venerdì 9 aprile 2010

Emozionalità, sensazionalismo. Dove sono l'intelletto e la volontà, che appartengono agli uomini e alle donne 'immagine' di Dio?

Ho cercato di condensare nel titolo il succo di questo articolo. Ma preciso ancor meglio in una breve premessa, prima di sviluppare il discorso partendo dal dato concreto di una testimonianza.

Credo che non si possa prescindere dalla realtà che ci fa uomini e ci distingue da ogni altra creatura: « Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò » (Gn 1,27).
Catechismo della Chiesa cattolica
357 Essendo ad immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno. È capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone; è chiamato, per grazia, ad un'alleanza con il suo Creatore, a dargli una risposta di fede e di amore che nessun altro può dare in sua sostituzione.
381 L'uomo è predestinato a riprodurre l'immagine del Figlio di Dio fatto uomo – « immagine del Dio invisibile » (Col 1,15) – affinché Cristo sia il primogenito di una moltitudine di fratelli e sorelle.
Se l'uomo è chiamato a conoscersi, è messo in grado di farlo esercitando le facoltà di intelletto e ragione e di "liberamente donarsi" in virtù dell'"alleanza con il suo Creatore a cui è chiamato" esercitando la facoltà della volontà, che gli permette di rispondere e aderire alla chiamata. Si tratta di facoltà che ci qualificano come 'immagine' di Dio e ci consentono di sviluppare la 'somiglianza' alla quale siamo ordinati: sono doni propri di ogni persona, da non disattivare per alcun motivo, pena la snaturamento della peculiare individualità, preziosa e insostituibile, che ognuno è e rappresenta nel Progetto di Dio
Ci scrive "Nella":
CHI LO SA MI RISPONDA,
PUR NON ESSENDO PIU' DEL CAMMINO DA PARECCHIO TEMPO, NEL PERIODO DI PASQUA (E A NATALE)SENTO UNA MANCANZA NEL MIO ANIMO. naturalmente ho sempre partecipato a tutte le celebrazioni della settimana santa in parrocchia, ma assistere alla lavanda dei piedi, o all'adorazione della croce e ancora alla veglia che culmina con la gioia della resurrezione, non mi dà emozioni e mi sembra di essere alla festa di compleanno di uno sconosciuto. perchè????

Risponde Emma:
queste poche righe ci indicano come l'emozione sia alla base di ogni esperienza all'interno del cammino neocatecumanale. E-mozione che ti porta fuori da te, come lo stesso nome indica, che ti fa vibrare all'unisono nell'orizzontalità della comunità, emozione che nasce e muore, che nasce con l'input di un canto, di un'atmosfera creata ad arte per suggestionare. Ma che cosa è stato realmente vissuto durante quei momenti? Che cosa resta dopo?

Quell'emozione ha permesso di incontrare Cristo, ha elevato l'animo nella verticalità, ha permesso il silenzio necessario al raccoglimento per accoglierLO, ha lasciato lo spazio disponibile per riceverLO? O tutto lo spazio è stato occupato dal frastuono dell`emozione? Emozione che parte da sé, va verso gli altri, ritorna a sé alimentata e influenzata dalle emozioni altrui, e sempre nell'orizzontalità.

Chi vive l'Eucaristia in questo modo ha veramente incontrato Cristo? Chi conosce Cristo, chi è profondamente consapevole di ciò che avviene durante la Santa Messa, chi sa che su quell'altare (tavola) si sta riattualizzando il Calvario del nostro Signore, chi conosce Cristo, non può situarsi sul piano dell'emozione, ma solo inginocchiarsi, adorare e lasciarsi impregnare dalla SUA PRESENZA che è ben altro che un'emozione effimera che nasce e muore.

Replica Nella:
CIAO EMMA, SE TI DICESSI CHE DIETRO L'EMOZIONE C'ERA ANCHE, COME DICI TU,L'INCONTRO CON CRISTO, MI CREDERESTI??? SE TI DICESSI CHE DIETRO QUELL'EMOZIONE C'ERA UNA FORZA SOVRAUMANA CHE MI SPINGEVA AD AMARE L'ALTRO, AD AMARE ANCHE IL NEMICO MI CREDERESTI???
SE TI DICESSI CHE DIETRO QUELL'EMOZIONE C'ERA UNA SPINTA VERSO IL CIELO, MI CREDERESTI???? EMMA.... DIETRO QUELL'EMOZIONE C'ERA TUTTO QUESTO.
SONO CERTA CHE CI SONO EMOZIONI ANCHE DIETRO ALLE CELEBRAZIONI PARROCCHIALI MA ANCORA NON SONO IN GRADO DI COGLIERLE A PIENO. ATTENDERO' QUEL MOMENTO.
E' più che evidente che quello di Nella è uno dei soliti spot del cammino perché, se è vero quello che urla in questo secondo messaggio, non appare plausibile che lo abbia lasciato... E allora approfondiamo proprio questo tema dell'emozione.
I canti coinvolgenti e le immaginifiche celebrazioni di nuovo conio introdotte dall’iniziatore, i rituali pieni di enfasi che esaltano l’emotività contribuiscono a creare ‘dipendenza’ e a rendere più efficace l'impatto delle esperienze alle quali si è sottoposti durante i "passaggi" e scrutini vari, finalizzati al totale annichilimento della persona determinato dallo 'svuotamento di sé' (secondo statuto) attuato, oltre che nei "passaggi", nelle varie convivenze attraverso le note tecniche manipolatorie: quel 'clima', da tutti noi conosciuto, prodotto dai martellamenti a suon di slogan dirompenti, canti coinvolgenti che svegliano l'emozione che si propaga e porta 'fuori da sé' ed alla fine provoca esaltazione e crea dipendenza...
Non è da sottovalutare il dato, scientifico, che in momenti del genere nel cervello si induce lo stato 'alfa', nel quale la persona risulta più ricettiva a tutto quanto le viene inculcato... cui prodest tutto questo, se non a cementare e rendere sempre più stretti e indissolubili i legami comunitari e l'identità di gruppo, a tutto discapito dello sviluppo e della crescita personale? Il tutto aggravato dal divieto tassativo di fare domande e di far entrare in campo qualunque esigenza interiore della persona, che deve accettare passivamente e acriticamente insegnamenti e prassi, che alla fine la forgiano a immagine del Cammino e la rendono impermeabile ad ogni sano nutrimento spirituale e totalmente incapace di confronto e dialogo costruttivi.
Tutto ci induce a pensare che non si possa realisticamente indurre i responsabili del cammino, convinti di offrire ed essere il non plus ultra, a recedere da nessuno dei loro atteggiamenti, comportamenti e quant'altro: ne abbiamo dimostrazione nell'attualità dei fatti riscontrati. Del resto, è ormai evidente che qualunque adeguamento al Magistero snaturerebbe il cammino dalla sua identità e ne farebbe una "entità" diversa...
Il probema, serio, risiede nel fatto che chi dovrebbe responsabilmente preoccuparsene nella Chiesa è 'stranamente' indaffarato o distratto o lontano o addirittuta ammaliato... ergo, tante persone continueranno a soffrire psicologicamente e spiritualmente, alcuni vivendo disagi ai quali non sanno dare un nome, i più senza neppure rendersene conto, nella persistente ubriacatura da emozioni travolgenti, che addormentano l'esercizio consapevole e responsabile dell'intelletto e della volontà, le sole facoltà che ci rendono veramente uomini e donne in dialogo autentico con Dio... Le sensazioni, il sentimento - che tuttavia è qualcosa di più profondo, duraturo e non effimero come l'emozione - sono solo la conseguenza, il frutto e non il fine... Il sentimento dei Risorti in Cristo, infatti è gioia e anche gratitudine, che vengono da una pienezza di essere ontologica, Opera del Signore nell'anima del credente, e non sono "allegria" ed esaltazione sempre da ri-caricare ed inseguire.
L'emozione può anche servire ad aprire l'animo all'incontro; ma il vero incontro con il Signore avviene nell'intimo, nell'interiorità della persona, che si apre, attende, accoglie in un sacro silenzio.
E davvero il rapporto con Dio si manifesta sempre nel sensazionale o nella cosiddetta 'consolazione'? Quante volte ci viene chiesto di rimanere, per fede, sulla Croce, nella più totale e assoluta aridità e nel cuore della sofferenza personale e collettiva, offrendo impotenti e supplici, in Cristo, la nostra vita, la nostra storia, quello che stiamo vivendo? E' proprio qui che entra in campo la Fede supportata dall'intelletto e dalla volontà e senza il conforto dell'emozione, che è solo un risultato, uno stato d'animo, che è conseguenza del rapporto con Dio, ma che di per sé non provoca il rapporto: in contatto con Dio c'è TUTTO l'uomo (e quindi anche l'emozione, il sentimento), ma il dialogo avviene nell'intelletto, che comprende o, a volte si arrende e rinuncia perfino a comprendere e aderisce attraverso la volontà.
Che facciamo, nei casi di aridità, quando il Signore ci mette alla prova per approfondire e purificare la nostra fede: per star meglio, andiamo dai neocatecumenali a fare un bagno di allegria? E cosa succederebbe? Butteremmo alle ortiche (per non dire altrove) il tesoro prezioso della nostra offerta e della nostra autentica vita in Cristo nella Sua Chiesa... E dove sono l'intelletto e la volontà nell'esaltazione collettiva vissuta nel cammino, che diventa come la droga, alla quale poi non si riesce a rinunciare... non è forse questo il vero idolo, invece del denaro e dei gioielli e delle donazioni che vengono ingoiate dai famigerati sacchi neri?
Quanto è più bella e più vera e più viva, la preziosa banalità del quotidiano nel Signore, piuttosto che la tanto sensazionale quanto ingannevole esaltazione mutuata dalla comunità che appaga il sentimento, ma ottunde la ragione e ti fa dire "il cammino mi fa tanto bene" e "in parrocchia mi sembra di trovarmi alla festa di uno sconosciuto", dove lo 'sconosciuto' - drammaticamente - è il Signore!!! 
Non che le parrocchie brillino per la loro capacità di introdurre al Sacro e di appagare la sete di molti credenti; ma non è una buona ragione per andar dietro ai 'pifferai magici', anche se i loro 'suoni' sono ammalianti e trascinano... "Chi cerca trova", dice il Signore e anche nella grande povertà di questa Chiesa malmessa, purtroppo non solo a causa del cammino nc, fonti di vero nutrimento ci sono, se noi le abbiamo trovate!

26 commenti:

  1. Avviso per Gianluca:
    lascia il tuo intervento nelle bozze. Lo passiamo tra un paio di giorni, appena esaurito il dibattito su questo, che avevo già inserito

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  2. PENSO DI AVERLO FATTO, PROVA A VEDERE TU SE HO FATTO GIUSTO

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  3. Sì, Gianluca, è OK. Grazie

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  4. Nella, non ho nessuna difficoltà a riconoscere che hai vissuto veramente ciò che descrivi.
    Il problema nasce quando dai l`impressione che quelle emozioni ti siano necessarie per vivere la celebrazione eucaristica, che debbano esserci quelle emozioni "dietro le celebrazioni eucaristiche", che ti sia possibile incontrare Cristo solo grazie ad una tempesta emozionale.

    Ti sei domandata che cosa ha provocato quella "salita" emozionale, quale input hai ricevuto?
    Senza dubbio non sei la sola, tutto è fatto per provocare sensazioni e emozioni, tutto è fatto per celebrare la comunità, centro e protagonista della celebrazione, tutto è fatto per rinforzare la comunità e la sua coesione. Ma restiamo pur sempre nell`orizzontalità.

    Cristo ha veramente bisogno di tutta quella messa in scena per essere accolto? Non bastano Lui e la Sua Presenza reale e non simbolica?
    Non credi che davanti a Cristo, al Mistero della Sua passione, Morte e Risurrezione, noi possiamo solo far silenzio e a aprirci al Suo incontro a RiceverLO e con Lui Vivo e Vero in noi continuare il cammino?

    Apro una piccola parentesi: prova ad ascoltare i canti sacri della Chiesa, non le canzonette che purtroppo ascoltiamo la domenica, ascolta un canto gregoriano, senti che cosa si smuove in te, senti che cosa è toccato in te, ascolta e senti.
    Poi ascolta uno di quei canti che conosci, quelli coinvolgenti che ti emozionano e senti che cosa si smuove in te e come ti senti.
    Poi riascolta un canto sacro della Chiesa, ascolta e lasciati sentire: senti le stesse sensazioni, emozioni, come reagisce il tuo corpo, che cosa c`è di differente?

    Ma con o senza senza canti, anche nel silenzio di un cuore che si prepara ad accogliere il Tutt`Altro, Colui che si abbassa fino a noi per innalzarci con Lui, perchè questa consapevolezza non ti basta?

    Sull`Altare è riatualizzata la più grande prova di Amore, non esiste Amore più grande.
    Nel silenzio Dio si rivela, nel silenzio contempliamo il Mistero, la massima Bellezza, quale emozione più profonda potresti provare?
    Quale gioia (e non allegria) più forte, intensa potresti vivere?
    Gioia di Cristo in noi e sopra di noi.
    Allora Nella, poniti la domanda : perchè ho bisogno di quelle sollecitazioni esterne che mi provocano quelle emozioni? Cristo non mi basta? Cristo che si è donato per me non mi basta?
    Non è tanto che tu viva quelle emozioni il problema ma che tu abbia bisogno dell`autocelebrazione "coinvolgente" della comunità per viverle!

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  5. non perdiamo il senso della realtà: è tempo di tenere gli occhi aperti...tutti e due, naturalmente, non come fanno certi custodes che non vigilant.... su tutte le Nuevas Iglesias
    che avanzano, mentre noi, ingenui e tolleranti diciamo -da 45 anni- a tutti i portatori di nuove dottrine: "Avanti avanti, fate pure come se foste a casa vostra! ognuno faccia come vuole, che male ci potrà venire dal tollerare ogni tendenza, ogni orientamento, ogni movimento bizzarro ? Purchè non pesti i piedi agli altri !
    (qui sta il problema.....che il menzognero non è neutrale e innocuo come abbiamo creduto per lungo tempo!...si dà molto da fare per corrompere i veritieri e portarli dalla sua parte, come sempre è accaduto, da che mondo è mondo !....c'è riuscito a meraviglia, dal 62 in poi....)

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  6. E poi che cosa è questa enfasi sull`emozione?
    Senza dubbio le emozioni sono i colori della nostra vita, sono indispensabili, ci indicano i nostri bisogni, ma in questa società in cui l`emozione diventa la misura dell`autenticità di una persona di un`esperienza, sento dunque sono, si corre il rischio, che poi è già diventato realtà, di trasformare anche il Sacrificio eucaristico in una forma di "terapia di guppo",di esaltazione dell`emozione, di una comunità che si autocelebra, dimenticando chi è il vero, solo e unico Soggetto dela Liiturgia, Chi è il Protagonista!

    E non è perchè nelle nostra società odierna l`emozione è esaltata, che le persone sono più consapevoli, più mature, più responsabili, si conoscano meglio, no purtroppo, queste emozioni "mal gestite", mal conosciute, diventano sovente solo un appiglio per chi dall`esterno se ne servirà per manipolare, suggestionare.
    Sento, dunque esisto, salvo che l`emozione deve essere illuminata dalla luce della coscienza, altrimenti divento solo una marionetta nelle sue mani e nelle mani di chi mi manipolerà.

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  7. “Quanto è più bella e più vera e più viva, la preziosa banalità del quotidiano nel Signore, piuttosto che la tanto sensazionale quanto ingannevole esaltazione mutuata dalla comunità che appaga il sentimento, ma ottunde la ragione…”

    E’ vero: è la perla preziosa, il tesoro nascosto ma non è facile da percepire. Attenzione: non sto dicendo “che gli altri non capirebbero o non possono capire”, sto solo dicendo che la “preziosa banalità del quotidiano” merita un’attenzione in più.

    Abbiamo mai considerato che di Gesù non conosciamo almeno trenta anni della sua vita “quotidiana” e “banale” (nel senso etimologico di “comune”, cioè non diversa fisiologicamente da quella di un altro essere umano)? Eppure ogni attimo di Quella vita è stato un attimo salvifico: possiamo dire che ogni azione di Cristo, per quanto “banale” è stata azione salvifica.

    Stare a cuore a cuore col Signore è starci anche mentre si rammenda un calzino o si scola la pasta, si prepara un caffé o si fa una lavatrice. Non sto apologizzando il banale, il quotidiano, il comune: sto dicendo che ogni azione fatta in Cristo è azione che riflette la luce salvifica del Suo quotidiano (ora eterno).

    Per qualcuno la comunità è necessaria per il contatto con il Signore, per altri non c’è bisogno di questa mediazione: sono opinioni che riflettono scelte personali. Di certo, c’è solo il fatto che mi piaceva tessere un piccolo elogio a quella così rara e “preziosa banalità del quotidiano” nella quale mi pare talvolta di sentire i battiti di Quel petto sul quale appoggio il mio orecchio, in una banalissima quiete, in una meravigliosa pace…

    Chisolm

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  8. Le celebrazioni nc sono così fortemente coinvolgenti sul piano emotivo anche perché chi celebra è la comunità, e ciascun fratello si sente protagonista con e come tutti gli altri. Ammonizioni, preghiere, risonanze, addobbo della mensa, la stessa disposizione dell'assemblea in semicerchio, tutto questo e il lavoro di preparazione che lo precede, è la liturgia nc, la liturgia del fare verrebbe da dire, che non cerca mediazioni. E certo, ti sembra di toccare il cielo con un dito, perché la distanza tra sacro e profano è dimenticata. La distanza tra te e il Signore cantato e proclamato di fatto sembra non esserci più: il tavolo sul quale comunque accade la Presenza Reale e vera e toccabile di Dio, è lì a un soffio da te. Non ci sono segni, né parole o gesti, o forme architettoniche che dicano "occhio, questo è un luogo sacro, togliti i calzari, prostrati con la bocca nella polvere, piega le ginocchia davanti al Crocifisso Risorto..." La liturgia del fare, perché Dio è ‘nei fatti’ soprattutto.

    Non voglio escludere che si possa incontrare il Signore anche così. Ma sono convinta che l’esperienza di fede non può essere consumata in quel ‘fare per’ che certo genera entusiasmo, emozioni, gratifica, ti fa sentire a posto, ma non aiuta a conoscere davvero il Signore, il Suo Volto, il Suo sguardo, il Suo pensiero.

    Quella reciproca immanenza promessa nel Vg di Giovanni, ‘rimanete in Me e Io in voi’, non svuota la distanza tra me e il Totalmente Altro, ma caso mai la illumina, la rifà nuova, la definisce e mi consente di attraversarla. Credo che lo stupore di fronte a quella promessa vada custodito con ogni cura e non consumato in fretta.

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  9. ciao mic,
    interessante il tuo articolo sopratutto perchè ne sono protagonista....
    però vorrei dirti che non faccio più parte del cammino nc per amore, e francamente non è una scelta semplice, solo dio mi può dare la forza di seguire la volontà di un'altra persona che ritengo più importante della mia. e poi come ho detto in altre occasioni ognuno si sente appagato dalla scelta più consona al suo modo di sentire, o al suo modo di fare o alla sua provenienza culturale. non esiste un cammino che possa andare bene a tutti in egual misura. pertanto ognuno di noi sceglierà liberamente la strada da seguire.

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  10. Vi leggo tutti i giorni da quando il blog si è aperto. Avevo lasciato trascritta la mia esperienza qualche anno fa. Desidero fortemente condividere con voi la tristezza che si prova vivendo questo tempo nella chiesa, la ferita, anche se rimarginata, che ci portiamo dietro dopo questa esperienza lesiva dello spirito, che ha disorientato la vita di fede, anche se poi la grazia del Signore ci ha fatto risorgere elevandoci da quelle martellanti e fuorvianti parole e gesti per farci alzare lo sguardo e cogliere la bellezza, la libertà e la pace che vengono dall'accogliere Gesù nel cuore, nel silenzio e anche nella bellezza della solitudine che in una esperienza di deserto è estremamente feconda. Ecco, questi fratelli del cnc non gustano tutto questo, a me in dieci anni non è mai stato proposto se non dopo lunghe catechesi in cui avevi già la risposta da dare dopo una riflessione. Mi sento in comunione con voi, fratelli. Fate parte delle mie giornate, mi arricchite (e mi confermate)con le vostre riflessioni. Un sacerdote, durante una confessione, mi diceva di chiedere a Dio la forza di amare la Chiesa pensando a come la ama Gesù, rifacendomi alla sublimità dell'amore suo, pur di fronte ai tradimenti. La preghiera è la nostra forza e il fissare lo sguardo sulle cose più GRANDI e ALTE è grande aiuto.

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  11. Chi scrive e' un ex-cantore.
    Devo dire che se c'è qualcosa che ricordo con affetto sono alcune canzoni del Cammino Neocatecumenale.
    Io ho partecipato a convivenze "per cantori" dove ci venivano insegnati i trucchi per coinvolgere l'assemblea. Per esempio si cominciava a cantare una canzone e quando toccava all'assemblea rispondere,
    improvvisamente si taceva,
    in questo modo la comunita' era, in un certo qual modo, obbligata, anche per non fare brutta figura, a rispondere al cantore. C'era , a volte , molta creatività, soprattutto quando i cantori erano più d'uno e c'erano più strumenti o la possibilità di fare la "controvoce". Ho già postato un intervento sul ruolo del cantore all'interno della comunità. E' il maestro di preghiera il "Baal Tefillah" della sinagoga. O il "Maggidim" ,il cantore o maestro errante, che sfonda, abbatte il muro di indifferenza del resto della comunità per portarla in alto, coinvolgerla , irretirla, il tutto diviene o dovrebbe divenire il canto della comunità, che il Baal Tefillah deve solo svegliare , trascinare alle vette dell'emozione.
    Certo , a volte è molto bello. Ma io ho anche l'esperienza di tenore
    nel coro parrocchiale di una piccola chiesa . Ricordo che anche lì era bellisimo cantare, ad esempio: "Panis angelicus" o tante altre arie e canzoni. Ricordo , soprattutto a Natale che la gente si commuoveva fino alle lagrime. La differenza stava nel fatto che nella parrocchia non c'erano elementi giudaizzanti o schitarrate stile flamenco o arabeggiante e non si obbligava nessuno a cantare. Anche in queste pratiche si vede in modo lampante l'intenzione di coinvolgere di manipolare, di creare un gruppo , un senso di appartenenza, infine, una dipendenza emotiva. I canti erano sempre ed esclusivamente quelli del cammino, come le catechesi, le suppelletili, i quadri, la croce astile con gli angeli della Merkavà. Si può sentire nostalgia per una piece teatrale, per una magnifica poesia recitata da un grande attore....
    che c'entra Gesù Cristo?

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  12. Da La vocazione del cantore secondo j. Heschel
    La musica sinagogale applicata alle comunità : un'altro degli ebraismi del Cammino Neocatecumenale

    Certamente anche la Sinagoga lungo venti secoli ha subito varie trasformazioni. Basta pensare alla divisione dell'ebraismo in ebrei Sefarditi, che avevano il loro epicentro in Spagna, nei paese mediterranei ed in Medioriente e Ashkenasiti, che avevano il loro epicentro in Germania e che si trovano soprattutto in Europa e negli Stati Uniti.

    Ogni gruppo ha le sue liturgie, i suoi canti, che da un certo momento in poi, hanno beneficiato di una notazione, quello che nel canto cristiano si chiama i neumi. I primi a introdurre dei neumi, furono i rabbini di Tiberiade, che erano dei grammatici e dei musicisti. Li chiamavano Teamim (da taam = giusto) o Neghinoth (da neghmah = melodia). Non so se avete mai osservato un testo ebraico punteggiato. Troverete vari segni per indicare le vocali, che però non si trovano nelle pergamene della Torah destinate alla proclamazione liturgica della parola. Nei nostri libri correnti troverete quindi questa punteggiatura, ma anche altri segni, appunto i teamim e neghinoth, che furono inventati verso il VII secolo d.C. (ma che sono meno precisi dei neumi cristiani, inventati verso l'anno mille), e che indicano solo la salita o discesa, una pausa o un vocalizzo, ma mai indicano, come fanno i neumi cristiani, la precisa altezza o durata della nota. E' proprio quest'imprecisione dei neumi ebraici che ha facilitato il fiorire di diverse tradizioni, ce ne sono più di quindici.

    Ho parlato della parentela che esiste tra il canto della Chiesa e

    quello della sinagoga, ma voglio segnalarvi anche una

    differenza fondamentale tra i due.

    Evidentemente l'accento drammatico che potete notare in certi canti liturgici ebraici

    non conviene per niente alla liturgia romana,

    sarebbe scandaloso che dei Canonici della Chiesa adottassero queste espressioni emotive!

    Questa è una discrepanza tra le due liturgie.

    La liturgia ebraica è patetica, veemente ed ha ereditato questo dai Profeti, la cui parola era veemente e patetica anche quando parlavano con Dio. L'ebreo ha conservato questa impetuosità; per lui Dio è il re, ma è anche, e soprattutto il Padre, e per questo è molto raro che egli si metta in ginocchio, ma accade spesso che alzi la voce e qualche volta anche il pugno quando la storia gli cade addosso e deve lottare con Dio

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  13. Spero che Nella possa ascoltare, recepire in profondità, le importanti e stimolanti domande che le rivolge Emma, per arrivare alla radice di ciò che si agita nel suo cuore, e iniziare dentro di sè il vero cammino di fede incontro al Signore, che ci conosce ad uno ad uno, e vuole donare il suo infinito ed eterno amore ad ogni anima, con un linguaggio speciale che solo quell'anima può capire: incontrarsi a tu per Tu, con Lui, cara Nella, è il desiderio che l'anima di ogni cristiano può e deve realizzare, con l'aiuto della Grazia.
    Magari un ex-NC come lei (se è uscita definitivamente e ha capito bene da quale terreno inquinato e pericoloso è stata salvata...e deve combattere contro quella insidiosa nostalgia, fenomeno ben noto a tanti ex...), potesse ascoltare nel profondo e far tesoro delle bellissime riflessioni a lei proposte da Mic, Chisolm ed Emma!
    Magari potessero i pover NC prigionieri aprire la porta del cuore -o almeno uno spiraglio- a questi preziosi suggerimenti psicologici e spirituali che vengono loro proposti in questa e altre mille pagine del blog provvidenziale che qui hanno incontrato !
    Potrebbe essere per loro un primo invito-richiamo del Signore a muoversi, darsi una spinta attiva verso la liberazione, dell'anima e della ragione, ....e a Lui piacendo, ritornare "a riveder le stelle" !

    Nel mio piccolo, vorrei suggerire a Nella di leggere quel brano del profeta Osea, dove dice:
    "...Farò cessare tutte le sue feste; quelle annuali e quelle mensili, le celebrazioni del sabato e tutte le sue solenni riunioni religiose. Distruggerò i suoi alberi di fico e le sue viti che lei considerava doni dei suoi amanti per averli serviti....
    La punirò per tutto il tempo dedicato al culto dei Baal quando bruciava incenso e si ornava di collane e di anelli per seguire i suoi amanti. La punirò per avermi dimenticato. Lo affermo io, il Signore!....
    Il Signore ama il suo popolo
    "Un giorno, io, il Signore, la riconquisterò. La porterò nel deserto e le dirò parole d'amore."

    Ci vorrebbe, forse, un padre spirituale che l'aiutasse a capire che cos'è il deserto del cuore, come farlo e perchè !
    Ma dove si trovano oggi, i padri spirituali e i santi Curati d'Ars ?
    (neanche col lanternino...)
    ----------
    Per A.rita: grazie del tuo costante pensiero! :) scrivimi quando vuoi,
    al mio indirizzo
    esp285@libero.it
    Vi saluto tutti con affetto, Mic, Emma, Freedom, e anche Gianluca, che temevo ci avesse detto "addio" ;)...
    Purtroppo ho il PC malfunzionante,
    (e anche per questo motivo, passo e scrivo talvolta di corsa...;))
    ma vi leggo, vi penso sempre, vi porto tutti nel mio cuore!
    Vi abbraccio e rimango in ascolto, come sempre.
    .......
    Il nostro aiuto è nel Nome del Signore.

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  14. Chi canta prega due volte (72, 1)
    S. Agostino

    [Si deve cantare] non solo con la voce ma con i fatti (Non solum voce sed et opere). - 146, 14

    In realtà, il salmo è un cantico: non un cantico qualsiasi ma un cantico accompagnato sul salterio. Il quale salterio, poi, è uno strumento musicale, come la lira, la cetra e gli altri strumenti che sono stati inventati per accompagnare il canto (organa [...] quae inventa sunt ad cantandum). Pertanto colui che salmeggia non canta soltanto con la voce ma ha con sé anche uno strumento chiamato salterio, per cui l'abilità delle mani s'accorda con la voce. Vuoi dunque salmeggiare? Non sia soltanto la tua voce a cantare le lodi divine ma alla tua voce s'accordino anche le opere. Se infatti canterai [solo] con la voce, a un certo momento dovrai tacere: canta invece con la vita, affinché mai debba tacere. - 146, 2

    Sant'Agostino - Esposizioni sui Salmi (Enarrationes in Psalmos)

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  15. Per la precisione
    Enarrationes in Psalmos
    "Qui enim cantat laudem, non solum laudat, sed etiam hilariter laudat: qui cantat laudem, non solum cantat, sed et amat eum quem cantat. In laude confitentis est praedicatio: in cantico amantis affectio."
    S. Agosino
    Comunque posso suggerire a Nella , per rimanere in tema natalizio,
    oltre a Panis Angelicus,
    ad es. In notte placida, o Dolce sentire? Sono bellissime!
    Non è vero ,a mio modesto avviso, che ,solo, nell'adorazione e nel silenzio si può "incontrare" il Signore . Affermare ciò sarebbe falso. Molto semplicemente, è l'uso
    che si fa del canto, nel Cammino Neocatecumenale, che è strumentale, cioè è uno dei tanti mezzi usati per creare "dipendenza".
    Ad una convivenza di cantori, per esempio, ho sentito la testimonianza di un fratello che era rientrato nel Cammino perchè aveva sentito a Radio Maria una canzone CN. Quale grande influsso ha la musica sull'animo umano! Solo
    è importante farne un uso non distorto, come si fa nei cori parrocchiali. Cara Nella , non ci cascare pure tu! Un abbraccio in Cristo.

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  16. Il Concilio Vaticano II, riunì nel sesto capitolo della Costituzione Sacrosanctum Concilium del 4 dicembre 1963 le considerazioni e le disposizioni relative alla musica sacra e al suo rapporto con la liturgia.

    Le indicazioni generali dei paragrafi 114 e 115 (Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della Musica sacra... Si curi molto la formazione e la pratica musicale nei seminari... ai musicisti e ai cantori, e in primo luogo ai fanciulli, si dia anche una vera formazione liturgica) sono suggellate dal paragrafo 116, intitolato specificamente Canto gregoriano e polifonico. Il paragrafo recita alla lettera "a)":
    La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana: perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale.

    Il paragrafo 117 invece auspica
    l'edizione tipica dei libri di canto gregoriano [e una] edizione più critica dei libri già editi dopo la riforma di S. Pio X. [Infine] un'edizione che contenga melodie più semplici, ad uso delle chiese minori

    A fronte di indicazioni che lasciavano poco spazio ad interpretazioni fuorvianti la necessità di favorire la diffusione di musica sacra in lingue locali mise rapidamente in secondo piano la cura di un repertorio che, ritenuto tradizionalmente solido, finì invece per scomparire quasi completamente dalla scena liturgica.

    Ne 1974 fu pubblicata l'auspicata nuova edizione del Graduale Romanum curata dai monaci dell'Abbazia di Solesmes.

    Nel 1975 fu fondata a Roma l'Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano su iniziativa di Luigi Agustoni, con l'intento di proporre un testo critico del Graduale alla luce di uno studio approfondito dei più antichi testimoni della tradizione testuale: il tentativo estremo di coniugare rigore filologico (thesaurum gregorianum autenticum integre conservare) e nuovi intendimenti pratici (Rubricae autem ampliorem facultatem praebent hauriendi e Communibus noviter dispositis, ita ut necessitatibus quoque pastoralibus largius satisfiat): come risultato nel 1979 venne pubblicata l'edizione tipica del Graduale Triplex, rappresentazione musicale in notazione quadrata del Graduale Romanum con l'aggiunta della notazione sangallese e della notazione metense, alla luce dello studio condotto dai monaci di Solesmes sui codici di Laon, San Gallo, Einsiedeln e Bamberg.

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  17. Visto che si parla di musica:

    se è vero che "chi canta prega due volte", è altrettanto vero che non tutti i canti e la musica che li accompagna sono fatti per 'elevare' l'anima e renderla aperta e sensibile alle forze spirituali delle Altezze...

    Ad un primo impatto, penso che non tutti siano in grado di 'gustare' ed 'entrare' nell'armonia e nella sobria - pur nelle infinite toccanti cesellature - sublimità del gregoriano. Tuttavia, basta un po' di frequentazione, accompagnata dal 'sensus fidei' vissuto e sviluppato dalla Liturgia, perché l'animo sia compenetrato e trovi accessibile e faccia proprio, sia nell'immersione dell'ascolto che nella partecipazione del canto, questo linguaggio celestiale, termine che uso consapevolmente, perché di questo si tratta...

    Una certa refrattarietà sembra attanagliare soprattutto chi, digiuno di musica o dal gusto musicale monocorde sviluppato soltanto sulla musica moderna, che non è tutta da buttar via, ma che certe vette sublimi non è in grado di raggiungerle, pur nella piacevolezza e nella orecchiabilità dell'ascolto. E allora, anziché cogliere del gregoriano il linguaggio sacro solenne 'sottile' e senza tempo, lo si liquida come qualcosa di superato e da oltrepassare...

    Il gregoriano invece affonda le sue radici molto più indietro del monachesimo. Neppure tutti gli ebrei, ad esempio, sanno che esso ci porta gli echi (più fedeli di quanto non possano gli attuali canti sinagogali) delle salmodie più antiche e sacre, assorbite proprio dal cristianesimo delle origini... strano che l'archeologismo liturgico, così di moda nel concilio-postconcilio, abbia tentato di allontanare la Chiesa proprio da questa ricchezza davvero primordiale, per grazia di Dio senza riuscirci del tutto.

    E, mentre il greogoriano 'eleva' l'anima e dispone lo spirito a vibrare su corde più alte, in sintonia con la sacralità e la solennità e la grandezza di quanto accade nella Santa e Divina Liturgia, acquisendo così la capacità, nel raccoglimento e nella distensione e concentrazione insieme delle facoltà interiori (distensione e concentrazione sembrano un paradosso, ma è questo che accade), i canti Kikiani, proprio all'opposto, con i ritmi incalzanti e coinvolgenti l'emozione, portando 'fuori da sé' (e-mozionano, appunto) e creano quella esaltazione collettiva che si autoalimenta e si distribuisce attraverso l'emozionalità di ognuno, raggiungendo il singolo amplificato dalla somma dell'emozionalità di tutti e provoca quelle atmosfere e quelle sensazioni, che creano dipendenza e dalle quali è tanto più difficile sottrarsi quanto più vi si è assoggettati e le si è assorbite e si ha quindi bisogno di rincorrerle e riprodurle ad ogni celebrazione... e non si trovano altrove... ma a che prezzo?

    Dov'è il rapporto intimo e personale col Signore?
    E' vero che esso non si vive soltanto nel silenzio, come dice Freedom; ma è vero anche che il canto liturgico non è per se stessi, non è per cementare la comunità, ma è per il Signore e, se si vuole incontrare il Signore, cosa che avviene nel silenzio adorante ma anche nel canto (oltre che nelle effusioni del cuore della preghiera, che sono ben 'altro' che la stereotipata tiritera delle cosiddette 'preghiere dei fedeli') non ci si può servire di canti mediocri ed esaltanti, che possono anche esser belli in alcuni casi, ma da utilizzare per altre occasioni, se mai di festa, che nulla hanno a che fare con la Liturgia, che non è la "festa della comunità" ma il Sacrificio di Cristo, che diventa fonte di salvezza e di gioia perché ci introduce e ci fa crescere nel mondo della Risurrezione... Oltre ad essere l'autentico culto a Dio!

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  18. Il probema, serio, risiede nel fatto che chi dovrebbe responsabilmente preoccuparsene nella Chiesa è 'stranamente' indaffarato o distratto o lontano o addirittuta ammaliato..

    Eppure tante storture sono state ampiamente identificate, ma nel caso CN niente estato fatto per correggere codeste storture, ecco un esempio di identificazione del problema di una liturgia inventata da un eretico come kiko che nel tempo ti plagia la coscienza e la propria fede, facendoti identificare la persona di Gesu' Cristo con una prassi liturgica e catechetica completamente distanti dal vero incontro con il DIO_Uomo Gesu' Cristo, quindi in definitiva nel CN si incontra un falso Gesù prodotto a tavolino da un eretico che plagia le coscienze di tante persone, che anche se escono dalla setta faticano a ritrovare la propria identita' unica fatta a immagine e somiglianza di DIO

    Intervista al Cardinale Ratzinger

    ROMA, domenica, 5 giugno 2005 (ZENIT.org).

    ...Lei ha accennato alla comprensione del Sacramento. Ora, però, una delle principali preoccupazioni si riferisce alla liturgia dei cattolici legati in modo particolare a Roma. Spesso allora si parla della sua espressione “riforma delle riforme”, ossia la “riforma” della riforma liturgica dopo il Concilio. Che cosa possiamo aspettarci o sperare nei prossimi anni? Verranno rimossi gli altari rivolti al popolo?

    Cardinale Ratzinger: In nessun caso bisognerebbe ricominciare a introdurre cambiamenti esteriori non ancora preparati interiormente.
    La liturgia si è creata dei problemi perché si sono cambiate troppo presto delle esteriorità senza prepararle ed elaborarle dall’interno.
    Allora è sorta l’idea che la liturgia sia propriamente la manifestazione della comunità. Ciò è stato sottolineato fortemente: la comunità come soggetto della liturgia.
    Questo significava, pertanto, che la comunità decide come celebrare se stessa. Si sono quindi formati settori che hanno messo in pratica tutto ciò. Altri non vi hanno partecipato e questo non è piaciuto ai primi. Ci troveremo d’accordo sulla liturgia solo quando smetteremo di considerarla come l’elemento formante della comunità e di pensare di dover soprattutto “impegnare” noi stessi e di rappresentarci in essa. Dobbiamo di nuovo imparare a capire che essa ci introduce nel corpo della Chiesa di tutti i tempi, nella quale il Signore ci offre se stesso. Una liturgia senza fede non esiste. Quando si cerca di renderla interessante – Dio sa con quali idee – ma non si presuppone in ciò la fede, e quando viene ristretta soltanto alla comunità e non viene vista, invece, come incontro col Signore nella grande comunità della Chiesa universale, la liturgia cade in rovina. Pertanto non si capisce perché si debba andare avanti su questa strada. Sono necessarie delle correzioni interiori prima di porre mano a cose esteriori. Se ora si ricomincia a inventare nell’esteriore, non prevedo nulla di buono. Dobbiamo arrivare ad una nuova educazione liturgica, in cui si divenga consapevoli che la liturgia appartiene a tutta la Chiesa, che in essa la comunità si unisce con la Chiesa universale, con Cielo e Terra, e che ciò inoltre rappresenta la garanzia che il Signore viene e succede qualcosa che non può accadere in nessun luogo, in nessun intrattenimento e in nessuno spettacolo.
    Solo quando noi volgiamo di nuovo lo sguardo su queste cose più grandi può sorgere una vera unità interiore e ci si può anche interrogare sulle migliori forme dei riti esteriori. Prima, però, deve crescere una comprensione interiore della liturgia, che ci unisce gli uni con gli altri.
    Nella liturgia non dobbiamo di volta in volta rappresentare le nostre invenzioni, non dobbiamo introdurre ciò che abbiamo inventato, bensì ciò che ci viene rivelato....

    Questo sembrerebbe che per il CN non valga, dato che li anno approvati e mandati in giro per il mondo a proporre proprio cio' che qui si stigmatizza, assurdo.

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  19. "Se ora si ricomincia a inventare nell’esteriore, non prevedo nulla di buono. Dobbiamo arrivare ad una nuova educazione liturgica,"

    [mi chiedo: perché nuova? Non è quella di sempre quella di cui il Papa dice di seguito e che anche noi abbiamo ricevuto? Diventa 'nuova' solo per chi, da oltre 40 anni è stato 'staccato' da quella di sempre!]

    "in cui si divenga consapevoli che la liturgia appartiene a tutta la Chiesa, che in essa la comunità si unisce con la Chiesa universale, con Cielo e Terra, e che ciò inoltre rappresenta la garanzia che il Signore viene e succede qualcosa che non può accadere in nessun luogo, in nessun intrattenimento e in nessuno spettacolo.
    Solo quando noi volgiamo di nuovo lo sguardo su queste cose più grandi può sorgere una vera unità interiore e ci si può anche interrogare sulle migliori forme dei riti esteriori. Prima, però, deve crescere una comprensione interiore della liturgia, che ci unisce gli uni con gli altri.
    Nella liturgia non dobbiamo di volta in volta rappresentare le nostre invenzioni, non dobbiamo introdurre ciò che abbiamo inventato, bensì ciò che ci viene rivelato..."


    Queste sono parole del Papa; conosciamo anche i suoi insegnamenti, perciò sembra ancora più assurdo che nella Chiesa cattolica persista un rito come quello NC...

    nessuno può pretendere non siano liberi di celebrarlo; ma si dovrebbe pretendere che non venga spacciato per cattolico, traendo in inganno molti... e che ci siano vescovi e cardinali che lo consentono è lo scandalo indicibile!

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  20. Oggi 10 aprile, Ostensione della Sindone, 9 aprile elezione del Pontefice....approfittiamone per iniziare una Novena per il Papa...


    http://www.oriensforum.com/index.php?topic=2666.msg18733

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  21. Sabato santo 11 Aprile 1903 si ricorda
    la morte di Santa Gemma Galgani. La
    prima stigmatizzata del XX secolo.
    Una grande mistica. Alle 13.45 la vergine
    lucchese, vero angelo di purezza, e'
    volata in cielo, sua patria celeste, conti
    nuando da li' a spargere grazie sulla terra

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  22. L'ulteriore intervento di Nella ,si configura
    come l'ennesimo,spot pro cammino.
    Ma questo thread si intende rivolto, senza
    offesa, ad un pubblico piu' vasto.
    Siamo certi e consapevoli che molti ci
    leggono. Noi continuiamo, nella nostra
    opera di controinformazione.

    RispondiElimina
  23. Caro Freedom è vero, questo blog è pieno di spot, slogan tutti uguali,anche se con uno stile diverso, stesse parole, stessi riferimenti,stessi argomenti,di cui conosciamo la fonte, una fonte infallibile, indiscutibile, per un neocatecumenale.
    Ma questo blog e il sito non credo facciano controinformazione ma INFORMAZIONE.
    Informazione accompagnata da testimonianze, informazione utile e forse indispensabile,a giudicare dal numero sempre crescente di chi ci legge.
    In effetti, chi si trova con il cammino nc in parrocchia, chi ha un membro della sua famiglia o un amico o un collega, che entrano nel cammino nc e vuole saperne di piu, dove può andare, dove può trovare informazioni sul cammino nc che non siano spot pubblicitari?

    RispondiElimina
  24. In effetti non so se quello di Nella sia uno spot. Non si capisce bene se stia cercando, come ha detto, delle risposte o magari solo conferme alla sua nostalgia.

    In ogni caso, per onorare la sua scelta 'per amore', credo le convenga sbarazzarsi di ogni pregiudizio, e cercare e ascoltare davvero, che poi in fondo è il vero cammino di ogni cristiano.

    RispondiElimina
  25. Caro jonathan, che la sua domanda e la sua testimonianza siano sincere,e desidero crederlo,o costruite ad arte per in realtà esaltare l`esperienza del cammino nc, spero comunque che Nella abbia potuto trovare nelle nostre parole uno spunto per aiutarla sul suo cammino di vita.

    RispondiElimina
  26. Cara Emma,
    non capisco la tua puntualizzazione
    Riguardo al termine da me usato
    ''contro-informazione'' invece di
    INFORMAZIONE. Lo so benissimo che
    questo blog e' uno dei pochi luoghi virtuali
    in cui diamo una informazione corretta
    E fornita di prove e testimonianze e che
    molti ci leggono. Forse mi sono espresso
    male o mi hai frainteso. Per quanto
    riguarda il fatto che gli interventi di Nella
    Non siano stati uno spot pro cammino, a
    meno che tu non conosca ''Nella''
    di persona, nel qual caso mi scuso, a me
    personalmente sono sembrati per lo meno
    ambigui, con tutto il Cristiano rispetto ed
    amore che porto a tutti, ti faccio presente
    Che anche Mic ha parlato di spot pro
    cammino. Ti metto a disposizione la mia
    email : freehdohm@gmail.com cara
    sorella per un ulteriore chiarimento
    o anche soltanto per conoscerci come ho
    gia' fatto con altri componenti del team.
    Un abbraccio in Cristo+
    F.

    RispondiElimina

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