martedì 20 aprile 2010

Insegnamenti non cattolici di Kiko Arguello: V - "Cristo non è modello di santità per nessuno"

Siamo giunti al V capitolo del testo «Eresie del Movimento neocatecumenale» - Ultimo grido d'allarme, scritto da p. Enrico Zoffoli nel 1991. I suoi contenuti sono sempre attuali, dal momento che nel Cammino Neocatecumenale nulla è cambiato negli anni né sotto l'aspetto dottrinale né sotto quello pragmatico.

V
CRISTO NON È MODELLO DI SANTITÀ PER NESSUNO


La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo, il quale, appunto perché suo Capo e Mediatore, è anche supremo Modello di santità per i credenti. Modello sublime, ma – con la sua grazia – realmente imitabile da tutti secondo la particolare vocazione di ciascuno. Kiko lo nega…; ma, se avesse ragione, la Chiesa quale tipo ideale di perfezione dovrebbe proporre ai fedeli, se questi possono piacere al Padre soltanto se si configurano al suo divin Figlio?... Cosa può insegnare al mondo, come può educare le anime e osare di dichiararne la santità prescindendo dal Cristo, unica Via che conduce alla Vita? Unico Maestro di verità ed anzi la Verità in Persona? Egli ci ha comandato di restare inseriti in Lui come i tralci nella vite per trarne la linfa vitale della grazia che ci rende simili a Dio stesso nella partecipazione alla sua beatitudine.

Tutto questo non sarebbe vero, secondo Kiko che, al riguardo, presume di capovolgere duemila anni di Cristianesimo predicato e vissuto: «Gesù Cristo non è affatto un ideale di vita. Gesù Cristo non è venuto a darci l’esempio e ad insegnarci a compiere la legge» (p. 125) «La gente – incalza – pensa che Gesù Cristo è venuto a darci una legge più perfetta della precedente
(l‘ebraica) e che, con la sua vita e la sua morte, la sua sofferenza soprattutto, ci ha dato l’esempio perché noi si faccia lo stesso. Per queste persone (ossia per tutti i santi) Gesù è un ideale, un modello di vita… » (p. 126)

Non basta; «… Molta gente pensa (…): ci ha dato l’esempio con la sua vita, dicendoci: Vedete come faccio io? Così fate anche voi”. Se poi chiedi alla gente: “Tu lo fai?”, ti rispondono: “Via, io non sono Gesù Cristo, non sono mica un santo…”. Il Cristianesimo non è per nulla un moralismo. Perché, se Gesù Cristo fosse venuto a darci un ideale di vita, come avrebbe potuto darci un ideale talmente alto, talmente elevato, che nessuno lo può raggiungere?» (p. 126)
Qui la mistificazione è palese, irritante, anche per il credente più superficiale e distratto.
  1. In tutto il N.T. l’invito a seguire e imitare Cristo, di partecipare alla sua Passione, condividere i suoi sentimenti, ecc, è così frequente ed insistente che se ne potrebbe ricavare un florilegio del più alto interesse. Ricordo qualche espressione presa a caso:

    • «chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me…» (Mt, 10,38; 16, 24s; Mc 8,34s; Lc 9,23s; 17,23; Gv 12,25);

    • «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre…» (Gv 8,12);

    • «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore…» (Mt 11,29);

    • «Rimanete nel mio amore…» (Gv 15,9). «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati» (Gv 15,12). «Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità nel modo che anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5, 1-2);«Fatevi miei imitatori, come io sono di Cristo» (1 Cor 11,1).

    • «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù…» /Fil 2,5). «Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte…». «Siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua…». «Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui…»; «siamo morti con Cristo…»; «morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù» (Rm 6,1-11);

    • «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme…» (1 Pt 2,21).
    Kiko, perciò, fa supporre che non abbia mai letto il N.T., o abbia creduto che nessuno dei suoi «catechisti» avrebbe verificato la fondatezza delle sue affermazioni;



  2. se Cristo non è il Tipo esemplare di santità per tutti i fedeli, la Chiesa li inganna quando stimola a seguire l’esempio dei santi e venerarne la memoria: la loro santità è tutta e solo quella di Cristo e certamente non altro li rende venerabili…;




  3. Se non siamo tenuti ad imitare Cristo, la Chiesa erra gravemente quando impone ai suoi figli il dovere di santificarsi secondo la loro condizione, lottare contro se stessi, far trionfare in sé l’amore che li trasforma in Lui. Kiko forse ignora quanto al riguardo insegna il Vaticano II; secondo il quale «il Signore Gesù Maestro e Modello divino di ogni perfezione, a tutti e ai singoli suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato la santità della vita, di cui egli stesso è Autore e perfezionatore…». «Tutti i fedeli, di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza delle vita cristiana e alla perfezione della carità (…) seguendo l’esempio di Lui (Cristo) e fattisi conformi alla sua immagine…» (LG 40).

2 commenti:

  1. in questo capitolo notiamo che le affermazioni di Kiko vengono confutate unicamente con citazioni del NT e, nuovamente, dello stesso Vaticano II che gli iniziatori del cammino invocano come fonte della loro autoproclamata funzione di rifondatori della Chiesa, ma dal quale viene dimostrato capitolo dopo capitolo quanto essi si discostino...

    Un osservatore superficiale potrebbe considerare ininfluenti le confutazioni di singole frasi... ma c'è da notare:

    1. le affermazioni kikiane vengono poi sviluppate ed hanno conseguenze nella teologia e quindi nell'antropologia e nella prassi del cammino. Quel che trae in inganno, soprattutto all'inizio, è che, frammiste alle affermazioni -diciamo spurie- ce ne sono molte corrette, la cui portata tuttavia non 'entra' nella costruzione concreta dell'esperienza spirituale sviluppata frequentando il cammino, successivamente infarcita soprattutto di elementi giudaizzanti

    2. teologia, antropologia e prassi, generano un culto diverso (vedi anche liturgia arbitrariamente modificata dal Rito NC) e un rapporto diverso con Dio col mondo e con gli altri: lex orandi lex credendi che divengono lex vivendi...

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  2. ... ovvio che, per 'modo diverso' indico un 'quid' che non è cattolico e che non forma cristiani cattolici, la cui spiritualità e la cui persona la vita di fede nella Chiesa Apostolica rende progressivamente 'conforme' all'immagine di Cristo, Verbo e Imago del Padre...

    Perché penso sia a tutti chiaro che per imitazione di Cristo non si intendono comportamenti e sentimenti appiccicati addosso come un vestito, frutto di un malinteso 'senso di dovere'; ma atteggiamenti interiori, sentimenti e comportamenti che dispongono la volontà a conformarsi alla volontà del Padre e vengono scritti nel cuore dalla grazia di Cristo accolta assimilata e vissuta, che trasforma nel profondo e rende l'azione 'conforme' per connaturalità e non per semplice pedissequa 'imitazione' esteriore

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