giovedì 25 aprile 2024

COME INIZIA(VA) LA NEOCATECUMENALIZZAZIONE DELLE PARROCCHIE. VITA VISSUTA

Neocatecumenalizzazione
di una chiesa tradizionale
Dedichiamoci un po’ a descrivere come una parrocchia “della domenica” inizia a trasformarsi in parrocchia “neocatecumenalizzata”, secondo procedure standard che posso narrare perché, a mia vergogna, sono stata per troppi anni una di quelle che l’ha vissuta e, ahimé, realizzata.

Sarebbe meglio però usare il tempo passato, “iniziava”, perché sono anni, se non decenni, che almeno qui in Italia pochissime nuove parrocchie “aprono” al neocatecumenalesimo. I pochi casi ormai sono solo quelli di presbiteri neocatecumenali ai quali viene assegnata una nuova parrocchia, nessun sacerdote che non sia neocatecumenale lo introduce più da tempo.

Il Movimento Neocatecumenale arriva in una parrocchia per due motivi: o l’apre un parroco neocatecumenale (e questo sarebbe il tentativo attraverso la formazione di “presbiteri” d’appartenenza sparpagliati nel mondo), o perché un parroco più o meno simpatizzante accetta di ospitarlo. Per diversi motivi: perché rimane abbindolato da una visita di catechisti programmata per i parroci delle parrocchie, perché ingenuamente pensa di attirare nuove persone in parrocchia, perché ha conosciuto alcuni neocatecumenali perbene…

Oggigiorno, ma da un bel pezzo ormai, i parroci non neocatecumenali che accettano il Movimento Neocatecumenale in parrocchia sono più rari delle mosche bianche, ma un tempo erano molti di più. Tanti non sapevano, si fidavano, venivano attratti dalla novità…

Poco cambia però se il parroco è neocatecumenale o meno: quando arrivano in parrocchia comandano i neocatecumenali, tranne rare situazioni in cui il parroco non neocat è forte ed allora può anche succedere anche che li allontani dalla parrocchia, se la fanno troppo da padroni.

Dal momento che si decide di “aprire” al Movimento Neocatecumenale, viene inviata un’equipe da parte di un’ ALTRA PARROCCHIA DIVERSA GIÀ NEOCATECUMENALIZZATA, normalmente scelta secondo vari criteri, ma comunque attingendo sempre nelle prime comunità. 

I catechisti che “porteranno avanti” il Movimento Neocatecumenale, quindi, per definizione NON APPARTENGONO ALLA PARROCCHIA da neocatecumenalizzare. Ci vanno solo ad insegnare, perché loro “hanno la fede adulta” e quindi possono catechizzare i parrocchiani che “invece non ce l’hanno”. Poi tornano nel loro territorio e frequentano in tutto e per tutto la loro parrocchia di appartenenza. Fanno solo delle isolate incursioni. Della parrocchia oggetto d’incursione conoscono solo il parroco e quelli della prima e seconda comunità. STOP. Dalla terza comunità in poi, normalmente, non conoscono più nessuno (tranne i figli dei loro catecumeni), né neocatecumenali, né parrocchiani semplici. Aleggiano sulla parrocchia ma non ci stanno. Sono quasi invisibili.

In realtà, questi CATECHISTI IMPORTATI dalla fede adulta, quindi in grado di evangelizzare parrocchie intere, ripetono solo i mamotreti kikiani, parola per parola, imitando il modus di Kiko negli atteggiamenti, nel tono della voce, addirittura con la mimica del corpo.
Quello con la “fede adulta”, quindi, dovrebbe essere l’autore dei brogliacci, non chi li ripete solo a pappagallo: se venissero in possesso degli scritti, ripetere a pappagallo lo saprebbero fare anche i “parrocchiani dalla fede infantile”.
Peccato però che la fede adulta non l’abbia nemmeno l’autore degli scritti, come più volte ha dimostrato, e qui si pone un bel problema.

Catechisti che si muovono dalla loro parrocchia
per andare ad "evangelizzare" in un'altra

Ma rimaniamo nel discorso.

L’equipe ESTRANEA ALLA PARROCCHIA che deve neocatecumenalizzare, concorda col parroco i giorni degli “annunci”. Le catechesi solitamente si fanno o a ottobre, per finire prima di Natale, o a gennaio-febbraio, per finire prima di Pasqua. In questi ultimi anni si facevano anche a seguito delle missioni dopo Pasqua, ma si raccattava sempre pochissimo o addirittura nulla.

Nell’ultimo periodo era invalso anche il nuovo uso di fare una cosiddetta “missione” prima dei cosiddetti "annunci", in modo da propagandare un po’ quel “grande evento” che stava per accadere in parrocchia e per vedere se si racimolavano dei candidati. Successi? pari a zero.
A pensarci oggi, l’introduzione di questa modalità deve essere stata escgitata da quando il Movimento Neocatecumenale ha iniziato a perdere colpi. Prima le missioni di propaganda non si facevano perché non ce n'era bisogno.
Mi ricordo una volta che dovetti presentare io la mia "esperienza" durante la "missione". Prima di me avevano parlato persone con situazioni ed esperienze “bomba”, scelte apposta per impressionare. Io diedi la mia esperienza di una vita normale, che non aveva nulla di eclatante o eroico e, morale della favola, alla fine fui l’unica della giornata ad essere fermata da una signora che volle esprimere il suo apprezzamento, anche se poi alle catechesi non ci venne.

Questo per dire che la gente non ha bisogno di autoproclamati eroi, di super cristiani che dicono di accettare cose incredibili, che non mostrano umanità ma sono già arrivati. La gente ha bisogno di sentirsi uguale, perché molte vite sono normali e non hanno nulla di artificiosamente eclatante. La sfida infatti è proprio vivere la normalità e la quotidianità.

Comunque sia, l’équipe destinata alla neocatecumenalizzazione si presenta ad ogni Messa parrocchiale del sabato e della domenica per fare l’”annuncio”.
Spesso i parrocchiani non lo sanno e quindi si ritrovano ad ascoltare delle persone che non conoscono, ESTRANEE ALLA PARROCCHIA, che parlano dopo una breve introduzione del parroco dopo l’omelia o, in dei casi, al posto di quella (praticamente "omelie laicali" nella liturgia...).

Le consegne per fare l’annuncio sono di portare la propria testimonianza, evidenziando il “prima” e il “dopo” dell’esperienza neocatecumenale e solo alla fine invitare gli ascoltatori a partecipare agli incontri di cui vengono comunicati ora e giorni, due alla settimana.
Se ci sono difficoltà con figli o anziani, nessun problema, provvedono loro baby sitter o persone per compagnia, come anche il trasporto di quelli che hanno difficoltà a spostarsi o si pensa che non si muovano se non li si va a prendere.

Adesso no, la gente per lo più sa di che pasta è fatto il Movimento Neocatecumenale, ma prima i parrocchiani non sapevano chi fossero quelle persone, nemmeno immaginavano che se avessero aderito se li sarebbero ritrovati come “catechisti a vita”.
ESTRANEI arrivati da una parrocchia diversa dove svolgono totalmente la loro vita spirituale, senza alcun coinvolgimento con la parrocchia dove vanno a “evangelizzare”. 

Rappresentazione di come i catechisti di una parrocchia chiedono
obbedienza ai neocatecumenali parrocchiani di parrocchia diversa dalla loro.
La chiedono però solo alla comunità al centro, la prima (o anche la seconda).
Tutti gli altri "atomi" con loro non c'entrano nulla, specialmente i parrocchiani
"della domenica"

Danno arginato, se si rivolgessero solo ai loro adepti, ma purtroppo le loro azioni ricadono pesantemente su tutta la parrocchia, dividendo le persone, trasformando gli arredi, gli spazi, sottraendo fedeli alle celebrazioni importanti e non, ritrovandosi in modo esclusivo, distribuendo palme alte per pochi e ulivi benedetti per tutti ma, soprattutto, iniziando a far credere ai "neocatecumeni" di essere in grado di “evangelizzare” proprio quella signora che solo pochi anni prima sedeva accanto a te nella panca.
Sì perché al "secondo passaggio", con l’elezione dell’équipe dei catechisti, quelli della prima comunità normalmente iniziano ad "evangelizzare" loro nella propria parrocchia, rimanendo comunque sottoposti a catechisti ESTERNI di parrocchia diversa.

Nell’équipe ci si mette d’accordo o si sorteggia la Messa nella quale il singolo "catechista" necoatecumenale deve fare "l’annuncio" e per falsa umiltà mi ricordo che tutti temevano toccasse la Messa più frequentata, con l’uditorio più numeroso. In realtà spesso all’interno dell’equipe nascono da subito competizioni e invidie per le "catechesi" più importanti e sostanziose o per la capacità dialettica, spirituale e mnemonica dell’altro, anche se per anni non lo si dà a vedere. Poi magari, dopo anni ed anni, scoppia tutto improvvisamente e sembra che sia una cosa solo del momento, risanabile “stando nella verità”. Falso. Se non cambia il cuore non si risana proprio nulla, è solo ipocrisia e falsità. Infatti esistono équipes in cui la rivalità è palese e le discordie continue.
Come se il Signore togliesse loro “la mano dalla testain continuazione, ne “combinano di ogni…
Ma i parrocchiani questo non lo sanno ed alcuni, anche solo per provare, aderiscono.

Iniziano gli incontri e si cerca di precettare più persone possibile, ogni neocatecumenale della comunità dei catechizzatori è invitato a portare persone alle catechesi, precettandole tra amici, colleghi, parenti e chi più ne ha più ne metta. Se si prevede scarso afflusso si invitano anche delle comparse (quelli che “per curiosità” vanno a vedere come va), che fanno numero e che i parrocchiani non possono identificare come già neocatecumenalizzati. Naturalmente chi porta gente la deve anche accompagnare, così che c’è pure la presenza degli accompagnatori.
Anche queste sono raccomandazioni che sono sorte nel tempo, i primi tempi non ce n’era bisogno, perché le persone ignare partecipavano senza induzioni, spontaneamente. Era un evento di parrocchia come un altro, non c’erano motivi per disertare.

Ma col calo drastico degli uditori si è cercato di aggiustare il tiro, riempiendo la saletta o la Chiesa di comparse, così i nuovi arrivati hanno l’impressione di non essere due gatti.
Si torna allo stesso punto di sempre: nemmeno alle "catechesi" i numeri sono attendibili, perché metà delle presenze non sono persone “nuove”.

Dimenticavo: normalmente si invitano anche le coppie dei matrimoni e dei battesimi, nonché i bambinelli di 13 anni figli di neocatecumenali, che devono andarci per forza.
Tutti sanno che le coppie dei matrimoni e dei battesimi non rimarranno dopo, tranne casi rarissimi. I figli invece, molti ob torto collo, per un certo tempo rimangono. Alcuni per sempre. Alcuni vanno e vengono.

Così ultimamente, una volta formato il gruppetto iniziale, partono gli incontri che normalmente vedono l’avvicendarsi di persone diverse ad ogni appuntamento: coloro che frequentano con costanza tutti e due i mesi di catechesi sono sempre una minoranza. Naturalmente però, quando si deve comunicare il numero dei partecipanti, si parla sempre in eccesso e si conteggiano anche quelli che si son visti solo poche volte, tanto la speranza è che all’appuntamento finale, la convivenza dal venerdì alla domenica, si possano sempre recuperare. Di solito non avviene, ma ci si tenta.
E’ quasi patetico ascoltare i catechisti che annoverano nel conteggio anche quelli che non si sono presentati all’accoglienza ma “aderiscono”, è solo che non potevano venire, che avevano un impegno…
In realtà, anche se si dovessero presentare una volta, quelle persone non aderiranno mai. Tutti lo sanno, ma non lo dicono.

Durante i due mesi di catechizzazione, gli ESTRANEI ALLA PARROCCHIA ripetono riga per riga i mamotreti kikiani, alzando debitamente la voce nei momenti salienti come il "kerygma", imitando pedissequamente Kiko.
Il nostro primo parroco, neocatecumenale della primissima ora, direttamente "catechizzato" da Kiko, esigeva che al "kerygma" alzassimo il tono della voce ed impugnassimo la croce. Un po’ di scena, penso oggi. La scena che fa Kiko.

Voglio tentare di rappresentare quello che accade in un’équipe mentre sta "catechizzando", ma non so se ci riuscirò pienamente.
Il tempo di catechesi è vissuto come un tempo “forte”, ma solo i catechisti ne rimangono affascinati. Il resto della comunità normalmente se ne frega allegramente, salvo chiedere più per dovere che per interesse, come “stanno andando le catechesi”. A volte. A volte nemmeno.

I catechisti davvero si sentono “inviati”, davvero credono di avere voce in capitolo sulle persone che ascoltano e poi aderiscono, davvero credono che lo Spirito Santo agisca in loro. In una parola: DAVVERO SI SENTONO SPECIALI. Titolati. Prescelti. Privilegiati. Col carisma del catechista riconosciuto dalla comunità (e basta).

Per coronare il tutto, prima dell’avvio delle catechesi, si fa un’Eucarestia alla quale sono invitate tutte le comunità della parrocchia d’appartenenza (quindi quella diversa da quella che si va a catechizzare), durante la quale l’équipe catechizzante riceve l’”invio”.
Ad un certo punto dell’Eucarestia, infatti, l’équipe si alza e va davanti al parroco che legge una formula di invio e benedice gli “inviati”. Anche questo è molto formale e “speciale”.

Anch’io, che ero una catechista “anomala”, ho provato queste sensazioni e creduto a quelle immani balle.
Solo quando ho iniziato a recuperare la ragione ho totalmente ricusato tutti quegli assunti ed ho provato vergogna solo per aver pensato di avere un titolo (ma dato da chi?) per poter parlare sulle vite altrui. Come non avevo io lo “Spirito Santo” garantito, non lo avevano neanche gli altri. Lo Spirito Santo non è mai garantito, specialmente se persistono situazioni divisorie e di autogratificazione mascherate da carisma.
A Dio ho già chiesto ripetutamente perdono della mia stoltezza.
Ma posso dire per comprovata esperienza, conoscendo bene la vita di molti, che i CATECHISTI NON HANNO LO SPIRITO SANTO ASSICURATO, QUINDI NEMMENO POSSONO PARLARE PER SUA BOCCA.

Però, quando vivi pienamente in quel contesto, pare normale che sia così e credi davvero di avere qualcosa da trasmettere, anche se lo credi in buona fede.
Date queste premesse, quindi, si capisce come mai ci si dà tanto da fare per far nascere una comunità. E’ quasi la conferma che lo Spirito ti ha accompagnato, che le persone hanno ascoltato, che la missione si compie.
Per questo fine è considerato ammissibile giocare sui numeri, barare, invitare comparse, mandare a prendere le persone a casa, accompagnarle, offrire babysitteraggi…

Arrivata la convivenza finale c’è la fatidica domanda se “pensi di continuare”.
Ma quelli che dicono NO, e ce ne sono alcuni, non li si lascia in pace per la loro strada, si lascia sempre aperta una possibilità, magari invitandoli all’Eucarestia dell’accoglienza, o chiedendo di poterli ricontattare successivamente.

E così si comincia. Si elegge un responsabile, nella cui votazione i catechisti votano in blocco colui che, dopo consultazione, nell’équipe è parso più “adatto”, nella speranza che possa venire confermato.
Adatti sono coloro che mostrano coinvolgimento ed entusiasmo, nonché una certa attitudine alla guida.

E’ lui, da allora in poi, il contatto tra comunità e catechisti, è lui quello al quale i catechisti ESTRANEI ALLA PARROCCHIA comanderanno di comprare tutti gli orpelli kikiani, nel tempo di approntare spazi appositi per la/le comunità, di costruire o sistemare la/le sala/e degli Eletti, di introdurre la "Madonna di Kiko" sul treppiede in chiesa, accanto o al posto della Madonna che già c’era…
E’ la longa manus di GENTE ESTERNA, che dopo aver fatto la sua apparizione non più in parrocchia, come per gli annunci, ma soltanto nel gruppetto della comunità, poi sparisce e spesso nessun parrocchiano non ne sospetta neppure l’esistenza.
Sono quelli che “portano avanti il Cammino nella tal parrocchia” e, nel farlo, condizionano la vivibilità di tutti gli altri parrocchiani che con loro non hanno nulla a che fare, che non li hanno voluti, che non hanno aderito.

Quello che quindi accade, in soldoni, è che non sono i neocatecumenali della parrocchia di fresco neocatecumenalizzata che prendono iniziative, ma sono proprio gli ESTRANEI ALLA PARROCCHIA che comandano, introducono, suggeriscono... E a loro SI DEVE OBBEDIENZA, quindi si fa come dicono loro.
La regia sulle parrocchie è sempre in mano a PERSONE NON DI PARROCCHIA, perché i responsabili è a queste che obbediscono, riversando a cascata ogni innovazione su qualsivoglia aspetto anche su chi aveva già deciso in precedenza di non accettare di aderire al Movimento.

Se il prete è neocatecumenale, poco male, ci si intende: le trasformazioni avverranno in buon accordo.
Se il prete non è neocatecumenale, sta al responsabile o all’équipe dei corresponsabili convincere il parroco, sempre SU INDICAZIONE DEGLI ESTRANEI ALLA PARROCCHIA, oppure ci pensano loro direttamente.
Certamente il responsabile o gli ostiari potranno prendere iniziative, ma saranno sempre di minimo conto, come mettere tre tappeti invece di due e qualche quadretto kikiano qua e là.

Si inizia già facendo comprare la Bibbia di Gerusalemme. Nel giro, che dire, di meno di un annetto, tutti la devono avere, perché contiene i riferimenti buoni per la scrutatio.
Ora ne hanno redatta anche una apposita. Verrà comandato-suggerito di comprare anche quella. Stessa cosa per i 4 libri del salterio: ognuno deve avere i propri, anche marito e moglie.
In una famiglia che si rispetti, ognuno deve avere la sua Bibbia, così che se hai 4, 5, 7 figli neocatecumenali in casa, avrai una quantità di Bibbie di Gerusalemme che nemmeno in libreria hanno.
Poi c’è la croce astile, da mettere vicino all’ambone, il piatto ed il calice per l’Eucarestia…

Tutti questi acquisti iniziali, se non fossero comandati dai catechisti esterni, i nuovi catecumeni della nuova parrocchia non li conoscerebbero nemmeno e probabilmente seguiterebbero con le oggettistiche parrocchiali.

Tutto accade pian piano, gradualmente, senza che ci se ne renda conto.
Ma, in soldoni, la realtà è che la kikianizzazione delle parrocchie non è decisa dai parrocchiani, nemmeno da quelli neocatecumenali, ma è DECISA DA PERSONE CHE FREQUENTANO UN’ALTRA PARROCCHIA E CHE COMANDANO IN UNA CHE NON È LA PROPRIA.

Da lì poi, col passare del tempo, quando si saranno convinti di essere cristiani approfonditi, anche i neocat della parrocchia comanderanno sulla parrocchia, faranno a loro volta catechesi, tenteranno di ingrossare le fila, ma alla fine, da chi continuano a dipendere?
Da gente che con la parrocchia non ha nulla a che fare né spartire, che compare solo per disporre, insegnare e comandare su tutti per poi scomparire.

Se tale modalità, invece che a dei laici la estendessimo ai parroci, sarebbe come se un parroco di una parrocchia diversa andasse a disporre e comandare su una parrocchia che non è la sua ed insegnasse al parroco residente come fare le cose. Abominevole.

E’ questo legame sempiterno coi catechisti ESTERNI ALLA PARROCCHIA che alla fine stravolge il passo naturale delle cose. Diversamente sarebbe stato se, una volta compiuta l’”evangelizzazione”, gli esterni si fossero ritirati in buona grazia ed avessero lasciato che i parrocchiani veri conducessero il percorso. Ma così il Movimento Neocatecumenale non avrebbe avuto l’UNIFORMITÀ necessaria all’indottrinamento e si sarebbero potute introdurre “deprecabili” variabili. Quelle variabili si chiamano LIBERTÀ.

Se un parrocchiano “della domenica” non gradisce una kikianata, al massimo si potrà rivolgere al responsabile della prima comunità, oltre che al parroco. Non sa che quel responsabile sta solo obbedendo a persone che il povero parrocchiano magari NON HA MAI VISTO NÉ CONOSCIUTO, che non stanno nella sua parrocchia, che non partecipano a nessun evento parrocchiale perché, dopo aver indottrinato il responsabile e la loro comunità, se ne vanno nel buio della sera verso paesi diversi, parrocchie diverse, territori spesso anche non proprio vicini.

E’ un po’ come la succursale di una ditta: le decisioni le prendono quelli di Milano, per esempio, ma l’attuazione delle decisioni sta in capo al responsabile della succursale che, magari, si trova a Busto Arsizio.

Lo sapessero, i “cristiani della domenica”, che ciò che sopportano deriva dalle DISPOSIZIONI DI GENTE CHE CON LA LORO PARROCCHIA NON HA NULLA A CHE FARE, forse si imporrebbero un po’ di più e non permetterebbero cambiamenti di alcun tipo che non fossero decisi all’interno della parrocchia, ricusando l’incursione serale dei comandanti in trasferta.

26 commenti:

  1. Il cammino è diventato o è sempre stato uno strumento contro la noia è la nausea di gente ricca , che cercava il grande senso della vita secondo il kikiaNISMO!

    RispondiElimina
  2. https://www.youtube.com/live/bZ0YAWOQCWM?si=qz0idt8-ThAzZqMa posto questo link che potrebbe essere molto interessante. Conferenza del professore Manetti sul cammino neocatecumenale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grande Uomo Libero e grazie!
      Mi hai preceduto sul tempo, rendendola quindi, immediatamente disponibile.
      Ruben.
      ---

      Elimina
    2. Pensa che ho visto la conferenza due volte, prima in diretta e poi in differita. Quanta verità.. anche se andrebbe fatta un ulteriore conferenza per approfondire altri aspetti del cammino.

      Elimina
    3. Ogni tanto, sempre con mail e firma anonima(per ovvi motivi di sicurezza personale), mi diverto ad inviare ai Dicasteri, "Culto Divino e Disciplina dei Sacramenti" e "Dottrina della Fede", con conoscenza l'uno all'altro, dati incontrovertibili, sulle eresie teologiche, dottrinali e liturgiche del Cammino.
      Come da copione, non rispondono
      mai; invierò in allegato, anche questa Conferenza, completa ed esaustiva.
      Non mi aspetto come sempre, alcun riscontro in merito.
      In ogni caso una cosa è assolutamente certa; quando questi responsabili dicasteriali si
      troveranno di fronte al Giudizio di Dio, avendo peccato per omissione(in burocrazia si direbbe
      d'atti d 'ufficio), non potranno dire,
      Signore noi non sapevamo.
      Ruben.
      ---

      Elimina
    4. Davvero mi chiedo come è possibile non vedere gli errori e i dolori che fa il cammino. E io ci sono uscito un mese fa dopo quattordici anni.

      Elimina
    5. Succede quando non hai modo di ascoltare "l'altra campana".
      Succede anche in altri contesti - per esempio chi ha come unica fonte di informazioni la tv, e vive come se la realtà fosse solo quella descritta dalla tv.

      Fra l'altro è proprio la "chiusura mentale" imposta dal Cammino (impedire discorsi critici anche se onesti, impedire confronti specie con gente esterna, impedire di fatto di informarsi come ad esempio sul Catechismo, ecc.), ad aver contribuito a creare danni gravissimi.
      Come ad esempio tutti gli ex fratelli che restando feriti e disgustati dai comportamenti dei capicosca della setta, "decidono" che la fede cattolica è sbagliata, e lasciando il Cammino lasciano anche la fede, proprio a causa degli scandali della setta di Kiko.
      Negli altri movimenti e associazioni ecclesiali, si lascia sempre una "porta aperta" (così come nelle parrocchie, dove è implicito che se la tua parrocchia è un disastro semplicemente vai in un'altra parrocchia/santuario più accogliente), perché nessuno di loro ha la pretesa di essere esaustivo e migliore degli altri.
      Invece, nel Cammino, quando ti si dice "il Cammino non fa per te", è un modo di condannare te che non sei utile al Cammino, e la sua conseguenza è che ti inducono a pensare che sia sbagliata la fede anziché il Cammino.
      Ciò che odiano di più, è dover riconoscere che il Cammino contiene errori, che i suoi autonominati "iniziatori" hanno promosso errori, che quegli errori sono tuttora da correggere.

      Quando gli adoratori dell'idolo Kiko sentono dire che c'è da correggere qualcosa del Cammino, subito vanno su tutte le furie.
      Lo sanno benissimo che l'accettare anche solo come ipotesi che ciò sia vero, implica la possibilità di scoperchiare tutte le altre magagne.
      Cioè in fondo in fondo lo sanno benissimo che il Cammino viene dal demonio ma credono che facendo i finti tonti, facendo finta di non accorgersi degli errori, possono continuare a seguire tranquillamente la setta (fino al baratro della Geenna).
      Credono davvero che riuscendo ad ingannare gli uomini inganneranno anche Dio...

      Elimina
    6. "se la tua parrocchia è un disastro semplicemente vai in un'altra parrocchia/santuario più accogliente"

      Nel Cammino, invece, non solo è impensabile cambiare liberamente parrocchia per andare in un'altra che pure ha il Cammino, ma è anche impensabile decidere di cambiare comunità, se quella in cui sei è un disastro.
      Tu non puoi decidere, al massimo decidono i catechisti per te.

      Non vuoi passare ad una comunità più giovane?
      DEVI!
      Perché ti hanno bocciato allo scrutinio...

      Vorresti cambiare parrocchia/comunità?
      NON PUOI! ESCLUSO!
      La tua comunità è quella che Dio ha pensato per te, con quelle persone, con quei gravissimi problemi, con quelle faide e lotte intestine...
      Dio, insomma, ha pensato per te un carcere dal quale non puoi mai evadere a meno che non lasci il Cammino, perché difficilmente si compongono in modo definitivo le diatribe dentro le comunità.

      Lasciare il Cammino lo puoi fare in autonomia, ma ti ci vuole molto coraggio perché per dissuaderti minacceranno le peggiori situazioni di perdizione, facendoti credere che l'unica possibilità sia il mondo e non la Chiesa Cattolica.

      A meno che uno non cambi città per lavoro, studio o altro, non si può assolutamente decidere in autonomia in quale parrocchia andare e in quale comunità stare.

      Sei condannato a vita a bazzicare le stesse 20, max 30 persone anche se non ti aggrada.

      Il concetto alla base sarebbe che devi "accettare la croce" e "amare il nemico", siccome per loro gli altri sono sempre la tua croce e i tuoi nemici.

      Con me c'erano quasi riusciti a convincermi con questi discorsi, e infatti ci ho messo anni ad andarmene dopo che sono sorti i primi dubbi.
      Poi ho capito che la fede è una questione prima di tutto personale. Si nasce da soli e si muore da soli: tutta la vita che sta in mezzo, se si desidera la fede, è un percorso dell'anima e se tu vivi in un contesto chiamato "chiesa" pieno di nemici che invece dovrebbero essere fratelli, qualcosa non va ed è di ostacolo alla tua crescita nella fede.
      Lì non esiste mai il "guardate come si amano", ma solo il "guardate quanti peccati (anche capitali) si possono fare perché tutti sono nemici e l'uomo non può fare il bene".

      Se ogni peccato è ammissibile sull'assunto che non ci si può fare nulla, se non viene insegnato il vero combattimento contro il peccato, ma si aspetta solo uno spirito santo che verrà quando pare a lui perché è sufficiente credere e presenziare a tutte le iniziative anche non sacramentali del Cammino, aspetta e spera.

      Il Cammino tira fuori gli aspetti peggiori di ciascuno sull'egida dello stare "verità" e nelle suggestioni dei mille mila esempi di come l'uomo, tu, sia malvagio.
      La scelta è già operata: nessuna bontà, solo malvagità.

      Se uno, per esempio, vive la diversità come normale e non sempre come una minaccia a sé stesso, non considera l'altro nemico quando non gli corrisponde esattamente e semplicemente può accettare i suoi limiti o la sua personalità. Finché viviamo non saremo mai perfetti, anche se c'è la continua tensione verso la perfezione ("siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro celeste").
      I nemici, al massimo, sono quelli che ti fanno "intenzionalmente" del male, non quelli che ti urtano per come sono.

      Capito questo, via a gambe levate. Il coraggio viene, se desideri la fede.
      Marco

      Elimina
    7. Hai, purtroppo, ragione. Hai descritto benissimo la situazione che si vive nel cammino.

      Elimina
    8. Caro Marco, ormai leggo ogni giorno questo blog, sono uscito da circa un mese dal cammino ed ero uno di quelli che in quattordici anni non hai mai saltato una liturgia o altro. Le tue analisi sono meravigliose perché rappresentano la verità che si vive nel cammino neocatecumenale.

      Elimina
  3. Intanto corre voce a Guam che è rientrato il presbikiko neocatecumenale che venne arrestato dalla polizia mentre faceva sesso con una minorenne neocatecumenale. La voce viene "confermata" dal fatto che le pagine di Jungle Watch che lo riguardano hanno avuto un improvviso picco di visite. Evidentemente a Guam sia i kikos che i cattolici si stanno chiedendo come mai la volpe che venne mandata in "missione" [neocatecumenale] nel pollaio abbia bisogno di tornare in "missione" neocatecumenale a Guam nonostante il suo scandaloso passato (di cui finora non sembra essersi ancora pubblicamente pentito; si limitò a "dare le dimissioni" e a "partire in missione"... tipico atteggiamento neocatecumenale).

    RispondiElimina
  4. Una delle cose che mi è sempre sembrata improponibile e deprecabile, da quando ho riacquistato la ragione, è il fatto che i catechisti che venivano a colonizzare parrocchie diverse dalle loro, molto spesso avevano pochissimi anni di formazione neocatecumenale. Mesi, a volte.

    Per esempio Donnini si è addirittura vantato che solo dopo due o tre mesi Kiketto lo incaricò di catechizzare altre persone, nel suo caso della stessa parrocchia.
    Ma che ne poteva sapere Donnini di come continuava il Cammino, se lo avesse continuato ad apprezzare in seguito come nei soli tre-quattro mesi in cui l'aveva bazzicato? Se era davvero una cosa buona, dato che ancora non aveva ottenuto alcun riconoscimento dalla Chiesa? Non sapeva nulla.
    Che formazione o che "fede adulta" o che spirito santo poteva avere da trasmettere ad altri?

    La fretta con cui Kiketto si è mosso fin dagli inizi, mandando allo sbaraglio imberbi nella fede (anche nella fede neocatecumenale) non denota una volontà di evangelizzare, ma la furia di espandersi a tutti costi e ad ogni prezzo.

    Come ha fatto Roma a permettere una presunta evangelizzazione ad opera di sessantottini appena arrivati alla Chiesa e/o persone non formate e non verificate?
    Forse perché all'epoca si era nel caos a causa dei laici alla riscossa?

    Il Cammino, agli inizi, si è espanso grazie a pivellini, novellini che fino al giorno prima avevano rifiutato la fede, molti marxisti. Non tutti, ma molti. I più.
    Nessuna "fede adulta".
    Nessuna formazione.
    Nessuna garanzia.

    Così anche per i catechisti provenienti da altre parrocchie. Tutti all'inizio avevano fatto il Cammino per pochissimo tempo. Mesi, forse qualche anno, non di più.

    Quanta differenza con la volontà ora espressa da Francesco che i catechisti abbiano un ministero e vengano formati nelle diocesi!
    Eppure, Francesco l'ha solo codificato, ma la stessa esigenza e prudenza vigeva anche prima.

    Se il Cammino fosse stato davvero un "itinerario" che chiunque, anche dopo pochi mesi di frequentazione poteva insegnare, bastava dare gli scritti ad una parrocchia e se la poteva sbrigare da sola, senza l'intervento di persone estranee e non della "comunità" parrocchiale, magari ancor meno preparate o "fedeli" di alcuni parrocchiani.

    L'idea di sguinzagliare persone da altre parrocchie è sicuramente vincente quanto all'espansione, ma del tutto insicura e poco prudente quanto alla fede. Solo a vantaggio del Cammino Neocatecumenale.

    Chi manderebbe uno studente del primo anno che ha appena iniziato l'università, ad insegnare la materia ad altri? Nessuno sano di mente.
    E non si può neppure fare appello alla "fede", perché questi catechisti in erba non potevano averla, dato che nel Cammino Neocatecumenale si asserisce che per ottenerla bisogna aver finito tutto il percorso (oltre 30 anni molto spesso).
    Poi nasce Gesù nella persona e ancora non siamo a niente: deve crescere come nella Famiglia di Nazareth.
    Non ti basta tutta la vita...

    Ma Kiketto se ne è altamente fregato delle sue contraddizioni: urgeva espandere il Cammino il più possibile di modo che quando le autorità avessero iniziato a pretendere la regolarizzazione formale fosse già una realtà ecclesiale "potente" e di un certo peso. Non ignorabile.

    Questa modalità imprudente e questo permissivimo avventato mi fanno sempre di più pensare che l'istrione Kiketto sia sempre stato l'uomo di paglia di poteri nascosti ma molto diffusi all'interno della Chiesa.
    Data la sua stessa mancanza di formazione non credo proprio che potesse essere in grado di scrivere 13 tomi di catechismo neocatecumenale che spaziano dall'ebraismo, all'esegesi, alla storia della Chiesa, alla liturgia... Nemmeno Carmencita penso che ne fosse in grado. L'hanno sempre spacciata per "dotta", ma io personalmente le ho sempre e solo sentito ripetere i soliti 3-4 concetti in un italiano che dopo 50 anni non era ancora riuscita ad imparare.
    Poco portata per le lingue o proprio incapace di apprendere?

    Ma chi ci hanno messo in casa i poteri vaticani?
    Marco

    RispondiElimina
  5. Perché li chiamano catechisti se non sono formati dalla Chiesa cattolica, né vengono formati in nessuna parrocchia cattolica!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È una delle menzogne fondamentali del Cammino: usare termini del lessico cattolico ("catechesi"/"catechista", "eucarestia", "comunità", "apertura alla vita", "evangelizzazione"/"nuova evangelizzazione"...) per indicare non ciò che ha sempre indicato la Chiesa, ma le strampalate invenzioni di Kiko e Carmen.

      I due spagnoli, dall'alto della loro arrogante ignoranza, volevano giocare a fare i fondatori di qualcosa, volevano essere temuti, rispettati, ubbiditi, e soprattutto pagati. Al contrario, gli altri che con più o meno successo hanno avviato associazioni e movimenti, volevano solo promuovere la fede cattolica, portare anime al Signore, magari non volevano neppure "fondare" ma si sono ritrovati attorno a sé un movimento di gente che voleva vivere la stessa cosa (lo stesso san Francesco d'Assisi voleva semplicemente vivere la fede, e sette-otto secoli di spiritualità francescana hanno confermato quanto era cattolicamente genuino il suo desiderio e quanto notevolmente aveva accolto la grazia di Dio nel suo cuore).

      Tutte le volte che si blatera di Carmen "laureata in chimica" o con un passato (burrascoso) presso le Misioneras de Christo Jesús a Madrid, o "esperta" di teologia a causa di qualche esamino, di qualche viaggetto e di qualche chiacchieratina con professori di facoltà teologica oggi dimenticati da tutti (poiché irrilevanti, non come i teologi di altre epoche - da san Tommaso a sant'Anselmo a sant'Agostino - epoche in cui i teologi erano gente che viveva la fede anziché essere professori che cercano di sembrare importanti a suon di "pubblicazioni" che nessuno legge), è solo per far sembrare che Carmen avesse una qualche "formazione", una qualche "cultura", è solo per far sembrare che il duo Kiko+Carmen avesse da dire qualcosa di più delle grattugiate di chitarrella kikiana, dei paroloni di circostanza ("il Signore salva!", sì, ma questo lo sanno dire anche i protestanti e perfino i testimonidiggeova). Per fingersi cattolici, per "decorarsi" come cattolici, avevano bisogno di ingannare e mentire, avevano bisogno di adoperare i termini del lessico cristiano (invece di dire "ho presentato le strampalate fandonie di Kiko e Carmen" dicono: "ho fatto una Catecheeeesi! ho Evangelizzaaaato!", come se così facendo ingannassero oltre che gli uomini anche Dio).

      Elimina
    2. Aggiungo che nessun kikolatra osa mai sfidare il suo nemico (cioè la Chiesa). Perché se un kikolatra dicesse: "per dimostrarvi che vi sbagliate, insegnerò il Catechismo!", dovrebbe poi cominciare ogni catechesi con: "contrariamente a ciò che Kiko e Carmen vi avevano sempre detto..."

      Ma "errare è umano ma perseverare è diabolico" e siccome i kikolatri ci tengono tantissimo a perseverare nell'errore e nell'eresia...

      Elimina
  6. Domenica scorsa e stamattina c'erano sempre loro, i neo's, a fare lo show in quella piazzetta vicino al porto. Passando di lì ho sentito che cantavano Benedite il Signore... e mi sono reso conto che lo show è solo una parte di un love-bombing più articolato. Tutti i cristiani sanno di dover benedire il Signore. Per i non credenti è un canto inutile. Per i credenti è un canto da preghiera o liturgia. Per i neo's era un modo per farsi lo show: guardate chi siamo! Guardateci! Facciamo socialità! Vi potete fare nuovi amici! Avrete compagnia! Basterà fare un po' di queste cose di chiesa per avere compagnia! Ma una signora dei neo's, mentre passavo, dava le spalle al gruppo seduto in cerchio, e guardava me, con aria annoiata e stanca. Avrà pensato: si fa perché ci hanno detto che si deve fare ma me ne starei volentieri a casa o almeno in chiesa a pregare.

    Poi sono passato in villa comunale. Nei posti dove normalmente si mettono i Testimoni di Geova con il loro teatrino. I Testimoni di Geova almeno espongono belle ragazze (anche se hanno tutte un'aria scocciata e depressa). Invece questa volta c'erano i neo's, molto sottotono, tutti over 50, parlavano a bassa voce fra di loro. Ho pensato che si stessero dicendo: si fa perché ci hanno detto che si deve fare ma ce ne staremmo volentieri al bar con un bel caffè a parlare della promozione della Juve Stabia. Li ho riconosciuti non per l'icona ma per le scritte fatte con la grafia di Kiko. La gente non si avvicinava perché il loro teatrino col cartellone faceva pensare che erano altri Testimoni di Geova.

    Una volta, un mio collega di lavoro mi chiese incuriosito che vantaggio ci fosse ad essere cristiani. Fino a quel momento non avevo parlato quasi per niente della mia fede. Avevo solo fatto qualche battutaccia (anche scurrile) ma dal punto di vista cattolico. Come quando si commuovevano per la sorte di qualche animale e un attimo dopo parlavano tutti convinti di aborto e di eutanasia. Alla fine, senza far niente, il collega pelato mi chiese che motivo c'era, che vantaggio c'è, ad essere cristiani. Gli risposi ma penso che non abbia capito niente. Era colpito e basta. Non avevo fatto nessuna evangelizzazione... almeno, non l'avevo fatta nel senso comune del termine. Si sentiva indotto a pensare a cosa c'entrasse la fede con la vita, senza che nessuno gli abbia fatto il girotondo in piazza, senza nessuna canzone Benedite, senza nessun banchetto col cartellone in villa comunale. La fede non ha bisogno degli show. Gli show vanno bene a fare un articolo sulla pagina fb della parrocchia, o un servizio di Tv 2000.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi chiedo in quanti posti d'Italia e Spagna (e magari altrove, ma tanto l'85-90% del Cammino nel mondo è concentrato in Italia e Spagna) si sia già assistito a drastici ridimensionamenti delle piazzate-pagliacciata, come quelli di quel banchetto-cartellone, che scommetterei che magari dopo mezz'ora avranno smontato baracca e burattini dicendo a sé stessi "la parte nostra l'abbiamo fatta, possiamo dirlo ai catechisti, che la parte nostra l'abbiamo fatta". E magari già pensando che l'anno prossimo si daranno per malati, o porteranno i cartelloni senza installarli, o faranno la danza della pioggia... Altro che il super mega entusiasmo che già era in calo nel 2005-2010.

      Notiamo che una delle armi del neocatecumenalismo è il mettere in imbarazzo i fratelli delle comunità. C'è la sbagliatissima convinzione che se una cosa ti imbarazza allora è spontanea, e che se è spontanea allora è vera, e quindi più ti imbarazza e più sarà "vera". E quindi il ridicolo girotondino, le canzonette urlate, le confessioni pubbliche, i gesti insensati ("telefonare alla tua amica e dirle: sono una Caina!", mentre l'amica - che non si sentiva né offesa né bisognosa di sapere che tizia è una "Caina", restava totalmente perplessa). È una tecnica di manipolazione psicologica in voga anche in altre sètte e perfino certi gruppuscoli pseudocattolici (potrei qui menzionarne diversi, peraltro non troppo noti fuori dalle loro province di "nascita", e per fortuna anche loro sul viale del tramonto dopo un inizio che sembrava "promettente").

      La "pedagogia" di Nostro Signore, invece, prevedeva domande scomode e imbarazzanti solo per quei farisei che in cuor loro volevano fare i furbi. Nostro Signore ne coglieva le contraddizioni e le mostrava (come quando ad esempio svela lo squallido trucchetto del "korbàn", cfr. Mc 7,10-13). Invece con le folle si esprimeva in modo molto delicato, senza richiedere spontaneismi, senza imbastire uno show, soprattutto in parabole, semplici raccontini che facevano leva sulle esperienze più comuni (di chi aveva pecore, chi seminava nel campo, chi produceva vino, chi viveva da casalinga e perdeva una dramma ed era una tragedia per tutto il giorno finché non la ritrovava...) e inducendo i singoli a mettere in moto la ragione, a riflettere, a capire, a vedere già attraverso la propria normale esperienza le similitudini col regno di Dio.

      Dunque le centopiazzate "sottotono" sono l'ennesimo indizio che il Cammino continua inesorabilmente a spegnersi. Nel 2001 vantarono mezzo milione di aderenti, nel 2002 vantarono un milione di aderenti, dal 2003 ad oggi incredibilmente il numero di aderenti è sempre oscillato ma mai più cresciuto, men che meno raddoppiato. A furia di conteggiare anche gli infanti, i moribondi e gli animali domestici, dev'essere stato imbarazzante non poter vantare da vent'anni un qualche minimo successone come ai bei tempi. La maggioranza assoluta delle comunità sono sparpagliate "una per parrocchia", come avamposti dell'ultimo dei mohicani, mentre i catechistoni d'alto bordo fanno il gioco delle tre carte accorpando e reinventando, per far credere che qualcosa si muove ancora.

      Elimina
  7. O.T.veste bianca, latte e miele, resurrezione dalla tomba di Lazzaro, consegna dell'icona del Giudizio universale di Kiko, dove il neocatecumenale finito non sta più legato alla colonna degli idoli .Ma dopo il covid l'icona del Giudizio universale di kiko non viene più consegnata?? ahiahiaaihaihai si stà annaquando qualcosa !

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il bello del "consegnare" è che è tutto un ritualismo pseudoreligioso che non c'entra niente con la vita della Chiesa.
      Per esempio, nell'unica vera Chiesa anche i bambini possono recitare il rosario, senza cerimonialismi di "consegne" in pompa magna.

      Si fa una festa particolare in occasione di certi sacramenti (per esempio la prima volta che ci si accosta alla Comunione, ma non la prima volta che ci si accosta alla confessione), per i quali può esserci stata una anche lunga preparazione, ma non si riduce tutto a cerimonialismo (anche se certa gente - e certi preti - credono erroneamente di dover fare lo spettacolino da palcoscenico).

      Il "consegnare", nel Cammino, è poi anche un modo di ribadire chi è che comanda (Kiko e i suoi scagnozzi), come se la tua vita spirituale non dipendesse da quanto e come apri il cuore alla divina grazia, ma solo da quanto e come apri il portafoglio al divin Kiko (circoncidendo anche la ragione, per evitare che ragionando tu scopra le vergognose porcherie della setta neocatecumenale e dei suoi capicosca).

      Elimina
    2. Tra 3 giorni mia suocera partira per l Italia per la "consegna" del Rosario...

      Elimina
    3. Uh mamma!

      Dovrà imparare il canto "Come condannati a morte". Orribile.

      Quando mai i neocatecumenali sono stati quello che cantano?

      "Fino al presente soffriamo fame, soffriamo sete e nudità"
      Ma se son quelli che si fanno le grandi abbuffate e sono "figli di re"...

      "Siamo perseguitati e andiamo erranti"
      Certo, se chiamano "persecuzione" ogni richiamo alla cattolicità...

      "Insultati, benediciamo e schiaffeggiati, lo sopportiamo. Se siamo diffamati rispondiamo con amore"
      Ma se sono i primi ad insultare e non sopportano nemmeno la minima critica...
      Chi li diffamerebbe? I cattolici della domenica?
      Portate un esempio di risposta fatta "con amore", io non ne conosco.

      " Siamo diventati la spazzatura del mondo e il rifiuto di tutti"
      Tutti li rifiutano? Proprio tutti?
      I cattolici sono forse "rifiutati da tutti"?
      Magari se la spazzatura del mondo potesse permettersi hotel di lusso, viaggi costosi come la suocera di Anonimo Texas sta per affrontare, ristoranti e abbuffate continui...

      "Perché penso che a noi, gli apostoli, Iddio ha assegnato l'ultimo posto"
      Loro non sono gli apostoli. I successori degli Apostoli sono il Papa e i vescovi.
      Inoltre loro non stanno mai all'ultimo posto, sempre alla ricerca di visibilità.

      "Posti come spettacolo per il mondo, per gli angeli, per gli uomini"
      Qui ci hanno preso: sono uno spettacolo, una farsa.

      E poi, come mai hanno tolto la frase "ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani"?

      Naturalmente in questo brano è San Paolo che parla, e parla degli Apostoli, non dei fedeli.
      Non sono i neocatecumenali i soggetti della canzonetta.
      Infatti il brano dei Corinzi continua dicendo:
      "Poiché anche se aveste diecimila precettori in Cristo, non avete però molti padri; perché sono io che vi ho generati in Cristo Gesù mediante il vangelo. Vi esorto dunque: siate miei imitatori. Appunto per questo vi ho mandato Timoteo, che è mio caro e fedele figlio nel Signore; egli vi ricorderà come io mi comporto in Cristo Gesù e come insegno dappertutto, in ogni chiesa".

      Tuttavia spacceranno che loro, i neocatecumenali, sono quelli descritti nella canzonetta, non gli Apostoli e i loro successori, che sono "padri nella fede" e che insegnano dappertutto, in ogni chiesa.

      Eh... il passaggio "di Loreto"...
      Marco

      Elimina
  8. AI tempi miei fecereo (fllamming) anche per chi doveva comprare i rosari sulle bancarelle davanti La sacra casa di Loreto ,perchè poi il (rito) della consegna dell sudetto......ahaihaihaiahiahiahihaia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Chissà perché" i capibastone della setta kikolatrica hanno sempre quest'ossessione per i soldi.

      Nella testimonianza "l'arcano con il ticket" ricordiamo che il "libro di Kiko" si poteva rimediare online o in libreria scontato a 8,40€, ma i cosiddetti "catechisti" chiesero quindici euro a copia (l'acquisto era obbligatorio per tutti i fratelli di comunità, come al solito a testa anziché a famiglia), cioè con un sovrapprezzo di almeno 5-6€ in più.

      E i soldi li volevano tutti e subito! Non accettarono che uno potesse comprarlo in libreria e poi versare in contanti il resto dei 15€ ai cosiddetti "catechisti". (Evidentemente avevano fatto un acquisto in blocco, a prezzo ancora più scontato, e volevano lucrare sulla differenza: letteralmente schiavi di mammona, proprio quelli che vogliono obbligarvi a "provarvi con mammona").

      Naturalmente l'ipocrisia e l'avidità dei cosiddetti "catechisti" non è limitata ai soldi. E se i cosiddetti "catechisti" sono così, è perché Kiko Argüello e Carmen Hernández sono sempre stati così.
      Me le immagino, le mega-riunioni di Kiko coi suoi colonnelli: anziché un chiedersi come fare la volontà del Signore di fronte alla gravissima responsabilità di avere tante anime che si fidavano di loro, sarà invece stato sempre tutto uno squallido mercato delle vacche dove ognuno cercava di bilanciare le piccinerie del proprio tornaconto personale con l'insaziabile avidità del Don Kikolone e con la necessità di sembrare quello che più porta soldi nelle tasche di Kiko e Carmen (noti per essere quelli del "paghiamo in contanti! presto, che dobbiamo prendere il nostro jet privato!", e nonostante Carmen fosse ricchissima già di famiglia).

      Elimina
    2. Ovviamente vogliono farvi "provare con mammona" solo in un senso: a favore loro, versando soldi a loro, mollando soldi a loro senza alcuna rendicontazione. Il Cammino è letteralmente mammona: si veda ad esempio la foga di stabilire una "missione" in un "paradiso fiscale" grande meno di una piccola città italiana, o la grande dimestichezza nel fare grosse speculazioni immobiliari coi soldi che vi avevano estratto con le solite scuse ("evangelizzazione", "missioni", "seminari"...).

      Il bello è che i colonnelli di Kiko sanno benissimo che dopo di lui c'è solo il diluvio, e quindi furbescamente si sono intestati proprietà e titoli, prebende e posti di lavoro, contratti e licenze, di modo che quando il Cammino crollerà avranno qualche buon asset da vendere o da lasciare in eredità ai propri figli (e ciaone ai fratelli delle comunità che avevano contribuito illudendosi di finanziare "evangelizzazione" e "missioni" e tutto). Ogni tanto spuntano fuori gli elaboratissimi trucchetti che usano dietro le quinte (come la Deed of Restriction che mette sotto sotto un Board of Guarantors con diritto di veto...).

      Elimina
    3. Una tipica critica ai movimenti ecclesiali è che quando Giovanni Paolo II decise di dar loro un riconoscimento ecclesiale, letteralmente li affossò.

      Infatti il riconoscimento della Chiesa sarebbe consistito anzitutto in una serie di doveri del movimento nei confronti della gerarchia cattolica. Doveri che anche quando erano semplici ("il leader può essere rinnovato solo per due mandati", semplice, no?), non solo sono risultati complicati (visto che il leader è pressoché una figura sempre "carismatica", cioè ogni cosa che fa va considerata esempio e guida di ciò che va fatto nel movimento...) ma hanno anche cambiato gli equilibri interni dei movimenti (quelli che erano ai margini si ritagliavano finalmente una nicchia di potere, quelli che dovevano togliersi un sassolino dalla scarpa si toglievano fior di pietroni, ecc.).

      La decisione di Giovanni Paolo II non fu un fulmine a ciel sereno. Abusi, rivalità, anarchie, faide interne, il tutto spacciato per "carismi", non sono l'ideale della Chiesa, tanto meno la necessità. Nostro Signore ha fondato la Chiesa in Pietro e gli Apostoli uniti con lui, senza che ci fossero dei soggetti esterni autoproclamatisi "fondatori", "iniziatori", "col carisma", a contrattare le cose da fare, da dire, i riconoscimenti da dare, i premi da distribuire, gli obblighi da infliggere ai vescovi...

      Davvero, non sto facendo ironia. Diciotto anni fa, il 3 giugno 2006, ci fu a piazza san Pietro un incontro di Benedetto XVI coi movimenti ecclesiali. Cioè i capi dei movimenti fecero ognuno la propria predica al Papa, e alla fine era prevista la predica del Papa.

      Ebbene, non solo l'eretico Kiko fece una sua rivendicazione sindacale, lamentandosi col Papa che i vescovi cattolici ("le istituzioni") non capiscono di avere «necessità dei carismi». Kiko ha letteralmente detto al Papa: "ehi, convinci i vescovi che noi siamo necessari ai vescovi!"

      È come se un fariseo qualsiasi avesse detto a Simon Pietro: "ehi, convinci gli Apostoli che io sono necessario agli Apostoli! io ho il carisma autocertificato e autogestito e al di sopra di ogni critica ed esentato da ogni verifica, dunque voi dovete per forza aver bisogno di me! e ancora non lo capite!?"

      Quando Kiko terminò la sua predica, i neocatecumenali presenti in piazza raccolsero le loro carabattole e andarono via senza aspettare l'intervento conclusivo del Papa che sarebbe avvenuto pochi minuti dopo. Diversi testimoni oculari raccontano del loro sbigottimento di fronte alla scena: "ma che fanno?" (e qualcuno rispose: "eh, hanno la convivenza con Kiko proprio stasera"). Doveva essere ancora fortissima la scottatura di pochi mesi prima, quando la lettera del 1° dicembre 2005 con le «decisioni del Santo Padre», anziché autorizzare "variazioni liturgiche", le aveva severamente vietate. Non sorprende che quando Kiko augurò la morte di Benedetto XVI, nessun kikolatra avesse da ridire.

      Elimina
  9. Consegna è l'acronimo di :

    Certamente Ogni Neocatecumenale Segue Eresie Generalmente Non Approvate

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo essere stati approvati da uno dei moderatori.

È necessario firmarsi (nome o pseudonimo; non indicare mai il cognome).

I commenti totalmente anonimi verranno cestinati.