giovedì 15 agosto 2019

Quanto è bella la Messa "tridentina"!

Nel giorno in cui festeggiamo l'Assunzione riproponiamo qui qualche semplice riflessione sulla Messa tradizionale in latino (quella celebrata da un interminabile stuolo di santi - fino a don Bosco, padre Kolbe, padre Pio...) ricordando che la liturgia, culto gradito a Dio, non può essere ridotta a uno spettacolino (come avviene invece nel Cammino Neocatecumenale).





1. Nella Messa del Vecchio Rito, il sacerdote celebra ai piedi di un altare che è rialzato rispetto al piano dei fedeli perché esso deve rappresentare la collina del Calvario. Dunque, già questo fa chiaramente capire ciò che è davvero la Messa.

2. Il sacerdote è rivolto verso Dio, con le spalle al popolo, perché agisce come altro-Cristo (in persona Christi) offrendo il Sacrificio all’Eterno Padre.

3. I fedeli sono più in basso in quanto impersonano (in un certo senso) Maria e san Giovanni, ai piedi della Croce.

4. Tutta la celebrazione si rivolge dunque in maniera verticale, dal basso verso l’alto, dall’uomo a Dio; tutto è orientato verso l’Eterno Padre, tanto i fedeli quanto il sacerdote.

5. Veniamo alla Consacrazione. Il testo della consacrazione sottolinea senza equivoci l’attualità dell’azione sacrificale e il ruolo di altro-Cristo del sacerdote. Per esempio: il carattere tipografico (tramite il grassetto) e la punteggiatura (tramite il punto fermo) fanno capire – nella preghiera eucaristica – che la narrazione è distinta dalla consacrazione come azione attuale e realizzazione presente del Mistero. Anche la posizione (“Chinato sopra”) e il tono della voce (“segretamente”) del sacerdote mutano dal momento in cui questi riproduce le mosse di Gesù, realizzando in tal modo il miracolo della transustanziazione (la trasformazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo). Dunque, c’è differenza rispetto ad un tono uniforme che potrebbe dare invece l’impressione di una semplice narrazione di un evento e non della sua ri-attualizzazione.

6. Nella Consacrazione la frase “Ogni volta che farete ciò, lo farete in memoria di me” è certamente più chiara rispetto all’espressione “Fate questo in memoria di me”, che più facilmente può essere interpretata come semplice ricordo. L’espressione “questo calice” rispetto al semplice “il calice” è anch’essa indicativa. L’aggettivo dimostrativo “questo” vuole infatti significare che il calice sul quale il sacerdote proferisce la formula consacratoria, non è un calice qualsiasi, ma è misticamente quello stesso calice impugnato da Gesù consacrante, così come l’azione consacratoria del sacerdote è misticamente una sola e medesima con quella di Gesù consacrante.

7. La genuflessione del sacerdote immediatamente dopo la Consacrazione di ciascuna delle due Specie, esprime la fede nell’avvenuta transustanziazione a motivo delle parole consacratorie appena pronunciate. Nel Nuovo Rito il sacerdote s’inginocchia una sola volta e non immediatamente dopo la consacrazione, bensì solo dopo aver elevato ciascuna delle due Specie per mostrarle ai fedeli presenti. La genuflessione immediatamente dopo la Consacrazione sta a significare che l’Eucaristia non è tale solo se (come affermano i protestanti) vi è la partecipazione dei fedeli, ma già unicamente nel potere ministeriale del sacerdote.

8. Il sacerdote, pur non trovando possibilità di inutile protagonismo, compare per quel che è: ministro di Dio avente ontologicamente una qualità che i semplici fedeli non hanno. In questo rito non c’è spazio per una confusione tra il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale e gerarchico del celebrante. Per esempio: il “Confiteor” iniziale è detto prima dal prete, e poi dall’accolito in nome del popolo. Questa distinzione segna chiaramente la differenza esistente tra il celebrante e i fedeli.

9. Passiamo alla Comunione. Il fedele si prepara con il “Confiteor” e proclamando non una sola volta, ma per ben tre volte la propria indegnità, precisamente con queste parole “O Signore, non sono degno che tu entri nella mia casa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato”. L’espressione “nella mia casa” rispetto a “partecipare alla tua mensa” è sicuramente più chiara per far capire che l’Eucaristia non è semplicemente una mensa (in senso protestante) ma l’entrata di Gesù vero e vivo nel fedele.

10. La Comunione si riceve in ginocchio, direttamente in bocca, in posizione di adorazione sottolineando, in tal modo, il rispetto e la venerazione nei confronti dell’Eucaristia e facendo più facilmente capire le verità della Presenza Reale e del Sacerdozio ministeriale. Da una parte, pertanto, si comprende la grandezza incommensurabile di un Dio che viene a trovare dimora nella propria piccolezza; dall’altra, non vi è la possibilità di equivocare pensando che l’Eucaristia sia solo un simbolo, un “pane che deve far ricordare” e basta.

11. La Messa non termina immediatamente dopo la Comunione. In questo modo si fa capire che il Ringraziamento non è a discrezione del fedele, bensì è un atto doveroso e fondamentale per rendere fruttuosa la Comunione stessa.

12. Dopo la Comunione, il sacerdote non si siede, gesto (questo) non “educativo” perché potrebbe spingere i fedeli che hanno ricevuto l’Eucaristia a fare altrettanto.

13. La liturgia della Parola non dura di più rispetto alla liturgia eucaristica, centro e apice della Messa; e la Comunione non è relegata all’ultimissima fase del Rito.

14. A proposito del latino. Esso ha la funzione di lingua sacra e solenne e aiuta il fedele a comprendere la grandezza del Mistero che si sta realizzando: la straordinarietà di ciò che accade sull’altare-Calvario è sottolineato appunto dall’uso di un linguaggio straordinario (fuori dall’ordinario), non quotidiano. Scrive Pio XII nella Mediator Dei”: «L’uso della lingua latina è un chiaro e nobile segno di unità (fra i cattolici di tutto il mondo, siano essi italiani o tedeschi, bianchi o neri) e un efficace antidoto ad ogni corruttela della pura dottrina». Inoltre, bisogna chiedersi: la Messa va capita o vissuta? Oggi, abbiamo un paradosso: tutti capiscono le parole della Messa, ma nessuno sa più cos’è la Messa. Un tempo non si capivano le parole della Messa, ma molti di più sapevano cosa fosse realmente la Messa.

15. Sui silenzi. I silenzi del Rito Antico fanno adeguatamente capire che il compito del fedele che partecipa alla Messa non è tanto quello di “vocalmente” partecipare quanto quello di “aderire”. Il modello per eccellenza è la Vergine Maria che ai piedi della Croce non parlava, ma contemplava ed offriva. Chi più di Lei ha fatto fruttificare quell’Avvenimento? Insomma, per rendere fruttuoso il Mistero della Messa bisogna “condividere” e “nascondersi”, piuttosto che “apparire”.



Aggiungiamo qui sotto alcune nostre considerazioni per aiutare i nostri lettori neocatecumenali a capire certe questioni.

1) Sgombriamo il campo dai falsi slogan

Il 7 luglio 2007 papa Benedetto XVI ricordò ufficialmente a tutta la Chiesa che la liturgia tradizionale in latino (detta anche "tridentina", o "forma extraordinaria", o "Messa di sempre") non è mai stata abolita. Cioè ancor oggi è liturgia di tutta la Chiesa: salvo piccole modifiche secondarie è rimasta sostanzialmente invariata per oltre quattordici secoli (dalla fine del VI secolo con papa Gregorio Magno fino al 1962, ultima edizione del Messale approvata da papa Giovanni XXIII e in vigore ancor oggi).

Quello stesso 7 luglio 2007, nella lettera ai vescovi che accompagnava le proprie decisioni, papa Benedetto XVI ha precisato che: «ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso».

2) Il problema delle pagliacciate liturgiche nella Messa nuova

In quella lettera Benedetto XVI spiega ai vescovi il problema:
«...avvenne anzitutto perché in molti luoghi non si celebrava in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura veniva inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale portò spesso a deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile. Parlo per esperienza, perché ho vissuto anch’io quel periodo con tutte le sue attese e confusioni. E ho visto quanto profondamente siano state ferite, dalle deformazioni arbitrarie della Liturgia, persone che erano totalmente radicate nella fede della Chiesa».
Ricordiamo in particolare che nel Cammino Neocatecumenale non si celebra in modo fedele al Messale ma si deforma arbitrariamente la liturgia ("comunione seduti", girotondino finale, tavolinetto smontabile nella saletta a porte chiuse, fiumi di omelie laicali, addirittura deformazione delle parole del Signore, ecc.), e Benedetto XVI afferma che ciò "ferisce profondamente" le persone radicate nella fede della Chiesa.

3) Chi rifiuta la liturgia tradizionale rifiuta la Chiesa

Infatti Benedetto XVI in quella stessa lettera ha precisato: «Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum».

Infatti sono i kikos (e quelli protestantizzati come loro) a insinuare una contraddizione: e lo fanno soprattutto celebrando carnevalate che offendono Dio perché riducono la liturgia ad un ridicolo spettacolino parolaio con grattugiata di chitarrelle e charangos, banalizzazione del Santissimo Sacramento, girotondino imbecille conclusivo, ecc.

4) "Ma in latino non si capisce niente!"... sicuri?

La Messa è il Sacrificio Eucaristico. Il Sacerdote compie il Sacrificio. I benefici spirituali che si ottengono partecipando alla liturgia dipendono dalle disposizioni del proprio cuore, non dalla quantità di canzonette e di attività tipo "vado a leggere la Seconda Lettura", "faccio un intervento alla preghiera dei fedeli".

Il "capire" è un risultato a lungo termine del partecipare assiduamente alla liturgia, non è la premessa. La Messa non è una "scuoletta biblica" con lezioncine e interrogazioni e interventi da posto per sembrare intelligenti agli occhi del docente. Il latino non è un ostacolo (così come in altri contesti di vita l'inglese non è un ostacolo: fanno tutti la chat su facebook per il week-end del last minute al bed & breakfast pagando on-line con l'home banking...), dopo aver partecipato poche decine di volte ad una Messa in latino avrete già imparato senza sforzo tutte le formule utilizzate.

Nel Cammino, invece, la liturgia è uno spettacolino che bisogna a tutti i costi far sembrare "ben riuscito", infilando un gran cumulo di "segni" (cioè di scenografie, come ad esempio il bancariello del fruttivendolo) e di idolatria (cantidikiko iconedikiko tappetidikiko candelieredikiko coprileggìo di Kiko copribibbia di Kiko...)

5) Perciò consigliamo ai fratelli del Cammino di "assaggiare" la liturgia "tridentina" almeno qualche volta

Scoprirete un abisso di differenza.
Scoprirete la liturgia che ha nutrito la spiritualità di tantissimi santi di quasi tutte le epoche.
Scoprirete l'importanza del silenzio (rispetto alla caciara neocat), scoprirete che l'unione con Dio vale molto più del "darsi da fare", scoprirete che quella Messa è tutta centrata sul Signore, visibilmente e invisibilmente.
Scoprirete che esiste un'alternativa alla Messa della parrocchia (e ancor più alla liturgia neocatecumenale), e che tale alternativa è sprovvista di pagliacciate dei laici, di spettacolarizzazioni parolaie, di canzonette imbecilli.
Scoprirete che la Comunione non è un simboletto di unità fraterna comunitario, ma è il Signore che per tramite di un sacerdote si dona a voi, personalmente, uno per uno, lì inginocchiati in adorazione ad accoglierlo come si accoglie il Re dei Re, senza aver bisogno di vostri gesti da osteria di campagna, senza dover immergere i baffi nelle ridicole insalatiere ottagonali "designed by Kiko" e senza self-service né camerieri eucaristici.

La "Messa tridentina" ha davvero moltissimo da dirvi, è una ricchezza spirituale che aspetta solo di essere scoperta e gustata. Dopo aver partecipato poche volte comincerete a capire cosa significa "culto a Dio" (e cosa intendiamo invece, all'opposto, col termine dispregiativo "spettacolino"), comincerete a capire cosa significa che la Messa è «l'unico culto a Dio gradito», a capire che "partecipazione" riguarda anzitutto la disposizione spirituale del cuore del singolo. Ci deve pur essere qualche buon motivo per cui per tanti secoli - e almeno fino a padre Pio - quella Messa è stata di grandissimo nutrimento spirituale per tutta la Chiesa.
Come facilmente prevedibile, i kikos si limiteranno a leggere solo il titolo di questa pagina per poi sciorinare istintivamente con riflessi pavloviani le tipiche giaculatorie kikiane ("puah, latino, pfui, lefebvriani, bah, pizzi e merletti, buh, non mi serve, mopsuestia mopsuestia vaticanosecondo vaticanosecondo...") come se volessero esorcizzare (in senso metaforico) l'esistenza di un rito estremamente prezioso e che ha nutrito la spiritualità dei cristiani per tantissimi secoli. Ma in realtà stanno solo difendendo il loro idolo, e cioè l'idea secondo cui la liturgia è uno spettacolino che deve risultare adeguatamente "preparato" (da loro), pomposamente eseguito (da loro), proattivamente "partecipato" (da loro e a modo loro; e chi non riesce a fare abbastanza frastuono e agitazione, alla fine ha almeno l'obbligo di proclamare «oh, la nostra liturgia è più vissuta, è più partecipata»).

30 commenti:

  1. Se l'introduzione della nuova Messa nel 1969 non fosse stata accompagnata da un crescente diluvio di abusi liturgici, spettacolarizzazioni, "rivoluzioni" collaterali (come il "girare gli altari")... beh, probabilmente non sarebbero esistiti "lefebvriani" e affini.

    Il Cammino Neocatecumenale, fin dalle sue origini, ha sempre portato avanti una liturgia zeppa di abusi - molto più gravi che nelle peggiori parrocchie. Di quegli abusi il Cammino ne ha fatto una specie di "superdogma kikiano intoccabile", al punto da ribellarsi alle «decisioni del Santo Padre».

    Se i "diritti di Dio" vengono calpestati e il culto a Lui gradito viene sostituito da una pagliacciata carnevalesca, si illudono forse di realizzare una "fede adulta"? Una fede adulterata, ecco cosa hanno realizzato. E ve la fanno pure pagare cara.

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  2. Oggi Festa dell'Assunta. Ricevo da Maria questa bella esposizione sulla Messa Tridentina.
    Confermo con la mia esperienza quanto raccomandato: provate a vivere questa esperienza.
    Partecipate a qualche liturgia tridentina.
    Aver fatto le catechesi sull'Eucarestia di Carmen quando ero molto giovane entrando nel cammino, non mi ha impedito di gustare la bellezza della Messa tradizionale. Questo è tornare alle radici della fede. Il cuore si riscalda e l'anima si eleva e respiri Dio nella solennità e sacralità dei movimenti, nei canti gregoriani, nei silenzi, in tutta la meraviglia in cui ti trovi immerso e che ti compenetra. Esci rinnovato, davvero, col desiderio di riviverlo ancora. Perché Dio è lì. Il suo prezioso e inestimabile Amore.

    Pax

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  3. Ho tralasciato la conclusione, ma forse sbaglio a darla per scontata.

    E dunque dico: cosa accade dopo?
    Accade che cominci pian piano a renderti conto che non è la riforma liturgica del Vaticano II, come te la propina Carmen, a fare la differenza. Quasi che quella era la messa di prima, ma ora torniamo alla Pasqua. Sono due cose diverse, troppo diverse. Per cui pian piano dipanando come una matassa ti rendi conto che non è un problema di forma, ma di sostanza. Il cammino neocatecumenale è una cosa a se', fuori però dalla Chiesa Cattolica. E nessuno sbraiti di approvazioni. Fate l'eucarestia così come è stata corretta, non resta gran che del teatrino osceno che avete messo su e che offusca la Fede e la Verità fino a trascinarvi nel buio baratro della più nera ignoranza e menzogna.

    Pax

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  4. Ero piccolo quando ancora si diceva la Messa Tridentina, e poco mi ricordo, ma una cosa mi è rimasta impressa: un senso grande del MISTERO divino. Sarà stato il latino, o la mia età ma, sebbene non capivo, capivo la Presenza di Dio.
    Ma anche l'attuale liturgia può essere vissuta con frutto, se non vi sono ABUSI come avviene nelle Messe del Cammino, che non solo distraggono dal Mistero divino, ma, penso, che, con un simbolismo che non corrisponde ai contenuti della fede, ne limitano l'efficacia.

    Forse mi sbaglio, ma penso che, fatta salva la validità della Messa, che ha valore infinito, gli abusi influiscano sia sulla carità di chi vi partecipa, che sulla fede, limitando l'efficacia della Celebrazione.
    Credo che alcune celebrazioni del Cammino, in cui si consacra una pagnotta di pane con aggiunta di ingredienti non richiesti, come olio o uvetta, secondo le norme liturgiche risultano invalide.
    Ma le Messe del Cammino sono piene di tanti altri abusi secondari che minano il significato e, di conseguenza, l'efficacia salvifica della Messa nei cuori delle persone.
    L'efficacia della Messa è infinita, ma si attualizza nelle anime a seconda della fede e dall'amore sia della Chiesa, che di chi vi partecipa.
    Una liturgia vera, ma comunque falsata da una fede distorta che si manifesta attraverso gli abusi, può addirittura portare all'eresia.

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  5. La dignità della celebrazione eucaristica.

    https://apostatisidiventa.blogspot.com/2019/08/la-dignita-della-celebrazione.html#more

    da ACTA APOSTATICAE SEDIS

    interessante.

    Ruben.

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  6. La messa tridentina è una cagata pazzesca

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    1. Di solito non pubblichiamo insulti anonimi, però questo delle 19:32 è interessante perché:
      - è un neocatekiko che parla
      - è proprio ciò che avevamo previsto nell'articolo
      - è esattamente il contrario di ciò che Benedetto XVI ha messo nero su bianco
      - è la dimostrazione di un odio profondo verso la liturgia di tutta la Chiesa
      - ed infine, avviene esattamente nel giorno in cui la Chiesa festeggia l'Assunzione.

      Ecco, il commento delle 19:32 dimostra cos'è la "fede adulta" dei "riscopritori del battesimo" alla maniera di Kiko Argüello e Carmen Hernández.

      p.s.: ringrazio anche per le risate. Impossibile non ridere di fronte a tanta eretica asineria, che ci autorizza a dire che il Cammino è una cagata pazzesca: ed ovviamente parlo del Cammino nella sua "prassi invalsa", non nei documenti ufficiali (che si guarda bene dal rispettare).

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    2. Carissimo, al posto tuo mi vergognerei di definire una Santa Messa: una...
      Sappi che attraverso la Santa Messa, anche la tridentina, Gesù offre la sua Carne e il suo Sangue, per cui hai offeso Dio, che si è sacrificato per tutti noi, per ridonarci la vita. Che dire, credo che tu abbia dei grandissimi problemi spirituali, non hai la capacita di discernere, per te è tutto uno stadio, una tifoseria.
      Ma come si fa ad essere così davanti a Dio, e nelle cose di Dio?!
      Rifletti su come ti vivi la tua Celebrazione, che la passi a forza di battiti di mani, invece di battere le mani, è meglio usare la testa, per ragionare. Non si entra in Paradiso a forza di applausi e urla, ma si entra attraverso la Volontà di Dio.

      (da IPG)

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    3. L'aspetto tragicomico della cosa è che i kikos non possono proclamarsi dispiaciuti per un cretino come quello, perché poi dovrebbero anche ammettere che è ingiusto celebrare una liturgia modificata come fanno loro.

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    4. La liturgia del Cammino non è liturgia della Chiesa poiché nella Chiesa nessuno è autorizzato ad inventarsi una sua liturgia. Tanto meno due laici eretici.

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    5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    6. Lindsay Opie, sommo iconologo legato da una profondissima amicizia spirituale con Cristina Campo (di cui è noto l'appassionante impegno per il mantenimento della messa tridentina), accostò la nuova messa a "un bicchiere di coca cola".
      la messa kikiana è, verosimilmente, un succedaneo di quel bicchiere di coca cola.

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    7. @ Anonimo delle 19:32 di ieri

      Dovresti solo vergognarti!

      Ma perché non ti chiedi da dove vieni e dove vai?

      O, più prosaicamente, che cosa ci campi a fare?

      Pax

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    8. Fino a non troppi decenni fa in molte sagrestie, dal lato dove il sacerdote indossava i paramenti, c'era sempre un cartello con il monito: "Celebra Missam ut primam, ut ultimam, ut unicam": "celebra la Messa come se fosse la tua prima Messa, come se fosse l'ultima Messa della tua vita, come se fosse l'unica Messa di tutta la tua vita".

      Quando si discute della "validità" di una Messa, si sta partendo dal presupposto che il fedele sia già nelle migliori condizioni possibili. Ma questo non sempre è vero, perché il fedele i suoi momenti di fatica, di impazienza, di preoccupazione, di stanchezza, statisticamente ce li ha sempre. Quel monito era necessario perché il sacerdote che celebra sciattamente sta di fatto ostacolando il fedele che non è nelle sue migliori disposizioni. E sappiamo tutti che quando il sacerdote onora Dio, sta con ciò stesso aiutando i fedeli preoccupati, spazientiti, stanchi, delusi... Rendere culto a Dio - il vero culto, «l'unico culto a Te gradito» - significa molto spesso far breccia in quelle stanchezze dell'anima e del corpo e aprirvi la porta al Signore. Anche se nessun altro attorno ci fa caso.

      Ora, se dal concetto cattolico "il sacerdote celebra il divin sacrificio" passiamo al concetto protestante "la comunità si raduna per la santa cena", capiamo subito dov'è il problema: al sacerdozio di Cristo è stato sostituito il "darsi da fare" comunitario facendo eccessivamente leva su aspetti secondari della liturgia.
      I celebratori della "santa cena" possono ripetere mille volte "Signore, il Signore" insieme al loro presbitero ornamentale ma, come sappiamo dal Vangelo, non basterà certo per guadagnarsi la vita eterna. Possono ripetere mille volte che nelle loro celebrazioni "il Signore è sempre al centro", ma il modo in cui celebrano dimostra esattamente il contrario. Nelle salette neocat del sabato sera c'è Kiko al centro, coi suoi canti, i suoi gadget, i suoi comandi; c'è la comunità che celebra sé stessa e (mentendo) si autoproclama Chiesa, c'è il darsi da fare, il fracasso, il gesticolare, il cerimonialismo della "comunione seduti", il cretinissimo girotondo conclusivo, tutto c'è tranne che «l'unico culto a Te gradito». Il miracolo della transustanziazione - quando non ci sono olivette, lievito, aromi, vino zuccherato - è praticamente un fatto secondario: chi vuol fare la cerimonia per significare "l'unità fraterna della comunità tutti insieme contemporaneamente" può tranquillamente usare focacce, non ha bisogno di adoperare come strumento il Santissimo Sacramento.

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    9. Anonimo delle 19,32 sei uno stupido e superficiale

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  7. C'è un'intervista a Tim trasmessa stamattina sulla radio K57 di Guam. La presentatrice, che aveva già intervistato Tim in passato, comincia ricordando che Tim "praticamente da solo" ha gettato luce su decenni di scandali mentre contemporaneamente proteggeva l'identità delle vittime che ancora non se la sentivano di uscire allo scoperto.

    Gli scandali erano stati "coperti" fino a quel momento anche grazie al fatto che la popolazione cattolica locale ha sempre nutrito un grande rispetto per i suoi pastori: perfino le famiglie delle vittime non volevano credere alla grave entità del problema. (Mia considerazione: è un po' come quando i kikos banalizzano un grave problema del Cammino dicendo che è colpa di qualche fratello un po' facinoroso e che l'episodio sarebbe "isolato" e che non screditerebbe tutto il Cammino...)

    Nell'intervista Tim dice che lo scandalo si avvia ormai alla conclusione (l'intervistatrice aveva usato il termine "Endgame" - citazione di un film). Ed aggiunge che Apuron è piuttosto deciso («dead set») nel voler distruggere tutti coloro che hanno fatto emergere lo scandalo a cominciare da Tim stesso, con intimidazioni e "complotti". Ad esempio nel 2016 la Curia minacciò di querelare Tim "entro tre giorni". Oppure la ridicola storiella secondo cui Tim era al soldo di un casinò cinese.

    Apuron è stato il primo caso di vescovo messo alla sbarra dalla Santa Sede a causa dei fedeli cattolici che ne hanno portato alla luce gli scandali. E tali fedeli ci sono riusciti perché sebbene papa Francesco - che fidandosi del "papa rosso" Filoni aveva tentato di difendere Apuron - si è ritrovato lo scandalo McCarrick che gli ha fatto cambiare idea, alla faccia dei maneggi del Filoni, il più grande alleato dei kikos a Roma nel tessere la «rete di protezione sotterranea» per Apuron.

    Questi scandali han fatto sì che quel che succede a Guam diventa subito di interesse nel resto del mondo. Tim ricorda anche il caso del giovane presbikiko Camacho (quello arrestato e poi mandato in missione kikiana a fare "la volpe nel pollaio"): furono proprio dei cattolici del Qatar a riconoscerlo dopo aver letto le pagine di JungleWatch e a segnalarne l'inopportuna presenza.

    L'intervistatrice chiede se ci sia qualche possibilità di "risorgenza" del movimento neocatecumenale a Guam. Il Cammino è una «chiesa parallela con una sua propria gerarchia» che sta facendo di tutto per riassemblarsi dopo le stangate ricevute, per cui Tim non esclude che troveranno un modo (incluse possibili operazioni immobiliari). Questa "lotta" del Cammino contro la Chiesa ha lasciato tanti caduti strada facendo.

    Una delle perplessità dell'intervistatrice riguardava l'ordinazione "di tanti preti in così poco tempo": si riferisce ovviamente al soppresso seminario Redemkikos Mater con seminaristi d'importazione e formazione approssimativa (e che per lo più non parlavano bene nemmeno l'inglese!). Ha ricordato anche come le generose donazioni dei fedeli, di fronte agli scandali (di come venivano usati quei soldi da Apuron) sono drammaticamente diminuite. Ha ricordato anche di quando il vescovo pedofilo neocatecumenale chiese alle monache di clausura di mentire (la superiora fu intervistata alla stessa radio e riportò proprio quei fatti). Ha anche ricordato che Apuron è stranamente registrato come votante per le prossime elezioni nel New Jersey, la patria di Gennarini.

    Alla fine si menziona anche la "ferrovia sotterranea per predatori sessuali" allestita dal Cammino. Non ci fa meraviglia che il clan gennariniano odi a morte Tim.

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  8. Notizie da Guam: ieri si è concluso ufficialmente il periodo di due anni in cui le vittime di abusi dei preti pedofili e del vescovo pedofilo neocatecumenale potevano presentare denuncia e richiesta di risarcimenti.

    Purtroppo ci sono molte vittime che hanno preferito voltar pagina e non denunciare, o chiudere privatamente la questione, o semplicemente sono già morte.

    La diocesi è letteralmente in ginocchio, sotto procedura di "bancarotta controllata" (Chapter 11), ed ha beni mobili e immobili per circa 68 milioni di dollari, che è molto meno di quanto spetterebbe alle vittime di quei pedofili. Tali beni erano frutto delle libere donazioni dei fedeli cattolici lungo tantissime generazioni, beni che ora la diocesi perderà a causa di preti pedofili e del loro protettore, il vescovo pedofilo neocatecumenale.

    Gran parte del merito va a quegli anziani cattolici che per 54 settimane consecutive hanno manifestato davanti alla Cattedrale recitando il rosario e chiedendo le dimissioni del vescovo neocatecumenale, autore di numerosi scempi oltre che di molestie sessuali su minori.

    E come dice Tim Rohr: «La fine delle azioni legali per molestie sessuali non significa la fine dei danni già fatti».

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    1. In un intervento pubblico (qui su Facebook il video del GuamPDN, che ha poi riportato tutti i dettagli in un articolo), Tim ha riassunto la situazione dello scandalo del vescovo pedofilo neocatecumenale e degli scandali collegati.

      Promemoria tecnico: quando uno si firma con uno pseudonimo, i kikos subito gridano "eeeh anonimo, non affidabile, esci il nome e cognome, eeeeh!"

      E invece quando uno ci mette il nome e la faccia e parla in pubblico (vedi video linkato sopra e gli altri commenti di questa pagina), e viene intervistato da radio e giornali, cosa fanno i kikos? Fanno quello che da "riscopritori del battesimo kikiano" e dalla "fede adulta kikiana evangelizzante" avevano sempre sognato di fare contro gli "anonimi": cioè calunniare, insinuare, giudicare temerariamente, aggredire...

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    2. cioè...tim rohr...accusato di MOLESTIE!!!!
      MA PER FAVORE!!!

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    3. Il caro fratello gennariniano neocatecumenale delle 9:58 ha detto bene: «accusato».

      Ma chissà come mai non riflette sul fatto che tale «accusato» viene intervistato dalla radio e sui giornali, indicato come l'uomo che «single-handedly» ("praticamente da solo") ha fatto emergere gli scandali della mafia neocatecumenale e dei pedofili neocatecumenali e del farlocco seminario neocatecumenale oggi felicemente soppresso.

      La risposta che il neocatekiko non vuole ammettere (perché sa che è quella vera) è che anche i media locali hanno capito benissimo che l'«accusato» è in realtà nel mirino della mafia neocatecumenale. Non ci vorrebbe alcuno sforzo e nessun coraggio da parte di un giornalista per dirgli: «ma anche lei è "accusato"...» - sarebbe un bel colpo giornalistico imbarazzare una personalità nota, nevvero?

      E invece no. Se ne infischiano, come se sapessero la vera origine di tali "accuse". Gli chiedono di parlare del Cammino Neocatecumenale, del vescovo pedofilo neocatecumenale, della "ferrovia sotterranea per predatori sessuali" allestita e gestita dai capicosca del Cammino (quelli che vengono accolti dai cattolici con cartelli tipo: «Gennarini go home)...

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    4. A proposito: di fronte alle «accuse», vediamo come si sono comportati.

      Tim: ha subito pubblicato la sua vicenda. È rimasto a Guam. Si è limitato a non parlare del procedimento penale in corso (così come consigliatogli dal suo avvocato) ma ha continuato a condurre la sua vita normale.

      Vescovo pedofilo neocatecumenale: è scappato.

      Presbitero arrestato dalla polizia per sesso con una minorenne neocatecumenale: è scappato "in missione".

      Vicario del vescovo pedofilo neocatecumenale: è scappato, e pur di non rientrare a Guam si è fatto sospendere a divinis.

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    5. Ovviamente, sull'esempio dei suoi fulgidi fratelli di Cammino, anche l'anonimo coniglio delle 9:58 è scappato.

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  9. Figueiredo, chi è costui?

    C'è su Jungle Watch un altro articolo sul presbitero neocatecumenale Anthony Figueiredo, sfornato a suo tempo dal seminario Redemkikos Mater di Newark e avviato ad una comoda carriera nei sacri corridoi vaticani grazie alla raccomandazione dello spretato ex cardinale McCarrick, amicone del Cammino.

    I capicosca del Cammino, come ci ricorda anche Frenchie, investono moltissimo tempo ed energie nel selezionare ecclesiastici moralmente corrotti facendo leva sui quali fanno avanzare di carriera le proprie "vocazioni" - anch'esse accuratamente selezionate e "preparate" per essere pedine del Cammino (questo è il motivo per cui vanno letteralmente in bestia quando un presbitero R.M. preferisce seguire Dio anziché il Cammino, e va a servire la diocesi anziché Kiko e i suoi supercatechistoni).

    Questo è il motivo per cui nel Cammino c'è un martellamento tutto particolare sul "privilegio" di avere un figlio sacerdote (è vero che dal punto di vista spirituale è una grazia, ma il Cammino titilla specialmente la vanità umana, considerandolo un titolo di merito), scegliendo tipicamente giovani fragili e manipolabili, oppure soggetti "macchiati" che hanno bisogno di un'organizzazione che li copra, oppure super credenti della loro eresia. Talvolta può capitare un soggetto più adatto al sacerdozio - come questo Figueiredo - i cui talenti possono essere ancor meglio usati come "vetrina" del Cammino. Specialmente quando in un solo anno (nel suo caso nel 2008) capita una combinazione di eventi (Filoni fa carriera, Figueiredo è già al Cor Unum, il terremoto del Chengdu offriva l'occasione "politica" di riavvicinamenti a Pechino...) che il Cammino può sfruttare (Frenchie indica con certezza che il Figueiredo è una pedina del solito ineffabile Gennarini).

    In "missione" (in senso carrieristico oltre che kikiano), assieme a Figueiredo c'era tale Carlo Alberto Capella, presbitero neocatecumenalizzato ed in rapida ascesa... pedofila.

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  10. Altre due vittime del vescovo neocatecumenale Apuron:

    https://ilsismografo.blogspot.com/2019/08/stati-uniti-guam-two-more-individuals.html?m=1

    Altro che innocente.

    Frilù

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  11. A titolo di curiosità: uno dei segni che è stato ampiamente ridimensionato nella Messa moderna è il segno della croce, che nella Messa tradizionale in latino avveniva in molti momenti durante la liturgia.

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