venerdì 5 gennaio 2018

«Fuori dal Cammino non c'è salvezza»

FUORI DAL CAMMINO NON C’É SALVEZZA”: intervista ad una ex-neocatecumenale, ex-focolarina, ex-carismatica.

ANTEFATTO

Erano circa le 19,30 del 23 Settembre [2014].
Ero in compagnia di alcuni amici, quando ricevo un messaggio su Facebook di una signora, V.F., che avevo conosciuto sullo stesso social network qualche mese prima e con la quale avevo scambiato ben più di qualche parola.
Tutto parte da Mozart, o meglio, da un articolo pubblicato da questa redazione su Mozart, su cui Ella sentiva di dover fare qualche precisazione. Non so come, non so perché, il discorso cade sui suoi dubbi circa la Santità di Papa Wojtyla per via delle sue autorizzazioni ai neocatecumenali, focolarini e carismatici, additati da Lei giustamente come «sette all’interno della Chiesa che apportano divisioni».
Poi la stessa scrive una frase, «Kiko per me poi è eretico», che stuzzica il mio interesse e, al contempo, mi insospettisce. Indago con discrezione e, alla fine, mi confessa che in passato aveva avuto delle esperienze sia nei neocatecumenali sia focolarini che carismatici.
Argomenti questi per me appetibili sui quali non ho potuto non palesarle l’intenzione di una “intervista”.

INTERVISTA

Gianluca: «Mi ha accennato prima ad un Suo passato da neocatecumenale, focolarina e carismatica. Procediamo con ordine. Cosa l’ha spinta a frequentare i neocatecumenali?»
V: «Una rottura sentimentale. All’epoca andavo all’università e quella rottura fu per me devastante. Mi sentii smarrita e sola. Così quando una ragazza che conoscevo di vista mi parlò di certe catechesi in una parrocchia vicina, la seguii. Frequentai tali incontri dal novembre ’91 al gennaio ’92 all’incirca.
Sin dal primo incontro mi resi conto che vi era qualcosa di strano!»

Gianluca: «Interessante! Cosa in particolare?»
V: «Quando parlai di transustanziazione i catechisti di quella comunità si adombrarono e mi rimproverarono. Per loro, ero superba perché volevo esibirmi in paroloni difficili per far colpo e mettere in mostra la mia erudizione! Non si trattò del solo episodio. Ben presto capii che non bisognava contestare i catechisti, fare loro domande o chiedere lumi su determinati argomenti. Rispondevano che non servivano spiegazioni: era così e basta! Per di più non si parlava mai del Catechismo ed insistevano sul concetto di peccato. Pensi che una volta mi chiesero quando avevo incontrato Cristo. Rimasi senza parole! Scoprii ben presto dagli altri frequentatori che bisognava rispondere: «Nel peccato». E questo dottrinalmente non esiste. Ne ero sicura: bene o male, ho fatto la catechista in parrocchia e ho frequentato un minicorso di due anni di Teologia e Cristologia per preparare i bambini alla Prima Comunione. Di certo non sono un teologo, ma l’ABC cattolico lo conosco.
Molte catechesi erano incentrate sulla famiglia, ma manipolate. Mi spiego meglio.
Ricordo una coppia di sposi che invitava a non avere paura a ricevere da Dio come dono tanti figli. La donna mi confidò, in seguito ed in separata sede, che era sposata con suo marito da poco e che ancora prendeva la pillola perché non si sentiva pronta. Per di più, c’erano tante spese e pochi soldi. Mi confessó che era stata obbligata dai catechisti a recitare quella parte di madre e sposa perfetta».

Gianluca: «Davvero sconvolgente! Un teatro di ipocrisia! Vi furono altri episodi come questi? Altre catechesi?»
V: «Più che durante le catechesi, vi furono episodi preoccupanti durante la prima “trasferta” in un convento. Ogni mese dovevamo partire. I responsabili passavano con un sacco dell’immondizia. Ero studentessa allora e, tra le tasse e i libri, era gravoso pagare centomila lire ogni mese. Tra l’altro io ho sempre lavorato per mantenermi all’università. Qualche volta pensavo di rinunciare ad andare per via dei troppi soldi che chiedevano, ma i catechisti mi intimavano che era il diavolo a tentarmi… che Lui mi tentava ad abbandonare. I soldi sono lo sterco del demonio, bisogna disprezzarli – mi dicevano. Per di più, mi consigliavano addirittura di lavorare per pagarmi i raduni. Ricordo che una volta non avevo che ventimila lire. Feci finta di mettere soldi nel busta ed una ragazza fu costretta a pagare anche per me. Mi sentii una ladra!
Ma torniamo al nostro discorso: questo primo raduno era decisivo per comporre la lista dei catechisti e dei supervisori. In pratica, la comunità sceglieva i cantori, i responsabili, i catechisti. Quindi si armarono di sacco nero, bigliettini e penne. A quel punto, non so quale istinto mi guidò – forse la curiosità – e scrissi il mio nome falsificando la scrittura. Quando lessero il mio nominativo, si allarmarono e chiesero chi avesse scritto quel nome. Io feci l’Indiano, ovviamente. Ben presto, però, arrivò un superiore e mi intimò a votare Tizio come catechista, Caio come cantore e Sempronio come responsabile. Insomma, i nomi erano già decisi in partenza. La votazione era solo una finzione!!
Al secondo scrutinio, infatti, i nomi richiesti raggiunsero il quorum e facemmo festa perché “illuminati da Dio”».

Gianluca: «Altro che illuminati da Dio! Si verificarono altri attriti tra Lei e la comunitá?»
V: «Intanto contestai subito la pratica della comunione sulla mano e la disposizione circolare attorno all’altare-mensa. Non la presero bene. Mi giudicarono una piantagrane, una contestatrice superba. La liturgia, invece, era decisa da Kiko Argüello e sua Moglie Carmen, i fondatori del cammino. Quell’uomo disegnava le icone liturgiche, scriveva le musiche. Lui decideva le azioni liturgiche: “Kiko ha detto, Kiko ha fatto, Kiko non vuole, Kiko ha deciso”.
Quel Kiko decideva anche degli spilli. Se qualcosa non risultava ai catechisti, questi andavano da Kiko e chiedevano conferma!
Le racconto cosa accadde per le celebrazioni pasquali. Prima di tutto ci chiesero di digiunare il sabato santo invece che il venerdì. E già questo mi pareva in contrasto con le leggi della Chiesa, ma l’apice della stranezza era entrare in chiesa all’una di notte (quando la messa Pasquale della Mezzanotte era terminata) e rimanervi fino alle 6.30 per poi partecipare ad una sorta di Seder di pasqua ebraica e mangiare le uova sode fredde, dopo 24 ore di digiuno. Fu terribile!»

Gianluca: «Sui generis come celebrazione, questo è indubbio!»
V: «Ah, ora dimenticavo: non era possibile partecipare ad altre Messe se non in caso di emergenza ed era necessario agganciarsi ad un’altra comunità. E poi bisognava prendere parte tassativamente alle riunioni del mercoledì in cui si sorteggiavano i gruppi per la celebrazione della messa e per le letture e commento delle Scritture. Ogni mercoledì bisognava versare 10 mila lire per i fiori. Non bastavano mai i fiori sull’altare! E guai se mancavi alle riunioni del mercoledi. Dovevi dare spiegazione e rendere conto di quello che avevi fatto alle catechiste. Un altro evento improrogabile era la messa il sabato sera alle 21. Non capivo perché mai fosse più importante il sabato sera che la domenica!
Per non parlare della Confessione!! C’era tutto un rito inventato da Kiko. Ci riunivamo in una stanza. Il cantore ed il chitarrista suonavano e a turno ci si confessava in piedi, pochi minuti, e con sacerdoti sempre diversi. Non c’era direzione spirituale, capisce?!? Kiko voleva che non fossimo seguiti dai sacerdoti, bensì dai catechisti. Per me è più facile confessarmi se il sacerdote mi conosce, conosce il mio percorso, la mia vita! E tutto ciò è contrario alla Chiesa! I sacerdoti che amministravano i sacramenti in questa comunità di certo non erano entusiasti: uno di questi mi disse che questa pratica dei neocatecumenali disincardinava i sacerdoti dalle parrocchie. Il problema era che il vescovo ce li mandava!»

Gianluca: «In quanto a vocazioni le comunità in che condizioni versavano?»
V: «Cercavano disperatamente vocazioni da offrire al Papa. Hanno cercato di convincermi che il disegno di Dio per me fosse il velo monacale. Ora io ho sempre avuto la vocazione per la famiglia. Mai ho avuto intenzione di monarcami, mai ho sentito la chiamata di Dio. Un catechista mi fece un discorso a dir poco allucinante: se non trovi un fidanzato e le tue storie vanno male questo significa che Dio ti vuole suora, questo mi disse. Replicai che non avevo vocazione, ma egli ribatté che forse non me ne ero mai accorta. Ma Le pare che Dio manda la vocazione a monacarmi a mia insaputa? Assurdo, davvero assurdo!»

Gianluca: «Come riuscì a liberarsi di loro?»
V: «Ero stanca di consegnare letteralmente il cervello a Kiko e ai catechisti. Me ne volli andare. Ma venni rincorsa a lungo. Tentarono di lusingarmi o anche di minacciarmi. Fuori dal Cammino non c’è la salvezza, solo l’Inferno: così vollero spaventarmi.
Tuttavia, quello che devo dire sui Catecumenali non finisce qui. Nel frattempo anche i miei genitori entrarono in un’altra comunità. Per loro fu più drammatica questa esperienza. Io non arrivai al primo passaggio, loro sì! In questo “primo passaggio” i catechisti chiesero ai miei di firmare una dichiarazione in cui si acconsentiva a mettere a disposizione della Chiesa il proprio appartamento, il conto in banca, gioielli, pellicce, roba firmata. Occorreva staccarsi da queste cose terrene!
Io ero ancora all’università e del mio futuro ancora non sapevo nulla. Mia madre giustamente fu perplessa. Non si sentiva di impegnare la casa e il resto a mio discapito. Avrei potuto aver bisogno, capisce?!?
La furia dei catechisti si abbatté sui miei genitori e, in particolare, su mia madre. Per loro Ella era prigioniera del demonio e le dissero che sarebbe bruciata all’inferno come la pula. I miei genitori vennero esposti al pubblico ludibrio e cacciati dal cammino. Mia madre ebbe un crollo nervoso, pianse per due giorni. Fui allarmata: chiamai il mio parroco che confortò i miei genitori. Mia madre impiegò settimane prima di riprendersi e tornare in parrocchia. Fu come venir fuori da un incubo! Tutto ciò non é certo carità cristiana. Non la pensa così anche Lei?»
Gianluca: «Sicuramente….»
Intervista di Gianluca Di Pietro ad una anonima ex neocatecumenale, originariamente pubblicata su Agere Contra a ottobre 2014 (al termine indica "prima parte", la seconda parte non è reperibile in rete).

20 commenti:

  1. L'intervista è credibile anche se di quel Di Pietro (potrebbe essere uno pseudonimo o un'errata trascrizione del nome) non ci sono tracce nell'internet, tanto meno riguardo alla seconda parte dell'intervista. Dato il linguaggio, è evidente che si è trattato di un'intervista telefonica, forse pubblicata su Facebook e immediatamente ripresa da due diversi blog.

    Ma anzitutto notiamo le date.

    Attorno al 1983 compaiono le prime denunce sulla realtà del Cammino, da parte di padre Rotondi e mons. Landucci. Nel 1986 i primi articoli di padre Zoffoli, e successivamente libri e articoli in grande quantità.

    Nel tardo 1991 F.V. si avventura nelle "catechesi iniziali". Benché formata da un mini-corso di teologia, per circostanze personali non è al corrente delle notizie di attualità dall'ambiente ecclesiastico e quindi resta negativamente sorpresa dai metodi neocatecumenali.

    Subito dopo i suoi genitori entrano in Cammino e nell'arco di due anni si ritrovano al primo scrutinio con la tentata estorsione e truffa da parte dei cosiddetti "catechisti" del Cammino (che F.V. fin dagli inizi aveva riconosciuto essere dei perfetti esecutori della volontà di Kiko). Possiamo supporre che questo episodio sia avvenuto non più tardi del periodo 1994-1997, cioè praticamente in contemporanea a Giovanni Paolo II che chiedeva al Cammino una regolazione statutaria e a seguito della pubblicazione di tutti i libri di padre Zoffoli (salito al cielo carico di meriti a giugno 1996).

    Dunque, proprio mentre proseguivano le pubbliche denunce della diabolica "teologia" neocatecumenale, proprio mentre il Papa esigeva che il Cammino si desse uno Statuto per normalizzarne la posizione nella Chiesa, proprio negli stessi anni nel Cammino proseguiva maggiormente la truffa-estorsione ai danni delle persone di buon cuore che avevano aderito sperando solo di crescere nella fede.

    Il fatto che successivamente certe cose si siano un pochino ammorbidite - per esempio mi stupirei se oggi già al cosiddetto "primo scrutinio" i capibastone della cosca neocatecumenale imponessero il ricatto di firmare documenti-capestro riguardo ai propri beni - non toglie nulla all'atteggiamento da vera e propria mafia certa della propria impunità: F.V. allude chiaramente all'oliatura del vescovo, che pure dovrà risponderne davanti a Dio.

    Ora, mettetevi nei panni di un perfido "catechista" che ha la coscienza macchiata di estorsioni dello stesso genere (aver subdolamente obbligato dei fratelli a "mettere a disposizione" del Cammino determinati beni di un notevole valore): quale sarà la vostra furiosa vendetta qualora scopriste l'identità di F.V.?

    Naturalmente, come ogni volta che salta fuori qualche magagna neocatecumenale, i fratelli del Cammino si guardano bene dall'esprimere solidarietà alle vittime, si guardano bene dall'ammettere la possibilità che dei santissimi angelici "catechisti" abbiano mai agito come gangster avidi e implacabili, si guardano bene dal riconoscere che mentre in pubblico applaudivano il Papa, nel chiuso delle salette procedevano tranquillamente al ricatto e alla rapina.

    E soprattutto si guardano bene dall'ammettere che conoscono bene le porcherie del Cammino, e ne conoscono molte di più di quante non siano già state pubblicate su questo blog, e conoscono bene le vittime (spesso persone a loro care, spesso tra le più deboli e indifese) e non parlano perché il Cammino è "sacro" e non va "infangato" ammettendo la verità.

    Preferiscono compiere gravissimi atti contro la carità - rendendosi come minimo conniventi, complici, omertosi - piuttosto che ammettere il marciume del Cammino. Marciume che dipende tutto dalla diabolica "teologia" neocatecumenale proclamata dai due autonominati iniziatori.

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  2. Abbiamo già commentato diverse volte, negli scorsi anni, una caratteristica particolarissima del metodo settario del Cammino e di certi altri ambienti "ecclesiali": quello di credere che per far venir fuori la verità di una persona occorra metterla seriamente in imbarazzo, oltre che intimidire e mettere in soggezione.

    Dunque chi arriva finalmente a non poterne più e a volersi liberare del Cammino generalmente non ha il coraggio, il fegato e la salute di rispondere con una sonora pernacchia alle pretese dei cosiddetti "catechisti". Non vuole compiere gesti da raccontare ai party aziendali, vuole solo risolvere il problema nel modo più sicuro e veloce possibile. Vuole uscire da un tunnel, non aprire un nuovo fronte o scatenare una nuova guerra.

    Apro una parentesi. In certi ambienti di Azione Cattolica ho notato che ogni "campo scuola" richiedeva una scena di pianto. Qualcuno dei partecipanti doveva piangere a profusione per un buon quarto d'ora, per fare scena. La cosa è molto facile da realizzare, anche se il pretino che conduce il "campo" conosce poco i ragazzi, perché statisticamente c'è sempre qualcuno che interiormente soffre per l'avere pochi amici, per l'avere una famiglia scombussolata, per l'avere timori e paure dettati dall'ignoranza (specialmente in campo morale), per l'avere una situazione sentimentale sinistrata, per vivere situazioni di effettiva povertà (che non consiste nel non avere l'ultima Playstation, ma consiste in cose come il sentirsi continuamente "disallineati" rispetto a ciò che fanno e comprano i compagni di classe), ecc... per cui basta toccare un po' certi tasti e prima o poi qualcuno scoppia in lacrime "rubando la scena" al pretino, cioè dando l'impressione che sia tutto spontaneo, naturale, sincero, vero, quando in realtà è solo l'effetto desiderato dello "show" messo in scena.

    Quando da ragazzo ho assistito personalmente a simili imbarazzanti spettacolini ho cominciato ad intuire la pericolosità e la perfidia di chiunque dica "le cose che ci diciamo qui non devono uscire da questa stanza", tanto più nel momento in cui a distanza di tempo (a volte anche solo un paio di giorni) le cose "uscivano" e ci si faceva beffe della scenataccia di pianto posta in essere da una certa marescialla capogruppo, che in seguito tentò di difendersi ridendoci su e dicendo che era stato solo un "pianto liberatore" ma era chiaro che la cosa la imbarazzava moltissimo.

    Questo tipo di odio per l'intimità personale, odio perfettamente imparentato col profondo disprezzo per il segreto del confessionale e per la direzione spirituale, l'ho ritrovato nella mentalità degli adepti di Kiko e Carmen. Vale anche riguardo a certe persone che considerano accettabile che qualche (autonominato) maestro strazi la loro coscienza: disprezzano sé stesse concedono a costui il diritto di martellarle solo perché non sanno perdonarsi (per chiedere perdono in confessione occorre anche saper perdonare sé stessi dopo aver ricevuto il perdono di Dio, altrimenti è un credere che il perdono di Dio non basti a purificare l'anima).

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  3. Buon giorno
    la persona intervistata mi sembra alquanto confusa,dice cose che nessuno che ha frequentato il cn direbbe.Tutti sanno che Carmen non è la moglie di Kiko e la cosa nelle comunità è spiegata molto bene.Nei primi periodi,dopo la convivenza iniziale
    di 2 giorni, le convivenze mensili sono di una sola giornata e il costo è solo quello del pranzo più eventule affitto per la sala.Per quanto riguarda la richiesta fatta ai genitori è una cosa normale che di solito i catechisti fanno alle persone che si dichiarano staccate dai beni per dimostrare come in effetti, davanti a richieste precise non lo siano affatto,solo le persone confuse cascano nel tranello.
    State attenti prima di scrivere a verificare la personalità di chi racconta cose facilmente individuabili come non vere,solom perché danno contro al cammino.

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  4. Ti sei soffermato su un dettaglio di secondo ordine (Kiko e Carmen ovviamente non sono mai stati sposati), e lo usi come metro di giudizio per tutto il resto (problemi nella eucarestia, giudizio, strapotere dei catechisti, ecc..), mentre sostieni sia normale dire a due anziani di firmare un impegno a donare la casa per un presunto attaccamento ai beni?
    Ogni volta mi lasciate senza parole...

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  5. Fra i tanti fratelli che immediatamente applicano il metodo del fare il finto tonto ecco spuntare l'obiezione letteralista del fratello Giona.

    I quattro Vangeli sono discordanti in diversi punti (esempio: quante volte ha effettivamente cantato il gallo quando Simon Pietro rinnegava il Signore?), ma questa è paradossalmente una delle migliori garanzie della loro autenticità perché se fossero perfettamente compatibili bisognerebbe sospettare che gli autori si siano messi d'accordo anziché procedere per conto proprio con ricordi e testimonianze. Perfino i protestanti malati di letteralismo biblico hanno dovuto arrendersi a quest'evidenza (del resto nella Genesi ci sono due diversi racconti della creazione, e tanti altri esempi) e a considerare che quando uno riporta i fatti, può usare espressioni enfatiche che non vanno prese alla lettera, o può ricordare in modo impreciso dettagli secondari ("Kiko è un laico, Kiko vive insieme a Carmen, dunque Carmen è moglie di Kiko").

    Pur di distruggere la testimonianza di F.V., il fratello Giona inserisce astutamente un elemento estraneo: «...e la cosa nelle comunità è spiegata molto bene». Notate l'astuzia del verbo al presente col sottinteso che sarebbe stato sempre così - e lo sappiamo che non è vero. Fino a tempi recenti, c'era chi asseriva di star facendo il Cammino e di non aver mai sentito nominare Kiko e Carmen. Il fratello Giona dà per scontato, per tutti i tempi e per tutti i luoghi, un elemento presente con certezza solo nella sua testa.

    Dà anche per scontato che la tradizione neocatecumenale sia sempre stata la stessa: eppure, avendo sul groppone parecchi anni di fardello neocatekiko, dovrebbe ricordare che nel Cammino ci sono stati diverse pericolose mode passeggere - come ad esempio la confessione pubblica nelle strade... e i facinorosi col megafono furono allontanati più per le schifezze che dichiaravano che per il frastuono. Dopodiché Kiko fece un passo indietro, e quel pubblico scandalo fu abolito: contrordine, compagni!

    Riguardo ai costi delle "convivenze", il fratello Giona finge di non aver mai sentito la patetica scusa che "l'operaio ha il diritto al suo salario", cioè all'abusare di un'espressione del Vangelo per la pacchia gratis dei cosiddetti "catechisti".

    E naturalmente non una parola di sdegno o di condanna per le estorsioni neocatecumenali, anzi, addirittura tenta di mettere la classica pezza a colori.

    Vedete, il fatto è che il fratello Giona commenta su questo blog da molto tempo e ripete sempre gli stessi slogan smentiti un milione di volte dai fatti, dai documenti e dalle testimonianze. È quello che con una felice espressione veniva chiamato "zombificato". Accetta ogni ingiustizia e ogni menzogna, purché siano favorevoli al Cammino, rifiuta ogni giustizia e ogni verità, nel momento in cui non siano favorevoli al prestigio e alle comodità del Cammino, è del tutto incapace di riconoscere anche solo come ipotesi qualche opera malvagia del Cammino, incapace addirittura di riconoscere anche solo come ipotesi che i cosiddetti "catechisti" possano aver compiuto miserabili errori.

    Esattamente ciò che avevo "profetizzato" nei miei primi due commenti di questa pagina. Come se il commento di Giona lo avessi scritto io per darmi ragione nella maniera più plateale.

    E quel suo patetico commento - identico nella forma e nella sostanza a tutti gli altri cloni zombificati del Cammino - accade anche di fronte al fatto che il fratello Giona conosce meglio di noi le porcate che sono sempre avvenute nel Cammino fin da quel primo giorno nel lontano 1964, quando i due «nuovi falsi profeti» si allearono per diventare capi fondatori di qualche comunità, perché volevano essere al comando, volevano essere fondatori, volevano sentirsi temuti, rispettati, seguiti, incensati (e profumatamente pagati).

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  6. @ Giona

    Giona, rificcati nella balena e chiudete la bocca, tutti e due. Ci fai miglior figura.

    Tanto per te non cambierebbe niente, al chiuso nella balena o in una saletta è la stessa cosa.

    Cordialità.

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  7. @ Tripudio

    "Fra i tanti fratelli che immediatamente applicano il metodo del fare il finto tonto ecco spuntare..."

    Sei sicuro che faccia finta?

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  8. Ben tornato Pasquale Giona.

    Frilù

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  9. Ne approfitto per aprire una piccola parentesi.

    Immaginiamo il caso che un gruppo di cristiani faccia un itinerario comunitario di formazione e che per una moda o per qualche altro motivo la guida di questo gruppo decida che bisogna "provarsi sui beni".

    Ora, di fronte a Dio quella è superbia perché il risultato di tale prova per il singolo significherà "sei a posto con la coscienza", "hai superato l'esame", "sei migliore degli altri", "puoi star fiero davanti a Dio", "ti ringrazio Signore perché io non sono come gli altri, pago la Decima, ecc.".

    Se uno poi si fa illuminare dal Vangelo, scopre che Nostro Signore non ha mai comandato di "provarsi coi beni", ma ha piuttosto condannato l'uso sbagliato della ricchezza, ha condannato la ricchezza che ostacola la conversione (fateci caso: il povero ricco vuol consacrarsi al Signore senza lasciare la propria ricchezza, ma né a Nicodemo né a Giuseppe d'Arimatea è mai stato chiesto di liberarsi dei propri beni, e se è per questo nemmeno a Zaccheo, che per il solo fatto di aver incontrato Gesù decide liberamente di donare una certa quantità dei suoi beni senza che nessuno glielo abbia chiesto).

    Il fratello Giona, connivente con gli estorsori neocatecumenali (magari è uno di loro, uno di quelli che hanno imposto simili lasciti con condizioni capestro: e recentemente Kiko stesso si è lamentato che i neocat spagnoli lasciano l'eredità al Cammino mentre quelli italiani per lo più la lasciano ai propri figli), dà per scontato che la guida del gruppo non solo possa e debba comandare di essere superbi ("provatevi coi beni!"), ma che addirittura abbia il diritto di calpestare la libertà del prossimo attraverso un ricatto.

    Una vera guida, anche da cattolico tiepido, direbbe invece: «fate un'opera di carità, a vostra scelta, nel segreto». Lo direbbe perché quello che conta non è il "misurarsi" la fede ("mi sono provato coi beni": superbia, soprattutto applicata quando vedi altri che ti sembra che non si siano provati abbastanza), ma conta l'opera di carità, quella che sgorga dal cuore secondo la libertà personale. E per evitare superbia, per evitare confronti, per evitare di trasformare la carità in superbia, deve essere libera (non un'operazione da eseguire secondo i dettami del capo), deve essere personale, deve essere segreta (quantomeno il capo non deve conoscerla).

    Questa mentalità è presente negli altri movimenti ecclesiali e nelle parrocchie: con tutte le critiche che si possono loro fare, non si può negare che quando un singolo fedele compie una buona opera, generalmente non lo fa per mettersi al centro del palcoscenico e comunque la buona opera viene riconosciuta come tale. Fai un pellegrinaggio mariano? Gli altri del gruppo (o della parrocchia) lo considerano un'opera buona. Visiti la cognata malata in ospedale? La tua assenza alla riunione è giustificata ("anzi, fammi sapere come sta").

    Solo nella setta di Kiko e Carmen le opere buone non sono buone se non te le comanda il Cammino. Solo nella setta di Kiko e Carmen ti rimproverano per essere andato a Lourdes di tua spontanea iniziativa anziché consultarti con la gerarchia neocatecumenalizia. Solo nella setta di Kiko e Carmen ti viene detto di "provarti coi beni" (avendo come unico risultato garantito il farti crescere in superbia o in depressione).

    E quindi non suscita alcuna meraviglia vedere Kiko che protegge il suo vescovo pedofilo latitante. Cosa aspettarsi, infatti, da una setta in cui materialmente si calpesta il Santissimo Sacramento?

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  10. Questo post e' la dimostrazione di quello che dicevo sui single nel post del 30 dicembre. Incollo qui un solo passaggio di tutto quello che avevo scritto :"...Così al prossimo scrutinio possono dirti che il Signore non ti ha fatto trovare marito o moglie perché dovevi farti sacerdote oppure partire itinerante oppure andare a fare servizio presso seminari od altre necessità del cammino...".

    Per quanto riguarda la sottoscrizione al primo passaggio ad onor del vero non mi ricordo niente del genere. Io l'ho fatto prima del 1990. Mi ricordo che a turno ci hanno fatto dire il nome della nostra croce, del tipo il lavoro, la moglie, i figli.... Senza aggiungere altro, ne dare spiegazioni, ripeto solo il nome.

    Dopo ognuno di noi ha posto la propria firma un foglio di pergamena appositamente incollato nella Bibbia della comunità .

    Non ho sottoscritto nessuna dichiarazione di vendita beni.

    Invece il nostro Giona ci attesta che e' vero, che può succedere, ci dice addirittura che e' NORMALE (!?!?!).

    "...Per quanto riguarda la richiesta fatta ai genitori è una cosa NORMALE che di solito i catechisti fanno alle persone che si dichiarano staccate dai beni per dimostrare come in effetti, davanti a richieste precise non lo siano affatto,solo le persone CONFUSE cascano nel TRANELLO..."


    Ti ringrazio per la tua testimonianza, veramente siete di grande aiuto. Sei tu che usi parole come tranelli. Non vi rendete conto neanche di quello che dite.

    Usare tranelli ti sembra cristiano?

    Non ti rendi neanche conto che quella è pressione psicologica. Approfittare del proprio ruolo, della fiducia che le persone ripongono, per estorcere comportamenti non cristiani, ma penso addirittura denunciabili alle autorità laiche competenti.

    Da me non è successo ma conoscendo il cammino ti credo Giona. Può succedere.

    Comunità che vai catechista più o meno talebano troverai!

    Vi prego gestori del blog, salvate il suo commento e fatene un post, merita di essere messo in evidenza.

    Grazie Giona continua ad aiutarci così.

    EX-NC-???

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  11. Paradossalmente quelli che sono riusciti a sfuggire ai tentacoli della setta neocatecumenale senza passare i guai descritti, ringraziano il Signore per esserne scampati.

    Qualche fratello di comunità meno stupido del fratello Giona si sarà già domandato quanto l'inciso "Carmen moglie di Kiko" sia stato inserito di proposito per scovare subito i cretini che si accontentano di trovare il pelo nell'uovo e poi azzeccare la figuraccia di quelli che non entrano mai in argomento.

    Passiamo a cose più serie. Non ricordo se era già stata segnalata la pagina blog (datata aprile 2015) «Perché sono contro il Cammino», di uno dei primissimi seminaristi del seminario Redemkikos Mater di Guam. Che non essendo un fratello del Cammino, veniva boicottato e imbarazzato in ogni modo e infine indotto a lasciare il seminario: veniva puntualmente assegnato a una parrocchia neocatecumenale, puntualmente spedito dallo psicologo, puntualmente definito "disubbidiente"... Dice che il seminario Redemkikos Mater a Guam fu aperto «per forza», non per vera esigenza. Dice anche che le comunità neocatekike, essendosi inimicate le parrocchie, andavano a celebrare i sacramenti negli alberghi. Dice che l'elite kikiana-carmeniana trattava con estremo disprezzo i parrocchiani. E naturalmente lo inquieta la tragica situazione ecclesiale, vedendo che "Roma" non si decide a far piazza pulita di questi soggetti, ecc.

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  12. La realtà neocatecumenale fa semlicemente vomitare.

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  13. Ovviamente il fratello Giona Baccalà è magicamente scomparso, non vorrete mica che si confronti con gli argomenti proposti? Avendo criticato le parole "Carmen moglie di Kiko", può dire a sé stesso di aver confutato l'intero blog: questa sì che è Fede Adulta.

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  14. Che poi di questo (di Kiko e Carmen sposati) era convinto anche un mio fratello di comunità...non dimentichiamoci che, prima soprattutto della grande esposizione mediatica voluta e ricercata da Kiko, dei fondatori si parlava solo in una catechesi iniziale e poi basta. Se quella sera ti eri assentato, rischiavi di non sapere nulla né di Kiko né di Carmen, né delle baracche. E sai che perdita...

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  15. Già, Valentina, mi hai anticipato. La megalomania esibizionista è giunta molto dopo, all'inizio fu l'arcano, la segretazione dei mamotreti e dei suoi illuminati autori :-),

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  16. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  17. Rinnovamento e Movimento dei Focolari possono piacere o no, ma non proclamano eresie, ubbidiscono ad ogni indicazione che dà la Chiesa e il proprio Vescovo, sono inseriti in parrocchia senza pretesa di assimilarla e tollerano benissimo altri gruppi e aggregazioni.
    Possono esagerare, ma si sono lasciati sempre guidare dalla Chiesa. A parte, naturalmente, qualche gruppo che, però, è stato sconfessato dallo stesso movimento da cui è nato.

    In modo particolare stimo il Movimento dei Focolari, di cui non ho mai fatto parte ma che consiglio spesso a chi è alla ricerca di un percorso comunitario. E sono convinto che, contrariamente a Kiko e Carmen, Chiara Lubich sia un esempio luminoso di ubbidienza alla Chiesa.

    Ma, nonostante queste mie precisazioni, ritengo che nel post ci siano elementi molto interessanti perché, come sa chi conosce un po' il Cammino, sono assolutamente verosimili.
    Anzi: sono certamente veri, perché i fatti riportati sono simili a quelli testimoniati da molte altre persone: impossibile che l'intervistatrice si sia inventata dei fatti che, per puro caso, sono del tutto simili, anzi, uguali, a quelli raccontati da tante altre vittime del Cammino.
    E se il Cammino ha ammorbidito certi modi di fare (che però non sono affatto scomparsi, ma sono stati solo nascosti), riguardo alle ERESIE, invece, non ha ammorbidito un bel niente.
    Come, appunto, quello della transustanziazione.

    Ci spieghi Kiko la sua dottrina in proposito. Sarà poi facile vedere se questa coincide con quella della Chiesa o se è un'ERESIA.
    E se fosse un'eresia, dica pubblicamente quello che pensa: se ritratta ammettendo il suo errore o no. E allora sapremo finalmente se Kiko, oltre a sparare ERESIE, è anche un ERETICO.

    Ma tutto sembra tacere.... E, nelle tenebre e nel segreto, il nemico agisce meglio

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  18. Ultime notizie da Guam su un sito web italiano.
    http://ilsismografo.blogspot.it/2018/01/stati-uniti-guam-with-rms-closed.html?m=1

    Frilù

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  19. Pietro, sono completamente d'accordo con te, tu dici:

    impossibile che l'intervistatrice si sia inventata dei fatti che, per puro caso, sono del tutto simili, anzi, uguali, a quelli raccontati da tante altre vittime del Cammino.
    E se il Cammino ha ammorbidito certi modi di fare (che però non sono affatto scomparsi, ma sono stati solo nascosti), riguardo alle ERESIE, invece, non ha ammorbidito un bel niente.
    ......E, nelle tenebre e nel segreto, il nemico agisce meglio.
    _______________________
    Perfetto.
    Alcune cose, infatti, sembrano un poco estreme, forse lo sono, ma riproducono fedelmente l'estremismo iniziale che per violenza, ingerenza assoluta nella vita delle persone, pressione psicologica portata all'eccesso, riproduce quanto il cammino delle origini ha significato.
    Cose sicuramente attenuate con il passare del tempo, anche per motivi di prudenza, per evitare di essere cacciati a calci da qualche Parroco non del tutto accomodante e perchè, sicuramente, quando poi la predicazione veniva portata avanti dagli stessi catechisti parrocchiali, non era possibile mantenere alla lettera la predicazione e la prassi dei primi itineranti che arrivavano, predicavano e poi fuggivano via...lontano....lasciando i poveri succubi fratelli a mediare e attutire (...sopire, chetare...)le conseguenze dalla loro "parola forte" seminata, come la "fede forte" che ne è conseguenza aberante.

    Ma chi di esperienze (scrutini) e "testimonianze" FERISCE, di esperienze/testimonianze perisce! Questo è!

    Pax

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  20. @Giona ha detto
    "Tutti sanno che Carmen non è la moglie di Kiko e la cosa nelle comunità è spiegata molto bene."
    ---
    Non vedo la necessità di spiegarlo "molto bene" se non erano sposati, e mi viene un dubbio: stai a vedere che Kiko e Carmen, magari si fossero realmente sposati sacramentalmente e segretamente complice un presbitero NC?...

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