giovedì 14 aprile 2011

Don Nicola Bux sulla Liturgia.

Stralciamo alcune dichiarazioni rese recentemente da Mons. Nicola Bux a la “Bussola quotidiana” che lo ha intervistato, che “devono farci riflettere su quello che ha voluto dirci il Papa con il Motu Proprio e con la prossima pubblicazione dell'istruzione con il quale applicarlo”. Ci sono di spunto per proseguire nelle nostre riflessioni sulla Liturgia e sui noti problemi che ne fanno un punto nodale nell'attuale evolversi della nostra consapevolezza e degli sviluppi possibili della "Riforma della Riforma, se ci sarà...
(l'immagine è tratta dal 1° Convegno sul Summorum Pontificum, nel quale ha tenuto un intervento: La Liturgia tra tradizione e innovazione. La riforma paziente di Benedetto XVI)


Proviamo a orientarci. Siamo in un contesto dove gli abusi liturgici ormai sono la prassi. Che si fa?
Riconosciamo che in parte sono stati responsabili dell'allontanamento dalla fede di tanti.

Dopo di che?
Credo che si debba partire da un aspetto ormai tralasciato della messa: quello sacrificale. Nell'ultimo libro del Papa leggiamo che dalla trafittura del costato escono sangue e acqua. Questo ci richiama che Gesù è venuto non solo con l'acqua, ma anche col sangue. Benedetto XVI allude a una corrente di pensiero che attribuiva valore soltanto al battesimo, ma accantonava la croce e considerava solo la parola, la dottrina, il messaggio e non la carne.

Ebbene?
Quanti confratelli conosco oggi che dicono che basta solo la parola, che la parola è centrale! Tutto questo tende a creare un cristianesimo del pensiero e delle idee che vuole togliere la realtà della carne e il sacrificio.
Che cosa c'entra tutto questo con la liturgia?
C'entra perchè oggi si celebra la messa intendendola come banchetto, come cena e viene assolutamente trascurato il solo pensiero che la messa possa essere il sacrificio di Cristo.

È un tema ormai annoso, ma oggi qual è l'urgenza?
La liturgia non è più solo quella post conciliare. Il Santo Padre ha ripristinato anche quella pre-conciliare. Significa che non si può pensare ad un adeguamento delle chiese che non tenga conto anche della liturgia ripristinata, la quale prevede che la celebrazione della messa si possa fare rivolti ad Dominum e non di spalle, come maliziosamente si è cercato di far passare.

Un momento. Prima gli adeguamenti e adesso i contro-adeguamenti?
Questo aspetto può essere compreso solo all'interno del grande simbolismo, che l'edifico sacro cristiano possiede. La Chiesa è simbolo del cosmo ed è composta di elementi indefinibili e sensibili, allo stesso modo la chiesa, in senso di edificio, è simbolo dell'uomo composto di un corpo rappresentato dalla navata, da un'anima, il presbiterio e da uno spirito, l'altare, secondo la simbologia dei padri orientali.
Ma questi sono elementi che, più o meno, sono rispettati dappertutto...
Non ne sarei così convinto. Da circa 40 anni, dopo il congresso di Bologna promosso nel '68 dal cardinal Lercaro, è andata avanti una forma di chiesa a teatro, dove tutti coloro che prendono posto si guardano tra loro. Che non siano rivolti più, insomma, verso un punto comune. Lentamente questa impostazione ha preso piede e ha portato alla perdita di orientamento della celebrazione che, lo ripetiamo, non ha come suo centro il popolo né, tantomeno, il sacerdote, ma il Signore, rappresentato dall'Oriente e successivamente dal Crocifisso.

Che piano piano ha perso la sua centralità...
Di più. Non ha più un punto fermo, è in movimento continuo, è una suppellettile secondaria. Alcuni confratelli sostengono che la croce è inutile per celebrare. Il fatto è che tutto ciò che spostiamo dal nostro centro visivo, dal punto di vista psicologico perde di importanza e se perde d'importanza la croce avviene lo stesso anche per l'altare, che diventa un podio da conferenza.

Che fare allora?
Ripartiamo dal discorso di Benedetto XVI alla Curia romana sulle due ermeneutiche del Concilio Vaticano II. Va applicato anche alla liturgia e all'arte.

Lei sceglierebbe quella della continuità? Però il suo, sembra essere un discorso di rottura con quanto avvenuto negli ultimi 40 anni.
Partiamo anzitutto dal fatto che la Costituzione Sacrosantum Concilium dice: “Non si introducano innovazioni se non quando lo richieda una vera ed accertata utilità, con l'avvertenza che le nuove forme scaturiscano organicamente, in qualche modo, da quelle già esistenti (n° 23)”. E' la dimostrazione che il Concilio non ha avuto un'azione così dirompente. Eppure abbiamo affidato le nostre chiese alle archistar, senza preoccuparci se sono credenti e dunque interpreti della fede che si vuole esprimere nell'opera.

Aiuto. Pioveranno critiche...
(Ride) Ho posto il quesito in occasione del seminario con sua eminenza il cardinal Gianfranco Ravasi nel luglio scorso in un seminario. Gli ho detto: “Ma come? Chiediamo ai genitori dei bimbi che fanno i sacramenti di scegliere padrini credenti e poi per l'edificio sacro che viene consacrato con un ritto simile a quello dell’iniziazione, con l’unzione del crisma, quasi fosse una persona, ci permettiamo di affidarne la progettazione a chi spesso non sa neanche che cosa sia la fede cattolica?”.

Com'è andata?
Sua eminenza è stato molto attento. Ho proposto che certe opere andassero nel “Cortile dei gentili”!

Intanto però, là, in chiesa il problema rimane...
Il richiamo all'arte sacra ci deve far capire l'urgenza di riscoprire i canoni dell'arte anche perché il popolo per sua natura rigetta ciò che gli è estraneo. Prenda la croce di Pomodoro in San Giovanni Rotondo. E' già stata rimossa e sostituita con un crocifisso tradizionale. O anche a quello che sta succedendo a Reggio. Si vuole portare una scultura di un artista giapponese che sostituisca il crocifisso: una barca sormontata da un albero. Non credo che avrà molto seguito della devozione del popolo, che tra l'altro, spesso paga e fa sacrifici per sostenere certe spese.

Che cosa propone?
Dovremmo rimettere in discussione le norme di adeguamento degli edifici di culto promulgate dalla Conferenza Episcopale Italiana nel '96. Soprattuto adesso, in presenza del motu proprio "Summorum Pontificum" e dell'istruzione applicativa di imminente pubblicazione, ritengo che sarà necessario rivederle. In merito, c’è già uno studio di un professore dell’Istituto di Scienze religiose della Diocesi di San Severo, don Matteo De Meo, che meriterebbe di essere conosciuto dall’ufficio competente della Cei.

La accuseranno di eccessivo tradizionalismo...
Ma le norme ecclesiastiche sono rivedibili e andrebbero riprese ed esaminate per dare ai sacerdoti e ai fedeli, alla luce dell'evoluzione del Magistero, la possibilità di sentirsi a casa propria.

Un modo allora per porre un limite agli abusi liturgici?
Mi è piaciuta una domanda fatta da un sacerdote l'altra sera: “Tutti questi cambiamenti hanno fatto avvicinare la gente alla fede o no?”. Le statistiche dicono di no. Ecco, penso che mai come in questi decenni siamo stati interessati da documenti del Magistero, da Paolo VI ad oggi, che puntano a limitare gli abusi. Eppure siamo di fronte a messe show, alla scomparsa degli inginocchiatoi, che tra l'altro, costringe il fedele a venir meno al primo compito della messa, quello dell'adorazione. E ancora: ai sacerdoti che si vestono secondo il loro gusto personale, come se i paramenti non fossero l'oggettività del rito che viene affidato ad un ministro, anche se indegno. In questo modo la messa è puro intrattenimento e la chiesa un auditorium.

Perché allora non cambiare le norme dall'alto?
Le faccio questa similitudine. La liturgia cambia nei secoli, come il paesaggio. Anno dopo anno, secolo dopo secolo, quell'albero, quel prato, quella spiaggia, mutano impercettibilmente il loro aspetto. Che però cambia. E quando introduciamo degli ecomostri, che deturpano questo aspetto, ci scandalizziamo. Allo stesso modo è la liturgia. Quando il cambiamento è stato fatto a forza di decreti sono scoppiati i tafferugli ed è successo che, dopo 40 anni, quello che si pensava sotterrato come Giona nel ventre della balena, sta tornando fuori.

15 commenti:

  1. Grazie Mic, per aver dato rilievo all'articolo (mi hai precedeuto di poco ^__^)

    Questo articolo (e non solo nell'ambito dell'informazione ovviamente. Ma ciò dà un segnale di una atmosfera evidente) come altri in questi ultimi tempi provenienti da settori importantissimi della Santa Sede (Ecclesia Dei, OR, Culto Divino, Ufficio celebrazioni Liturgiche, ecc) stanno segnando una direzione ben precisa. Sebbene non "energica". Ma molto, molto significativa. L'intento è quello di "preparare un terreno".

    Alcuni passaggi in questo articolo sono fondamentali, anche per il tema di questo blog!

    Anzitutto c'è una denuncia diretta (e chi si sente chiamato in causa, lo è davvero!) verso coloro che "mettono al centro la Parola", il "battesimo", ma non "credono" nella realtà Sacrificale della Divina Liturgia (molti nella prassi, più che nelle parole). Il magnifico Don Nicola prende spunto anche dal recente libro del Papa (chi lo ha letto sa di cosa si parla), per affondare un colpo più che pertinente: la Messa è una realtà di ADORAZIONE della VITTIMA IMMOLATA e RISORTA per noi! Questo è il fondamento della Messa! Le altre componenti, anche se sicuramente presenti, sono relative a questo fondamento e attorno ad esso ruotano!

    C'è poi un riferimento splendido, oserei dire, riguardo la problematica della forma sacramentale degli edifici di Culto Cattolici! Il magnifico Don Nicola mettel'accento sul problema dell'antropocentrismo nei luoghi di culto e della perdita del loro originario senso e della loro sacralità!

    Giustamente si menziona l'Orientamento a Cristo dirante la Divina Liturgia, e il simbolismo che deve mantenere l'edificio sacro e che oggi non c'è più, per lasciare spazio alle Chiese-Refettori e alla Chiese-Auditorium o alle Chiese-SaleConferenze!

    In questo senso Don Bux porta all'attenzione il Motu Proprio (alla faccia di chi continua a sostenere che si tratta di un documento per pochi nostalgici!) e la normativa di attuazione di prossima uscita. Giustamente si fa presente che per rendere visibile l' Eremenutica della Continuità occorre che l'edificio di Culto sia consono alle necessità Liturgiche (e non viceversa!). L'Orientamento al Signore, per l'antico e il nuovo rito, è un fondamento che dovrà tornare visibile. Gli "adeguamenti" dovranno attuare questo principio.

    La cosa più grande è che, finalmente, si mettono in discussione le vetuste e anti-papali norme CEI sull'adeguamento delle Chiese e sulla cotruzione di nuove chiese!

    Il magnifico Monsignore ha già detto che c'è uno studio di Don De Meo che già è al vaglio!

    Queste sono grandi notizie!

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  2. "In alto i nostri CUORI. Sono RIVOLTI al SIGNORE"...

    Siete sicuri che basti l'orientamento architettonico? Non credete che serva attuare quello che suggerisce il catechismo della chiesa cattolica nr. 1231:

    "Dove il Battesimo dei bambini è diventato largamente la forma abituale della celebrazione del sacramento, questa è divenuta un atto unico che, in modo molto abbreviato, integra le tappe preparatorie dell'iniziazione cristiana. Per la sua stessa natura il Battesimo dei bambini richiede un catecumenato post-battesimale. Non si tratta soltanto della necessità di una istruzione posteriore al Battesimo, ma del necessario sviluppo della grazia battesimale nella crescita della persona."

    Solo se il cuore (non solo gli occhi) dei fedeli è volto a Cristo, con una vita cristiana coerente ci sarà vero culto a Cristo.

    Altrimenti avremo chiese piene di gente che poi nella vita vive in contraddizione col Vangelo.

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  3. ci hai presi dei rubricisti o dei legalisti?

    celebrare rivolti ad Dominum cambia l'atteggiamento dei fedeli che si raccolgono e fa perdere alla celebrazione l'aspetto di intrattenimento di affabulazione, che non è il suo, perché la Liturgia è il culto a Dio, non è un affare personale della comunità.

    E' inesatta infatti l'affermazione "il prete dà le spalle ai fedeli", nella realtà, invece prete e fedeli sono, insieme, rivolti al Signore.

    Ovviamente, al Signore, non sono rivolti solo gli occhi materiali, ma quelli dell'anima, il cuore, le profondità della persona, come nella relazione delle relazioni che è venuto - e viene continuamente- a rivelarci il Signore Gesù. Lui che è costantemente rivolto al Padre: viene dal Padre ed è rivolto al Padre in un continuo scambio di Vita di Relazione e di Amore.
    E il Signore è Lui stesso questo dono della Rivelazione che è Vita e Relazione viva con il Padre, che non ci lascia mai gli stessi.
    Ed è proprio nella celebrazione, nel momento culminante del Suo Sacrificio che ci trasforma perché è da lì che ha innescato nella Storia tutta un'altra direzione e significato e possibilità di diventare in Lui, Figli con lo stesso rapporto intimo e profondo e vivo, con la stessa vita...

    Stat Crux dum volvitur orbis; ma la Croce (anzi L'uomo-Dio Crocifisso morto e risorto per noi) non ha posto sulla vostra mensa che non è un Altare, anzi la 'strana' croce astile innestata sulla merkavàh di Ezechiele fa da testimone delle "danze intorno al vitello d'oro che siamo noi stessi" parole del Papa nei confronti di certe liturgie che riguardano anche il cammino, che realizza proprio quello che stigmatizzava Paolo VI nella Misterium Fidei : "non si può tollerare che un privato qualunque possa attentare di proprio arbitrio alla forma con cui il concilio tridentino ha proposto a credere il mistero eucaristico" (uno dei testi poi maggiormente caduti nel'oblio)... esattamente quello che ha fatto il vostro iniziatore, che ha esercitato il proprio arbitrio perfino sul NO.

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  4. Non si tratta soltanto della necessità di una istruzione posteriore al Battesimo, ma del necessario sviluppo della grazia battesimale nella crescita della persona."

    la grazia battesimale non si sviluppa con le catechesi o con le tappe iniziatiche; ma con l'autentico culto a Dio e con l'Adorazione e ala fedeltà alla vita Sacramentale, quella autentica, non quella 'fabbricata' da falsi profeti

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  5. A Cristo presente nelle specie del pane e del vino e a Cristo presente nella sua parola, posti al centro dell'assemblea sono spontaneamente rivolti i fedeli.

    Un altare posto al centro dell'assemblea liturgica dei fedeli orienta tutti alla centralità di Cristo vero attore dell'azione liturgica. Quindi tale disposizione non impedisce l'orientamento a Cristo.

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  6. ha perfettamente ragione.



    ecco un altro che vede nell'edificio il corpo umano... allora perchè non la visione di kiko sul corpo della donna? che c'è il dogma anche su questo?



    falso, il centro è sempre l'altare. solo che prima invece era il tabernacolo, che invece serve ad altro ed è bene che stia in una cappella apposita per l'adorazione. certo, se poi non lo si comprende, e si guarda il sacerdote più che quello che compie (il sacrificio) allora puoi anche stare a 2 cm, tanto non sarai mai rivolto verso Dio. la modifica sostanzailmente è avvenuta solo per il sacerdote, mica per noi? nel cammino invece anche per noi, perchè sostanziamente non esiste più il presbiterio.



    ha ragione da vendere in questo caso. perchè ci sono esattamente gli stessi problemi di prima, se non superiori. perchè il problema sta nell'accogliere o meno la chiamata del Signore, riconoscere l'immensa Grazia che si riceve durante l'Eucaristia, e comprendere che seguire Gesù ti porta sempre in contraddizione con ciò che hai intorno (che tu lo voglia o meno, che tu lo comprenda o meno).

    un anonimo

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  7. Anonimo, mi fai una cortesia? Mi citi anche la frase finale dell'articolo del Catechismo che TU HAI OMESSO? Lo fai tu o lo faccio io a caratteri cubitali?

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  8. No. Non ce la faccio. Lo cito io PER INTERO:

    1231 Dove il Battesimo dei bambini è diventato largamente la forma abituale della celebrazione del sacramento, questa è divenuta un atto unico che, in modo molto abbreviato, integra le tappe preparatorie dell'iniziazione cristiana. Per la sua stessa natura il Battesimo dei bambini richiede un catecumenato post-battesimale. Non si tratta soltanto della necessità di una istruzione posteriore al Battesimo, ma del necessario sviluppo della grazia battesimale nella crescita della persona. E' L'AMBITO PROPRIO DEL CATECHISMO.

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  9. Mic

    non c'è culto senza fede e non c'è fede senza catechesi...

    Romani 10: 9 Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. 10 Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. ... 14 Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? 15 E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!

    Sefano78 cosa vuoi dimostrare con quelle tre parole del catechismo? Forse che Mic ha torto quando dice che non è la catechesi che suscita la fede?

    Romani 10: 17 La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo.

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  10. Sefano78 cosa vuoi dimostrare con quelle tre parole del catechismo? Forse che Mic ha torto quando dice che non è la catechesi che suscita la fede?


    No! Che il CnC dovrebbe usare il Catechismo come strumento PROPRIO del Catecumenato Post-Battesimale ed insegnare quello che vi è contenuto.

    Perchè tu quelle parole le hai omesse? Per far finta di non vedere che i Mamotreti il CCC lo usano come "adornamento" per qualche nota?

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  11. Sefano78 cosa vuoi dimostrare con quelle tre parole del catechismo? Forse che Mic ha torto quando dice che non è la catechesi che suscita la fede?

    io non intendevo né intendo dire che la catechesi non suscita la fede. Infatti non sono le catechesi reiterate e ricorrenti e martellanti che alimentano la fede, in genere suscitata dall'Annuncio (e resta anche da stabilire QUALE Annuncio, cioè kèrigma), ma la Grazia Santificante ricevuta nei Sacramenti e nella preghiera e nell'Adorazione.

    Romani 10: 17 La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo.

    la predicazione è importante, appartiene al munus docendi del sacerdote, in alcune occasione trasferibile mediante 'mandato' ai catechisti, ma di sicuro non è monopolio del cammino e comunque non va mai enfatizzata a scapito del munus regendi (guida) e di quello sanctificandi (amministrazione dei Sacramenti, appunto).

    Nel cammino, oltre a mancare equilibrio tra questi tre importanti munera, dal momento che viene protestantemente data importanza preminente alla Parola peraltro ampiamente strumentalizzata, si crea enorme confusione tra ruolo dei laici e quello dei sacerdoti, impropriamente e nefastamente assoggettati agli onnipotenti catechisti, emanazione di Kiko...

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  12. Ahime Stefano78, la frase che citi e che l'anonimo ha sbagliato a non riportare indica catechismo (minuscolo) e non Catechismo (maiuscolo).

    Catechismo: Catechismo Chiesa Cattolica CCC

    catechismo: insieme di catechesi (es. ho mandato i bimbi al catechismo)

    C'è il catechismo per i bambini e il catechismo per gli adulti.

    c'è il catechismo pre-battesimale (catecumenato) e post-battesimale (il neocatecumenato NC è solo una delle tante ipotesi).

    nel catechismo si insegna il Catechismo.
    Le catechesi NC citano il CCC.

    (se poi siano in effetti conformi in pieno al CCC, questo è un altro paio di maniche che chiariremo alla pubblicazione, o almeno quando Raiden avrà ultimato il "ratto dei mamotreti").

    Quindi le catechesi del CNC si pongono esattamente nell'ambito (il catechismo), sottolineato dal Catechismo.

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  13. La Fede è suscitata dalla predicazione (non dalla catechesi ruminata), come più volte affermano i Padri della Chiesa, ma se non produce un reale incontro con Cristo, rimane allo stato larvale.
    Se poi,anzichè con Cristo, l'incontro suscitato è quello con questo o quel santone...beh allora si alimenta esclusivamente un carisma e nulla di più.

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  14. Quindi le catechesi del CNC si pongono esattamente nell'ambito (il catechismo), sottolineato dal Catechismo.


    ^__^ Questa arrampicata sugli specchi è eccezionale!

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  15. Dal CCC:

    "12 Questo catechismo è destinato principalmente ai responsabili della catechesi: in primo luogo ai vescovi, quali maestri della fede e pastori della Chiesa. Viene loro offerto come strumento nell'adempimento del loro compito di insegnare al Popolo di Dio. Attraverso i vescovi, si rivolge ai redattori dei catechismi, ai presbiteri e ai catechisti. Sarà di utile lettura anche per tutti gli altri fedeli cristiani"

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