sabato 18 febbraio 2023

Sacerdote, chi sei?

Con umiltà mi rivolgo a ciascuno di voi come un fratello, un amico, un padre e un condiscepolo di Gesù Cristo, per meditare insieme sul dono meraviglioso che ci è stato dato: il sacerdozio.
(Robert Sarah)

"Per l'eternità - (Meditazioni sulla figura del sacerdote) " è un libro formativo e contemplativo composto dal Cardinale e arcivescovo cattolico guineano Robert Sarah. Si tratta di un'opera pregiata, pervasa di umiltà e amorevole premura, che esordisce con una dedica limpida e immediata:

- "a tutti i seminaristi".

La voce dell'autore è correlata dall'eco inesauribile dei Santi; una voce unica e spiritualmente salutare che si fa spazio in un tempo in cui "l'ombra della notte incombe sulla vita dei sacerdoti" (pag. 7).

L'argomento è delicato e serio ed il suo valore vitale. Per questo ritengo interessante, nonché necessario, leggere con occhio partecipe e appassionato le righe stilate dal Cardinal Sarah, le quali risultano essere rivolte anche al cammino (essendo una realtà interna alla Chiesa Cattolica).

L'introduzione del libro, redatta sempre dall'autore, di già dispiega le ali della verità più cruda conducendo l'attenzione sulla dura, anzi sanguinaria, realtà dell'oggi:

- "Non c'è settimana in cui non si diffonda la notizia di un caso di abuso sessuale o di corruzione. Si deve guardare in faccia la realtà, il sacerdozio sembra vacillare".

Ebbene, il peccato gravissimo, umanamente imperdonabile, che bisogna addebitare anche ai sacerdoti che hanno accolto la dottrina neocatecumenale, è quello di aver seminato e diffuso l’idea che tutti gli istinti siano buoni perché la natura umana sarebbe di per sé innocente, dando l’esempio d’un modo di porsi di fronte alla vita che non ha più nulla di spirituale, ma prettamente terreno: come se il destino umano si compisse quaggiù, in questa povera carne peritura. La tragica realtà degli abusi su minori e persone vulnerabili, esercitata da sacerdoti o da figure portanti di un certo ambiente ecclesiale, anche espressa in omertà o protezione dei colpevoli, è una delle ferite più gravi del corpo mistico di Cristo. E tra le pagine più oscure della storia del cammino troviamo proprio quella relativa a questo genere di violenza.

Robert Sarah prosegue con tono severo e spedito:

- "Il sacerdozio, il suo statuto, la sua missione, la sua autorità, sono messi al servizio di quanto c'è di peggio al mondo. Il sacerdozio è stato strumentalizzato per nascondere, insabbiare, e persino giustificare la profanazione dell'innocenza dei bambini"

Non esiste ragionamento che possa chiarire adeguatamente il dramma in esame, perciò lascerò la parola ad un padre che ha veduto con i propri occhi la sofferenza più logorante attraversare l'anima dei suoi figli. Discutiamo di bambini innocenti abusati da un catechista del cammino e ulteriormente seviziati, nell'ambito dell'interiorità, da alcuni sacerdoti assecondanti il contesto settario, questi ultimi colpevoli di aver ostacolato il procedere della giustizia e di aver indicato, con l'indice autoritario, la porta d'uscita della chiesa. Circostanza che ha allontanato dai Sacramenti l'intera famiglia.

Il padre si esprime con dolorosa schiettezza:

- «Il Vescovo era neocatecumenale e per tale mi invitava a ritirare la denuncia, farmi pagare i danni morali e chiudere la faccenda per proteggere la credibilità del cammino e l'immagine della Chiesa. Lui si preoccupava di evitare lo scandalo mentre i bambini morivano interiormente. Il Vescovo protesse il cammino e lasciò agonizzare la mia famiglia. Mi disse inoltre che un cristiano deve perdonare tutto, lasciando ad intendere che avrei dovuto abbandonare il mio intento di ottenere giustizia!»

Un estratto proveniente da una relazione redatta da una donna che subì degli abusi nell'ambito del cammino, chiarisce ancor più la gravissima portata della questione. Si tratta di una missiva indirizzata al Vescovo della sua diocesi in cui riporta il dialogo intrattenuto con un sacerdote convintamente neocatecumenale:

La donna riferisce: "Più ancora forse colpisce la mia sensibilità, certamente esacerbata dalla mia esperienza personale, che questo sacerdote (il vicario appunto), come tanti altri sacerdoti e catechisti del cammino, consiglierà alle vittime che dovessero chiedergli consiglio o essere affidate a lui, prendendo a pretesto la Croce di Cristo, di non denunciare l’abuso subito, e considererà più che lecito che i criminali non vengano puniti, anzi, che possano avere altre occasioni favorevoli per delinquere."

- "Com'è possibile tollerare tali episodi senza tremare, senza piangere e senza metterci in discussione?;
Dobbiamo guardare il male in faccia!" (Pag.8)

Gli orientamenti realizzati dalla mente alienata degli iniziatori sono materia di fede e di studio dei presbiteri compromessi e dei seminaristi frequentanti i Redemptoris Mater, in questi scritti apprendiamo che “l’uomo non può fare il bene perché si è separato da Dio, perché ha peccato ed è rimasto radicalmente impotente e incapace, in balia dei demoni. È rimasto schiavo del Maligno. Il Maligno è il suo signore. Per questo non valgono né consigli, né sermoni esigenti. L'uomo non può fare il bene".

Dunque il bene è una realtà fuori dalla portata dell'uomo, ergo: ferire gli innocenti per Kiko e Carmen è addirittura lecito.

E sono proprio queste idee avverse a svelare la motivazione per cui il cammino proliferi di abusi d'ogni genere, inclusi quelli fisici.
I due pericolosi e falsi profeti hanno forgiato una dottrina immorale e perversa che reprime l'idea della giustizia e favorisce quella del vizio.Tutti noi conosciamo, oramai perfettamente, quanta pressione psicologica compiano i catechisti, e non meno i sacerdoti, a danno dei fedeli che dipendono dalla parola neocatecumenale.
Schivare l'altra parte della medaglia, che è la Giustizia, non favorisce la consapevolezza del peccato e consente che il male si propaghi. Ma, in effetti, se "il peccato è necessario" come comunica la scienza kikiana, perché mai si dovrebbe imboccare la via della legalità e della redenzione spirituale?

In cammino la protezione degli indifesi viene affidata ai catechisti, ai responsabili, alla comunità, una situazione anomala che non va assolutamente sottovalutata.
Per questo motivo, se la Chiesa intende applicare contro l'abuso sessuale sui minori il "principio di tolleranza zero", non può evitare di indagare, scandagliare e studiare l'infido contesto neocatecumenale. In quei meandri vive la sporcizia più nera, altro che santità a profusione.

- (pag.25) da una meditazione di Santa Caterina da Siena (dice il Signore a Caterina): "Vedi con quanta ignoranza, con quante tenebre, con quanta ingratitudine e con che mani immonde, è somministrato il glorioso latte e sangue di questa Sposa! E con quanta presunzione e irriverenza è ricevuto! Perciò quella cosa che dà vita, spesse volte dà morte per loro colpa".

- Card. Sarah (pag. 32): "Chi pretende di riformare la Chiesa con gli stessi mezzi che si usano per riformare una società di questo mondo, non solo fallisce nella sua impresa, ma infallibilmente finisce col trovarsi fuori dalla Chiesa"

Bisogna fuggire con risolutezza il peccato di presunzione, di chi presume di salvarsi in virtù dei propri titoli umani (catechista 'autorevole e influente' e tutti i titoli che compongono la realtà kikiana) e che ritiene di far parte di una cerchia di eletti in grado, addirittura, di riformare la Chiesa Madre. È vero, sì, che “la salvezza di Dio è per tutti gli uomini” (Tito 2,12), ma nello stesso tempo questa non può e non deve essere data per scontata, né tanto meno pretesa, ma bisogna conquistarla con la coerenza di vita evangelica e l’esercizio eroico della carità. Soluzione infattibile nella cerchia comunitaria di Argüello ed Hernández.

Quali orme seguire quindi? Quelle di Cristo o quelle di Kiko? Non c'è compromesso che tenga. Figli di Dio o, per come si autodefiniscono i fedeli e i fiancheggiatori del cammino, figli del demonio?

- C. Robert Sarah (pag 43): "I sacerdoti che non sono santi non soltanto sono dei mediocri, ma guidano al male coloro che sono stati a loro affidati. Il peccato di un pastore non è una questione privata. Infligge all'intero gregge una profonda ferita.

L'esortazione è fervida ma al contempo premurosa.

- (Pag. 49): "Cari giovani sacerdoti, e voi confratelli più anziani nel sacerdozio, permettetemi di ripetervi con San Giovanni: "Avete vinto il maligno!". Siate coloro che prendono la direzione opposta […] per noi cristiani la direzione opposta non è un luogo. È una Persona: è Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Dio, e nostro Redentore. Il solo unico Redentore del mondo. SeguiteLo, Egli è l'unica via che conduce al Padre e la piena realizzazione del vostro sacerdozio.

Chi è realmente quel sacerdote che procede lungo la strada di Kiko assoggettandosi alle sue 'tappe' e ai suoi scrutini? Non si trova una risposta logica, o perlomeno rincuorante.
Mi chiedo: perché questi sacerdoti permangono muti dinanzi agli scontri impari che avvengono a scapito delle anime più fragili? Perché non consolano e difendono i giovani oppressi dalla necessità di vivere una vocazione confacente alle aspettative dei catechisti e una vita aderente alle desolanti leggi kikiane? Perché aspirano ad una carica di spicco all'interno del cammino? Perché consegnano la propria parrocchia alle comunità permettendo ai neocatecumeni di prendere decisioni di notevole rilevanza, di imbrattare i muri sacri e di sganciare i Crocefissi dalle chiese?
Inoltre, perché confessano in un'atmosfera inadatta e caotica sfigurando la nobiltà e l'importanza del Sacramento, demolendolo ancor più lasciando intendere che la confessione pubblica sia plausibile?

Ce lo dice la Chiesa, il Ministro del sacramento della penitenza è il solo sacerdote, il quale deve aderire fedelmente alla dottrina del Magistero.
In cammino c'è un bisogno insaziabile di confidarsi e confidare nel Signore. Una sete inestinguibile che non può trovare compimento in una simil "penitenziale" defraudata della sua sacralità e riservatezza, o in una umiliante confessione a titolo collettivo. Collettività che non ha l'obbligo di mantenere il segreto sebbene i catechisti, bugiardi di professione, lo garantiscano.
I segreti vengono appuntati nella mente di ogni singolo 'fratello' (mai parola fu più abusata e nella concretezza disattesa) e sfruttati come merce di ricatto. La pretesa è che vi sia un abbandono totale di sé, una consegna incondizionata del proprio essere, un affidamento senza riserve; un'apertura del cuore che sfora nell'abuso, perché il tutto nasce da una pretesa di obbedienza che pressa le coscienze sino a far rivelare ciò che dovrebbe esser confidato soltanto ad un sacerdote nell'ambito di una confessione sacramentale.Tutto ciò fa quasi timore, deprime, scoraggia, toglie ogni briciola di dignità e rende schiavi, succubi della comunità. La sensazione è quella di essere appesi ad un filo che si stringe inesorabilmente ad ogni scrutinio; ad ogni confidenza. Una trappola che strugge l'animo e la psiche e distrugge la vita del fedele, della sua famiglia, ma anche degli spettatori.
Questi personaggi privi di reale autorità esercitano un dominio sulla coscienza altrui, operando dei soprusi che, proprio per la loro natura spirituale, sono tra i più infidi e rovinosi.
Nessuna persona può esercitare autorità sulla coscienza dell’altro, neanche una guida spirituale - vera e santa - è dotata di una simile libertà. È un principio che non sopporta eccezioni o deroghe.

- (Pag.57) Robert Sarah: "A San Norberto viene attribuito questo pensiero: "Sacerdote, chi sei? Non sei da te, perché sei dal nulla, non sei per te, perché mediatore degli uomini, non sei tuo, perché sposo della Chiesa, non sei di te, perché servo di tutti, non sei tu perché sei Dio. Chi sei dunque? Niente e tutto" […] Dal sacerdote ci si aspetta che sappia come comportarsi "nella casa di Dio, che è la Casa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità" (cfr. 1 Tm 3,15). Per nessuna ragione al mondo, il sacerdote dovrà nascondere la verità.
(Pag.58): La verità viene prima di tutto.

Nella difesa della verità il primo ausilio è Maria, nemica di tutte le eresie.
È tragico constatare come la figura del neocatecumeno sia stata pensata per essere orfana di Madre.

45 commenti:

  1. In sostanza :

    Maria è nemica di tutte le eresie
    Il Cammino è amico di tutte le eresie
    Maria è nemica del Cammino

    Sillogistico, dottor Watson..............................................................................................................................

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    1. Notizie da Guam: è stato fin da gennaio 2015 che Tim, autore principale del blog Jungle Watch, sapeva che l'arcivescovo Savio Hon Tai-Fai (oggi nunzio apostolico a Malta, all'epoca segretario della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli) era purtroppo al soldo dei kikos, e da questi incaricato non di far luce sulla verità e risolvere problemi, ma di sbarazzarsi di coloro che avevano fatto notare i problemi.

      Il 3 gennaio 2015, infatti, una delegazione vaticana guidata guidata da Hon si presentò in visita pastorale a Guam, per incontrare chierici e laici.

      All'epoca lo scandalo del vescovo pedofilo neocatecumenale non era ancora scoppiato. C'erano però diversi scandali del vescovo neocatecumenale che calpestava tutti i sacerdoti che non accoglievano il Cammino. Tra questi, due buoni sacerdoti, molto amati dalla gente della diocesi, che però "rischiavano" di venir selezionati come candidati a futuro vescovo e dunque i kikos avevano motivi per rovinarne la carriera: don Paul e don James.

      Il vescovo pedofilo neocatecumenale, su ordine dei suoi cosiddetti "catechisti" neocatecumenali, aveva sloggiato con l'inganno don Paul dalla parrocchia (facendo cambiare le serrature a parrocchia e canonica mentre don Paul veniva convocato in curia), lasciandolo letteralmente senza un tetto (don Paul era anche "colpevole" di aver detto ai kikos che li avrebbe accolti in parrocchia solo se avessero celebrato la liturgia di tutta la Chiesa anziché la liturkikia degli strafalcioni), e stava fabbricando uno scandalo di imprecisati "fondi male usati" a carico di don James. C'era poi in corso anche il mega-scandalo della Declaration of Deed Restriction con la quale il vescovo pedofilo neocatecumenale regalava a quattro persone (sé stesso - ma non in qualità di ordinario diocesano - più i coniugi Gennarini residenti in New Jersey a 14 ore di volo, più il mai sentito nominar prima presbikiko Pochetti) la proprietà multimilionaria che era occupata dal cosiddetto "seminario" Redemkikos Mater, anche questo portato alla luce da Jungle Watch. (vedere anche l'articolo: vescovo neocatecumenale chiede alle suore di clausura di mentire per proteggere la truffa multimilionaria perpetrata dai neocatecumenali)

      C'era già qualche notizia degli abusi sessuali del vescovo pedofilo neocatecumenale ma nessuna delle vittime si era fatta avanti; c'erano testimonianze di seconda mano (qualcosa tipo "mio cugino mi aveva detto di essere stato molestato da Apuron") da parte di un cittadino di Guam però residente in USA. Contro il quale la furia del vescovo pedofilo neocatecumenale, timoroso di essere scoperto, l'aveva temporaneamente avuta vinta a suon di minacce di azioni legali («non resistete al male», eh?).

      Nel frattempo Tim aveva documentato su Jungle Watch anche le porcate dei presbikikos più quotati (tra cui il vicario generale Quitugua e il presbikiko Cristobal, entrambi aspiranti al trono di futuro vescovo neocatecumenale di Guam). E quando papa Bergoglio visitò le Filippine pochi mesi prima, nella folla a Manila, Apuron e il presbikiko Edivaldo si erano sporti nella "papamobile" per allungargli un foglietto (presumibilmente con una richiesta di colloquio urgente), nonostante alcune settimane prima Apuron stesso fosse già stato ricevuto dal Papa (in visita "non annunciata"). Edivaldo aveva già minacciato per lettera Tim, ingiungendogli di togliere una foto da Jungle Watch.

      Ed intanto sul blog di anonimi neocatecumenali di Guam criticavano Tim e gli altri "amanti della Messa in latino". Tim veniva intervistato alla radio, per spiegare perché il vescovo pedofilo neocatecumenale fosse almeno un "bugiardo". Il giorno prima della visita di Hon, Apuron aveva presentato ai media la visita come se fosse di omaggio e congratulazioni al seminario neocatecumenale.

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    2. Ebbene, nei primi di gennaio 2015, di fronte a tutto questo, al momento delle udienze ai laici, Hon cosa fa? Accusa Tim di portare avanti una "vendetta" contro Apuron "per motivi personali". Tim lo interrompe e gli dice: «guardi, sono padre di undici figli e sto tentando di aiutarli ad andare in Paradiso e mi tocca combattere contro preti e vescovi come lei».

      Tim fu accompagnato alla porta dall'altro vescovo della delegazione. Che però gli disse sotto sotto: «Hai fatto bene. Ti ringrazio». Quel vescovo era stato informato, in una precedente visita, dei pasticci fatti dal vescovo pedofilo neocatecumenale, ma in questo caso non gli era stato consentito di intervenire: Hon era davvero stato inviato dai potenti appoggi del Cammino a silenziare chiunque gettasse luce sulle porcherie neocatecumenali.

      All'epoca Tim non riportò su Jungle Watch questo fattaccio. Si limitò a scrivere che era certo che "loro", gli amiconi del Cammino, sarebbero ritornati.

      Ed infatti, un anno e mezzo dopo, Hon tornò a Guam, stavolta in veste di amministratore apostolico sede plena (con pieni poteri sull'arcidiocesi) perché Apuron era scappato di fronte alle testimonianze delle vittime che lui aveva sessualmente abusato. E se a prima vista Hon sembrava disposto a "riconciliare" (seppur annunciando di pregare per tutti, "per le presunte vittime e per i presunti abusatori"), dopo qualche giorno fu chiaro che riguardo alle vittime e alle proteste dei cattolici la sua unica intenzione era quello di buttarla a tarallucci e vino.

      Hon cambiò idea quando la polizia gli servì direttamente in mano una citazione in tribunale per certe sue affermazioni e come responsabile delle malversazioni neocatecumenali. Hon fece immediatamente un comunicato di scuse e di precisazioni (evitando così di dover comparire in tribunale) e da quel giorno cominciò a smarcarsi il più possibile, stretto nella morsa tra kikolatri da una parte e cattolici dall'altra, cercando scuse per tornarsene a Roma, mentre da Roma i kikolatri gli comandavano furentemente di restare e di portare a termine la sua missione kikiana. Ma Hon non ci teneva a sacrificare la propria dignità e la propria carriera per coprire le magagne del Cammino... per giunta proprio mentre gli scandali neocatecumenali si moltiplicavano.

      Lo scandalo del vescovo pedofilo neocatecumenale venne finalmente preso in considerazione dalla Santa Sede. Hon tornò a Roma a ottobre 2016 (nel mentre si insediava Byrnes come "vescovo coadiutore" con diritto di successione) per beccarsi in fin di carriera episcopale incarichi sempre meno prestigiosi (prima nunzio in Grecia, ora nunzio a Malta). I kikos a Roma non poterono evitare un verdetto di colpevolezza ad Apuron (sentenza del Tribunale Apostolico della Congregazione per la dottrina della fede, del 16 marzo 2018), al quale Apuron fece subito ricorso in appello, e gli asini raglianti intervenivano sulle pagine del nostro blog per dirci che non potevamo ancora considerarlo colpevole e che presto sarebbe stato assolto. Ma un appello funziona solo se si riesce a dimostrare che il processo non aveva preso in considerazione tutte le prove disponibili, ed infatti Apuron fu condannato anche in appello (sentenza del 7 febbraio 2019, resa pubblica ad aprile 2019), stavolta dall'autorità del Papa, cioè condanna definitiva (e gli asini cominciarono a ragliare su mille altri argomenti, fingendo di aver già dimenticato tutto).

      Byrnes, divenuto arcivescovo titolare, sventò in extremis la truffa neocatecumenale dell'appropriazione indebita dell'immobile multimilionario in uso al seminario Redemkikos Mater di Guam (seminario felicemente soppresso in quegli stessi giorni). Se fosse passata un'altra settimana, sarebbero scaduti i cinque anni di tempo per presentare legalmente ricorso sulla Deed di cui sopra, e il latrocinio sarebbe andato in porto. Ed infatti i kikos non la perdoneranno mai a Byrnes, e ancor oggi lo stanno ostacolando dietro le quinte in tutti i modi.

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    3. Grazie per l'ennesimo asini raglianti. a quando un epiteto nuovo??????????????????????????????

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  2. Scrive il cardinal Sarah: "SeguiteLo, Egli è l'unica via che conduce al Padre e la piena realizzazione del vostro sacerdozio." L'esortazione è a seguire Cristo, nell'ambito del proprio Ministero che è la Chiesa stessa ad aver loro affidato. Se c'è un obbedienza che va prestata, è alla Chiesa stessa, rappresentata dal Vescovo, e l'unica autorità superiore è quella della propria coscienza, quando in ascolto pieno ed obbediente a Dio.
    Il problema dei presbiteri neocatecumenali non è tanto quella di anteporre l'obbedienza al Cammino rispetto all'obbedienza al Vescovo, quanto proprio aver permesso a Kiko di prendere possesso della loro coscienza e di diventare il loro "maestro interiore". Questi non può che abbassare la loro dignità di sacerdoti e renderli dei Pastori poco credibili per il gregge.
    Quando poi addirittura si fanno servetti dei plenipotenziari catechisti al punto da giustificarne gli abusi di potere e non solo, raggiungono il punto più basso della loro dignità, non solo sacerdotale, ma anche cristiana e umana.

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  3. Ho partecipato ieri ad un incontro formativo della mia diocesi, chi parlava non ha nulla a che fare con il Cammino Neocatecumenale, ma ha detto ciò che noi vi diciamo da sempre.Le messe in parrocchia sono troppo anonime,favoriscono l'individualismo, l'isolamento,i fedeli partecipano senza interagire tra loro, una assemblea di anonimi, che appena finisce la liturgia scappa via.Una celebrazione troppo verticale che da spazio solo al culto divino,non alla comunione fraterna.Come se si celebrasse ancora com il messale di Può V ognuno compie il suo culto personale,senza interagire con gli altri senza senso comunitario .Anche la Chiesa,il Papa i Vescovi lo stanno capendo,solo voi continuate a mettere la testa sotto la sabbia e a non voler vedrete .Sveglia !

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    1. Voi NON siete la SOLUZIONE. Siete parte del PROBLEMA. SVEGLIA!

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    2. Nella Messa non devo interagire con gli "altri" , bensì con Nostro Signore, in quanto nell'al di là non ci saranno gli altri o quantomeno cosi come li conosciamo in terra.
      Ruben.

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  4. Dopo aver letto questi interventi di Tim, abbiamo capito perchè molti camminanti hanno disdetto la Tim e sono passati a Vodafone, Iliad e Wind.

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  5. Miracoli di Carmen Hernandez Barrera

    Miracolo n. quello dell'albero.

    Kiko l'anno scorso ha ricevuto da un catecumeno di una comunità del Medio Oriente un pacco di semi di un albero di mele, che secondo la tradizione sarebbe l'albero del bene e del male della Genesi. Kiko l'ha fatto piantare dal giardiniere nel giardino del Centro Ufo di Porto San Giorgio. Proprio ieri è andato in giardino per raccogliere il frutto di origine biblica e ha visto, con un certo qual disappunto, che era un albero di pere. Kiko ha implorato Carmen, per non fare una figura barbina con il giardiniere, e lei da Lassù con uno schiocco di dita ha trasformato l'albero di pere in un albero di mele. Kiko ha avvisato Semerearo che ha avvisato il Papa che ha detto : "fantastico, hermano cardenal. Ora speramos que Kiko non mangi el frutto proibido, se no el Segnor se incazza e lo caccia via da Porto San Giorgio, e adios regalos por nos. Intanto procedamos con la beatificasion". Semeraro ha avvisato Kiko, che ha ringraziato il Santo Padre inviandogli un pacco con alcuni semi di quell'albero più un biglietto : "Sancto Padre, non mangi dell'albero anche lei, se no el Segnor si incazza e la caccia via dal Vaticano".

    e la causa continua...

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  6. Anonimo 13:01: combattere l'individualismo, piaga che colpisce la società e la sua struttura fondamentale, la famiglia, non vuol dire certamente importare in parrocchia l'elitarismo neocatecumenale, ma piuttosto creare momenti di aggregazione della famiglia parrocchiale che non escludano nessuno, cioè esattamente il contrario della ricetta nc.
    Per quanto riguarda il culto liturgico, i fedeli non devono "interagire" fra loro, non è proprio previsto, non c'è altro modo di fare comunione fraterna se non comunicandosi individualmente al Corpo e Sangue di Cristo, nel quale siamo tutti un corpo solo.
    Chissà che cosa intendono... o forse sei tu ad aver capito male.

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    1. Interagire è l'acronimo di .

      I Neocatecumenali Tragicamente Eretici Ridicolmente Abnormi Generano Interazioni Realmente Evanescenti

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  7. Mi stupisce quanto scritto da Valentina, vorrei proprio chiederle su quale manuale di liturgia ha letto che durante le celebrazioni i fedeli non debbono interagire tra loro? La verità è tutt'altra, infatti il termine liturgia significa proprio azione che appartiene al popolo, non dunque azione privata o che appartiene alla singola persona, ma al popolo nel suo insieme, alla comunità, non è dunque un individuo che celebra e partecipa, ma una comunità. Inoltre la cara Valentina evidentemente non conosci il rito romano,che prevede una epiclesi nella quale il presbitero invoca lo Spirito Santo sull'assemblea, perchè diventi un solo corpo, dunque che sia unita, non individualista. E ciò ancora prima che si nutra delle sacre specie eucaristiche. Quindi se tra le persone che partecipano alla messa non c'è comunione, ma individualismo, isolamento, se ognuno compie il proprio culto privatamente, l'eucarestia non raggiunge il suo senso più profondo, il suo scopo. Nella Messa non ci incontriamo solo con Dio, ma anche con la comunità, con la Chiesa. Quindi anche tante accuse di questo blog nascono da una profonda ignoranza. Se l'unica comunione, secondo Valentina, consiste solo nel prendere il Corpo di Cristo, tanto vale, fare la comunione extra missam, perchè celebrare insieme?Cara Valentina parli di cose che non conosci, studia prima poi puoi discutere con noi.Buona domenica.

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    1. Nel rito Romano il popolo interagisce COME DESCRITTO dal MESSALE. La celebrazione neocatecumenale rispetta il messale? NO. Chiusa la discussione. L'invito a "studiare" dato da gente che ha una ignoranza ABISSALE del catechismo della Chiesa Cattolica e si riempie la bocca di termini altisonanti va semplicemente respinto al mittente con una grandissima risata. Fate ridere i polli.

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  8. Anonimo, tu hai detto che i fedeli devono "interagire tra loro" durante la Messa, concetto molto diverso da quello di "partecipare" tutti insieme in modo attivo al culto. A questo ho risposto. Vedo che ti sei corretto in corsa e va benissimo, anche se si sa, ve lo insegna Kiko a non ammettere mai di aver avuto torto... e poi parla tanto di umiltà: basterebbe un po' di onestà intellettuale.

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  9. In questo momento (sabato sera) i neocatecumenali stanno recitando la parodia della l iturgia cattolica, probabilmente molti di loro stanno facendo la comunione indegnamente, ho paura che ci siano tanti sacrilegi eucaristici, pulirsi le dita su gonne e pantaloni per sbarazzarsi dei frammenti del Corpo di Cristo.

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    1. Piccolo promemoria domenicale: se ancora non ci aveste fatto caso:

      - noi cattolici abbiamo criteri per capire la verità e l'errore; criteri oggettivi, verificabili da chiunque: i dogmi, il Catechismo, il Messale, la Tradizione...

      - gli idolatri (e quindi anche i fratelli del Cammino) hanno criteri diversi da quelli cattolici. Cioè chiamano arbitrariamente "verità" ed "errore" le cose solo in base a quanto sono comode o scomode per il prestigio (e i soldi) del loro triplice vitello d'oro di categoria superiore: Kiko/Carmen/Cammino. Perciò loderanno il Catechismo (per esempio), ma agiranno come se lo ritenessero impreciso, ambiguo, incomprensibile, ogni volta che il Catechismo dice qualcosa di sgradito alla propaganda kikiana. Proclameranno che il Messale è importante, magari addirittura "da seguire", però poi non lo seguono perché devono seguire le strampalate indicazioni "liturgiche" di Kiko e Carmen...

      In particolare facciamo notare quest'altra differenza:

      - per noi cattolici, sulle questioni fondamentali vale l'unità, sulle questioni dubbie vale la libertà, e nulla può prescindere dalla carità. Ma sappiamo anche che la prima forma di carità è la verità. Per questo, se una persona sbaglia, noi cattolici chiamiamo errore l'errore, e istintivamente cerchiamo di spiegare l'errore affinché non si ripeta, non produca danni, non ottenga imitazione. Noi cattolici mostriamo ragioni, non odio. «...ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (cfr. 1Pt 3,15). Siamo cattolici, cioè la nostra speranza è fondata su solide ragioni, ciò che crediamo non è irragionevole;

      - per i neocatecumenali, sulle questioni fondamentali vale solo Kiko, sulle questioni dubbie vale solo Kiko, e nulla può prescindere da Kiko. Per questo si sentono autorizzati a giudicare temerariamente, ingannare, diffamare, calunniare, mentire: il loro criterio "religioso" è il tripode Kiko-Carmen-Cammino. I neocatecumenali credono di rendere gloria a Dio (cioè al tripode Kiko-Carmen-Cammino) adoperando inganni, menzogne, odiando i cattolici che fanno presente gli errori del "tripode". Per loro la ragione non vale nulla (vige invece l'abitudine a "circoncidere la ragione", cioè a smettere di essere ragionevoli ogni volta che la ragione farebbe riconoscere un errore del triplice idolo Kiko-Carmen-Cammino).

      Uno può anche chiamarli asini raglianti (per ricordare a tutti con quale ostinazione continuano a perseverare diabolicamente nei loro errori) ma non ci sarebbe più alcun motivo per chiamarli così qualora cominciassero a riconoscere che il "tripode" contiene riconoscibilissimi errori da correggere e da condannare.

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    2. ancora con questo noi cattolici, perché noi cosa siamo protestanti per casoooo???????????????

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    3. Kiko, Kiko, Kiko, Kiko, Kiko, Kiko, e poi ancora Kiko e per finire Kiko

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    4. Come disse mons. Schneider, «il Cammino è una setta protestante-ebraica... che di cattolico ha solo la decorazione... il Cammino è un cavallo di Troia nella Chiesa...»

      Ma anche mons. Bottari De Castello - diplomatico vaticano, quindi molto più gentile del necessario - commentò: «Qui, direi, sta il punto controverso e le difficoltà poste dal metodo dei membri del Cammino Neocatecumenale. Da quanto si vede, essi vengono ed applicano alla lettera un metodo nato e preparato in Europa, senza curarsi di adattarlo al mondo locale. Ho ritrovato tra loro qui in Giappone lo stesso stile che ho visto in Camerun, dove ero missionario vent'anni fa: gli stessi canti (con la chitarra), le stesse espressioni, le stesse catechesi, il tutto trasmesso con uno stile più impositivo che propositivo. Si capiscono allora le tensioni, i dissapori e le reazioni che, trovando a volte poca disponibilità al dialogo, arrivano al rifiuto. È certo ammirevole in loro l'intenzione, la buona volontà, ma manca l'inserimento nella cultura locale: questo - a mio modesto parere - è quanto stanno chiedendo loro i vescovi giapponesi: spogliarsi del vestito europeo per presentare il cuore del messaggio in maniera purificata e vicina alla gente...»

      In altre parole, il Cammino se ne infischia del metodo della Chiesa, e impone il suo repertorio kikolatrico dovunque vada, dal Giappone al Camerun, senza rispetto per le culture locali. Peggio di una setta protestante, c'è solo una setta idolatrica.

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    5. E già che ci siamo, ricordiamo un vescovo dell'Ecuador, che i giornali definirebbero molto "progressista" e "di sinistra" (dunque al di sopra di ogni possibile sospetto di tradizionalismo), che più di trent'anni fa già lamentò che il culto della personalità verso Kiko Argüello è inaccettabile per i fedeli e per i pastori della Chiesa.

      Ma di fronte ad accuse come quella (e anche ben documentate), gli idolatri del KikoKikoKiko hanno sempre fatto i finti tonti.

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    6. @MARIO
      Caro Mario la dottrina che ti hanno imposto e che ora segui non è cattolica MA EBRAICA PROTESTANTE che volete spacciare per Cattolica, quindi
      stattene tranquillo e continua a fare quello che vuoi, ma sappi che professi eresie.
      Eretico non e solo chi propone eresie ma anche le professa e le diffonde.
      Mario: convertiti finché. sei in tempo.

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  10. Inno al Cammino Neocatecumenale

    Qual falange di Kiko Redentore
    la gioventù cattolica è nel Cammino
    la sua forza è lo spirito divino
    origine di sempre nuovo ardore
    ed ogni cuore affronta il suo destino
    votato a pagare la Decima a tutte le ore
    Bianco Kiko che da Porto San Giorgio
    ci sei meta luce e guida
    in ciascun di noi confida
    su noi tutti puoi contare
    Siamo arditi della Fede in Kiko
    Siamo araldi della Croce
    al tuo cenno e alla tua voce
    un esercito all'altar

    contrariis quibuslibet minime obstantibus





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    1. Errata corrige:

      - la sua forza è spirito di VINO

      - Kiko che da Madrid e da Porto San Giorgio

      - siamo araldi della CroceGloriosa kikiana

      - un esercito alla mensa smontabile

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    2. Non bianco Kiko, ma nero, come il colore della sua camicia e dei suoi pantaloni. Nero e lugubre. Chi è che vestiva di nero? Lo ricordate? Questo inno al dux Kiko porta alla memoria tristi tempi...
      Porto

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  11. Scrive San Tommaso che "ad esercitare convenientemente i sacri ordini non basta una bontà qualunque, ma si richiede una bontà eccellente; siccome quelli che ricevono il sacro ordine vengono costituiti per ragione di esso sopra il popolo, così siano a lui superiori anche per la santità".
    Questa necessità è stata messa in crisi dal relativismo morale che si è diffuso nella Chiesa: il sacerdote deve essere un uomo come gli altri, anzi, necessariamente peggiore dei laici per le limitazioni che gli vengono "imposte".
    Se qualcuno si chiede cosa c'entri il Cammino con i problemi e le emergenze morali nel sacerdozio cattolico, con la sua crisi di identità, è perché non sa esattamente, o non vuole ammettere, che proprio in Cammino si è negato al sacerdote il compito di guida e di esempio al gregge, più che in qualsiasi altro movimento o esperienza della Chiesa cattolica moderna, e si è lavorato attivamente per sporcare il suo ruolo di esempio di comportamento morale.
    Abbiamo le prove degli scrutini fatti ai sacerdoti, addirittura riportati nei mamotreti come esempio per i catechisti, che dovevano imparare fin da subito ad umiliare preti e religiosi, far confessare loro in pubblico vizi segreti, per metterli non solo alla pari di tutti gli altri, tutti dipendenti dal discernimento dei laici, ma addirittura ad un livello inferiore.
    Ricordo le esperienze, riportate su mamotreto, dei super catechisti statunitensi, Gennarini e consorte, che durante il lockdown si erano preoccupati dei loro sacerdoti, soli e, così affermavano, sicuramente dediti ad alcolismo e pornografia, che avevano inviato nelle case dei fratelli del Cammino a celebrare delle eucarestie, e così avevano fatto sperimentare a questi poveri consacrati una "nuova pentecoste".
    Una visione del sacerdozio che allarma, proveniente dai massimi livelli del Cammino, dalla moglie di uno dei suoi massimi responsabili, beatamente espressa in una convivenza di catechisti itineranti, davanti a tutti, sicuramente anche davanti a molti preti del Cammino.
    È chiaro che il sacerdote non è più un esempio di moralità, ma una categoria anzi particolarmente a rischio e da tutelare; e questo è ciò che si è voluto che diventassero, visto che è stata tolto loro libertà, autonomia di coscienza e lo stesso compito, ricevuto sacramentalmente, di guida, di docenza, di esempio.
    E questi personaggi, con queste idee così miserabili da essere incommentabili, sono i formatori dei nuovi sacerdoti nei seminari neocatecumenali, sono quelli che organizzano pellegrinaggi alla Domus di migliaia di giovani, per comunicare loro le loro miserabili idee sulla fede, sulla vocazione, sul futuro. È evidente il contributo in negativo del Cammino neocatecumenale nella crisi della identità e del ruolo del sacerdote.

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    1. Con "questi personaggi" intendo sia i catechisti neocatecumenali ai più alti livelli, sia gli stessi preti neocatecumenali che si sono fatti indottrinare dai laici Kiko e Carmen e a loro volta, con la loro solo presenza, oltre che con le loro parole, si rendono responsabili dei loro errori. Vedi don Pezzi, don Ezechiele, don Rossi e tanti altri.

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    2. EC: si rendono corresponsabili dei loro errori

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    3. Studi trinitari

      Ad esclusivo uso interno del Cammino Neocatecumenale

      Se s. Agostino (354-430 d.C.) fosse vissuto oggi, non si sarebbe arrovellato, come dicono, a capire il dogma della Santissima Trinità, bastava sapere com'è la struttura del Cammino.

      Se Kiko = Padre
      Carmen = Figlio
      don Mario Pezzi = Spirito Santo

      sono tre persone uguali, perchè hanno lo stesso ruolo nell'Equipe Internazionale, ma distinte, per ovvie ragioni. Ora, se Kiko prende il posto di Carmen, Carmen il posto di don Mario e don Mario il posto di Kiko, abbiamo sempre la stessa Equipe con una semplice rotazione. Se poi Kiko prende il posto di don Mario, don Mario il posto di Carmen e Carmen il posto di Kiko, abbiamo ancora la stessa Equipe. Una terza rotazione riporta tutto come all'inizio, e cosi via, cioè è un cerchio senza inizio ne fine, per definizione, è l'Eternità.

      Semplice.

      Ma purtroppo s. Agostino è vissuto nel periodo sbagliato, onde per cui il dogma della Santissima Trinità rimarrà tale.

      Per sempre..........................................................................................................................................

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    4. pensate un pò a che livello arrivano questi, si paragonano alla Trinità. Basta guardare loro e si è capita la Trinità. Quale mente può concepire certe cose? Riuscite a capire che questi si fanno fantasie e aprono la bocca senza senso?
      Se questi vedono un asino dentro la comunità, che inizia a battere le mani, ecco che essendo invasati mentalmente, inizieranno a dire che è un angelo.
      Infatti, se non mi credete, vi è un personaggio famoso, che ha detto di aver volato la notte da una città ad un'altra, sopra un asino alato ( qualcosa di simile). E i seguaci ci credono, tant'è che hanno occupato quella città e costruito il loro tempio.
      Voi vi chiederete, giustamente: ma come è possibile tutto questo? Dio permette questo?
      Si!
      E' tutto rivelato.



      3Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di’ a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo».

      4Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! 5Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. 6E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 7Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 8ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori.

      9Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. 11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; 12per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti. 13Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 14Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine».

      Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: «Àlzati e misura il tempio di Dio e l'altare e il numero di quelli che in esso stanno adorando. 2Ma l'atrio, che è fuori dal tempio, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balìa dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi. 3Ma farò in modo che i miei due testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni».

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  12. Lo Statuto del Cammino neocatecumenale, che nel 2008 lo ha costituito come "fondazione di beni spirituali", prevede un ruolo ben diverso per i sacerdoti all'interno del Cammino da quello di reggicoda dei catechisti.
    Leggiamo infatti proprio sullo Statuto che dovrebbero essere "il Parroco e i Presbiteri" ad esercitare "la cura pastorale di coloro che percorrono il Cammino Neocatecumenale"; dovrebbero essere loro, parroci e presbiteri, a nome del Vescovo diocesano a vigilare "che l’attuazione del Cammino si svolga nel rispetto della dottrina e della disciplina della Chiesa".
    Ma come possono vigilare se debbono essere catechizzati e scrutinati dai vigilati? Che cura pastorale possono avere, se ad essere pastori, in realtà, sono dei laici ad essi gerarchicamente superiori?
    Quindi, mentre nello Statuto il Sacerdote è la guida della Comunità, in comunione col Parroco e col Vescovo, nella prassi neocatecumenale il Sacerdote è un mero strumento "cultuale". Un "Funzionario". Un "fratello" che ha le funzioni di PRESIEDERE le liturgie! Infatti egli stesso deve obbedienza ai suoi catechisti, se è in Cammino anche lui o comunque ai catechisti della Comunità. Che sono i veri vescovi del CNC.
    Ancora una volta, sul ruolo del sacerdote, constatiamo la palese discordanza fra il Cammino dello Statuto, cioè il Cammino cosiddetto approvati, ed il Cammino reale.

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    1. Assistito personalmente alla vicenda di un prete neocatecumenale per il quale, dopo aver finito il Cammino, doveva essere deciso da quali catechisti "dipendere".
      Tale prete aveva iniziato il Cammino in una regione italiana e poi fu mandato a fare il seminario RM in un'altra, nella quale rimase anche dopo essere stato ordinato prete, come viceparroco. Mai partito itinerante, nonostante la presunta vocazione all'itineranza dei preti neocatecumenali.
      Fino a che non finì il Cammino rimase sotto i catechisti della sua regione, dai quali era "nato alla fede". Con la sua comunità d'origine ripeté il passaggio finale e tornò in Israele, nonostante l'avesse già fatto con la comunità acquisita della regione in cui operava (prima da seminarista, poi da prete).
      Una volta finito il Cammino col doppione della comunità d'origine, dovevano decidere a quali catechisti avrebbe dovuto sottostare, se sempre a quelli della comunità d'origine o a quelli acquisiti della comunità in cui stava da anni.
      Dopo un certo tempo di valutazione, mi pare che fu deciso che rimanesse sotto quelli della comunità d'origine, distanti moltissimi chilometri da dove risiede.
      Ricordo sempre che quando era in attesa della decisione che le équipe avrebbero preso su di lui, diceva: "Facciano loro, a me va bene tutto. Ho un legame speciale con quelli che mi hanno "generato alla fede", ma accetto anche di stare con questi che ho qui ora. Facciano loro".

      Questo era un prete.
      Non avrebbe dovuto porsi il problema sotto quali catechisti stare, perché doveva stare sotto il vescovo, ed il vescovo della regione nella quale opera. Specialmente una volta che aveva finito il Cammino.

      Invece no.
      Non importa se sei prete, anche dopo la fine il Cammino continua a tenerti sotto i catechisti laici. Si dice: "da quali catechisti dipendi?".
      Quel prete continuò a "dipendere" da quelli che lo avevano "gestato alla fede".
      Questo fu deciso dai laici per lui.

      Manco se sei prete, manco se hai finito il Cammino, ti libererai mai dalle grinfie dei catechisti laici.
      O questi o quelli continuano a farti "dipendere" da loro, anche a moltissimi chilometri di distanza.
      Anche questo fu uno dei campanellini d'allarme verso il Cammino, per me.
      Marco

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    2. @Marco
      Quello che hai scritto mi ha ricordato il mio primo "primo passaggio". Avevo poco più di 20 anni, in comunità c'erano diversi figli di Cammino sui 15-16 anni (allora avevano ancora il buon senso di farli entrare a 14-15 anni, non a 12-13 come oggi), e avevamo un presbitero straniero che faceva il Cammino pure lui con noi. Ricordo che rimasi letteralmente scioccato quando venne il suo turno di fare lo scrutinio. I catechisti ebbero almeno la buona grazia di dirgli che non era obbligato a fare lo scrutinio come gli altri, ma lui volle sottoporvisi lo stesso. Ricordo che confessò dei fatti molto personali della sua sfera privata e restammo tutti di sasso, soprattutto i più giovani. A me fece molta impressione veder come lui veniva scrutinato insieme agli altri, sullo stesso livello: il fatto che fosse sacerdote, che avesse dunque fatto delle scelte radicali, dedicandosi interamente a Cristo e alla Sua Chiesa, prendendo i voti, non contava un fico secco. Lui era equiparato in tutto o per tutto ai "fratelli" laici.
      Porto

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    3. Dici bene, Porto. Una delle pagine più inquietanti del mamotreto del II scrutinio è proprio lo scrutinio di Kiko ad un presbitero.

      Tra le varie cose inaccettabili, due brani per esempio:

      =============

      Vediamo. Io vorrei dirti una cosa, non solo a te ma anche a tutti gli altri. In questo momento la Chiesa esercita attraverso i catechisti un potere di discernimento, di aiuto, di esorcismo, attraverso la vostra realtà; e io credo in questo potere, e che è una grazia di Dio che dà al catechista, come la darà a voi quando sarete catechisti di altri fratelli per poter aiutare, e che ci è dato nella buona intenzione che ha la Chiesa, attraverso questo catechista, di aiutare il fratello. Pertanto approfittate di questo momento non per difendervi ma per ricevere questo atteggiamento, questa correzione, questa cosa dalla Chiesa. La Chiesa prima lo faceva sempre per mezzo delle direzioni spirituali, e oggi la direzione spirituale sta cambiando nella Chiesa in un'unica direzione che è la PArola di Dio nel Tempio, corretta ed illuminata in certi momenti, come sono gli scrutini, nei qua li si aiuta il fratello quando la vite si incastra e non va né indietro né avanti, ed allora c'è bisogno di un intervento della Chiesa che lo aiuti e l'illumini. Proprio per questo non scruteremo tutti, ma solo quei fratelli che abbiamo bisogno di aiutare. Tanto più per ché questo serve a tutti, perché al sentire come un fratello è scrutato state vedendo la vostra vita, vi state scrutando.


      =============

      Non puoi ricevere perché non puoi accettare di sentirti inferiore. Ricevi cose dagli inferiori. Tu hai relazionato il non ricevere con l'affanno che hai di sentirti superiore. E perché vuoi sentirti superiore? Ah!, sarà perché ti sentivi inferiore. Se vuoi essere superiore è per ché ti senti inferiore. Per questo non sopporti il ridicolo, i secondi posti, gli inferiori, gli animali, che dice la gente "poverino", "poverino". Avanti, hai visto un cambio di direzione? Cioè che tu non accettavi il tuo complesso, di brutto o di quello che sia (perdonami) che ci porta a non accettare il ridicolo, ecc ....

      =============

      Insomma, in quel momento bene avrebbe fatto questo prete ad impartire a Kiko la solenne "sora correzione corporale, alla quale nullo homo tracotante dovrebbe poter scampare".

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  13. Miracoli di Carmen Hernandez Barrera

    Miracolo n. quello del Carnevale

    Domani è Martedi Grasso e finisce il Carnevale. Kiko è di pessimo umore perchè ha visto che il Vaticano, nonostante le reiterate promesse di beatificare Carmen, ancora tergiversa. ha cosi implorato Carmen e lei, da Lassù, gli ha suggerito di avvisare Semeraro con un miracolo inventato, giusto per dare un segnale e una mossa al Vaticano. Kiko ha cosi detto, sghignazzando, a Semeraro che due giorni fa ha Carmen, con uno schiocco di dita, ha fatto ricrescere una gamba a un signore al quale gliela avevano amputata tempo prima. Semeraro ha capito tutto e, sghignazzando, ha avvisato il Papa che ha capito tutto e , sghignazzando, gli ha detto : "hermano cardenal, esta Carmensita es veramiente una mattacchiona, le piace fare los scherzos como certi santos allegroni tipo don Bosco e Filippo Neri, e noi respondemos dicendo che la beatificasion es imminente". Semeraro ha avvisato, sghignazzando, Kiko che ha ringraziato, sghignazzando, il Santo Padre, inviandogli un pacco dove non c'era niente, solo un biglietto : " Sancto Padre, es vero que Carmensita es una mattacchiona, ma anche lei non scherza, anzi, scherza. Buen carnevale Kiko".
    Si dice che il Papa, durante il pranzo al Santa Marta, abbia raccontato la cosa ai presenti, suscitando la più viva ilarità, ma soprattutto si dice che Carmen ha raccontato, Lassù, la cosa a Dio, Gesù, la Madonna e tutti i santi e beati del Paradiso, suscitando anche in loro la più viva ilarità. Anche in Paradiso si fa il Carnevale.

    e la causa continua...

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    1. Carnevale è l'acronimo di :

      Certi Assurdi Ridicoli Neocatecumenali Enunciano Vanesie Abnormità Largamente Eretiche

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  14. xMarco.
    Vedi Marco, senza togliere a quanto hai scritto tu, ho capito cosa vuoi intendere. Non ti preoccupare. Infatti è una vergogna, in quanto anche se fosse che hai avuto origine dai tuoi catechisti, ecco che in Dio si cresce, e quindi le strade cambiano, diciamo così. Se leggete la Bibbia, da Abramo, a san Paolo, vedrete, quasi sempre, che Dio ha fatto fare diverse strade. Esempio: Paolo ha iniziato a Gerusalemme ed ha finito a Roma, infatti: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto...
    Ma, vorrei dire, che potrei essere anche d'accordo sui suoi sentimenti, e cioè che se lui decide di stare così, amen! è una sua scelta, così gli dicono, così lui vuole scegliere ecc.
    Il punto, caro Marco, è quando vanno al prossimo, e lo costringono ( usano molti metodi per piegarlo alla propria volontà) il prossimo. Cioè lo scopo di questi è quello di far digerire il loro metodo a tutti, e se non fai come ti dicono, oltre a cacciarti ( che siano rese grazie a Dio, in quanto ti ha liberato da una catena), poi attuano comportamenti, giudizi, calunnie ecc. Ti faccio un esempio piccolo picco: il fatto di non salutare chi non fa parte più con loro, è, inconsciamente o volutamente, un atto per piegare te a loro. Cioè, ragioniamoci bene, se io non saluto una persona e faccio l'offeso, significa che invio a quella persona un messaggio: io non ti saluto perché hai violato Dio, hai fatto del male, hai fatto...
    Non ti saluto.
    Ovviamente ti ho fatto un esempio, ma di cose ne fanno tante, fino ad infamare dietro le spalle. Solamente un cuore libero e ben saldato a Dio sfugge questi lacci, queste catene. E ci vuole Gesù e la Madonna. Infatti basta incontrare uno di questi soggetti, e non ti saluta, e poi entri in chiesa e ti comunichi: Che significa: che Dio ti ama e non hai fatto nulla di male.
    State sereni e in santa pace.

    Comunque, cari signori, vi comunico che il sogno si è già avverato. Non lo scrivo perché...
    Ma, già da un ambito sono dovuto uscire perché è accaduto un fatto grave.

    IPG

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    1. "Ecco che in Dio si cresce, e quindi le strade cambiano" ha scritto IPG. Ed infatti succede proprio questo. Nella mia esperienza personale posso dire che tre preti su quattro entrati in Cammino oppure anche formatisi in Cammino, si sono allontanati: qualcuno purtroppo anche rinunciando al sacerdozio, ma per la maggioranza no, in gran parte sono rimasti preti ma hanno abiurato al Cammino.
      Certo, questa deliberazione non è così eclatante perché generalmente non ne fanno pubblicità. Il presbitero che faceva parte della equipe dei miei catechisti, ha avuto successivamente varie parrocchie e in nessuna di queste ha introdotto il Cammino. Il mio primo presbitero dopo un paio d'anni e con dispiacere per le anime che abbandonava ha rinunciato a seguire le comunità. Il successivo si è ribellato ai catechisti, ha rifiutato di farsi scrutinare e ha subito una tremenda campagna di calunnie a proprio carico fomentata proprio dai neocatecumenali; ha continuato a celebrare la Messa in comunità in obbedienza al parroco ma non perdeva occasione per cercare di mettere i punti sulle "i", spesso durante la confessione delle famigerate "'penitenziali", ma anche nelle omelie.
      Ed anche due sacerdoti di famiglia neocatecumenale formatisi negli RM hanno preso le debite distanze dal Cammino, uno in modo così deciso da sembrare che non li abbia mai conosciuti.
      Purtroppo quelli che rimangono legati al Cammino sono molto più visibili e professano in tutte le occasioni la propria appartenenza, mentre chi ha preso le distanze non lo dichiara apertamente né fa pubblica propaganda anti Cammino. Ma le proporzioni sono quelle: due preti su tre presto o tardi si pentono d'essere stati in Cammino e prendono le debite distanze dall'esperienza neocatecumenale.

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    2. " in gran parte sono rimasti preti ma hanno abiurato al Cammino."
      Meno male. Speriamo vivamente che lavino anche via tutte le eresie assorbite. Se lo facciamo noi laici, a maggior ragione conviene che lo facciano gli ordinati.

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  15. Agli RM, in buona sostanza, non darei in mano i giovani. Mai. A costo di cambiare parrocchia - o diocesi, se serve, visto che un gran numero di Vescovi moderni nasce senza orecchie.

    Dal basso delle pessime e ben fondate impressioni che ho avuto dei presbiteri neocatecumenali, ho potuto constatare che essi si attengono ai mamotreti e quindi predicano le eresie kikiane (oltre a delle vere e proprie grasse, grosse e marchiane castronerie), dirigono le anime in modo superficiale e dissennato, si offendono o diventano farseschi se qualcuno obietta con un ragionamento ai loro argomenti sensazionalistici e vaghi.

    Se hanno un po'studiato e portano argomenti parzialmente fondati da "uomo di mondo convertito", possono godere di un discreto seguito di fedeli, tra cui una percentuale di manipolati completi che li difende a spada tratta qualunque cosa essi dicano o facciano, creando così una gran confusione nell'ambiente.

    Poiché seguono fedelmente i mamotreti, giungono talvolta alle gravi aberrazioni citate nel post e nei commenti. Possono inoltre essere tronfi ed iracondi, con l'aggravante di volersi fregiare del ruolo di profeti, modalità con cui rischiano di affossare la Chiesa.

    Quando sono inseriti nelle parrocchie, le neocatecumenalizzano. Perché il Cammino li forma e il Cammino se li tiene stretti: al Cammino servono "presidenti" autorizzati a fare quelle cose di cui i catechisti non possono appropriarsi: amministrare i sacramenti.

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    1. Io sarei curioso di leggere l'autobiografia di uno di quei giovani che si è alzato alle adunate, è entrato in un Redemptoris Mater, è diventato prete neocat e poi ha scelto di uscire dal Cammino.
      Come vive ora il suo sacerdozio senza la stampella del Cammino? Come interpreta l'origine della sua vocazione? Dove si è inserito? Oppure si è sposato?
      Grazie ai libri di Daniel Lifschitz ora conosciamo la vita di un ex itinerante laico. sarebbe interessante conoscere l'esperienza di un prete!
      So che molti ragazzi si alzano, vanno in seminario e dopo pochi mesi tornano a casa. Questo però il Cammino non lo dice. Quando escono dal Redemptoris Mater molti escono anche dal Cammino.
      Poco tempo fa ho sentito per caso alla radio il racconto di un ragazzo italiano, figlio di genitori ex itineranti (delusi) in Africa, che è entrato in un seminario kikiano, poi è uscito sia dal seminario che dal Cammino e ora, a 34 anni, non sa cosa fare della sua vita. Ho paura che ci siano parecchie storie come la sua. Ma finchè qualcuno non parla (anzi: non scrive e pubblica) il Vaticano continuerà a lasciar correre..........

      SAVONAROLA.

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    2. Così per assurdo si prestano proprio a fare i "distributori di sacramenti" e nulla più: esattamente ciò che tanto viene vituperato da Kiko e Carmen nella Chiesa e nei sacerdoti. Questa incongruenza interna non può che, a lungo andare, farli cadere in una profonda crisi di identità e di vocazione.

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    3. Per rispondere a Savonarola: ho il sospetto che sarà un'autobiografia piuttosto breve.

      Prima uno si "alza" sull'onda delle emozioni (e su comando del cosiddetto "catechista"). Quindi entra nel Redemkikos Mater. Quindi, non importa se prima o dopo l'aver raggiunto il sacerdozio, ad un certo punto si accorge che la sua vocazione non è essere elemento decorativo delle kikolatrie del sabato sera. Può darsi che ad accendere la scintilla sia stato un versetto biblico, o un paragrafo del Catechismo, o un pezzetto di omelia di un chierico non kikizzato, o una meditazione che si è spinta per un attimo fuori dai binari kikiani-carmeniani, oppure - ironia della sorte - i cosiddetti "catechisti" gli hanno urlato qualcosa per metterlo a tacere e lui, riflettendoci sopra, si è chiesto se il sacerdozio è per la Chiesa e il Signore, oppure per la gloria di Kiko e dei suoi cosiddetti "catechisti".
      Da lì il passo è breve.

      Purtroppo i seminari farlocchi Redemkikos Mater accolgono vocazioni farlocche (gli "alzati", si sono alzati davanti a Kiko, e Kiko è il suscitatore di "vocazioni", dunque l'alzarsi alla "chiamata vocazionale" di Kiko è garanzia di vocazione kikiana), e quindi è statisticamente normale che un fuoriuscito - che magari è uscito perché non ne poteva più di essere lo zerbino dei capicosca della setta - a un certo punto non sappia più che fare (specialmente se non era mai stato veramente convinto di essere chiamato al sacerdozio di Cristo nell'unica vera Chiesa).

      Bisogna anche tener conto che se un seminarista kikiano lascia il kikianesimo, i cosiddetti "catechisti" tenteranno ogni diabolica vendetta contro di lui, convinti che azzittire e screditare qualcuno equivalga a rendere invalida la sua testimonianza. Se tenta di arrivare al sacerdozio, si adopereranno per fabbricare "relazioni del seminario" tali da farlo sembrare inadatto. Se è già sacerdote, fabbricare contro di lui diffamazioni e calunnie. Se nelle "confessioni pubbliche" ("giri di esperienze", ecc.) ha detto qualcosa di compromettente su sé stesso, vero o falso che sia, si facciano "correre voci" sul suo conto. Anzi: anche se non ha detto niente. Infatti nella mentalità neocatecumenale mentire e ingannare sono azioni sante, qualora adoperate per difendere il prestigio e i soldi del Cammino (e nessun kikolatra ha mai smentito ciò).

      Il meglio che può succedere ad un ex seminarista dei Redemkikos, è sparire dal radar dei suoi cosiddetti "catechisti" e di chi conosceva la sua faccia, il suo nome e cognome, la sua provenienza, e ricominciare in una diocesi lontana o in un ordine religioso, dove venga valutato per ciò che è anziché per ciò che ne descrivono i suoi ex "responsabili" kikizzati.

      Mi torna in mente il vescovo pedofilo neocatecumenale Apuron, che si faceva dire (e ancor oggi si starà facendo dire) dal suo cosiddetto "catechista" chi ordinare al sacerdozio e chi no. Dopotutto Kiko ha sempre detto che «l'ubbidienza al catechista è tutto», cioè il vescovo è meno importante del cosiddetto "catechista".

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    4. A questo proposito, ricordo la storia di due vocazioni (delle tante) nate in cammino, ostacolate dal cammino e fiorite solo quando finalmente fuori dalla portata del cammino.

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  16. Nota bene: gran parte del materiale pubblicato su questo blog proviene - come il testo di oggi del cardinal Sarah - da fonti esterne.

    Dunque se qualcuno si illude di "debunkare il blog" elucubrando bizzarrie kikolatriche sul sacerdozio, deve prendersela direttamente col cardinal Sarah, anzi, con la Chiesa cattolica.

    Non è colpa di questo blog se il Cammino propina una colossale quantità di fandonie ai suoi adepti, spacciandola per "fede adulta" quando in realtà è eresia.

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