mercoledì 3 giugno 2009

Vescovi svizzeri: documento da decifrare

SVIZZERA: PELLEGRINAGGIO NAZIONALE PER L’UNITÀ DELLA CHIESA E CON BENEDETTO XVI

“La pace sia con voi!”: Con queste parole di pacificazione, mons. Kurt Koch, presidente della Conferenza episcopale svizzera, si è rivolto ai numerosi fedeli che lunedì 1° giugno, hanno partecipato al santuario mariano di Einsieldeln al “Pellegrinaggio nazionale per l’unità della Chiesa cattolica in Svizzera e con papa Benedetto XVI”.
Il pellegrinaggio – si legge in un comunicato della Conferenza episcopale - era stato indetto dai vescovi svizzeri nel periodo in cui la Santa Sede fece sapere della decisione di rimuovere la scomunica ai vescovi della fraternità di San Pio X. Decisione che suscitò nel loro Paese “intense discussioni sul significato dell’unità della Chiesa, sull’interpretazione del Concilio Vaticano II e sull’atteggiamento della Chiesa di fronte ad una forte polarizzazione”.
Per rinsaldare l’unità della Chiesa in Svizzera, i vescovi hanno indetto questo pellegrinaggio nazionale ad Einsiedeln che ha poi aperto l’assemblea ordinaria della Conferenza episcopale (che si è conclusa oggi).
Nel prendere la parola, mons. Koch ha invitato i pellegrini a non cadere nella tentazione di “chiudere le porte, per separarci dagli altri”.
Ed ha aggiunto che “una forma particolare” di chiusura all’altro è anche in un “diffuso formalismo”.
“Questa tendenza – ha spiegato il vescovo Koch - fa sì che io non sia interessato a cosa una persona pensa o dice. Su questa persona il giudizio è già stato pronunciato, non appena la si può assegnare ad una determinata categoria formale: conservatore o progressista, fondamentalista o liberale, reazionario o riformatore”. L’attribuzione formale di una persona ad una corrente di pensiero rende “il confronto con il pensiero dell’altro non solo inutile ma anche impossibile”.
Il vescovo ha parlato del rischio di generare “uno stato di assedio” anche all’interno della Chiesa, tra “parti che non parlano più tra loro e non pregano neanche più insieme”.
“Si decide– prosegue mons. Koch - che non è possibile parlare con gruppi ritenuti progressisti o che amano questo tipo di etichetta. E dall’altra parte, basta il solo fatto che posizioni dottrinali provengano dal magistero della Chiesa perché esse vengano rifiutate e respinte, anche senza che siano state lette e senza che ci sia stato un confronto”. “Questo stato di assedio – ha detto Koch - può essere superato solo se le porte chiuse dall’interno possano essere aperte anche dal dentro”.


[Fonte: SIR 3 giugno 2009]

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Ringrazio il gentile corrispondente che mi ha permesso di colmare la lacuna informativa, inviandomi il testo dell'Omelia tenuta dal vescovo Kurt Koch, nella Basilica del Monastero di Einsielden il 1 giugno:


A ciò tende comunque la presenza di Cristo Risorto in mezzo ai suoi discepoli, quando alita su di loro dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi". Finora abbiamo appreso che il soffio vitale di Gesù Cristo riesce ad aprire porte ermeticamente chiuse, scalzare frontiere e avvicinare gli uni agli altri. Ora sappiamo che Gesù vincola al dono dello Spirito Santo anche i pieni poteri della remissione dei peccati e della riconciliazione.
Affiora così una parola che oggi è sulla bocca di tutti - riconciliazione - e che riesce tuttavia difficile da capire quando si fa concreta. Ciò è da accostare a due problemi. Da un lato si ha l'impressione di dover potenziare la parola di Gesù "se amate solo quelli che vi amano": se cioè volete riconciliarvi solo con chi vuole fare altrettanto con voi, cos'avete fatto di grande? Lo fanno anche i pagani. Ed effettivamente è allorquando ci approntiamo a riconciliare, in forza dello Spirito Santo, tutto ciò che umanamente sembra inconciliabile che penetriamo in una dimensione precipuamente cristiana. Ma emerge allora una seconda paura e cioè che la riconciliazione avvvenga a scapito della verità.
La riconciliazione a cui il Risorto legittima i discepoli non è una faccenda di poco conto, si tratta di un duro lavoro che non teme il confronto con la verità. Lo si può arguire da un esempio molto semplice: se voglio veramente bene a un giovane tossicomane prigioniero della sua tara non corrisponderò certo alla bramosia nascosta che ha il malato di autoavvelenarsi, bensì cercherò di fare tutto il possibile per guarirlo dalla dipendenza, a costo di agire contro la volontà obnubilata del tossicomane e di dovergli far male. Il voler bene presuppone la guarigione ed è anzi guarigione, o per dirla con la parole del Papa Benedetto XVI: "La riconciliazione è partecipazione alla pena procurata dal transito dalla droga del peccato alla verità dell'amore; essa precede il cammino dalla morte alla risurrezione. Solo il precedere e il procedere assieme della riconciliazione permettono al tossicomane di lasciarsi condurre attraverso il tunnel oscuro delle sofferenze.
Remissione dei peccati e riconciliazione sono tutt'altro che gretta permanenza di menzogna e ingiustizia, non minimizzano affatto cose gravi lasciando intatto ciò che è un male. Infatti, si può perdonare solo quel che si ritiene espressamente cattivo e che proprio per la sua negatività non si può ignorare. La riconciliazione presuppone che l'atto compiuto venga espressamente definito cattivo e che ci sia la propensione ad accogliere il perdono. In tal senso essa è un'impresa senz'altro esigente, sia per colui che riceve il perdono sia per colui che perdona. Infatti il vero amore è sì pronto a capire, ma non ad approvare o sminuire ciò che innocuo non è.

7 commenti:

  1. Il vescovo ha parlato del rischio di generare “uno stato di assedio” anche all’interno della Chiesa, tra “parti che non parlano più tra loro e non pregano neanche più insieme”.
    “Si decide– prosegue mons. Koch - che non è possibile parlare con gruppi ritenuti progressisti o che amano questo tipo di etichetta. E dall’altra parte, basta il solo fatto che posizioni dottrinali provengano dal magistero della Chiesa perché esse vengano rifiutate e respinte, anche senza che siano state lette e senza che ci sia stato un confronto”. “Questo stato di assedio – ha detto Koch - può essere superato solo se le porte chiuse dall’interno possano essere aperte anche dal dentro”
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    è esattamente quanto sperimentiamo ogni giorno nella Chiesa e su questo blog... è il dramma della Chiesa di oggi... cosa si intenderà per "apertura delle porte"?
    Un suggerimento più concreto?
    Un richiamo alla vera comunione che discende da Cristo Signore e dal Sacrificio Eucaristico e Suo Corpo e Suo Sangue Anima e Divinità condivisi?
    Forse non è il Signore Colui che entra "a porte chiuse" e rompe le catene e i legami infernali?
    Come facciamo ad aprire le porte se non abbiamo Lui?
    Non sarebbe bene parlare di più di Lui e meno ecclesialese?

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  2. ... e magari fare qualcosa di più concreto per non lasciar tagliata fuori la Tradizione (non il Tradizionalismo tout court)

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  3. Carissimo, grazie per il consiglio e per l'informazione preziosissima.
    Tenterò ancora una volta, anche perchè non mi sono arresa. Stò aspettando di poter incontrare il Santo Padre, ma la cosa và un pò per le lunghe... tuttavia, nel frattempo cercherò di non perdere tempo.
    Siete quantomeno una miniera di ricche verità, indispensabili per la Santa Chiesa, che in questo tempo vive come in un mare tempestoso pieno di detriti.
    Dio ci benedica!

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  4. "Può essere superato solo se le porte chiuse dall'interno possano essere aperte anche dal dentro".

    Probabilmente, si riferisce ad un'apertura totale, nel rispetto e nella libertà di tutti.
    Non devono più esserci porte chiuse per nessuno, ogni carisma deve essere considerato un dono per la Chiesa.
    Se chiudiamo una porta dall'interno, non solo deve essere aperta per l'esterno, ma anche per il dentro. Si fanno marce per la pace, pellegrinaggi per l'unità della chiesa, Conferenze, concerti ecc, il nostro cuore non è pronto per accogliere la novità, tanto più se la novità viene a scardinare le porte della tradizione Cattolica.
    La Chiesa è Santa, perchè è di Dio, e peccatrice perchè è gestita dagli uomini.

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  5. Cinzia ha detto...

    Carissimo, grazie per il consiglio e per l'informazione preziosissima.
    Tenterò ancora una volta, anche perchè non mi sono arresa. Stò aspettando di poter incontrare il Santo Padre, ma la cosa và un pò per le lunghe... tuttavia, nel frattempo cercherò di non perdere tempo.Siete quantomeno una miniera di ricche verità, indispensabili per la Santa Chiesa, che in questo tempo vive come in un mare tempestoso pieno di detriti.
    Dio ci benedica!

    zunbla

    Cinzia non ascoltare questo consiglio!!Non andare da nessun Vescovo.E'perfettamente inutile!Farai solo un'altra brutta figura.Sara'peggio solo per te.Prenderai un' altra legnata dopo ci starai male.Non dire che non ti ho avvisato!Il Vescovo quantomeno fara'finta di ascoltarti ma poi ti ignorera'

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  6. La ricezione dell'Omelia del vescovo ha fornito nuovi orizzonti di comprensione. Mi sembra meriti approfondimenti
    Per quanto mi riguarda ne parleremo domani
    Buonanotte a tutti!

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  7. Cinzia non ascoltare questo consiglio!!Non andare da nessun Vescovo.E'perfettamente inutile!Farai solo un'altra brutta figura.Sara'peggio solo per te.

    Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: “C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi”. E il Signore soggiunse: “Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? ”.

    Luca ci ricorda che, certe volte, anche chi dà cattivi consigli dimentica il Vangelo.
    Il che la dice lunga sulla presunzione di colui o colei che si erge a consigliere.
    Ora, i casi sono due: o non si conosce la speranza che sgorga da ogni lettera del Vangelo, o si presume di riscrivere il Vangelo stesso.
    Certe volte, preferisco discutere con gli Evangelici, se non altro, il Vangelo lo conoscono.
    Non ne faccio una questione di ermeneutica, né di purismo grammaticale. Ma certi interventi mi ricordano una famosa lettera di Totò e Peppino che si scusano di non poter dare di più perché c’è stata “la moria delle vacche”. Punto, anzi: due punti e perché no? Punto e virgola…

    Chisolm

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