mercoledì 27 agosto 2025

Fregati 40mila dollari di fondi della parrocchia

Presentiamo qui sotto una nostra traduzione ad sensum della lettera pubblicata recentemente su Jungle Watch.

Premessa 1: alla lettera segue una brevissima riflessione a margine riguardo al fatto che l'attuale arcivescovo a Guam continua a restare in silenzio riguardo al Cammino e alle sue attività, facendo salire i sospetti che la sua promozione a vescovo di Chalan Kanoa prima e ad arcivescovo di Agaña (Guam) poi, sia dovuta alle sue connessioni coi pezzi grossi del Cammino.

Premessa 2: il sottoindicato Faiola è dal 2018 incardinato nella diocesi di Roma ed è tuttora vicario parrocchiale a Roma.

Premessa 3: un commento di poche ore fa su Jungle Watch ricorda che anche nel (felicemente soppresso nel dicembre 2017) seminario Redemkikos Mater di Guam i kikos pensarono di allestire una "cappella della Parola" pagando 120mila dollari ad un architetto italiano per un progetto che era identico a tutte le altre "cappelle della Parola" allestite dai neocat: anche in questo caso il progetto era in sistema metrico decimale. Un architetto di Guam preventivò altri 70-80mila dollari per adattarlo e farlo approvare. Ma dopo aver bruciato 200mila dollari per pagare un progetto-fotocopia, non andarono avanti. Chissà, si chiede il commentatore, magari un'indagine RICO (racketeer influenced and corrupt organizations) potrebbe svelare lo strano giro di soldi che c'è dietro una truffa fatta in chissà quante altre diocesi...



Quand'è che quegli eretici verranno espulsi dalla nostra arcidiocesi?

Il 27 agosto 2020, K.J.Jones, vincitore nel 2014 del premio Catholic Relief Services' Egan Journalism Fellowship, e un redattore senior della Catholic News Agency (CNA), pubblicarono un articolo propagandistico sul Cammino Neocatecumenale a Philadelphia (in Pennsylvania, USA); l'articolo è ancora leggibile sul sito della CNA.

L'articolo riguarda due preti neocatecumenali che hanno ristrutturato le loro chiese e cappelle parrocchiali senza l'autorizzazione (né approvazione) dell'arcivescovo di Philadelphia, che successivamente ordinò di riportare chiese e cappelle alla situazione precedente dopo che i parrocchiani avevano protestato contro tali innovazioni. Hanno fatto bene a denunciare, e ha fatto bene anche l'arcivescovo Nelson J. Perez, che ha ascoltato quei fedeli, ha delegato un esperto di liturgia per chiarire la situazione, e dopo averne ricevuto il parere ha riconosciuto che i due presbikikos avevano sbagliato e ha comandato di ripristinare tutto a com'era prima.

In una di queste parrocchie, intitolata a san Carlo Borromeo, il parroco neocatecumenale aveva convertito uno scantinato (precedentemente adibito a palestra) in una saletta neocatecumenale. Quello spazio era sempre stato utilizzato per le attività sociali dei fedeli e per i ricevimenti dopo i funerali. I parrocchiani lamentavano che il parroco neocatecumenale stava dando un trattamento preferenziale al Cammino, ritrovandosi sfrattati per far posto alla saletta neocatecumenale utile solo ai fratelli del Cammino.

Parentesi: qui a Barrigada (Guam), nel seminterrato della chiesa di San Vicente, c'è una stanza utilizzata regolarmente da un gruppo mariano per gli incontri di preghiera. Una sera, avendo iniziato la preghiera un po' più tardi, i fedeli sono stati interrotti a metà ed è stato intimato loro di continuare la preghiera nel corridoio perché la saletta doveva essere riconfigurata e preparata per un'attività del Cammino (probabilmente la bizzarra "messa" neocatecumenale).
I parrocchiani di san Carlo Borromeo a Philadelphia sono infine riusciti a far rimuovere il parroco neocatecumenale. Una devota 76enne della parrocchia, C.Jenkins, ha spiegato: "non c'è modo di farlo rimanere qui dopo tutte le pessime esperienze fatte e i segni di razzismo che abbiamo dovuto subire".

Nel sopracitato articolo di CNA si dice:

...i critici se la prendono con l'inusuale stile liturgico accusando il Cammino di formare comunità parallele alle parrocchie in cui il Cammino opera.
...
Quando il Cammino è presente in una diocesi, è spesso responsabile dell'introdurre vocazioni sacerdotali da tutto il mondo, anche se alcuni critici dicono che tali preti non sempre si integrano bene nelle comunità locali che vengono chiamati a servire...
Ciò accade perché la gerarchia neocatecumenale e i suoi luogotenenti (presbìteri ordinati dal Cammino) servono solo le comunità del Cammino, sfruttando le risorse delle nostre parrocchie, risorse di cui dovrebbero beneficiare tutti i parrocchiani. I presbikikos sono causa di divisioni nella nostra arcidiocesi.

Alla fine dell'articolo, K.Gavin, portavoce dell'arcidiocesi di Philadelphia, aveva certamente le "fette di prosciutto sugli occhi" quando ha affermato che:

Il Cammino Neocatecumenale è un particolare carisma nella Chiesa Cattolica Romana che è autorizzato dal Vaticano. Le sue celebrazioni liturgiche hanno degli elementi diversi da ciò che i parrocchiani tradizionalmente hanno vissuto.
Ma sul serio? Confrontate tali affermazioni con quelle del vescovo Athanasius Schneider, che ha avuto a che fare col Cammino per molti anni a Karagandà, in Kazakhstan, e a marzo 2016, intervistato dal John Henry Newman Center in Ungheria, aveva ricordato che il Cammino:
È un cavallo di Troia nella Chiesa... il Cammino è una comunità protestante-ebraica che di cattolico ha solo la decorazione...
Il Cammino Neocatecumenale è stato una spina nel fianco qui a Guam, specialmente da quando scoprimmo che era alleato col vescovo Anthony Sablan Apuron (poi caduto in disgrazia), e col loro piano di convertire l'Arcidiocesi di Agaña (Guam) in un'arcidiocesi neocatecumenale da esibire al resto del mondo. Con Apuron, il Cammino aveva una relazione "quid pro quo": cospirarono per conquistare in ogni modo il controllo dell'arcidiocesi e infiltrare le parrocchie e formarvi comunità neocatecumenali.

Il Cammino aveva bisogno di un leader locale e Apuron era proprio il soggetto giusto, soprattutto quando divenne un "fratello del Cammino" in una comunità neocatecumenale di Agaña. Il Cammino era stato presente nell'isola di Guàm fin dal 1994, quando il presbikiko Adrian Cristobal e Apuron consentirono ai neocatecumenali di "evangelizzare" i cattolici locali. Dato che all'epoca avevamo ancora fiducia nell'allora arcivescovo Apuron, pensammo che tutto sommato fosse un bene per la nostra chiesa locale.

Nel giro di pochi anni dall'arrivo del Cammino a Guam, i neocatecumenali misero le mani su un immobile dell'arcidiocesi, in località Yona, per stabilirvi un seminario neocatecumenale, raccattando giovani dagli USA e dal resto del mondo. Nel 2009 le prime ordinazioni di tali presbikikos da parte di Apuron.

Uno di quelli ordinati nel 2009, l'italiano Fabio Faiola, fu assegnato come parroco a Nostra Signora di Guadalupe (in località Santa Rita). Nonostante l'accoglienza dei parrocchiani, si rivelarono ben presto il suo vero carattere e le sue vere intenzioni: le omelie erano sconclusionate e poco chiare, e il suo marcato accento italiano le rendeva ancor più difficili da capire. Non mostrava alcuna empatia per la gente di Santa Rita; in un'omelia accusò tutti i parrocchiani di essere pettegoli e di sparlare alle spalle. I parrocchiani si sentirono offesi non dall'accusa, vera o falsa che fosse, ma dal fatto che aveva avuto il fegato di diffamare indistintamente proprio tutti i paesani.

Nei pochi anni che è stato in parrocchia, fece delle cose che colpirono ancor più negativamente i fedeli. Fece demolire la canonica (in gergo locale la chiamano "conbento") sita al di là della strada (proprio di fronte alla chiesa) senza l'intenzione di ricostruirla, allo scopo di allestirvi un centro pastorale neocatecumenale. In parrocchia, negli anni precedenti, si pianificava di dividere la struttura in uno spazio sociale con un parcheggio e garage (il progetto di massima era già stato redatto). [Editor's note: i presbikikos non risiedono in parrocchia ma sempre altrove; nel caso specifico, nell'ex seminario Redemkikos Mater]

Ebbene, il parroco neocatecumenale spese ventimila dollari di fondi parrocchiali per demolire la canonica (che aveva ospitato parroci fin dagli anni '70), e come se non bastasse pagò altri ventimila dollari di fondi parrocchiali al figlio del responsabile del Cammino per gli USA e Guam (cioè al figlio di Gennarini) per farsi fare un progetto di centro neocatecumenale.

Tale progetto era del tutto inutilizzabile, tanto più che usava il sistema metrico decimale laddove l'edilizia a Guam (maestranze e materiali) utilizza quello americano (pollici e piedi). Inoltre il figlio di Giuseppe Gennarini non era abilitato a presentare progetti a Guam, per cui per presentarlo e ottenere i permessi per costruire sarebbe stato necessario pagare un architetto abilitato a Guam per rifare daccapo il progetto dell'altisonante Centro Neocatecumenale, secondo le leggi e le consuetudini vigenti a Guam.

Come se non bastasse, prima dei progetti ingegneristici e architetturali, sarebbe stato necessario far analizzare e verificare il suolo su cui edificare, cosa che non è stata fatta. Il terreno è in pendenza. Non c'è neppure un rilievo topografico. Il parroco neocatecumenale semplicemente non aveva idea di ciò che stava facendo: ha ottenuto solo di bruciare quarantamila dollari dei fondi della parrocchia (che erano destinati alla costruzione di un centro pastorale parrocchiale) e di demolire la canonica (che era destinata a ospitare anche i futuri parroci).

I parrocchiani sono delusi e demotivati da tutto ciò, in attesa del giorno in cui il Cammino verrà rimosso da Guam e dalle isole Marianne settentrionali, oltre che in attesa di veder terminare gli strascichi dello scandalo degli abusi del clero sull'isola.

Sono passati anni da quando è stata demolita la canonica. Anche il parroco succeduto al Faiola, tale K.Szafarski, altrettanto neocatecumenale, non risiedeva a Santa Rita; si fermava in parrocchia solo per celebrare la Messa di orario e poi andava via. Praticamente non erano parroci ma solo dei marcapresenza. [Editor's note: alloggiavano infatti nel seminario Redemkikos Mater, in località Yona, a venti chilometri di distanza]

Il nuovo parroco, R.Kidd, è invece un ottimo pastore e un vero sacerdote per Guam. Per ospitarlo, l'ufficio parrocchiale è stato riattato a camera da letto. La parrocchia deve ora pianificare come raccogliere fondi per ricostruire la canonica. Quei quarantamila dollari sprecati dal Faiola avrebbero potuto essere adoperati per risistemare la vecchia canonica (era una casa in mattoni rossi, con due camere da letto, tetto in legno e lamiera, costruita verso il 1959, che ha retto molti tifoni - tra cui il tifone Karen del 1962 -, con danni davvero minimi).

Demolendo la vecchia canonica, il terreno su cui sorgeva è rimasto vacante e perciò è stato inserito nella lista delle proprietà diocesane da vendere per pagare per i danni degli abusi sessuali di certi membri del clero. Se non fosse stata demolita la canonica, quel lotto non sarebbe stato inserito in lista.

Faiola ha impedito ai parrocchiani l'uso di un altro immobile

Il Faiola aveva anche contattato il Dipartimento dei Lavori Pubblici (DPW) per denunciare l'inagibilità dell'edificio accanto alla chiesa. L'ispettore, pur non essendo ingegnere né strutturista, era comunque un ufficiale del DPW, per cui con la sua firma l'edificio - nato come deposito - è stato sigillato e diffidato all'accesso. Prima dell'avvento del Faiola, il consiglio parrocchiale per gli affari economici aveva investito soldi per ripararlo e convertirlo in aule per i bambini della parrocchia. Aveva già un pavimento in cemento, pareti in forato e tetto in legno e lamiera.

Evidentemente il Faiola aveva qualcos'altro in mente: demolire il complesso della chiesa. Avendo fatto dichiarare inagibile l'edificio accanto, gli sarebbe stato più facile trovar scuse per dichiarare inagibile (e demolire) anche la chiesa parrocchiale. Aveva infatti già cominciato a diffondere la menzogna secondo cui la struttura della chiesa era piegata su un lato, addirittura chiedendo ai parrocchiani dimettersi in piedi sul retro della chiesa per vedere la presunta pendenza della parete. Il suo piano era ovviamente di costruire un tempio neocatecumenale con l'altare (pardon: la "mensa") al centro e i banchi disposti in circolo (per far sedere i fratelli neocatecumenali nelle sezioni designate). Aveva anche convinto Apuron a sostenerlo in questa truffa. Ad una messa festiva Apuron predicò ai fedeli di Santa Rita che era ora di demolire la chiesa e di lavorare per costruirne una nuova!

Il Faiola non sapeva che dopo che il tifone Paka (dicembre 1997) ne aveva fatto volar via il tetto in legno e lamiera, la parrocchia aveva ottenuto un prestito di parecchie centinaia di migliaia di dollari dalla US Small Business Administration per rinforzare la struttura con pilastri e travi in cemento, e per ricostruire un solido tetto in cemento. Le pareti erano rimaste quelle originali ma il peso del tetto era sostenuto dai nuovi pilastri (di ampia sezione) e travature. E prima di procedere alla ricostruzione c'era stata l'analisi del suolo su cui architetti e ingegneri avevano progettato la nuova struttura della chiesa.

Qualche parrocchiano aveva poi chiesto ad un ingegnere di venire a verificare l'integrità strutturale della chiesa parrocchiale. L'ingegnere confermò che non solo l'edificio era solido e che non c'era niente di sbagliato nella costruzione, ma anche che non c'era alcuna piega o pendenza. Il piano del Faiola è stato sventato.

L'edificio accanto è ancora ufficialmente inagibile, e il parroco Kidd sta lavorando anche per ottenere la rescissione della decisione del DPW.

Faiola finse un furto delle statue dei santi e della statua di Nostra Signora di Guadalupe

Una sera tardi il Faiola, con l'aiuto di alcuni del seminario farlocco Redemkikos Mater (il seminario che venne soppresso dall'arcivescovo Michael Byrnes giacché non era un vero seminario), fece sparire tutte le statue dai loro piedistalli e nicchie. Posero le statue (alte circa un metro e mezzo) nel corridoio centrale, pronte per essere portate via e nascoste lontano dall'area della chiesa.

Un parrocchiano, G.San Nicolas, mentre guidava nei pressi della chiesa, sorpreso dal fatto che le luci vi fossero ancora accese a mezzanotte, si fermò a dare un'occhiata. Appena entrato in chiesa chiede cosa stia succedendo e il Faiola risponde che insieme agli altri aveva nientemeno che impedito a dei ladri di rubare le statue, intervenendo appena in tempo prima che fossero portate via.

Credo che il Faiola volesse rimpiazzarle con dei dipinti di Kiko Argüello, fondatore del Cammino. Se questa era la sua intenzione, anche questo suo piano è stato sventato.

Le statue furono rimesse ai loro posti, ma non quella di Nostra Signora di Guadalupe, che era stata danneggiata. Così, venne portata via per presunte riparazioni. Parecchi anni dopo quell'episodio, e dopo abbondanti lamentele dai parrocchiani, finalmente all'inizio del 2016 si scopre che la statua giaceva abbandonata in uno sgabuzzino della scuola del Monte Carmelo ad Agat, così com'era, senza alcuna riparazione.

Recuperata e riparata la statua, pochi mesi dopo venne finalmente reinstallata al suo posto in chiesa.

La parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe è una delle parrocchie di Guam che ha subìto i danni dei presbikikos per nove anni, fin dal 2009. Essendone stato un parrocchiano fin dal 1978 ho visto un terribile declino nel rapporto tra parroco e fedeli proprio negli anni in cui ci sono stati parroci neocatecumenali. Questi ultimi erano sempre assenti, tranne quando erano obbligati a presenziare dall'orario delle celebrazioni.

La nostra arcidiocesi sarà servita meglio senza il Cammino. I neocatecumenali devono essere espulsi da Guam e non farvi mai più ritorno. Quelli che hanno finora fatto il Cammino possono essere presi in cura da buoni sacerdoti che attivino catechesi nelle proprie parrocchie indirizzate specificamente ad adulti che desiderino conoscere la Verità così come insegnata da Gesù Cristo e dalla Sua Chiesa di tutti i tempi, e non da Kiko Argüello e dai suoi scagnozzi.

D.J.Sablan
Santa Rita, Guam 

17 commenti:

  1. Il sullodato Szafarski è ancora censito nel clero diocesano a Guam, ma con l'annotazione che è all'estero per imprecisati "studi" non si sa dove (e non si sa neppure a spese di chi), ricordando anche che altri presbikikos dopo anni passati all'estero per imprecisati "studi" hanno lasciato l'arcidiocesi (e probabilmente senza rimborsare all'arcidiocesi neppure un centesimo: praticamente parassiti totali, a tutto danno dei fondi dell'arcidiocesi e delle offerte fatte da tutti i cattolici).

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    1. Pochi giorni dopo la pubblicazione di questa pagina, il sullodato Szafarski ha fatto sapere ai fedeli a Guam che il suo andare a Roma per imprecisati studi sarebbe un "dono", insinuando che se qualcuno ha da ridire...

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  2. Intanto raccomando questo breve video: https://youtu.be/B3__5slH9W0

    Don Alberto all'epoca stava approfondendo la riforma anglicana del XVI secolo e i suoi curiosi e numerosi paralleli con le riforme del Vaticano II (e - permettetemi di aggiungere - le carnevalate kikiste-carmeniste).

    Nell'arco di circa di vent'anni (1531-1552) si consumò lo scisma anglicano e si susseguirono riforme anche liturgiche; nel 1549 viene pubblicato il primo Prayer Book ufficiale che prevedeva la Comunione solo in ginocchio e alla bocca; appena tre anni dopo viene pubblicata un'edizione già aggiornata che consente invece la Comunione solo "sulle mani" e che ha un sacco di modificazioni perché - come consigliato dallo spretato e apòstata Bucer - bisognava spazzar via dalla "santa cena" anglicana tutto ciò che ricordava il concetto di sacrificio (della Messa cattolica).

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  3. Don Fabio Faiola, se non si tratta di omonimia, il 25 giugno di quest'anno è stato nominato vicario parrocchiale della parrocchia Santa Maria Josefa del Cuore di Gesù a Roma, zona periferica Ponte di Nona vecchia, dove c'è la Fondazione Cammino Neocatecumenale.
    https://www.diocesidiroma.it/le-nomine-dei-vicari-parrocchiali-2/

    Il parroco, dal 2016, è tale don Francesco Rondinelli, neocatecumenale, uscito dall' RM di Roma nel 2008 (un anno prima del Faiola).
    https://www.romasette.it/archivio_pdf/2008/2008_04_27.pdf

    Cosa abbia fatto e dove sia stato il Faiola dopo Guam fino a quest'anno non è dato sapere.
    Comunque, anche se da vicario, continua tranquillamente il suo percorso nelle file della Fondazione Cammino Neocatecumenale.
    Marco

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    1. È proprio lui, ordinato a Guam nel 2008, e incardinato a Roma nel 2018. La scheda della diocesi non è aggiornata con l'ultima nomina del 25 giugno.

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    2. Qualcuno mi spiega come si può essere ordinati a Guam e incardinati a Roma?
      Sapevo che la diocesi in cui un prete è incardinato è la stessa in cui è stato ordinato.

      Ah, forse ho trovato la risposta:

      "Perché un chierico già incardinato sia incardinato validamente in un'altra Chiesa particolare, deve ottenere dal Vescovo diocesano una lettera di escardinazione sottoscritta dal medesimo; allo stesso modo deve ottenere dal Vescovo diocesano della Chiesa particolare nella quale desidera essere incardinato una lettera di incardinazione sottoscritta dal medesimo." (Can. 267 - §1 CJC)

      "L'escardinazione concessa in tale modo non ha effetto se non è stata ottenuta l'incardinazione in un'altra Chiesa particolare." (Can. 267 - §2 CJC)

      "Il chierico che si trasferisce legittimamente dalla propria Chiesa particolare in un'altra, dopo cinque anni viene incardinato in quest'ultima per il diritto stesso, purché abbia manifestato per iscritto tale intenzione sia al Vescovo diocesano della Chiesa ospite, sia al Vescovo diocesano proprio e purché nessuno dei due abbia espresso un parere contrario alla richiesta entro quattro mesi dalla recezione della lettera." (Can. 268 - §1 CJC)

      Quindi, escardinato e poi re-incardinato altrove.

      Però:

      "Il Vescovo diocesano NON proceda all'incardinazione di un chierico se non quando:

      1) ciò sia richiesto dalla necessità o utilità della sua Chiesa particolare e salve le disposizioni del diritto riguardanti l'onesto sostentamento dei chierici;

      2) gli consti da un documento legittimo la concessione dell'escardinazione e inoltre abbia avuto opportuno attestato da parte del Vescovo diocesano di escardinazione, se necessario sotto segreto, sulla VITA, sui COSTUMI e sugli studi del chierico;

      3) il chierico abbia dichiarato per scritto al medesimo Vescovo diocesano di volersi dedicare al servizio della nuova Chiesa particolare a norma del diritto." (Can. 269 CJC)

      Ergo, qualcuno ha ATTESTATO sulla retta vita e i retti costumi del prebikiko in questione.
      Apuron o Byrnes?
      Marco

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    3. Chi indovina avrà uno sconto del 20 % sulla Decima per 3 mesi

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    4. La malriuscita ironia del commento delle 10:43 dimentica che per i fratelli del Cammino non esiste alcuno sconto: la Decima va pagata e basta. Nel Cammino c'è chi la Decima la dà... e c'è chi la Decima la prende: il minor tracciamento possibile, e nessuna rendicontazione sull'uso che ne vien fatto (salvo poi scoprire speculazioni e altre porcate). Dopotutto la scusa è che i fratelli devono continuamente "provarsi coi beni" - e stranamente nessuno osa chiedersi come mai provarsi va sempre finanziariamente a favore del Cammino e mai ad una qualsiasi opera di carità della Chiesa Cattolica.

      Perciò, cari fratelli del Cammino, mettete alla prova ciò che vi dicono i vostri cosiddetti "catechisti", e versate la vostra Decima ad un monastero di clausura che col Cammino non c'entri niente, o una qualsiasi opera pia della Chiesa in cui non ci siano i tentacoli neocatecumenali. Nostro Signore vedrà e apprezzerà, mentre i cosiddetti "catechisti" vedranno rosso e urleranno come indemoniati (cioè il loro cuore non desidera il Signore, cioè non sono adatti ad essere "catechisti").

      Intanto ricordate che se avete pagato spese mediche, libri di scuola, revisione caldaia, maglie di lana, ecc., valgono come Decima già pagata, in quanto anziché spendere quei soldi per divertirvi li avete spesi per preservare la salute (che è un dono di Dio) e per allevare i vostri figli (cioè onorare il sacramento del matrimonio), cioè vi siete già provati con Mammona e quindi non dovete pagare la tangente kikolatrica mensile (che sarebbe un inutile doppione). Se i vostri cosiddetti "catechisti" avranno da ridire, significa che hanno da ridire contro il sacramento del matrimonio e contro la vostra salute, cioè non sono adatti ad essere "catechisti", sia per ignoranza, sia per cattiveria.

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  4. Quando ci sono in mezzo i neocatekikos, occorre sempre ricordare le cose più elementari.

    Nella Chiesa Cattolica se uno avverte la vocazione al sacerdozio in diocesi, si affiderà al vescovo, facendosi presentare dal parroco di fiducia, seguirà la formazione - così come stabilita dal vescovo -, si darà da fare in diocesi e nelle parrocchie, così come indicato dal vescovo, sarà al servizio di tutti i parrocchiani, proprio come fa ogni altro prete diocesano.

    E se proprio avverte anche una chiamata alla missione, seguirà le richieste del vescovo - solitamente attraverso l'istituzione del Fidei Donum, che consente a una diocesi di "prestare" (per tempi brevi o lunghi) un proprio sacerdote ad un'altra diocesi. E nella diocesi di missione sarà al servizio del vescovo locale, con lo stesso spirito di servizio a tutti i fedeli locali, proprio come nella sua diocesi di origine.

    Del resto, l'avvertire la vocazione al sacerdozio implica già il desiderio di servire tutta la Chiesa, persino quando la vocazione nasce all'interno di un'associazione o movimento: se desiderasse servire "solo il movimento", o "principalmente il movimento", ha già un'idea sbagliata di cos'è la Chiesa.

    Nella setta idolatrica neocatecumenale, invece, il percorso è completamente diverso, totalmente estraneo alle esigenze del popolo di Dio:

    - a vagliare le vocazioni neocatecumenali non sono il vescovo e i suoi collaboratori di fiducia, ma la gerarchia dei laici kikolatri che hanno la fissa di far crescere il Cammino (nel Cammino conta infatti solo la gerarchia kikiana, non lo status di sacerdote o vescovo)

    - gli aspiranti presbìteri vengono portati all'ordinazione solo se hanno la "vocazione a servire il Cammino"

    - si va a servire il Cammino, esclusivamente il Cammino, nei posti indicati dal Cammino, secondo i dettami dei capicosca del Cammino, infischiandosene di parrocchie e diocesi, che vengono viste solo come luoghi dove poter fare razzia (di spazi, di soldi, di prebende, di piccinerie varie)

    - tutto ciò porta a numerose menzogne e ipocrisie: i presbikikos che magari in pubblico si vantano di obbedire al vescovo, e però se il loro "catechistone" neocatecumenale dice bianco, e il vescovo dice nero, per loro è irrimediabilmente e inconfutabilmente bianco

    - in particolare, come nel caso di Guam sopra descritto, non si fanno alcuno scrupolo di coscienza di spendere (e addirittura sprecare) i soldi dei fedeli cattolici, pur di raggiungere obiettivi neocatecumenali (come ad esempio la demolizione del "conbento" di cui sopra), o peggio, compiacere i capicosca della loro setta (come ad esempio il pagare ventimila dollari ad un "figlio di grosso supercatechista neocatecumenale" per un progetto letteralmente inutilizzabile): è inevitabile che alle menzogne e alle ipocrisie seguano le truffe e le ladrate.

    E stiamo parlando di preti, cioè di gente che ogni giorno consacra il Corpo e il Sangue di Cristo, che ogni giorno mangia il Pane di Vita Eterna, che ogni giorno assolve nel nome del Signore Dio, che ogni giorno recita il breviario che contiene numerosi severi richiami al Buon Pastore, al Giusto Giudice, alla rettitudine di vita...

    Ah, no, scusate, quelli sono i preti cattolici; i presbikikos, invece, celebrano il meno possibile - si danno da fare solo il sabato sera in comunità -, non sono così tanto disponibili per le confessioni o l'unzione degli infermi, non si capisce bene che vita di preghiera abbiano, e soprattutto hanno una bislacca concezione della vita morale: è come se fosse stato loro fermamente insegnato che "per aumentare il prestigio e i soldi del Cammino e dei suoi capicosca, è lecito e doveroso e santo anche il mentire, anche il rubare, anche il diffamare...".

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    1. Quando i kikos dicono "il Signore perdona sempre", sottintendono che quelli che pagano puntualmente la Decima a Kiko sono esentati dal pentirsi, dal ravvedersi, dal rimediare al danno fatto, praticamente credono di avere l'autorizzazione a peccare (tanto "il Signore perdona sempre"), specialmente se tale peccato torna a favore del Cammino.

      Nell'ultimo articolo di Jungle Watch fanno notare che quando i presbikikos (e i vescovikikos) si ritrovano in mezzo a uno scandalo, per prima cosa scappano. Scappano proprio come se fossero colpevoli timorosi di essere processati. Scappano, e spesso non si sa dove siano andati a finire. A Guam scappò il vescovo pedofilo neocatecumenale, scappò il cancelliere di curia Cristobal scappò il presbikiko Camacho beccato a fare il porcellone con una minorenne neocatecumenale, scapparono altri preti - qualcuno poi defunto durante la latitanza - scappò il Wadeson implicato in faccendacce pedofile ma protetto dal Cammino Neocatecumenale...

      Ad oggi, da Guam, nel clero diocesano risultano a libro paga ma assenti cinque pretonzoli, incidentalmente tutti neocatecumenali, tra cui l'italiano F.Asproni (che non disdegna di partecipare a eventi nella sua terra sarda). Solo per uno di loro si indica nell'annuario diocesano che è assente per motivi di studio (senza capire cosa stia studiando e dove e a spese di chi), cioè il sullodato Szafarski.

      Nell'articolo si riassume anche il fatto che mons.Byrnes abbia subito "gettato la spugna", favorendo involontariamente la moltiplicazione di accuse da parte di avidi avvocati, anche se tutto era cominciato da accuse vere e testimonianze confermate. Abbiamo motivo di sospettare che Byrnes, avendo fallito l'incarico che gli era stato dato dagli amiconi di Kiko (incarico di insabbiare lo scandalo distribuendo qualche contentino), ed avendo commesso l'imperdonabile sgarro di recuperare la Yona property sopprimendo il seminario neocatecumenale, sia stato bersagliato in ogni modo dal Cammino e portato all'esaurimento nervoso, fino a dimettersi per "problemi di salute" sufficientemente seri. Byrnes, pur sapendo che la sua nomina a Guam era primariamente dovuta al neocatecumenalissimo Filoni, non riuscì mai a capire (in quanto uomo di buon cuore) perché diavolo i neocatecumenali volessero distruggerlo.

      Il neocatecumenalismo ha fatto un'infinità di danni, senza mai neppure un timido tentativo di porre rimedio (al massimo ha tentato di salvarsi la faccia a spese di altri).

      Così, se uno arrivasse a chiedersi: chissà, magari un certo presbikiko potrebbe avere un sussulto di coscienza e mettere da parte 40mila dollari e mandarli con un bonifico a quella parrocchia, cosa pensare? È un gesto che non rimedierà certo a tutti i danni fatti (non può risolvere, ad esempio, la faccenda del terreno "libero" che la diocesi ha messo in lista per la vendita), ma sarebbe un buon passo per presentarsi davanti al Signore con meno demeriti.

      Ma immaginate poi i suoi referenti, i suoi cosiddetti "catechisti" neocatecumenali con un diavolo per capello che danno in escandescenze perché quei 40mila non sono entrati nelle casse del Cammino...

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  5. In questi ultimi anni, in cui è evidente che Kiko ha perso completamente la testa (come la perse Carmen) e non è diventato l'anziano saggio delle Scritture, tutto ciò che passa sotto il sole è amministrato dai suoi galoppini, che gli scrivono anche i discorsi che malamente riesce a leggere e che, come appare chiaro, nemmeno capisce del tutto.

    Nonostante questo lo esibiscono ancora come emblema del loro sodalizio, proprio come una marionetta, cercando senza successo di farlo sembrare ancora abile.
    Forse ora più di prima lo convocano anche in consessi del tutto minori per spargere benedizioni che lui, con lo sguardo annacquato e distratto, opera segnando la fronte con la croce, nonostante abbia accanto più di un presbikiko.

    Ho visto penosi video di microscopiche assemblee in cui uno sparuto numero di persone assiste alla lettura noiosa e traballante di fogli che qualcuno ha scritto e poi va a "farsi benedire" in processione dal vegliardo svagato, di modo che anche le nuove e le nuovissime generazioni conoscano "il fondatore" della Fondazione Autonoma Cammino Neocatecumenale.

    A parte l'esibizione fisica, Kiko non ha più nulla da dire e per non incorrere in rivelazioni dannose o strafalcioni non lo fanno più parlare a braccio, esattamente come successe con Carmen.
    Silenziato anche lui.

    Ora le decisioni vengono prese da quelli in cima al sistema Ponzi, anche da quelli meno noti.
    Nessun seminario RM è stato più aperto da prima del 2019, quando ci fu l'affare di Macao e le notizie agli Inizi Corso non sono più succulente ma di ordinaria amministrazione.

    La fase di crescita è finita da un pezzo, ora vige quella del salvare il salvabile.
    Marco

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    1. Per "salvare il salvabile" (cioè le rendite, prebende, privilegi, immobili, diritti di esazione...) fanno ovviamente guerra alla pietà.

      La loro preoccupazione è legittima: quando un cosiddetto "catechista" comincia - per qualsiasi motivo - a trattare in modo più umano i fratelli di comunità... ha già non un piede ma entrambi i piedi fuori dal Cammino.

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    2. Che è successo nel 2019 a Macao?

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    3. Dopo la soppressione del seminario neocatecumenale di Takamatsu, i kikos si diedero da fare per ristabilire un avamposto in Giappone, perché al sommo Kiko dispiace proprio tantissimo vedere sul mappamondo del suo salotto un paese che anziché la bandierina kikiana aveva un vistoso buco.

      Così, nel 2017, dopo molte manovre dietro le quinte, i kikos furbescamente avevano tentato un "colpo di mano" per far aprire a Tokyo un nuovo seminario neocatecumenale "per l'evangelizzazione dell'Asia" facendo credere che sarebbe stata un'idea nata in Vaticano e che avesse nientemeno che l'Alto Consenso di Bergoglio (sottinteso: "ubbiditeci e zitti").

      I vescovi giapponesi, ad agosto 2017, annunciarono di non saperne nulla e spiegarono che sarebbe stato problematico aprire un seminario neocatecumenale proprio dopo i fattacci di Takamatsu. E la spuntarono, come se quell'Alto Consenso fosse solo millantato.

      E così i capicosca neocat subito passarono al piano B e "spostarono" in pompa magna il seminario "per l'Asia" a Macao, a tremila chilometri da Tokyo, tanto l'Asia è molto grande, no? Macao è nei pressi di Hong Kong e a metà strada fra Taiwan e il Vietnam e le Filippine. Per di più la diocesi di Macao contava solo sei o sette parrocchie (oggi diventate ben nove, per un totale di circa trentunomila cattolici) e disponeva già di un suo seminario (il cui rettore era il vescovo di Macao stesso).

      Filoni, vistosi alle strette, ammise che l'idea era partita dal Cammino. A luglio 2019 fece sapere che il "decreto istitutivo" vaticano era già firmato. L'Argüello subito si fece intervistare per ringraziare il Bergoglio per l'apertura. Fra i kikos correva ovviamente voce che sarebbe stato Bergoglio a spostare frettolosamente a Macao l'apertura di tale seminario. E il bello è che da settembre 2019 cominciarono a Macao in 4 o 5 (non sappiamo se nel conteggio erano già compresi rettore, vicerettore ed economo del seminario).

      Passo ad altro argomento.

      L'articolo di oggi di Frenchie su JungleWatch racconta di tale Merfalen, un presbikiko originario di Guam (viene correttamente marcato come nazionalità statunitense in quanto Guam è un "territorio incorporato degli USA") ma che è stato ordinato e incardinato a Roma tre mesi fa, per chissà quali bizzarri motivi. Ovviamente la notizia era stata data in pasto alla stampa di Guam calibrando bene la narrativa del ma che grande onore per Guam grazie al Cammino. I kikolatri, infatti, si stanno largamente dando da fare dietro le quinte perché il mappamondo di Kiko ha un vistoso buco anche a Guam. Con la differenza che i cattolici di Guam stanno sul chi va là, e che proprio per la presenza di alcuni presbiteri locali che vedono di buon occhio il Cammino (magari anche solo per una questione di bustarelle) c'è comunque da stare ancora all'erta.

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  6. Si può dire che Kiko abbia ripreso dal Montanismo?

    Marco

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  7. Ricordiamo ai gentili lettori che la Tradizione non può essere messa in questione da un Concilio, altrimenti significherebbe che i santi si sono sbagliati e che i Papi si sono ancor più sbagliati. Ribadiamo: la Tradizione non può essere messa in questione da un Concilio.

    In particolare, un Concilio "pastorale" non può essere usato per giudicare la Tradizione, tanto più che quel Concilio "pastorale", essendo "pastorale", era in teoria inteso solo a comprendere meglio oggi ciò che era già vero ieri. (E invece si son viste la rivoluzione liturgica, la rivoluzione dottrinale, persino la rivoluzione pastorale; e se hai qualcosa da ridire, ti etichettano sprezzantemente "preconciliare" e "lefebvriano")

    Al contrario: è la Tradizione ad avere l'ultima parola su qualsiasi "pastorale" - dunque anche sul Concilio Pastorale Vaticano II.

    Se davvero c'è continuità fra i venti concili ecumenici precedenti e il Vaticano II, allora il valorizzare la Tradizione valorizzerà di conseguenza anche il Vaticano II.

    Se invece non c'è continuità - cioè se il Concilio Pastorale è incompatibile con la Tradizione - allora il valorizzare la Tradizione verrà disprezzato, impedito e condannato, perché ripulirebbe gli errori e le scorie del Vaticano II, dimostrerebbe che i fautori del Concilio volevano solo una diversa fede e una diversa Chiesa, volevano solo rivoluzionare tutto e dimenticare ciò che c'era prima per sostituirlo con novità campate per aria.

    Dunque quando papa Ratzinger comandava di guardare le cose in "ermeneutica della continuità", stava sì dando priorità al Magistero, ma suo malgrado stava anche operando una forzatura (suo malgrado?), perché tutti i fautori del Concilio vedono come fumo negli occhi qualsiasi cosa tradizionale. (Benedetto XVI ricordò che la Messa tridentina non era mai stata abolita, sconvolgendo e irritando un sacco di gente - anche e soprattutto clero e vescovi).

    Esempio pratico: padre Pio cosa ne avrebbe pensato della liturkikia?

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    1. Un articolo di El Wanderer fa il punto della situazione sul crollo delle vocazioni diocesane in Argentina dal 1955 ad oggi, e delle gravi responsabilità dei vescovi che hanno ostacolato e soppresso le case di formazione "conservatrici" (non necessariamente tradizionaliste), lasciando che si svuotassero i seminari "progressisti". L'ideologia vaticansecondista, essendo ideologia, pur di restare coerente con sé stessa persevera nel rifiutare la realtà più evidente. Ed i vescovi che rifiutano le vocazioni, di fatto vanno contro lo Spirito che le aveva suscitate.

      In tale contesto vaticansecondista-tafazziano allignano mali di ogni genere - come ad esempio il Cammino, che vanta "tante" vocazioni (in realtà pochissime rispetto alla consistenza del Cammino dagli anni '60 ad oggi, e per giunta con una quantità abnorme di abbandoni), vocazioni farlocche in quanto fondamentalmente idolatriche (per il tripode Kiko-Carmen-Cammino) e fondamentalmente mal formate (per la liturkikia e per le cosiddette "catechesi").

      Insomma, la schiavitù mentale e spirituale al Vaticano II (inteso non solo come evento ma anche come mentalità, come protagonisti di ieri e di oggi, come babau assoluto e intoccabile, come effetti collaterali desiderati e indesiderati, come qualsiasi cosa associabile direttamente o indirettamente al Concilio) è il male della nostra epoca, il male che la Chiesa deve estirpare, il male che consente l'esistenza e l'intoccabilità di realtà eretiche come il Cammino.

      Inutile sforzarsi di essere concilio-compatibili: si possono ottenere risultati nel breve termine, ma non cambiano le mentalità. Per esempio è stato inutile ricordare che la costituzione Sacrosanctum Concilium raccomanda il gregoriano e il latino: tutti i concilio-compatibili faranno finta di niente o, nel migliore dei casi, tenteranno maldestramente di inserire un canto gregoriano in parrocchia e non muoveranno ciglio quando quel canto sparirà.

      Ormai siamo a quasi quattro mesi di pontificato di Leone XIV e nulla è veramente cambiato rispetto all'interregno bergogliano (tranne il fatto che il Papa non insulta i cattolici, e poche altre piccole cose non abbastanza significative per poter sperare in un cambio di direzione). E no, a porre un po' di rimedio non saranno né la sinodalità, né il dialogo, né gli show giubilari, né le GMG, né i documenti della conferenza episcopale, né l'ultima trovata del parroco. La Chiesa vive una grave crisi di fede e dunque anche di liturgia. La liturgia, da che era unico culto a Dio gradito, è stata ridotta a uno spettacolino - ridotta anzitutto nella percezione che ne hanno clero e vescovi, ridotta anzitutto nella mentalità (ricordo un parroco infuriato perché i parrocchiani gli avevano fortemente criticato il fatto di... di non aver augurato "Buon Natale" alla fine della Messa della mezzanotte del 24 dicembre); la fede è stata ormai ridotta a un elenco di attività vantabili sui social; l'appartenenza alla Chiesa è stata ridotta ad un'etichetta di un club; chi vive qualcosa di più concreto viene immediatamente tacciato di integrismo, lefebvrismo, tradizionalismo...

      Eppure non sono lontani i tempi in cui padre Pio, pur di carattere burbero, celebrava con santa devozione i divini misteri, confessava e guidava le anime con poche sagge parole, trasmetteva le verità di fede in poche cattoliche parole. Non sono lontani i tempi in cui «il folle dell'Immacolata», padre Kolbe, accompagnava gente alla vera fede grazie alla devozione mariana, e nemmeno sono lontani i tempi in cui un Salvo D'Acquisto si sacrificava per salvare vite umane. Fino a ieri avevamo gente che ci credeva - e che con la propria vita dimostrava che la fede era davvero credibile. Oggi abbiamo al massimo qualche "star" del panorama ecclesiale.

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