domenica 5 agosto 2018

Le "processionarie di Kiko" infestano la Chiesa: un esercito di creduloni - silenziosi, obbedienti e paganti - "marcia unito".

da Pietro (NON del Cammino):
La Parola di Dio "filtrata" da Kiko
lo attraversa, da sinistra a destra,
e si trasforma in accusa.




"La cosa che mi colpisce dei responsabili del cammino è tutta questa RISOLUTEZZA. Ma anche se la risolutezza vuole essere una manifestazione di forza, non sempre è sintomo di forza d'animo.
A volte si è risoluti solo in GRUPPO, come chi stupra in BRANCO. Anche i pecoroni seguendo la guida lo fanno in modo RISOLUTO. Senza tentennamenti. Non voglio generalizzare e nemmeno demonizzare le dinamiche psicologiche di gruppo: l'uomo è un animale sociale. Ma il gruppo dovrebbe formare il carattere e dovrebbe aiutare a essere liberi e scegliere liberamente. Ma nelle SETTE non è così. Nelle sette il gruppo deresponsabilizza e uccide la libertà, e da qui la necessità di essere AGGRESSIVI. Il gruppo deve formare la persona, ma le sette la distruggono. Per ritornare all'esempio delle processionarie(1), gli adepti del Cammino sono come le processionarie che seguono il capofila senza sapere quello che fanno. E chi è animato da una santa ribellione, esce dalla fila.

Marciano una dietro l'altra,
disciplinate, perfettamente
allineate,
...e si insinuano nella Chiesa
infettandola!




Mi fa ridere chi dice che non si può capire il Cammino finché non lo si prova. È vero infatti l'esatto contrario: non si può capire il Cammino finché non si prova a LASCIARLO. Nel Cammino tutto funziona in modo diverso che nella Chiesa o in una società normale: non a caso è una SETTA, priva di vere relazioni, cioè di relazioni LIBERE.

Nel Cammino sono convinti che ci si salva facendo tutti lo stesso percorso, come le processionarie, ma non è vero. Ci si salva andando tutti nella stessa DIREZIONE. Il rischio delle processionarie è che se il capofila dovesse sbagliare strada, trascina tutti con sé.

A tanta risolutezza del Cammino forse i Pastori della Chiesa dovrebbero cominciare a pensare di rispondere con altrettanta risolutezza. Ma non sono un Pastore e mi astengo da consigli pastorali."

Pietro ha firmato col nome: "Pietro (NON DEL CAMMINO)" perché non ne ha fatto parte.

Io ne ho fatto parte a lungo e con un ruolo attivo. Di questo mi rammarico molto, più il tempo passa e più metto a fuoco la realtà.
Come giustamente dice, e io ben ricordo, l'espressione ricorrente nel cammino, per cui ti dicono che «non puoi capire cosa è se non vivendolo», è un'altra delle loro menzogne: piuttosto inizi a conoscerlo quando decidi di lasciarlo e, dopo che lo hai lasciato, per grazia di Dio, tutto diventa più chiaro, sempre di più!
Stando dentro ti isolano da ogni altro contesto, fanno sì che il tuo ascolto sia solo alla loro "parola" e così ricevi continuamente solo i loro "input".
Mi chiedo di frequente come faccia Pietro, come altri del resto, Tripudio, Lino, ad esempio, ad avere una capacità di analisi così.
Diciamo le stesse cose, arriviamo alle stesse conclusioni.
Sì, con buona pace degli Anonimi camminanti, più o meno pasqualoni, ne abbiamo ancora molte da mettere in evidenza. Anche perché la grande armata neocatecumenale non dà, per ora, ancora segni di cedimento.

Girano in tondo
le processionarie kikiane.
Metto in evidenza, per concludere, un altro commento di Pietro (NON del Cammino) che porta alla luce quanto noi, ex camminanti, possiamo senz'altro confermare con la nostra esperienza - rivissuta e analizzata una volta fuori - e in totale libertà di coscienza. A conferma che il cammino lo comprendi molto meglio quando ne sei fuori, piuttosto che quando ci sei dentro fino al collo e pienamente coinvolto nelle sue dinamiche spersonalizzanti, deresponsabilizzanti, che tolgono alle persone la voglia e la capacità stessa di pensare; ridotte a tante "processionarie" che, a testa china, seguono la fila disciplinate, allineate, votate a un destino che altri hanno scelto per loro e verso il quale marciano ineluttabilmente, trascinandosi dietro a loro volta gli altri.

Sul megapannello aureo,
accozzaglia di eresie kikiane

Nell'interminabile fila che si snoda dalle Parrocchie fino alla Domus Galilaeae - "tempio della spiritualità neocatecumenalizzata" innalzato alla megalomania kikiana - ognuna è solo guida cieca della sventurata processionaria che la segue per raggiungere, una dopo l'altra e una dietro l'altra, la perfetta incarnazione dell'eretica dottrina del superbo e disobbediente Kiko in loro, con la quale infestare dall'interno la Chiesa di cui dicono di far parte.







Riportiamo, a tal proposito, la testimonianza di Beati pauperes spiritu di un racconto delle origini del cammino:

Le processionarie di Kiko
La visione profetica era cosi: un amico di studi (imprecisato) andò da Kiko a raccontargli questo sogno, che lo aveva visto con una Bibbia dorata sotto braccio precedere in processione una colonna di persone vestite di bianco entrare di sera fra canti e battimani in una San Pietro a Roma gremita di gente che affollava a destra e a sinistra.
Quando Kiko portò le prime comunità dei Martiri Canadesi a San Pietro per la fine del cammino la notte di Pasqua questa visione si realizzò.

Commento da Pietro (NON del Cammino):

"Kiko come tutti i capi di SETTE: ciò che richiede agli altri non va bene per il «fondatore». E questo non solo per il denaro, ma anche per l'UBBIDIENZA.

Vorrei chiedere ai camminati come Kiko dimostra il proprio distacco dal denaro.
Nel cibo? Nell'astenersi dal fumare? Per i suoi viaggi "apostolici" forse usa mezzi di seconda classe e alberghi a 1 stella?
Le 50 euro di elemosina che fa ai poveri che incontra (testimone lui stesso) mi fanno ridere alla luce di quanto ha detto Gesù quando la povera vedova offrì 2 spiccioli, cioè TUTTO quello che aveva.
Troppo facile offrire 50 euro per chi ha a disposizione fondi ILLIMITATI e poi VANTARSENE di fronte al suo popolo osannante, tremebondo e ammirato.
50 euro investiti bene: grazie ai suoi devoti creduloni gli renderanno non 100 volte tanto, ma 100.000.

E Kiko a chi ubbidisce? Non mi si dica a Dio, perché tutti possono dirlo, anche i terroristi islamici.
Chi è il suo direttore spirituale? Don Pezzi, suo servile ammiratore? Sarebbe un'aberrazione.
In realtà tutti sanno che Kiko fa esattamente TUTTO ciò che vuole e che "sente" di dover fare.

Lui ai suoi tremebondi e osannanti creduloni dice che fa tutto ciò che Dio gli "ispira" .
E, al contrario dei veri santi, senza nessun DUBBIO di sbagliare.

I santi, infatti, per timore di essere ingannati, si SOTTOMETTEVANO al giudizio dei loro direttori o di Vescovi, rinunciando spesso ad alcune cose che loro avevano pensato avessero dovuto fare.
Kiko, invece, perfino se il Papa lo corregge diventa una belva schiumante rabbia. E va avanti senza tentennamenti."


(1) 

Girano in tondo tutti in fila

senza andare da nessuna parte
Molti evoluzionisti si chiedono come mai gli insetti, così incredibilmente specializzati e perciò evoluti già centinaia di milioni di anni fa, non sono più cambiati: non imparano dalle esperienze. Un esempio: le formiche processionarie marciano sempre una dietro l'altra, ma se si fanno girare in cerchio, cioè la prima della fila viene posta dopo l'ultima, andranno avanti così per giorni e giorni. (Pietro NON del Cammino)

23 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  2. IL CAMMINO NEOCATECUMENALE AVVELENA ANCHE TE! DIGLI DI SMETTERE!

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  3. "Molti evoluzionisti si chiedono come mai gli insetti, così incredibilmente specializzati e perciò evoluti già centinaia di milioni di anni fa, non sono più cambiati: non imparano dalle esperienze".
    Infatti, se prendete un pasqualone NC evoluto in decenni di CNC e gli fate leggere un articolo dell'Osservatorio, continuerà a inviare commenti insensati: ancora non ha imparato dall'esperienza che finisce in spam o eliminato da un amministratore oppure sommerso di risate.

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    1. infatti, quel che imparano dall'esperienza è riassunto nel proverbio abruzzese: "daje e daje, la cipolla diventa aje", che è quello che il cammino fa a loro, e che loro cercano di far provare anche agli altri!

      IGDDA

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  4. La nota del post evidenzia un mio errore che non cambia la sostanza: le processionarie non sono formiche ma bruchi.

    Io non sono contrario che dei cristiani si uniscono seguendo una spiritualità specifica (purché autenticamente evangelica), né pretendo da essi la perfezione, ma la loro specificità deve evidenziare l'ecclesialità.
    Nel Cammino non è così, come nelle sette.
    I camminanti, fuori dal Cammino sono come i musulmani: non si integrano (a parte una minoranza). Sono asociali.
    I santuari mariani li fraquantano poco, le processioni popolari, a parte qualche singolo caso, le disprezzano, e in genere vanno malvolentieri là dove non possono mettersi in mostra.
    Altro discorso se hanno l'occasione di farsi riconoscere alzando cartelli e cantando a squarciagola, come al Family day, che, infatti, hanno contribuito a distruggere.

    Non sanno cosa si perdono: una delle cose più toccanti della autentica devozione popolare, come il frequantare i santuari mariani, consiste proprio nel sentirsi figli di Maria COME gli altri. Davanti a Maria non si può insegnare sempre, ma si deve tacere e IMPARARE. Imparare non cose speciali, non una sapienza particolare, ma il Vangelo di TUTTI. Al Cammino manca questa dimensione.
    Non nego che nella società di oggi il Vangelo lo si percepisce in modo annacquato, ma la forza del Vangelo è che lo si può vivere radicalmente anche in una vita NORMALISSIMA. Senza bandiere giganti, palme giganti, ecc.

    Il Cammino ha un problema con la teologia della GRAZIA che non ha MAI VOLUTO AFFRONTARE, per questo ormai è equiparabile ad una setta protestante.
    Per loro, come per Lutero, la grazia è un dono esterno che ci rende ACCETTI a Dio anche vivendo nel peccato, mentre per i cattolici la grazia è un dono che ha una forza trasformante, capace di trasformarci in Cristo e che, di conseguenza, ci deve necessariamente allontanare dal peccato.
    Ciò non significa che non siamo peccatori, ma che il cammino cristiano non è come quello kikiano: è un cammino verso la SANTITA' e non verso la SAPIENZA GNOSTICA.

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    1. Pietro (NON del Cammino)6 agosto 2018 09:53
      La nota del post evidenzia un mio errore che non cambia la sostanza: le processionarie non sono formiche ma bruchi.
      ---
      Sono anche molto pericolose in quanto possono creare pericolose e fastidiosissime lesioni ad uomini ed animali; molti contadini sparano ai loro nidi,
      solitamente sui pini.
      Ruben.
      ---

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  5. Grazie Pietro per i tuoi commenti sempre molto interessanti e grazie a Pax per il thread.
    È vero che una degli atteggiamenti che il cammino trasmette è la risolutezza.
    In genere, è una qualità positiva. Ho avuto la fortuna di conoscere persone del cammino, recentemente, quindi non faccio riferimento al periodo in cui anch'io l'ho frequentato: sono rimasta colpita dalla loro capacità di decidere in modo risoluto quale sia la "verità" anche di fronte alle piccole sfide quotidiane.
    Però credo che un cristiano debba riservare questa capacità di adesione incrollabile alle verità di fede fondamentali, e a ciò che la Chiesa ci insegna con il Suo Magistero, e che questo atteggiamento risoluto invece, applicato anche alle mille "verità" volatili che non solo in cammino vengono perseguite, lo trovo profondamente contrario al messaggio di Gesù, che coniugava la massima verità alla massima libertà, anche di pensiero, e non dava nulla per scontato, ma insegnava ai suoi a pensare, a riflettere, a scoprire la verità più che a imporla dall'alto.
    Per questo, un cristiano le processioni dovrebbe farle sempre con la mente rivolta al cielo.
    Che poi, permettetemi di osservare che le processioni sono sempre state invise in cammino e considerate da religiosi naturali finché i parrocchiani seguivano il Santissimo sgranando il rosario; ora invece che si tratta di seguire la Madonna di Kiko salmodiato il rosario con la melodia da lui consegnata, sono ammesse e non sono più pagane.
    Chi ha ancora la mente funzionante questo dubbio dovrebbe covarlo: perché se un rito è fatto in parrocchia è a rischio superstizione, se è fatto in cammino è "un sacramento"? (NB: definizione di Kiko, che parla sempre di sacramento per ogni cosa -consegna bibbie, granelli di sale, scrutini ecc- meno che, naturalmente, quando parla dei sacramenti veri).

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  6. L'odio comunista verso la borghesia.

    Da Kiko: E' curioso vedere Gesù Cristo in casa di Zaccheo. Zaccheo era un borghese schifoso che opprimeva il popolo; essendo ebreo tradiva la sua patria con il potere di Roma, degli oppressori,si arricchiva a spese del suo popolo. Era traditore della sua religione perché ave va contatto coi gentili, che rano impuri.Era un ladro e aveva di tutto. Tutto il popolo lo odiava (e quando il popolo odia di solito ha ragione). Bene Gesù visiterà e mangerà proprio con questo "modello di virtù". Va e non lo giudica, perché anche lui è figlio di Abra mo.

    Wikipedia: piccola borghesia composta da artigiani, piccoli commercianti, coltivatori diretti ed anche impiegati, con un reddito sufficiente per essere anche (o ancora) consumatori.

    La Chiesa, dal sito del Vaticano:

    PREGHIERA DI SUA SANTITÀ PIO XII
    A SAN GIUSEPPE ARTIGIANO*



    O glorioso Patriarca S. Giuseppe, umile e giusto artigiano di Nazareth, che hai dato a tutti i cristiani, ma specialmente a noi, l'esempio di una vita perfetta nell'assiduo lavoro e nell'ammirabile unione con Maria e Gesù, assistici nella nostra fatica quotidiana, affinché anche noi, artigiani cattolici, possiamo trovare in essa il mezzo efficace di glorificare il Signore, di santificarci e di essere utili alla società in cui viviamo, ideali supremi di tutte le nostre azioni.

    Ottienici dal Signore, o Protettore nostro amatissimo, umiltà e semplicità di cuore, affezione al lavoro e benevolenza per quelli che ci sono in esso compagni, conformità ai divini voleri nei travagli inevitabili di questa vita e letizia nel sopportarli, consapevolezza della nostra specifica missione sociale e senso della nostra responsabilità, spirito di disciplina e di orazione, docilità e rispetto verso i superiori, fraternità verso gli uguali, carità e, indulgenza coi dipendenti. Accompagnaci nei momenti prosperi, quando tutto c'invita a gustare onestamente i frutti delle nostre fatiche; ma sostienici nelle ore tristi, allorché il cielo sembra chiudersi per noi e perfino gli strumenti del lavoro paiono ribellarsi nelle nostre mani.

    Fa che, a tua imitazione, teniamo, fissi gli occhi sulla Madre nostra Maria, tua sposa dolcissima, che in un angolo della tua modesta bottega silenziosa filava, lasciando scorrere sulle sue labbra il più soave sorriso; e non allontaniamo lo sguardo da Gesù, che si affannava teco al tuo banco di falegname; affinché in tal guisa possiamo condurre sulla terra una vita pacifica e santa, preludio di quella eternamente felice che ci attende nel cielo, per tutti i secoli dei secoli. Così sia!

    Pace ai figli della Pace. Dio è la Pace.

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  7. Da Kiko: La nostra società è una società di consumo, una società molto imborghesita, di vedute molto istrette, in cui abbiamo scambiato i valori cristiani per alcuni valori di tipo borghese:essere onorato sul lavoro, essere onesto, avere una casa e una macchina, essere fedele alla moglie, non rubare e non uccidere.

    Da Valtorta:

    2Proprio ora gli portava dei piccoli attrezzi di lavoro, adatti a Lui, perché potesse imparare, senza fatica, ad usarli.
    «Così ti aiuterò!», dice Gesù con un sorriso.
    «Così mi aiuterai e diventerai un bravo falegname. Vieni a vederli».
    Ed entrano nel laboratorio. E Giuseppe mostra un piccolo martello, una piccola sega, dei minuscoli cacciavite, una pialla da bambola, deposti su un bancone da falegname in erba: un bancone adatto alla statura del piccolo Gesù.
    «Vedi, per segare si mette questo legno appoggiato così. Si prende la sega così e, facendo attenzione di non andare contro le dita, si sega. Prova…».
    E la lezione comincia. E Gesù, divenendo rosso nello sforzo e stringendo le labbra, con attenzione sega e poi liscia la piccola asse con la pialla e, anche se è alquanto storta, gli pare bella, e Giuseppe lo loda e gli insegna a lavorare con pazienza e amore.

    3Torna Maria, che certo era fuori di casa, e si affaccia al­l’uscio e guarda. I due non la vedono, perché hanno le spalle voltate. La Mamma sorride nel vedere lo zelo con cui Gesù lavora di pialla e l’affetto con cui Giuseppe lo ammaestra.
    Ma Gesù deve sentire quel sorriso. Si volge, vede la Mamma e corre a Lei colla sua assicciuola semipiallata e gliela mostra. Maria ammira e si curva a baciare Gesù. Gli ravvia i riccioli scomposti, gli asciuga il sudore sul viso accaldato, ascolta con affetto Gesù che le promette di farle uno sgabelletto per stare più comoda quando lavora.
    Giuseppe, ritto presso al minuscolo banco, con la mano sul fianco, guarda e sorride.
    Ho assistito alla prima lezione di lavoro del mio Gesù. E tutta la pace di questa Famiglia santa è in me.

    Pace ai figli della Pace. Dio è la Pace.

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  8. Da Kiko:

    San Sapolo dice così: uno può dare la vita per un buono,per il capo dello stato, per un poeta, per uno che ha figli....ma chi dà la vita per l'orgoglioso, per il borghese schifoso,per l'assassino, per chi bisognerebbe togliere di mezzo? Chi darà la vita per lui?

    Nel suo piccolo laboratorio
    la fatica della braccia unì la Terra al Cielo:
    il lavoro manuale, infatti, disprezzato da alcuni e fuggito da altri,
    fu lì sommamente nobilitato.

    San Giuseppe lavorò sempre bene,
    onestamente,
    mantenendo fede agli impegni assunti,
    non solo per sostentare sé e la sua famiglia,
    ma anche come servizio alla comunità di Nazareth.

    Egli lavorò soprattutto con amore e col pensiero sempre rivolto al Padre nei Cieli,
    offrendo a lui ogni fatica unita a quella di Gesù
    che – pur essendo Dio – non disprezzò il lavoro,
    anzi, divenuto carpentiere Egli stesso, lo santificò infinitamente...

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  9. da Kiko:
    Ammira coloro che si amano come lui non è capace e, siccome ha una filosofia pasticciona, pensa che loro sono così perché è gente straordinaria, gente buona, selezionata, che ha molta forza di volontà, che si sacrifica; lui invece si sente molto borghese e pigro.

    La nostra società è una società di consumo, una società molto imborghesita, di vedute molto ristrette, in cui abbiamo scambiato i valori cristiani per alcuni valori di tipo borghese:
    essere onorato sul lavoro, essere onesto, avere una casa e una macchina, essere fedele alla moglie, non rubare e non uccidere.

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    Wikipedia: piccola borghesia composta da artigiani, piccoli commercianti, coltivatori diretti ed anche impiegati, con un reddito sufficiente per essere anche (o ancora) consumatori.
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    Vita di San Giuseppe :

    Si prodigò oltre l'umano per non far mancare nulla alla famiglia e, come padre, per insegnare le cose della vita a suo figlio, perché egli doveva, come un fanciullo qualunque, essere sottomesso alla volontà paterna. Iddio non assegnò un padre qualsiasi, ma un'anima pura, perché fosse di sostegno ad una candida sposa e ad un Dio incarnato.

    Tanti sottovalutano quello che fu il suo compito: non discusse mai gli ordini impartiti nel sonno, o attraverso i messaggeri di Dio, ma eseguì fedelmente, anche se questo comportava dover abbandonare tutto quello che aveva realizzato in quel momento; le amicizie, gli averi e la sicurezza sociale per affrontare l'ignoto.

    La sua fede era tale che non ebbe dubbi o incertezze, andò dove Dio l'inviava col suo fardello, con i suoi tesori costituiti da un'esile madre e da un pargoletto prima, e da un fanciullo poi. Dopo, come padre non s'oppose, ma preventivamente assecondò, essendone a conoscenza, i Divini voleri e nel suo animo ardente benedì questo suo figlio, affinché annunciasse con la parola e, nel mondo, si compissero i disegni del Padre.

    Fu un lavoratore esemplare, un esempio mirabile, portò la famiglia su una nave sicura e seppe guidarla su lidi e porti riparati, anche quando all'esterno v'erano acque tumultuose. Seppe essere un degno compagno per la sua sposa e s'amarono con sentimenti così puri da incantare gli Angeli del cielo.

    Oh! Voi padri, traete insegnamento da quest'uomo che seppe sì santamente costruire una famiglia umana; applicò ad essa tutte le virtù cui era capace con la sua anima ardente d'amore. Solo l'amore e la fede gli permisero, nel cammino della sua vita, di superare notevoli ostacoli, il peso umano, con il sostentamento, gravava quasi tutto sulle sue spalle, e questo Lui l'ha offerto gioiosamente al suo fanciullo che tanto adorava.

    Tanti sottovalutano l'importanza che ha avuto nei disegni di Dio: ma poteva Dio affidare ad un'anima qualunque la responsabilità di padre terreno di suo Foglio? Oppure, nella sua onniscienza, ha scelto un'anima eletta?

    Ora, nel cielo gli è stato assegnato il posto che gli competeva. Appellatevi tranquillamente a Lui, affinché possa intercedere per voi in tutti i vostri bisogni. Per la sua fedeltà e per il suo amore gli sono state date le potenze d'intercessione e di grazia per tutte le vostre necessità. Sia per voi un modello costante.

    Se da padri saprete calcare le sue orme, potrete gioire nelle vostre famiglie e sarete guardati benignamente dal cielo, la grazia e la benedizione scenderanno su di voi e sui vostri congiunti.

    Sarete modelli di rettitudine che scalderanno d',amore, non soltanto la vostra famiglia, ma tutte quelle che, sbandate e disperate, desiderano appoggiarsi e sperare negli esempi coerenti.

    Nella famiglia affidatevi a Lui, chiedetene il sostegno e pregate, affinché implori su di voi le virtù tanto necessarie per la vostra salvezza.

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    1. Interessante quello che dici Isaia Paolo Geremia.
      Per completezza, dove si tratta di frasi dette da Kiko, potresti dare il riferimento da dove sono state estratte.
      Grazie
      LUCA

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    2. Dal mamotreto per la fase di conversione, credo, Luca. Non sono certo perché - te lo dò per sicuro - gli stessi concetti legati alla borghesia Kiko li ripete in tutti i mamotreti fino al II scrutinio, decine e decine di volte. Ha ragione ISG, è un linguaggio che certamente apprese negli ambienti sessantottini di che frequentò.

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    3. O R I E N T A M E N T I ALLE EQUIPE DEI CATECHISTI PER LA FASE DI CONVERSIONE

      Pace ai figli della Pace. Gesù è la Pace.

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    4. Da Kiko: Qualcuno ancora sta pensando che vuole venire in comunità per essere felice lui e gli dà fastidio terribilmente che in comunità non ci si ama, che quello è un peccatore, che l'altro è insopportabile; vorrebbe un gruppo di amicotti, un club di gente per bene, che ci aiuti a rendere ancora più borghese la nostra vita, più schifosa. No, fratelli miei, non è possibile questo. Voi siete in questo cammino perché Dio vi sta chiamando veramente a fare una missione sulla terra molto importante, perché il mondo soffre, perché esistono veramente nel mondo le tenebre, la morte e la gente che soffre.



      Da Antonio Gramsci: Questa lotta si è svolta nell'unica forma in cui poteva svolgersi: disordinatamente, tumultuosamente, con una razzìa condotta per le strade e per le piazze al fine di liberare le strade e le piazze da una invasione di locuste putride e voraci. Ma questa lotta, indirettamente sia pure, era connessa all'altra lotta, alla superiore lotta di classi tra proletari e capitalisti: la piccola e media borghesia è infatti la barriera di umanità corrotta, dissoluta, putrescente con cui il capitalismo difende il suo potere economico e politico, umanità servile, abietta, umanità di sicari e di lacché, divenuta oggi la "serva padrona" che vuole prelevare sulla produzione taglie superiori non solo alla massa di salario percepita dalla classe lavoratrice, ma alle stesse taglie prelevate dai capitalisti; espellerla dal campo sociale, come si espelle una volata di locuste da un campo semidistrutto, col ferro e col fuoco, significa alleggerire l'apparato nazionale di produzione e di scambio da una plumbea bardatura che lo soffoca e gli impedisce di funzionare, significa purificare l'ambiente sociale e trovarsi contro l'avversario specifico: la classe dei capitalisti proprietari dei mezzi di produzione e di scambio. La guerra ha messo in valore la piccola e media borghesia. 

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    5. Da Wikipedia:
      La borghesia nella teoria marxista
      Nella teoria marxista la borghesia è la classe sociale che ha il controllo dei mezzi di produzione e di distribuzione. Il controllo si deve distinguere dalla proprietà formale o giuridica in quanto indica la capacità effettiva di utilizzare, o meglio di far utilizzare, i mezzi di produzione. La borghesia, secondo la visione marxista, è il movimento storicamente nemico del proletariato, perché ha utilizzato le braccia operaie e contadine per portare a termine con successo la sua rivoluzione, producendo cultura ed informazione mistificanti e plagianti.[4][5]

      Nel parlare comune, i termini borghesia e proletariato si riferiscono più in generale ai concetti di ricco e povero e non, più specificamente, a possessore o non possessore di mezzi di produzione.
      Nel XX secolo alcune sottoclassi venivano indicate per precisare la definizione con alta borghesia composta dalle classi più ricche (industriali, grossi commercianti, ecc.), media borghesia (proprietari di patrimoni o redditi solidi, ma meno ricchi dei precedenti) e piccola borghesia composta da artigiani, piccoli commercianti, coltivatori diretti ed anche impiegati, con un reddito sufficiente per essere anche (o ancora) consumatori. In questa visione, il proletariato sarebbe il resto delle classi più basse (i poveri). Questa versione della parola borghesia ignora completamente l'originale focalizzazione sulla proprietà dei mezzi di produzione. Questa visione non è comune a tutti gli economisti e riflette maggiormente un'ostilità alla differenziazione sociale[6].

      Da Valtorta: 5Si dice che Giuseppe fu il nutrizio mio. Oh! che se non poté come uomo darmi il latte con cui mi nutrì Maria, egli spezzò se stesso nel lavoro per darmi pane e conforto ed ebbe gentilezza d’affetti di vera madre. Da lui ho imparato — e mai allievo ebbe un maestro più buono — tutto quanto fa del bambino un uomo. E un uomo che si deve guadagnare il pane.
      Se la mia intelligenza di Figlio di Dio era perfetta, occorre riflettere e credere che non volli uscire clamorosamente dalla regola dell’età. Perciò, avvilendo la mia perfezione intellettiva di Dio al livello di una perfezione intellettiva umana, mi sono assoggettato ad avere a maestro un uomo e ad avere bisogno di un maestro. Che se poi ho appreso con rapidità e buona volontà, ciò non toglie merito a Me d’essermi fatto soggetto ad un uomo, e all’uomo giusto d’esser stato colui che ha nutrito la mia piccola mente delle nozioni necessarie alla vita.
      Le care ore passate a fianco di Giuseppe, che come per un giuoco mi condusse ad esser capace di lavorare, Io non le dimentico neppure ora che sono in Cielo. E quando guardo al padre mio putativo, rivedo il piccolo orto e il laboratorio fumoso, e mi pare di vedere affacciarsi la Mamma col suo sorriso, che faceva d’oro il luogo e beati noi.

      Pace ai figli della Pace. Dio è la Pace.

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  10. @ Valentina Giusti (12:50)

    Hai detto:

    È vero che una degli atteggiamenti che il cammino trasmette è la risolutezza.
    In genere, è una qualità positiva. Ho avuto la fortuna di conoscere persone del cammino, recentemente, quindi non faccio riferimento al periodo in cui anch'io l'ho frequentato: sono rimasta colpita dalla loro capacità di decidere in modo risoluto quale sia la "verità" anche di fronte alle piccole sfide quotidiane.
    Però credo che un cristiano debba riservare questa capacità di adesione incrollabile alle verità di fede fondamentali, e a ciò che la Chiesa ci insegna con il Suo Magistero, e che questo atteggiamento risoluto invece, applicato anche alle mille "verità" volatili che non solo in cammino vengono perseguite, lo trovo profondamente contrario al messaggio di Gesù, che coniugava la massima verità alla massima libertà, anche di pensiero, e non dava nulla per scontato, ma insegnava ai suoi a pensare, a riflettere, a scoprire la verità più che a imporla dall'alto."

    Scusa, potresti spiegare meglio questo concetto? Ho cercato di interpretare, ma non mi riesce.

    Grazie.

    Pax

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    1. "...sono rimasta colpita dalla loro capacità di decidere in modo risoluto quale sia la "verità" anche di fronte alle piccole sfide quotidiane": le sfide quotidiane degli altri o le proprie? :-)

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    2. beh vediamo cosa risponde Valentina :)
      io ho pensato volesse alludere ad una mancanza di elasticità mentale, che a volte è 1 pregio più della risolutezza ..

      insomma, come dice il Vangelo "filtrare il moscerino e ingoiare il cammello".

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    3. Ho cercato di esprimere un'impressione personale sul modo in cui affrontano la vita queste giovani coppie del cammino, che, per intendersi, per età potrebbero essere figli miei. Ho notato il loro piglio deciso, il modo convinto con cui difendono e portano avanti le proprie opinioni e le proprie scelte, non solo di fede.
      Il mio dubbio è che questo loro rigorismo, o mancanza di flessibilità come dice Roberta, questa incapacità quasi di essere incerti, questa necessità di essere sempre pronti alla risposta, non sia alla fin fine una qualità cristiana, perché non tutte le scelte debbono essere immediate, non tutte le idee possono uscire da noi armate e pronte alla guerra come Diana dalla testa di Zeus, un po' di dubbi e di travagli interiori ci fanno bene e ci fanno essere più empatici nei confronti degli "altri". Tutto qui.

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  11. Come ha detto Pietro (NON del Cammino)
    Anche i pecoroni seguendo la guida lo fanno in modo RISOLUTO.

    Mille volte abbiamo detto che chi si lascia guidare nel cammino si libera dell'angustia di dover decidere, assumersi le proprie responsabilità, la vita è bell'e programmata. I carismi quelli sono. Quanti solo perché non trovavano la fidanzata o in seguito a un fallimento sono stati indirizzati al Seminario?
    Processionari appunto!

    Pax

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  12. Il pomeriggio del 12 agosto, alle ore 18:00, nel Circo Massimo, Kiko Arguello, incontrerà i giovani del Cammino Neocatecumenale per una chiamata vocazionale.

    http://camminoneocatecumenale.it/it/siamo-qui-i-giovani-del-cammino-neocatecumenale-a-roma-con-papa-francesco/

    Annalisa

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    1. Guarda caso in quei giorni c'è il sinodo dei giovani. Ne stanno arrivando a migliaia da tutta Italia. Non sia mai che i giovani neocatecumenali si mischino troppo con i cristiani della domenica, facciamo un incontro inter nos.
      Esattamente come per la GMG... Quanti giovani NC verrebbero se non ci fosse il tanto atteso incontro vocazionale di Kiko?

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