martedì 24 giugno 2025

"Nunc cognovimus quia daemonium habes": ora sappiamo che hai un demonio...

Ricordate quell'episodio del Vangelo in cui farisei dicevano "sappiamo che hai un demonio"? Ebbene, ricorda i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali. 

Occorre anzitutto spiegare ai nuovi lettori il nocciolo del problema.

Nei primi anni '60 Kiko e Carmen desideravano essere fondatori di una qualche comunità, sentendosi portatori di una qualche imprecisata "novità", come se la Chiesa fosse sbagliata e abbisognasse della loro interpretazione del Concilio per salvarla. Fondarono così quello che sarebbe stato successivamente chiamato "Cammino Neocatecumenale".

Autoproclamandosi "ispirati dallo Spirito" non hanno mai tollerato correzioni, nemmeno sui loro più madornali errori teologici, liturgici, ecclesiali, dottrinali, spirituali, sociali, familiari, eccetera, come se lo Spirito ispirasse errori, disubbidienze, tracotanza, superbia. "Kiko ha il carisma, chi sei tu per giudicarlo?", cioè nella mentalità neocatecumenale non importa la verità, importa solo l'opinione di Kiko e Carmen, di cui va scimmiottato tutto.

I cosiddetti "catechisti", cioè la gerarchia di pretoriani di Kiko e Carmen, ne sono i ripetitori a pappagallo, e quindi spesso (spessissimo) si ritrovano di fronte a un bivio: ribadire la dottrina kikiana-carmeniana, o insegnare ciò che insegna la Chiesa? eseguire la volontà di Kiko e Carmen, o compiere ciò che è gradito a Dio? seguire le indicazioni di Kiko e Carmen, o quelle del Papa, dei documenti liturgici validi per tutta la Chiesa, e dello stesso Statuto del Cammino? Calpestare la dignità dei fratelli del Cammino o il proprio egoismo? Ovvio che a seguire Dio anziché Kiko, o a tentennare anche una sola volta, è una catastrofe per il cosiddetto "catechista" neocaetcumenale. Kiko e Carmen non ammettono altro che l'ubbidienza cieca.

Volenti o nolenti i cosiddetti "catechisti" devono far rigare dritto i "fratelli del Cammino" affinché questi facciano crescere il prestigio e i soldi di Kiko, della sua setta neocatecumenale, e dei suoi pretoriani. (Eh sì, perché essere un cosiddetto "catechista" del Cammino comporta un discreto numero di piccoli privilegi, incluso il difendere certe maialate).

Occorre qui far notare che in una qualsiasi normale aggregazione cattolica, piccola o grande che sia, lo scopo dei fondatori è santificare sé stessi e aiutare altri a santificarsi; e tale deve essere lo scopo anche della gerarchia sottostante, e anche del popolino dei seguaci. Se non c'è tale scopo, non si può più parlare di comunità, aggregazione, fraternità, associazione, famiglia religiosa, gruppo, eccetera: si può parlare solo di "setta", dove i fondatori (e i loro emissari) hanno a cuore qualcosa di mondano, non la propria santificazione, e quindi ogni loro azione, insegnamento, pensiero, sarà orientato a come massimizzare soldi, potere, prestigio, e altri lerci interessi, anche se proclamassero continuamente di essere "ispirati", di sentirsi chiamati a "guidare", di dover insegnare certe cose anziché certe altre, di aver "fatto tanto ma proprio tanto"...

Quelli che davvero vollero santificare sé stessi (e contribuire ad aiutare gli altri a santificarsi) sono approdati spesso alla santità. Giganti come don Bosco, padre Kolbe, Teresa d'Avila, Francesco d'Assisi, Alfonso de' Liguori, hanno "fondato" comunità non per un progetto pastorale, non perché bramassero di essere capi e fondatori, ma perché nel loro specifico caso era un indispensabile strumento per contribuire alla propria salvezza personale (altrimenti ne avrebbero fatto volentieri a meno - e persino Francesco d'Assisi era pronto ad azzerare la propria intera opera se il Papa avesse fatto un solo cenno), era un mettere a frutto i particolari talenti ricevuti dal Signore.

Certo, siamo anche abituati alla rara possibilità (accade molto raramente) che un pessimo "fondatore" dia vita suo malgrado ad un'opera tutto sommato buona (come nel caso di Maciel, fondatore dei Legionari), fermo restando che non è merito suo ma solo dei membri di buon cuore che nel seguirlo hanno sempre inteso ravvivare la propria fede e santificarsi secondo l'insegnamento della Chiesa, la Tradizione della Chiesa, e i sacramenti così come la Chiesa comanda di celebrarli.

Nel caso del Cammino Neocatecumenale, invece, i fondatori sono pessimi, in quanto alla base non c'era un desiderio di santificazione ma solo un'evidente avidità, una dimostrabilissima superbia, e un'innegabile brama di potere: si sono alleati perché entrambi volevano sentirsi "fondatori di qualcosa", riveriti, ubbiditi, temuti, e soprattutto pagati (cfr. Kiko che si lamenta che nei primi tempi quando menzionò le Decime i madrileni che aveva attirato a sé scelsero di non seguirlo più: e da allora lui e Carmen hanno escogitato ogni sorta di trucchi e astuzie per rendere inevitabile ai fratelli del Cammino il dover «mollare il malloppo» e ubbidire ciecamente ai dettami di Kiko distribuiti attraverso i suoi fedelissimi "catechisti").

Anche se non avessimo già una vastissima quantità di testimonianze su come i cosiddetti "catechisti" del Cammino hanno sempre calpestato la vita e la dignità dei fratelli delle comunità (se non calpestano hanno già un piede fuori dal Cammino e in brevissimo tempo anche l'altro), avremmo facile certezza che i cosiddetti "catechisti" debbono sempre scegliere fra il proprio tornaconto personale (che passa anzitutto attraverso il gloriare i "fondatori" e procurar loro prestigio e soldi e altri adepti) o l'essere estromessi e additati come "il demonio".

Quella certezza deriva dal fatto che il Cammino è una setta eretica che cerca di spacciarsi per cattolica. Eretica perché insegna dottrine distorte, che si palesano anche in una liturgia piena di strafalcioni, oltre che una vera e propria idolatria per i fondatori. Sono stati proprio Kiko e Carmen a promuovere quelle dottrine e quelle carnevalate liturgiche, spacciandosi per "novità" in campo cattolico e cercando di raggranellare adepti dalle parrocchie. Sarebbe come se l'ultimo iscritto al club degli scacchi decidesse di chiamare "scacchi" il muovere la torre anche in diagonale... ed avesse sufficiente "leva" (di soldi, di raccomandazioni, di protezioni in alto loco) da non essere stato ancora espulso a pedate dal club.



Così si chiarisce dunque quell'espressione usata dai farisei per insultare Nostro Signore e dai cosiddetti "catechisti" del Cammino per dichiarare di aver sempre ragione: "hai un demonio".

I cosiddetti "catechisti", proprio come Kiko, spesso tirano in ballo il "demonio" ("hai un demonio", "il demonio ti ha ingannato", "sei in braccio al demonio"...), ed ovviamente tale "demonio" ingannerebbe sempre e solo i fratelli del Cammino, mai i cosiddetti "catechisti" o la gerarchia neocatecumenale su fino al sommo Don Kikolone.

In pratica, nel Cammino, "demonio" è il termine con cui si indica una riduzione del prestigio della setta, dei suoi soldi, del suo numero di adepti, della loro cieca ubbidienza dovuta ai capicosca della setta.

Occorre qui notare non solo la facilità con cui tirano in ballo il "demonio" ma anche l'arroganza e la tracotanza con cui lo fanno: decontestualizzando, recitando, ingannando. Loro hanno il "potere", cioè l'investitura approvata da Kiko, e tu fratello delle comunità sei solo la loro materia da plasmare per arricchire di prestigio, ricchezze e comodità la casta dei capicosca del Cammino. E spesso "comodità" include anche i loro porci comodi, a cominciare dall'assecondare la propria sete di potere e altro.

I cosiddetti "catechisti" si comportano esattamente come quelli che accusarono Nostro Signore: "ora sappiamo che hai un demonio". Chiunque fosse stato presente lì davanti a Gesù e i farisei si sarà domandato: ma come?, questi stessi farisei hanno visto i miracoli, hanno udito la predicazione, hanno visto i segni, conoscono da una vita intera le profezie e non possono negare che in Gesù si siano avverate, e dopo tutto questo Lo vanno insultando con "hai un demonio"? ma perché? Sono incapaci di capire o sono furenti perché le loro malefatte sono state svelate

Allo stesso modo, i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali subito tirano in ballo il "demonio" non appena si accorgono che qualche fratello di comunità non è totalmente alla loro mercè... o qualche propria malefatta viene svelata o rischia di essere svelata.

E tutto questo avviene in mezzo a mille pomposissimi proclami, a interminabili discorsetti dove il tre volte santo nome di Nostro Signore, i dogmi di fede, le virtù cristiane, vengono nominati senza sosta (e a sproposito).

Il problema fondamentale dei cosiddetti "catechisti" è infatti il dover difendere l'eresia, l'inganno, la menzogna, il sopruso. Nonostante vengano chiamati "catechisti", non insegnano nulla del Catechismo: sono solo degli sterili ripetitori delle fandonie propalate da Kiko e Carmen - e vengono scelti solo in base a quanto siano fedeli nel ripetere il contenuto dei "mamotreti" (i brogliacci contenenti le sgangherate elucubrazioni kikiane-carmeniane) e le bizzarrie estemporanee di Kiko (vi ricordate di quando Kiko disse che il Signore "ci parla attraverso i testimoni di geova"?).

E naturalmente si tengono ben stretta la nomina, in quanto apportatrice di comodi privilegi (vedasi il miracolo della macchina).

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