giovedì 23 maggio 2024

NIENTE APPLAUSI DURANTE LA MESSA

Che il Movimento Neocatecumenale non sia gradito nelle Filippine non è né un mistero né una novità.

Risale infatti al 2010 la lunga lettera che l'arcivescovo Socrates Buenaventura Villegas, della Diocesi filippina di Lingayen-Dagupan, scrisse per lamentarsi di tale Movimento.

Ma l'indice di "sgradimento" evidentemente deve essersi mantenuto inalterato fino ad oggi, niente ripensamenti nel corso di 10 anni...

Questo vescovo, infatti, oltre a non segnalare il Movimento Neocatecumenale nella sezione dedicata ad “Associazioni, Organizzazioni e Movimenti” della sua diocesi di Lingayen-Dagupan, come invece fa con il Movimento Carismatico, per esempio, nella sua lettera sulla Quaresima del 2020 espresse concetti che vanno in netto contrasto con le prassi e le credenze neocatecumenali e che dovrebbero servire d’esempio per molti altri prelati.


"L'arcivescovo Villegas chiede ai fedeli
di astenersi dall'applaudire in Chiesa
"
Si legge:

Il prelato chiede ai cattolici di astenersi da “applausi inappropriati durante la Messa”, ricordando che l’Eucarestia è “un memoriale del Calvario”. 

Se ciò non viene interrotto il più presto possibilegli applausi possono derubarci del vero significato della liturgia e del culto cristiani”.

Chi avrebbe mai applaudito sul Calvario? Lo avrebbero mai fatto la Beata Madre o il prediletto Giovanni?"

È la domanda che l’ arcivescovo di Lingayen-Dagupan e presidente della Commissione per i seminari della Conferenza episcopale filippina (Cbcp), pone ai fedeli nella sua lettera di Quaresima.

Il Mercoledì delle Ceneri, che apre il tempo di Quaresima, ci dona una buona occasione per riflettere sul valore e l’importanza della sobrietà, del silenzio e del dominio di sé nella ricerca della santità della vita."

L’arcivescovo analizza “i cosiddetti motivi” per un applauso in chiesa, prima o dopo la celebrazione eucaristica:

 “Battere le mani è forse l'antidoto alla noia in chiesa? Battere le mani nel mezzo dell'omelia o dopo, sarebbe un segno di vitalità liturgica? Questa noia non viene forse da un frainteso senso di adorazione e preghiera?”. Ma in questo modo, “la comunità di preghiera diventa solo un pubblico bisognoso di intrattenimento; i ministri liturgici diventano artisti; e i predicatori diventano eruditi annunciatori di brindisi. Non dovrebbe essere così”.


Nel Movimento Neocatecumenale
non solo si battono le mani, si balla anche...

Mons. Villegas ricorda quanto detto sul tema da due importanti pontefici. San Pio X, che vietò i battimani a lui rivolti all'interno della basilica di San Pietro, dicendo che:

Non è giusto applaudire il servo nella casa del padrone”.

Più di recente, papa Benedetto XVI ha spiegato:

Là, dove irrompe l’applauso per l’opera umana nella liturgia, si è di fronte a un segno sicuro che si è del tutto perduta l’essenza della liturgia e la si è sostituita con una sorta di intrattenimento a sfondo religioso”.

L’arcivescovo di Lingayen-Dagupan critica l’applauso come gesto per mostrare apprezzamento o riconoscenza:

L'applauso può essere superficiale e a buon mercato”.

Rivolgendosi ai sacerdoti, mons Villegas aggiunge:

Evitate di usare gli applausi per tenere vigili e svegli i nostri parrocchiani durante l'omelia. Un'omelia ben preparata, breve, ispirata e stimolante ha una vita più lunga rispetto all'applauso intermittente mentre predicate”.

Se è necessario recapitare all'assemblea un messaggio post-comunione, il presule scoraggia la citazione di particolari persone o gruppi con cui la parrocchia desidera congratularsi, per il lavoro o le donazioni fatte alla Chiesa. Gli apprezzamenti, aggiunge:

Devono esser fatti al di fuori della Messa”.

Non applauditemi dopo la messa quando visito la vostra parrocchia o cappella. Voi ed io siamo ospiti nella Casa di Dio. Siamo solo servi alla Tavola del Padrone. […] Lo spezzare il pane è una commemorazione della violenta morte che il Signore ha attraversato. Chi applaude mentre altri soffrono? È dolore con amore, si; ma è pur sempre dolore”.

Il tempo di Quaresima ha un austero colore viola; un'aura sobria e calma. Le decorazioni dell'altare sono contenute. Gli strumenti musicali sono sommessi. Digiuniamo dal piacere e tratteniamo il nostro appetito. Aggiungiamo più astinenza a questo tempo sobrio. Asteniamoci dagli applausi in Chiesa. Possa questa astinenza dall'applaudire scorrere negli altri giorni dell'anno”.

A tal proposito, riferendomi a quanto detto a proposito degli applausi e della "citazione di particolari persone o gruppi...", mi sovviene un ricordo di un episodio che all'epoca, con la mente neocatecumenale fuorviata, avevo anche stimato.

Il responsabile regionale, ad un incontro annuale per fare il punto sull'evangelizzazione, chiamava come di consueto il capo-equipe di ogni equipe evangelizzante o il responsabile delle varie comunità, rigorosamente facendo seguire l'applauso di circostanza in relazione ad ogni singola persona chiamata. 
Ci fu un responsabile novello, che non sapendo ancora come dovevano girare le pale, quando fu chiamato disse che non avrebbe gradito essere applaudito.
Certo, si stava distinguendo dalla "massa", che obbedientemente e sovrappensiero applaudiva e veniva applaudita ad ogni chiamata. Già all'epoca, però, la cosa mi risultava noiosa e ripetitiva: ogni chiamata un applauso, così per un numero infinito di persone... "Applausi superficiali e a buon mercato", come ben svela l'arcivescovo Villegas, oltre che estremamente INUTILI.

Comunque, il povero responsabile in erba, digiuno delle indifferibili prassi neocatecumenali, si prese davanti a tutti una ramanzina durissima da parte del capo catechista regionale, che lo chiamò SUPERBO, ORGOGLIOSO e UNO CHE SI VOLEVA METTERE IN MOSTRA, volendo "fare il diverso" da tutti gli altri.
Io non so perché il malcapitato, paonazzo in viso e sensibilmente a disagio dopo la stringata, avesse agito così, ma so di certo che una tale sgridata gratuita lo mise sicuramente in imbarazzo.


Questo per dire che nel Movimento Neocatecumenale, non ti puoi permettere di sgarrare nemmeno nelle cose ordinarie, avere sensibilità ed opinioni diverse da quelle previste e catalogate, ma devi SEMPRE E SU TUTTO MARCIARE NELLE FILE DEL BATTAGLIONE, COME "Z LA FORMICA".
Se non ti adegui su tutto e osi "pensare" o "contrariare", una bella figura di m... gratuita non te la leva nessuno: ti psicanalizzano e ti "scrutinano" ipso facto, dicendoti con sicumera di quale "disturbo o vizio soffri"...


Tornando all'arcivescovo filippino, si legge che nel 2019 sono state inoltrate denunce contro una lista di persone, compreso il vescovo mons. Villegas ed altri 3 vescovi, da parte del gruppo filippino di polizia nazionale, sulla base di un “testimone” che li ha accusati di aver diffuso, attraverso una serie di video, sedizione, incitamento alla sedizione, cyber calunnia, calunnia, frode e ostruzione alla giustizia.


I 4 vescovi denunciati dal regime di Duterte
Naturalmente il regime del presidente filippino Duterte è una forma di dittatura che ostacola ogni tipo di espressione contraria al governo.

Nonostante tutto, a febbraio 2020, le accuse contro i vescovi sono state cancellate.

E’ comunque da sottolineare che quando un vescovo è amato dal suo popolo (contrariamente a come è avvenuto per il rimosso vescovo neocatecumenale Del Palacio), le persone si mobilitano spontaneamente in sua difesa.

A luglio 2019, infatti, centinaia di persone hanno organizzato una Messa, al termine della quale hanno marciato in preghiera a sostegno del vescovo Villegas e degli altri 3 vescovi denunciati dal regime di Duterte.
Cattolici solidali con l'arc. Villegas
Firme a favore dell'arc. Villegas
Arc. Villegas amato dal popolo
Queste manifestazioni spontanee niente hanno a che fare con l'induzione al gradimento avvenuta tramite PETIZIONE nei confronti dal vescovo Del Palacio, di cui parlavamo negli articoli passati.
La cosa è strana, perché al terzo anno di vescovato di Del Palacio, la Fondazione spagnola Citizen Go, che è una piattaforma di petizioni online con sede a Madrid e uffici in altri paesi, si è attivata per diffondere, a livello mondiale, questa petizione a favore di un vescovo che già si sapeva essere disconosciuto dal popolo come "pastore".

E' infatti il gregge che riconosce l'odore del pastore, come ben dice Papa Francesco:

"Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo; questa è una prova chiara."
Questo vi chiedo: di essere Pastori con “l’odore delle pecore

Chi deve ricorrere ad una petizione per dimostrare gradimento, non ha certo quel tipico odore, che fa sì che le pecore lo riconoscano.

Presidente della Fondazione CitizenGo, e fondatore dell'equivalente HatzeOir, è lo spagnolo Ignacio Arsuaga, che ha ammesso di avere rapporti piuttosto stretti con un certo tipo di politica.
VERGOGNA!
Discorso di elogio e ringraziamenti
contenuti nella PETIZIONE

Formulario prestampato per la PETIZIONE, in tutte le lingue,
 a favore del vescovo Del Palacio






















Ci vuole coraggio, ma non è impossibile remare contro chi vuole sostituire la Chiesa cattolica con eretiche innovazioni fai-da-te, giusto per animare e dare il "senso" dell'allegra novità, all'unico scopo di introitare le genti, andando poi tronfiamente a mostrare gli eretici risultati...

13 commenti:

  1. Nel Cammino è tutto un ridicolo applaudire ritmato (il clap-clap-clap! anche durante le canzonette kikiane in tono calante e funereo).

    Quanto a mons. Villegas, ricordo che quando a gennaio 2011 pubblicammo la traduzione del suo intervento contro il Cammino (ne farà poi altri, necessari perché i kikos hanno sempre disubbidito), gli asini kikolatri ragliarono fortissimo "quel vescovo non ci capisce, quel vescovo non conosce il Cammino".
    Sono sempre le stesse scuse: il Cammino dev'essere per forza perfetto, dovete essere per forza voi quelli che sbagliano e che "non capiscono" e che "non conoscono". Guai a chi fa notare che il triplice idolo Kiko-Carmen-Cammino ha difettucci e difettacci...

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    1. Piccolo promemoria per gli asini che credono di ragliare ad alto valore teologico:
      - questo è un blog
      - quando riportiamo affermazioni e documenti pubblicati altrove, è improbabile che gli autori di tali affermazioni e documenti vengano qui a rispondere
      - pertanto potete rispondere a tali autori contattandoli direttamente e aspettandone la risposta
      - in particolare, leggete prima di scrivere! non c'è niente di più noioso di un asino che raglia fortissimo perché ha capito fischi per fiaschi
      - oltre ad assicurarvi di aver capito correttamente il pensiero dell'autore prima di rispondergli, interrogatevi anche sull'ipotesi che nel Cammino siano davvero successe certe cose, siano davvero insegnate certe cose, eccetera: altrimenti un emerito asino che raglia che nel Cammino "non è così", azzecca anzitutto la figuraccia del mentitore o dell'incompetente.

      Vedete, non è che la gente si sveglia al mattino e decide senza motivo di criticare il Cammino.
      Semplicemente si confrontano i fatti, si prendono in considerazione le testimonianze (anche negative), si cerca di capire come e perché tanta gente ha quella pessima impressione del Cammino: sta' a vedere che quell'impressione è ben motivata, ben documentata, ben fondata, ben testimoniata. Ma allora questo significa che è il Cammino a dover essere corretto, e che sono gli autoproclamati "iniziatori" ad aver sbagliato. E che dunque tutte le "approvazioni" sono state volutamente generiche perché nessun prelato - nemmeno modernista - se la sentiva di "metterci la faccia" approvando esplicitamente gli errori più madornali di una setta idolatrica come quella neocatecumenale.

      p.s.: non ci può essere dialogo con tali autori se non siete disposti a riconoscere l'evidenza della verità. "Da me mai successo", oppure "è impossibile che un catechista dica questo e quello", significa solo che volete prendere per il sedere i vostri interlocutori. Se in tanti hanno testimoniato che "è successo", non avete il diritto di obiettare "da me mai successo".

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  2. Pietro (NON del Cammino)23 maggio 2024 alle ore 15:30

    Come il nazionalismo è una forma di suprematismo che si basa sull’emotività, mentre nella sovranità di un popolo si esprimono le identità personali, così il settarismo è una forma di suprematismo che si basa sull’emotività, mentre un movimento autenticamente ecclesiale, senza segreti e sottomesso ai vescovi, permette alle persone di esprimere la loro identità.

    Purtroppo oggi la fede la si vuol spesso basare sulla carica emotiva: chiasso, stravaganze, ecc.
    Non che l’emotività sia un male: l’uomo è fatto anche di emotività, che può anche rappresentare una risorsa nel vivere la fede, purché però non si escluda l’importanza della volontà e, anzi, vi si sottometta.

    Se infatti si cerca l’emotività e lo spontaneismo a dispetto della volontà che fa aderire alla fede, si fa come gli ultras del calcio che hanno “fede” nella loro squadra: ci si “carica” e ci si aizza l’un l’altro, ma questo non è dare l’esempio. Si diventa un ultras.

    E’ un fatto che là dove più si demonizzano la ragione e la volontà, mentre si esalta una grazia disincarnata che non ha bisogno del concorso della volontà, più la fede assomiglia a un’ideologia.

    L’unica volontà richiesta da una setta è di aderire alla setta stessa: il cammino spirituale personale, centrato sulla lotta al peccato e il crescere nelle virtù, viene totalmente offuscato dal “carisma” comune, come se il carisma e la chiamata comune fossero garanzia di salvezza, mentre la Chiesa afferma che i carismi non si possono in alcun modo identificare con la santità.
    Giuda infatti ha tradito Gesù pur appartenendo ai Dodici: ha camminato tanto senza averci capito nulla.

    L’emotività senza la volontà serve a mantenere solo lo spirito di corpo: forse per questo, nel Cammino, ma non solo, si enfatizza la bellezza della propria liturgia contrapponendola alla Messa nelle parrocchie.

    Certo una bella liturgia ci sta bene (purché segua il Messale romano), e una liturgia vissuta tra amici non è da disprezzarsi, tutt’altro, ma è utile partecipare anche a quelle Messe in cui non ci si conosce e non c’è confidenza tra partecipanti. In tal caso, infatti, a meno di una particolare permissione di Dio, per “sentire” degli sconosciuti come dei “nostri”, come dei fratelli carissimi, occorre la volontà, che non sbaglia perché davvero è così.

    La sola emotività, invece, apre solo verso chi si riconoscere come simile, ragion per cui esclude tutti gli altri. Di conseguenza si contrappone all’empatia, che riguarda le persone piuttosto che i gruppi.
    Ma se l'emozione è al servizio della volontà, può diventare un aspetto della compassione.
    Nella parabola del buon samaritano, il sacerdote che si è imbattuto nell’uomo ferito probabilmente avrà sentito una qualche emozione pietistica, che però non si può chiamare compassione perché non si è voluto fermare.

    Così avviene anche quando nei gruppi chiusi si parla esageratamente e banalmente del demonio: è ben vero che esiste e opera ovunque, ma non deve servire per coinvolgere emotivamente spaventando le persone in modo da “marcare il territorio” e creare un confine tra chi sta all’interno e chi sta fuori, perché così fanno come nelle sette.

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    1. Emotività è l'acronimo di :

      Eresia Mamotreticamente Orrida Terribilmente Ignobile Velatamente Irricevibile Tragicamente Assurda

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  3. Salve,

    È possibile avere un'email aggiornata per contattare la redazione del blog?

    Vi ringrazio

    Gloria

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  4. Mi pare che questo vescovo abbia ripreso il Cammino più volte, proibendo anche di fare nuove catechesi.

    Sul sito della diocesi, alla voce "Associazioni, Organizzazioni e Movimenti" il Cammino Neocatecumenale non figura neppure, magari si è dissolto.
    Online non ho trovato alcuna notizia recente a proposito del Cammino in questa diocesi e molto poco anche nelle Filippine in generale.
    C'è una foto su twitter che mostra il Pellegrinaggio nazionale dei giovani del Cammino Neocatecumenale
    a Bacolod nel 2023. Neanche un centinaio di giovani in tutto lo Stato.
    I neocatecumenali non erano presenti nemmeno all'incontro dei missionari italiani nelle Filippine organizzato dal Cum (Centro unitario missionario).
    Mi dà l'impressione di una realtà di scarso rilievo.

    Comunque, se ai neocatecumenali si toglie il battimani, si toglie mezzo indice di gradimento.
    Marco

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  5. Cmq nel cammino si è sempre applaudito pure quando ,non come ora che si paga in anticipo, nelle convivencias si raggiungeva e superava in abbundanzia la quota per albergo ed oliature varie !

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  6. O.T.
    Porto all'attenzione dei fratelli del Cammino Neocatecumenale, un interessante video, sulla prece/cardine, del Cammino stesso ovvero, lo "Shemà Israel" :

    https://www.youtube.com/watch?v=t6gGAEhrq6U&t=1095s

    al di là del titolo, il video, è incentrato al 99% sull'esegesi, supportata da autorevoli Testi Biblici, sulla preghiera di cui sopra ovvero, come, dove e quando può essere recitata, con relative proibizioni in merito.
    Ruben.
    ---

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  7. Sta facendo scalpore sui media una battutaccia di papa Francesco contro la "frociaggine" dei seminari. Considerato che anche nei seminari Redemkikos Mater vigeva la tradizione di distinguere fra "orientamento" e "comportamento", si direbbe che abbiano ora anche loro qualche seria preoccupazione in più. Io stesso ho conosciuto qualche seminarista neocatecumenale non particolarmente virile, diciamo così per non stuzzicare troppo l'attenzione dei motori di ricerca. Che poi certuni giungano al presbikikerato e altri vengano fatti fuori nel frattempo (spedendoli "in missione" o in altri seminari), non cambia la quantità di presbikikos con squilibri affettivi e sessuali, vizio del fumo, ciclopica ignoranza di dottrina e liturgia, e la convinzione di dover ubbidienza non al vescovo ma a dei cosiddetti "catechisti" laici.

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    1. Ora ci manca solo qualche neocatekiko che venga a spiegarmi che ciò che ho visto coi miei stessi occhi e udito con le mie stesse orecchie sarebbe inesistente.

      Ormai i trucchetti dei kikolatri sono sgamatissimi: scambiano furbescamente il particolare con l'universale, fingono di non conoscere cos'è un controesempio o che valore abbia nel contesto, applicano tutte le fallacie logiche possibili, partono astutamente dal presupposto che l'interlocutore sarebbe del tutto ignaro di ciò che succede nel Cammino...

      Ma lo fanno soprattutto per mentire a sé stessi. Sotto sotto sanno benissimo quanto marciume c'è nel Cammino, a cominciare dalla propria stessa comunità e dai propri stessi "catechisti". Ma dopo aver bruciato per una vita intera tutte le proprie risorse e i propri affetti sull'altare dell'idolo Kiko, hanno un terrore nero di scoprire di essersi sbagliati. Perciò hanno bisogno di mentire a sé stessi, di raccontar balle agli altri in modo da convincere sé stessi di aver fatto bene. Sono incapaci di perdonare se stessi, sono incapaci perfino di ipotizzare di aver sbagliato qualcosa, hanno disperato bisogno di raccontarsi la favoletta che "si salva solo chi fa bene il Cammino", cioè paga bene le Decime, idolatra bene Kiko e la sua gerarchia, sforna figli come conigli, esegue le attività kikolatriche man mano che gliele comandano.

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    2. Mi permetto di ricordare che don Ariel - autore del libro La setta neocatecumenale - nel 2013 pubblicò l'enciclica Quanta cura in cordibus nostris, per gran parte dedicata al clero e alla formazione sacerdotale, e che affronta senza mezzi termini anche la questione di seminaristi e preti non particolarmente virili. È un'epoca triste, per la Chiesa, se un sacerdote riesce a promulgare un'enciclica da parte di un Papa immaginario che però dice esattamente quel che c'è da dire oggi, con franchezza, onestà e fede, mentre sui giornali sta spopolando la battutina bergogliana (solito metodo del colpo al cerchio e alla botte) che però difficilmente porterà a conseguenze rilevanti. Questo libro-enciclica - che meriterebbe di essere non solo letto ma studiato per bene da vescovi e formatori di seminario e anche dai parroci che intendono presentare qualche vocazione dalla propria parrocchia - è finito nell'oblio persino dalla vetrinetta libri di Isola di Patmos.

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  8. Intanto, la svolta per il Cammino Neocatecumenale parte dai seminari spagnoli.
    Dopo la Ratio fondamentalis Institutionis sacerdotalis della Congregazione per il Clero del 2016, nel 2019 la Conferenza Episcopale Spagnola ha approvato il documento Forma pastori missionari nel quale, tra le altre cose, è prevista soprattutto la riduzione numerica dei seminari maggiori che verranno accorpati in Seminari Interdiocesani raggruppando più diocesi.

    Un punto determinante del documento della CEE stabilisce:
    “L'attenta osservazione della realtà di molti seminari maggiori in Spagna ha dimostrato che le condizioni di possibilità e di convenienza che ne giustificarono allora l'erezione hanno perso la loro validità, sicché la persistenza di ciascuno dei seminari maggiori spagnoli sarà confermata dal Dicastero per il Clero”.

    L’obiettivo del documento è che “entro tre anni tutti i seminari maggiori della Spagna dispongano del numero adeguato di seminaristi e formatori dedicati esclusivamente alla formazione”.
    Sebbene il periodo indicato sia più breve per quei seminari "che contano dieci seminaristi o meno nelle fasi discepolari e di configurazione, sommati insieme", i quali "devono essere integrati con altri seminari maggiori della stessa provincia ecclesiastica o, almeno, della stessa regione o area culturale”.
    Parimenti, per il corso successivo è stabilito “che la comunità formativa di ciascun corso propedeutico abbia un minimo di dieci candidati e due formatori esclusivamente dedicati”, con una durata “minimo di un anno per tutti i candidati di età inferiore a 35 anni che” inizieranno la formazione sacerdotale. Quelli maggiori di 35 anni dovranno aver sede in un edificio diverso.

    E qui, sulla questione numerica, sappiamo benissimo che molti dei 15 seminari Redemptoris Mater spagnoli non raggiungono il quorum.
    Ci aspettiamo che in un tentativo disperato Kiketto rimpingui il piatto piangente, cercando di evitare la chiusura di certi suoi seminari “speciali”.
    Ma la questione pare vertere anche sui formatori.
    Gli RM che verranno accorpati potranno mantenere i formatori laici delle équipes neocatecumenali?
    Non credo proprio, perché non ci saranno solo neocatecumenali e la formazione deve essere unica per tutti.
    Anche i laici potranno coadiuvare i formatori, ma mi pare improbabile che possano provenire tutti dal Cammino Neocatecumenale.

    Ancora, sarà il vescovo a designare uno specialista per la valutazione psicologica della personalità di coloro che vorranno accedere al seminario.
    Non più bomba libero tutti.

    Entro il 30 giugno 2026 dovrà essere presentato "l'aggiornamento di tutti gli statuti dei seminari maggiori in Spagna, siano essi nazionali, interdiocesani o diocesani". Anche i seminari Redemptoris Mater in Spagna dovranno aggiornare i propri statuti, “per espresso provvedimento” del Papa.

    Continua...

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  9. Bisogna ricordare però che la determinazione di Papa Francesco sui seminari spagnoli deriva anche dall’opposizione che certi vescovi fecero quando, nel 2018, ricevettero una lettera dal Prefetto della Congregazione per il Clero, card. Beniamino Stella, che li esortava a creare una Commissione composta dai quattro cardinali spagnoli attivi, Blázquez, Osoro, Omella e Cañizares, per riorganizzare la mappa dei seminari in Spagna.

    Relativamente ai 15 RM spagnoli nella lettera si riteneva che fossero troppi e, in certe diocesi, non necessari.

    I vescovi spagnoli però rifiutarono questa raccomandazione e la considerano un’ingerenza della Congregazione per il Clero, lontana dalle loro realtà.

    Dopo che non accadde nulla sotto la presidenza del card. Ricardo Blázquez nel 2018, si ritentò col card. Omella nel 2020, al quale ancora una volta fu chiesto di riunificare i seminari spagnoli riducendoli quasi della metà, soprattutto i Redemptoris Mater.

    Niente più frammentazione né autoreferenzialità.
    Sette mesi dopo la visita apostolica che i seminari hanno ricevuto a gennaio-marzo 2023, tutti i vescovi spagnoli sono stati convocati da Papa Francesco e dalla Congregazione per il Clero.

    Probabilmente è per questo che Papa Francesco si è poi mostrato determinato verso i vescovi spagnoli, sia con la visita apostolica prima, che con la convocazione poi.
    Marco

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