sabato 15 giugno 2019

A proposito di fobie

Un simpatico articolo di Aldo Maria Valli si intitola: "Breve elenco di fobie che mi colgono in chiesa".

Cristianofobia neocatecumenale:
Veglia di Pasqua in Cattedrale
quando i "cristianucci" della domenica
se ne sono andati via
Noi lo condividiamo di cuore, perché sono  le stesse fobie che coltiviamo noi ex del Cammino quando ci capita di assistere a celebrazioni 'neocatecumenaleggianti'.
Utilizzando poi l'interessante elenco fornitoci abbiamo individuato, a modo nostro, alcune delle fobie che, di converso, i neocatecumenali coltivano nei confronti della Chiesa, della sua dottrina e dei fedeli della Messa delle 12.00 ed anche  le fobie che, invece, sarebbero loro utili e necessarie per liberarsi dalla "malattia cronica" della Kikofilia e del fanatismo per il Cammino.

Nell'elenco delle fobie fatte ad inizio articolo ne troviamo di note e di meno note, paure di tutto e del suo contrario.

C’è l’acluofobia (la paura del buio) ma anche la fotofobia (la paura della luce); la criofobia (la paura del freddo, del gelo, del ghiaccio) ma anche la termofobia (la paura del calore); la xerofobia (la paura della siccità) ma anche l’ombrofobia (la paura della pioggia); l’idrofobia (la paura dell’acqua) ma anche l’enofobia (la paura del vino); la tricofobia (la paura dei capelli) ma anche la falacrofobia (la paura della calvizie) e via così.
Molto grave certamente è la polifobia (paura di tante cose) e ancora  peggiore è la panofobia (la paura di tutto).

Scrive Aldo Maria Valli:

Veglia Pasquale neocatecumenalizzata:
Vescovo estasiato, urlatore kikiano
su tribuna sopraelevata, biancovestiti
plaudenti, fedeli cattolici in ostaggio
 «In quanto cattolico, ultimamente ho sviluppato alcune fobie che voglio proporvi (le denominazioni le ho inventate io, ma forse qualcuno vi si può riconoscere).
Quando entro in chiesa, poco prima della Messa, vengo spesso colto dalla liturgofobia, che si estrinseca in una domanda: che cosa si saranno inventati stavolta?
Capirete perché soffro anche di abusofobia (il terrore degli abusi liturgici), e di protagonismofobia (ovvero la paura del prete che si mette al centro dell’attenzione e trasforma la Messa in uno show), nonché di strimpellofobia (il terrore delle schitarrate).
Da un po’ di tempo mi sono reso conto di soffrire inoltre di scambiodellapacefobia, che si manifesta nell’ostinato rifiuto di partecipare a quella gazzarra indecorosa che si sviluppa con il pretesto di dirci reciprocamente (e, secondo me, pleonasticamente) “la pace sia con te”.
Non so bene perché, ma in chiesa le mie fobie si moltiplicano. Ecco così la tazebaofobia (terrore dei cartelli appesi qua e là nel tempio sacro, come se fossimo in una sede sindacale o politica), la lectorfobia (paura del lettore che non sa leggere), la smartphonefobia (paura del telefonino che puntualmente squilla durante la consacrazione), la laudofobia (terrore dell’applauso che può scattare in ogni momento, senza ragione, perché la Messa è vissuta come un happening) e, più in generale, la animatiofobia (il terrore di ciò che i sedicenti “animatori liturgici” si fanno saltare in mente onde “agevolare la partecipazione”).
Come dite? Che dovrei scrivere al vescovo? Purtroppo è impossibile. Da quando i pastori hanno deciso di essere al passo coi tempi, soffro infatti di episcopofobia»

È facile la nostra diagnosi: la parrocchia frequentata dal giornalista A. M. Valli è affetta da infestazione neocatecumenale acuta!

Separati alla nascita:
Cammino Neocatecumenale e Setta del Dio Onnipotente

Ci permettiamo di seguito, cogliendo gli spunti di questo articolo, di continuare analizzando altri elementi di sicuro interesse. 
Infatti, se noi "cattolici della domenica" ed ex neocatecumenali veniamo colpiti dalle neo-fobie ben individuate da A.M. Valli, sono ben di più le fobie (ben descritte dalla letteratura scientifica) che affliggono gli adepti del cammino.

Essi infatti, presto o tardi, dopo un certo periodo di "clausura psicologica" nelle comunità del cammino, sotto l'egida controllante di catechisti e responsabili, finiscono per soffrire di eleuterofobia (paura della libertà), epistemofobia (paura della conoscenza), di allodoxafobia (paura delle opinioni diverse dalle proprie), come anche di genufobia (paura delle ginocchia, e quindi di inginocchiarsi) che però manifestano solo davanti al Santissimo, mentre davanti a Kiko e catechisti piegano le ginocchia e strisciano addirittura.

Non sono immuni neppure da cristianofobia e islamofobia, con attacchi incontrollati di teofobia (paura di Dio), instillata da opportune catechesi in cui li si convince che il Signore Dio si diverte a martirizzarli, soprattutto nel caso abbandonino il Cammino, ma anche se lo seguono, per renderli più e più docili e obbedienti; non sono esenti poi da lisifobia (timore di lasciare questioni in sospeso), in particolare li tiene legati al Cammino, che non finisce mai e  che, se lasciato, provoca la perdita della fede. -in realtà, causa la perdita della fede in dioKiko.

Altre fobie di cui si finisce per soffrire già dopo pochi anni di Cammino sono:
l’agiofobia (la paura dei santi e delle cose sacre - se non specificamente approvate dai fondatori e da loro deformate), l'amartofobia (la paura di peccare - contro Kiko), l’ecclesiofobia (paura della Chiesa), la satanofobia (paura di satana o del diavolo).

Kiko Argüello e suoi stretti accoliti coltivano poi le proprie personali  fobie. 
In particolare soffrono di papafobia (rara, ma documentata), ovvero della paura del papa, soprattutto quando si trovano in Italia un po' troppo vicini al Vaticano; li affligge ultimamente anche un terrore strisciante, la gesuitofobia (esiste! Aldo Maria Valli l'ha scovata in un libro scritto più di un secolo fa... ma ancora molto attuale).
In Israele alla Domus Galileae, Kiko invece patisce fortemente di staurofobia (paura delle croci e dei crocifissi) che infatti nasconde con grande accuratezza per non dispiacere ai "fratelli maggiori", gli ebrei.

Le fobie in sé non  sono positive, essendo una degenerazione della paura, meccanismo con cui, atavicamente, l'uomo si è difeso dai pericoli di un ambiente ostile.

Se i Neocatecumenali però coltivassero alcune fobie "utili" quali:
l'agorafobia  paura(delle -100- piazze), la ballistofobia  (paura dei proiettili/balle sparate dal loro guru e dai loro catechisti,); la emmifobia (paura di un grosso topo); la scolecifobia (paura dei vermi), l’ofidiofobia (la paura dei serpenti),
potrebbero affrancarsi a breve dal cammino e da tutti i suoi schifosi parassiti.

Se poi soffrissero di:
amatofobia (paura della polvere) e di rupofobia (paura dello sporco e di ciò che non è igienico)
non crederebbero fin dall'inizio di doversi infangare per conoscere la propria reale natura di peccato.

L'arithmofobia (paura dei numeri), la blennofobia (paura delle cose viscide), l'ereutofobia (paura di arrossire) li terrebbe poi alla devota distanza dal guru Kiko, dalla sua mania per i numeri, dalla sua viscida predicazione e dal suo esempio che dovrebbe imbarazzare chi si fregia d'essere un "kikos", cioè un suo seguace.

Se inoltre fossero interessati da:

aicmofobia (paura degli oggetti acuminati e taglienti), epistaxiofobia (paura delle emorragie dal naso), atomosofobia (paura delle esplosioni atomiche)
si terrebbero lontani dalle comunità e dalle parrocchie "atomiche" dove, dopo tanti anni di forzato "amore per decreto", le coltellate alle spalle e gli sganassoni sul naso si sprecano, mentre  l’eisoptrofobia (paura degli specchi) li terrebbe lontani dagli scrutini in cui dovrebbero specchiarsi nell'infinita inettitudine e incapacità di peccare l'uno dell'altro.
Infine l’arachibutyrofobia (paura del burro di arachidi attaccato al palato) li tratterebbe dal rovinarsi la dieta nelle frequenti agapi "fraterne".

Ma forse più di tante fobie, basterebbe un po' di più amore per se stessi e per la verità per cominciare a staccare i contatti con il Cammino Neocatecumenale, perché
"nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore" (1 Giovanni 14,18).

15 commenti:

  1. Bello questo articolo. Stimolante per la riflessione approfondita del cn. Senza tante teorie. Basta guardare con onestà all'esperienza che si fa al suo interno. Sei o non sei un ex. Tutti quelli che sono passati, o sono ancora nel cammino, si possono riconoscere.
    Nel Battesimo si rinasce "figli di Dio", per i figli non è la paura. Ma l'amore. L'amore si coniuga solo con il "Santo Timor di Dio" che è santo, appunto, vitale e foriero di felicità, quella vera. Non la finta che ti istillano nel cammino ma che sfocia in mille paure e timori oscuri, fobie di fatto.

    La cosa più terribile è la sofferenza che si accompagna alle celebrazioni liturgiche cui si assiste, anche io la conosco bene! E ogni volta che mi reco in Chiesa devo farmi violenza per scacciare le cattive disposizioni e non aggiungere peccati a peccati, in una insofferenza che mi accompagna dall'inizio alla fine.
    Trovo pace solo nelle Chiese dove si celebra secondo il rito tradizionale, con grande solennità e dignità, in ogni accento si percepisce Dio e l'anima si innalza. Dio non uomini malati di protagonismo sterile.

    Pax

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    1. Pax,
      anch'io mi sono fatta violenza per anni, dicendomi che quella era la mia parrocchia e avevo il "diritto" di stare lì quanto loro. Ma quale diritto!
      Non si deve andare alla Messa per questo ma solo per il Signore.
      Questa nostra "ostinazione" d'altra parte era comprensibile perché purtroppo, quando l'aspetto "comunitario" della liturgia ci è stato inculcato
      in modo così esagerato da divenire patologico, ci sembra un dovere contribuire ad esso e ci sentiamo in colpa se non lo facciamo.
      Ma ora mi sono liberata di questo, ho capito che l'unico dovere, nella Messa, è verso il Signore e me stessa, niente deve rendermi difficile la Comunione con Lui.
      Perciò ho lasciato la "mia parrocchia" a chi ne vuole essere protagonista e sono andata a cercare altrove. Non c'è il rito tradizionale ma c'è cmnq quello che ci deve essere, come hai detto tu, solennità e dignità nel sacerdote che celebra (ciò si trasmette a noi fedeli), tempo ridotto al minimo (dipende) nelle omelie e al max nella Consacrazione e Comunione, silenzio che aiuta ad abbandonarsi a quello che Dio sta facendo attraverso il sacerdote .. che altro serve?
      E la comunità NON manca perché sono le persone che sono lì con me ad assistere alla Messa e si prolunga poi nel "mio prossimo" che è qualunque persona con cui ho a che dover fare, dalla vicina di casa al negoziante .. non qualcuno con l'etichetta "fratello" che può venire messa e tolta a piacimento da quegli esseri abominevoli chiamati "catechisti".

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  2. Complimenti per questi articoli, quello del giornalista, che fa passare contenuti importanti attraverso la leggerezza e l'ironia e quello di Valentina che ne fa 1 applicazione "a pennello" alla situazione NC.
    Le foto poi, con relative didascalie, sono esplicative al max, anche per chi di solito guarda solo quelle e il titolo (forse perché, ripieno di scienza infusa NC, ritiene disdicevole azionare la ragione per comprendere poche righe di contenuto senza essere imbeccato dall'esterno).
    La prima foto inizialmente mi pareva 1 discoteca, poi ingrandendola, in effetti, riuscivo a sentire gli schiamazzi ..
    Una piccola exp personale riguardo alle fobie.
    Io e mia mamma soffrivamo di fobia per le cavallette e ci capitò di guardare 1 documentario dove 1 psicologo cercava di aiutare 1 donna a guarire da questa fobia "avvicinandola" gradualmente all'oggetto della sua paura .. non ci convinse molto questo approccio e mia mamma concluse che l'unica "cura" possibile era che lei stava in 1 posto e la cavalletta stava in 1 altro, lontanissima da lei.
    Ecco, ora che io soffro di NCfobia, al solo vederne uno da lontano per la strada .. ho capito che è giusta la teoria di mia mamma.
    Certo, sarebbe molto più cristiano riuscire a mettere in pratica la Parola di Dio citata in fondo al post .. ma per il momento ha la priorità salvaguardare la mia salute mentale .. perciò, cavallette NC lontanissime da me!
    Forse da questa fobia è meglio non guarire.

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  3. P.S.
    Detto questo, per onestà, il male di cui il cammino è antesignano è oggi diffuso nella Chiesa.
    Il cammino la smetta di dire che è il ritorno alle origini! Origini di che? Èil peggio della decomposizione del più becero e insulso modernismo. Un teatrino indegno.

    Pax

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  4. Grazie Valentina di questo post! Azzeccate tutte le fobie, anche quelle del giornalista che purtroppo si ritrovano non solo nel cn ma anche in troppe altre parrocchie. Io mi sento troppo e sempre di più a disagio davanti a una Chiesa che pare un mercato dov'è quando si entra Non c'è spazio per il silenzio, tutti intenti a fare salotto. Il Padre Nostro tutti tenendosi per mano e se, uno come mio marito, si rifiuta di adeguarsi, viene guardato male. Applausi? Ogni occasione è buona e così via! Il sacerdote che dopo il segno della Croce iniziale saluta tutti con "buongiorno a tutti e ben arrivati" e dopo la benedizione finale con un "buona domenica e buon pranzo"...potrei continuare ma mi fermo qui.

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. OT
    Questo articolo è molto interessante, sarebbe il caso di indagare meglio da chi nel blog sa come cercare e conosce il francese.
    https://agensir.it/quotidiano/2019/6/14/francia-vescovi-contro-le-derive-settarie-nelle-comunita-cattoliche-da-ottobre-2018-a-febbraio-2019-1-300-segnalazioni/

    Frilù

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Mi pare che questo blog abbia trattato l'anno scorso di qualcosa di simile, sempre in Francia

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    3. https://neocatecumenali.blogspot.com/2018/12/una-deriva-settaria-all-interno-della-chiesa.html?m=1

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  7. Il thread sulle derive settarie che ha ricordato Roberta, lo si ritrova qui sul blog alla sezione: articoli da segnalare.
    Ricordo che la commissione sulle derive settarie è stato istituito in Francia anche a seguito di una legislazione che punisce il plagio: per poter difendere la Chiesa da un'indifferenziata accusa di manipolazione, è stato quasi un obbligo, non solo morale, cominciare a fare un'operazione di rilevazione e di pulizia interna delle realtà costrittive e plagiarie.
    In Italia, invece, la legislazione non aiuta e, ancor oggi, le sette possono venir condannate solo se arrivano a commettere crimini, o per circonvenzione di incapace o per reati finanziari. Per questo la conferenza episcopale italiano non ha nessuno stimolo ad emulare quella dei cugini di oltr'alpe.
    Comunque, seguiamo con interesse anche questa "pista", tanto meglio se Libera può leggere la documentazione in originale sui siti francesi (chissà che qualcuna delle 1300 segnalazioni riguardi il CNC, in Francia per dire il vero non molto diffuso?).
    Grazie a Frilù che è sempre fonte tempestiva di importanti notizie.

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  8. Sicuramente soffrono di DISAPPROVAZIONOFOBIA.
    Hanno il terrore di non essere riconosciuti ufficialmente i migliori da TUTTI.
    Non si accontentano, perciò, di considerarsi i migliori: per questo sarebbe bastata la parola di Kiko a cui credono in modo invincibilmente irragionevole.
    Poiché però vogliono essere riconosciuti i MIGLIORI da tutti: hanno bisogno dell'APPROVAZIONE!

    Dei credenti normali e, perciò, non ideologizzati, che fanno parte di un gruppo ecclesiale, terrebbero all'approvazione, ma non ne farebbero una questione di vita o di morte perché, se davvero sono figli della Chiesa, se il loro gruppo fosse disapprovato, ne uscirebbero senza se e senza ma.
    Rimarrebbero delusi, dispiaciuti ma, in fondo, appartenevano a quel gruppo per appartenere alla Chiesa e non per riceverne gloria!
    Se ne farebbero una ragione e ricomincerebbero da capo, sapendo che i loro sforzi non sono stati vani perché, in ultima analisi, erano rivolti a Dio. Anche se la loro costruzione si è rivelata paglia e non ha retto alla prova del fuoco, loro, personalmente, avevano per fondamento Cristo.

    Per i camminanti non è così: se la Chiesa un giorno dovesse disapprovarli in modo ufficiale, per cui in modo da non poter interpretare le parole della Chiesa come pare a loro, sarebbe un colpo micidiale. Tanto da mettere in discussione la loro stessa fade (cosa che dimostrerebbe che forse non si trattava di fede vera).
    Per questo Kiko, a scanso di equivoci, ha già preparato il terreno dicendo che se la Chiesa li caccerà dalle parrocchie, loro continueranno nelle case. Ovviamente in disubbidienza alla Chiesa...

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  9. Io ultimamente soffro della fobia, e non saprei dagli un nome, degli annunci post celebrazioni. Comincio a pensare che le celebrazioni neocatecumenali siano un inutile intermezzo tra un annuncio e l'altro. Perché è negli annunci post celebrazioni varie che il cammino dispensa gli ordini, reccoglie soldi, organizza, …. Quindi che sia dopo una messa o una celebrazione infrasettimanale, gli annunci prendono un posto sempre più ampio ed importante. A volte durano delle mezz'ore: e fai questo, raccogli quello, cucina per tizio, vai a prendere caio all'aeroporto, ospita sempronio di qualche comunità estera a casa tua, poi organizza celebrazioni in hotel, .... Appena finisce una celebrazione ormai ho la tentazione di fuggire a gambe levate, ma vieni immediatamente ripreso, e comincia la lista del da fare, interminabile, insostenibile. Si torna a casa distrutti, sempre di più.

    M.A.

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    1. Posso darti un consiglio? Esci dal cammino forse i tempi sono maturi. Ma come fai a stare ancora là dentro.

      Pax

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  10. @ M.A.
    Ricordo bene quello che dici sulle comunicazioni del dopo "celebrazione".
    Ricordo che le persone all'inizio del cammino si dividevano in due categorie :
    I "volontari" e i "fuggitivi".
    Con il tempo la categoria dei volontari era sempre più esigua mentre quella dei fuggitivi era sempre più corposa.
    Ad un certo punto il responsabile, sicuramente imbeccato dai catechisti (non muoveva un passo senza il loro beneplacito) ha trovato un modo di contrastare l'avanzata dei fuggitivi.
    Affidava i compiti alle persone segnandosi i nomi e in caso di problemi imponeva ai depositari del compito assegnato di trovarsi un sostituto.
    Qualche volta il sistema funzionava, altre volte i fuggitivi si inventavano le scuse dell'ultimo minuto più inverosimili per giustificare l'impossibilità di trovare un sostituto, mettendo nella peste il responsabile.
    In una comunità con molti anni di cammino ci sono persone che si sono specializzate nell'arte di evitare i compiti gravosi, esiste una lotta infinità tra catecumeni per evitare le rogne.
    E una lotta inversa e contraria per accaparrarsi i compiti più stimolanti o semplicemente che garantiscono più potere o maggiore visibilità.
    Una guerra tra poveri in cui sono permessi tutti i tipi di colpi specialmente quelli bassi.
    LUCA

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