sabato 19 febbraio 2011

Dal punto di vista di un sacerdote, che 'segue' le celebrazioni neocatecumenali nella sua parrocchia...

Riceviamo da don Gianmaria, un sacerdote che segue il CNC. Commentiamo (senza la pretesa di esaurire tutti gli argomenti aperti dalla lettera), evidenziando in neretto alcuni punti particolarmente importanti.

Carissimi!
Ho seguito il vostro blog per qualche tempo, dopo che alcuni miei parrocchiani mi hanno invitato a farlo. Apprezzo il vostro amore per la Chiesa e vorrei portare la mia personale esperienza e l'esperienza della mia parrocchia. Premetto che non ho frequentato il Cammino Neo-Catecumenale io stesso, ma da molti anni seguo le celebrazioni del Cammino nella mia parrocchia per quanto mi è possible. Le cose che vorrei dire sono:

- è innegabile che ci siano attriti, nella mia parrocchia come altrove, tra questa realtà ecclesiale e il resto della comunità parrocchiale. Quello che non bisogna dimenticare è che il fatto che le divisioni si creino deriva anche dal fatto che il parroco, invece di accogliere tutti in maniera equanime, prende le parti di una parte o l'altra della comunità parrocchiale. E' facile per chi è innamorato di una nuova esperienza pensare di avere scoperto l'unico modo valido di vivere la fede, e per gli altri confondere l'entusiasmo con l'arroganza, ma come parroco posso fare molte cose per non alimentare queste tensioni: una di queste è ascoltare e donare il mio tempo a TUTTE le esperienze parrocchiali, dalle signore anziane agli scout, senza che nessuno si senta escluso o di serie B, e spiegare a tutti incessantemente che lo Spirito soffia dove vuole e che non tutti sono chiamati alle stesse cose.


Sarebbe bello poter sottoscrivere queste sue parole... che, benché giuste per quel che riguarda gli altri movimenti ecclesiali, non rispecchiano esattamente la realtà riguardante il Cammino Neocatecumenale. Infatti:
  1. le dolorose divisioni che il Cammino crea non sono dovute a circostanze esterne (come la possibile "partigianeria" di qualche parroco), ma a delle sue caratteristiche peculiari facilmente riconoscibili, come la blindatura verso tutto ciò che è esterno, la forte componente elitaria che esso trasmette ai suoi membri, la ferrea consegna di non lasciar trapelare nulla di quel che viene detto e fatto nel Cammino a "quelli di fuori" o anche agli stessi camminanti di diverso "livello"... Atteggiamenti che in diversi anni lei certamente avrà notato, che sono un ostacolo alla comunione ecclesiale molto più dei difetti delle singole persone, e che purtroppo mettono in ombra anche i possibili aspetti positivi che possono essere emersi.
  2. Il termine "entusiasmo" vale certamente per le anime dei semplici che, in buona fede, hanno aderito al Cammino pensando di trovare un sostegno per la propria fede. Ma non è adatto a descrivere lo stile dei neocatecumenali di più lungo corso, per i quali purtroppo è più esatto parlare di arroganza e di sicumera (ad esempio basta ricordare con sguardo disincantato le deliranti affermazioni sull'identità e la funzione del Cammino - che si identifica con LA Chiesa e addirittura con Nostro Signore). Non sono nostre opinioni: sono le parole utilizzate da tanti vescovi e siamo addirittura stanchi di raccoglierne sempre le stesse monotone conferme da ogni parte dell'Italia e del mondo.
  3. è vero che non tutti sono chiamati alle stesse cose... ma questo può forse significare che alcuni sono "più speciali" degli altri, tanto da potersi sentire superiori? Siamo costretti a chiedercelo proprio perché ci ritroviamo continuamente di fronte a dei neocatecumenali che partono sempre da quel presupposto, e sempre sottintendendo che "speciali" implica "intoccabili". Per esempio, provo a chiederle:
    • ha mai assistito a degli scrutini, soprattutto nel II 'passaggio'?
    • riscontra che nelle comunità che lei segue si rispetti sempre il 'foro interno' delle persone?
    • come sacerdote, ha mai dato direttive o eventualmente espresso correzioni accolte e seguite dai catechisti? Può cambiare uno iota dei loro insegnamenti e/o prescrizioni?
- Ho visto che avete accennato al problema degli abusi liturgici, e di come molti pastori spesso si lamentino di questo problema ma poi condonano le stravaganze liturgiche dei Neo-Catecumenali. Quando i pastori si lamentano degli abusi liturgici, sono solitamente altre e gravi le cose che hanno in mente. È vero che il CNC ha tentato numerose innovazioni liturgiche, su molte delle quali ha dovuto fare marcia indietro, ma il CNC pur sempre una realtà molto centralizzata e controllabile: quando qualche anno fa la Chiesa ha deciso che il Credo andava recitato a tutte le messe e non soltanto per chi è a un certo stadio del Cammino, a Kiko è bastata una settimana per fare arrivare il messaggio a tutte le comunità. Di solito i pronunciamenti della Chiesa vengono semplicemente ignorati: se si vuole fare la Comunione con la focaccia all'olio (come ho visto fare in alcuni campi scout) la si fa e basta. Il problema grave della Chiesa oggi è che c'è molta indifferenza e ostilità nei confronti del Santo Padre nella Chiesa Cattolica e non solo all'esterno.

Il problema degli abusi liturgici è che lex orandi, lex credendi: se la liturgia diventa un fai-da-te, vuol dire che anche la fede è un fai-da-te. Viceversa, chi si discosta dalla fede trasmessa dalla Chiesa, finisce inevitabilmente per adattare la liturgia alle proprie paturnie.

Il Cammino Neocatecumenale non ha certo l'esclusiva degli abusi liturgici (impropriamente chiamati "variazioni") e delle ambiguità dottrinali, ma si fonda proprio su quegli abusi e su quelle ambiguità. Per chiarirci, seguendo il suo stesso esempio: se gli scout giocano alla Messa-con-focaccia, resta chiaro anche a loro che l'essere scout non dipende dalla focaccia. Al contrario, come ammette lei stesso, gli abusi liturgici dei neocatecumenali discendono direttamente da Kiko e Carmen, così come gli svarioni dottrinali (dopotutto anche lei osserva che a Kiko basta una settimana per applicare qualsiasi correzione decisiva e definitiva, no? e perché mai fino ad oggi non è cambiato praticamente nulla?)

Dire che il Cammino "ha tentato" innovazioni, è quantomeno riduttivo, visto che la Messa neocatecumenale è sempre stata la stessa, avendo fatto marcia indietro solo su aspetti che non le sono fondamentali (come la presenza del Credo, o come l'alzarsi in piedi per un momento alla Comunione).

Quando la liturgia è alla deriva e l'insegnamento è ambiguo o erroneo, addirittura finora rigorosamente segreto, come meravigliarsi dell'aspetto "settario" che ne risulta? Come meravigliarsi che il CNC sia sempre un problema difficilmente gestibile dalla gerarchia ecclesiale, tanto più alla luce di una "approvazione" formale? (Approvazione che, ricordiamolo, indica un percorso da seguire, non la certificazione di infallibilità; ricordiamoci che se il Papa dice che il Cammino è un "dono dello Spirito", non sta certo riferendosi agli abusi liturgici, agli errori dottrinali, all'oppressione settaria, ecc.)

- Una cosa con cui mi trovo daccordo con voi è che spesso manca una pastorale dei fuoriusciti dal Cammino, che inevitabilmente trovano traumatica l'uscita dal gruppo e il reinserimento nella vita parrocchiale normale. Anche questa, mi sembra, è una responsabilità di noi pastori, e una cosa in cui dovremmo dare di più. Spero in questo di avere avuto qualche risultato nella mia parrocchia. Il problema più grosso delle persone che lasciano il Cammino è superare la convinzione che il Signore li ha chiamati a qualcosa (il Cammino) e loro hanno tradito il Signore andandosene. A costoro non cesso mai di dire che il Signore chiama a molte cose, anche in Cammino, ma non fa niente senza di noi: quando non rispondiamo a una chiamata non diventiamo spazzatura agli occhi del Signore. Il Signore guarda a noi sempre con occhi pieni di amore ed ecco, quando diciamo no a qualcosa ha già pronto qualcosa di nuovo a cui chiamarci. Mi sento di dire questo a voi anche perché mi sembra di vedere, dietro a molte discussioni teologiche, un tentativo molto umano di giustificare le proprie scelte passate: qualcuno di voi, non ricordo chi, l'ha anche detto esplicitamente nei giorni scorsi: se il Cammino è davvero voluto di Dio, avendolo lasciato io ho tradito Dio! Sottintendendo: perciò devo dimostrare che è il Cammino a sbagliare e non io. Questo modo di ragionare contribuisce a farci perdere la pace interiore: beato chi vive la sua vita di fede semplicemente e lascia ai pastori il compito di separare la zizzania dal grano buono!

Carissimo don Gianmaria, pensa sul serio che il far luce sulla verità sia banalmente riducibile ad un "tentativo molto umano"? Sarà un "tentativo molto umano" anche quello dei vescovi "faraoni"? Sul serio?

Le dico subito che proprio io che le sto rispondendo non ho mai fatto il Cammino, ma lo conosco bene perché molte persone a me care ne sono state devastate (ed altre sono ancora purtroppo nella "tela del ragno"). Dopotutto per formarsi un giudizio sulla droga non c'è bisogno di fare l'esperienza diretta del drogarsi, mentre l'avere dei cari che sono stati distrutti dalla droga aiuta a riconoscere ancor meglio il problema.

Una pastorale per i "fuoriusciti" non è che manchi "spesso", ma manca "praticamente sempre", poiché gli unici a preoccuparsi delle anime che il Cammino ha devastato sono coloro che ne conoscono il vero dramma. Purtroppo è difficile che qualche pastore se ne preoccupi perché, per farlo, dovrebbe riconoscere che il Cammino crea dei problemi. Comprensibilmente, nessun sacerdote o vescovo aspira a finire sulla prima pagina dei giornali con l'etichetta di "AntiKiko".

Nella speranza di avere dato il mio piccolo contributo alla discussione, vi do il mio abbraccio fraterno Don Gianmaria Merloni

Nel ricambiare l'abbraccio non possiamo non ricordare che purtroppo conosciamo tanti ottimi sacerdoti che, come lei, sottovalutano il vero spessore del Cammino e pur seguendolo da "esterni", anche dopo molti anni non riescono a focalizzare esattamente il problema. Perciò la ringraziamo per l'attenzione, sperando di averle acceso il desiderio di verificare se quanto riportiamo da tanti anni è vero.

13 commenti:

  1. Lo scritto di Don Gianmaria è molto in tema con quanto si diceva nel thread precedente.

    comunque a me ha dato l'impressione che non sia poi così "esterno" al cammino: sotto la ragionata e pacata esposizione emerge il modo subdolo e molti dei luoghi comuni con i quali i NC sono soliti rivolgersi a noi

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  2. Scusate ma i vostri discorsi sono insensati.A me sembra che il Sacerdote abbia ragione.Voi non cercate altro che di giustifcarvi.
    Mi sembra che il Sacerdote abbia centrato esattamente il problema tra l'altro evidentissimo.Ora la vostra critica si fa più aspra proprio perchè la Chiesa ha riconosciuto il carisma del Cammino Neocatecumenale.Quindi non potete dire più che è eretico,
    cadono i vostri discorsi le vostre giusitificazioni.Il vostro scopo è di dimostrare,con argomenti evidentemente prestestuosi,che è il Cammmino ad essere sbagliato non voi.E'evidente che la vostra coscienza vi rimprovera perchè sentite di aver sbagliato ma volete tacitarla per tranquillizzare voi stessi.E' tempo perso!!Il Signore vi ha dato una opportunità,non l'avete colta bene!!Non avete bisogno di giustificazioni.Lasciate perdere!!

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  3. di insensato vedo solo questo commento, che chiama "giustificazioni" quelli che invece sono documentati e circostanziati argomenti...

    non vedo dove la nostra 'critica' si stia inasprendo. A me pare che toni e contenuti siano sempre corretti e motivati.

    Di 'aspro' c'è solo questo stizzito e stizzoso e anche pretestuoso post, a seguito del quale corre l'obbligo continuare a ripetere fino alla nausea che "approvazione" non significa diritto a continuare nei comportamenti arbitrari e settari riscontrati fino ad oggi!

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  4. Ho letto con grande interesse la lettera don Gianmaria, ed ho apprezzato in particolare la sua affermazione sulla necessità che un parroco si divida in modo equo tra le varie realtà presenti nella sua parrocchia, senza privilegiarne alcuna. Purtroppo non sempre accade così, ed io ne ho fatto ampia esperienza.
    Mi permetto però di notare che "seguire quando possibile le celebrazioni" non equivale a conoscere a fondo il cammino; questa non è solo la mia personale opinione, ma quanto mi hanno onestamente confessato i sacerdoti che ho interpellato. Vorrei chiedergli anch'io se, al di là delle celebrazioni in occasione di particolari festività o anche solo del sabato sera, se è stato presente in occasione di convivenze o passaggi.
    Mi permetto anche di aggiungere, visto che forse è stato un mio intervento a dargli quest'impressione, che non è affatto vero che il più grosso problema di chi lascia il cammino è il senso di colpa per aver "tradito" il Signore. Questo è stato il mio caso, almeno in un primo momento, ma non me la sentirei di generalizzare. Ho visto tante persone lasciare il cammino, ma rimanere nella Chiesa senza incolpare se stessi di non aver risposto ad una chiamata del Signore. In effetti non ho impiegato molto a capire che il Signore ci chiama alla fede, e quest'ultima non si identifica con un gruppo piuttosto che con un altro. Quindi non sto cercando di dimostrare che il cammino sbaglia per giustificare me stessa, ma perché nella mia esperienza di molti anni ho visto tanti abusi psicologici oltre che liturgici e credo che non sia una cosa buona per le persone. Lo stesso don Gianmaria ammette che sarebbe necessaria una pastorale per i fuoriusciti: questo mi sembra un'implicita ammissione che il cammino nc è un'esperienza di fede quantomeno diversa dalle altre.
    Dal mio punto di vista credo sia sufficiente,salvo casi particolari, riaccostarsi alla Chiesa che conoscevamo prima di entrare in cammino: meno rumorosa, meno accattivante forse, ma sempre pronta a riaccoglierci con amore.

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  5. "Il problema più grosso delle persone che lasciano il Cammino è superare la convinzione che il Signore li ha chiamati a qualcosa (il Cammino) e loro hanno tradito il Signore andandosene."

    Il gentile sacerdote che ci ha scritto si è domandato come si è forgiata quella convinzione in chi lascia il cammino neocat?
    Non ha avuto la curiosità di informarsi sui metodi neocatecumenali?
    Sulle pressioni e sui condizionamenti che subiscono e li portano ad integrare e fare proprie quelle convinzioni?
    Su ciò che succede durante gli scrutini e gli svuotamenti dei falsi concetti di sè?
    Ha avuto la curiosità di interessarsi a ciò che succede nelle comunità, ha chiesto di avere i testi usati dai catechisti?
    Non gli pone nessun problema la divisione che porta il cammino neocat con le sue prassi diverse, vissute a lato della parrocchia?
    Lo lascia indifferente il modo neocat di celebrare la Santa Messa, sapendo che hanno disobbedito a Benedetto XVI e continuano a farlo?

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  6. Caro Don Gianmaria,
    scrivo queste mie righe senza aver letto i commenti di mic alla tua lettera e i commenti seguenti perché voglio essere non influenzato in questo caso.
    "è innegabile che ci siano attriti, nella mia parrocchia come altrove, tra questa realtà ecclesiale e il resto della comunità parrocchiale. Quello che non bisogna dimenticare è che il fatto che le divisioni si creino deriva anche dal fatto che il parroco, invece di accogliere tutti in maniera equanime, prende le parti di una parte o l'altra della comunità parrocchiale.
    "
    Questa mi sembra la punta dell'iceberg. Se le sofferenze di chi esce (e di chi resta per una discreta fetta) dal Cammino derivassero solo da "partigianeria" il problema non esisterebbe.
    Sai forse non sei al corrente ma personalmente conosco già tre casi di suicidio - tentato suicidio in cui il Cammino ha influito pesantemente in modo negativo!
    Oltre a decine di casi di forti esaurimenti sbocciati tutti nel periodo di permanenza nel Cammino...

    "
    E' facile per chi è innamorato di una nuova esperienza pensare di avere scoperto l'unico modo valido di vivere la fede, e per gli altri confondere l'entusiasmo con l'arroganza,
    "

    Questo è interessante: però la mia opinione è che per molti si passa dal sano entusiasmo a fare del Cammino un vero e proprio idolo che, di fatto, mette in secondo piano lo stesso Gesu Cristo! Altrimenti non si spiegherebbero certe reazioni violente contro chi prova semplicemente a dire che forse c'è qualche cosa da mettere a posto nel Cammino...
    Non ti dico quante volte e da quanti catechisti ho ricevuto come risposta a qualche specifica critica che "il Cammino è perfetto così" e "guai a cambiarlo perché è opera dello Spirito Santo".
    Scrivo spesso, per averlo provato direttaemente, che ad un Catecumeno "invasato" puoi parlare male di tutto ma mai fare una piccola critica al Cammino perché verrai sbranato.

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  7. "Una cosa con cui mi trovo daccordo con voi è che spesso manca una pastorale dei fuoriusciti dal Cammino, che inevitabilmente trovano traumatica l'uscita dal gruppo e il reinserimento nella vita parrocchiale normale.
    "
    come non quotarti!!

    "Il problema più grosso delle persone che lasciano il Cammino è superare la convinzione che il Signore li ha chiamati a qualcosa (il Cammino) e loro hanno tradito il Signore andandosene
    "

    E ti sei mai chiesto chi inculca loro questo profondo, profondissimo senso di colpa?
    Senso di colpa così profondo da portare tranquillamente alla depressione per i più sensibili?
    Caro Don Gianmaria, vacci spesso, spessissimo alle celebrazioni. E sopratutto ai passaggi, specie quelle dal secondo passaggio in avanti.
    Vedi e veglia!
    E non farti ridurre a comparsa (nel senso che il prete serve per la messa e poco più...) se, come penso, tieni alle anime delle persone della tua parrocchia!
    ciao
    strl

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  8. Ho la sensazione forte anzi, fortissima che questo sacerdote che sembra giovane nel suo modo di approcciare le cose, sia mooooolto ottimista! Di quell'ottimismo fatto per piacere a tutti e non dispiacere a nessuno.Di quell'ottimismo che da le pacche sulle spalle al sofferente per la morte di un caro, dicendo sorridente "non te la prendere, tutto passa!". Mi sembra qull'ottimismo alla Giovanni XXIII che letto il messaggio di Fatima, lui, ottimista ad oltranza nonostante la realtà contraria,si rifiuta di accettarlo, lo ripone via e lo ignora...Ecco, le parole di don Gianmaria mi ricordano questi esempi;mi auguro di sbagliarmi, ma leggo una certa qula superficialità nell'affrontare certi problemi,forse per dover gestire troppe cose e non poter essere all'altezza di tutto. E' un problema che è comune a tanti parroci che devono correre quà e là senza oiuto alcuno e finiscono per scorazzare ovunque combinando poco, sempre cercando di soddisfare tutti:neocat., boy-scout, gestione parrocchiale, messe, economia per i poveri, ecc. ecc. Si fermi don! Faccia più messe,più confessionale, più dottrina e magari qualche messa tradizionale;ne ricaverebbe qualcosa di più per la parrocchia!

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  9. Mi sento davvero di ringraziare Don Gianmaria per questo suo intervento!

    Caro Parroco, mi rivolgo direttamente a Lei, non sono del CnC ma ho avuto a che fare per diverse questioni ed anche perchè sono una Catechista da 23 anni, prestando questo servizio in diverse realtà parrocchiali....

    Avrà notato dalla risposta di un tale "Anonimo" che sostiene che Lei, Don Gianmaria, sarebbe intervenuto per sostenere che qui i discorsi sarebbe "insensati e di giustificare" chissà che cosa, ma Lei stesso potrà confermare, se ho ben compreso il suo intervento, che questa interpretazione è sbagliata!

    Sottolineo questo aspetto per far comprendere come sia facile e perverso che si vuole volutamente offuscare la verità che Lei stesso, caro Parroco, ha fatto emergere nella sua stessa esperienza...

    Lei accenna a DIVISIONI, A PROBLEMI REALI, AL TENTATIVO DI MODIFICARE LA LITURGIA....
    dunque ci troviamo di fronte a delle analisi che qui vengono trattate minuziosamente...
    Nella sua Parrocchia tale CnC è probabilmente "sotto controllo" perchè Lei evdientemente ha la grazia di saperci fare...ma Lei provi pensare i problemi riportati dove purtroppo un Parroco non è in grado di controllare...

    Farò una foto in alcune chiese di Venezia dove il CnC ha IMPOSTO BEN TRE ALTARI... e si perchè il primo è quello della Pala d'Altare che essendo chiese antiche grazie a Dio i Beni Culturali impediscono di distruggere... avanti c'è l'Altare del post-Concilio ma dove i neocatecumenali NON celebrano... e dunque ecco il terzo altare, kikiano, al centro quasi della Chiesa, FUORI DAL PRESBITERIO, con le sedie da cinema posizionate al posto delle panche....
    è questo ciò che vuole il Papa?

    Lei senza dubbio ha trovato un bellissimo equilibrio nella SUA Parrocchia, e di questi ringrazi Dio....ma è certo di aver risolto i problemi da Lei stesso accennati?

    Ha sotto controllo anche la preparazione dei CATECHISTI? ^__^
    è sicuro che i catechisti ascoltino Lei e non piuttosto Kiko?
    I Catechisti della sua Parrocchia sono indipendenti dall'influenza del Cammino?
    e i catechisti di Kiko partecipano agli aggiornamenti previsti dalla Diocesi? ricevono il mandato come i Catechisti della Diocesi?
    Se non ricordo male i catechisti di Kiko NON partecipano ai nostri stessi Corsi e NON ricevono il medesimo Mandato all'inizio dell'Anno Pastorale ALLA MESSA DELLA DOMENICA....

    Le Messe del sabato sera sono tante per quanti gruppi sono?
    La richiesta del Papa del 2005 che il CnC partecipi almeno una domenica al Mese ALLA MESSA DELLA PARROCCHIA, è rispettata, applicata?
    ^__^

    Caro Don Gianmaria, personalmente la ringrazio del suo "PUNTO DI VISTA" ma... ECCLESIALMENTE E DOTTRINALMENTE parlando sarebbe utile ed interessante non tanto il "suo parere" che restando "opinione personale" può essere messo in discussione, quanto piuttosto la PAROLA INFALLIBILE DELLA CHIESA in materia dottrinale, liturgica e sacramentale, nonchè disciplinare....e su questa aiutarci a comprendere quanto la Chiesa nelle sue realtà Parrocchiali stia MODIFICANDOSI E CAMBIANDO e fino a qual punto, un Cattolico, potrà essere libero, ad esempio, di sentirsi ACASA PROPRIA e non a casa di Kiko...

    Può chiarirci le idee su questo?
    Un grazie di cuore ed un ricordo nel Rosario!
    LDCaterina63

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  10. Un nesso particolare lega il Battesimo alla Quaresima come momento favorevole per sperimentare la Grazia che salva. I Padri del Concilio Vaticano II hanno richiamato tutti i Pastori della Chiesa ad utilizzare "più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia quaresimale" (Cost. Sacrosanctum Concilium, 109). Da sempre, infatti, la Chiesa associa la Veglia Pasquale alla celebrazione del Battesimo: in questo Sacramento si realizza quel grande mistero per cui l'uomo muore al peccato, è fatto partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo stesso Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti (cfr. Rm 8,11). Questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi e la Quaresima ci offre un percorso ANALOGO AL CATECUMENATO, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni d'oggi, E' UNA SCUOLA DI FEDE E DI VITA CRISTIANA: davvero essi vivono il Battesimo come un atto decisivo per tutta la loro esistenza.


    Benedetto XVI
    Messaggio per la Quaresima 2011

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  11. E' proprio sicuro Anonimo che i "catecumeni" citati dal Papa siano i neocat e non invece coloro che devono ancora ricevere il battesimo, al quale si stanno preparando (da catecumeni, appunto), alcuni dei quali il Papa stesso è solito battezzare in S. Pietro la notte di Pasqua?

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  12. scrive oggi Sandro Magister su www.Chiesa in un articolo dedicato al messaggio del Papa per la Quaresima

    "... In un tempo come l'attuale, nel quale la percezione del peccato è largamente offuscata, Benedetto XVI instancabilmente richiama alla realtà del male e all'unico Signore che libera dalla sua schiavitù, con il Battesimo e l'altro sacramento del perdono, la Penitenza.

    Anche ai molti che sono già battezzati, dunque, Benedetto XVI propone di fare della prossima Quaresima un periodo di nuovo catecumenato, culminante nella Veglia di Pasqua con il rinnovo delle promesse battesimali.

    Un nuovo catecumenato che sia per tutti, su quella strada maestra che è la liturgia della Quaresima e della Settimana Santa. E che è altra cosa rispetto al "Cammino" molto particolare del movimento che si avvale di questo nome.

    Questo è il messaggio di papa Benedetto per la Quaresima di quest'anno.

    L'incognita è quanto lo capiranno e lo metteranno in pratica i pastori e i fedeli."

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  13. ...quello che mi dà fastidio son le pressioni di cui si parla e di cui ho sentito parlare già in passato.Finora non ho seguito il Cammino, mio marito vorrebbe che andassimo insieme, per me penso sia più sano vivere la fede in un modo meno pressante.Vedo un suo collega, la cui moglie non ha mai partecipato alle riunioni del Cammino. Se gli scrutini poi son aberranti, queste cose devon essere conosciute..violenze psicologiche ce ne son già abbastanza.

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