Nella testimonianza racconta di come i suoi genitori entrarono nel Cammino Neocatecumenale e lui stesso, dodicenne, andando per la prima volta alle celebrazioni del sabato sera e vedendone la gran caciara di canti e balli, vi si appassionò.
Ma ebbe la grazia di incontrare negli anni successivi altre figure di vita cristiana e di maturare la propria vocazione; la testimonianza più importante fu quella di un suo amico, Francesco, che si spense rapidamente (ma serenamente) a 23 anni a causa di un linfoma leucemico. Grazie a tali testimonianze matura la vocazione al sacerdozio.
Entra così in un seminario Redemkikos Mater ma... comincia a comportarsi male rispetto agli standard neocatecumenali: legge vite dei santi, documenti del Magistero, e comincia a vedere delle «storture» fra ciò che faceva e insegnava il Cammino e ciò che aveva sempre fatto e insegnato la Chiesa.
I primi due anni di seminario vanno (stranamente) abbastanza tranquilli, ma all'inizio degli studi teologici comincia a vedere che quelle «storture» sono un po' troppe - e i dubbi non gli passano neppure al vedere Giovanni Paolo II a Porto San Giorgio.
Don Leonardo dice: «chi conosce i neocatecumeni lo sa, non ci si può mettere mai in ginocchio, la Comunione "in mano", seduti, col pane azzimo... ho cominciato a dire: "ma che son queste cose!". Quando cominciai a capire la Presenza Reale, e altre cose, la natura sacrificale della Messa... e loro: "però c'è andato il Papa, e però c'è stato il Concilio Vaticano II, e c'è il rinnovamento della Chiesa... io non sapevo che fare, e cominciano i primi grossi conflitti di coscienza... Vedo una cosa che è storta, oggettivamente storta, ma che vive in un contesto ecclesiale, per cui se tu ti metti contro questa realtà, tu ti metti contro la Chiesa, contro il Papa: ma che sei matto?... seguiresti la volontà tua invece di quella di Dio? e ti metti pure contro la famiglia?... Insomma, non vi dico quello che ho passato».
Nel 2000 fu inviato - da seminarista - a fare l'itinerante in Campania. E si ritrova ad una mega-convivenza dove tutti gli itineranti, per lo più laici, «negli incontri o nei pasti, parlavano senza freni, perché non c'era il vescovo, il cardinale, ad ascoltare».
Così, un giorno, prende la macchina e va a Loreto, ad inginocchiarsi davanti alla Madonna di Loreto a pregare: «non ce la faccio più... io per il Signore vado in capo al mondo, ma io qui non ci resisto più».
Così, scartata l'ipotesi di ordini religiosi, decide di passare al seminario diocesano, divenendo infine sacerdote per la diocesi di Latina (nel frattempo legge tutta la Summa Theologica dell'Aquinate, perché gli sembrava «molto limitata» una formazione teologica incentrata solo sul Concilio Vaticano II).
Vi risparmio il resto della testimonianza, peraltro interessantissima perché a furia di informarsi - perfino quando era scettico sulla Messa in latino, «tutta strana» - ha capito da solo ciò che nessun altro dei suoi formatori e parroci gli aveva detto.
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