mercoledì 31 maggio 2006

Aspetti critici


Sebbene goda del favore di molti ecclesiastici e abbia raccolto numerosi elogi ed incoraggiamenti, il Cammino presenta degli aspetti problematici in campo dottrinale, liturgico e pastorale. L'arcivescovo emerito di Catania, mons. Luigi Bommarito (potete accedere al testo integrale dai link sulla destra -ndr), scrisse nel 2002 una lettera al Cammino Neocatecumenale della sua arcidiocesi riassumendo, tra i problemi riscontrati:
  • la riduzione della figura del sacerdote da ruolo guida a mero esecutore liturgico
  • il pessimismo e l'impoverimento della virtù cristiana della speranza nelle catechesi
  • il separatismo rispetto ai cattolici non Neocatecumenali
  • il "metodo" dei Neocatecumenali, da loro ritenuto "insuperabile"
  • le dolorose divisioni nelle parrocchie dove il Cammino è presente in modo consistente
  • gli "scrutini", confessioni pubbliche che "scarnificano le coscienze con domande che nessun confessore farebbe".

Nella citata lettera Bommarito parla del rischio di cadere nel fondamentalismo integralista e vi allega "puntualizzazioni" di altri ecclesiastici italiani e americani.Ciò che maggiormente pare preoccupare la gerarchia ecclesiastica sono gli abusi in campo liturgico. A dicembre 2005 la Congregazione del Culto divino, a firma del cardinale Arinze, ha inviato una lettera a Kiko Argüello, Carmen Hernández e don Paolo Pezzi per comunicare le "decisioni del Santo Padre" a proposito delle liturgie del Cammino Neocatecumenale, raccomandando anzitutto di seguire "i libri liturgici approvati, senza omettere né aggiungere nulla" e chiedendo, fra le altre cose:

  • che "almeno una domenica al mese" le comunità del Cammino partecipino alla Messa della parrocchia
  • che le "eventuali monizioni" previe alle letture della Messa siano "brevi"
  • che l'omelia sia "riservata al sacerdote o al diacono"
  • che il modo di ricevere la Santa Comunione diventi entro "due anni" lo stesso di tutta la Chiesa.

Lo Statuto approvato nel 2002 rinvia ad un Direttorio Catechetico che raccoglie la tradizione orale e la prassi del Cammino; il materiale (quattordici volumi) è tuttora in fase di verifica da parte delle congregazioni vaticane.


39 commenti:

  1. Il succo delle indicazioni della lettera Vaticana al movimento neocatecumenale riguarda, tra gli altri, un punto particolarmente importante e quello che dirò, in parte, spero risponda alla tua domanda, Francesco.
    Mi riferisco alle modalità di distribuzione dell'Eucaristia: se è stato approvato l'uso delle due specie (pane e vino), viene però richiamata l'attenzione sulla loro distribuzione non intorno alla 'mensa' ma processionalmente da parte del presbitero.
    Non si tratta di un dato solo formale, dal momento che i neocatecumenali pongono l'accento sul 'banchetto' e vivono e sottolineano la convivialità a decremento del 'sacrificio'.
    Il discorso è complesso e da non sottovalutare, perché da come viviamo, interpretiamo e celebriamo questi momenti ne va dell'autenticità e della profondità del nostro rapporto con il Signore secondo i Suoi insegnamenti trasmessi nella e dalla Chiesa.
    Vivere la liturgia, alla presenza del Signore, così come Lui ci ha insegnato, è indispensabile per riattualizzare per noi, per la Chiesa e per il mondo il 'memoriale' della sua morte e resurrezione, perché si operi nella nostra vita e nella nostra storia - e nella storia - la trasformazione e la ricapitolazione di tutto quanto connota il nostro essere-nel-mondo secondo la volontà del Padre ("Eccomi, io vengo,..." )
    Certamente tutto questo non può avvenire se il sacramento viene snaturato oltre che nella sua forma anche nella sua sostanza.
    Magari può venir fuori una terapia di gruppo - e non sempre è scontato che succeda neppure questo -, una dinamica esaltante e consolatoria, un salutare approccio con la Scrittura; ma tutto questo nulla ha a che fare con l'Eucarestia.
    La Messa (per i neocatecumenali) non è un "sacrificio" e quindi in luogo dell'altare, non c'è che la mensa, e nell'Eucaristia si celebra un convito di festa fra fratelli uniti dalla medesima fede nella Risurrezione; il pane e il vino consacrati sono soltanto il simbolo della presenza del Cristo risorto che unisce i commensali comunicando loro il proprio spirito, rendendoli partecipi del suo trionfo sulla morte.
    Conseguenza della predicazione neocatecumenale secondo la quale la passione e morte di Cristo non è stata un vero sacrificio offerto al Padre per riparare il peccato e redimere l'uomo, che resta inesorabilmente peccatore (il che è vero, ma non si tiene conto dell'effetto della grazia) e, per godere i frutti della sua opera, basta riconoscersi peccatori e credere nella potenza del Cristo risorto e aderire al Cammino (il che elimina totalmente la 'risposta' e la responsabilità personale).
    E così anche le parole della consacrazione "questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi" non hanno il significato pregnante custodito dalla Chiesa e quindi l'Eucarestia non viene vissuta in tutta la sua sacralità, potenza trasformatrice, momento fondante e sorgente inesauribile della vita di fede nel Signore, riattualizzazione della sua MORTE E RISURREZIONE 'fate QUESTO in memoria di me'
    E' per questo che le celebrazioni, pur ricche del fervore dei canti e delle risonanze alla Parola proclamata, che molta presa hanno sulla emotività delle persone, alla fine sono altra cosa rispetto alla celebrazione 'cattolica' che io vivo come mi è trasmessa dalla Chiesa. Ho visto tanta esaltazione e poco raccoglimento ed anche banalizzazione del mistero...

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  2. Credo che la diffusione del movimento sia stata facilitata da una predicazione che ha molta presa, perché porta un messaggio dirompente di 'salvezza' con contenuti molto concreti ed esistenziali, che provocano un dinamismo interiore di adesione e risposta soprattutto a chi è fortemente alla ricerca di 'senso' o si accorge, proprio dallapredicazione, che la sua vita era proprio priva di senso

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  3. E' vero, Miriam, ma è una predicazione che ha presa maggiore sui cosiddetti 'lontani' che non conoscono o non hanno mai assimilato gli insegnamenti della Chiesa e, quindi, non possono accorgersi dell'inganno. In più ci sono molti aspetti accattivanti e coinvolgenti: una comunità portante che all'inizio ti consola e sembra rafforzarti, ma poi ti 'cattura' attraverso tecniche manipolatorie molto raffinate e ti chiude in un recinto di 'eletti' facendoti sentire speciale, migliore degli altri e assolutizzando tutti i tuoi tempi in attività ce alla fine di distolgono da tutto il resto e la comunità diventa il tuo punto di riferimento, tutto il tuo mondo...

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  4. L’Eucaristia è fonte e culmine di tutta la Chiesa Cattolica. Kiko non può cambiarla a suo piacimento. Negli "Orientamenti alle équipes di catechisti per la fase di conversione", scrive: "Non c’è Eucaristia senza assemblea. È un’assemblea intera che celebra la festa e l’Eucaristia; perché l’Eucaristia è l’esultazione dell’assemblea umana in comunione; perché il luogo preciso in cui si manifesta che Dio ha agito è in questa Chiesa creata, in questa comunione. È da questa assemblea che sgorga l’Eucaristia" (p. 317).
    Il Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica "Ecclesia De Eucharistia " (2003), al n. 31, scrive invece: "Si capisce, dunque, quanto sia importante per la vita spirituale del Sacerdote, oltre che per il bene della Chiesa e del mondo, che egli attui la raccomandazione conciliare di celebrare quotidianamente l’Eucaristia, "la quale è sempre un atto di Cristo e della Sua Chiesa, anche quando non è possibile che vi assistano fedeli".

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  5. Ogni cristiano è consapevole di quanto sia importante il coinvolgimento dell'assemblea, ma non si sognerebbe mai di dimenticare che il sacerdote celebra in 'persona Christi', il cristiano vive, partecipa, accoglie...

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  6. Il cristiano nella messa non celebra soltanto un 'banchetto escatologico' (testuali parole di Kiko), e non solo un sacrificio di lode e ringraziamento, ma anche di 'consegna' della propria vita e si ciba di Gesù Crocifisso Morto e Risorto, Vivente, che opera in lui una graduale continua trasformazione. Non celebra solo la resurrezione, celebra l'intera opera di Redenzione, che implica anche l' 'incarnazione' piena nella propria realtà. Incarnazione vuol dire offerta di sé, vuol dire impegno. L'impegno dei catecumenali è solo quello di 'fare' determinate cose in un determinato modo inventato dai fondatori del cammino; ma io non ho mai incontrato un neocatecumenale pieno di 'attenzione per gli altri' nella vita quotidiana, a meno che non si tratti di persone della propria comunità.
    Inoltre, poiché nella vita quotidiana e di fede, si vive quello che si celebra, il cristiano, come il suo Signore, diventa dono e 'Pane eucaristico' per gli altri, non si limita a uscire dall'inferno e a ritrovare l'allegria e non ha bisogno della messa come di una droga, ma essa è il culmine e la fonte non solo della sua vita di fede, ma di tutta la sua vita.
    Eliminando il 'sacrificio' dalla celebrazione, si elimina il 'dono di sé' che ha fatto il Signore e che anche noi siamo tenuti a fare se siamo veri cristiani!

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  7. È chiaro che Benedetto XVI vuole correggere il modo di celebrare l’Eucaristia da parte del CNC. Tanta gente non ha capito che la lettera del Card. Arinze, inviata a Kiko a nome del Papa, affinché i NC correggano il loro modo di celebrare l’Eucaristia, è solo l’epilogo di un processo iniziato con l’Enciclica "Ecclesia De Eucharistia" di Giovanni Paolo II (2003). In essa infatti, il Papa Giovanni Paolo II, al n. 52, scrive: "Occorre purtroppo lamentare che, soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, per un malinteso senso di creatività e di adattamento, non sono mancati abusi, che sono stati motivo di sofferenza per molti.... Sento perciò il dovere di fare un caldo appello perché, nella Celebrazione Eucaristica, le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà. Esse sono un’espressione concreta dell’autentica ecclesialità dell’Eucaristia; questo è il loro senso più profondo. La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Misteri. L’apostolo Paolo dovette rivolgere parole brucianti nei confronti della comunità di Corinto per le gravi mancanze nella loro Celebrazione Eucaristica, che avevano condotto a divisioni (skìsmata) e alla formazione di fazioni (‘airéseis) (cf. 1 Cor 11,17-34)."

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  8. Il pensiero di Benedetto XVI sul modo di celebrare l’Eucaristia è bene espresso nel libro "Rapporto sulla Fede". In esso è riportata l’intervista di Vittorio Messori all’allora Card. Joseph Ratzinger. A pag. 130 leggiamo: "La Liturgia non è uno show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La Liturgia non vive di sorprese "simpatiche", di trovate "accattivanti", ma di ripetizioni solenni. Non deve esprimere l’attualità e il suo effimero ma il mistero del Sacro. Molti hanno pensato e detto che la Liturgia debba essere "fatta" da tutta la comunità, per essere davvero sua. È una visione che ha condotto a misurarne il "successo" in termini di efficacia spettacolare, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il proprium liturgico che non deriva da ciò che noi facciamo, ma che qui accade. Qualcosa che noi tutti insieme non possiamo proprio fare. Nella Liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi: ciò che vi si manifesta è l’assolutamente Altro che, attraverso la comunità (che non è dunque padrona ma serva, mero strumento) giunge sino a noi. Per il cattolico, la Liturgia è la Patria comune, è la fonte stessa della sua identità: anche per questo deve essere "predeterminata", "imperturbabile", perché attraverso il rito si manifesta la Santità di Dio. Invece, la rivolta contro quella che è stata chiamata "la vecchia rigidità rubricistica", accusata di togliere "creatività", ha coinvolto anche la Liturgia nel vortice del "fai-da-te", banalizzandola perché l’ha resa conforme alla nostra mediocre misura".

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  9. La Chiesa nel 2002 ha approvato ad experimentum, per cinque anni, solo lo Statuto del CNC e non il Direttorio. È d’obbligo la domanda: "Perché non è stato approvato anche il Direttorio"? Non è forse nel Direttorio che si trovano tutte le catechesi impartite nelle Comunità? La natura eretica che molti hanno attribuito al CNC deriva, appunto, da una attenta analisi delle famigerate catechesi contenute nel Direttorio.
    Se queste non sono eretiche, perché la Chiesa non le ha approvate? Se nelle catechesi ci fosse stato solo qualche errore qua e là, avrebbero potuto essere corrette facilmente e in breve tempo. Credo, purtroppo, che le Congregazioni competenti abbiano riscontrato assai più di "qualche errore".

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  10. Il problema riguarda anche l'organizzazione e la struttura, che sono molto rigidi e praticamente non tengono conto della gerarchia ecclesiastica, perché nel cammino i catechisti hanno un ruolo superiore a quello dei sacerdoti, che non hanno alcuna funzione di guida - come invece insito nel loro ministero - ma devono obbedire ciecamente ai catechisti come tutti gli altri. Su questo si era già pronunciato Giovanni Paolo II nel 1983, con parole molto chiare, che non sono state tenute in alcun conto.

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  11. Per Raffaela e mic sul ruolo del sacerdote e quello dell'assemblea.

    Altro è il sacerdozio ministeriale dei «presbiteri» che rappresentano il Cristo-Capo, dal sacerdozio comune dei fedeli - molto enfatizzato nel cammino - per i quali il Cristo (nei suoi ministri) intercede presso il Padre. Se Gesu', offrendo se stesso, offre anche i fedeli, membri del suo Corpo; i fedeli offrono se stessi in Lui e per Lui, partecipando alle sue disposizioni di Vittima (Agnello di Dio...), assolutamente negata dagli insegnamenti di Kiko.
    Il Sacerdote, quindi, neppure celebra in nome del popolo, quasi che sia questo a conferirgliene il potere che, al contrario, gli è comunicato direttamente dal Signore; per cui solo rappresentando Gesù, il Cristo, rappresenta anche il popolo; vale a dire, solo svolgendo le funzioni del Capo, corrisponde alle esigenze delle sue membra.
    Perciò il ministro, impersonando il Mediatore universale, non celebra mai una messa privata e, peggio, non valida.
    Lo affermava chiaramente anche Pio XII nella Mediator Dei (n.79): "Ogni volta che il Sacerdote ripete ciò che fece il Divin Redentore nell’ultima cena, il sacrificio è realmente consumato, ed esso ha sempre e dovunque, necessariamente per la sua intrinseca natura, una funzione pubblica e sociale in quanto l’offerente agisce a nome di Cristo e dei cristiani dei quali il Divin Redentore è Capo, e l’offre a Dio per la Santa Chiesa Cattolica e per i vivi e i defunti. E ciò si verifica certamente sia che vi assistono i fedeli ... sia che non vi assistano, non essendo in nessun modo richiesto che il popolo ratifichi ciò che fa il Suo ministro".
    Negli orientamenti, Kiko afferma: “... Non si concepisce in alcun modo un rito individuale. Gli ebrei non possono far Pasqua se non sono almeno in 11 come gruppo familiare. Perché il sacramento non è solo il pane e il vino ma anche l'assemblea; la Chiesa intera proclama l'eucaristia. Non ci può essere eucaristia senza l'assemblea che la proclama. ... "
    Inutile commentare ulteriormente; il contrasto con gli insegnamenti della Chiesa mi pare evidente.

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  12. Concordo con Don Lino.

    Uno degli elementi più forvianti delle coscienze e della spiritualità dei neocatecumenali è proprio questo:negare apertamente alla Santa Messa validità e funzione se celebrata senza la presenza dell'assemblea.
    Dobbiamo considerare allora come misero esercizio devozionale tutte le sante messe celebrate da Padre Pio in modo individuale durante il tempo della sua persecuzione?
    Altri esempi si potrebbero aggiungere,che aumenterebbero la mia sofferenza e quella di chi eventualmente legga il mio commento.

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  13. Che dire poi della sfacciata pretesa da parte degli inziatori del Cammino Neocatecumenale di sostituirsi,anche se non completamente, ai vescovi diocesani nella cura dei seminari Redemptoris Mater e nella gestione dell'itinerario di formazione dei presbiteri?

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  14. che dire, Franceco, del fatto che tutto questo, e altro ancora, sia stato possibile per tanti anni?
    E, come recuperare? Perché certo non si può non tener conto di quanti, in buona fede, credono di aver trovato la Via...

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  15. A parte le evidenti incongruenze liturgiche e catechetiche proprie del cammino neocatecumenale,bisogna pensare che tutti i movimenti maggiori più fortemente connotati,che domani saranno convocati,tra gli altri,in piazza San Pietro,hanno ragione di esistere solo nel caso in cui riescano a spogliarsi di prerogative che si sono autofornite e mettano REALMENTE a disposizione della Chiesa tutta il patrimonio spirituale che hanno via via accumulato,senza settarismi e divisioni di sorta.
    Nello specifico,il Neocatecumenato di Arguello ed Hernandez,prima di giungere a tale condivisione(ammesso che ne abbia l'intenzione e la volontà) dovrà necessariamente adeguarsi in tutto e per tutto,sia nella liturgia sia nei contenuti della predicazione,ai dettami della Chiesa,senza quelle ostinate pretese elitarie che finora lo hanno(purtroppo per esso e per tutti noi) contraddistinto.

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  16. Giusta considerazione Francesco. Penso però che quanto ai neocatecumenali siamo di fronte ad un fenomeno diverso. Sono loro stessi a non essere d'accordo quando li si definisce 'movimento', infatti non si ritengono un movimento ma un "cammino formativo di iniziazione".
    C'è da dire che ogni movimento ha le sue peculiarità, con particolari sottolineature identitarie nel proprio cammino di fede, ma nessuno si è dato una struttura a sé, che in qualche modo di fatto esautora la gerarchia ecclesiastica, trincerandosi dietro il favore di molti vescovi compiacenti, come hanno fatto i NC; il che è un fatto a dir poco inquietante. Potremmo solo pensare che quei vescovi - ci conforta il fatto che ce ne sono altri fortemente critici - non fossero al corrente dei contenuti delle catechesi, dei metodi coercitivi e quant'altro - noti solo a chi ha potuto fare l'esperienza dall'interno - ma fossero abbagliati dallo sbandieramento di frutti di conversione eclatanti.

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  17. ULTIMISSIME DA ROCCA PRIORA

    Al tavolo della colazione mattutina Dona Carmenita e Pylko hanno chiacchierato a lungo,sbottando di tanto in tanto in sonore risate che attiravano gli sguardi compiaciuti del senor Kirikus intento ad abbozzare in un angolino della sala un quadretto ,con poche,ma sapienti pennellate.
    Gli sguardi dei tanti curiosi che hanno sbirciato hanno visto raffigurato sulla piccola tela un idilliaco paesaggio romano con un colonnato ellissoidale ricoperto da edere,dalle quali sbucano i visi barbuti e le chitarre di decine e decine di cimici neocat.
    Al centro del colonnato,su un piedistallo marmoreo la statua di un personaggio non meglio identificabile,barbuto,anch'egli con la chitarra sotto un braccio e nell'altra un grazioso pennello brandito in guisa di benedire la folla ai suoi piedi.

    La sessione antimeridiana di lavoro vedrà dopo l'introduzione di pylko le testimonianze di alcuni tra 9i presenti.Moderatrice una Dona Carmenita che per l'occasione indosserà uno spartano vestito che nelle sue sobrie linee richiama una casula dorata.

    Non si ha la certezza se sarà data lettura o meno del telegramma di adesione che hanno fatto pervenire i legionari.

    I momenti di preghiera,iniziale e finale,saranno gestiti esclusivamente dai laici presenti,che per l'occasione indosseranno delle apposite stole fatte arrivare in fretta e furia da Roma in considerazione del notevole abbassamento della temperature che si è registrato nelle ultime ore.

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  18. Per rimanere in tema di aspetti critici che ne pensate che secondo il Cammino ogni parrocchia potrebbe avere un numero indefinito di comunità neocatecumenali (anche 10, 20 e più ancora, una Parrocchia romana ne ha addirittura 28), ognuna delle quali segue un proprio itinerario, di durata indefinita, un minimo di 15-20 anni e più ancora (lo Statuto non precisa ancora quante siano le tappe del Cammino), ognuna delle quali partecipa alla propria liturgia eucaristica il sabato sera, e quindi anche lO e più sante messe in una stessa parrocchia, in relazione al numero delle comunità, che rare volte confluiscono in una celebrazione comunitaria parrocchiale (Pasqua, Pentecoste e altre rare occasioni).?

    In questa visione la parrocchia appare come un insieme di tante piccole comunità che non arrivano mai a fondersi e sembrano durare indefinitamente. Se divenire membro di una comunità neocatecumenale permette di superare l'anonimato delle parrocchie, come sostiene il Cammino, la parrocchia, però, non appare più un insieme organico di fedeli e di iniziative che vivono e camminano insieme.

    Serebbe interessante conoscere se mentre si servono delle parrocchie hanno anche l'idea di sostituirle o di distruggerle.

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  19. Parrocchia come paravento e alibi per i neocatecumenali.
    D'altronde loro non riconoscono - e lo affermano apertamente - i deliberati del Consilio di Trento.E sappiamo che la parrocchia,come elemento della giurisdizione ecclesiale,è stata istituita proprio in questo concilio.
    Per loro da Costantino fino al concilio Vaticano II c'è una grande,immensa cesura nella vita della chiesa.Dunque il Concilio di Trento fa parte di questa cesura.
    Coerenza vorrebbe che essi apertamente rifiutassero la parrocchia,senza fingere di esserne al servizio,quando,in effetti,se ne servono per due motivi fondamentali:
    . per avvalersi dei suoi spazi e delle sue strutture;
    .per ricavare da essa una patente di ecclesialità che altrimenti non avrebbero.

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  20. Parlavate delle parrocchie?

    Quando in una parrocchia viene lasciato spazio al cammino, i parrocchiani sono "costretti" a non avere altre alternative se non quelle di seguire la mentalità, lo spirito, i riti del cammino stesso o altrimenti, come spessso accade, a cambiare perrocchia.
    Esiste una grande distanza e diversità tra il progetto di vita cristiana secondo le regole e le tappe dettate da Kiko e dai catechisti neocatecumenali e il progetto di vita parrocchiale che ha modalità, tempi e spirito completamente diversi.
    Ma forse qualcuno finalmente se ne sta accorgendo... e spero tanto di non sbagliarmi

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  21. ULTIMISSIME DA ROCCA DI PAPA

    E' ancora in corso la sessione pomeridiana dell'incontro dei movimenti eclesiali in preparazione al Vespro di Pentecoste con il Papa.
    Si sta discutendo in concetto di "Movimento ecclesiale" con grandi apporti di discussione e di preghiera da parte di tutti i presenti.Eccetto naturalmente Dona Carmenita e el senor Kirikus,che in questo momento hanno un'aria piuttosto annoiata.Entrambi hanno messo già in chiaro e sottolineato a più riprese che la realtà che rappresentano a Rocca di Papa non è un movimento ecclesiale,ma "iniziazione"vera e propria,lasciando stupefatti i loro interlocutori,che hanno preferito non addentrarsi in una discussione che rischiava di diventare pesante,vista anche l'ora di inizio della sessione(nel bel mezzo della digestione).
    Dona Carmenita e el senor kirikus,vistisi non contraddetti,ma nemmeno incoraggiati a parlare,adesso stanno in un angolo della sala riservata.Lei sta ascoltando in cuffia alcuni canti del kirikus e di tanto in tanto si allontana per fumare i suoi cigarillos.Lui invece sta distrattamente fingendo di prendere appunti,mentre in effetti sta chiosando il sedicesimo volume dei suoi discorsi.

    Nellintervallo di un'ora fa i due hanno riunito in una camera segretamente il loro staff ed hanno messo a punto i doni che domani offriranno al Santo Padre,precisamente:

    - un'edizione pregiata e numerata dell'Evanghelion secondo Kirikus;
    -un'icona trina rappresentante il medesimo kirikus sotto tre aspetti:Kirikus adolescente;Kirikus Giovina;Kirikus maturo;
    - un simpatico volumetto rilegato in fiore di pelle contenente "I fioretti di Dona Carmenita";
    - due foto ingrandite degli iniziatori con relativi autografi;
    -un'ampollina in vetro contenente il sudore vischioso trasudante dalla statua in plexiglass del kirikus posta sul monte delle beatitudini,a breve distanza dalla Domus Aurea Galilaeae;statua che è meta di continui pellegrinaggi delle cimici neocat.

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  22. SI STANNO ULTIMANDO IN QUESTO MOMENTO...

    ...i lavori della sessione pomeridiana dei movimenti a Rocca di Papa.E' stato un pomeriggio molto proficuo e i convenuti hanno concordato sulla necessità di stringere rapporti di coesione e di collaborazione dei movimenti fra loro e fra loro e la parrocchia.
    Su quest'ultimo punto le cimici neocat hanno dichiarato non essere necessario da parte loro tutto ciò in quanto essi sono un cammino trasversale a tutti i movimenti e in seno alla Chiesa,quindi in una posizione chiarissima.
    A tale proposito Dona Carmenita ha raccomandato a tutti alla fine del colloquio pomeridiano una grande attenzione alla Chiesa,quindi anche al cammino delle cimici neocat che è parte integrante della Chiesa.
    In un eccesso di gioia ha poi invitato tutti per la prossima estate ad un week end da trascorrersi insieme nella Domus Aurea Galilaeae,dove sarà garantita una suite ad ogni iniziatore di movimento nonchè i pasti nel ristorante interno "Venite e mangiate".
    Al week end è stato invitato anche pylko insieme a un codazzo di altri tacchini bvordati di rosso.
    Pylko s'è detto felicissimo dell'invito e si è prodigato in inchini profondi all'indirizzo di Dona Carmenita e del senor kirikus,che da parte loro si sono dichiarati veramente commossi.

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  23. Per la pulce.
    Mi piacciono i tuoi Annales: sono spassosi e me li godo un mondo.
    Li leggo con grande interesse (soprattutto tra le righe!).
    Grazie!
    Tacito

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  24. Per la pulce.
    Mi piacciono i tuoi Annales: sono spassosi e me li godo un mondo.
    Li leggo con grande interesse (soprattutto tra le righe!).
    Grazie!
    Tacito

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  25. ULTIMA CENA A ROCCA DI PAPA

    Si è appena conclusa l'ultima frugalissima cena,per questa tornata, dei rappresentanti dei movimenti ecclesiali riuniti a Rocca di Papa.Domani sera ognuno di loro rientrerà alla propria sede,dopo l'attesissimo incontro pomeridiano col Santo Padre in Piazza San Pietro.

    Dona Carmenita ha particolarmente gradito il risotto allo zafferano circondato da un trionfo di crostacei e di frutti di mare,ma ha fatto osservare allo chef che un pizzico di paprika avrebbe ingentilito la portata.

    Si sa...lei è una vera buongustaia anche se molto frugale nell'assunzione di cibo.

    Ricordo che Quando fu inaugurato alla Domus Aurea Galilaeae quello che era destinato a diventare uno dei più celebri ristoranti del mondo,il “Venite e Mangiate”, Dona Carmenita ebbe con lo chef una piccola discussione.Riteneva che il menu standard della casa ( Trionfo di antipasti all’Intifada;Tagliolini alla Chitarra;Strozzapreti alla crema di asparagi ;Cuscus all’aloe vera ; Cimici di mare in guazzetto;rombi e sogliole allo spiedo con cipolle alla Kik;Lombata alla Gamaliele con sudore di erbe amare;insalate miste;frutta di stagione;profiteroles al miele selvatico) fosse carente di una pietanza che ella ,Dona Carmenita, riteneva fondamentale:la paella alla Carmencita,una specialità ghiotta che solo lei sapeva preparare.
    Inutilmente lo chef cercava di obiettare che la pietanza suggerita amabilmente dalla signorina era un po’ fuori luogo e che avrebbe dato al ristorante un tono etnico poco gradevole ai palati sopraffini delle cimici neocat di alto rango che sarebbero passate da lì.
    Dona Carmenita fu irremovibile e per la serata dell’inaugurazione (presenti oltre 700 cartechisti intolleranti provenienti da tutto il mondo,che avevano fatto tappa pochi giorni prima in Italia,precisamente nelle Marche per discutere non si sa quale risposta da mandare a non si sa chi) preparò personalmente circa 270 chili di paella alla Carmencita,con generose dosi di pesce,piselli,pollo e zafferano. Il profumo(!) della pietanza per la quale la povera donna lavorò un’intera giornata si diffondeva per tutta la valle di Korazym. Stuoli di camerieri e di aiutanti erano pronti a servire la paellona agli ordini di una Dona Carmenita sudatissima e rossa in viso,incurante del mozzicone di sigaro che le ciondolava tra le labbra.
    Quando tutto fu pronto,l’amabile musa del senor Kirikus salì nella sua suite a darsi una rinfrescata.
    Intanto i commensali presero posto insieme agli alti pelati che erano giunti da Roma con visi sofferenti,ma amabilmente aperti a sorrisi e pacche sulle spalle.
    Appena i tavoli furono tutti occupati,dopo il discorso augurale del senor Kirikus e il fragoroso applauso che ne seguì si diede il via alla frugale cena.
    Furono serviti gli antipasti in grandi vassoi individuali,che furono spazzolati in un baleno.Indi i primi:gli ospiti gradirono moltissimo i loro vassoi di tagliolini alla chitarra;un po’ meno gli strozzapreti, di cui consumarono solo un piatto a testa.
    Finalmente,in un trionfo di vassoi riscaldati e colorati giunse la paella,che Dona Carmenita covava con gli occhi.
    Ma….. dopo i primi assaggi….si spense il cicaleccio, sparirono i sorrisi…cadde nel salone un silenzio di tomba…molti guardavano il piatto con occhi sbarrati….qualcuno piluccava….altri indugiavano sciacquandosi la bocca col vinello frizzante dell’Andalusia di cui el senor Kirikus aveva fatto venire 20 botti…sui visi di tutti malcelate smorfie di disgusto.
    Dona Carmenita si vide cadere addosso il mondo.Come osavano disprezzare la sua famosa paella?
    Aspettò 20 minuti,ma la situazione non migliorò:i piatti restavano insesorabilmente pieni.
    Fu a tal punto che ella si alzò in piedi e disse le famose parole(che oggi spiccano scolpite sul lato nord-est della Domus Aurea) :”CHI NON GUSTA LA PAELLA E’ UN CABRON!”. E,scagliando il tovagliolo a terra,se ne andò altezzosa come non mai,lanciando in prossimità dell’uscita un rutto metallico che fece tremare paurosamente i lampadari di Murano che le cimici neocat di Venezia avevano appositamente fabbricato per la Domus Aurea.

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  26. ULTIME DA ROMA

    Convulsa mattinata preparatoria in piazza San Pietro:un piccolo incidente verbale ha caratterizzato la mezza mattinata quando i responsabili delle cimici neocat e alcune eteree cantanti del Ri.ne.sp hanno stentato a trovare un accordo sulla scaletta dei canti da eseguire oggi pomeriggio.Le cimici neocat insistevano per un intermezzo di flamenco,la corale del ri.ne.sp.invece per alcuni intermezzi funky.Alla fine ha prevalso il buone senso di Dona Carmenita che con voce stentorea ha ristabilito il silenzio e ha optato per un sorteggio.Non siamo quindi in conduizione di conoscere la scaletta dei canti,anche se,pare,molto spazio sarà lasciato all'improvvisazione.

    Altro piccolo incidente s'è registrato quando un centinaio di aderenti al ri.ne.sp. mentre stavano entrando in piazza col loro foulard rosso al collo,sono stati cooptati bruscamente da un gruppo di esagitati di Rif.Com,che stazionavano nei paraggi e costretti a intonare con loro l'Internazionale.

    Intanto i prparativi fervono:Dona Carmenita e el Kirikus si sono chiusi negli stanzini loro riservati:il primo per regolare la lunghezza delle basette;la seconda...pure.
    Schiara,l'indomabile ottantenne del Caminetto,anch'ella nel suo stanzino sta cercando affannosamente di schiarire qualche ciocca ribelle che ha avuto il catrtivo gusto di venir su grigia in mezzo a cotanto candore del suo cuoio capelluto.
    Il presidente del ri.ne.sp nel suo stanzino sta cercando di rifarsi i boccoli alla barba,che,a causa del sudore versato a Rocca di Papa, si erano appiattiti di brutto,mentre la di lui consorte sta provando alcuni acuti e alcuni gesti mimici nuovi da presentare stasera in anteprima al 99,9 % del Ri.ne.sp,costituito appunto dal gentil sesso,che ama questo tipo di ginnastica.
    Alcuni pavoni e tacchini bordati di rosso si aggirano nella piazza dando ordini,che restano rigorosamente inascoltati.
    Pylko con la bava alla bocca va blaterando..."gliela faremo vedere noi....stasera....",ma non si capisce a chi e a che cosa si riferisca.

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  27. Auguro a tutti una Pentecoste santa e perenne.
    Ecco il grido di dolore che Kiko ha rivolto ieri al Santo Padre, durante i Vespri di Pentecoste in Piazza San Pietro: " Ma quanto è difficile, Santo Padre, che le Istituzioni capiscano che hanno necessità dei carismi!".

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  28. Più che un grido di dolore a me è sembrata una frecciata polemica,diretta ad alcuni vescovi,ma anche a Mons.Arinze.Per essere chiari!

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  29. La cosa più sconcertante è che l'intervento di Kiko, che doveva inserirsi con gli altri in un momento di preghiera - seguiva quello, bellissimo, di Riccardi (S.Egidio)- tutto è stato tranne che una preghiera, né tanto meno un contributo alla meditazione comune!
    Era uno spot pubblicitario e nello stesso tempo una rivendicazione.
    Decisamente fuori dal coro...
    Ed eravamo a Pentecoste... decisamente fuori della Chiesa

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  30. A Francesco.
    Chiamandolo "grido di dolore", ho voluto ironizzare. E' chiaro che era un grido di protesta contro i dicasteri vaticani e, "in primis", verso lo stesso Santo Padre che, recepito il fatto, ha sorriso!
    Hai notato che Kiko ha citato Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II, quasi a voler dire al Papa attuale: "loro hanno parlato e tu che cosa aspetti?".

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  31. Grazie al cielo anche BenedettoXVI sta "parlando".E come!

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  32. Ridiamoci sopra.
    Dopo lunghi anni di pellegrinaggio su questa terra, Kiko viene chiamato al Padre.
    Trovatosi faccia a faccia con S. Pietro, i due si mettono a discutere su come vadano le cose in Cielo. Subito Kiko avanza delle proposte per rivoluzionare l’organizzazione del Paradiso, che lasciano Pietro un po’ stordito. Questi decide di prendere consiglio: chiede immediatamente udienza a Gesù. Dopo un bel po’, Gesù, a sua volta stranito, convoca privatamente Kiko in una stanzetta. I due parlano, parlano, parlano… Finalmente Gesù esce, con in volto un’espressione ancora più sconvolta. Pietro, preoccupato, gli chiede subito cosa sia successo, e Gesù risponde:
    "Mi ha rimandato al secondo passaggio!".

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  33. ULTIME DAL QUARTIER GEN. CIMIC 1

    La storiella raccontata da Plauto è stata accolta freddamente da Dona Carmenita che,presumibilmente,avrebbe voluto far parte del cast dei personaggi della stessa.Peraltro la lettura di essa l’ha trovata intenta al riordino,già programmato dal mese scorso,del cassetto centrale della sua enorme scrivania al I piano del quartier generale.
    Lavoro alquanto defatigante,che ha richiesto lo svuotamento del cassetto sul piano della scrivania,sulla quale si sono sparsi nell’ordine:

    · 12 mazzi usati di napoletane,rigorosamente privi dei semi di denari;
    · 8 mazzi consunti da poker;
    · 12 Kinder Paradiso rinsecchite;
    · tre etti e mezzo di briciole varie;
    · 26 chiavi di varie dimensioni e fogge,tra cui una fedelissima riproduzione dello stemma pontificio in scala 1:10;
    · un numero imprecisato di mozziconi di mezzo toscano;
    · un pacco e mezzo di sigari avana aromatici;
    · una copia,zeppa di correzioni,del progetto del proprio erigendo altare nella Domus Aurea Galileae;
    · alcune trascrizioni dei principali spartiti per shofar, oboe e chitarra del celeberrimo Kiryekirikus;
    · quattro chili e 300 grammi di carte varie senza importanza;
    · una ventina di prugne secche;
    · un salame e mezzo di Praga.

    Alla vista di quest’ultimo sono affiorati nella mente e nel cuore di Dona Carmenita dolcissimi ricordi risalenti a due anni fa circa,quando ella nella Repubblica Ceka ha dedicato molti giorni all’annunzio del verbo kirikiano e molte sere,in un umile ristorante di Praga,al flamenco,che recava vaghi accenti del vicino mondo tzigano.

    Dopo quattro ore di intenso lavoro Dona Carmenita ha programmato il riordino del secondo cassetto per la fine del mese in corso.

    Dal quartiere CIMIC 1 per il momento sembra tutto.

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  34. Ciao, pulce, sei andato ad una grattatio nella Domus Aurea Galileae e ci hai lasciati soli?

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  35. LAVORI IN CORSO NEI PRESSI DELLA DOMUS AUREA

    Fervono i lavori nei pressi della Domus Aurea per la costruzione dei sette grandi shofar commissionati dal senor kirikus. Sono stati fatti arrivare due autotreni carichi di rotoli di pesante plastica tipo cuoio e moltissime traversine in alluminio che serviranno a rende più leggeri gli strumenti.

    Dona Carmenita segue da lontano,in web collegamento, l'evolversi dei lavori,impartendo disposizioni seduta davanti a uno schermo nel quartier generale CIMIC 2 di Roma e fumando come due turchi messi insieme.

    El senor kirikus dopo aver impartito le sue disposizioni tramite le cimici ingegnere,si è ritirato per alcune ore di riflessione e di preghiera nei sotterranei del colosseo (confortato da una discreta dotazione di viveri e di tenda canadese)che egli ama moltissimo per due motivi:

    1) gli ricordano il martirio dei primi cristiani e lui,come primo cristiano,si sente particolarmente
    motivato a bazzicare in quel luogo;

    2)la conformazione dei ruderi riaccende in lui una non mai sopita nostalgia per le corride.

    Intanto le squadre di artigiani che lavorano agli shofar nella valle di Korazym si alternano giorno e notte,generosamente rifocillate di tanto in tanto da squadre di cimici neocat che vivono diuturnamente all'ombra della Domus Aurea.

    Due volte al giorno,per riaccendere i sopiti entusiasmi,nel vasto cantiere viene diffuso da un altoparlante un discreto muggito neocat registrato e viene contemporaneamente portata in processione la statuetta in plexiglass del senor kirikus,a volte coperta da alcuni filatteri per difenderla dai raggi del sole.

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  36. Abbiamo provveduto noi ad aggiornare Wikipedia
    ah ah ah !!!!!

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  37. Ridi quanto ti pare. Mi sembra che comunque nella realtà non cambia nulla...

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  38. Attenzione sembra che a Kiko sia stato dato il mandato per redigere la Bolla di approvazione definitiva del cammino.
    Il testo verrà presentato per la firma ai Dicasteri competenti che devono renderla nota entro Pasqua 2007.
    Sembra che Arinze sia stato defenestrato dalla commissione ed è stato insediato mons. Boccadoro al suo posto.

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  39. Non ho vissuto il Cammino ma ho vissuto 15 anni in una parrocchia romana "devastata" dall'arrivo delle Comunita'. Li dove alla fine degli anni 70 esistevano almeno 15 realta' pastorali diverse che animavano con partecipazione tutte le fasce di eta' dai 5 ai 99 anni, alla fine degli anni 80 non e' rimasto che deserto e stanze chiuse.
    Non sono in grado di valutare la catechesi del Cammino ma sono in grado di valutare l'impatto catastrofico che essa puo' avere su un tessuto parrocchiale.
    Eravamo tutti cristiani di serie B ai loro occhi, nelle loro parole, nei loro giudizi diretti. La nostra pratica, le nsotre tradizioni associative (ACR, AGESCI,GAM, Oratorio, Vincenziane, Oblate etc. etc.), il nostro servizio pastorale reso ai bambini, agli anziani, ai ragazzi, la nostra dimensione e la nostra identita' di quartiere, le nostre pratiche educative erano, ai loro occhi, solo alibi dietro i quali celare dubbi irrisolti, mancanza di fede se non vera e propria contiguita' con il maligno.
    Arrivarono agli inizi degli anni 80. Per un paio di anni nessuno si accorse letteralmente di loro. Celebrazioni al sabato sera, ad ora tardissima, quando la parrocchia si svuotava. Nessuna presenza agli eventi parrocchiali. Nessuno di loro ad una Via Crucis, ad una processione delle palme, alla festa del patrono, alla celebrazione di Cresime e comunioni. C'era solo la grande icona di Kiko che campeggiava all'ingresso degli uffici parrocchiali con la scritta "Catechesi per Adulti". Nessuna partecipazione al Consiglio. Nulla di nulla.
    Finche' una sera del 1982 uscirono violentissimamente allo scoperto, durante la Messa della Luce. Uno schock per tutta la comunita'. La liturgia della parola completamente stravolta, senza preavviso, i cantori messi da parte, i ragazzi volontari con la chitarra esonerati e sostituiti da "semi-professionisti" e tamburelliste varie. Ogni brano della Parola veniva introdotto da uno sconosciuto che prima, dal pulpito, faceva della pubblica analisi dei suoi problemi personali e di fede e poi scaricava sull'assamblea i suoi sensi di colpa, ci additava per un cammino di conversione e di redenzione, secondo lui, mai intrapreso. La celebrazione, con la disposizione di altare e panche completamente stravolta, si prolungo' tra battesimi, riti e eucarestia in duplice specie solo per gli adepti, per circa 5 ore. Alla fine delle quali la gente era distrutta, confusa, smarrita.
    Noi animatori capimmo che quella sera era cambiato qualcosa nella nostra parrocchia ed essa non sarebbe stata piu' la stessa.
    L'impatto delle Comunita' procedette sostanzialemente su due binari. Uno prettamente logistico. Le Comunita' crescevano in maniera quasi incontrollata. Avevano bisogno di spazi, di sale per i loro riti. Sale che dovevano essere arredate in modo molto particolare, con strutture fisse, suppellettili preziose. Una volta che una stanza veniva data in disponibilita' ad una comunita' essa veniva automaticamente sottratta al resto della parrocchia. Ci fu quindi un vero processo di conquista di spazi, con il resto delle assoziazioni che avendo esigenze logistiche piu' flessibili, meno rigide, erano costrette a retrocedere sempre di piu'in spazi angusti, limitati. Il secondo binario fu prettamente pastorale. La pratica neocatecumenale provoco' una delegittimazione di fatto di tutte le altre realta'. Davanti ad una professione di fede cosi' potente, cosi' forte, cosi univoca, sostenuta con convinzione dal parroco, tutte le altre associazione vive della parrocchia persero velocemnte convinzione in se stesse. Ad eccezione della AGESCI, che era legata a strutture zonali che ne garantivano la identita', tutte le altre, molto locali, si "annaquarono" sono la spinta del disinteresse praticato dal parroco. Il popolo inizio' ad abbandonare la Parrochia. Per primi andarono via i ragazzi, poi via-via tutti quanti, assorbiti chi dalle realta' vicine, chi da associazionismi lontani, chi dai Neocat stessi.
    Ma le Comunita' non erano nate per praticare una pastorale parrocchiale e di quartiere. Una volta "digerita la parrocchia" se ne tornarono tranquille ai loro riti del sabato, alle loro adunate, alle loro agape fraterne e scomparvero dagli eventi liturgici che avevano prima stravolto e condizionato.
    Sono ancora li.
    Il 90% di loro non appartiene al quartiere, non conosce le sue storie, i suoi anziani, i suoi indigenti. Arriva ogni sabato sera con i loro van e i loro suv stracarichi di bambini, chitarre e tamburelli. Parcheggia rumorosamente in piazza e altrettanto rumorosamente se ne va alle 2 di notte.

    07 dicembre, 2007 10:18

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