lunedì 18 settembre 2023

Il mistero della Transustanziazione è vero con o senza attività dei fedeli

Vorrei qui aggiungere una breve riflessione sul mistero della Transustanziazione e il carattere essenzialmente sacrificale della Santa Messa.

Il punto è cruciale, perché sulla Liturgia, che è la sintesi più sublime della fede cattolica, si sono combattute aspre battaglie nel corso della storia, e, per quanto ne ho memoria, tutti o quasi i movimenti ereticali hanno messo in discussione soprattutto la dimensione sacrificale della Messa, la conversione delle sostanze del pane e del vino nella sostanza della Carne e del Sangue di Nostro Signore, o mettendo in contrasto alcuni significati con altri, nel tentativo di annacquare ciò che più caratterizza la cattolicità.

Ciò si realizza non solo propalando eresie, ma anche modificando nei fatti la Liturgia, che da atto nel quale viene amministrato il Sacramento diventa uno spettacolo autogestito dove "si portano avanti significati" dubbi o eterodossi, si compiono strafalcioni e si toglie spazio all'unica parte davvero importante, ovvero al mistero sublime per il quale si perpetua il Sacrificio del Signore.

Introduco l'argomento con la splendida e autorevole spiegazione del teologo domenicano P. Angelo Bellon:

1. la Messa è la perpetuazione del sacrificio di Cristo sui nostri altari.
Allora sia che venga celebrata da un solo sacerdote oppure da molti, sia con nessun fedele oppure con la presenza di una moltitudine di gente, ogni Messa offre a Dio un’adorazione, una lode e ringraziamento, una supplica di perdono e di richiesta di grazia che ha un valore infinito.

(…)

6. Il sacerdote, per motivi seri, può celebrare anche senza la presenza di un solo fedele.
Nel nostro Ordine, per antico privilegio, questo è sempre stato concesso.

Ultimamente i Papi non hanno cessato di esortare i sacerdoti a celebrare quotidianamente anche se non vi fosse la presenza del popolo.
Per il merito intrinseco ad ogni Messa, un sacerdote dà di più alla Chiesa e al mondo intero con la celebrazione dell’Eucaristia che con molte altre opere.


L'ottima spiegazione dottrinale di P. Bellon afferma alcuni concetti che mi preme sottolineare:

  • Il Sacrificio di Cristo che si perpetua sull'altare in modo incruento al momento della consacrazione ha un valore infinito;
  • questo valore esiste a prescindere dalla presenza del popolo;
  • il Sacrificio perpetuato attraverso l'Eucarestia produce frutti di grazie che si spandono nel mondo intero, ed è così grande che sarebbe sufficiente anche una sola Consacrazione per tutte le anime del mondo.

È che ovvio che sia raccomandabile che il Sacrificio si svolga davanti al popolo, ovvero, se non vi sono motivi per celebrare la Messa senza il popolo, non è giustificabile farlo, ma primariamente è necessario che il sacerdote celebri quotidianamente la Messa, offrendo Cristo in sacrificio per il bene proprio e di tutto il mondo.

Il bene primario è la celebrazione della Messa, non la partecipazione del popolo.

Nel Cammino, per anni, si è invece insegnato che l'Eucarestia sarebbe principalmente un rendimento di grazie, in linea con le convinzioni di stampo giudaico-luterano di Kiko e Carmen e che durante l'Eucarestia il Signore "passa" come se fosse una specie di alito di vento, per "trascinare" l'assemblea al Cielo.

Carmen, la "serva del dio-Kiko", insegnava inoltre che i Tabernacoli sono inutili, dato che Cristo non vorrebbe stare lì, e anzi che Gesù si sarebbe fatto pietra se la Sua intenzione fosse stata di essere conservato con mille onori nel Tabernacolo, ed effettivamente convertire il pane (l'ostia) nella propria divina sostanza in vera Carne e vero Sangue da preservare per l'Adorazione. E dunque, dato che il pane va a male, la transustanziazione (che secondo Kiko è solo una parolina) si verifica solo per il tempo che serve a che l'assemblea consumi il pasto, perché (Carmen dixit) a una cena si va per mangiare e per bere.

L'enfasi sul rendimento di grazie (un aspetto dell'Eucarestia ma non il principale), sul passaggio del Signore ("pesach"), sul consumare tutto il pane transustanziato come in un banchetto nel quale non devono esserci avanzi, sono tutti segnali piuttosto evidenti del fatto che Kiko e Carmen non hanno mai realmente creduto nella Presenza Reale di Cristo, al massimo in una manifestazione transitoria del Signore nelle sacre specie e che la stessa sia dipendente dalla celebrazione assembleare. Senza l'assemblea il mistero non si perpetua, poiché è l'assemblea dei fedeli con un "presbitero" come officiante amministratore liturgico, nell'antico senso di "anziano", capo dell'assemblea.

È ovvio che in questa teologia distorta non c'è spazio per la santità della celebrazione del sacrificio supremo di Gesù. Tutto nel Cammino è temporaneo, smontabile, trasportabile. Il Tabernacolo non serve, l'Adorazione è inutile, l'altare fisso è superfluo e se c'è assume la forma di una tavola del banchetto, una mensa per una "santa cena". Esso inoltre è collocato in basso, anziché in alto verso Dio (dalla notte dei tempi persino i primitivi avevano intuito che se c'era divinità essa dovesse trovarsi in alto, nei cieli e in ogni cultura gli uomini hanno costruito luoghi elevati dove offrire sacrifici) come invece nella stragrande maggioranza delle chiese di tutto il mondo dove si salgono dei gradini per raggiungere lo spazio dell'altare, il presbiterio, o al limite lo stesso si trova separato dall'assemblea anche da barriere fisiche.

Nella teologia kikiana-carmeniana invece ogni sforzo è teso ad annullare qualsiasi elemento di sacrificio (non importa che di quando in quando i due eretici parlino di piaghe di Gesù o che Egli offrì se stesso al padre), e a far pensare che non ci sia nulla di sacro nella Liturgia

Gli spazi dove si svolgono le celebrazioni eucaristiche neocatecumenali non sono neppure spazi sacri o dedicati, ma normalissime sale dove si svolgono altre attività come conferenze, scrutini, anche buffet e banchetti, prove dei canti, catechismo, nonostante le raccomandazioni dello stesso Concilio Vaticano II.

Non raccomandare di inginocchiarsi (ma se Dio è davanti a te nel Pane, perché non inginocchiarsi alla Sua Maestà, alla infinita Bellezza di un Dio che ci ha considerati tanto importanti da morire per noi? Inginocchiarsi per amore e gratitudine!), non raccomandare l'Adorazione ("io guardo Lui e Lui guarda me", persino un contadino analfabeta è in grado di capire i misteri più dei kikolatri con cammini fino alla morte che non portano da nessuna parte), insistere ossessivamente sul Cristo Risorto tralasciando il Cristo morto sulla Croce (persino nell'inquietante "Cena pascual" con il Gesù già risorto che istituisce l'Eucarestia), insistere ossessivamente sulle origini ebraiche (che noi abbiamo superato e compiuto in Gesù che ha distrutto il Tempio, edificandolo in se stesso per sempre, vera Vittima, Altare e Sacerdote), esaltare il ruolo dell'assemblea fino al parossismo (tanto che è tutto un "fare", un "preparare", allestire con le suppellettili designed by Kiko non consacrate: crocefisso kikiano, hanukkiah kikiana, patene e calici kikiani con misteriosi simbolismi, pane made in Kiko-land, vino aleatico e tutto l'armamentario completato adesso dalle icone idolatriche di Carmen sanitificata a prescindere), tutto lascia pensare nei fatti che Kiko e la defunta collaboratrice fossero nemici del Sacrificio e che non ci abbiano mai creduto.

Come tutti gli eretici non hanno fatto altro che dissimulare e ingannare, nascondendosi nel sottobosco e nel caos post-conciliare, finché non hanno avuto sufficienti adepti per rivendicare un peso nella Chiesa cattolica.

Hanno fabbricato una liturgia e un movimento dove essere capi indiscussi, venerati e spesati, altro che riscoperta delle origini! La verità di fede è invece che il Sacramento è amministrato dal Sacerdote e che l'assemblea può solo unirsi a lui per ricevere benefici e offrire le proprie fatiche e le proprie buone opere all'unico sacrificio di Gesù, che si perpetuerebbe anche se sulla faccia della Terra ci fosse un solo sacerdote vivente a celebrare un'unica messa, perché egli non sarebbe solo ma unito a tutta la schiera celeste in virtù della Comunione dei Santi. Questa è la verità, questo è ciò che accade nella Messa:

“Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo” (S. Francesco d'Assisi)

25 commenti:

  1. Tra l'altro, il Cammino Neocatecumenale, è molto più eretico del Luteranesimo, che almeno crede nella Consustansazione, ovvero la presenza reale, assieme
    alle specie visibili e tangibili del Pane e del Vino.
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  2. Secondo voi ex Don Minutella stà bene con la testa ?

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    1. Non si tratta di valutare se con la testa stia bene o meno, ma verificare, se ciò che dice, sia giusto o sbagliato.
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    2. Caro by Tripudio,
      mi hai convinto, grazie!
      E intanto rientro nel blog...
      Ruben.
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  3. Se l'ostia e il vino diventano Carne e Sangue di Nostro Signore, perchè dopo la consacrazione l'ostia e il vino rimangono ancora tali e non si trasformano fisicamente? Vuoi vedere che hanno ragione davvero i protestanti, quando dicono che la cosa è puramente simbolica, e infatti per loro la messa è un memorale?

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    1. Quando Nostro Signore ha detto «se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» (cfr. ad es. Gv 6,53), "molti discepoli si tirarono indietro", perché per pregiudizio rifiutavano di ascoltare il resto (magari avrebbero preferito qualcosa di "simbolico", come la presunta "consustanziazione" dei protestanti). Nostro Signore ha invece stabilito un modo validissimo e facilissimo per mangiare quella carne e bere quel sangue: ai nostri sensi continuano a risultare essere pane e vino.

      Il miracolo della transustanziazione avviene ma i nostri sensi, vista, gusto, ecc., percepiscono ancora le specie del pane e del vino, pur essendo la sostanza del Corpo e Sangue. (In gergo teologico il termine "sostanza" - dal latino sub-stantia, "le cose sottostanti" - indica la realtà ultima di qualcosa). La transustanziazione (tran-substantia) significa davvero trasformare la sostanza del pane in quella del Corpo di Cristo, Pane di vita eterna, e del vino in quella del Sangue di Cristo, bevanda di salvezza.

      Come poi ci spiega la Tradizione della Chiesa, per esempio nel canto Tantum Ergo, che nelle comunità neocatecumenali non si canta mai perché non è stato composto da Kiko, i nostri sensi "difettosi" percepiscono il Pane di vita eterna come semplice pane (tant'è che viene assimilato e metabolizzato dal corpo come nutriente), e il Sangue di Cristo come vino (tant'è che a berne molto ci si può legittimamente ubriacare), e che la nostra fede "supplisce" a ciò che i nostri sensi non percepiscono.

      Ora, è assolutamente sbalorditivo che ci si possa "assimilare a Dio" mangiando quella "carne" e bevendo quel "sangue" ma senza l'aspetto raccapricciante del mangiar carne e bere sangue, anzi, percependoli come pane e vino, qualcosa di accessibile a tutti, anche ai bambini. Mangiandone o bevendone, Dio è totalmente in te, è "sotto il tuo tetto", ti fa diventare creatura nuova, senza cancellare nulla di te ma rendendoti totalmente nuovo, santificandoti "dall'interno", sia del corpo che dell'anima.

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  4. Da Guam, un breve articolo di Frenchie riguardo a quelle "brevi frasi latine, immerse nella storia della Chiesa, che ci insegnano la teologia con poche parole".

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  5. Da Porto san.giorgio nessun nuovo *orientamento° dall'ufo di guardia dal caro leader & patners?

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  6. I punti cardine di questo articolo sono tutti condivisibili, ma la teologia che ci sta dietro è decisamente mal fondata. Toccherò solo due o tre punti.
    1) Nel sacrificio eucaristico la presenza dell'assemblea è tutt'altro che secondaria. L'assemblea rende presente la Chiesa, il sacerdote ordinario, anche quando offre il sacrificio da solo, lo fa in nome della Chiesa (vedi le dispute medievali sull'adattamento o meno delle formule in caso di messa con sacerdote solo: deve comunque dire "il Signore sia con voi", al plurale). Questo perché il sacrificio è il sacrificio che la Chiesa offre, nonché sacrificio della Chiesa stessa, in quanto Corpo di Cristo, al Padre per la salvezza del mondo.
    2) Il significato primario dell'Eucaristia, lo dice la parola stessa, è il rendimento di grazie. L'ultima cena è stata certamente una cena rituale di chiaro stampo giudaico, caratterizzata da un grande rendimento di grazie. Rendere grazie è una delle azioni di Gesù nella cena, che recepiamo, come parte essenziale della messa, in vari momenti, come nel prefazio e culmina certamente nel racconto dell'istituzione, che è ancora un rendimento di grazie (lo si vede chiaramente dal fatto che è rivolto al Padre). Chiaramente il racconto istituzionale, o consacrazione, rende realmente presente Gesù in corpo, sangue, anima e divinità e ha un valore sacrificale ed espiatorio. Ma il valore di sacrificio non deve né soppiantare, né essere soppiantato dalla messa come rendimento di grazie (che è il significato primario).
    3) Gesù è realmente presente nelle specie eucaristiche, è vero. Ma è un Gesù non statico, perché la consacrazione dice "Questo è il mio corpo DATO e questo è il mio sangue VERSATO". Dunque è il Gesù pasquale. Con questi non si vuole dire che è il Gesù risorto ma che è il Gesù morto e risorto. Morto significa certamente morto per noi, per amore, per offrire un sacrificio al Padre in nostro favore. Ma anche risorto, perché è morto per liberarci dalla morte. E facendo la comunione veniamo uniti a questi Gesù pasquale, entriamo anche noi nella sua Pasqua.
    Insomma ci sono vari aspetti vlche andrebbero integrati, ma secondo una sana teologia che prenda le mosse dalla Scrittura e dalla Tradizione.

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    1. Cerchiamo di non usare espressioni che si prestano a equivoci.

      Sì, è il sacerdote a compiere il divin sacrificio. Nostro Signore comandò a Pietro e gli Apostoli di compierlo regolarmente (cfr. 1Cor 11,23: «ogni volta che ne bevete...»), e quindi solo loro, e i loro successori (pontefici e vescovi) e coloro ai quali sarà stato tramandato tale potere (cioè i sacerdoti) possono compierlo.

      La presenza dell'assemblea non è "necessaria". Dire che è "tutt'altro che secondaria" è solo enfasi, è retorica, è abbellimento della frase. Il sacerdote compie il sacrificio, con o senza presenza dell'assemblea. Anche il Messale moderno, approvato da Paolo VI, prevede che un sacerdote possa celebrare da solo.

      Certo, la stessa Chiesa desidera che i fedeli siano presenti, ma solo perché "in presenza" ottengono notevolissimi benefici spirituali. Non è che la presenza dell'assemblea (o il suo frenetico attivismo) rendano "migliore" la celebrazione.

      L'espressione in italiano "rendimento di grazie" è una traduzione piuttosto letterale, che in lingua parlata non viene mai usata. Infatti la trovate solo nella liturgia della Messa moderna. Noi preferiamo parlare di "divin sacrificio" perché abbiamo a cuore ciò che Nostro Signore ha comandato, molto più che le descrizioni altisonanti ed enfatiche.

      Eviterei di far distinzione fra Gesù "statico" e Gesù "pasquale", perché si presta purtroppo a vari equivoci. Equivoci che sono già stati spazzati via dalla Chiesa: per esempio, il tabernacolo esiste proprio perché quella distinzione è campata in aria. Nostro Signore rimane presente nel Santissimo Sacramento finché rimangono presenti le specie del pane e del vino. Dunque se qualche giorno dopo la consacrazione le specie del vino risultano aceto, significa che quello è aceto, non è più Nostro Signore riconoscibile nelle specie del vino.

      Abbiamo un'enorme numero di santi che hanno consumato le proprie ginocchia in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Il curato d'Ars raccontava di un contadino che passava spesso del tempo in chiesa. Chiese al contadino cosa stesse facendo, e questi rispose: "beh, io guardo Lui, e Lui guarda me".

      Nella sua semplicità - e senza fare pluridecennali "cammini di itinerari di iniziazioni di riscoperte della Decima dell'alabanza della convivenza della giemmeggì" - il contadino aveva capito e spiegato benissimo la presenza di Nostro Signore nel Santissimo Sacramento.

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    2. Sono d'accordo parzialmente su quello che dici. Ad esempio sulla questione che "il sacerdote compie il sacrificio". Se intendi dire che il Sacerdote (Cristo) compie il sacrificio (unico) sono d'accordo, ma il Sacerdote è sacramentalmente presente non solo nel sacerdote ordinato, ma nell'intero suo corpo, che è la Chiesa. In questo senso, non è il sacerdote ordinato solo che offre il sacrificio, ma la Chiesa tutta, anche se fosse presente il solo sacerdote, che offre in nome di tutta la Chiesa ("Pregate fratelli perché il mio e vostro sacrificio", "Ti offriamo, Padre, il pane della vita", ecc.).
      Forse c'è un fraintendimento tra noi. È un punto fermo anche per me che per la validità essenziale della messa ci vogliano pane, vino e sacerdote. Ma la pienezza del sacramento si manifesta nella celebrazione con l'assemblea. Se non ci fosse Chiesa non ci sarebbe eucaristia.
      Dunque, se parliamo di sacramento, perché non rendere sacramentalmente visibile la Chiesa durante la celebrazione più importante del cristianesimo? La possibilità per il sacerdote di celebrare da solo è un'eccezione, è il minimo sindacabile.
      Una nota aggiuntiva: non posso verificare, forse tu puoi, ma non mi risulta che nel messale di Paolo VI sia prevista una messa senza partecipazione dell'assemblea (cioè con il sacerdote solo), seppur sia concessa.

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    3. Sulla questione dell'adorazione eucaristica. Dire che la presenza di Gesù nell'Eucaristia è una presenza pasquale, dinamica, non significa dire che è una presenza che ora c'è, ora non c'è più. È semplicemente un'attribuzione (essenziale) del soggetto "Gesù" che è "facente" qualcosa, ovvero: sta operando la nostra salvezza. La sua presenza permane fino al permanere degli accidenti del pane e del vino, come dici tu.
      Il discorso sul pane che è finalizzato ad essere mangiato è un discorso aristotelico-tomista: il pane e il vino hanno intrinsecamente il fine di essere rispettivamente mangiato e bevuto. Cristo li sceglie come materia del sacramento del suo corpo e del suo sangue perché anche il suo corpo e il suo sangue sono dati per essere da noi ricevuti ("Prendete e mangiate/bevete" ... "fate questo in memoria di me" comprende tutta la frase che precede, anche prendete e mangiate). Il compimento, la causa finale del sacramento dell'Eucaristia è essere fisicamente assunto. Penso che concorderemo sul fatto che la comunione corporale sua superiore alla comunione spirituale (che pure è da lodare).
      Ciò non significa tuttavia denigrare l'adorazione come forma superstiziosa, devozionistica e distorta. È una buona pratica, ma semplicemente secondaria rispetto alla causa finale del sacramento (tanto che, prima o poi, l'ostia che si usa per l'esposizione deve essere consumata). È una pratica che giustamente la Chiesa ha lodato e raccomandato (e che anche oggi raccomandiamo) per dare valore alla nostra fede nella presenza reale e trarne frutto spirituale per la propria vita.

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    4. Non sono teologo e non mi cimento in dispute teologiche.
      Però vado a leggere il Catechismo della Chiesa Cattolica che, secondo la definizione della CEI, è "un’esposizione della fede della Chiesa e della dottrina cattolica, attestate o illuminate dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione apostolica e dal Magistero della Chiesa» ed è proposto «come uno strumento valido e legittimo al servizio della comunione ecclesiale e come una norma sicura per l’insegnamento della fede".

      Ciò mi basta per farvi riferimento in quanto sicuro, legittimo e norma sicura per l'insegnamento della fede cattolica.

      Siccome so leggere, capisco che vi è una differenza tra il SACRAMENTO dell'Eucaristia e le DENOMINAZIONI che si dànno a questo sacramento.
      Ciò che É, è diverso da "come si chiama".

      Quanto al SACRAMENTO, É l'istituzione del sacrificio eucaristico fatto dallo stesso Gesù "col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce..."

      Quanto alle DENOMINAZIONI, si dànno diversi nomi a questo SACRIFICIO: Eucaristia (rendimento di grazie), Cena del Signore (perché si tratta della Cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua passione), Frazione del pane (perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, soprattutto durante l'ultima Cena), Assemblea eucaristica (in quanto l'Eucaristia viene celebrata nell'assemblea dei fedeli), Santo sacrificio, ecc...

      Sarei dunque molto propenso a considerare l'Eucarestia-sacramento come SACRIFICIO EUCARISTICO.

      Che poi questo SACRIFICIO EUCARISTICO abbia molte denominazioni, è tutta un'altra cosa.
      A me non interessa come lo si può definire, a me interessa ciò che è.

      Per questo non concordo con la spiegazione dotta di Geronimo quando dice: "Il significato primario dell'Eucaristia, lo dice la parola stessa, è il rendimento di grazie"
      Il termine Eucaristia fa parte delle varie denominazioni che si può dare al SACRIFICIO eucaristico, ma resta il fatto che la sostanza rimane comunque il SACRIFICIO.
      Marco

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    5. La Messa è un sacrificio. E quindi anche un rendimento di grazie. È tutte queste cose, ma prima di tutto in memoria di Lui il Sacerdote fa di nuovo presente il sacrificio della croce in modo incruento. I benefici restano intatti.
      L'assemblea non rende possibile il sacramento. Vi partecipa. Ne riceve beneficio. Ma se il sacerdote è solo e offre la Messa, questa è valida e i benefici sono gli stessi.
      La Chiesa non è solo il popolo che partecipa, essa è l'unione di tutte le anime viventi e defunte, ergo anche in assenza di popolo il miracolo avviene. Kiko insegna altro. E sarebbe chiaro se leggessi la paginetta che ho incluso. Lo scopo non è fare una lezione di teologia ma evidenziare come Kiko E Carmen abbiano torto. Inoltre quanto ho detto è corretto nella sua essenza.
      Prima di tutto il significato più importante è il sacrificio di Gesù che di nuovo si rende vittima per la nostra santificazione.

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    6. Geronimo:

      "Poiché ogni Messa celebrata viene offerta non solo per la salvezza di alcuni, ma anche per la salvezza di tutto il mondo. Ne consegue che, se è sommamente conveniente che alla celebrazione della Messa partecipi attivamente gran numero di fedeli, tuttavia non è da riprovarsi, anzi da APPROVARSI, la Messa celebrata privatamente, secondo le prescrizioni e le tradizioni della santa Chiesa, da un Sacerdote col solo ministro inserviente; perché da tale Messa deriva grande abbondanza di particolari grazie, a vantaggio sia dello stesso sacerdote, sia del popolo fedele e di tutta la Chiesa, anzi di tutto il mondo, grazie che non si possono ottenere in uguale misura mediante la sola Comunione".
      (Papa Paolo VI, enciclica Mysterium fidei, n. 33).

      E ancora: "Non è infatti lecito, tanto per portare un esempio, esaltare la Messa così detta «comunitaria» in modo da togliere importanza alla Messa privata" (n. 11).

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    7. Per Pietro:
      Esattamente, "col solo ministro inserviente". La messa con il sacerdote solo è valida, ma di per sé non menzionata.

      Per Beati pauperes spiritu:
      D'accordo che la Chiesa è presente comunque. Ma ti rimando al mio commento delle 12:30.

      Per anonimo:
      Una cosa la si chiama per quella che è. Ma se guardiamo comunque alla cosa stessa, all'inizio della preghiera eucaristica il sacerdote dice: "È veramente cosa buona e giusta rendere grazie". Tutto ciò che segue è un rendimento di grazie. Le testimonianze più antiche parlano di ringraziamento, cominciando dal linguaggio tecnico utilizzato nel NT (come i verbi eucharisteo e eulogeo). Nella prima apologia S
      Giustino scrive (è un padre della Chiesa ed è citato anche nel CCC): "Allora colui che presiede formula la preghiera di lode e di ringraziamento con tutto il fervore e il popolo acclama: Amen!".
      Quello che voglio dire non è che la messa non sia un sacrificio o che tu non possa viverlo principalmente come sacrificio. Ma semplicemente che oggettivamente la messa è principalmente rendimento di grazie, o, per lo meno, tanto rendimento di grazie quanto sacrificio. Non stiamo dicendo due cose così diverse e credo fermamente che anche la teologia del sacrificio sia stupenda.

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  7. Dal "Il Regno "

    https://docs.google.com/document/d/1RgyqYA7ivJhBLvW6nN_NH_qALq9B8Ow1/mobilebasic

    Frilù

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    1. Per i non addetti ai lavori, la rivista Il Regno è da catalogare come la sinistra radical-chic ecclesiale. Ciononostante ci fa piacere che anche da quegli ambienti si riprenda ad analizzare il fenomeno. (Comicamente, quando negli anni '90 le critiche al Cammino arrivavano da quegli ambienti, era solo perché il Cammino era stato frettolosamente etichettato "di destra"; poi - come per ordine ricevuto - la sinistra ecclesiale, complice dello sfascio liturgico, ha smesso totalmente di occuparsene)

      L'articolo sopra linkato, pur largamente condivisibile, mi sembra un po' troppo "professorale" (poco "pastorale"), perché presenta un metodo che si può applicare un po' ovunque, anche a soggetti di religiosità più genuina. La sinistra ecclesiale ha infatti il vizietto di idealizzare i fedeli immaginandoli essere una massa di esecutori di attività religiose (attività di preghiera, di carità, ecc.), anziché riconoscere che il problema fondamentale, per ognuno, è la salvezza della propria anima a partire dalle circostanze della vita in cui si trova (nel senso che un fedele in un ambiente inquinato da immoralità ma libertà di vivere la fede ha "urgenze" diverse da quelle di un fedele di un altro "ambiente" inquinato da eresie ma tutto sommato non troppo inquinato moralmente).

      La descrizione del "leader seduttivo e seduttore" pare cucita addosso a Kiko e Carmen, specialmente per quanto riguarda il narcisismo. Uno dei tratti del narcisista è essere "mendace", e io mi meraviglio sempre di come i fratelli del Cammino, anche dei primissimi tempi, pur rendendosi conto che i due spagnoli mentivano spesso (e "aggiustavano" la descrizione dei fatti a seconda delle convenienze), hanno continuato a seguirli. È qualcosa che si spiega non più con la psicologia, ma con la teologia. Un soggetto "manipolatore" può ancora (forse) essere spiegato con la sola psicologia. Ma il farsi convincere a restare nella setta anche quando è ripetutamente verificato che i due capi indiscussi sono mentitori, superbi, abusatori, beh... è qualcosa che si spiega solo col preternaturale, è un'influenza diabolica.

      Quanto a "parole e gesti identitari" (e chitarrelle e tamburelli, aggiungerei), e perfino i tic e la foggia della barbetta dei giovani kikolatri, l'illusione di partecipare a "belle storie" («la storia che il Signore [Kiko] vuole scrivere con te [al posto tuo]»), le incessanti micro-umiliazioni quotidiane (spirituali, economiche, e talvolta pure fisiche), la doppia morale (che ci ricorda che per i kikos mentire e ingannare sono azioni sante, qualora usate per difendere il Cammino)... il vescovo di Novara, autore dell'articolo, sembra star descrivendo proprio il Cammino, pur infilandoci questioni viste in altri movimenti ecclesiali.

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  8. Anonimo delle 11 e 33 del 19 settembre:

    "Non è infatti lecito... insistere sulla ragione di segno sacramentale come se il simbolismo, che tutti certamente ammettono nella ss. Eucaristia, esprimesse esaurientemente il modo della presenza di Cristo in questo Sacramento; o anche discutere del mistero della transustanziazione senza far cenno della mirabile conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo e di tutta la sostanza del vino nel sangue di Cristo, conversione di cui parla il Concilio di Trento, in modo che essi si limitino soltanto alla «transignificazione» e «transfinalizzazione» come dicono; o finalmente proporre e mettere in uso l'opinione secondo la quale nelle Ostie consacrate e rimaste dopo la celebrazione del sacrificio della Messa Nostro Signore Gesù Cristo non sarebbe più presente" (Paolo VI, Mysterium fidei n. 11).

    La risposta alla tua domanda è semplice: è Gesù che ha voluto così.
    Egli ha detto del pae: "Questo è il mio corpo". Per cui lo è.
    Fatte le dovute differenze, è un po' come se domandassi perché il Battesimo è sempre valido anche se uno si allontana dalla Chiesa e perde la fede.
    Perché Gesù non ha parlato di una scadenza. Semplice.

    Piuttosto: perché i protestanti credono che la Rivelazione si trova SOLO nella Scrittura?
    Anche se Gesù ha affidato il Vangelo, che all'inizio NON era scritto ma solo orale, alla Chiesa?

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    1. In realtà, in qualche caso, il Pane e il Sangue consacrati, in qualche modo si sono manifestati come carne e sangue. Il caso più noto è quello di Lanciano.
      Perché non sempre? Perché Dio non ci vuole stupire, ma dare la fede.

      Perché i miracoli, già straordinari di per sé, ordinariamente non riguardano arti ricresciuti?
      Per lo stesso motivo.
      Anche qui qualche caso c'è stato. Il più noto è quello avvenuto a Saragozza, ma c'è qualche altro caso straordinario, come quello riportato da San Bonaventura, nel trattato dei miracoli di san Francesco allegato alla Leggenda maggiore, della formazione di due occhi a un tale al quale erano stati cavati per un delitto che non aveva commesso. Ci fu un serio processo con testimoni autorevoli.

      Dio non vuole che ci convinciamo, ma che crediamo. Vuole una fede LIBERA. Vuole che chi liberamente ha deciso di non credere non sia "costretto" a credere. Per cui tali miracoli sono eccezioni tra le eccezioni.
      Del resto Gesù risorto non si è manifestato a tutti, ma solo ad alcuni testimoni, che dovevano essere creduti per fede.

      Perché tanti miracoli dell'Antico Testamento, come il passaggio del Mar Rosso, nonostante la potenza di Dio sia sia manifestata in pienezza solo nel nuovo, a volte sono più straordinari di molti del nuovo?
      Perché Dio aveva a che fare con un popolo primitivo e voleva dimostyrare di essere superiore ai poteri spesso occulti dei sacerdoti dei dei pagani.
      In fondo, in un mondo in cui i popoli erano molto sensibili ai fatti strabilianti, o ritenuti tali, in cui vedevano l'opera degli dei, anche le 10 piaghe d'Egitto e il passaggio del mare, furono un modo di non forzare la libertà, ma solo di indirizzarla alla fede, partendo dal fatto che Dio è più potente della natura e della magia demoniaca dei maghi.

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    2. Riguardo allo straordinario miracolo ottenuto per l'intercessione di San Francesco, che ho riportato nell'intervento precedente, basta controllare sulle Fonti Francescane n. 1306.
      San Bonaventura non lo voleva riportare, forse proprio per non dare adito al miracolismo (il Medio Evo, in realtà, fu il periodo storico in cui la ragione era più considerata di oggi), ma il suo superiore lo obbligò.

      Per cui l'anonimo delle 11 e 33 del 19 settembre, che probabilmente non crede ai miracoli perché nel Cammino non ci sono mai stati, e forse per questo non crede neanche alla Transustanzazione, si metta il cuore in pace.

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  9. Kiko Arguello ricevuto oggi in udienza da Papa Francesco.
    https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/09/21/0649/01435.html

    Frilù

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  10. Vi assicuro che non ho le allucinazioni e tanto meno mi invento le cose.
    Mistero in Vaticano?
    Ieri leggendo il bollettino della Sala stampa leggo le udienze e trovo anche il nome di Kiko Arguello (solo il suo, niente nomi di accompagnatori). Così ho scritto il commento. Stamattina ho cercato le foto sul sito del vaticano, venivano pubblicate le foto delle altre udienze ma nulla dell'udienza di Kiko. Sono andata a cercare nuovamente le udienze di ieri e l'udienza a Kiko è sparita. Come è possibile?

    Frilù

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    Risposte
    1. Purtroppo non ce n'è più traccia né su Il Sismografo, né nella copia cache di Google (che potrebbe essere stata riaggiornata, perdendo l'originale), né nell'archive. Comunque, considerato che esistono un sacco di diocesi che hanno molti più fedeli dell'intero Cammino, il far perdere tempo al Papa per incontrare Kiko anziché i vescovi di quelle diocesi, è proprio uno spreco.

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