martedì 26 luglio 2011

Parliamo della Santa Messa.

Stralcio da un articolo, del quale troverete il link alla fine, che contiene suggestioni profonde sulla Santa Messa usus antinquior. Anche se l'articolo evidentemente è un'apologia della Messa gregoriana e estremizza in qualche modo l'atteggiamento del credente di fronte al grande mistero, ritengo di prenderlo in considerazione e sottoporlo alla vostra riflessione, consapevole che susciterà reazioni forti e forse anche di non condivisione. Lo ritengo tuttavia interessante sia come meditazione, che come rivalutazione del "mistero", oggi purtroppo banalizzato.
A proposito della sottolineatura tra assistere e partecipare, è evidente che si tratta di una provocazione, o meglio di una 'suggestione' molto profonda per chi ha orecchie per intendere.
Assistere nel senso pieno configura di certo l'Actuosa participatio, che è ben altra cosa dal 'fare' o dal vivere dei ruoli... Approfitto per inserire il link ad un documento in cui approfondisco proprio sulla vexata quaestio della partecipazione.


LA GENTE NON DEVE CAPIRE, MA ADORARE
LA GENTE NON DEVE PARTECIPARE, MA ASSISTERE


Dopo una prima messa gregoriana, un signore piuttosto informato, di sicuro tradizionalista, comizia a un gruppo di fedeli un po’ smarriti: spiega loro cose che dovrebbero essere normali da almeno 1.300 anni, ma che dalle facce inebetite dalla novità della scoperta dell’acqua calda, ti rendi conto non lo sono più. Questo rigoroso cattolico è preciso, spiega ineccepibilmente e con passione e mimica tutta meridionale l’evento Sacrificio della Messa. Soprattutto, si sofferma sulla figura del sacerdote rivolto di spalle, quale Alter Christus. “Il sacedote è rivolto di spalle ai fedeli, perchè pone il cuore e l’attenzione ad Oriente, verso Dio. Ha quasi quasi il compito, quale mediator Dei, di introdurre, guidandolo, il popolo alle sue spalle verso la Divinità… Sia mai si pensasse che il sacerdote si deve rivolgere al popolo durante la messa come fosse il destinatario delle formule… come di fatto sembra avvenire nella messa nuova”.

A quel punto interviene un suo interlocutore, con la barba e l’aria un po’ sofferta da insegnante ulivista, che non lo contraddice, ma introduce un concetto pericoloso, che nasce più dall’ignoranza che non da influenze protestanti. Dice: “Ma se vogliamo il prete e il popolo sono un tutt’uno, sono un unico popolo di Dio che condivide e concelebra il culto… c’è come un sacerdozio di tutto il popolo di Dio”. Lo dice inconsapevolmente, ed eccettuata la logica del sacerdozio d’ogni cattolico col battesimo (che nulla ha a che fare con la Messa del Sacrificio), introduce concetti che prima ancora d’essere protestanti e luterani, demoliscono e rendono inutile, uno spreco, la figura del sacerdote consacrato.

Due anziane signore: “La messa in latino [sic!] è bella, ma io non scambierei la messa in italiano con niente. La gente deve capire quello che si dice, e qui io non capisco. Io non ci ritornerò più a questa messa!”. Volevo domandare cosa veramente capiscono della formulazione italianissima della messa anni ’70. Se veramente capiscono quella asettica talora sospetta fraseologia che nasce non da secoli di sapienza cristiana, ma dalle nebbie delle menti di teologi luterani senza più speranza cristiana, e come dimostreranno di lì a poco con veri dubbi di fede.

La “gente deve capire”, dice. No, la gente non deve “capire” una mazza durante la messa. La gente deve stare zitta e ferma. La gente non deve “partecipare” o addirittura “concelebrare”. La gente in chiesa non è “gente” ma fedeli! E questi fedeli devono solo ASSISTERE. E assistendo muti, devono solo adorare. E’ la ragione per cui, nella messa antica, era consentito al fedele, nelle parti orali del rito che spettano solo all’Alter Christus, di recitare silenziosamente il rosario. Zitto, il fedele ASSISTE: anzitutto perchè le formule di consacrazione che il sacerdote recita, “submissa voce”, sono scambiate solo fra il Mediator Dei, che solo si carica il peso del popolo fedele (ecco anche uno dei significati del manipolo) e Dio, anzi fra l’Alter Christus e Dio. Solo, il sacerdote solo, perchè solo Gesù parla e istituisce l’eucarestia nell’ultima cena. Solo vive il terrore, la passione, la morte e la resurrezione. Solo, perchè solo a ciascuno dei discepoli, singolarmente, concede dopo la sua morte che vince la morte, d’essere Alter Christus, davanti l’altare di ogni ultima mistica cena e di immolazione.

“Capire”, mi si dice. Non si può capire, non si deve osare capire. Il cuore soltanto deve comprendere essendo in quei momenti rivolto a Dio, “coram Deo”. O comunque vi si deve partecipare (visto che insistete!) con tutti e cinque i sensi, non solo con il cervello. Chi assiste al Sacrificio Supremo non deve “capire”, deve anzi restare ammutolito e fermo, ASSISTERE inerte, sbigottito, col tumulto nel cuore. Deve credere e adorare. Si ASSISTE soltanto: perchè neppure alle ore di passione di Cristo, alcuno “partecipò”; neanche davanti al Golgota in diretta, allora, nessuno del tutto capì; neppure trascorsi gli eventi ancora “capirono” e anzi la loro fede vacillò di più. Il terrore prese lo stesso posto della “comprensione”. Neppure Pietro capì di cosa sino ad allora si era parlato, cosa veramente Cristo aveva detto. Nessuno capì, popolo di peccatori, umanità decadente senza cognizione della propria redenzione.
E infatti, fu, quella, notte oscura di tradimenti, di silenzi assordanti, di solitudine, di sudore di sangue, di indifferanza, di fughe, di viltà, di rinnegamento, di peccato e di pentimento, di suicidi. Di impotenza e di oscurità. Di solitudine. Nessuno stette al suo posto, nessuno si fece avanti, nessuno capì davvero. Tommaso volle metterci anche dopo il dito, perchè non aveva capito manco lui. Tutti, i discepoli in primis, e Giovanni e Maria e gli amici di Gesù, chi insomma gli era vicino, nessuno “partecipò”; ognuno invece “assistette”. Inerte, muto, impotente. ASSISTONO. Non “capiscono”, non completamente almeno.

Il Sacrificio stesso fu sì fatto da altri, dagli infedeli, ma paradossalmente sembrò (e così era) che Cristo stesso se ne incaricasse, e difatti egli stesso lo annuncia: quasi un consapevole auto-sacrificio. Sì, perchè Egli accetta consapevolmente, va incontro da solo alla volontà del Padre sapendo qual è. Si carica da solo, sulla viva carne, il peso di una umanità ancora irredenta, del “popolo”, che fin lì non ha “capito”: ha visto e non ha “capito”. Come non potranno “capire” (mai!) veramente il Sacrificio della Messa. È lo stesso motivo della solitudine e del silenzio (submissa voce) del sacerdote sull’altare, dell’Alter Christus che sacrifica se stesso nell’eucarestia. E’ la ragione del Mediator Dei che nella messa di sempre da solo e silenziosamente, si rivolge al Padre, assumendosi da solo il peso del popolo di Dio, che non potrà aiutarlo in alcun modo. Assisteranno soltanto i fedeli, come i discepoli assistettero senza partecipare, alla passione. Col manipolo l’Alter Christus asciugherà il sudore di sangue della lacerante fatica della sequela di Cristo, d’essere Lui fino alla morte e alla morte di croce, sino alla resurrezione silenziosa e segreta, discreta come il Dio dei cristiani, il nostro silenzioso Dio. Tutto è Mistero. Tutto è Grazia.

Per tutte queste cose i fedeli non devono “capire” né “partecipare”. Avranno invece l’obbligo solo di Assistere, stando in silenzio, coram Deo, adoranti, impotenti. Salvi! Ma occorre si affidino cuore e intelletto, tutti, al Mediator Dei, all’Alter Christus. Non tentino di “capire”: non capirebbero comunque. In ognuno di noi c’è sempre un po’ di Giuda il traditore, del Pietro rinnegatore che non aveva capito niente, del Tommaso che non crede se non vede anche se ha assistito al compiersi della profezia. In tutto questo la Messa di sempre è altamente istruttiva, profondamente spirituale, immensamente fedele allo svolgersi dei fatti nei dintorni del Golgota. Perchè è principalmente Sacrificio. Qualità che la declamatoria e chiassosa, logorroica e “svelata” messa anni ’70 non ha più. E anzi, devia il fedele più che indirizzarlo rettamente.
Antonio Margheriti Mastino
Fonte: http://www.papalepapale.com/develop/alla-messa-non-si-partecipa-e-non-si-deve-capire/#comment-137

14 commenti:

  1. Una sola precisazione:

    c'è un abisso tra le celebrazioni neocatecumenali e il Messale Romano approvato nel 1969-70 da papa Paolo VI.

    I neocatecumenali, che si vantano di essere frutto del Concilio Vaticano II, sono in realtà ostili al Concilio Vaticano II sia sul piano dottrinale (cfr. ad esempio la Sacrosanctum Concilium) che sul piano liturgico (cfr. ad esempio la cosiddetta lettera di Arinze, ora parte dello Statuto neocatecumenale, che comanda di utilizzare il Messale Romano senza né aggiunte né omissioni).


    Detto questo, possiamo riprendere il discorso sulla liturgia che viene pigramente etichettata "tridentina".

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  2. a proposito dell'articolo e la sottolineatura tra assistere e partecipare, è evidente che si tratta di una provocazione, o meglio di una 'suggestione' molto profonda per chi ha orecchie per intendere.
    Assistere nel senso pieno configura di certo l'Actuosa participatio, che è ben altra cosa dal 'fare' o dal vivere dei ruoli...

    Approfitto per inserire il link ad un documento in cui approfondisco proprio sulla vexata quaestio della partecipazione.

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  3. LA GENTE NON DEVE CAPIRE, MA ADORARE
    LA GENTE NON DEVE PARTECIPARE, MA ASSISTERE"


    Mi spiace , sarà anche provocatorio questo titolo, ma è sicuramente fuorviante. Contraddice demila anni di Cristianesimo: Cristo non ha nulla di misterico per cui "la gente non deve capire".
    Vogliamo cadere nello gnosticismo e nel settarismo anche noi insieme all'autore di questo discutibilissimo pezzo?
    Se ci fossilizziamo in codeste posizioni fortemente dubbie, probabilmente smarriremo anche un serio discorso sulle aberrazioni neocatecumenali.

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  4. Per chi proviene dal Cammino Neocatecumenale, la Messa tradizionale è qualcosa di traumatico (in senso esclusivamente positivo).

    Non deve "preparare canti". Non deve gridare per far vedere ai cosiddetti catechisti che sta "partecipando" e "cantando". Non deve ideare interventi, non deve simulare un'allegria che il più delle volte non c'è.

    Nella Messa tradizionale, non è obbligato a nessuna recita, nessun gesto complicato, nessuna ostentazione di fratellanza (che magari in quel momento non c'è perché ha ben più gravi problemi che gli offuscano la vita), nessun formulario imbottito di paroloni dell'Antico Testamento tirati fuori magari a casaccio.

    Un neocatecumenale che per la prima volta, clandestinamente (guai a farsi scoprire dagli spioni di comunità e dai cosiddetti "catechisti"!) partecipa alla Messa tradizionale, scopre che è qualcosa di talmente semplice che la capiscono anche i bambini.

    Vedrà il sacerdote, intermediario tra l'uomo e Dio, compiere gesti sacri e solenni, attraverso una lingua sacra (divenuta tale perché vi si è sedimentata la santità di quasi due millenni di fede pienamente vissuta): il modo stesso in cui veste, lo stile stesso delle suppellettili sacre, il silenzio, il canto solenne e delicato allo stesso tempo, tutto conferma quella impressione.

    Così, anche il più ignorante di latino, anche il più ignorante di italiano, anche il più semplice e il più peccatore, possono assistere (non in senso televisivo, ma col cuore) alla Santa Messa, proprio quel Sacrificio che Nostro Signore ha comandato di fare in Sua memoria, in maniera incruenta, ogni giorno, in ogni posto.

    Di più: siccome Nostro Signore legge nei cuori, siccome un cuore contrito val più di mille sceneggiate di olocausti e sacrifici, allora anche la sola presenza, anche la più distratta, produce frutti spirituali. Quando si sta al sole, ci si abbronza anche se si è distratti. Il santo curato d'Ars amava raccontare di un contadino che aveva trovato in adorazione davanti al Santissimo Sacramento: cosa fai? gli aveva chiesto. Rispose il contadino, con semplicità e fede: "io guardo Lui, e Lui guarda me".

    Sia che nel tuo cuore ci sia dolore, o stanchezza, o gioia, o delusione, o preoccupazione, o letizia, o ansia, sei sempre in presenza di Lui, e tutto, nel rito, ti aiuta a ricordartelo: ti aiuta quella maestosità, ti aiuta quella solennità, tutto è per te.

    Con il nuovo rito della Messa (Novus Ordo Missae) del 1969-70 si pensava di far "partecipare" di più il popolo. Abbiamo visto tutti come è andata a finire, quanti abusi, quante storture, quanta difficoltà nel raccoglimento. E lo abbiamo visto in modo particolare nelle liturgie neocatecumenali.


    Caro fratello neocatecumenale, pensaci un istante: Nostro Signore ha detto ai suoi apostoli "fate questo in memoria di Me", oppure ha detto che bisognava radunare comunità di alcune decine di persone per organizzare cerimonie zeppe di canzonette fracassone, balletti e girotondi, in un diluvio di parole?

    Tutte quelle "cose neocatecumenali", persino quando fatte in buona fede (piuttosto che per compiacere i cosiddetti "catechisti"), cosa hanno da spartire con quel momento in cui sei in presenza del Signore, nell'ora e nel luogo in cui viene compiuto il Sacrificio, unendoti a Dio con tutto il cuore e senza dover eseguire performance canore o ballerine?

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  5. Come mai criticate l'arcano del Cammino Neocatecumenale e poi chiedete che la Messa non si debba capire?La gente non dovrebe capire la Messa?Questo cretino non ha capito nulla della Messa mandatelo al catechismo di prima comunione!

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  6. Per l'ultimo anonimo:

    non a caso ho detto che l'articolo è provocatorio e contiene suggestioni accessibili solo a chi ha orecchie per intendere.

    Non aggiungo altro, per evitare di assegnarti epiteti, appropriati umanamente ma non cristianamente.

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  7. Anonimo, si vedi che hai capito tutto!
    Non considerare imbecille chi ti legge.

    L`arcano, che il vostro maestro vorrebbe conservare, è un mezzo attraverso il quale, e con il quale, siete tenuti, voi piccoli, in soggezione, passivi e dipendenti, una strategia manipolatoria per consolidare e facilitare il potere del vostro iniziatore e quello dei suoi obbedienti catechisti.
    Voi non dovete capire, voi non dovete porre domande, voi dovete tacere non perchè siete davanti al Mistero, posti in adorazione, ma dovete tacere perchè siete posti dvanti allo scandalo dell`abuso di potere dei vostri responsabili che considerate missionati dallo Spirito Santo, perchè così vi è stato detto e voi, ingenui, vi bevete questa enorme menzogna.

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  8. Qualche anno fa, ho assistito ad una conversazione durante la quale un sacerdote Francescano dell'Immacolata - che Dio li benedica - faceva notare al suo interlocutore (un laico non d'accordo con lui, quasi fossero in ballo dei ‘punti di vista’, tanto per restare nel tema figura del sacerdote, col quale è stato a mio parere sempre fin troppo facile rivolgersi con un confidenziale e spesso poco rispettoso ‘tu’) che il centro della Santa Messa era il Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo. Anzi, per la precisione, il sacerdote identificava quasi le due cose: “la Santa Messa ‘è’ la riattualizzazione reale e incruenta del Sacrificio della Croce”. Successivamente, in netto ritardo, lessi che detta celebrazione veniva - tempi addietro - normalmente chiamata il ‘Santo Sacrificio della Messa’. Realizzai quindi, a quarant’ anni abbondanti, di non aver mai capito nulla di un rito al quale partecipavo da una vita, centro della vita di un cristiano, fonte infinita di Grazie. Molto triste. Non che ora io possa vantare chissà quali conoscenze, anzi, ma qualcosa nel frattempo è cambiato: molte caselle, da quel momento, hanno iniziato a trovare una giusta collocazione. Ecco le mie considerazioni personali, originate dalla mia esperienza e dalla lettura del presente intervento di ‘mic’.
    Innanzitutto, non trattandosi di una 'festa', non mi è più sembrato necessario uscire ‘allegro’ dalla chiesa. Riconoscente sì, ma non per forza allegro – di quell’allegria quasi forzata, evanescente, forse debitrice della consapevolezza di aver solamente adempiuto ad un dovere piuttosto che nell’aver incontrato il proprio Salvatore. L’allegria, il ‘sentirmi bene’, rientrano nella categoria ‘sensazioni’, ‘emozioni’, e quindi a livello poco più che epidermico, perciò senza grossa attinenza con la Vita Eterna, e rappresentano oltretutto un metro di valutazione estremamente variabile, arbitrario, poco affidabile ed aleatorio. Da ciò, ritengo, è derivata in gran parte una profonda personale confusione. In seguito, il senso della mia partecipazione alla Santa Messa non era più legato a quanto mi sarei ‘sentito bene’, ma era qualcosa che andava molto al di là (verso l’alto). Nulla di soggettivo, quindi. Sembrerà assurdo, ma il mio approccio alla Santa Messa avveniva proprio in questi termini; però, nello scegliere una Messa a seconda del sacerdote che la celebrava, c’era qualcosa che non mi convinceva. Considerarla una ‘bella celebrazione’ perché il sacerdote era stato capace di spiegare bene le letture, poneva inconsapevolmente il momento dell’omelia (certamente importante) al centro della celebrazione, e ne spostava irrimediabilmente l’asse. Se la mia attenzione si focalizzava sistematicamente sulle parole del sacerdote (e sulle letture, sulle quali però non c’era mai il momento di silenzio per meditare) significa che tutto il resto risultava livellato, appiattito. Essere là, nel momento in cui Gesù si stava sacrificando per me, davanti a me, era invece un fatto di per sé immenso, una Grazia incomprensibile per un uomo e che solo Dio può essere in grado di elargire; quello che ritenni a quel punto di dover fare era sostanzialmente invocare la Grazia per poter entrare meglio e il più possibile in questo ‘mistero’, infinitamente al di sopra delle mie misere capacità. (I – continua)

    Stefano

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  9. (II)

    Forse non riuscirò comunque ad avvicinarmi ad esso, magari nemmeno da lontano, ma in questa ‘nuova’ prospettiva non c’è spazio per la frustrazione, e la mia incapacità non mi si ritorce contro, ma può diventare per me, in ogni occasione, una via per giungere all’adorazione, per mettermi davanti al Creatore nella consapevolezza della mia miseria e nella gratitudine per i doni ricevuti, in un atteggiamento di ‘stupore’ (come lo chiama il Santo Padre) e meraviglia. ‘Capire’, in quest’ottica diventa secondario: se per vivere pienamente questo Mistero fosse necessario capire, la Santa Messa diverrebbe allora una celebrazione ‘esclusiva’, per pochi eletti, e rimarrebbe esclusa una parte degli eredi del Regno dei Cieli. E questo non può essere. Ecco perché ritengo poco caritatevole guardare con sufficienza – se non con superiorità - chi in passato recitava il rosario durante la celebrazione (atteggiamento tra l’altro rivalutato dallo stesso papa Giovanni Paolo II), anche perché non vedo modo migliore di entrare nella partecipazione che rivedere col cuore la vita del Figlio dell’uomo crocifisso, facendosi - in questa Passione - accompagnare dal nome santo di Maria, quello capace di far fuggire i demoni.
    Ecco, tagliando molte altre considerazioni, e per quello che mi riguarda, come vedo oggi la mia partecipazione al Santo Sacrificio. Per quanto concerne invece il tanto agognato ‘partecipare’ (nel senso odierno del termine, molto spesso destinato a degenerare nell’ancora peggiore ‘protagonismo’, a sua volta figlio del malsano egocentrismo), devo sinceramente dire di ritenerlo una semplice aberrazione del nostro modo di vivere. E’ per questo, credo, che oramai si è incapaci di accompagnare nel silenzioso raccoglimento una salma, senza battere le mani come ad uno spettacolo di varietà. Per questo, credo, non siamo più in grado di trovare il posto che ci compete, perché, in fondo in fondo, sappiamo che è molto in basso, e la cosa non ci va giù. Desidero infine rimarcare il mio apprezzamento per il Santo Padre e per tutti coloro che lavorano quotidianamente per favorire la ‘Santa Messa usus antiquior’, e ritengo che l’individuare la crisi della Chiesa con la crisi della Liturgia sia stata da parte di Benedetto XVI, una vera e propria ispirazione.

    Stefano

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  10. Grazie Stefano perché dalla tua testimonianza, così personale e sentita, emergono molti 'universali': quegli elementi cioè che hanno valore sempre e comunque.

    Condivido moltissimo la distinzione che fai sugli elementi della 'sensazione', aleatoria e ingannevole, che fa perdere di vista l'essenziale... e soprattutto le considerazioni su quello che E' davvero la Santa Messa.

    Leggiti questa riflessione, in proposito, molto in sintonia con quel che hai detto...

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  11. Secondo me questo tread ed il precedente danno a questo blog un taglio diverso, secondo me centrando pienamente le questioni generali. E' come se finalmente vi foste elevati un po' più in alto per osservare ed affrontare il fenomeno CNC da un punto di vista più generale.

    Cosa avete scoperto (sottolineando che io lo sostengo da un anno)?

    Che se vuoi davvero ripristinare la Chiesa visibile, più pura, più fedele al magistero, e più ferrea nella correzione e nel controllo, l'unica soluzione è quella di ritornare ad una liturgia meno permissiva (di fatto correggendo molte interpretazioni postconcilairi sulla actuosa partecipatio), ad una sola modalità di partecipazione in parrocchia (nessuna aggregazione laicale).

    catechismo per gli adulti (per chi vi vuole partecipare e capire).

    Il Papa si sta muovendo in questa direzione?
    talvolta sembra di sì (vedi apertura al VO), altre volte mi pare proprio il contrario (vedi ministero della rievangelizzazione con i movimenti come consultori, di fatto suggeritori).

    Affronta la punta dell'iceberg con il piccone e non otterrai che farti raffreddare anche te, e farne affiorare un altro.

    Sbattigli contro una grande corrente calda e lo vedrai sciogliersi in breve tempo, tutto.

    Io almeno, continuo a ritenere l'iceberg sempre meglio del mare gelido che ci sta intorno.
    Ma non disgegnerei affatto di trovarmi in un mare caldo, in cui partecipare fosse in effetti ricondotto all'adorare.

    La lettera del tread non mi è dispiaciuta affatto, ma davvero sembra una cosa lontanissima, non solo dal CNC.

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  13. Secondo me questo tread ed il precedente danno a questo blog un taglio diverso,

    Evidentemente non hai frequentato il blog da molto, perché di questioni generali se ne è sempre parlato, anche se la focalizzazione è sempre stata sul Cnc, per ovvi motivi ampiamente sviscerati.

    In ogni caso parcellizzare un discorso lo rende sempre incompleto e noi abbiamo sempre cercato di vedere la situazione a 360 gradi e da svariate angolazioni.

    Io almeno, continuo a ritenere l'iceberg sempre meglio del mare gelido che ci sta intorno.
    Ma non disgegnerei affatto di trovarmi in un mare caldo, in cui partecipare fosse in effetti ricondotto all'adorare.


    la teoria del "male minore" è sempre un palliativo che allontana dalla verità.

    La lettera del tread non mi è dispiaciuta affatto, ma davvero sembra una cosa lontanissima, non solo dal CNC.

    Purtroppo è vero. Ma a parte i necessari distinguo, 40 anni di Cnc non sono passati senza lasciare danni incalcolabili, accentuati da altre innovazioni post-conciliari..

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