domenica 19 luglio 2020

Kiko Argüello e Carmen Hernández nulla avrebbero potuto se a guardia della fede ci fossero stati dei Pastori capaci di fare la "guardia".

Una piccola sosta nella nostra faticosa marcia nel deserto dell’abbandono da parte della Chiesa che, interpellata da tanti di noi e a più riprese, sollecitata da fior di teologi che ne hanno guadagnato solo l’emarginazione e, pur dopo la pubblicazione di studi autorevoli e libri dedicati allo spinoso argomento, continua a tacere e a non intervenire con provvedimenti efficaci per raddrizzare (cosa che noi riteniamo ormai impossibile) o radere finalmente al suolo il Cammino.

Peggio della mafia! Chi li tocca a questi?
In realtà la Chiesa, se pure parla a volte in termini agevolmente riferibili a loro, non lo fa mai in modo esplicito, per cui i suoi richiami, cadendo nel nulla, sono piuttosto controproducenti perché conferiscono a Kiko la patente di impunità e si traducono per noi in un ulteriore, penoso tormento.

Noi qui a spiegare che il Cammino ne esce condannato nel mentre gli interessati fanno orecchie da mercante (ne hanno ben donde!) e ridono soddisfatti alle nostre spalle, mentre rispondono strafottenti: “A chi! A me? Ma siete matti! Noi siamo approvati…”

E così ritorniamo sempre al punto di partenza in questo strano gioco dell’oca!
Noi a penare con le nostre inascoltate richieste, loro a continuare indisturbati nel loro porco comodo, come sempre hanno fatto.

Ci introduce in argomento Valentina:
Il "modo in cui si attua l'iniziazione cristiana" in parrocchia, come vorrebbero spacciare di essere, non dovrebbe avere bisogno di raduni, manifestazioni, adunate; soprattutto non dovrebbe prevedere i coretti "Kiko-Kiko", i pellegrinaggi alla sua casa natale e altri escamotage fatti per accrescere il culto della personalità dei fondatori e che con il battesimo, la parrocchia, l'iniziazione cristiana non c'entrano assolutamente.
Quindi, con gli anni il Cammino neocatecumenale ha assunto sempre più le caratteristiche di un movimento che non sopravvive se non si muove, appunto, se non crea occasioni di incontro e di aggregazione, se non si fa pubblicità sui media ed è presente attivamente nei social. …
… È evidente che ormai ciò che assorbe le sue (di Kiko) energie non è ciò che dovrebbe essere il "core business" del Cammino, cioè l'iniziazione cristiana, ma il successo del suo marchio di fabbrica nell'ambito del movimentismo cattolico". (Valentina Giusti)
il Cammino vuole, come dice il proverbio, la botte piena e la moglie ubriaca.
Vuole, cioè, tutti i vantaggi pratici di un movimento senza essere considerato tale.
Vuole l'approvazione, ma non gli statuti che ne delimitano l'azione, in modo che l'approvazione significhi: CARTA BIANCA.
E di fatto i camminanti parlano di approvazione in continuazione ma disubbidiscono agli stessi statuti ogni sabato sera, come se gli statuti non esistessero o, meglio, come se degli statuti esistesse unicamente il timbro dell'approvazione.
"Kiko il santone -il gran santo-
circondato dai suoi amuleti e talismani"
L'impressione che si ha sempre più netta, plasticamente illustrata dalla fantastica ed esilarante foto di "Kiko il santone -il gran santo- circondato dai suoi amuleti", è che i camminanti abbiano seguito, senza saperlo, due pazzi.
Pazzi lucidi, ma folli autentici. Questa almeno è l'impressione che ho avuto.

Due folli che da soli sarebbero stati solo due istrioni ma che, insieme, non hanno sommato la loro follia, ma l'hanno fatta REAGIRE. Tanto che, come in una reazione chimica, si è prodotta una nube di follia. E, come in una reazione di fissione nucleare, è sorto un fungo di super follia. Cioè il Cammino.

Spericolatamente incontro al loro destino!
Ho parlato di reazione tra la follia di Kiko e quella di Carmen pensando a Stanlio e Ollio: da soli due buoni comici, ma insieme il risultato non è stato quello di una somma di talenti, ma molto di più.
Purtroppo Kiko e Carmen hanno vissuto nel medesimo tempo e nel medesimo luogo e si sono incontrati… (ndr. accoppiata vincente?)

Sono stati "bravi", ma nulla avrebbero potuto se a guardia della fede ci fossero stati dei Pastori capaci di fare la "guardia".
Non mi voglio accanire, sarebbe irrispettoso e anche antipatico, oltre che ingiusto. Ma sicuramente c'è stato del lassismo riguardo alla sana dottrina.
Eppure basta leggere san Paolo: è così insistente riguardo alla sana dottrina che certi Vescovi di oggi penso lo giudichino come un fissato.

Il fatto è che la dottrina è importante semplicemente perché è, con i sacramenti, il canale in cui scorre la GRAZIA.
Tutto l'opposto, perciò, delle motivazioni dei formalisti.
Che poi ci sia il pericolo del formalismo non toglie che la sana dottrina è in relazione diretta con la grazia.
Non a caso i lassisti sono quelli che, oltre a ridurre le esigenze della dottrina, riducono la portata della grazia.
O non ne parlano, o, se ne parlano, la trattano come un dono ovvio, quasi naturale.


a quelli che lo hanno seguito per anni nella corsa
per scoprire il segreto della vita:

“Sono un po’ stanchino. Credo che tornerò a casa ora”.

Ma la cosa più sconcertante non è tanto quella dei camminanti al seguito di Kiko e Carmen come i runner seguaci di Forrest Gump, ma sono quei Pastori, spesso super prudenti al limite del razionalismo e capaci di spaccare il pelo riguardo, ad esempio, ai pericoli della fede popolare, che sono rimasti imbambolati di fronte al Cammino come i selvaggi di fronte agli specchietti e ai ninnoli dei conquistadores (spagnoli pure loro).

A volte mi chiedo chi me lo fa fare a fare quello che dovrebbero fare i Pastori, visto che non sono un Pastore né ho alcuna ambizione di sostituirli e, anzi, visto che preferisco evitare i problemi invece di andarmeli a cercare.
Ma se un padre di famiglia è scappato ai tropici con l'amate, i figli maggiori dovranno pur cercare di supplire. Senza rivendicarne il titolo.

In fondo ogni battezzato ha un ruolo anche profetico, da cui non si può fuggire.
Io non voglio fare il Pastore, ma tutti siamo chiamati ad essere sentinelle.

Pietro (NON del Cammino)

venerdì 17 luglio 2020

Il Kairòs nel linguaggio di Kiko è sempre e solamente un "evento neocatecumenale".

Riproponiamo un interessante commento di Valentina:

Quanto ci ha attratto, a noi poveretti imbrigliati nel Cammino, questa storiella de "il Signore che passa"!
Quante volte ci è stato ripetuto che il kairòs, il momento favorevole, sarebbe stato quello scrutinio, quella convivenza… Che se non lo avessimo colto, forse (o piuttosto, probabilmente) per noi non sarebbe passato più!

E, giustamente, il kairòs era sempre e solamente un "evento neocatecumenale".

Nella lettera ai Corinzi 6,1-2 san Paolo scrive:
Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio.
Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
Questo momento favorevole, questa occasione di salvezza è "ora", scrive San Paolo, un tempo cioè che è cominciato con la resurrezione di Cristo e, da allora, ogni attimo della nostra esistenza è un'occasione favorevole per la salvezza che Dio ha in mente di donare a ciascuno di noi.
KairoKikos se la ride
mentre pesa i pro e i contro


Invece, quale esempio usano i catechisti neocatecumenali per visualizzare questo concetto di tempo favorevole all'incontro con Dio?

Usano il kairòs greco, la divinità con le ali ai piedi e il cranio pelato con un lungo ciuffo, che può essere colto solo di fronte, mai quando ormai è passato volgendoci le spalle.
Per complicare ancora più l'impresa, i catechisti trasformano il ciuffo in un unico capello, che va afferrato protendendo una mano da una finestrella al momento del passaggio del dio pelato.

Insomma, sostituiscono all'idea cristiana di un Dio di amore che sta alla porta e bussa, aspettando che l'uomo gli apra il suo cuore, la concezione pagana di una divinità deforme e capricciosa, che premia chi è al posto giusto e al momento giusto, quello che il catechista indica, senza nessun merito, e gode del fallimento dell'uomo.

Mi pare che, più che tornare ai tempi dei primi cristiani, i neocatecumenali abbiano messo le lancette un po' troppo indietro e siano caduti a testa in giù nel paganesimo.
(da: Valentina Giusti)


Paganesimo, dice Valentina.

La sintesi è perfetta. Insomma Kiko come vogliamo definirlo? Ebraico o Protestante? Pagano o Eretico? Cattolico, mai.

Nel Cammino neocatecumenale, uso distorto del linguaggio e invenzione di un nuovo linguaggio.Kiko amava ripetere che se uno crea cose nuove crea anche un linguaggio nuovo.
E sono nati "slang" neocatecumenali a bizzeffe.


Uno di questi è il Kairos di Kiko, è proprio il caso di chiamarlo! Elemento caratterizzante in assoluto del suo percorso iniziatico e dal quiale dipende la salvezza.
Alla base c’è un’affermazione ricorrente dei kikatechisti, mutuata alla lettera da Kiko ovviamente:
"Il Signore viene con noi". (Se scegli di assistere la tua cognata malata, quando va a passare il Signore tu non ci sarai lì. Perderai il Kairos... e non sai se per te passerà ancora!)
Nell'Eucaristia il Signore passa.
Ma tutto il cammino è impregnato di questo:
Il Signore passa nella predicazione in generale. Il fulcro è il Kerigma kikiano.
Dice Kiko ad ogni suo "Kerigma":
Ascolta! Se ora credi a quello che io ti annuncio, in questo istante scende su di te lo S.S. e – di pronto - ti sono perdonati i peccati per il fatto che hai creduto. Poi potrai confessarti se vuoi. Ma ora scende su di te lo S.S. e tu, come la Vergine Maria, cominci a gestare dentro di te in questo stesso momento la creatura nuova…
Fulcro del cammino è l'annuncio del Kikokerigma. Fondato sul qui/adesso.
Il Signore passa nelle convivenze delle tappe del cammino, passa nelle visite dei catechisti alla comunità, negli scrutini, nei riti battesimali e tu devi sempre esserci lì.
Di fatto l’impostazione che permea tutto l'itinerario è nelle catechesi del secondo scrutinio.
Non a caso il tempo del precatecumenato, che precede il secondo passaggio, è definito come lo scavo per gettare le fondamenta dell'edificio… poi si costruirà la vita cristiana, dalla tappa dell'Iniziazione alla Preghiera in poi, fino alla fine del cammino.

È al secondo scrutinio che si parla del Signore che ti invita ad entrare e di porte che si chiudono e tu resti fuori. Dopo puoi bussare, supplicare, più non ti sarà aperto.

Il famoso Vangelo delle Vergini sagge con le lampade accese.
Dice Kiko:
Chi sono? Cosa è la lampada con l'olio?
L'olio è lo S.S., la lampada è la Fede. Fede è "credere a quello che io ti annuncio ora, nello stesso momento che io parlo” e trovarsi pronto, come le Vergini sagge! È aver lasciato tutto, ma proprio tutto, ed essere venuto in convivenza; perché da questa convivenza (cosa che si ripete ad ogni tappa e ad ogni incontro) dipende la tua vita futura. Non vieni? Puoi morire e non ti sei convertito. La conversione per te è oggi, qui.
Dunque, chi ascolta deve essere una tabula rasa solo con i suoi peccati, che per la kenosi neocatecumenale vede sempre più… pronto ad accogliere (questo l’ascolto secondo Kiko) tutto quello che il suo catechista (che Dio fin dalla fondazione del mondo e per sempre ha pensato) gli predica… a Tappe!

Mentre è Gesù stesso che ci spiega cosa veramente significa "essere pronti quando il Signore ti invita ad entrare…"!

È come chi sa che verrà un ladro di notte e non si fa trovare impreparato. Come chi sa che un ospite arriva all'improvviso…
Lazzaro, Marta e Maria
sempre “pronti” ad accogliere Gesù
nella loro casa


Perché Gesù parla sempre con gli eventi comuni della vita concreta. Significa che se tu hai sempre tutto a posto, il Signore arriva improvviso e non ti trova impreparato.

Avviene esattamente come quando tu vivi aspettando qualcuno e tieni sempre sistemata casa e pronta sempre e libera la stanza migliore e sei in grado di preparare un ottimo pranzo.

Questo è stato Betania, Per insegnare a noi!
La casa di Marta, Lazzaro e Maria. Essi erano sempre pronti ad accogliere Gesù, che poteva arrivare in qualunque momento. La vita era scandita da questa attesa. Questo era l'unico scopo della loro esistenza. Ed erano pronti sempre!

Il che significa santità di vita. Significa adoprarsi ogni giorno nella perseveranza, custodendo il bene più prezioso: Stare in grazia di Dio.
Fuggire i peccati e sforzarsi di entrare "per la porta stretta".
Sforzo, buona volontà, impegno, attenzione.
(altro che restare in ansia protesi dietro un'improbabile finestrella per tentare a tutti i costi di strappare quell'unico capello)

State attenti a voi stessi!” dice il Signore. (*)
Ché Io vengo come un ladro di notte, come un ospite inatteso. E poi non hai più tempo per organizzarti!

Altro che tabula rasa, altro che trastullarsi con la "Kenosi infinita della conoscenza dei peccati"… che poi se tu sei uno che giudichi, il Signore permetterà che ne commenta ancora di peggiori… anche se hai finito il cammino da 10 anni …anche se sei "catechista"… anche se sei presbitero… e non so cosa!…

(N.B. queste non sono parole messe a caso per dare un'idea, ma la pappardella letterale che Kiko sciorinava ogni volta: anche se… anche se… anche se… facendo a tutti una grande impressione!).

…in modo che quando Kiko arriva e ti annuncia il Kerigma, proprio a te che versi in questa situazione, tu ti converti (mi spiegate con tali presupposti cosa significa quel tu ti converti”?), credi e ricevi - di pronto - lo Spirito Santo e in te comincia - ora stesso - la creatura nuova.

Perdonate la lunga digressione. Era necessario chiudere il cerchio. Definire i contorni del circolo vizioso che è la giostra neocatecumenale.

Cammini, cammini… ma in realtà giri, giri e giri e… sei sempre allo stesso punto, al punto di partenza, e anche ogni volta un poco più giù.
Un cammino il Cammino Neocatecumenale senza nessuna meta davanti! Il cammino del gambero. Il gioco dell’oca. In ogni caso una gran fregatura!

È diventata noiosa la predicazione di Kiko, così ripetitiva da 50 anni! Sempre lo stesso Kerigma nel nucleo di ogni convivenza, di ogni incontro vocazionale, di ogni tappa, di ogni visita dei kikatechisti. Che per ascoltarlo, quel benedetto Kerigma, tu devi stare sempre nella medesima situazione di peccato, altrimenti non ti dice nulla.
Il cammino è acqua stagnante, la parola di Kiko scaturisce da una sorgente inaridita e la tua povera esistenza, totalmente affidata alle sue mani, va verso l'inevitabile rovina.
Questa è l'eterna vita (non Vita Eterna!) neocatecumenale.






(*)

Lc. 21, 34-36:
State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

mercoledì 15 luglio 2020

TRASMISSIONE DELLA FEDE AI FIGLI. "IL SALE DELLA TERRA" IV° PUNTATA.

Proseguiamo con l'analisi delle sei puntate de "Il sale della terra" trasmesse dalla RAI nel 1983. In calce a questo articolo trovate l'elenco degli articoli in tema.

La IV° puntata avrebbe dovuto avere per tema la trasmissione della fede ai figli, ma poi Mimmo Gennarini si è perso col farneticante Farnes sulla Pasqua, mostrando pochissimo del tema dichiarato.

Quindi riprende l'argomento e, sempre in incognita, chiede ad un genitore cosa fa per passare la fede ai suoi figli.

L’uomo, neocatecumenale in incognita, parla delle Lodi domenicali:

Sono alcuni anni che noi ogni domenica facciamo insieme con dei bambini una celebrazione per avvicinarli alla parola di Dio. Cercando di fare in modo che questa celebrazione sia il più possibile accessibile a loro, arricchendo anche con SEGNI, con fiori, anche preparando una tavola con una tovaglia speciale…”.

In attesa delle Lodi domenicali...
Notare la tovaglietta "speciale", cioè con le scritte ebraiche.
I dettagli li conosciamo: canti, domande dei bambini, preghiere…

Alla domanda se i bambini sono contenti, l’uomo risponde un po’ confuso:
Io ho visto che i bambini… soprattutto crescendo… all’inizio sono contenti soprattutto perché in questa piccola celebrazione ci sono gli strumenti musicali che un po’ li aiutano, ma poi, man mano che crescono, anche il loro amore, la gioia di partecipare diciamo alla celebrazione domestica, aumenta, ecco…
Forte di questa modalità “Lodi domenicali”, Gennarini si spinge un po’ troppo oltre:
Cioè i genitori devono avere la gioia di comunicare la fede ai figli, mentre molte volte noi vediamo che non se ne occupano oppure affidano questo compito ad altri”.
E qui ti ci voglio.

Proprio loro, tronfi delle loro Lodi domenicali, sono i primi a trattare i figli come conigli e ad affidare il compito ad altri: maestri dei bambini, padrini del post-cresima, fratelli di comunità, catechisti
Credono che portarsi i figli alle Eucarestie del sabato sera e fare le Lodi domestiche più qualche preghierina a tavola o in altri momenti, equivalga ad occuparsi della fede dei figli anziché subappaltare il compito ad altri.

Solo LEGGI E PRECETTI, spesso, poco dialogo, scarsa attenzione individuale, specialmente quando sono tanti.
Baby sitter in continuazione, messi a parcheggio anche per giorni e giorni.

Trasmettere la fede va fatto con la vita, con l’ascolto, con l’amore. Non con 683 leggi e precetti neocatecumenali.
Molti figli patiscono di questa incapacità dei genitori di entrare in dialogo, soprattutto se non riescono a corrispondere ai loro schemi. Non si sentono compresi, ascoltati, ma solo indottrinati.

Sono quelli che generalmente poi rifiutano il Cammino, oppure lo accettano perché conoscono solo quello, ma si sentono stretti ed imparano mille trucchi per sembrare ciò che non sono.

Sull’argomento Gennarini interroga mons. Coughlan, che anche stavolta, come nell’intervista precedente, dice gentilmente cose che, se solo ascoltassero, farebbero sentire i genitori neocatecumenali in difetto:
Ci sono genitori che fanno meraviglie con i loro figli, ma moltissimi genitori trovano necessità sia dell’aiuto di altri genitori o di comunità di un tipo o l’altro
Forte Coughlan.
Ma non capiranno.

Chi sono quelli che “trovano necessità dell’aiuto di altri genitori o di comunità”?
Non voi, neocatecumenali?

Lodi kikiane nicaraguensi della famiglia povera.
La chitarra, per tali "lodi", è indispensabile.
Forse Gennarini ha capito, infatti manda subito un video dal Nicaragua per mostrare una famiglia che sta facendo le famose Lodi casalinghe della domenica mattina.

Il padre fa il cantore e racconta un po’ la sua vita.
Dice che per compensare un’infanzia difficile si diede prima alla bella vita, poi al marxismo. Conviveva con l’attuale moglie.

Ma quello che più sconcerta è che anche lui, come un altro intervistato in altra puntata, un giorno non si sa come, non si sa perché, trovò un prete in casa che gli chiese quando si sarebbe sposato.
Lui lo cacciò con parolacce ed un calcio.
Anche lui, come già un altro paio intervistati nel corso delle puntate precedenti, dovette andare per forza in chiesa a prendere la moglie e… miracolo! Sentì parlare tre "catechisti" stranieri ed iniziò a porsi domande.
Entrò così in una comunità…

Tutti con lo stampino: preti casualmente in casa, catechesi ascoltate per caso… marxisti…

I primi tempi di comunità odiava i ricchi e quando andò da un “fratello” ricco per preparare “la celebrazione della Parola di Dio”, rifiutò un dolce perché gli sembrò un affronto, essendo lui molto povero. ORA quell’uomo ricco è davvero un "fratello" e dà tutto per la sua comunità”, dice.

I bambini del "fratello povero"
giocano tra le macerie
Quest’uomo vive in una povertà estrema, la casa è una baracca fatiscente, all’esterno bidoni ed immondizie su cui giocano i bambini.

Dopo di lui viene intervistato il “fratello” ricco.
Ha una bella casa, ma dice che dalla sera alla mattina è rimasto senza soldi a causa del terremoto e della guerra.

Ma allora?
È ricco o è povero?

A me pare che la traduzione in italiano non rispecchi quello che in sottofondo si sente dire in spagnolo da questo signore.
Comunque traducono che il Signore sta liberando lui ed anche l’altro “fratello” povero dall’attaccamento al denaro.

Il "fratello ricco".
"Nessuno infatti tra loro era bisognoso,
perché quanti possedevano campi o case li vendevano,
portavano l'importo di ciò che era stato venduto

e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi
veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno."
Atti degli Apostoli.
Non mi pare questo il caso del Cammino...
Sinceramente le due versioni non mi pare combacino. Il ricco adesso si dichiara povero e non mi pare che possa quindi essere in grado di “dare tutto per la comunità”, come diceva l’altro.
Ma non è questo l’importante.

Questo video tende ad avvalorare una predicazione costante del neocatecumenalesimo: ricchi o poveri, tutti sono ugualmente attaccati al denaro in maniera morbosa.

Ma la parte ripugnante sta nell’intervista alla moglie del “fratello” povero, Maria Auxiliadora.

Lei apparteneva alla Legio Mariae, ma i neocatecumenali sono riusciti a strapparla, proprio mentre era ad una riunione del suo gruppo.

Ma ci pensiamo?

Questi arrapati conquistatori si presentano addirittura alle riunioni di un altro Movimento per reclutare soldatini per il proprio!!

Da schifo totale:
“Frequentavo la chiesa del Carmen e appartenevo alla Legio Mariae. IN UNA DI QUESTE RIUNIONI, SONO VENUTI AD INVITARMI ALLE CATECHESI”.
Continua:
A quell’epoca mi sentivo in una situazione di peccato terribile, ero sposata solo civilmente, avevo già un figlio e stavo aspettandone un altro. Io che andavo in chiesa, consideravo una disgrazia aver sposato un ateo. Penso che in questi anni, se non avessi ascoltato la catechesi, forse mi sarei separata da lui. Non avrei sopportato i suoi maltrattamenti”.
Ma come?
Nella Legio Mariae non trovava nutrimento? Inutile allora la Legio Mariae!
È la "catechesi" neocatecumenale che le ha salvato la vita?
Lei si sentiva in peccato, e lo era, ma era lui che la maltrattava, oltre ad avere lo stesso peccato comune di convivere more uxorio.

Ma ancora:
Conoscere Gesù Cristo ha cambiato la mia vita
Anche lei, come i preti di una puntata precedente, non conosceva Gesù Cristo, nemmeno stando nella Legio Mariae: dovevano arrivare i neocatecumenali a presentarglielo.

Ma al peggio non c’è fine:
I catechisti mi dissero che il marito che ho è quello che Dio ha scelto per me dall’eternità e che non devo rifiutare la volontà di Dio. E che sono stata un’adultera con la mente perché ho pensato che sarebbe stato meglio avere un altro marito
Ma, signora, quello non era tuo marito!!
Era sposata solo civilmente, quindi per la Chiesa non aveva contratto matrimonio, anche se conviveva con quell’uomo.
Magari non era nemmeno quello scelto da Dio, chissà…

Ma guarda come hanno rimbambito questa povera signora, semplice, indigente, ingenua, credulona…
Le hanno dato dell’adultera perché nella mente aveva pensato “che sarebbe stato meglio avere un altro marito” che magari non la maltrattasse, che poi “marito” per la Chiesa non era.

Le hanno instillato sensi di colpa a lei, la vittima dei maltrattamenti di quell’uomo, considerando marito l’uomo che ha sposato per contratto civile.
L’hanno giudicata.

Ha addirittura avuto altri due figli da quell’uomo, 4 parti cesarei e sta aspettando il quinto e se morirà al quinto cesareo, “sarà stata la volontà di Dio”.

La signora non ha detto di essersi poi sposata in Chiesa, grazie alla “comunità”.
Magari era rimasta pure convivente…

Questa testimonianza, sinceramente, mi ha mosso all’inquietudine, perché mi è sembrato veramente squallido, per non dire peggio, approfittarsi così dei semplici e dei poveri.

A questo punto Gennarini avrebbe anche potuto finirla.
Invece no, intervista in studio Maria Scicchitano, medico, anche lei reduce da 4 parti cesarei che, imbeccata dal Gennarini, dichiara di non essere una donna forte, ma di avere avuto paura per le anestesie dei cesarei.

Mimmo Gennarini era veramente una persona negativa, ascoltandolo parlare in incognita del suo personale interesse davanti agli italiani, procura veramente sdegno, anche perché è subdolo, insinuante, tira soltanto acqua al suo mulino.

Infatti dice alla signora:
Cioè, ti sei trovata, in fondo, se posso dir così, di fronte alla morte”.
Eh no. La signora non ha detto questo, c’è differenza.
Ha detto che “ha avuto paura”, ma non che era di fronte alla morte.
Si può avere paura anche se non si corre un pericolo reale.
C’è chi ha anche paura di una vespa…

Ma Gennarini, per drammaticizzare il fatto, imbecca la preda, il suo trofeo.
Così la smidollata si trova ad accondiscenderlo:
Sì, sì, all’inizio dell’anestesia del terzo parto cesareo senz’altro. Io ho visto come per me quello poteva essere l’inizio della morte. Non che ci fosse un motivo, ecco per morire, diciamo, ma come per me quella è stata un’esperienza che “io potevo morire”.
Ma che vuol diree?!
Se non c’era pericolo reale, erano solo le sue ansie. Non aveva la morte di fronte.

Ma la signora intervistata dopo non lo accondiscende quando le chiede cosa ne pensa delle coppie che hanno un solo figlio o al massimo due.

Quest’uomo era incredibile. Giudicatore, supponente e strisciante.
Tipica tipologia del catechista neocatecumenale ben inquadrato.

La seconda signora lo mette al suo posto, rispondendo:
Io ho avuto la fortuna di fare un’esperienza di Dio che mi permette di aspettare il quarto figlio con serenità. Questo fatto non mi mette assolutamente in grado di giudicare chi ha un’esperienza diversa dalla mia e che quindi arriva ad una conclusione diversa dalla mia
Brava!
Neocatecumenale forse, ma brava.
Avrà fatto poca carriera.

Cosa si aspettava Gennarini, che tirasse un pippone come fa lui per la causa, giudicando gli altri?
Smaccato, passa subito ad altro argomento, senza nemmeno ringraziare la signora come fa di consueto con chi parla, ed attacca il suo pippone sull’amore di Dio che ha dato la vita a queste due madri, perché anche loro potessero dare la vita…

E per mostrare l’amore di Dio manda un video pateticissimo sempre sui campi di concentramento.
Fantasia zero.

Il video però non è solo  patetico, manda anche messaggi fuorvianti, perché sostiene che “il Padre vostro celeste È BUONO CON I MALVAGI E I PERVERSI”.
Pare sia buono solo con loro, mentre DIO È BUONO con tutti, ma conta poco, perché alla resa dei conti, anche se Dio è stato buono, gli empi avranno il giudizio che meriteranno. Perché ci sarà un giudizio. Dio è buono, ma anche giusto, come diceva Madre Teresa.

Video sui campi di concentramento
Ma vanno anche oltre, in questo video:
Non avete ancora capito la parola della bestia. L’agnello ferito vince la bestia. Sei tu, siamo noi questo agnello che oggi vince la bestia
Quei semplici uomini, quei deportati, sarebbero gli agnelli che vincono la bestia…
Quanti agnelli vincitori ci sarebbero, quindi?

A questo punto la band dei kikos canta il canto neocatecumenale “Cavallo bianco” ispirato al capitolo 19 del libro dell'Apocalisse.

È un canto che da noi si faceva poco, è pure molto brutto, ma non avevo mai confrontato le parole del canto con quelle della Bibbia. Mi fidavo.
Qualcosa stavolta però mi ha stonato, forse perché ho riattivato la ragione, e sono andata a verificare.

Quello che mi ha stonato è la frase che dice di Gesù: “Nella sua bocca una spada per FERIRE”.
PER FERIRE?!

Eh no. La scrittura non dice così, infatti.
Gesù che usa la spada PER FERIRE?

L’Apocalisse, infatti, dice “per colpire le genti” il giorno del giudizio. Non per ferire.
E’ molto diverso.

Si legge:
Gesù ha l’arco della giustizia divina e corre vincitore sul mondo per vincere il male che ovunque dilaga seminando morte e disperazione
Quindi NON “PER FERIRE”, MA PER COLPIRE E VINCERE IL MALE”.

Kiko, quando può, non solo parla di Gesù come "solo uomo", ma gli attribuisce cose cattive, un animo cattivo.
Non possono essere tutte sviste.

Ma anche la frase “Il suo nome è Parola di Dio” è tendenziosa, perché fa riferimento alle loro celebrazioni della Parola di Dio, molto indebitamente.

L’Apocalisse dice “Verbo di Dio”, cioè Gesù, esistente fin dal principio, eterno.
La seconda persona della SS. Trinità.

Ma Mimmo Gennarini ripete:
Il canto ci ha detto che il nome di questo guerriero è Parola di Dio
Questo guerriero è Gesù, il Verbo di Dio.
Ma ci rendiamo conto???
IL NOME DEL GUERRIERO, CHE È GESÙ, SAREBBE "PAROLA DI DIO"...

Il video che verrà proposto, sarà quindi la conseguenza della necessità della Parola di Dio, che una “comunità” dell’Africa celebra vicino a Nairobi.
Sempre gli stessi posti. Sempre le stesse persone.

Ma la presentazione è quanto mai tendenziosa, perché al solito Mimmo Gennarini dice che:
Anche là è arrivata la necessità di ascoltare e celebrare la parola
O vive fuori dal mondo o è in malafede.
Non lo sa che in Africa i primi missionari sono arrivati nella seconda metà del 1400?
E vorrebbe dire che la necessità di ascoltare la Parola “è arrivata” appena sei o sette anni prima della trasmissione, con l’avvento neocatecumenale?

Il video presenta sempre le stesse persone di un video precedente, sempre a Nairobi.
Non ci pare avessero molti luoghi da mostrare. Sempre gli stessi, gira e rigira.

Anche qui, l’esperienza del fratello africano tende a mostrare l’elezione di Dio: l’uomo non può scegliere se stare con Dio o no. E’ lui che chiama chi vuole che sia cristiano. Predestinazione…
Ho sentito che anche io sono chiamato, cioè è Dio che ha fatto la sua elezione [ndr: chiamata, non elezione] chiamandomi ad essere cristiano. NON È LA MIA DECISIONE, PERCHÉ SE FOSSI IO A DECIDERE, NON POTREI”.
Capito cosa insegnano a proposito di Dio?
Eletti addirittura, nemmeno chiamati.

Un altro si tradisce:
Perché possiamo seguirlo E NON SOLO DI DOMENICA
Anche questi africani quindi, erano già convertiti e battezzati, i kikos li hanno solo strappati facilmente alla loro fede: andavano infatti alle Messe della domenica.

Gennarini quindi chiede una parola a padre Cantalamessa, che non parla esattamente “neocatecumenalese”:
Se noi pensiamo che la vita dell’uomo è solo la vita del corpo, allora non ha senso parlare di questo bisogno vitale che è la parola di Dio. Ma se ci ricordiamo che esiste anche una VITA DELLA NOSTRA INTELLIGENZA, E IL PANE DELLA NOSTRA INTELLIGENZA È LA VERITÀ, SE CI RICORDIAMO CHE L’UOMO HA ANCHE UNA VITA DEL CUORE, DELLA VOLONTÀ, E IL PANE DEL CUORE È L’AMORE, E CHE QUESTA VITA È QUELLA CHE DURERÀ IN ETERNO, allora comprendiamo bene come questa vita ha bisogno di un alimento, che è la parola di Dio
Cantalamessa non nega la necessità del cibo spirituale, non la fa assurgere come primaria, di fronte a gente che muore di fame, perché questa indifferenza si chiama cinismo ed aridità, non fede.

Non per nulla il buon Samaritano della scrittura, all'uomo aggredito dai ladroni, non si mise a fare una tirata catechetica di sole parole, ma gli pagò le cure e la locanda, senza dire nulla.

"Il buon Samaritano" di Teofilo Patini
Esiste invece una catechesi kikiana che fa tutta un pippone per mostrare che la chiesa ha invertito la parola di Dio da “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, per trasformarla in sciocco assistenzialismo:non di sola parola di Dio vive l’uomo, ma anche di pane”.

Una volta condividevo questo assunto, perché ci ripetevano ossessivamente che la Parola di Dio viene prima di tutto.
Ed è pure vero, ma non davanti a chi muore di fame.
In quel caso ci vogliono entrambe le cose, perché l’uomo è fatto di spirito e corpo. Occorre equilibrio.
Se si può, è nostro dovere soccorrere anche il corpo, dono di Dio, invece di annunciare solo parole davanti a chi domani non mangerà, mentre questi annunciatori avevano la pancia piena.

Oggi rinnego fortemente quella visione, che si disinteressa del corpo “altrui”, ponendo molta attenzione al proprio.

Ma Gennarini è insensibile, si muove un muscolo della sua faccia solo quando parla in incognita dei neocatecumenali, come quando estasiato dal balletto eseguito in una puntata antecedente, per la prima ed unica volta azzardò un compiaciuto sorriso.

Per cui si rivolge a padre Vanhoye per giudicare la gente che “molte volte trova difficile vedere nella storia di Israele qualcosa che lo riguarda

Specializzazione neocatecumenale: ne sanno più degli ebrei che dei cristiani.

Vanhoye non si sbilancia e dice che "è difficile perché si tratta di una cultura diversa e lontana, ma la chiesa ha sempre visto nell’Antico Testamento una preparazione del Nuovo, e leggendo l’Antico scopre già Cristo

Non soddisfatto della risposta ricorre al “teologo neocatecumenale”, il farneticante Farnes.

Infatti quest’uomo è evidentemente spostato e risponde con tutt’altra argomentazione, come un automa che ripete gli input incamerati:
Io direi che soprattutto, la cosa che più si dirà nei secoli che verranno, sui nostri tempi, è più precisamente che noi abbiamo recuperato nella liturgia la Parola di Dio. E questo sarà UN CAMBIAMENTO FORTISSIMO NELLA CHIESA DEL FUTURO
La grande illusione neocatecumenale, passata da questo visionario prima a Carmen e poi a Kiko.
Già pregustano il futuro dei secoli a venire e se ne attribuiscono il merito: sono loro che hanno recuperato la “liturgia della Parola”, apportando per i secoli a venire UN CAMBIAMENTO FORTISSIMO NELLA CHIESA DEL FUTURO.

C’entrava poco con la domanda, ma è pur sempre propaganda occulta, non fa mai male.

Non sapendo come introdurre l’ultimo video, Gennarini ricorre alla definizione “gruppi ecclesiali” annoverandovi anche il Movimento Neocatecumenale: Focolarini, Rinnovamento dello Spirito e Cammino Neocatecumenale.
Sai poi che risciacquata avrà preso dalla sora Carmen, se l’avesse sentito: il Movimento Neocatecumenale è LA CHIESA, non un gruppo ecclesiale come gli altri!

Gennarini, impara!

Il succo del video è che i gruppi ecclesiali salvano i matrimoni.
Che stress! Che noia!

Ma il fiero e tronfio Gennarini va dritto alla conclusione convinto del suo e termina:
La puntata sta per finire, vi abbiamo fatto un pochino entrare in un’assemblea cristiana, vi abbiamo parlato e fatto vedere anche una chiesa domestica…”
"NOI abbiamo mostrato a VOI la Chiesa" (mai detto neocatecumenale).

Come non affermare a chiare e sonore lettere che si tratta di propaganda di un prodotto per invogliare la gente ad “acquistarlo”?

Ricordiamoci cosa disse Madre Teresa: “È l’amore PER DIO che ci fa capaci di amare i moribondi poveri e sofferenti”. L’amore all’altro come conseguenza dell’amore a Dio.

Gennarini parla esattamente del contrario, come tutti nel neocatecumenalesimo: è Dio che ti ama e ti cambia la vita, tu puoi tranquillamente continuare ad essere quello che eri, Dio non vuole che tu cambi. Ma se lo segui OTTERRAI DEI VANTAGGI, TI SERVIRÀ:
Tutte le esperienze che vi abbiamo mostrato, esperienze di cambiamento della vita, di felicità raggiunta, di pace ottenuta, tutte queste esperienze, tutte queste NOVITÀ, nascono… sono il frutto della Chiesa
Fine.

Ora sì che la band neocatecumenale può cantare l’Alleluja neocatecumenale.

Band neocatecumenale in incognita


(fine ottava parte -- segue)


Nel 1983 la RAI trasmise sei puntate di propaganda neocatecumenale nella trasmissione "Il sale della terra" condotte dal neocatekiko Mimmo Gennarini. Gli articoli precedentemente pubblicati su questo tema sono:
  1. introduzione e contesto storico
  2. "prima-e-dopo", dalla prima puntata de Il sale della Terra
  3. "fruttidelcammino", dalla prima puntata
  4. sofferenza-morte-ingiustizia, dalla seconda puntata
  5. il possesso della morte, introduzione alla terza puntata
  6. il possesso della resurrezione, terza puntata
  7. devianze neocatecumenali, quarta puntata

lunedì 13 luglio 2020

"IL SALE DELLA TERRA" IV° PUNTATA. DEVIANZE NEOCATECUMENALI

Analizziamo qui la quarta puntata de "Il sale della terra", trasmissione RAI di propaganda neocatecumenale, trasmessa nel 1983. In calce a questo articolo trovate i link agli articoli relativi alle altre puntate.

Questa quarta puntata inizia col video della stessa Veglia pasquale già mostrata in una puntata precedente.
Scarseggiano gli esempi?
Spesso figurano gli stessi video, dalle solite locations.

Adesso però l’attenzione è incentrata sui bambini, perché il tema dovrebbe essere la “trasmissione della fede ai figli”.
In realtà nella prima parte della puntata si tenta solo di legittimare alcuni usi neocatecumenali. Le loro "novità" deviate.

Nel video proposto, spicca l’immancabile figura di Giampiero Donnini, mentre i bambini cantano il canto neocatecumenale “Che cosa c’è di diverso in questa notte”.

Bambini alla Veglia Pasquale neocatecumenale
Kiko e Carmen presenti, insieme ai loro "catecumeni", raccolti un po’ da ogni dove: riappaiono Maurizio Pallù, Daniel Lifschitz (quelli del video sugli itineranti), per ciò che possiamo riuscire a vedere: tutti a raccolta da ogni parte d’Italia per la Veglia di Pasqua.
Il numero dei presenti non è quindi identificabile con quello di una parrocchia.
La magia dei numeri…

In studio c’è la bambina “protagonista” solista del canto alla Veglia, nemmeno troppo intonata, che chissà perché era stata scelta tra tutti gli altri bambini. È lì con la madre.

La bambina solista alla
veglia di Pasqua neocatecumenale.

Un elemento per dare spettacolo?
Mimmo Gennarini intervista la madre sulle risposte da dare ai quesiti contenuti nel canto dei bambini: perché si digiuna, perché si sta svegli tutta la notte, cosa si aspetta.

La madre, da buona neocatecumenale, in soldoni risponde che aspettano Gesù che si fa presente IN QUESTA NOTTE nella loro vita.

Gesù passa, si fa presente”, come spiegava un articolo del blog, QUELLA NOTTE.

Credono di essere il popolo ebreo alla liberazione della schiavitù dell’Egitto, quando Jawhé passò nella notte per liberarli dalla schiavitù.

Per noi cristiani, invece, Gesù è SEMPRE PRESENTE specialmente NELL’EUCARESTIA, non si limita a “passare” e poi andar via: siamo ben consci che la Pasqua rappresenta il centro della fede cristiana e non ci illudiamo che il Signore "passi" andando via.

Viene mostrato ancora una volta il video di Kiko che canta il Preconio.
E due, l’hanno già fatto vedere nella seconda puntata.

Come nella seconda puntata si invita a parlare il solito padre Farnes, per chiedergli come mai si sta svegli tutta la notte.
Farnes straparla, dipingendo la Pasqua come un “segno”, prima ancora che come Eucarestia:
Per i cristiani LA VEGLIA È UN SEGNO, è un segno soprattutto dell’amore che attende spesso nella notte, nella notte dell’oscurità di questo mondo e spera nel Salvatore. C’è una storia nella chiesa primitiva che fa vedere, credo io, un po’ questo fatto. Una ragazza, ora fa più o meno 1700 anni (quindi nel 280-300 d.C.), domandava a Tertulliano se era possibile per lei cristiana prendere come sposo un pagano. E allora Tertulliano dice: “Va’, è possibile, ma è molto difficile, perché che penserà tuo marito quando arriverà la notte di Pasqua e bisogna andare tutta la notte alla chiesa per celebrare la resurrezione del Signore?” Per Tertulliano si vede come la chiesa primitiva non capiva un cristiano senza questa speranza di vegliare per la Pasqua e per ottenere nella Pasqua la sua piena liberazione. Per questo, come la festa di Pasqua è la più grande di tutti i giorni dell’anno, per questo la chiesa sente la necessità di fare una veglia molto estesa, molto lunga”.
Farnes farnetica…
Non sono un’esperta, ma ho cercato di capire qualcosa sulla Veglia di Pasqua della chiesa primitiva e la prima cosa che ho capito è che si è tentato di “ricostruirla”, perché non ci sono documenti esaustivi che la spiegano. Se ci fossero, l'autorità della Chiesa li avrebbe sempre tenuti in considerazione nella liturgia e fatti conoscere. I sedicenti "riscopritori" hanno sempre qualcosa da inventare...

Innanzitutto dobbiamo considerare il fattore della misurazione del tempo: i romani non misuravano il tempo come noi oggi, solo nel medioevo è stato possibile stabilire una corrispondenza precisa tra le ore dei Romani e le nostre.

Per cui quando nella Didascalia siriaca del III secolo si parla di Veglia pasquale “fino all’ora terza della notte”, si deve assumere "fino alle 3" perché alle 18 cominciava convenzionalmente la "notte" e si procedeva al conteggio in raggruppamenti di 3 ore.

Dunque “tutta la notte fino all’alba” è una ricostruzione, non un dato certo.

Inoltre fino al IV secolo la Pasqua veniva celebrata in un solo giorno, solo dopo si articolò nella Settimana Santa e nel Triduo Pasquale, perciò i vari punti da celebrare erano di più tutti insieme.

La Chiesa ha operato le sue variazioni già nei primi secoli, variazioni tutt'altro che arbitrarie e tutt'altro che estetiche o esotiche.

Così come la raccontano i neocatecumenali e chi con loro, suona piuttosto arbitraria la veglia di "tutta la notte": prendendo un pezzo qua e un pezzo là da dichiarazioni antiche non esaustive, ma soggette a “ricostruzione”, e magari estrapolate dal contesto, senza tener conto di altri aspetti collaterali, e spesso fondamentali.

All’epoca delle prime comunità cristiane, dire “la notte”, significava “a partire” dalle sei del pomeriggio.
E questa è l’unica cosa certa.

Intanto Gennarini continua con la Veglia di Pasqua e mostra in video dei battesimi per immersione, sottolineando che:
“probabilmente molti di voi non conoscono”:
Sì, in effetti nel 1983
molti non conoscevano questa "modalità".
Per completare il quadro, mostra anche l’agape di fine veglia, senza aver mancato di dire che prima della veglia questi “fratelli” hanno digiunato per due interi giorni e poi hanno festeggiato tutta la notte di Pasqua.

C’è addirittura un inviato esterno ad intervistare i bambini che, una volta riattivati dal sopore della Veglia, adesso sono tutti pimpanti in compagnia.

Mi ricordo benissimo che anche da noi, una volta finita la Veglia, tutti i bambini si svegliavano ben felici di mangiare, ridere e giocare tra di loro. Ma durante la Veglia molti dormivano.

Comunque, le risposte che questi bambini danno alla domanda:
Qualcuno mi sa dire che cos’è la Pasqua?
sono risposte molto ebraiche, molto riferite all’Antico Testamento, più che alla Pasqua cristiana:
“Passaggio nel Mar Rosso… passaggio dalla schiavitù alla libertà… passaggio "saltando" le case degli ebrei, quando l’angelo della morte andava ad uccidere i primogeniti maschi degli egiziani, perché gli ebreisulla loro porta avevano messo una croce col sangue di un agnello…”
I bambini
intendevano questo "passaggio" pasquale?
Tutti utilizzano la parola “PASSAGGIO”, Jahwé passa, il Signore passa…

Ho letto sull’etimologia della parola ebraica “pesah” (Pasqua), che significa “passare oltre” ed anche in un certo senso “passaggio”. Passaggio nel Mar Rosso, nel deserto, passaggio di Jahwe alle case ebree in Egitto…

Con questo termine si identificava la pasqua ebraica che anche Gesù aveva sempre celebrato come giudeo, ma l’avvento di Cristo ne modifica la sostanza, pur mantenendo lo stesso termine.

Poi da grandi, come potranno non credere che il Signore non “passa”, ma RESTA “con noi fino alla fine del mondo”?

Hanno imparato benissimo la lezione, tanto che per dimostrare che il Signore È VENUTO questa notte, portano gli stessi evanescenti esempi dei loro genitori. Solo parole, solo chiacchiere:
Quando io stavo vedendo i cartoni animati, mia madre mi ha detto “vai a dormire”. Io mi sono messo nel letto ho pianto e dopo ho dormito e poi sono andato a Pasqua arrabbiato, però dopo anche io sono uscito contento, in allegria
Uscito contento… in allegria… quante volte l’abbiamo sentito!
Lo credo che il bambino fosse contento “quando è uscito”, probabilmente dopo aver dormito quasi tutta la notte: se la godeva infatti ridendo e scherzando coi suoi amichetti.
L’allegria.

Ma i genitori non sono molto più convertiti al cristianesimo dei figli.
Uno di loro, alla domanda sul perché ha battezzato suo figlio questa notte, risponde:
Perché la notte di Pasqua è la notte fondamentale del cristianesimo, nel senso che in questa notte NOI RICORDIAMO che Gesù Cristo è entrato nella morte per noi, per me e per te…”
RICORDIAMO??
La Pasqua non è un RICORDO di un evento passato.

Se così fosse potremmo festeggiare i “ricordi” di ogni evento storico che ci sembri importante.

La Pasqua è MEMORIALE, che, come dice Papa Francesco:
Ci rende partecipi della sua vittoria sul peccato e la morte… “memoriale” non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, è qualcosa di più” che li rende in un certo modo presenti e attuali… non è soltanto un ricordo, no, è di più: è fare presente quello che è accaduto venti secoli fa… La Messa è rifare il Calvario, NON È UNO SPETTACOLO”.
"La Messa è rifare il Calvario,
NON È UNO SPETTACOLO"

(Papa Francesco)
Dopo aver dato le sue dimostrazioni di come i neocatecumenali siano confusi (credendo di farli sembrare invece più cristiani di Cristo), Gennarini interroga ancora Farnes sul perché del battesimo per immersione.
Farnes parla della connessione tra “segno” e sacramento, ma commette il madornale errore di sganciare il primo dal secondo e blaterando di sepolcro:
Il battesimo è un segno e un sacramento. Si fa una cosa per fare capire un’altra. Per esempio si stringe la mano per fare capire la nostra amicizia. Allora IL BATTESIMO È IL SEGNO DELLA NOSTRA UNIONE A CRISTO. Allora L’ACQUA DEL BATTESIMO, IN QUALCHE MANIERA, SIGNIFICA IL SEPOLCRO DEL SIGNORE.
Fermiamoci subito.
Quest’uomo spara eresie e nessuno lo ferma!

Il battesimo è UN SACRAMENTO - cioè segno sensibile ed efficace  - NON È UN GENERICO SEGNO come lo "stringersi la mano". Il sacramento lo ha istituito Nostro Signore, non è una convenzione, come sta invece dando ad intendere Farnes in vena di paroloni esotici e altisonanti. E l'acqua-sepolcro è un'altra forzatura scenografica. Tutto questo parolame serve solo a indurre i telespettatori a pensare che il battesimo è un rituale "da fare la notte di Pasqua" altrimenti non è un segno abbastanza valido.

Notate l'affabulazione. Ciò che ha valore è il sacramento, ma Farnes mette per primo il “segno”.
Paragona la stretta di mano al battesimo: entrambi questi gesti-segni vogliono far capire qualcosa.
Ma come può paragonare un sacramento ad una stretta di mano, il gesto-segno al contenuto?
Quel che conta è che attraverso il battesimo-sacramento discende sull’uomo lo Spirito di Dio e lo rende figlio. Il segno è cosa secondaria, non primaria, segno e sacramento non sono la stessa cosa. È il sacramento che si fa con un segno.
Segno = complemento di mezzo. Non soggetto.

Ma poi ne spara una ancora peggiore, in soli 30 secondi: L’ACQUA DEL BATTESIMO SIGNIFICA IL “SEPOLCRO DEL SIGNORE”!!!

IL SEPOLCRO DEL SIGNORE!!


"Il sepolcro del Signore."
Questo significa l'acqua del Battesimo per Farnes
Quando tutti sanno che l’acqua battesimale è “l’acqua su cui è invocato lo Spirito che dà la vita”, come dice Papa Francesco

È lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica.

Perché quest’uomo dice SEPOLCRO DEL SIGNORE?

Ma non abbastanza soddisfatto, continua il proprio show:
ALLORA SE NOI VERSIAMO UN PÒ D’ACQUA SUL CAPO DI UN BAMBINO O DI UN ADULTO PER BATTEZZARLO, SIGNIFICHIAMO GIÀ CHE QUESTO UOMO È POSTO IN CONTATTO CON QUESTA MORTE E SEPOLTURA DEL SIGNORE
Questo bambino, attraverso il Battesimo,
secondo Farnes, sarebbe "messo in contatto
con la morte e sepoltura del Signore" e basta
Aiuto!
Ma perché non l’hanno fermato?
Mi duole il cuore.

È vero che San Paolo dice:
Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova
Ma san Paolo lo dice per intendere che il Battesimo è un “lavacro che purifica, santifica e giustifica”, purificandoci dai nostri peccati per la vita nuova. Sta parlando in senso figurato. Il centro del discorso non è la scenografia del sepolcro, ma la salvezza in Cristo.

Se fosse limitato all’essere “posti in contatto con la morte e la sepoltura del Signore”, che scopo avrebbe?

Continua Farnes:
Il Concilio precisamente ha detto che è molto importante che i segni cristiani siano i più chiari possibile. Allora per questo la chiesa dopo il Concilio permette anche il Battesimo per un po’ di infusione dell’acqua, ma nel suo rituale raccomanda fortemente di fare il Battesimo per immersione”.
Seppure ad opera del riformista Bugnini, il nuovo Rito per il Battesimo dei bambini del 1970, non dice che è “fortemente raccomandato il battesimo per immersione” e “permesso quello per infusione”. Figurarsi…

Dice:
Si può LEGITTIMAMENTE USARE sia il rito di immersione, segno sacramentale che più chiaramente esprime la partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo, sia il rito di infusione”.
“Più chiaramente esprime” è diverso da “fortemente raccomandato”.

Nemmeno Bugnini osò tanto.

Siccome i neocatecumenali hanno la fissazione dei “segni” (dovuta alla loro ossessione del dover trasformare la liturgia in uno spettacolino), che tengono sempre in maggior considerazione dei contenuti, Gennarini approva:
E quindi parla anche al cuore di tutta la chiesa questo SEGNO più forte. Parla all’interno, diciamo.”
Ma il sacrilego Farnes rincara ancora la dose, mentendo nei suoi vaneggiamenti:
Il Battesimo, non è un segno individuale dei singoli cristiani, ma della chiesa. Per questo si capisce che un prete per esempio, anche un vescovo, non può dire "Ah è meglio fare questo segno". È necessario che sia la Chiesa. Per questo il Concilio HA FATTO QUALCHE CAMBIAMENTO, con l’autorità, per così dire, di supremo pastore della chiesa, che è il Papa”.
Veramente il maligno è subdolo. Pure bugiardo.

È vero, la Chiesa “ha fatto qualche cambiamento”, MA NON HA CAMBIATO IL MODO DI AMMINISTRARE IL BATTESIMO, NÈ AI BAMBINI NÈ AGLI ADULTI.

HA SOLO CODIFICATO CHE IL “SEGNO” PER IMMERSIONE “ESPRIME PIÙCHIARAMENTE”. NON LO HA NÈ IMPOSTO NÈ CALDEGGIATO.

Quindi potremmo dire al subdolo Farnes che il prete o il vescovo possono benissimo dire “Ah è meglio fare questo segno”. POSSONO.

I cambiamenti operati dalla Chiesa” non glielo impediscono affatto.

Infatti nella Chiesa, ancora oggi, il Battesimo viene amministrato massimamente per infusione. Nella Chiesa cattolica conta il sacramento, non la scenografia.
Per immersione - e praticamente solo per immersione - lo fanno solo i neocatecumenali e certe chiese orientali prima di loro. Oppure i protestanti e i Testimoni di Geova, che non sono Chiesa.

L’ultima domanda è sull’agape, che Gennarini chiama per due volte “cena”, anche se avviene all’alba e si meriterebbe più l’appellativo di “colazione”.
Farnes risponde:
Io direi che questo non è proprio un sacramento, ma è espresso molto bene quello che sente la chiesa…
Lui direbbe che “non è proprio un sacramento”…
E chi ne ha mai dubitato?
Non è una sua opinione, è una realtà.

Sempre di più emerge che QUESTA LORO NUOVA “CHIESA” non è riuscita a passare NIENTE alla Chiesa Universale, tutto ciò che hanno partorito negli anni è rimasto relegato la loro rametto che si è sempre più rinsecchito.
Hanno solo fatto adepti con vane promesse e adesso sono solo un ammasso di “clan”.

(fine settima parte -- segue)


Nel 1983 la RAI trasmise sei puntate di propaganda neocatecumenale nella trasmissione "Il sale della terra" condotte da Mimmo Gennarini. Gli articoli precedentemente pubblicati su questo stesso tema sono:
  1. introduzione e contesto storico
  2. "prima-e-dopo", dalla prima puntata de Il sale della Terra
  3. "fruttidelcammino", dalla prima puntata
  4. sofferenza-morte-ingiustizia, dalla seconda puntata
  5. il possesso della morte, introduzione alla terza puntata
  6. il possesso della resurrezione, terza puntata

sabato 11 luglio 2020

I fatti di Terni

La morte dei due giovanissimi uccisi dalla droga a Terni pochi giorni fa, ha sconvolto la città e tutta l’Italia.

Ha sconvolto anche noi, in particolare per il fatto che i due ragazzini erano neocatecumenali, di famiglia neocatecumenale.

Siamo pienamente consapevoli del fatto che è difficile penetrare nelle dinamiche del mondo degli adolescenti ed anche degli immensi pericoli a cui sono sottoposti nella nostra attuale società, dove è troppo facile trovare l' occasione per rovinarsi anche in un solo attimo la vita, la salute e l'esistenza tutta.
Noi ne siamo consapevoli, e ci stringiamo affettuosamente nella preghiera alle famiglie dei due ragazzi.

Non possiamo però non dire che un po' meno consapevoli delle alte responsabilità e dei rischi educativi che incombono alle famiglie, come anche della aleatorietà di certe facili ricette di vita, però, si sono di mostrati i responsabili internazionali del Cammino neocatecumenale e tanti altri catechisti di tutti i livelli che, con la sicumera di chi dà soluzioni troppo facili, non fanno che ripetere da anni: i nostri giovani sono puri… i nostri giovani sono casti… i nostri giovani non si drogano… il demonio ghermisce chi esce dalla comunità…

Non è così, oggi purtroppo ne abbiamo l'ennesima dimostrazione.
Non vogliamo approfondire i particolari, proprio per rispetto al dolore dei familiari coinvolti.

Però non possiamo esimerci dal raccomandare a tutte le famiglie che, anche oggi, hanno creduto a certe ricette facili, e forse pensano che basti essere inseriti in comunità e avere tutti gli amichetti in cammino ed essere quindi sotto il controllo di tanti adulti, compresi i padrini del post cresima, per essere 'al sicuro' delle crudeltà del mondo, di elevare la loro personale soglia di attenzione per i figli adolescenti, di non delegarla a fratelli, a catechisti, a padrini, amici, Kiko, Pezzi o altri.

A questo proposito, ci preme riportare una parte dell'intervista del Procuratore di Terni.
«Come è facile immaginare, gli uffici di una Procura di solito non sono gremiti di cittadini dotati di grande senso civico, ottenere prove dichiarative non è facile, dobbiamo ricorrere spesso alle intercettazioni. Per questo avere tutti quei ragazzi qui, pronti ad aiutarci, in un certo senso è stata una sorpresa. Sono stati come un coro.
Allo stesso tempo mi ha stupito e sconvolto la naturalezza con la quale parlano di droga, la dimestichezza nello spiegare, a verbale, come cambia il colore della sostanza da violaceo se viene utilizzata la codeina, un sedativo antidolorifico, a biancastro se c'è solo il metadone. Io stesso, addetto ai lavori, sono rimasto esterrefatto dal loro patrimonio di conoscenze, dalle informazioni tecniche che avevano. Si capiva che per loro noi siamo profondamente diversi: non si rendevano conto dell'importanza delle loro dichiarazioni, della gravità di aver già comprato droga, dando per scontato che quella sostanza provoca sollievo e non è così nociva. Insomma, come a dire: va bene, l'abbiamo comprata da lui, che male c'è? Noi siamo avanti, siete voi che non capite».
Da queste parole, cogliamo il fatto che i due ragazzini non siano un caso isolato; che non erano nuovi all'uso di sostanze; che i loro amici ritengono sia 'normalità', una normalità che loro, fra adolescenti, comprendono e condividono, mentre noi adulti semplicemente "non capiamo".
La loro tranquillità ha così tanto colpito il Procuratore della Repubblica da fargli vivere l'accaduto come un proprio fallimento, al punto da fargli esclamare: "è colpa mia".
Ci chiediamo: sentiremo questa frase anche da certe persone a cui questi ragazzi, e i loro amici,  sono stati affidati, direttamente o indirettamente? Scalfirà, questa dolorosa vicenda, le loro convinzioni e le loro apodittiche affermazioni? Correranno ai ripari o daranno come sempre la colpa al demonio, al mondo, a Dio: a tutti, fuorché  a se stessi?

giovedì 9 luglio 2020

IL POSSESSO DELLA RESURREZIONE, DA “IL SALE DELLA TERRA" III° PUNTATA

Nel 1983 la RAI trasmise sei puntate di propaganda neocatecumenale nella trasmissione "Il sale della terra" condotte dal neocatekiko Mimmo Gennarini. Gli articoli precedentemente pubblicati su questo tema sono:
  1. introduzione e contesto storico
  2. "prima-e-dopo", dalla prima puntata de Il sale della Terra
  3. "fruttidelcammino", dalla prima puntata
  4. sofferenza-morte-ingiustizia, dalla seconda puntata
  5. il possesso della morte, introduzione alla terza puntata


L’abbiamo già detto, nella III° puntata de “Il sale della terra”, dopo aver definito l’accesso alla resurrezione come “POSSESSO”, mostra tra i bisognosi di “ANNUNCIO NEOCATECUMENALE” anche i “cristiani della domenica”, insieme ai giocatori di carte all’osteria.

Dice Mimmo Gennarini:
“C’è bisogno di RICOMINCIARE DA CAPO AD ANNUNCIARE IL VANGELO"
A parte il “da capo” (non "di nuovo") che non si sa a cosa voglia preludere, parendo quasi “UN NUOVO INIZIO”, quello che determina la certezza della volontà neocatecumenale di “annunciare” non ai lontani, ma comodamente nelle parrocchie già preformate, è la frase successiva:
RIMETTERE QUESTA BASE ALLA NOSTRA FEDE, SENZA LA QUALE LA NOSTRA FEDE VACILLA”.
Si tratta quindi di persone che “hanno già una fede, sono già cristiani”, ma CON LA FEDE VACILLANTE perché “senza basi”, in quanto la Chiesa preesistente a questo fatidico “annuncio”, non sarebbe riuscita a darle.

Non solo quindi si parte con un feroce GIUDIZIO SULLA CHIESA, trovata mancante: si ingarbugliano proprio le carte, dicendo mezze verità a sostegno della propria opera e tutti sanno che le mezze verità equivalgono a bugie.

Per primo si intervista un certo Mauro di Firenze e si afferma che ciò che dirà è PARTITO DA UNA INIZIATIVA DEL CARD. BENELLI PER TUTTA LA DIOCESI.

Notare che il card. Benelli era morto l’anno prima, quindi non era in grado né di confermare né di confutare.
Solita tattica neocatecumenale (oggi lo sappiamo), quella di mettere in bocca ai defunti parole che non possono confermare né smentire.

Comunque, tale Mauro da Firenze conferma che loro (senza mai dire i neocatecumenali), sono stati MANDATI dal defunto card. Benelli.

A fare cosa?
Ad annunciare il Signore morto e risorto, cioè la salvezza per tutti gli uomini.”
Attenzione, perché sta parlando del "passaggio" della TRADITIO, OGGI lo sappiamo.
ALLORA le comunità erano poche e alla Traditio ci erano arrivati solo quelli della primissima ora, quindi pochissime persone.
Nessuno poteva perciò comprendere di cosa stesse parlando questo Mauro.

OGGI lo comprendiamo benissimo e sappiamo anche che “ci ha mandato il card. Benelli”, significa “abbiamo chiesto il permesso al vescovo per andare a due a due a bussare alle porte a nome della parrocchia”.

Come sempre, NON È STATA UN’INIZIATIVA DEL VESCOVO, MA UN’INIZIATIVA NEOCATECUMENALE CHE “COL PERMESSO DEL VESCOVO”, ha compiuto delle azioni sul territorio.
Prima mezza verità, prima menzogna.

Mimmo Gennarini, a conoscenza perfetta della situazione, da buon neocatecumenale della prim’ora, imbecca furbescamente:
Voi precedevate la visita pastorale del card. Benelli. Come sapete tutti è morto di recente, ma che ha voluto lanciare questa iniziativa di evangelizzazione”.
Benelli fu vescovo della diocesi di Firenze per soli 5 anni, dal 1977 al 1982 e viene ricordato come l’artefice delle “visite pastorali innovative”, promuovendo genericamente la “missionarietà” evangelizzatrice dei laici.

Nel 1981, aveva preannunciato che avrebbe modificato il modo di fare le visite pastorali nel senso che desiderava coinvolgere di più la parrocchia e non solo il prete.
Infatti nel 1982, poco prima della sua morte, mandò un questionario a tutte le parrocchie della diocesi (quindi non solo alla loro), nel quale poneva domande alle quali avrebbero dovuto rispondere sia il parroco che i parrocchiani insieme.
Questionario propedeutico alle visite pastorali, in modo da farsi un’idea delle varie realtà.

Il Movimento Neocatecumenale nacque a Firenze nel 1969, quindi quando Benelli divenne vescovo nel 1977 il Cammino esisteva da appena otto anni. Era proprio il momento in cui le prime comunità avrebbero iniziato la traditionelle case, che avviene circa dopo otto anni dall’inizio del percorso neocatecumenale, se tutto va bene.

Se in teoria deve essere chiesto il permesso al vescovo per poter andare di casa in casa a nome delle parrocchie della sua diocesi ("casa per casa", come dei venditori porta a porta, come i testimoni di geova), in pratica cosa sarà successo esattamente a Firenze? I neocatecumenali pronti per la “Traditio” avranno veramente chiesto il permesso al vescovo preparandosi anche a ricevere un "no"? L'avranno veramente e formalmente ottenuto? Esiste forse qualche documento scritto a comprovarlo? (è estremamente improbabile che il vescovo abbia concesso verbalmente un permesso per poi verbalmente informare i singoli parroci dell'iniziativa neocatecumenale). Se esistesse qualcosa di scritto, i kikos lo avrebbero sbandierato ai quattro venti: "vedete? Benelli ce lo chiede!"

Insomma, parlare di un’iniziativa partita dal vescovo, ci pare poco credibile.

È un po’ come gli “invii” delle famiglie in missione fatti dai Papi: non sono i Papi che chiedono alle famiglie di andare in missione: quello lo fanno i neocatecumenali, che poi a loro volta chiedono al Papa che benedica con una celebrazione i loro invii.
Ma l’idea dell’invio non è del Papa.

OGGI, come funziona lo sappiamo, ALL’EPOCA potevano accomodarsi le cose a piacimento, tanto nessuno ne sapeva nulla e… Benelli era deceduto non molto tempo prima.

Poi viene intervistato il parroco della parrocchia di quel tal Mauro, don Piero Paciscopi, parroco di S. Bartolo in Tuto a Firenze, prima parrocchia neocatecumenalizzata direttamente dal Trio, lo dice a voce Mimmo Gennarini. E qui iniziano ad affiorare i dubbi.

Per don Piero e per i due parrocchiani di S. Bartolo in Tuto non compare la didascalia sulle loro persone, come avviene puntualmente per tutti gli altri ospiti.

Su don Piero Paciscopi, per brevità diremo soltanto che essendo un prete già appartenente all’Opera della Madonnina del Grappa, fu “ostacolato” insieme ad altri due preti, per aver abbracciato il Movimento Neocatecumenale.
Uno degli altri due preti è don Corso Guicciardini, presente anche lui in studio, che verrà intervistato in seguito.

Per dare un’idea dell’avversione del direttore dell’Opera alla quale appartenevano nei confronti del Movimento Neocatecumenale, si citeranno soltanto due espressioni a loro rivolte dal loro superiore:
Le comunità neocatecumenali stanno all’Opera come Papà Natale alla comunità di Betlemme”.
Oppure che l’aver dato loro spazio all’interno dell’Opera è stato:
come condannare una eschimese ad andare a pescare in bikini sui lastroni di ghiaccio”.
Intervistando don Paciscopi, Mimmo Gennarini persevera:
Il card. Benelli si è servito di questi fratelli…“
Se le cose stessero come le racconta don Piero, allora dovremmo tributare l’invenzione del passaggio della TRADITIO al card. Benelli, il che è piuttosto poco credibile, anche se don Piero racconta:
L’IDEA DEL CARDINALE ha subito cercato di concretizzarla cercando persone che fossero disposte ad andare nelle case e si è rivolto a diverse associazioni, direi ha mobilitato un po’ tutti in Firenze. Ha mobilitato anche noi, anche me ha chiamato, perché sapeva che avevo già questa esperienza da anni.”
Quale “esperienza”?
Quella di andare a due a due a suonare i campanelli delle case?
Allora il cardinale non ha avuto nessuna IDEA, se l’esperienza c’era già.
Sempre silenzio di tomba sul fatto che si tratta del Movimento Neocatecumenale.

Continua don Piero:
Sono già sei anni che continuativamente, ho scelto fra gli altri metodi, anche questo di andare a bussare di porta in porta, due a due, anche noi sacerdoti, annunciando come ha detto Mauro, la buona notizia.
Sei anni???
Cioè a Firenze i kikos facevano la loro traditio già dopo 7 anni esatti di camminamento, ma da quel che vien detto dopo, anche da prima.

Mandavano a suonare i campanelli per annunciare la buona novella gente che era appena approdata all’«itinerario di riscoperta»?

Qualcuno non dice il vero.

Potrebbe essere anche Kiko, se è vero che già dopo pochissimo andavano a due a due a suonare i campanelli, facendo concorrenza ai già esperti Testimoni di Geova.
Perché Kiko ha sempre detto che il suo Movimento “non è nato a tavolino”, ma si è completato man mano con l’esperienza.

E che esperienza ci poteva essere in nemmeno 6 anni di camminamento? Nessuna.

Quindi se già facevano la TRADITIO, era stata progettata a tavolino per diffondere il loro “verbo”.

Dopo meno di 6 anni, nemmeno si è cristiani, si è solo "catecumeni" che hanno tutto da imparare e da scoprire… secondo la logica neocatecumenale…

Mimmo Gennarini dà un altro spunto:
Avevate già un’esperienza, per questo il card. Benelli si è servito di questa esperienza
Quindi se è vero che avevano già un’esperienza, doveva essere precedente al '77, anno in cui fu nominato vescovo Benelli. Kiko mente quando dice che il Cammino “non è nato a tavolino”?
Perché se le cose fossero davvero cresciute man mano, la traditio non doveva essere quasi nemmeno stata ipotizzata prima del '77.

Un altro parrocchiano di S. Bartolo in Tuto conferma con un lapsus rivelatore:
Anch’io sono andato di porta in porta, SULL’INVITO del cardinal Benelli, prima ero andato anche per conto… in parrocchia.”
Allora sì, è vero, andavano anche "prima" del '77, dice questo signore.
Per conto di chi?
In parrocchia” non spiega e non dice niente. Non aveva il coraggio di dire “per conto di don Piero”? O non sapeva “per conto” di chi potesse dire che era andato? Di Kiko?

Allora, prima del '77, avevano ancora meno anni di cammino, meno esperienza, meno preparazione: pivellini della fede, secondo quanto ha sempre ritenuto l'Arguello. Catecumeni, non "chiesa".
Ma andavano a suonare i campanelli delle case...

L'intervistato dice che era un forte bestemmiatore, lontano dalla chiesa da 40 anni.
Ammesso che sia stato uno dei primissimi, dopo una manciata di anni di camminamento era già ad annunciare Gesù Cristo alle porte delle case.

Nemmeno San Paolo folgorato sulla via di Damasco…

Anche la moglie parla e dice una cosa imprevista, che sappiamo corrispondere al vero:
Battesimo dei Testimoni di Geova
Presentandomi come inviata della parrocchia… Una volta mi aprì una signora, era una testimone di Geova e mi disse: “Ah era l’ora che vi muoveste voi cattolici!” E gli dissi: “Signora, tutto a suo tempo. Il tempo per la chiesa è venuto ora” [di fare come i Testimoni di Geova, ndr]
Gennarini si premura di dire che in “questa piccola itineranza”, marito e moglie vanno insieme.
Ecco, anche questo è diverso da quello che noi sappiamo, perché a noi risulta che le coppie vengano tirate a sorte: due uomini o due donne.
Almeno adesso è così.

Poi il mitico Gennarini, da buon giocoliere, tira fuori il coniglio dal cilindro e, ancora senza rammentare i neocatecumenali informa:
Bettesimo neocatecumenale. Similitudine.
Aveva ragione la signora alla porta…
Ci sono dei piccoli gruppi, due laici con un sacerdote, oppure una coppia con un sacerdote, che non vanno in una città, vanno in giro per il mondo. Lasciano tutto e vanno in giro per il mondo ad annunciare Gesù Cristo. Questa novità che prima del Concilio era anche impossibile pensarla. Però adesso diamo un’occhiata a questi CATECHISTI ITINERANTI che sono riuniti e che ci raccontano un poco chi sono e che cosa fanno.”
E qui, furbetti furbacchioni, sempre in incognito, presentano una convivenza di itineranti a Porto San Giorgio.
Non si fanno proprio mancare nulla. Lo diranno solo alla fine, incidentalmente.

Il primo a parlare è un ragazzo spagnolo che, mentre fuma, dichiara di stare “evangelizzando” a Singapore, Malesia e Hong Kong.
Studia per architetto e un giorno non esclude di potersi sposare e fare l'architetto. Quindi non ha proprio “lasciato tutto” praticamente "evangelizza" solo nel raro tempo libero…
È una cosa spot, temporanea. In tre paesi che totalizzano una popolazione quasi uguale a quella italiana. È il suo hobby.
I risultati - suoi e dei par suoi - sono scarsini: dopo quasi trent'anni di "kerygma" a Singapore esistono oggi solo 7 comunità, divise in parrocchie diverse.

Gli viene chiesto come paga i costosi viaggi, gli spostamenti e da chi sono mantenuti.

La vaga risposta è che paga la “comunità”. Una comunità non meglio specificata di 38 fratelli in una parrocchia di Madrid (anche all’epoca non arrivavano ai fatidici 50!).

Questi “fratelli” sono gente comune che col loro salario pagano i “loro viaggi”.
Avessero avuto il salario minimo di tante persone, col cavolo che ce l’avrebbero fatta a pagare i “viaggi” in estremo oriente.
Chi pagava realmente?

Un altro ragazzo dichiara di essere itinerante a Taiwan, insieme al presbitero Antonio, che deve essere Antonio Sergianni, già missionario del PIME in prestito al Movimento Neocatecumenale, divenuto poi rettore del seminario Redemptoris Mater di Kaohsiung a Taiwan.

Potrebbero essere quindi anche compagni di quella famiglia che dovette abbandonare la missione fallimentare a Taiwan per far ritorno a casa a causa delle enormi difficoltà di inserire i figli nella società cinese, motivo per cui anche i figli di dieci anni erano stati costretti ad andare all’asilo, dato che non capivano una parola di cinese e quindi non potevano seguire le scuole relative alla loro età.

Poi c’è un’equipe, definitasi “team”: uno viene dalle non meglio specificate comunità di Barcellona, una coppia dalle “comunità” di Roma.
Questi vanno in Australia (addirittura!) ed evangelizzano anche gli anglicaniAIUTANDO LORO A SCOPRIRE IL LORO BATTESIMO ALL’INTERNO DELLA LORO CHIESA”.

“Loro ci stanno accogliendo e siamo molto contenti di essere in comunione con loro”.

Stendiamo un velo pietoso sulla RISCOPERTA DEL BATTESIMO DEGLI ANGLICANI.
Mi pare ci sia un po’ di confusione…
Questi, basta che si dica "battesimo", avrebbero aiutato a riscoprire anche "il battesimo delle navi"…

Anche in Australia il Movimento Neocatecumenale ha causato problemi. Da allora solo 70 parrocchie risultano “conquistate”, in un territorio che sappiamo essere vastissimo.
Ma non tutte si lasciano conquistare, per esempio a Redfern, nel 2016 si sono avute serie proteste da parte dei parrocchiani, fino ad arrivare all’estremo del prete neocatecumenale che abbandona per almeno 3 volte la Messa all’offertorio affermando che il canto aveva contenuti “politici”. Tutti i parrocchiani furono lasciati senza Comunione.
Vessazioni e umiliazioni contro i parrocchiani a non finire. Il card. Pell a difesa dei kikos.

Murale che i parrocchiani di Redfern
hanno allestito nel 2006,
con le parole di Giovanni Paolo II

a difesa della loro dignità.
Qui chiamano i neocatecumenali "Neo-Cats",
ossia "Neo-Gatti".
Eppure questi neocatecumenali sono meno di un pugnello di persone: nel 2020 il Redemptoris Mater di Sidney ospita soltanto 18 seminaristi (diciotto, avete letto bene), ed è stato costruito nuovo di zecca. Molti meno dei parrocchiani che vessano e che tentano di sottomettere.
La minoranza che opprime le maggioranze: proprio come nelle peggiori dittature.

Poi un’altra equipe: un presbitero da Roma, un laico da Firenze e altri 2 laici.
Loro “evangelizzano” Filippine e Giappone (per un totale di cinque volte la popolazione italiana).
Il laico fiorentino sembra don Maurizio Pallù, diventato prete in seguito, che divenne famoso qualche anno fa per essere stato “rapito in Nigeria”.

L’incredibile però è che i kikos dichiarano di essere andati dieci prima, quindi nel 1973 quando al massimo potevano avere 4-5 anni di camminamento, nella migliore delle ipotesi.

Da qui capiamo senza ombra di dubbio che IL MOVIMENTO NEOCATECUMENALE NON HA PRODOTTO "FRUTTI", che poi ha sguinzagliato per il mondo, ma che queste piccole gemme, ancora non frutti, "catecumeni" e non cristiani secondo la logica neocatecumenale, sono nati INSIEME al Movimento Neocatecumenale, non ne sono una conseguenza, non sono un frutto.

Hanno addirittura avuto la pretesa di andare ad "evangelizzare" (cioè impiantare il Cammino), quando avrebbero dovuto essere considerati loro i destinatari della vera evangelizzazione.
L’idea iniziale, già dalla fine degli anni 1960, era quindi quella di "conquistare il mondo", specialmente l’Asia, la più ostica nei confronti del cristianesimo.

Ma quali frutti!
Capillare organizzazione dell'esercito conquistatore fin dai primissimi passi.

Sempre più il Movimento Neocatecumenale si presenta come un’impresa con grandi capitali economici iniziali alla conquista del mercato con la vendita di servizi spirituali!
Hanno mandato per il mondo i catecumeni, non i cristiani, gli eletti, ma gente che ancora doveva concludere il “percorso iniziatico”.

Questo la chiesa primitiva, alla quale fanno subdolamente riferimento, non l’avrebbe fatto MAI.

Nello stesso luogo di questa “evangelizzazione giapponese” ad Hiroshima, però noi sappiamo che nel 1991 sono state inviate anche 6 famiglie.

Ma allora la “missio ad gentes” non è stata un “frutto” successivo alle "famiglie in missione"!
Questi dichiarano di essere partiti con figli a seguito, senza conoscere la lingua giapponese e, dopo un tempo “senza fare niente”, hanno iniziato a lavorare dando lezioni di italiano ai giapponesi.
Nel gergo neocatecumenale le chiamerebbero missio ad gentes, perché gli itineranti non lavorano e non vanno in nuclei di sei famiglie.
La frittata quindi è sempre stata la stessa, anche se l’hanno rigirata dall’altra parte.

Poi OGGI noi sappiamo com’è andata in Giappone: nel 2008 i vescovi giapponesi iniziarono a chiedere insistentemente la chiusura del seminario neocatecumenale di Takamatsu (avviato nel 1992), chiusura avvenuta circa due anni dopo e imposero l'interruzione delle catechesi neocatecumenali.

Abbiamo in seguito l’intervista a Daniel Lifschitz (che recentemente ha scritto un articolo sulla Madonna di Kiko). Apparteneva al Movimento Neocatecumenale fin dal 1973, quindi da dieci anni, e faceva l’itinerante con moglie e figli.

Un tempo parlava così:
Io sono Daniele, vivo a Palermo, sono di una famiglia ebrea, ho ricevuto il Battesimo da adulto (ma prima di entrare nel Movimento Neocatecumenale). Però è questo cammino che mi ha portato a conoscere Gesù Cristo (o almeno così credeva all’epoca, perché è questo che ti fanno credere)”
A lui l’intervistatore chiede apertamente di che “cammino di tratta”:
Il Cammino Neocatecumenale” che ho incontrato a Palermo…
Evangelizzano in Etiopia, il paese natale della moglie (difficile pensare ad un sorteggio) ed hanno 5 figli.

Noi OGGI sappiamo che Daniel Lifschitz non solo ha lasciato il Movimento Neocatecumenale, ma ha scritto anche libri contro di esso, ha collaborato a questo blog ed oggi, a 83 anni, è ancora “sul pezzo”, impegnato a portare il messaggio cristiano in Togo.

Ha lasciato il Movimento Neocatecumenale, ma non ha lasciato la fede, come minacciano i catechisti neocatecumenali a chiunque se ne vada dalla loro setta.

Altre “indiscrezioni” le veniamo a conoscere da un’altra coppia itinerante da cinque anni in Zaire (Congo), sempre con figli a seguito, intervistata in studio:

Parlano di CONTINUI VIAGGI, a volte di un anno e mezzo, a volte di 6 mesi, a volte di 7.

Ma non ci vivono “stabilmente”?
Vanno e vengono, come dei turisti.

Pagava la comunità, abbiamo sentito prima.
Chi è così abbiente da permettersi di poter pagare CONTINUI VIAGGI IN CONGO ad una coppia con figli?
Le comunità?
Ma non fateci ridere…
Forse nemmeno quelle più ricche del quartiere dei Parioli.
Non di certo quelle immaginarie di Palomeras a Madrid.

E poi, nei tempi in cui questi "missionari di Kiko" restavano a casa, chi li campava?
Chi dava loro un lavoro ad intermittenza, che permettesse di partire per mesi e poi tornare?

Loro hanno visto dei MIRACOLI come li hanno visti i primi Apostoli" (che superbia!)
E quali erano questi “miracoli”?

Che all’arrivo non sapevano la lingua, che poi è il francese, e hanno visto che il Signore “dava POTERE alla loro predicazione” perché, come sempre e ovunque, le SITUAZIONI FAMILIARI CAMBIAVANO.

In Congo esisteva la poligamia e loro hanno visto “sciogliere questi garbugli” e “far tornare la famiglia alla sua unione”.
Ma che vuol dire? Che significa?
I congolesi hanno rinunciato alla poligamia sì o no? Questo sarebbe un vero cambiamento, altro che garbugli e garbugli…
Che modo ambiguo di parlare!

L’episodio che più è rimasto impresso alla signora itinerante, è che quando ha avuto paura ad attraversare il fiume Congo in piroga di notte, si è ricordata di S. Pietro che camminava sulle acque e….

Lei non camminava sulle acque, "ma c’è mancato poco!"

Questi soggetti credevano di impressionare, ma a me sono parsi solo dei perfetti esaltati: hanno visto gli stessi miracoli dei primi Apostoli, mancava poco che camminavano sulle acque…

Ma un buon psicologo che curi bene le allucinazioni ipnagogiche o ipnopompiche?

Ci fermiamo qui, ma non abbiamo ancora terminato, ce ne sono di cose…

Possiamo solo dire che il messaggio passato in questa trasmissione per POSSEDERE LA RESURREZIONE, è alquanto ambiguo, relegato nelle mani di mestieranti alla buona, che vanno e vengono tutti spesati non si sa da chi e, dopo una breve incursione nel cammino iniziatico neocatecumenale, hanno emeritamente tentato di incistare supponentemente un bubbone che poi alcuni hanno avuto la forza di incidere per salvare la parte ammalata.
Come dimostrano poi gli eventi degli anni a venire.

(fine sesta parte -- segue)