergine Santissima.
    Quelli cui mi riferirò per districare il mio ragionamento sono gli anni d'oro di Kiko, i tempi "antichi" in cui la reale sostanza del movimento era ben nascosta da una fitta coltre di menzogne e segretezze ove neanche un lembo di eterodossia veniva localizzato e contestato. Ebbene, proprio in quel periodo i miei genitori ed una coppia di zii subentrarono nel cammino invischiando in esso anche noi figli. Mio padre si ritrovò ben presto in un posto di "privilegio" eppure - forse per il principio secondo cui l'eccezione conferma la regola - mai trascurò di condurci con sè alla santa Messa domenicale.

    In quel momento della vita in cui ci si ritrova da soli ad affrontare determinate vicissitudini ho combattuto con tutte le mie forze il sopruso della "confessione pubblica" che mai accettai su di me e sugli altri. Ricordo un episodio in particolare nel quale mi ritrovai mio malgrado.
    Mi ritrovai anch'io posta sul banco degli imputati accompagnata dagli sguardi indiscreti dell'intera comunità; eravamo in tanti eppure mi sentivo sola più che mai. Il katechista, indiscreto e sfacciato mi chiese se avessi qualcosa di concreto da raccontare. Contai sino a tre, giusto per dare la parvenza di star riflettendo, per poi esclamare:

    «No!»

    Un silenzio surreale conquistò la sala dell' hotel. Neanche avessi proferito qualcosa di immondo.
    Mi sentii quasi in difetto, come se avessi trasgredito al più importante dei precetti procurandomi un disonore.
    Chi mi precedette seppe come organizzare la commedia, narrando con dovizia di particolari questioni che grazie al Cielo non ricordo, ma che procurarono il pianto di una signora che strofinava perennemente gli occhi con un fazzolettino. Ma io non volevo recitare, quella teatralità non era nelle mie corde né nel mio cuore, non mi interessava suscitare l'approvazione deplorevole del cammino, così pronta e facile verso chi si ricopriva di melma e rimpinzava le casse neocatecumenali.

    «Attenzione alla superbia!»

    Chi può dimenticare questa diabolica esortazione che accusai fortemente. Passai dal disagio all'indignazione in un attimo. Quell'insolente che conoscevo a malapena si permise di epitetarmi in maniera sfavorevole soltanto perché non mi sottomisi alla regola della confessione pubblica da soddisfare enfatizzando o inventando dei peccati. Inaccettabile! Per un attimo sentì un miscuglio di emozioni sorprendermi: contrarietà, confusione, umiliazione, tristezza.
    Per fortuna sono dotata di una gran faccia tosta, quindi risposi per le rime senza lasciare intravedere la mia inquietudine.
    Me ne andai nell'immediato arrecando maggior clamore e dissenso. È incredibile quanto il movimento riesca a rendere sofferente un'anima.
    Nel cammino non c'è possibilità di affrancarsi dall' egualitarismo radicale, tutti devono fare la stessa cosa, tutti devono pensare la stessa cosa, tutti devono agire allo stesso modo, tutti devono ascoltare la stessa dottrina, tutti la devono riportare in egual modo senza nulla aggiungere e senza nulla omettere.

    La forza e l'illuminazione che mi permisero di discernere e di non sottostare alle sciocche e luciferine regole kikiane sono pervenute da quel dolce insegnamento che appresi nell'infanzia e che si è radicato nel mio cuore: l'affidamento alla Vergine Maria.

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    1. @Rebel
      Una testimonianza molto commovente e coraggiosa con spunti evidenti di una personalità ben delineata sul piano morale e dell'affettività. Grazie per aver condiviso una esperienza tanto significativa, per la forte devozione verso la Vergine Maria, quanto deplorevole nei confronti del cammino che possiede tutte le caratteristiche di una setta ben organizzata. S.R.

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  13. La seconda e definitiva volta che ebbi a che fare con il meccanismo delle confessioni pubbliche coincide con il mio ultimo giorno nei meandri luridi del cammino. Quando alcuni tra i "grandi" interpellarono a sorpresa gli astanti giungendo quasi immediatamente a me, la "nemica" che non seguì l'esortazione di Morfino che esigeva il silenzio su un grave fatto da me subìto. Il detestabile sacerdote, che tale penso non fosse nell'animo, mi ammonì violentemente tentando di mortificarmi davanti alla "folla", di deprimermi e sconfortarmi ma io reagì affermando ancora una volta quella verità che tentavano di nascondere sotto strati e strati di menzogna. Ma l'umiliazione non mi fu risparmiata e nessuno tra i molteplici partecipanti fu onesto, eppure tra i presenti vi erano anche persone di una certa età, genitori, gente che avrebbe potuto avere uno slancio di lealtà in virtù della propria coscienza ma che volontariamente ha glissato per mantener fede alla comunità, soggiacendo in questo modo a satana.

    D'improvviso divenni la peste, la traditrice, un'estranea da evitare perché disubbidiente, libera, non sottomessa ai potenti kikiani; una creatura differente non disposta a barattare la verità e la propria dignità per nessun motivo, per tale reputata irragionevole.
    Quella stessa notte mi lasciarono da sola, al buio, senza più alcuno che si offrisse di accompagnarmi, accogliermi. Tutti si dileguarono per poi raccogliersi nell'infido bar di una neocatecumenale. Affermando la verità avevo messo in crisi il cammino, imperdonabile!
    Ebbene, favorisco essere nei miei panni puliti piuttosto che nei loro ricoperti di fango e melma.

    Per la cronaca, quella notte, mentre questi ignobili neocatecumenali si "trastullavano" in compagnia di satana, io non stetti da sola, ma fui accompagnata, amata, confortata dalla Vergine Maria, che sentivo presente in quei grani del santo Rosario che il Cammino tentò di strapparmi via.

    Tutto questo per dire che a me è accaduto proprio quanto espresso nel thread: la formazione cristiana ricevuta mi ha protetta e resa consapevole delle storture neocatecumenali alle quali mai ho aderito. Grazie a Gesù e alla Sua e nostra Mamma.

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    1. Grazie Rebel. Non solo per quello che hai scritto e testimoniato, che è molto toccante, ma perché ha dato gloria a Gesù e a sua Madre Maria!

      In te si realizzano le parole del capitolo 8 della Lettara ai Romani:

      Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?... Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica...
      Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?... in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore".

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  14. Grazie Rebel. Mentre stavo in cammino a chi mi parlava come te lo prendevo con una lingua così. Ero cieca come una talpa e sorda. Pensavo che attaccando il cammino attaccasse anche me...invece adesso apprezzo il lavoro di informazione che fate. Grazie a tutti.

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  16. Approfitto dell'anonimo del Cammino che ha scritto alle 10 e 40 per fare alcune precisazioni.

    Il primitivismo, anche nella Chiesa, non deve essere visto come una meta da raggiungere, ma come un Principio (nel caso della Chiesa con la P maiuscola) da cui partire.
    La Chiesa primitiva, perciò, è un modello in quanto racchiude ogni ricchezza, poiché lì sta il Principio della Tradizione cattolica, possiede la grazia specialissima degli inizi, ma quell'epoca non va vista come l'età dell'oro. Quella verrà alla fine dei tempi.

    La Chiesa primitiva nei suoi aderenti non era perfetta (almeno non lo erano tutti) e in ogni caso va distinto ciò che è vera Tradizione da ciò che sono gli usi e i costumi e, anche, le prime disposizioni ecclesiastiche.
    Ma chi interpreta le Scritture liberamente dice sempre di rifarsi alla Chiesa primitiva, decidendo però lui quali sono le cose che fanno parte della Tradizione, come fatto da Kiko e Carmen riguardo ai riti di iniziazione cristiana.
    Di cui nella Chiesa Apostolica NON C'E' TRACCIA.
    Infatti sorsero un po' dopo come istruzione per gli adulti (e non come pratica gnostica), per ispirazione dello Spirito Santo, in quanto compatibili con la Tradizione.

    I riti iniziatici del Cammino, invece, non solo non sono di tradizione apostolica, ma non sono nemmeno compatibili con la Tradizione, in quanto fanno procedere la grazia dalle opere umane.

    Le realtà ecclesiali che si sono succedute nei secoli, da quelle monastiche, agli ordini, fino ai movimenti ecclesiali più recenti, non esistevano affatto nella Chiesa primitiva, ma sono state ispirate da Dio e riconosciute dalla Chiesa in quanto i loro metodi potevano inserirsi nella Tradizione, di cui erano conseguenza, senza sminuirla, ma manifestandone la ricchezza.

    Di conseguenza i movimenti che dicono di avere origine al tempo di Gesù pur essendo stati fondati nel 1964, non sono ecclesiali.
    Le nuove realtà ecclesiali, infatti, per essere tali non devono essere nuove non quanto a dottrina, ma quanto ai metodi.
    Perciò, se dicono di avere metodi vecchi, risalenti a Gesù, hanno necessariamente una dottrina nuova, risalente ai loro fondatori.

    Non dico che non ci si possa ispirare alla Chiesa primitiva o che non si possa possa riscoprirne le ricchezze. Anzi, occorre sempre fare riferimento ad essa.
    Ma i metodi devono essere necessariamente nuovi, ma secondo le disposizioni della Chiesa e non dei fondatori, altrimenti perché dovrebbero esistere? Per ricopiare un'utopistica Chiesa primitiva che non è mai esistita?
    La risposta è una sola: ma per cambiare la dottrina.

    Così, poiché i primi cristiani frequentavano ancora il Tempio e poiché molti avevano mantenuto delle esteriorità giudaiche, Kiko sogna la sua nuova chiesa in senso sicretista, dando, con la scusa della della Chiesa primitiva, valore di tradizionne a cose che la vera Chiesa non riconosce come autentica Tradizione.

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  17. La protezione dal Cielo è assicurata anche a chi non ha ricevuto alcuna formazione pregressa, ma magari ha un cuore retto e sincero.
    Entrai nel Cammino molto giovane e di Chiesa ne sapevo poco e nulla, provenendo da una famiglia atea. Credetti così che quella fosse una buona strada per arrivare alla fede: credetti a tutto, perché non sapevo nulla e non avevo parametri di confronto.
    Nel tempo ho aperto gli occhi grazie a numerose situazioni che stridevano con i concetti di peccato, perdono, amore e misericordia. Sono fuori dal Cammino da anni, ma non dalla Chiesa.
    Lo volevo dire per tutti quelli che non hanno da presentare una formazione cristiana precedente: non possedevo la fede, ma una retta coscienza, e questo mi ha preservato dal perseverare nell'inganno neocatecumenale, anche se non subito riconosciuto.
    Il Cammino presenta tratti che, a lungo andare, svelano la sua corrotta natura anche a tutti quelli che ci si sono imbattuti senza alcuna formazione cattolica. E' bene dirlo, altrimenti può sembrare che si possano affrancare solo coloro che godono di una certa formazione in grado di allertare spirito e ragione che, essendo beni dell'uomo, si possono attivare anche in chi non ha vissuti antecedenti.
    Ognuno ha una sua storia: anche se si viene dal nulla la Vergine Maria e Nostro Signore ci difendono, se veramente si aspira rettamente alla fede, che dipende anche dalla disposizione di cuore, oltre che dall'ambiente in cui si è vissuto.

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    1. Bella testimonianza. Dio dona la sua grazia senza rispettare "tappe".

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    2. "anche se si viene dal nulla la Vergine Maria e Nostro Signore ci difendono, se veramente si aspira rettamente alla fede, che dipende anche dalla disposizione di cuore, oltre che dall'ambiente in cui si è vissuto"

      Bellissima questa tua conclusione, Anonimo, essa rende giustizia a Dio e alla Vergine Santissima.

      E' proprio vero, ciò che fa la differenza è il cuore retto, e il cuore lo legge solo Dio. Molti si stupivano di Gesù quando trattava affabilmente persone considerate a priori escluse dall'elezione, considerata monopolio degli ebrei osservanti (un poco come i super-eletti neocatecumenali di Kiko e fuori tutto è anatema).

      E' scritto che il Regno di Dio passa per il cuore dell'uomo
      come anche che il Signore non fa differenza di persone.

      Atti 10, 34s.

      Pietro prese la parola e disse:
      "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto."

      Pax

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    3. Una delle resistenze che gli insegnamenti del Cammino si occupano maggiormente di demolire è proprio quella della formazione cattolica pregressa, fin dalle catechesi iniziali. Per questo motivo, se un cattolico già praticante resiste in Cammino i primissimi anni, poi c'è il rischio concreto che non ne esca più, perché si convince che l'esperienza neocatecumenale sia il non plus ultra nella Chiesa e, d'altra parte, tutti i ricordi positivi della esperienza passata sono stati svuotati e ripensati in negativo oppure ridimensionati e sfocati.
      Ed infatti anche nell'articolo l'autore riflette sul fatto che probabilmente avrebbe potuto chiudere un occhio di fronte a tante aporie e contraddizioni neocatecumenali: l'avversione nei confronti della devozione, la prepotenza dei catechisti, gli errori dottrinali, il mancato rispetto del foro interno, le confessioni pubbliche; ma mai avrebbe accettato di mettere in secondo piano la famiglia rispetto alla Comunità.
      E questa indisponibilità a mettere in mano ad altri non tanto la propria vita quanto quella dei propri figli, credo che sia una 'linea Maginot' di resistenza all'intrusione esterna che possa accomunare sia già credenti sia i cosiddetti 'lontani'.
      Anche nel mio caso, la sola idea che si volessero forzare le scelte vocazionali dei giovani, riuscì a farmi allontanare dalla cerchia neocatecumenale: non stavo pensando a me, ma ai figli che ancora non avevo.

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  18. @Rebel "Mi ritrovai anch'io posta sul banco degli imputati accompagnata dagli sguardi indiscreti dell'intera comunità; eravamo in tanti eppure mi sentivo sola più che mai"

    Non solo tu Rebel. Anche io mi sentivo solo nonostante gli sguardi indiscreti dell' intera comunità. È la realtà di molti purtroppo.

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  19. @ Rebel 12:47

    Nel cammino non c'è possibilità di affrancarsi dall' egualitarismo radicale, tutti devono fare la stessa cosa, tutti devono pensare la stessa cosa, tutti devono agire allo stesso modo, tutti devono ascoltare la stessa dottrina, tutti la devono riportare in egual modo senza nulla aggiungere e senza nulla omettere.
    __________________

    Rebel qui ha proprio descritto a pennello l'omologazione piatta e incolore che impera nel cammino.
    A questo riduce la kikiana predicazione quando produce infine tutti i suoi frutti.
    Una parola martellante che ficca nella testa degli astanti un unico modello da imitare e perseguire e conquistare pian piano, di tappa in tappa.
    Infatti se qualcuno ancora negli anni indulge in atteggiamenti o modi di esprimersi che contraddicano l'efficacia infallibile dell'indottrinamento gli si dice, senza tante cerimonie, "Ma come parli? Ma come ti esprimi?". O ti si fa capire bello chiaro che, se non ti adegui all'unico modo di vivere dei neocatecumeni - che investe tutti i campi dell'esistenza, dal pubblico al privato all'intimo - la comunità non è posto per te...
    "vuol dire che non sei stato eletto"
    Certo. Anche a rischio di perdere adepti.
    Per loro avere una schiera di soldatini sempre sugli attenti, fatti in serie, con risposte telecomandate è troppo importante al fine di tener saldo nelle mani il controllo mentale e spirituale dell'intero popolo dei camminanti e per diventare gli arbitri assoluti della loro intera esistenza. Senza questo dove andrebbero a finire mai?

    Anche se mi par di capire che negli ultimi anni i cani mastini kikatechisti hanno imparato a chiudere un occhio. Tengono dentro di tutto.
    Le defezioni sempre più numerose dei vecchi aderenti e la scarsità dei nuovi li ha ridotti a più miti consigli.
    Un grigio e triste declino.

    Pax

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  20. Grazie Rebel, mi colpisci.
    Se i presbiteri e i catechisti del cammino diffondessero questa semplice e tanto efficace devozione del Rosario, vedrebbero una diversa condotta nel loro gregge. Ma chiaramente evitano proprio per scongiurare questa diversa condotta.

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