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| Alcuni libri purtroppo ancora attualissimi |
Premettiamo che per vivere la fede cattolica occorre conoscerne la dottrina - ognuno di noi secondo le proprie capacità intellettuali -, cioè conoscere ciò che Nostro Signore ha insegnato, e le relative conseguenze indicateci dal Magistero e dalla Tradizione. Ed occorre santificarsi coi sacramenti, istituiti da Nostro Signore, secondo ciò che la Chiesa ci ha sempre consigliato e insegnato.
Le buone opere sono sì apprezzate dal Signore (cfr. ad esempio Gc 2), ma se sacramenti e dottrina non fossero stati fondamentali per la salvezza, Nostro Signore non avrebbe speso la miglior parte del suo tempo a insegnare e a santificare, e non avrebbe costituito la Chiesa affinché insegnasse, santificasse e guidasse il Suo gregge.
Nel Cammino si inquina la fede e pure i sacramenti (e dunque anche le opere). Per "salvare" il Cammino, occorrerebbe dunque sostituire tutto il suo insegnamento ("mamotreti", "annunci", "catechesi", più tutto il diluvio di parole di "monizioni", "risonanze", "giri di esperienze", eccetera) con il Catechismo della Chiesa Cattolica, e sostituire tutte le sue liturgie con quelle della Chiesa Cattolica. Oltre, ovviamente, a sbarazzarsi dell'idolatria per i suoi autoproclamati "iniziatori" Kiko e Carmen, che hanno sempre voluto e promosso quell'inquinamento e non si sono mai pentiti dell'aver diffuso tutti quegli errori. E per chi ha fatto anche solo un po' del Cammino, va drasticamente rivisto anche l'atteggiamento riguardo al prossimo e alle opere di carità.
Le liturgie del Cammino sono notoriamente inquinate. Stendiamo un velo pietoso (molto grosso) sugli assurdi abusi liturgici neocatecumenali, sulla celebrazione ridotta a una carnevalata idolatrica (cantidikiko iconedikiko suppellettili sacre designed by Kiko, disposizione circolare "come vuole Kiko", tutto è di Kiko, perfino la fascetta reggichitarra col marchio di Kiko e il copribibbia col disegnino di Kiko: al centro delle liturgie neocat non c'è Nostro Signore, ma Kiko). E stendiamo un velo pietoso anche sull'esclusivismo (i kikolatri partecipano il meno possibile alle liturgie cattoliche: per loro le celebrazioni hanno valore solo se sono "kikizzate").Insomma, del Cammino non si può salvare nulla. Se in una bottiglia di minerale fossero state versate alcune gocce di arsenico, potreste mai voler ragionevolmente "salvare" il 99,9% di acqua? Dareste mai da bere quell'acqua ai vostri cari, o anche solo alle piante sul balcone? Direste mai che si può "filtrare" o "ripulire", per poi darla a bere?
Gli insegnamenti del Cammino sono notoriamente inquinati. Fra le tante eresie prendiamo per esempio il loro non credere alla presenza reale di Nostro Signore nel Santissimo Sacramento. Anche se a parole dicessero di crederci, coi fatti dimostrano di non crederci. E non apriamo poi il capitolo sui loro grossolani errori ed eresie riguardo al peccato e alla grazia, riguardo all'ubbidienza ai pastori non kikizzati, riguardo all'ubbidienza cieca ai cosiddetti "catechisti" del Cammino, eccetera...
La carità, nel Cammino, è funzionale all'idolatria dei fondatori e alle esigenze economiche dei capicosca. Per esempio il compiere opere di carità nei confronti di persone non neocatecumenali è considerato inaccettabile spreco di risorse che andavano invece destinate al Cammino. "Fatti un tesoro in cielo" (cioè nelle casse del Cammino), ti dicono piegando ai loro interessi il Vangelo, "lascia che i morti seppelliscano i loro morti", ti dicono straziando il Vangelo (per indurti ad andare alle loro "convivenze" anziché occuparti dei parenti malati o bisognosi).
Qualche kikolatra farà il finto tonto e chiederà retoricamente: e allora come mai l'autorità della Chiesa non scomunica Kiko e i suoi seguaci?
A domanda retorica occorre rispondere con un'altra domanda retorica: ma scusate, non sapete cosa sta succedendo nella Chiesa? Bergoglio che autorizza a benedire le coppie "irregolari" (Fiducia Supplicans) o Prevost che in pompa magna dà una cattedra lateranense al re anglicano scismatico e divorziato e risposato (e gli anglicani nacquero proprio per lo scisma voluto da un re che volle divorziare e risposarsi), per non parlare delle vaccate "sinodali"... Nella Chiesa, oggi, vige molta confusione. Confusione che papa Prevost è chiamato a debellare, e di cui dovrà risponderne personalmente davanti a Dio.
Come altri movimentucoli più o meno eretici (e più o meno estesi, più o meno noti), il Cammino esiste proprio grazie alla confusione conciliare. Con la scusa dell'applicare il Concilio, ogni credente nel Concilio vuole imporre la propria idea contro la realtà, vuole modernizzare la Chiesa secondo i propri gusti, vuole aggiornare la fede secondo il proprio bislacco estro.
L'idea fondamentale di Kiko e Carmen era di diventare capi di una qualche comunità, capi riveriti, temuti, ubbiditi, elogiati, e soprattutto pagati. Così, millantando apparizioni e ispirazioni da un imprecisato "Spirito" (lo Spirito Santo - che è Dio, quello vero - non può ispirare errori, vanità, strafalcioni liturgici!), piegarono la dottrina cattolica alle proprie esigenze (per far sentire "irrecuperabilmente peccatori" - cioè manipolabili - gli adepti), storpiarono la liturgia secondo la propria voglia di far caciara, istituirono la setta neocatecumenale ("darete la Decima!", disse Kiko leccandosi i baffi).
Qualche kikolatra, fingendosi in buona fede, blatererà che il Cammino gli avrebbe fatto incontrare Cristo. Il Cammino ti fa incontrare Kiko, non Cristo. Non basta gridare «il Signore, il Signore» per essere cattolici. Non basta "fare canti biblici" (o "fare la Decima") per incontrare davvero Cristo. Non si può dire di amare Cristo se poi si celebrano carnevalate idolatriche, ipocrisie, clericalismi, raccontando i propri peccati (anziché confinarli al segreto della confessione), crogiolandosi nell'ignoranza delle cose della fede (con la scusa del "fare esperienza"), tenendosi lontani da qualsiasi cosa che non sia stata previamente approvata da Kiko. Non si può essere cattolici se si continua a credere alle strampalate elucubrazioni kikiste-carmeniste, di cui Kiko stesso oltre 25 anni fa ammise che contenevano «espressioni imprecise o non proprio ortodosse», anziché al Magistero della Chiesa (di cui il Catechismo della Chiesa Cattolica, così come il Catechismo di San Pio X "a domande e risposte", sono due tipiche espressioni, adatte a chiunque voglia conoscere davvero la fede). Non si può chiamare "liturgia" una carnevalata chiassosa, fatta di grattugiata di chitarrelle, di omelie laicali, di girotondini e altre messinscene kikolatriche (tavolinetto smontabile ricoperto di fiori, di candelabro a sette fuochi, di altri gadget designed by Kiko).
Fingendosi in buona fede, proprio così. Perché è impossibile che chi abbia fatto anche soltanto pochissimi anni di Cammino Neocatecumenale non si sia mai accorto di abusi, furbate, nepotismi, ricatti morali, approssimazioni, e soprattutto strafalcioni liturgici. Vedete, la Messa ha carattere di sacrificio, mentre l'aspetto di "banchetto" è del tutto secondario. La Messa è il sacrificio a Dio gradito, non una specie di "spettacolino" (che deve "ben riuscire" con l'impegno di tutti: "preparazioni", grattugiata di chitarrelle, "monizioni", girotondino saltellante, "risonanze", comunione "seduti" coi copponi-insalatiera...).
Ad un sacrificio gradito a Dio parteciperai con devozione, poiché davanti a te, in tua presenza, avviene quel miracolo (detto "transustanziazione"): il sacerdote compie il sacrificio secondo quel «fate questo in memoria di Me», secondo quanto la Chiesa ha garantito lungo due millenni (e scritto chiaro e tondo nel Messale), ed hai perciò la certezza che il Signore è realmente presente nel Santissimo Sacramento, la certezza che nel fare rettamente la Comunione hai fatto un altro passo avanti verso la vita eterna.
Invece, ad una allegra cenetta comunitaria, parteciperai come coprotagonista di uno spettacolino (che deve dunque fare tutte le operazioni previste: cantare, mangiare il "sacro snack" stando seduto, effettuare la propria risonanza o monizione usando il gergo di Kiko e Carmen, magari pure uscire a fumarsi la sigaretta e a ripulirsi le dita sui pantaloni per sbarazzarsi dei frammenti del Santissimo Sacramento), in cui il cosiddetto "presbìtero" è poco più che un elemento decorativo.
Molti kikolatri, quando proclamano di aver "incontrato Cristo", intendono in realtà solo una serie di sensazioni personali, dovute all'ambientino chiassoso, "allegro" (virgolette d'obbligo perché anche quando sorridono la loro mentalità è cupa e funerea, a causa dei loro madornali errori riguardo al peccato e alla grazia), dovute al love-bombing con cui si è stati accolti nella setta, e magari dovute anche al riuscire a grattar via un po' di soldini grazie all'incarico di "responsabile" o "catechista" o cos'altro.
Del Cammino davvero non si può proprio salvare nulla. Se proprio volete costruire una versione cattolica del Cammino, è sufficiente incontrarsi in parrocchia a leggere e meditare sul Catechismo, un paragrafo alla volta, non a porte chiuse, e a partecipare alla Messa (quella aperta a tutti). E le convivenze? In parrocchia non è mica proibito organizzarsi per un piccolo rinfresco comunitario, non c'è mica bisogno di radunarsi in lontani e costosi alberghi. E le decime? Basta seguire la prassi della Chiesa cattolica: ognuno darà nel segreto, liberamente, quando e come vuole, secondo il proprio cuore, ai soggetti e alle opere che ritiene meritevoli davanti al Signore, confrontandosi solo col proprio confessore, nel segreto della confessione o direzione spirituale, senza dover farsi "misurare" da dei professionisti della kikolatria.
Delle "catechesi" neocatecumenali non si salva nulla, né delle "opere", né dei "frutti", né delle "liturgie", né di qualsiasi altra elucubrazione kikiana o carmeniana. Il Cammino è stato inutile fin dagli inizi: tutto ciò che almeno sulla carta vorrebbe fare il Cammino, lo faceva già mille volte meglio la Chiesa, ancor oggi, persino nella situazione attuale di confusione della gerarchia e di desolazione delle parrocchie.








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